Il patriottismo americano dopo l'11 settembre
Arnaldo Testi è professore ordinario di Storia americana alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa. Ha scritto una storia degli Stati Uniti in due volumi, La formazione degli Stati Uniti (Il Mulino, 2003) e Il secolo degli Stati Uniti (Il Mulino, 2008). Ha curato l'edizione italiana di Plunkitt di Tammany Hall (Ets, 2010). La sua ultima pubblicazione in volume è Capture the Flag: The Stars and Stripes in American History (New York University Press, 2010). L'articolo che segue prende spunto dal saggio Riprendersi l’America: il patriottismo americano dopo l’11 settembre, pubblicato nel volume Oltre il secolo americano? Gli Stati Uniti prima e dopo l'11 settembre, a cura di Raffaella Baritono e Elisabetta Vezzosi, Roma: Carocci, 2011.
Che i cittadini degli Stati Uniti siano patriottici sembra un fatto indiscutibile. Che siano fra i più disponibili del mondo occidentale a dirlo senza pudori, e a mostrarlo in pubblico esibendone i simboli più popolari, la bandiera e l'inno nazionale, anche. Che siano diventati ancora più patriottici dopo l'11 settembre 2001, appare ragionevole ed è una sensazione diffusa; ne sono convinti sia gli osservatori stranieri che gli americani stessi. E i sondaggi lo confermano, benché moderatamente e solo per un limitato periodo di tempo: dopo qualche anno, la febbre patriottica è scomparsa e si è tornati a livelli "normali" (comunque molto alti).
Certo, avvertono i sondaggisti, chiedere agli americani se sono patriottici, soprattutto in un tragico momento di emergenza, è un po' come chiedere loro se pagano le tasse o votano: vivono in una cultura politica in cui è difficile rispondere di no, anche se poi nella vita reale praticano una fisiologica evasione fiscale e una patologica diserzione delle urne. Quindi, i sondaggi sarebbe bene non prenderli troppo sul serio, anche se conviene tenerli presente, tanto per cominciare.
Naturalmente, capire che cosa significhi essere patriottici, che cosa significhi il patriottismo americano, è la vera questione da dipanare. Nel dibattito pubblico più partigiano e urlato, e dopo l'11 settembre si è urlato molto, capita di sentir parlare di rispetto o mancanza di rispetto per la bandiera, di chi recita e chi no il giuramento di fedeltà a essa (il Pledge of Allegiance), di chi porta o meno al bavero della giacca il distintivo a stelle e strisce (il flag pin, ormai un must per le persone pubbliche), del luogo in cui qualcuno vive o è nato (si è forse più patrioti nel cuore del continente, a Omaha, Nebraska, che ai suoi margini geografici e culturali, alle Hawaii, a Manhattan o, Dio ci scampi, a Cambridge, Massachusetts?).
I simboli sono importanti, quando sono considerati importanti; e tuttavia il discorso sul patriottismo va al di là del loro uso aggressivo, è ben più complesso e non può essere ignorato né dai politici che vogliano essere attivi ed efficaci nella polity democratica americana, né dagli osservatori che vogliano capire qualcosa della cultura politica degli Stati Uniti. Come ha ricordato Barack Obama, riflettere su questo discorso è necessario perché è di rilevanza strategica: «Dopo tutto, quando discutiamo di patriottismo, discutiamo di che cosa siamo come paese, e soprattutto di che cosa dovremmo essere». Ed è una discussione aperta da sempre, conflittuale, inasprita dopo l'11 settembre, e oggi, a dieci anni da quell'evento, più aspra che mai. Una discussione senza una soluzione univoca o inevitabile.
Per saperne di più:
Arnaldo Testi, Riprendersi l’America: il patriottismo americano dopo l’11 settembre, in Oltre il secolo americano? Gli Stati Uniti prima e dopo l'11 settembre, a cura di Raffaella Baritono e Elisabetta Vezzosi, Roma: Carocci, 2011
Galeone pisano al terzo posto sul Canal Grande
Il galeone dell'Università di Pisa ha conquistato il terzo posto nella settima sfida remiera tra Atenei, regata disputata nelle acque del Canal Grande a Venezia.
