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logoPsicologiaSono 350 quest'anno i candidati che si contenderanno gli 80 posti disponibili nel corso di Scienze e tecniche di psicologia clinica e della salute, attivato nella facoltà di Medicina e chirurgia dell'Ateneo pisano. La prova di ammissione, che consiste in 80 quesiti a risposta multipla, si svolgerà il 21 settembre alle ore 10. I quesiti sono 20 di cultura generale, 20 di ragionamento logico-scientifico e problem solving, 20 di scienze biologiche, 20 di filosofia.

"Il patrimonio di esperienze e di conoscenze nella clinica e nella ricerca – spiega Mario Guazzelli, professore ordinario di Psicologia clinica e direttore dell'U.O. di Psicologia clinica dell'AOUP – costruito con gli studi pionieristici di polisonnografia sugli effetti dei disturbi del sonno sull'equilibrio mentale e successivamente sui correlati psicobiologici delle funzioni cognitive e delle emozioni, cinque anni fa ha portato alla creazione di un percorso formativo di psicologia clinica, che si apre con la laurea triennale e si completa con quella magistrale. Al percorso attualmente esistente miriamo di aggiungere la Scuola di specializzazione in Psicologia clinica".

Gli studenti di psicologia a Pisa hanno l'opportunità di prendere parte ai numerosi protocolli di ricerca interdisciplinari. Al gruppo pisano, infatti, collaborano sistematicamente psicologi, medici, filosofi, bioingegneri e linguisti. Oltre alla formazione neuroscientifica che prevede la conoscenza delle metodiche più aggiornate di neuroimaging, di biologia molecolare e di psicofisiologia, del curriculum formativo fa parte fin dal primo anno lo svolgimento di cicli di tirocinio nei differenti reparti medici e chirurgici dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana. Ogni studente ha così la possibilità di integrare sin nelle prime fasi della sua formazione conoscenze teoriche con l'esperienza clinica diretta e affrontare quindi i compiti professionali successivi alla laurea, siano essi quelli di un neuroscienziato o di uno psicoterapeuta, con un bagaglio teorico-pratico di assoluta eccellenza.


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ragazza in LaboratorioA pochi giorni dallo svolgimento dei test, sono quasi 8.000 gli aspiranti studenti iscritti ai concorsi di ammissione per i corsi ad accesso programmato dell'Università di Pisa e che hanno già pagato la tassa concorsuale. Il boom di candidati si registra nell'area medica dove, a fronte di poche centinaia di posti, sono arrivate in totale oltre 5.000 domande: sono infatti 1906 i ragazzi iscritti ai concorsi di Medicina e chirurgia e Odontoiatria e protesi dentaria per rispettivamente 250 e 14 posti disponibili, 2986 i candidati per i 577 posti nelle professioni sanitarie, mentre sono ben 350 domande arrivate fino ad oggi (le iscrizioni scadono il 31 agosto) per gli 80 posti riservati al corso di Scienze e tecniche di psicologia clinica della salute. L'appuntamento con il test di Medicina è fissato il 5 settembre, quello per le professioni sanitarie l'8, mentre per Psicologia c'è tempo fino al 21.

Rilevante è stato anche il numero di iscritti ai concorsi di Medicina veterinaria, dove sono 553 i candidati per i 70 posti disponibili, e di Biotecnologie e Scienze biologiche, dove sono arrivate 722 domande per rispettivamente 83 e 360 posti. Stessa tendenza anche per Farmacia e Chimica e tecniche farmaceutiche (in totale 491 domande a fronte di rispettivi 95 e 98 posti) e per la laurea triennale di Scienze motorie, con 393 iscritti al test per 120 posti.

Il corso di Ingegneria edile e architettura ha avuto 183 domande a fronte dei 97 posti, i corsi di Tecniche erboristiche e Informazione scientifica sul farmaco un totale di 189 domande per i rispettivi 95 e 95 posti, Scienze e tecnologie delle produzioni animali e Tecniche di allevamento animale ed educazione cinofila 147 iscrizioni per i rispettivi 90 e 75 posti. Ancora non definitivo il quadro di Scienze del turismo, le cui iscrizioni al test scadono il 31 agosto e dove si sono registrate fino ad oggi 61 domande a fronte dei 60 posti disponibili.

Ma anche gli aspiranti studenti di corsi non a numero chiuso dovranno affrontare nelle prossime settimane il test di valutazione: ad oggi solo le facoltà di Lettere e filosofia e Ingegneria hanno chiuso i termini per le iscrizioni ai test (con rispettivamente 778 e 1950 iscritti), mentre c'è ancora qualche giorno di tempo per iscriversi ai test di tutti gli altri corsi dell'Università di Pisa. Per maggiori informazioni è possibile collegarsi al portale http://matricolandosi.unipi.it dove sono specificate scadenze, date e orari delle prove.

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Lunedì, 29 Agosto 2011 10:40

Giovani archeologi nell'abbazia medievale

Scoperta_de_muro_medievale_del_chiostroSi è conclusa in questi giorni la Fieldschool in Medieval Archaeology and Bioarcheaology svoltasi sul sito dell'antica Abbazia di San Pietro di Pozzeveri, nel comune di Altopascio (LU).

