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Charles Klopp insegna cultura e letteratura italiana moderna e contemporanea presso la Ohio State University. Ha al suo attivo numerosi saggi su temi di letteratura italiana, pubblicati negli Stati Uniti, in Europa, Canada e Messico. Autore di una monografia su Gabriele D'Annunzio (Boston, 1988), ha tradotto in inglese Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi (New York, 1990) e curato un volume di saggi sulla cultura e la letteratura triestina dal 1719 al 2007 (New York, 2008).

klopp_copwebIl libro di Charles Klopp, "La zebrata veste. Memorie e lettere di detenuti politici italiani", per i tipi della Felici editore di Pisa, recentemente presentato dal prof. Adriano Prosperi e dall' avv. Ezio Menzione alla Limonaia, aveva visto la luce in inglese già da diversi anni per la Toronto University Press, con il titolo "Sentences. The Memoirs and Letters of Italian Political Prisoners from Benvenuto Cellini to Aldo Moro", e colpiva per la approfondita attenzione dedicata da un autore non italiano ad un tratto caratteristico e peculiare della storia italiana, cioè il gran numero di uomini di cultura e di politici che erano passati attraverso una porta del carcere, e che, indossando la "zebrata veste" -l'espressione, volutamente ironica, è di Mario Alicata-, avevano lasciato traccia nella letteratura, nella filosofia, nella storia della cultura stessa, con testi che si caratterizzavano per essere scritti nelle condizioni, assai peculiari e drammatiche, della detenzione carceraria. Esisteva certamente una percezione della questione, molti conoscevano e conoscono, ad esempio, le Lettere e i Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci; meno diffusa era la consapevolezza del peso della cultura italiana, nelle e dalle carceri, nella storia moderna e contemporanea. Questo è il primo elemento di pregio del lavoro di Charles Klopp. Adriano Prosperi, presentandolo, lo ha definito efficamente "una storia d'Italia attraverso gli sguardi dal carcere". Talvolta succede che le analisi più ampie e le visioni più innovative sulla storia d'Italia provengano da intellettuali e studiosi non italiani

Il libro di Klopp, nella versione originale, aveva però avuto una diffusione limitata qui da noi, anche se era stato inserito da storici come Claudio Pavone nella bibliografia della voce "Lettere dal carcere" del Dizionario del Fascismo Einaudi. La sua traduzione si presentava quindi come una operazione culturale, significativa quanto impegnativa. È importante ricordare il grande spirito di collaborazione e di disponibilità da parte della Toronto University Press, e l'impegno del Corso di Laurea Specialistica in Traduzione del nostro Ateneo, per l'impegno della allora presidente di quel corso di laurea prof.ssa Marcella Bertuccelli, che ha indicato due giovani, allora laureande ora laureate, Monica Amoroso e Chiara Ceccarelli, che, con la loro preziosa collaborazione alla traduzione, hanno svolto il tirocinio del loro corso.

Charles Klopp, che è professore di Italiano e di Francese alla Ohio State University, utilizza con grande finezza l'approccio disciplinare proprio, e lavora con grande capacità critica sui testi prodotti in detenzione. I testi carcerari, per il contesto dal quale sono prodotti, vanno analizzati in relazione stretta con la condizione di restrizione e di controllo nella quale gli autori operano. Chi sono i veri destinatari della scrittura carceraria? Quali sono gli intenti di chi, in vincoli, cerca, scrivendo, in qualche modo di sfuggire ad essi? Si può veramente scavalcare i muri della prigione e riuscire a comunicare intensamente e veramente con i propri cari lontani e con i propri compagni di idee? "La zebrata veste" ci presenta un repertorio vastissimo -anche se inevitabilmente non completo- degli intellettuali italiani che han dovuto sperimentare la prigione e per ciascuno di essi descrive con grande intensità e acume i modi con i quali si è tentata la sopravvivenza al carcere, quali siano state le strategie messe in atto per combattere la condizione carceraria e uscirne, se non fisicamente, almeno con le parole e le idee, o comunque avendo dato un senso alla persecuzione politica, alla propria identità di detenuti politici. L'autore, in video conferenza da Columbus, ha confessato di aver scritto il testo guidato da grande passione, ma anche il lettore è portato, da pagine intense e sorvegliate, in stretto contatto e compartecipazione con i protagonisti di quel mondo detentivo. I detenuti politici, come ha osservato Ezio Menzione, si impegnano con grande energia per costruire e difendere una propria identità in quanto detenuti politici. In effetti ciascuno di loro lo fa sia con strumenti propri personali, costruendo progetti di cultura -come sono stati poi i Quaderni dal Carcere o la corrispondenza dal carcere di Ernesto Rossi- o cercando in molti modi di mantenere i contatti o con le organizzazioni esterne al carcere o con il progetto politico nel quale erano impegnati.