Ad aggiudicarsi la manifestazione sono stati i padroni di casa, bravi ad imporsi su Trieste.
I pisani hanno invece superato Bari nella finalina, al termine di una bellissima gara sui 740 metri d'acqua che dividono Rialto da Ca' Foscari.
Sul galeone pisano hanno gareggiato, nella due giorni, Alessandro Augusti, Iacopo Biagi, Daniel Cesarini, Carlotta Del Gaudio, Manuel Igneri, Natascia Matteis, Alessio Melosi, Alice Simoncini, Simone Tonini. Timoniere, Marina Baselice. Preparatori atletici e tecnici: Francesco Caterino, Mario Gioli e Alessandro Simoncini.
La prossima edizione della sfida remiera sarà aperta anche ad atenei europei.
L'occhio che non vede si attiva di più: così il cervello si adatta al mondo
Immaginiamo di chiudere per alcune ore l'occhio che vede meno con un patch, quella sorta di pezzuola usata dagli oculisti. Quando lo riportiamo alla visione sarà così bramoso di informazioni, da rafforzarsi al punto di vincere la competizione con l'occhio sano per effetto della corteccia visiva che, nella persona adulta, ha un grado di plasticità molto più elevata di quanto si pensasse. La scoperta è frutto della ricerca condotta da Claudia Lunghi, del gruppo di ricerca supervisionato da Maria Concetta Morrone (Università di Pisa e Irccs Fondazione Stella Maris). e David Charles Burr (Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche In-Cnr di Pisa e Università degli Studi di Firenze). Lo studio, finanziato da fondi europei Erc e pubblicato su 'Current Biology', apre la strada a nuove e importanti applicazioni in ambito diagnostico e terapeutico, in particolare nell'ambito del trattamento dell'ambliopia (o 'occhio pigro'), in età pediatrica.
"Negli anni '60 – spiega Burr, ricercatore dell'In-Cnr - i premi Nobel David Hubel e Torsten Wiesel hanno dimostrato come un periodo di stimolazione visiva anomala anche breve abbia conseguenze sull'organizzazione della corteccia visiva. Se, per esempio, viene a mancare l'input proveniente da un occhio (deprivazione monoculare), la corteccia si sviluppa in maniera abnorme e tutte le cellule rispondono all'occhio aperto, mentre il deprivato rimane inesorabilmente deficitario (ambliope). Questo è vero anche per gli esseri umani: se una cataratta monoculare congenita non viene operata nei primissimi anni di vita l'occhio rimane per sempre ambliope. Si pensava però che, una volta causati i danni da input visivo anomalo, la plasticità corticale della corteccia visiva fosse praticamente ridotta a zero: il nostro studio mette in discussione tale convinzione"
I risultati ottenuti dimostrano infatti "il grande potenziale plastico della corteccia visiva adulta", prosegue Lunghi, dottoranda presso l'Università di Firenze, "e che la rivalità binoculare (per cui, quando le immagini provenienti dai due occhi sono molto differenti, il cervello non le fonde ma preferisce sopprimerne una), può essere un metodo rapido e non invasivo per misurare la plasticità del sistema visivo in maniera sensibile e accurata. Il risultato, inoltre, è clinicamente importante, in quanto la terapia occlusiva dell'occhio 'buono' (il patch) è comunemente utilizzata per il trattamento dell'ambliopia nei bambini ma non esistono Linee Guida, né Protocolli che diano indicazioni scientificamente provate sul suo utilizzo".
A questo proposito è in corso di preparazione una ricerca in collaborazione tra Stella Maris e Azienda ospedaliero-universitaria Meyer di Firenze per monitorare, utilizzando la rivalità binoculare, i cambiamenti plastici durante il trattamento dell'ambliopia anisometrope in età pediatrica.