L'importante progetto di studio varato dalla divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa, diretta dal professor Gino Fornaciari, e dal dipartimento di Antropologia dell'Ohio State University, con la supervisione del professor Clark Spencer Larsen, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, ha come obbiettivo l'indagine archeologica estensiva dell'antica abbazia e in particolare lo studio e l'analisi dei resti umani sepolti nelle aree cimiteriali del monastero.

Alla prima campagna di scavo hanno preso parte 23 studenti provenienti, oltre che dall'università dell'Ohio, da diversi stati americani del nord e del sud, oltre che dal Canada, e 9 tra istruttori e supervisori italiani e americani, più 9 studenti del Master interuniversitario di primo livello in Bioarcheologia, Paleopatologia e Antropologia Forense organizzato dalle Università di Bologna, Pisa e Milano. Gli studenti sono stati ospitati dal comune di Altopascio, grazie ad un finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

Le quattro aree di scavo aperte hanno permesso di portare alla luce almeno tre diverse fasi cimiteriali, da quella del XVIII-XIX secolo, relativa al cimitero parrocchiale della tarda età moderna della comunità di Badia Pozzeveri, a quella postmedievale di XVI-XVII secolo, fino alle fasi funerarie basso medievali (XIII-XIV secolo), per un totale di circa quaranta individui completi e articolati, e molti non in connessione.

Le prime inumazioni che sono state studiate, comprendenti individui deposti molto sbrigativamente, tra cui un cadavere sepolto addirittura prono, con la faccia rivolta verso il suolo, potrebbero essere identificate, sulla base anche di riscontri documentari delle fonti scritte, con la fase cimiteriale del colera del 1855. Le fasi immediatamente anteriori mostrano invece un ordine maggiore nella disposizione degli inumati, allineati su file parallele. Tra i reperti scheletrici sono stati identificati, già ad un primo esame, casi di poliomielite, artrosi, artrite e una elevata incidenza di patologie dentarie.

Sono state scoperte anche le tracce di diversi edifici d'età medievale facenti parte del complesso monastico. In particolare, a sud della chiesa attuale, nell'area dove sorgeva il chiostro dell'abbazia, è stato individuato un ambiente in muratura - forse affacciato sul chiostro stesso - di cui si è conservato interamente il crollo del tetto in lastre d'ardesia. Il crollo, avvenuto prima del XVI secolo, sigilla perfettamente i livelli di frequentazione medievale che saranno indagati nella prossima campagna di scavi.

Inizio_scavo_del_cimitero_postmedievale2A ovest lo scavo ha consentito di evidenziare la struttura dell'antica chiesa abbaziale romanica, la quale, come è emerso dalle indagini geofisiche effettuate da Adriano Ribolini e da Monica Bini del dipartimento di Scienze della terra dell'Università di Pisa, aveva uno sviluppo da est a ovest di circa trenta metri.

Le ricerche continueranno nella prossima stagione, con l'ampliamento delle prospezioni geofisiche e con l'approfondimento degli scavi. Il campione bioarcheologico recuperato permetterà di ricostruire malattie, stile di vita e caratteristiche bioarcheologiche della popolazione locale dal medioevo fino al XIX secolo.
 

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Tornerà ad essere un luogo d'eccellenza dedicato all'educazione ambientale, alla ricerca e alla conservazione ex situ della fauna l'ex "Carapax" di Massa Marittima, il Centro di studi e protezione delle tartarughe mediterranee nato più di venti anni fa e gestito oggi dal Museo di Storia naturale dell'Università di Pisa e dalla Comunità montana delle Colline Metallifere. Proprio in questi giorni è stata formalizzata una richiesta alla Regione Toscana per costituire in Maremma un centro europeo per la ricerca e la conservazione delle testuggine mediterranee, anche grazie alla collaborazione con varie università che hanno dimostrato il loro interesse.

"Il centro, recuperando quella che era la vocazione iniziale dell'ex Carapax, sarà istituito inizialmente presso la località Malfatto, a Massa Marittima, ampliando le strutture già esistenti", annuncia Roberto Barbuti, vicedirettore del Museo di Storia Naturale e responsabile del progetto. "Quando le opere di ristrutturazione saranno terminate, il centro sarà rilocato presso il sito dell'ex Carapax, luogo più adatto per le sue caratteristiche climatiche e logistiche".

Dopo le complicate vicende giudiziarie e le polemiche che hanno riguardato la precedente gestione del centro – riportate all'attenzione alcuni giorni fa dal giornale inglese Guardian con la denuncia dello stato di abbandono e incuria in cui sono stati lasciati a vivere centinaia di esemplari di tartarughe palustri americane – l'Università di Pisa e la Comunità montana puntano a un rilancio di tutta l'area. "Nel corso dei procedimenti giudiziari - ricorda il prof. Barbuti - dal Centro Carapax sono scomparsi gli esemplari più pregiati e sono rimaste solamente le tartarughe palustri americane che, normalmente vendute come "pet" da piccole diventano, una volta cresciute, un problema per i proprietari che spesso le abbandonano in ambiente naturale con grave danno per gli ecosistemi".