Le generazioni di detenuti politici (o ad essi assimilabili), spaziano dal Rinascimento all'epoca dei Lumi, con Cellini, Tasso, Casanova, per poi infittirsi in epoca risorgimentale, nella quale l'opera, quasi un best seller, di Silvio Pellico attira però le riscritture di compagni di prigionia del Pellico allo Spielberg, e le successive opere dei molti che i regimi della Restaurazione punivano con il carcere duro. L'Italia unita porta nelle sue carceri socialisti, anarchici, sovversivi di varia estrazione, tra i quali Andrea Costa, Filippo Turati, Anna Kuliscioff, mentre la stagione più affollata è quella del fascismo, che riempie le sue carceri di oppositori, di varia estrazione politica, tra i quali il leader comunista Antonio Gramsci. Un cervello, si disse, al quale si doveva impedire di funzionare: ma il politico sardo pagò con la vita tale malevolo intento, lasciandoci però un capolavoro appartenente a pieno titolo alla cultura nazionale. Le testimonianze dei detenuti della lotta armata si affacciano nel libro, ma Klopp sceglie di concludere con un capitolo dedicato ad Aldo Moro che, nella sua anomala ma non per questo meno tragica detenzione, pone in essere strategie estreme di sopravvivenza e di comunicazione, che però, come si sa, non lo salveranno.

Ogni libro ha una sua storia e talvolta una sua ispirazione. Questo progetto di traduzione e di curatela, oltre che dal grande interesse per il libro in inglese, è stato alimentato dalla conoscenza diretta della condizione carceraria concreta acquisita in anni di frequentazione del carcere Don Bosco come responsabile del Polo Penitenziario Universitario. Gli studenti detenuti del Polo, altri allora detenuti come Adriano Sofri, ma anche il personale e i volontari impegnati a vari livelli, hanno creato i presupposti, quasi il contesto ambientale, per una attenzione ed una riflessione che si è tradotta poi nel progetto che ha portato a questo libro. Conoscere il carcere -e la storia, la letteratura, come le scienze sociali, politiche e giuridiche, sono irrinunciabile strumento di conoscenza- è il necessario presupposto per affrontare oggi la "questione carcere", una delle più scottanti ed urgenti in questo nostro Paese.

Mauro Stampacchia

Charles Klopp, La zebrata veste. Lettere e memorie di detenuti politici italiani, Felici Editore, 2011
A cura di Mauro Stampacchia
Traduzione di Monica Amoroso, Chiara Ceccarelli, Mauro Stampacchia

Scheda del volume 


Venerdì 23 settembre il Museo di Storia naturale e del territorio di Calci ospiterà una giornata di studi dedicata alle tartarughe marine e ai cetacei. L'iniziativa, organizzata dalla Provincia di Livorno nell'ambito del Progetto Giohna, sarà articolata in due sessioni: la prima, intitolata "Il recupero delle tartarughe marine in Toscana: aspetti gestionali e sanitari", inizierà alle 9.30 e si concluderà alle 14 con una visita guidata al Museo. La seconda parte, dal titolo "Lo spiaggiamento dei cetacei: possibili destini", avrà inizio alle 15 e si concluderà alle 18.30.