L'immediata ricaduta che questa scoperta può avere è la possibilità di delineare un Protocollo terapeutico che indichi come, quando e in quali situazioni utilizzare la tecnica della deprivazione di visione (il patch) e in base al quadro clinico, delinerare anche i "dosaggi", ossia per quanto tempo utilizzare questa metodica. Attualmente infatti non esistono Linee Guida, né Protocolli che possano dare indicazioni scientificamente provate.
"La nostra scoperta", conclude Morrone, "si innesta nella tradizione che da anni caratterizza con grandi risultati sia la Fondazione Stella Maris, sia la Scuola di visione del Cnr di Pisa nell'ambito delle ricerche sulla plasticità cerebrale e della corteccia visiva".
(Ufficio stampa CNR)
Al Polo Carmignani una giornata di dibattiti sul tema dell’università e della ricerca con i rettori di Pisa e Firenze
Venerdì 9 settembre alle 9.30 presso l'Aula Magna del Polo Carmignani, in piazza dei Cavalieri a Pisa, si svolgerà una giornata di dibattiti sul tema dell'università e della ricerca che vedrà la partecipazione dei rettori dell'Università di Pisa, Massimo Augello, e dell'Università di Firenze, Alberto Tesi.
Sono previste due tavole rotonde, a cui prenderanno parte, oltre al rettore, rappresentanti di diverse università italiane, del CNR, del Consiglio Universitario Nazionale, dell'Agenzia Nazionale Valutazione Università e Ricerca e dell'Associazione italiana dottorandi e dottori. Le tavole rotonde si svolgeranno nell'ambito di Automatica.it, il Convengo annuale dei docenti e ricercatori italiani in Automatica, organizzato dal Centro "E.Piaggio" dell'Università di Pisa dal 7 al 9 settembre.
La prima tavola rotonda si terrà alle ore 9.00 e si occuperà del tema "Nuovo Governo delle Università: quali effetti su ricerca e didattica delle materie interdisciplinari?". Alle 11.15 si discuterà invece di "Valutazione e valorizzazione della ricerca e dei ricercatori". Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.convegnoautomaticaitaliana.org.
In 1.770 all’Expo di Pisa per inseguire il sogno di diventare medici
Sono stati 1.770 gli aspiranti dottori che, lunedì 5 settembre 2011, si sono presentati nella sede Expo di Ospedaletto di Pisa per sostenere il test di accesso ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia e in Odontoiatria e protesi dentaria attivati all'Ateneo pisano per l'anno accademico 2011/2012. In totale, le domande di partecipazione al concorso erano state 2.094, di cui 1.926 ammesse dopo il pagamento della tassa concorsuale. Vista la partecipazione, sarà dunque un ragazzo su sette ad aggiudicarsi uno dei 250 posti in palio per Medicina e dei 14 per Odontoiatria.
I ragazzi sono stati chiamati a svolgere un questionario di 80 domande a risposta multipla che, rispetto allo scorso anno, contenevano meno quesiti di tipo nozionistico e più quiz di logica, risoluzione di problemi e comprensione di testi. In particolare, la metà delle domande riguardava nozioni di cultura generale e ragionamento logico, 18 la biologia, 11 fisica e matematica e 11 la chimica. Proprio queste ultime sembrano aver creato le maggiori difficoltà nei candidati, come confermano molti dei ragazzi sentiti all'uscita dalla prova.
"Il test non era particolarmente complicato – dice Nicoletta, studentessa della provincia di Ragusa – ma certo ho trovato qualche difficoltà nel rispondere alle domande di chimica". La conferma arriva da Eleonora, di Pontedera, che un giorno sogna di diventare pediatra per curare i bambini malati di cancro: "La prova di ammissione richiedeva la conoscenza mnemonica della tavola degli elementi e io, pur essendomi preparata per l'intera estate, non sono sicura di aver risposto in modo corretto a tutte le domande di chimica". Qualche problema lo hanno creato anche i quesiti di cultura generale: secondo Giulia, studentessa di La Spezia, il test conteneva domande troppo particolari, soprattutto per quanto riguarda la storia. "Va bene quelle sull'Unità d'Italia, ma forse è pretendere troppo chiedere le motivazioni dell'esilio di Anita Garibaldi", aggiunge Gianluca, candidato di Massa che è comunque soddisfatto della sua prova.