Sono queste le tartarughe di cui ha parlato il Guardian, buona parte delle quali è di provenienza britannica, fatte arrivare a Massa Marittima dal British Chelonia Group, con una "dote" per ciascuna di loro.

Gli esemplari pregiati conservati a Massa Marittima - recuperati dal Corpo forestale dello Stato - sono invece le tartarughe terrestri e palustri mediterranee. In particolare le specie terrestri sono la tartaruga di Hermann (Testudo hermanni), di cui sopravvivono ancora popolazioni in Italia, in particolare nell'area delle Colline Metallifere, la tartaruga Greca (Testudo graeca), di cui una sottospecie vive nella Penisola Balcanica e la tartaruga Marginata (Testudo marginata), di cui una popolazione vive in Sardegna, mentre le palustri sono rappresentate dalla Emys orbicularis che sopravvive nelle aree umide, anche della Toscana.

Le tartarughe americane rimaste presso l'ex Centro Carapax sono ancora sotto la custodia del precedente gestore, e non possono essere spostate a causa delle due ordinanze di sequestro sanitario del sindaco di Massa Marittima. Nei laghetti che ospitano le tartarughe era infatti stata riscontrata la presenza di un ceppo di salmonella pericoloso per l'uomo. La Comunità Montana e l'Università di Pisa potranno farsi carico della loro gestione non appena verrà affidata loro la custodia degli animali: è già stato prospettato uno spostamento degli esemplari presso il Centro Ittiogenico del Trasimeno che da alcuni anni funziona come centro di raccolta e mantenimento delle tartarughe americane, grazie a una collaborazione fra la Provincia di Perugia e il Corpo Forestale dello Stato.

Quando un arbitro fischia con grande convinzione un fuorigioco che non c'è, non è detto che sia stato pagato per farlo. Le ricerche del Pisa Vision Lab, il centro toscano di ricerca sulla percezione, dimostrano che in una situazione confusa, più aumenta il numero degli stimoli visivi, più al sistema decisionale del nostro cervello viene presentata solo una soluzione, che può essere errata, ma che viene mostrata in maniera molto certa.

Perché reagiamo così? Probabilmente perché in certe situazioni è necessario prendere velocemente delle decisioni senza stare troppo tempo a pensare; ma il risultato è che maggiore è la confusione, maggiore è la fiducia nelle nostre percezioni, sbagliate o corrette che siano. Ed è proprio quello che può succedere ad un arbitro che deve prendere una decisione durante una partita importante.

Il Pisa Vision Lab è un centro di ricerca interdisciplinare a cui partecipano il laboratorio di visione della facoltà di Medicina dell'Università di Pisa, l'Istituto di Neuroscienze del CNR, il laboratorio di visione di Psicologia dell'Università di Firenze e la Fondazione Stella Maris. Le ricerche del Vision Lab non riguardano però soltanto i temi dell'attenzione e della certezza: il progetto STANIB (Space, Time and Number in the Brain) – finanziato dall'European Research Council e coordinato dal dipartimento di Psicologia dell'Università di Firenze - indaga la connessione tra spazio tempo e numeri nella nostra percezione, una connessione che risulta essere molto più stretta di quanto prima non si immaginasse.

"Al centro della ricerca" ricorda Maria Concetta Morrone, professoressa di fisiologia alla facoltà di Medicina di Pisa e una dei senior researchers del Vision Lab, "c'è la nostra capacità di costruire una mappa visiva stabile del mondo esterno". Nel continuo lavoro di costruzione e ricostruzione dell'immagine, il cervello anticipa i nuovi dati basandosi su quelli precedenti e colloca i nuovi dettagli in una precisa posizione anche in base al tempo di acquisizione dell'immagine e dello spostamento dello sguardo da un punto ad un altro. Ciò vuol dire che la costruzione della mappa dello spazio viene condotta basandosi anche sulla percezione del tempo.

La percezione di spazio e tempo è legata anche a quella dei numeri: "Apprezzare la numerosità, la quantità degli oggetti" afferma David Burr, professore di psicologia fisiologica all'Università di Firenze, senior researcher del Vision Lab e principal investigator del progetto STANIB "è un fatto anche sensoriale, ha carattere percettivo e non solo cognitivo". Le ricerche di base del Vision Lab hanno inoltre diverse applicazioni, dalle diagnosi in campo clinico alla costruzione di sistemi percettivi artificiali per i robot.

Info: http://www.pisavisionlab.org/

Mercoledì, 03 Agosto 2011 11:46

Space, time and numbers in the brain

VisionLabgruppoSpace, time and numbers are correlated in our sense perception in a much higher measure than is usually thought. The inter-University project known as 'S.T.A.N.I.B.' (Space, Time and Numbers in the Brain) created by the Pisa Vision Lab, is a 5 year project which, in a decisively innovative way, investigates our way of perceiving space and time by considering them together and not as two independent and separate dimensions. The strong connection, which resounds in the tradition of physics both ancient (Aristotle) and contemporary (Einsteinian concept of space-time) is new for studies on perception.

How do we build our visual map of the world?

"At the centre of our research" recalls Maria Concetta Morrone, Professor of Physiology at the Faculty of Medicine and one of the senior researchers at Vision Lab, "lies our ability to build a stable visual map of the external world. In order to build this map our brain must work very hard, since we see for brief instants very many high resolution small images which frequently appear each time we move our eyes."