L'appuntamento di Calci vuole rappresentare un momento di confronto tra i diversi attori coinvolti in due tematiche attuali e di grande rilevanza nell'ambito della conservazione e gestione di organismi marini vulnerabili quali sono le tartarughe e i cetacei. Durante la giornata, infatti, verranno affrontate problematiche gestionali e sanitarie, nonché di ricerca e divulgazione scientifica relativamente agli spiaggiamenti dei cetacei e ai recuperi delle tartarughe marine. Grazie al contributo di esperti a livello nazionale si approfondirà lo scenario toscano. Con l'occasione verrà presentato il "Catalogo dei cetacei dell'Università di Pisa", di Braschi, Cagnolaro e Nicolosi (2007).

C'è ancora qualcuno convinto che la ricerca umanistica non possa attirare cospicui finanziamenti, proponendosi come capofila di un progetto multidisciplinare e fortemente innovativo? E che essa, oltre a raggiungere importanti risultati scientifici, non possa contribuire concretamente al governo del territorio, supportando per esempio le politiche di tutela del paesaggio e di pianificazione urbanistica? A smentire gli scettici c'è ora il progetto "Mappa" dell'Università di Pisa, che ha l'obiettivo di realizzare la carta di potenziale archeologico dell'area urbana e periurbana di Pisa, uno strumento predittivo per salvaguardare il patrimonio archeologico della città e per indirizzarne le linee di sviluppo urbanistico.

Il progetto, che avrà durata biennale, si basa sull'integrazione di diverse figure professionali, dagli archeologi agli storici e agli storici dell'architettura, dai geologi ai geomorfologi, dai matematici agli statistici. È coordinato dalla professoressa Maria Letizia Gualandi, del dipartimento di Scienze archeologiche, in sinergia con i dipartimenti di Scienze della terra (referenti la professoressa Marta Pappalardo e il dr. Giovanni Sarti) e di Matematica (referenti i professori Dario Bini e Sergio Steffè). "Mappa" coinvolge anche il Comune di Pisa, la Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici e le Soprintendenze per i Beni archeologici della Toscana e per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Artistici, Storici ed Etnoantropologici per le province di Pisa e Livorno. È finanziato per più di 600 mila euro, su 800 mila complessivi, con i fondi PAR-FAS della Regione Toscana, risultando tra i 24 progetti vincitori sugli oltre 100 presentati e l'unico del settore umanistico.

Il progetto nasce da un approccio scientifico, quello legato al calcolo del potenziale archeologico di una determinata area, che si è diffuso nei paesi anglosassoni da almeno due decenni, ma che in Italia si sta affacciando solo da pochi anni. La ricerca su Pisa rappresenta quindi il primo case study a livello nazionale su un'area urbana e, anche per le caratteristiche storiche, topografiche e dimensionali della città, potrebbe costituire un modello operativo da applicare anche ad altri centri simili, sia in Toscana che in altre aree italiane ed europee. Risultato finale della ricerca potrebbe essere la creazione di uno spin-off in grado di esportare metodologie e procedure standardizzate e, insieme, di formare nuove figure specialistiche capaci di coordinare team interdisciplinari.

Le ricerche degli studiosi pisani andranno dunque a costruire una mappa che, partendo dalle conoscenze acquisite a livello archeologico, unisca le informazioni di carattere storico-archeologico a dati desumibili da indagini e prospezioni geologiche e geofisiche, ricostruzioni geomorfologiche, cartografie e catasti storici, dati toponomastici, analisi delle componenti di edilizia urbana. Una serie di elaborazioni successive, effettuate secondo modelli matematici e interpretativi codificati, permetteranno di formulare ipotesi sulla maggiore o minore probabilità che vi siano resti archeologici e a quale profondità in zone per le quali non disponiamo di alcun altro tipo di informazione. In questo modo la mappa del potenziale archeologico diventerà uno strumento fondamentale per la conoscenza e la tutela del patrimonio archeologico della città di Pisa, poiché consentirà di avere un quadro definito dell'organizzazione degli spazi nelle varie epoche storiche e di costruire un archivio digitale accessibile e fruibile di tutti i dati archeologici, uno strumento di grande importanza, ma che finora non è mai stato realizzato.