Era già al secondo tentativo Marco, studente di Lucca, che la scorsa settimana aveva partecipato alla prova d'ingresso per il San Raffaele di Milano: "Oggi sono più soddisfatto delle risposte che ho dato e spero davvero di poter realizzare presto il mio sogno di diventare dottore".
È un sogno condiviso, questo, che accomuna le migliaia di ragazzi che hanno preso parte al concorso, ma anche le rispettive famiglie. "Sono partito da Manduria, in provincia di Taranto, per accompagnare mia figlia Claudia – dice il papà Claudio, che la sta aspettando subito fuori dalla sede dell'Expo – Sono già due estati che mia figlia si impegna per preparare questa prova". Riguardo alla scelta di Pisa, il papà rivela che sono stati tre i fattori determinanti: "La presenza di un Ateneo prestigioso, la vivibilità della città e un'attenta analisi delle statistiche di valutazione delle diverse sedi concorsuali". Daniele, invece, aspetta sia la figlia Greta che la nipote Kinzica, due ragazze di Lari che hanno studiato assieme alle Superiori e che ora sperano di poter continuare gli studi in parallelo.
A fine mattinata il bilancio del concorso è stato più che positivo: le prove si sono svolte regolarmente, anche grazie all'esperienza maturata negli ultimi anni dallo staff di persone preposte all'organizzazione e alla sorveglianza. Al lavoro vi erano circa 120 persone, suddivise tra personale tecnico-amministrativo dell'Ateneo, dipendenti della facoltà di Medicina e membri della cooperativa Colser. La commissione, di cui era segretario Roberto Pasquini, era composta dal presidente Amelio Dolfi, dai professori Corrado Blandizzi, Umberto Montali e Marco Nigro, dal dottor Leonardo Rossi. La prova è stata coordinata dall'Ufficio Studenti, di cui è responsabile Luigi Rivetti, e più in particolare dall'Unità Concorsi, di cui è responsabile Cristiana Bertini, con la collaborazione di Valerio Palla, responsabile del procedimento dei concorsi a programmazione nazionale, e di Gabriella Gheri, responsabile del procedimento dei concorsi a programmazione locale.
A Pisa un nuovo master per l’insegnamento della lingua inglese con le nuove tecnologie
Sono aperte le iscrizioni al nuovo master attivato all'Università di Pisa in "Linguistica e nuove tecnologie per l'insegnamento delle lingue moderne (Inglese)". Il corso, le cui lezioni si svolgeranno presso il Centro linguistico interdipartimentale dal prossimo mese di dicembre fino a giugno 2012, è rivolto a laureati e insegnanti che intendono approfondire e aggiornare le proprie competenze e abilità didattico-professionali.
Il master si articola in moduli che analizzano le problematiche legate all'insegnamento della lingua inglese sia dal punto di vista teorico sia dal punto di vista applicativo. Oltre allo studio dei fondamenti neurocognitivi dell'apprendimento linguistico, sono trattati i principali orientamenti teorici della linguistica della lingua straniera, con attenzione alle attuali tendenze della grammatica della lingua inglese e sono messi a fuoco, in particolar modo, gli strumenti per lo sviluppo di una capacità autonoma di costruzione di modelli personalizzati dell'insegnamento. Vista la sempre maggiore importanza delle nuove tecnologie, il percorso del master dà particolare rilievo proprio al loro utilizzo nell'insegnamento delle lingue straniere. Per iscriversi c'è tempo fino al 31 ottobre. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.unipi.it/master/dett_master281.html oppure www.cli.unipi.it.