The movements by which we move our eyes are called saccades. They are very fast and occur continuously, around 3 times a second. They make the fovea (the most sensitive part of the retina) which is small, coincide with the activity of attention focussing. Our whole visual set up is built by re-elaborating and re-placing together a gigantic mosaic whose tesserae are the diverse impressions recorded by the fovea.

What emerges from this research at Vision Lab is that space and time are closely connected in the construction of the whole visual set up, for example in the construction of an image on a monitor or of this sheet of paper you are looking at right now, immersed among the many slightly out-of-focus shapes in the rest of the room.

Space, time and numbers

In its continuous work of building and re-building an image, the brain anticipates new data by basing them on previous data and collocates the new details onto a precise position on its internal spatial map which in turn is based on the time taken for image acquisition and the movement of a glance from one point to another. This means that the construction of a spatial map is carried out by its being based also on the perception of time.

In Vision Lab investigations, carried out by subjecting several people to very brief visual stimuli, it was found that before or during the very fast saccadic movements, the dimensions of objects are perceived as being smaller, and the duration of events is perceived as being shorter. Furthermore, under these conditions also the perception of the number of objects changes. This, beyond suggesting that we have an (also) immediate visual perception of number, indicates that space, time and number are analysed in our brains by shared mechanisms.

The activity of "appreciating the number, the quantity of objects," affirms David Burr, Professor of Physiology Psychology at the University of Florence, senior researcher of Vision Lab and Principal Investigator of the 'S.T.A.N.I.B.' project is a sensorial fact; it has not only a cognitive but also a perceptive character."

These studies demonstrate that the construction of an external world map (a map which includes shapes, distances, colours and also numbers of objects) takes place in the cerebral cortex at a much earlier stage of analysis than was previously thought, as the Vision Lab's 'functional imaging' research has illustrated.

The fallacious certainty of referees

Another interesting field of investigation is that of the attention and certainty of choices or decisions based on our visual perception. Thanks to research at Vision Lab, we may affirm that when a referee blows his whistle with a strongly held belief that a player is off side when he actually isn't, it is not necessarily true that he was paid by someone to do it.

These experimental observations demonstrate that, in a confusion-ridden situation, the higher the number of visual stimuli, the more likely is the decision-making system of the brain to be presented with only one solution, which could be the wrong one, but which is presented in a very convincing manner.

This is probably connected to the fact that in certain situations it is necessary to make decisions quickly without spending much time on thought. However, the result of this is, as counter intuitive as it may sound, that the more confusion there is, the more trust we have in our perceptions, be they right or wrong.

Psychophysical observations and functional imaging

The 'S.T.A.N.I.B.' Project Investigations are carried out using two methodologies. On the one hand there are the psychophysical observations: the reactions and responses of individuals in certain conditions of stimulation are studied and quantitative methods are applied, alongside physical and statistical methods, to the results of the experiments. The 'psycho' in 'psychophysical' refers in this case to the perceptive and not cognitive activity, even if, as Professor Morrone recognises, the boundaries between them are faint.

On the other hand there are the physiological investigations which utilise the sophisticated equipment of the Scientific Research Institute 'Stella Maris' in Calambrone, where one of the most powerful European pieces of equipment for functional magnetic resonance has recently been installed. From the images of the brain obtained thanks to this technology, it is possible to obtain indications on the functionalities of various areas. The images reflect blood flow variations in diverse zones of the brain and this allows us to understand which areas are activated by certain stimuli.

Clinical and technological applications

Work at Vision Lab is principally research at a basic level, but this has important repercussions on applied research. An example of this can be seen in the clinical field: early diagnosis of dyscalculia, the difficulty of calculation, which is more and more widespread among children; or also, in cases of surgical operations on the brain, the possibility of predicting which cerebral functions can be touched upon by operating on a determinate area; and further, the development of various rehabilitative methods thanks to indications from image and behaviour diagnosis.

On the other hand, research on perception is of extreme interest for the field of robotics. An understanding of our perception system provides us with ideas as to how to build an artificial one. In order to move in space, robots must cope with, in a certain sense, the same problems we have: they have to elaborate and render comprehensible a large quantity of perception data.

The project and Vision Lab

The 'S.T.A.N.I.B. Project' survives mainly thanks to a five year multicentric financing plan from the European Research Council. It receives about 500,000 Euros annually. This is coordinated by the Department of Psychology at the University of Florence.

Vision Lab, where 14 people work, is a centre for interdisciplinary research with participation from the 'vision laboratory' at the Faculty of Medicine at the University of Pisa, the Institute of Neuroscience of the CNR ( Italian National Research Council), the 'vision laboratory' at the Faculty of Psychology at the University of Florence and the 'Stella Maris' Foundation.

Work in this laboratory follows the 'rich' tradition of neurophysiological research inaugurated at Pisa by Professor Giuseppe Moruzzi, and is followed, especially in the field of vision, by studies carried out by Lamberto Maffei, Adriana Fiorentini, Pierlorenzo Marchiafava and Luigi Cervetto.