La carta servirà infine come supporto alle politiche di pianificazione urbanistica in quei contesti in cui il bene archeologico incrocia le esigenze di edificazione o di trasformazione ambientale di un'area. "Con le nuove normative – spiega la professoressa Gualandi – la valutazione del potenziale archeologico è divenuta un elemento imprescindibile per orientare le politiche di governo del territorio. Per questo, la carta servirà come strumento di compensazione tra le esigenze pubbliche e private di espansione urbanistica e l'interesse della collettività alla salvaguardia e alla tutela del bene comune".

Sono diverse decine gli studenti extra-comunitari che in questi giorni si stanno recando al Centro Matricolandosi per iscriversi all'Università di Pisa. Come succede ormai da alcuni anni, alla fine saranno più di 400 gli immatricolati provenienti da Paesi non comunitari e oltre 2.000 gli iscritti complessivi, un numero che rappresenta quasi il 5% degli oltre 50.000 studenti dell'Ateneo. Buona parte di questi ragazzi risiede da anni in Italia con la famiglia, ma è in costante aumento anche il numero di coloro che si trasferiscono dall'estero per seguire un corso di laurea pisano.

Le principali aree di provenienza sono tre: l'Europa dell'Est, con in testa l'Albania e la Romania (che pure è un paese comunitario) e poi la Russia e l'Ucraina; il mondo arabo, rappresentato sia dalle nazioni del Nord Africa che da quelle del Medio Oriente; la Cina, in vertiginosa crescita dopo l'avvio del progetto "Marco Polo". Molto più rari sono gli studenti dell'India e del Sud America, mentre quest'anno una immatricolazione ha riguardato anche una giovane statunitense, arrivata a Pisa per ragioni personali.

Gli studenti di ognuna di queste aree si indirizzano in prevalenza verso settori disciplinari mirati. Così, i cinesi vengono a Pisa per studiare in prevalenza economia, gli arabi per provare i test di accesso ai corsi a numero programmato dell'area medica e veterinaria, quelli dell'Est Europa soprattutto per imparare le lingue. Non mancano dai 10 ai 20 casi annui di persone che, dopo aver conseguito la laurea triennale nel Paese di origine, scelgono Pisa per continuare gli studi specialistici. È il caso, per fare un esempio, di Gasmi Mohamed Marouane, ventiseienne di Tunisi, laureato in Matematica nella sua città e ora giunto a Pisa per iscriversi al corso magistrale in Matematica o a quello in Ingegneria civile. "Amo molto l'Italia e specialmente Pisa – dice - da quando avevo quindici anni e mi è capitato di vedere la Torre Pendente in un film. Da allora coltivo il sogno di venire qui a studiare".

I ragazzi extra-comunitari riconoscono nell'Italia una delle culle della cultura mondiale, ma la loro scelta è spesso dettata da motivazioni pratiche. Nel nostro Paese, infatti, le tasse universitarie sono più basse, spesso anche in modo sensibile, rispetto alle principali nazioni europee o agli Stati Uniti e i servizi per il diritto allo studio sono più estesi, comprendendo tra gli altri la possibilità di alloggiare nelle residenze universitarie o di ottenere una borsa di studio. Il costo medio della vita è accessibile e competitivo se confrontato con quello di nazioni a noi paragonabili. Pisa, poi, ha un sistema universitario che gode di grande prestigio a livello internazionale e la città, grazie alla sua Torre, è universalmente conosciuta.

Non bisogna dimenticare, infine, che pochissimi lasciano i loro Paesi per affrontare un'avventura "al buio". Quasi tutti si muovono potendo contare su una solida rete di relazioni formata da familiari, amici o membri della comunità di origine, che orientano in partenza le loro scelte e che forniscono una prima, fondamentale base di appoggio. "Ho deciso di venire a Pisa per provare a entrare alla facoltà di Medicina e chirurgia - racconta Jorin Veizaj, diciannovenne di Valona – perché qui ho alcuni cugini e un amico e anche perché l'Università di Pisa è molto conosciuta nel mio Paese".