L’Università di Pisa al top in Italia nell’Academic Ranking of World Universities di Shanghai
Sono le Università di Pisa e di Roma "La Sapienza" le migliori in Italia secondo l'Academic Ranking of World Universities (ARWU) elaborato dalla "Jiao Tong" University di Shanghai. I due atenei sono tra il 102° e il 150° posto al mondo e precedono quelli di Milano e Padova, posizionati tra il 151° e il 200° posto, oltre al Politecnico di Milano e alle università di Bologna, Firenze e Torino, che si situano tra il 201° e il 300° posto. Complessivamente, sono 22 le istituzioni accademiche italiane che compaiono tra le prime 500 al mondo, comprese la Scuola Normale Superiore (tra il 301° e il 400° posto) e l'Università di Siena (tra il 401° e il 500° posto).
L'Università di Pisa è, insieme a Padova, tra le prime cento al mondo nel campo disciplinare delle Scienze naturali e matematiche. L'Ateneo pisano eccelle inoltre nei settori della matematica e della fisica. In quello della matematica è al primo posto in Italia, 11° in Europa e 50° nel mondo, seguito dalla Scuola Normale Superiore tra 52° e 75°. In quello della fisica è al 3° posto in Italia, insieme alla Scuola Normale e dopo Padova e Roma "La Sapienza", tra i primi 20 in Europa e tra il 76° e il 100° nel mondo.
La classifica ARWU di Shanghai, pubblicata con cadenza annuale dal 2003, è tra le più accreditate a livello internazionale, con più di mille università monitorate. La sua metodologia si basa su alcuni indicatori di qualità delle performance sia accademiche che di ricerca, quali il numero di riconoscimenti internazionali ottenuti dallo staff accademico, il numero delle pubblicazioni e delle citazioni, e i risultati conseguiti in relazione alle dimensioni dell'istituzione.
Nel commentare il ranking ARWU, il rettore Massimo Augello ha ricordato che tutte le principali classifiche internazionali confermano Pisa ai vertici fra le università italiane, con punte di eccellenza che vengono riconosciute sia a livello europeo che mondiale. "Stiamo analizzando con attenzione questi risultati e approfondendo i relativi indicatori - ha concluso il rettore – perché vogliamo da un lato mantenere e valorizzare i nostri punti di forza, dall'altro impegnarci a fondo per migliorare nei settori in cui mostriamo delle debolezze".
Il galeone dell’Ateneo pisano a Venezia per la Sfida remiera delle università
Dopo il secondo posto ottenuto l'anno scorso, il galeone dell'Ateneo pisano tornerà a navigare nelle acque di Venezia per partecipare, sabato 3 e domenica 4 settembre 2011, alla Sfida remiera delle università. In lizza ci saranno 60 atleti, a rappresentare cinque squadre: quella veneziana, formata dalle università di Ca' Foscari e IUAV, e quelle di Pisa, Trieste, Salerno e Bari.
A inaugurare l'edizione 2011 della Sfida remiera saranno, sabato 3 settembre, le acque del bacino dell'Arsenale, che ospiteranno le selezioni fra le quattro squadre di Pisa, Trieste, Salerno e Bari per designare chi il giorno successivo accederà alla finalissima contro la compagine veneziana e alla finale per il terzo e quarto posto. Accederà alla finalissima in Canal Grande il galeone che otterrà il miglior tempo nei 350 metri del campo di regata, mentre i galeoni con il secondo e il terzo tempo disputeranno la finalina per il terzo posto.
La sfida finale si terrà domenica con le due manche conclusive nel tratto di Canal Grande, lungo 740 metri, che va da Rialto a Ca' Foscari: alle 18, dopo il passaggio delle caorline, è previsto lo svolgimento della finale per il terzo e quarto posto e alle 18.30, dopo il passaggio dei gondolini, la finalissima fra la squadra veneziana e quella giunta al primo posto nelle selezioni del sabato.
La premiazione dei vincitori è prevista per le 18.45 al piano del rettorato di Ca' Foscari, alla presenza del rettore di Ca' Foscari, Carlo Carraro, e del rettore IUAV, Amerigo Restucci, che consegneranno all'equipaggio vincitore la coppa della Sfida remiera delle università.