Info: http://www.pisavisionlab.org/

3 teslaCon la risonanza magnetica a 3 tesla, inaugurata il 29 luglio all'ospedale di Cisanello, sale a 22,6 tesla la concentrazione complessiva di attrezzature diagnostiche che utilizzano il campo magnetico sul territorio pisano. Sommando infatti tutte le risonanze in dotazione all'Aoup (9,6 tesla, complessivi), la densità del flusso magnetico che esprime il Cnr (4,5 tesla) e gli 8,5 tesla di induzione magnetica dell'IRCCS Stella Maris di Calambrone (dopo la recente acquisizione della potente Rmn 7 tesla), "Pisa – ha dichiarato il Prof. Carlo Bartolozzi, direttore della Radiodiagnostica 1 universitaria dell'Aoup, dove si trova già un'altra risonanza 1,5 tesla – esprime la più alta concentrazione di tecnologia di questo tipo in Europa, in un raggio di così pochi chilometri".

E la macchina presentata oggi, la prima ad essere installata in Toscana sulla base di un finanziamento della Regione dedicato alle grandi attrezzature, è davvero portentosa per una serie di applicazioni cliniche, sia in campo neuro-radiologico sia oncologico sia ortopedico. Anzi lo scopo è proprio di individuare i nuovi settori clinico diagnostici dove può trovare una fondamentale applicazione e quindi prospettare nuove strategie di investimento in tale settore da parte della Regione. Si tratta infatti di uno strumento ad alta intensità di campo ad uso clinico sperimentale ed è stata necessaria l'approvazione da parte di una specifica Commissione del Ministero della Salute.

Al progetto hanno contribuito i gruppi di lavoro delle Unità operative di Radiologia dell'Azienda ospedaliero-universitaria pisana e i professionisti degli altri centri di ricerca di Pisa, che operano nei vari settori della risonanza. L'apparecchiatura sta infatti funzionando a regime (da fine aprile svolte già 450 indagini) con un team multidisciplinare di professionisti collegato anche al progetto della Fondazione Imago 7 sulla Rmn 7 tesla di Calambrone.

Ma quali sono i vantaggi del nuovo sistema? Come ha spiegato il Prof. Bartolozzi, "l'alta intensità di campo garantisce una eccellente qualità di immagine, nettamente migliore rispetto alle attrezzature in uso corrente, e soprattutto la possibilità di applicare nuove metodiche di acquisizione del segnale di risonanza, che consentono studi di carattere biochimico e funzionale. Con il 3 tesla non è infatti più necessario utilizzare il mezzo di contrasto, controindicato per chi soffre di insufficienza renale; inoltre l'apparecchio consente studi dettagliati dell'osso e di analizzare la risposta dell'organismo alle terapie oncologiche di volta in volta applicate". Altamente interessanti le applicazioni neuro-radiologiche, come ha spiegato il Dr. Mirco Cosottini. Un caso può essere il morbo di Parkinson: grazie al 3 tesla, si riesce ad esempio a individuare bene i nuclei subtalamici per agire con le terapie mirate.

Sull'importanza della multidisciplinarità e della gestione appropriata dell'innovazione tecnologica, ossia di un giusto equilibrio fra domanda, bisogno e offerta, si è soffermato il direttore generale dell'Aoup Carlo Tomassini. Il preside di Medicina Mario Petrini ha invece sottolineato come la sfida dell'innovazione si vinca solo grazie all'integrazione fra le due anime dell'Azienda ospedaliero-universitaria. "Solo facendo buona didattica supportati da tecnologia avanzata – ha detto – si formano studenti preparati che saranno le nuove leve della medicina di domani, in grado di farci competere sul panorama internazionale. Tutto questo l'università non può farlo senza la struttura ospedaliera e viceversa".

E l'assessore regionale al diritto alla salute Daniela Scaramuccia ha insistito proprio sulla necessità di governare l'innovazione. "E' un imperativo ormai – ha dichiarato – dal momento che l'anno prossimo la Toscana avrà 350 milioni di euro in meno, che sono quanto serve a coprire i servizi finanziari di una Asl. Quindi bisogna ottimizzare. Un solo esempio: l'anno scorso la Toscana ha speso 4 milioni e mezzo di euro (+17% rispetto al 2009) in risonanze magnetiche di ginocchio su pazienti over 65, ossia ha effettuato un esame assolutamente inutile perché non dirimente, in quella fascia d'età. Qual è la ricetta allora? Smettere di fare ciò che non serve e concentrarsi sulla qualità e l'appropriatezza". Anche l'acquisto per Pisa del secondo sistema robotico "Da Vinci", dato per imminente, dovrà essere improntato a questo Leitmotiv.

(Ufficio stampa AOUP)

tartarugaTornerà ad essere un luogo d'eccellenza dedicato all'educazione ambientale, alla ricerca e alla conservazione ex situ della fauna l'ex "Carapax" di Massa Marittima, il Centro di studi e protezione delle tartarughe mediterranee nato più di venti anni fa e gestito oggi dal Museo di Storia naturale dell'Università di Pisa e dalla Comunità montana delle Colline Metallifere. Proprio in questi giorni è stata formalizzata una richiesta alla Regione Toscana per costituire in Maremma un centro europeo per la ricerca e la conservazione delle testuggine mediterranee, anche grazie alla collaborazione con varie università che hanno dimostrato il loro interesse.