Questi studenti, con l'entusiasmo e la determinazione con cui affrontano un'esperienza di studio e di vita nel nostro Paese, rappresentano senza dubbio uno dei capitoli più positivi che l'università italiana può vantare nel consesso globalizzato e altamente competitivo dell'alta formazione mondiale. Le note dolenti arrivano invece quando si parla di politica nazionale per incentivare l'internazionalizzazione. A dispetto dei ripetuti proclami sull'impegno a valorizzare il settore, prima dell'estate il ministero ha emanato una circolare che subordina la possibilità di iscriversi ai corsi di laurea a numero chiuso all'ottenimento di un punteggio minimo ai test di accesso. "Abbiamo avviato le pratiche per venire a studiare in Italia prima dell'emanazione di questa circolare – ripetono ora molti ragazzi – altrimenti, e seppure a malincuore, avremmo optato per un altro Paese, più aperto e disponibile ad accoglierci".

Martedì, 20 Settembre 2011 12:59

La facoltà di Economia accoglie le sue matricole

Mercoledì 21 settembre alle 11.00, nell'Auditorium del Palazzo dei Congressi (con ingresso dalla facoltà di Economia) si terrà il tradizionale "Incontro con le matricole". La preside Dianora Poletti e alcuni docenti rivolgeranno un saluto di benvenuto ai nuovi iscritti e illustreranno la struttura e l'organizzazione didattica della facoltà, con specifico riferimento agli insegnamenti dei semestri comuni a tutti i corsi di laurea triennale.

Saranno inoltre fornite informazioni sul funzionamento del Centro servizi informatici, del Centro bibliotecario, del Laboratorio multimediale e sui numerosi altri servizi che la Facoltà mette a disposizione dei propri studenti: tra questi, la libreria "Universo libro" e il Centro-stampa, che offrono sconti sul materiale librario e sulle fotocopie, il Punto-salute, presso il quale vengono rese attività di tipo medico-consultoriale, la biglietteria automatica ferroviaria e il bancomat interno. All'incontro sarà presente il prorettore ai rapporti con gli studenti Rosalba Tognetti.

L'evento verrà ripreso e trasmesso da RadioEco, la web radio di facoltà gestita dagli studenti. Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi a Michela Vivaldi (tel. 050-2216371; e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

Sabato 17 settembre alle ore 11, al Museo di Storia naturale e del territorio di Calci appuntamento con "Herpethon", la maratona di conferenze organizzata dalla Societas Herpetologica Italica in collaborazione con il Museo regionale di Scienze naturali che ha l'obiettivo di portare alla ribalta animali spesso poco noti o addirittura bistrattati, gli anfibi e i rettili. Nonostante siano fra i più importanti rappresentanti della biodiversità animale, e spesso siano anche rilevanti indicatori ambientali, questi vertebrati sono spesso oggetto di vere e proprie persecuzioni, nonché di catture e commercio per uso amatoriale e per l'alimentazione.

L'iniziativa fa parte di una serie di conferenze divulgative a carattere erpetologico in tutta Italia. "HerpeThon" è stata inaugurata lo scorso 18 marzo presso la sala conferenze del Museo torinese, con una conferenza di Trent Garner (Zoological Society of London) e Franco Andreone (Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino), sulla crisi estintiva che attanaglia la classe degli Anfibi.

Lunedì 19 settembre, presso l'aula "Barone" del dipartimento di Filosofia dell'Università di Pisa, in via Pasquale Paoli 85, si svolgerà una giornata di studi in memoria di Aldo Giorgio Gargani, l'illustre docente dell'Ateneo pisano scomparso nel 2009.

Il convegno, dal titolo "Possibilità al di là della determinazione. Matematica, fisica e filosofia della complessità", si aprirà alle ore 10 con i saluti di Alfonso Maurizio Iacono, preside della facoltà di Lettere e filosofia, e Simonetta Bassi, direttore del dipartimento di Filosofia. Seguiranno gli interventi di numerosi studiosi delle università di Pisa, di Sassari e della École Normale Supérieure di Parigi.

Nato a Genova e formatosi alla Scuola Normale, Gargani si era laureato con Francesco Barone e aveva continuato i suoi studi a Oxford, per poi diventare docente dell'Università di Pisa, dove ha insegnato Filosofia del linguaggio, Storia della filosofia moderna e contemporanea, Estetica. Studioso del pensiero di Ludwig Wittgenstein, aveva poi allargato i suoi interessi a vari temi di filosofia contemporanea - da Mach a Russell, dal Neopositivismo logico al neopragmatismo americano - e alle intersezioni fra la filosofia e altre forme culturali, prima di tutto la letteratura.

Dal 19 al 21 settembre si terranno a Pisa le "Giornate della cultura russa", un'iniziativa promossa dal centro di studi "Il Mondo Russo" e nata dalla collaborazione tra l'Università di Pisa e "Russkiy Mir", la fondazione russa che ha finanziato i lavori di restauro di alcuni locali di Palazzo Curini Galletti messi a disposizione dalla facoltà di Lingue e Letterature straniere.

Le tre giornate si apriranno lunedì 19 settembre nell'Aula magna della facoltà di Lingue e letterature straniere, in via Santa Maria 85, con il seminario "Fondamenti sociolinguistici dello studio della cultura della lingua in Russia e in Italia" a cui interverranno alcuni membri dell'Accademia russa delle scienze (Mosca). Alle 17.30, presso la Libreria Feltrinelli, in Corso Italia 50, appuntamento con la presentazione dei libri "Patologie" e "San'kja" di Zachar Prilepin (ed. Voland, Roma) alla presenza dell'autore. Partecipano Daniela Di Sora, Galina Denissova, Stefano Garzonio e Guido Carpi. Il programma completo delle altre giornate è disponibile sul sito www.unipi.it.

Il centro di studi "Il Mondo Russo" si propone di diffondere la cultura e della lingua russa, offrendo un servizio di carattere informativo e scientifico per tutte le facoltà dell'Ateneo pisano e, più in generale, per tutte le istituzioni culturali e scientifiche dell'area pisana e regionale. Le aule attrezzate e destinate a iniziative culturali e didattiche, oltre che all'autoapprendimento linguistico, hanno in dotazione anche una ricca biblioteca. Il centro metterà inoltre a disposizione degli studiosi l'accesso alle più importanti banche date culturali e d'informazione russe ed elaborerà annualmente un programma di iniziative di carattere didattico, scientifico (seminari, conferenze, workshop) e culturale (concerti, presentazioni di libri, visioni di film) allo scopo di sostenere la didattica e la ricerca nell'Ateneo e offrire alla città di Pisa un punto di riferimento nell'ambito dei rapporti culturali con la Russia.

Martedì, 20 Settembre 2011 07:20

Lavoro e sindacato nella storia d’Italia

Locandina del ciclo di incontriUndici incontri per raccontare i 150 anni di storia dell’unità di Italia dal punto di vista del lavoro e delle sue organizzazioni: è l’obbiettivo ambizioso di un ciclo organizzato dalla Camera del Lavoro, dal Dipartimento di storia e dalla Fondazione Di Vittorio.

L’inaugurazione si è tenuta venerdì 16 in una sala che si è riempita pian piano, con un pubblico misto di studenti e quadri del sindacato.
Di questi tempi il tema dell’unità di Italia è estremamente attuale, al di là delle celebrazioni, di un’attualità che forse era difficile da immaginare qualche anno fa.

Gian Franco Francese, segretario della Camera del Lavoro di Pisa, nel suo intervento introduttivo ha ricordato che Bossi ha da poco affermato che l’Italia va a picco e che il futuro è la Padania . “Troppo tempo abbiamo sorriso di questi atteggiamenti” afferma Francese “il 150° dell’unità non è un momento liturgico, ma deve essere un’ occasione per riflettere su una storia a cui il movimento operaio ha dato un contributo decisivo.”