"Il nuovo centro sarà istituito inizialmente presso la località Malfatto, a Massa Marittima, ampliando le strutture realizzate dalla Comunità Montana", annuncia Roberto Barbuti, vicedirettore del Museo di Storia Naturale e responsabile del progetto. "Quando le opere di ristrutturazione saranno terminate, il centro sarà rilocato presso il sito dell'ex Carapax, luogo più adatto per le sue caratteristiche climatiche e logistiche".

Dopo le complicate vicende giudiziarie e le polemiche che hanno riguardato la precedente gestione del centro – riportate all'attenzione alcuni giorni fa dal giornale inglese Guardian con la denuncia dello stato di abbandono e incuria in cui sono stati lasciati a vivere centinaia di esemplari di tartarughe palustri americane – l'Università di Pisa e la Comunità montana puntano a un rilancio di tutta l'area. "Nel corso dei procedimenti giudiziari - ricorda il prof. Barbuti - dal Centro Carapax sono scomparsi gli esemplari più pregiati e sono rimaste solamente le tartarughe palustri americane che, normalmente vendute come "pet" da piccole diventano, una volta cresciute, un problema per i proprietari che spesso le abbandonano in ambiente naturale con grave danno per gli ecosistemi".

Sono queste le tartarughe di cui ha parlato il Guardian, buona parte delle quali è di provenienza britannica, fatte arrivare a Massa Marittima dal British Chelonia Group, con una "dote" per ciascuna di loro. Gli esemplari pregiati conservati a Massa Marittima - recuperati dal Corpo forestale dello Stato - sono invece le tartarughe terrestri e palustri mediterranee. In particolare le specie terrestri sono la tartaruga di Hermann (Testudo hermanni), di cui sopravvivono ancora popolazioni in Italia, in particolare nell'area delle Colline Metallifere, la tartaruga Greca (Testudo graeca), di cui una sottospecie vive nella Penisola Balcanica e la tartaruga Marginata (Testudo marginata), di cui una popolazione vive in Sardegna, mentre le palustri sono rappresentate dalla Emys orbicularis che sopravvive nelle aree umide, anche della Toscana.

Le tartarughe americane rimaste presso l'ex Centro Carapax sono ancora sotto la custodia del precedente gestore, e non possono essere spostate a causa delle due ordinanze di sequestro sanitario del sindaco di Massa Marittima. Nei laghetti che ospitano le tartarughe era infatti stata riscontrata la presenza di un ceppo di salmonella pericoloso per l'uomo. La Comunità Montana e l'Università di Pisa potranno farsi carico della loro gestione non appena verrà affidata loro la custodia degli animali: è già stato prospettato uno spostamento degli esemplari presso il Centro Ittiogenico del Trasimeno che da alcuni anni funziona come centro di raccolta e mantenimento delle tartarughe americane, grazie a una collaborazione fra la Provincia di Perugia e il Corpo Forestale dello Stato.
 

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Martedì, 02 Agosto 2011 09:43

Spazio, tempo e numeri nel nostro cervello

Spazio, tempo e numeri sono correlati nella nostra percezione sensoriale in misura molto maggiore di quanto si sia soliti pensare. Il progetto inter-universitario STANIB (Space, Time And Number in the Brain) del Vision Lab di Pisa è un progetto quinquennale che, in maniera decisamente innovativa, indaga il nostro modo di percepire lo spazio e il tempo, considerandoli insieme e non come due dimensioni indipendenti e separate. Questa forte connessione, che risuona nella tradizione della fisica antica (Aristotele) e contemporanea (lo spazio-tempo einsteiniano), è invece un inedito per gli studi sulla percezione.

Come costruiamo la nostra mappa visiva del mondo?

 "Al centro della ricerca" ricorda Maria Concetta Morrone, professoressa di fisiologia alla Facoltà di Medicina e una dei senior researchers del Vision Lab, "c'è la nostra capacità di costruire una mappa visiva stabile del mondo esterno. Per costruire questa mappa il nostro cervello deve lavorare parecchio, dal momento che noi vediamo in alta risoluzione tantissime piccole immagini per brevi istanti che si susseguono frequentemente ogni volta che spostiamo gli occhi."

VisionLabgruppo

I movimenti con cui spostiamo gli occhi sono chiamati saccadi, sono molto veloci e avvengono in continuazione, circa 3 volte al secondo, per fare coincidere la fovea, la parte più sensibile della retina, che è piccola, con il fuoco dell'attenzione Il nostro quadro visivo complessivo è costruito rielaborando e rimettendo insieme un gigantesco mosaico le cui tessere sono le diverse impressioni registrate dalla fovea.

Dalle ricerche del Vision Lab emerge che spazio e tempo sono strettamente connessi nella costruzione di questo quadro visivo complessivo, ad esempio nella costruzione dell'immagine del monitor o del foglio di carta che state guardando, immerso nelle forme un po'sfocate del resto della stanza.

Spazio, tempo e numeri

Nel continuo lavoro di costruzione e ricostruzione dell'immagine, il cervello anticipa i nuovi dati basandosi su quelli precedenti e colloca i nuovi dettagli in una precisa posizione della mappa interna dello spazio anche in base al tempo di acquisizione dell'immagine e dello spostamento dello sguardo da un punto ad un altro. Ciò vuol dire che la mappa dello spazio viene costruita basandosi anche sulla percezione del tempo.

Nelle indagini del Vision Lab, condotte sottoponendo diverse persone a stimoli visivi molto brevi, è risultato che prima e durante i velocissimi movimenti saccadici le dimensioni degli oggetti vengono percepite come più piccole, e anche le durata degli eventi viene percepita come più breve. In queste condizioni inoltre cambia anche la percezione del numero degli oggetti. Ciò, oltre a suggerire che noi abbiamo una percezione anche immediatamente visiva del numero, indica che spazio, tempo e numerosità sono analizzate nel nostro cervello da meccanismi comuni. "Apprezzare la numerosità, la quantità degli oggetti" afferma David Burr, professore di psicologia fisiologica all'Università di Firenze, senior researcher del Vision Lab e Principal Investigator del progetto STANIB "è un fatto anche sensoriale, ha carattere percettivo e non solo cognitivo".

Gli studi dimostrano che la costruzione della mappa del mondo esterno (una mappa che comprende, forme, distanze, colori e anche numero degli oggetti) avviene nella corteccia cerebrale ad uno stadio di analisi molto più precoce di quanto si pensasse finora, come hanno illustrato le ricerche di imaging funzionale del Vision Lab..

La fallace certezza degli arbitri

Un altro interessante campo di indagine è quello dell'attenzione e della certezza delle scelte o decisioni a livello della nostra percezione visiva. Grazie ad alcune ricerche del Vision Lab possiamo affermare che quando un arbitro fischia con grande convinzione un fuorigioco che non c'è, non è detto che qualcuno lo abbia pagato per farlo.

Le osservazioni sperimentali dimostrano che in una situazione confusa, più aumenta il numero degli stimoli visivi, più al sistema decisionale del cervello viene presentata solo una soluzione, che può essere errata, ma viene presentata in maniera molto certa. Ciò è probabilmente connesso con il fatto che in certe situazioni è necessario prendere velocemente delle decisioni senza stare troppo tempo a pensare, ma il risultato, controintuitivo, è che maggiore è la confusione, maggiore è la fiducia nelle proprie percezioni, sbagliate o corrette che siano.

Osservazioni psicofisiche e imaging funzionale

Le indagini del progetto STANIB vengono condotte principalmente con due metodologie. Da una parte le osservazioni psicofisiche: si studiano le reazioni e le risposte degli individui in certe condizioni di stimolazione e si applicando metodi quantitativi, vicini ai metodi fisici e statistici, ai risultati degli esperimenti. Lo psico di "psicofisiche" si riferisce in questo caso all'attività percettiva e non a quella cognitiva, anche se, riconosce la professoressa Morrone, i confini sono labili.

Dall'altra le indagini fisiologiche che utilizzano le sofisticate apparecchiature dell'Istituto Scientifico Stella Maris di Calambrone, dove di recente è stato istallato uno tra i più potenti apparecchi europei per la risonanza magnetica funzionale. Dalle immagini del cervello ottenute grazie a questa tecnologia è possibile ottenere indicazioni sulla funzionalità delle varie aree: le immagini riflettono la variazione del flusso sanguigno nelle diverse zone del cervello e ciò serve a capire quali aree sono attivate da certi stimoli.

Le applicazioni cliniche e tecnologiche

Le ricerche del Vision Lab sono principalmente ricerche di base, ma hanno grosse ricadute sulla ricerca applicata. Qualche esempio in campo clinico: la diagnosi precoce della discalculia, la difficoltà nel calcolo, sempre più diffusa tra i bambini; o anche, in caso di interventi chirurgici al cervello, la possibilità di prevedere quali funzioni cerebrali possono essere toccate da un intervento in una determinata area; e ancora, lo sviluppo di diversi metodi riabilitativi grazie alle indicazioni delle diagnosi per immagini e comportamentali.

D'altra parte le ricerche sulla percezione sono di estremo interesse per la robotica: comprendere il nostro sistema percettivo ci dà idee su come costruirne uno artificiale. I robot che devono muoversi nello spazio devono affrontare, in un certo senso, gli stessi nostri problemi: elaborare e rendere comprensibile un'enorme quantità di dati percettivi.

Il progetto e il Vision Lab

Il progetto STANIB vive principalmente grazie ad un finanziamento multicentrico quinquennale dell'European Research Council, di circa 500.000 euro annui coordinato dal Dipartimento di Psicologia dell'Università di Firenze.

Il Vision Lab, a cui lavorano 14 persone, è un centro di ricerca interdisciplinare a cui partecipano il laboratorio di visione della facoltà di Medicina dell'Università di Pisa, l'Istituto di Neuroscienze del CNR, il laboratorio di visione di Psicologia dell'Università di Firenze e la Fondazione Stella Maris.