Francese ha ricordato come le battaglie di emancipazione del sindacato siano state sempre legate all’affermarsi della democrazia in Italia: dallo sciopero generale proclamato a Milano nel 1904 per l’eccidio di Buggerru in Sardegna, agli scioperi del marzo ’43 che prepararono la resistenza, al ruolo di Di Vittorio nella Costituente, alle lotte degli anni 70 degli operai del Nord per lo sviluppo del meridione, fino all’impegno contro la mafia dopo le stragi dei primi anni novanta.Il ciclo di incontri, ha affermato Francese, è un’occasione per il dialogo tra sindacato, mondo accademico e città, ed è anche un ‘occasione di formazione per il gruppo dirigente della Camera del Lavoro.

Ma in che senso la riflessione storica può essere utile e formativa per un sindacato, e più in generale per i cittadini?
Luca Baldissara, del Dipartimento di Storia, ha cominciato il suo intervento ricordando quando, alla vigilia del suo primo giorno di scuola, il nonno, vecchio militante socialista, lo aveva portato davanti alla scuola per dirgli quanto fosse importante lo studio per l’emancipazione e la libertà di tutti.
Sulla scuola campeggiava la scritta “Historia magistra vitae”.
Ma la storia non insegna nulla, ha affermato provocatoriamente Baldissara: gli storici non hanno capacità previsionali, non possono dare ricette per il futuro. Possono però fornire ragioni sul presente, possono aiutare a inquadrare i fenomeni attuali all’interno di un movimento più ampio, di cui si possono comprendere le radici e valutare i diversi possibili esiti. La riflessione storica serve a dare coscienza e consapevolezza del nostro essere parte di un processo di mutamento.

Il ciclo di seminari, rivendica Baldissara, è stato organizzato a bella posta nella seconda metà dell’anno, quando ormai la foga celebrativa si è un po’ attenuata. Purtroppo l’occasione di riflettere sulla nostra storia è andata in gran parte perduta: c’è stato un fiorire di retorica apologetica e celebrativa, dovuta anche al folclore leghista, che ha fatto sì che i balconi si riempissero di tricolori (un chiaro segnale politico), e che si oscurasse la riflessione seria, in primo luogo sulla questione del lavoro.

Il caso italiano, ha affermato Baldissara, è particolare rispetto ad altri paesi dell’occidente europeo perché la sua storia è caratterizzata da una forte conflittualità sociale a ondate.
Ciò è spia di un problema strutturale del nostro paese: una non piena rappresentanza del mondo del lavoro, una mancata legittimazione da parte delle classi dirigenti per la rappresentanza politica del mondo del lavoro.
Il ciclo di seminari vuole essere un’occasione per ragionare con più freddezza su questi temi.

Gli incontri, ha affermato Pasquale Cuomo del Dipartimento di Storia, ripercorrono l’evoluzione del tessuto sociale ed economico italiano, dedicando attenzione particolare al ruolo del sindacato, che ha spesso dovuto supplire alla funzione non sua di rappresentanza anche politica del mondo del lavoro.
Nel programma verranno poi sempre considerate due questioni che sono costanti della storia d’Italia, lo sfruttamento del lavoro femminile da una parte, e l’emigrazione dall’altra, legata al problema dell’urbanizzazione selvaggia e al mutamento del paesaggio delle nostre città nella seconda metà del secolo scorso.

Ha concluso l’incontro Adolfo Pepe, direttore della Fondazione Di Vittorio, con l’intervento più direttamente politico della giornata. Pepe ha insistito sull’attenzione alla dimensione metanazionale che il sindacato deve avere oggi per non perdere la propria funzione. Dato che la nostra sovranità nazionale è fortemente limitata dalle scelte dei governi francese e soprattutto tedesco, il sindacato deve confrontarsi con gli altri sindacati europei ma anche prepararsi a trattare con i governi che effettivamente decidono.

Gli undici incontri toccheranno le fasi cruciali della storia italiana postunitaria, le prime organizzazioni sindacali dell’’800 (è il tema del prossimo incontro il 29 settembre), la Grande Guerra, il biennio rosso, il fascismo, la resistenza, gli anni sessanta, la conflittualità degli anni settanta, le sconfitte degli anni 80, le trasformazioni degli anni 90.
Il ciclo si chiuderà il 16 dicembre con l’incontro “Crisi, trasformazioni sociali e lavoro. Quale sindacato per il XXI secolo?” a cui interverrà la segretaria generale della CGIL Susanna Camusso.

Programma del ciclo di incontri

Lunedì, 19 Settembre 2011 10:36

The map of archaeological potential of Pisa

MappaIs there someone still convinced that humanistic research is not able to attract significant funds and lead a multi-disciplinary and highly innovative project? And that, in addition to achieving important scientific results, it is not able to offer a realistic contribution to local government priorities, such as supporting landscape protection and urban planning policies? The "Mappa" project is ready to prove sceptics wrong. The aim of the project is to develop a map of archaeological potential of the urban and periurban areas of Pisa as a predictive tool for protecting the city's archaeological heritage and for steering its development guidelines.

The project will last two years and involve a wide range of professionals including archaeologists, historians, architectural historians, geologists, geomorphologists, mathematicians and statistics. The project is coordinated by Professor Maria Letizia Gualandi from the Department of Archaeological Sciences, together with the Departments of Earth Sciences (project contacts: Prof. Marta Marta Pappalardo and Giovanni Sarti) and of Mathematics (project contacts: Prof. Dario Bini and Prof. Sergio Steffè). "Mappa" also involves the Municipality of Pisa, the Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici (Regional Directorate for Cultural and Landscape Heritage of Tuscany), the Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (Superintendency for Archaeological Heritage of Tuscany) and the Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Artistici, Storici ed Etnoantropologici per le province di Pisa e Livorno (Superintendency for Architectural, Landscape, Artistic, Historical and Ethno-anthropological Heritage for the Provinces of Pisa and Livorno). With a total project budget of 800,000 Euros, the project has been financed for over 600,000 Euros with the PAR-FAS funds of Regione Toscana. "MAPPA" was one of the 24 awarded projects among the over 100 projects submitted and was the only one funded in the field of humanities.

The project stems from a scientific approach – the calculation of the archaeological potential of a specific area – that has spread in English speaking countries over at least two decades, yet has only recently appeared in Italy during the past few years. Pisa, therefore, is the first case study on an urban area conducted at national level and, given the city's size and its historical and topographic features could represent an operational model for application in similar cities, both in Tuscany and in other Italian and European areas. The final research result could be the creation of a spin-off capable of exporting standardised methodologies and procedures and, together, of training new skilled figures capable of coordinating inter-disciplinary teams.

MappaThe research activities conducted by the project team will seek to create a map that, starting from acquired archaeological information, combines historical-archaeological data with data from geological and geophysical surveying and prospecting, geomorphologic reconstructions, historical mapping and registers, toponymic data and analysis of urban construction elements. Further processing, carried out on the basis of mathematical and coded interpretative models, will allow the team to make assumptions on the higher or lower chance of archaeological remains in areas of which we have no existing information today. Consequently, the map of archaeological potential will become a vital tool to learn and safeguard Pisa's archaeological heritage, since providing a well-defined picture of space organisation during various historical ages. Furthermore, it will develop an accessible and easy-to-use digital archive of archaeological data: a tool of great significance that, so far, has not been developed.

Finally, the map will support urban planning policies in contexts where archaeological remains encounter the building or environmental transformation needs of an area. "With the introduction of new legislation – explains Prof. Gualandi – evaluating archaeological potential is essential for steering local government policies. For this reason, the map will serve as a tool for compensating between public/private urban expansion needs and the community's interest in protecting and safeguarding common heritage".

More about the project on: http://mappaproject.arch.unipi.it/

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