Le attività del laboratorio proseguono la ricca tradizione di ricerca neurofisiologica inaugurata a Pisa dal professor Giuseppe Moruzzi, e proseguita, soprattutto nel campo della visione, con gli studi di Lamberto Maffei, Adriana Fiorentini, Pierlorenzo Marchiafava e Luigi Cervetto.

Info: http://www.pisavisionlab.org/

Ne hanno parlato:

CorriereFiorentino.it

RepubblicaFirenze.it 

Asca.it

InToscana.it

LaNazionePisa.it 

IlTirrenoPisa.it

PisaNotizie.it

Corriere Fiorentino

Nuovo Corriere di Firenze

Nuovo Corriere di Prato

QS - Pisa

Danilo Barsanti è docente di Storia contemporanea alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pisa. Nei suoi numerosi studi si è interessato delle trasformazioni del territorio, delle istituzioni politiche, dei ceti dirigenti e dell'università nella Toscana dei secoli XVI-XIX con particolare riguardo all'area pisana e maremmana.


libro BarsantiIl libro si compone di due parti costruite con l'utilizzo di documentazione archivistica inedita. Nella prima parte viene tracciato l'importante contributo in materia di supporto ideologico e di vite umane offerto dall'Università di Pisa alla prima guerra mondiale in nome degli ideali di indipendenza e compimento dell'unità nazionale tipici dell'interventismo democratico italiano e strettamente connessi con lo spirito patriottico risorgimentale, già testato dagli studenti e dai docenti pisani nelle gloriose battaglie di Curtatone e Montanara del 1848.

Ciò spiega la massiccia partecipazione alla guerra del personale docente (37 professori e 68 aiuti e assistenti) e impiegatizio (34 fra amministrativi, tecnici e inservienti) e soprattutto degli studenti (ben 1484). Alla fine del conflitto gli studenti dell'Università di Pisa morti risultarono 125 (36 di scienze, 34 di legge, 21 di agraria, 18 di medicina, 8 di lettere, 6 di veterinaria e 2 di farmacia), cui però andavano aggiunti 4 dispersi, 2 insegnanti, e 1 inserviente, per complessivi 132 caduti (di essi 2 erano studenti della Scuola Normale).

Si trattava di un numero elevato di caduti, pari all'8% di coloro che erano stati richiamati o andati volontari alle armi. Anche per questo il rettore Supino il 9 dicembre 1919 chiese e ottenne dal ministero della Pubblica Istruzione l'autorizzazione per poter istallare una epigrafe commemorativa in marmo nel cortile della Sapienza. L'impossibilità di trovare la copertura finanziaria della spesa complessiva prevista, costrinse l'amministrazione universitaria a rinviare la realizzazione del progetto. Solo il 29 maggio 1924 fu inaugurato nel cortile della Sapienza il monumento in memoria dei 132 universitari pisani morti nella Grande Guerra, scolpito dall'artista milanese Gigi Supino. Nel suo basamento trovava finalmente posto in una piccola lastra di bronzo quella lapide con i nomi degli studenti morti che cinque anni prima non si era riusciti a realizzare.

Nella seconda parte del volumetto, viene descritta la curiosa vicenda del conferimento della laurea pisana honoris causa al presidente americano Woodrow Wilson, quando questi nei primi giorni del gennaio 1919 in un veloce viaggio in Italia fu accolto entusiasticamente da tutte le forze politiche per il suo spirito umanitario e per l'intervento determinante degli Stati Uniti nella grande guerra, mentre amministrazioni comunali e università fecero a gara a conferirgli cittadinanze e lauree onorarie.

Anche il rettore Supino dovette essere ben contento di rendere esecutiva la proposta lanciata dalla facoltà di Giurisprudenza e cercò di affrettare i tempi per consegnare il diploma ufficiale al presidente Wilson durante la sua visita in Italia. Il 4 gennaio 1919 venne approntato il diploma in pergamena, con la motivazione che "il prof. Woodrow Wilson, dall'alto seggio di presidente degli Stati Uniti d'America ed in nome di quel libero popolo, tanto nobilmente ed efficacemente ha proclamato i principi di scienza e di giustizia, di civiltà e di umanità, professati dalla sua cattedra e nei suoi scritti".

Per la brevità del soggiorno italiano e la complessità delle cerimonie ufficiali, non fu possibile consegnare il diploma personalmente al presidente Wilson e di conseguenza si dovette accettare con dispiacere di farglielo recapitare a Parigi in un prezioso "astuccio di peluche bleu con sigillo universitario". Così il 14 gennaio 1919 il rettore Supino inviò il prezioso plico al ministero della Pubblica Istruzione, perché provvedesse a inoltrarlo alla nostra ambasciata di Parigi. Il 22 gennaio 1919 da Parigi il presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando, colà arrivato ormai da una quindicina di giorni per la conferenza di pace, rassicura il rettore Supino di aver provveduto a far consegnare personalmente a Wilson il diploma. Il 30 gennaio 1919 Wilson in persona invia da Parigi una lettera autografa di ringraziamento al rettore Supino.

Dopo lo scontro apertosi sulla questione dalmata, le ragioni della politica presero il sopravvento su quelle della cultura e tutto fu messo a tacere e anche della moderata e prudente laudatio della laurea ad honorem pisana non si parlò più.
 

Danilo Barsanti



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