La Sfida remiera delle università, che si svolge con galeoni messi a disposizione dal Comune di Venezia, è nata nel 2005, inizialmente come confronto tra i due Atenei veneziani di Ca' Foscari e IUAV. Nel 2010 la gara si è allargata alle università legate a tradizioni marinare, con la partecipazione di Pisa, piazzatasi al secondo posto, Genova e Salerno. Quest'anno, come detto, la partecipazione sarà ancora più estesa, con la presenza di cinque città dalla lunga tradizione marinara che vanno dal nord al sud dell'Italia.
Il galeone pisano sarà composto da Alessandro Augusti, Iacopo Biagi, Daniel Cesarini, Carlotta Del Gaudio, Manuel Igneri, Natascia Matteis, Alessio Melosi, Alice Simoncini, Simone Tonini. Timoniere è Marina Baselice. Preparatori atletici sono Francesco Caterino, Mario Gioli e Alessandro Simoncini.
Il canto e la poesia come 'fucili'
Il canto e la poesia come armi di battaglia, come veri e propri strumenti di comunicazione rivoluzionari. E' questo un aspetto importante del Risorgimento livornese secondo Fabrizio Franceschini, professore di Linguistica italiana all'Università di Pisa, che sull'argomento ha scritto il saggio "Vite, lotte, versi: poeti popolari tra Toscana Corsica e Sardegna", scaricabile direttamente dal web (www.incontrotransfrontaliero.com) e comparso in un volume che raccoglie gli studi conclusivi del progetto "IN.CON.TRO (programma europeo Italia-Francia "Maritime").
"Si discute se il Risorgimento sia stato un fatto solo di élites intellettuali e di diplomazie. A differenza di quanto accadde nel resto della Toscana – spiega Franceschini – a Livorno le lotte risorgimentali furono davvero un fenomeno di massa e in questo senso la città è paragonabile a capitali italiane del movimento patriottico come Milano, Venezia o Roma". Nel suo studio Franceschini delinea i tratti di alcune "anime rivoluzionarie" della città labronica e della Toscana: anzitutto Giovanni Guarducci, capo della disesa antiaustriaca nel 1849, e poi Gian Luigi Tognocchi, Pirro Giacchi, e Demetrio Ciofi. "Siamo di fronte – continua Franceschini – a scrittori e poeti di varia estrazione sociale (Guarducci si occupava di commerci, Ciofi e Giacchi erano avvocati, Tognocchi un prete spretato) che misero al servizio del patriottismo tanto il fucile quanto la penna".
Le canzoni sovversive e anti-austriche che questi uomini scrissero spesso riprendevano arie d'opera o motivi popolari. Cantate per strada o nelle osterie, magari con l'accompagnamento di una chitarra, contribuirono a formare una coscienza risorgimentale diffusa e "dal basso". Pensiamo ad esempio alla Rondinella pellegrina, dal Marco Visconti di Tommaso Grossi, e alla Rondinella che libere l'ali stesa da Enrico Mayer nel carcere di Castel Sant'Angelo. Questi testi, nati per sottolineare l'infelicità degli esuli o dei prigionieri (tipicamente la rondine portava con sé notizie di chi era lontano), divennero una specie di "giornale cantato", dove si cambiavano le parole per raccontare le ultime novità dai campi di battaglia. Ci furono così la Rondinella di Livorno, scritta dopo l'arrivo degli austriaci (11 maggio 1849) che mise fine alla "Repubblica di Livorno", le Rondinelle legate alla II Guerra di Indipendenza e infine La Rondinella d'Aspromonte e quella di Mentana.
"Fra i patrioti livornesi e italiani che ripararono da Livorno a Bastia dopo l'arrivo degli austriaci – continua Franceschini – ci fu anche Guarducci, che di fatto divenne il capo della nutrita colonia italiana di esuli, composta da circa mille persone". Ma anche dalla Corsica questi uomini, penna in mano, continuarono a combattere inviando in Toscana opuscoli e canzoni "sovversive" stampate al di là del Tirreno. "Siam raminghi Livornesi, / siamo profughi infelici / ma terribili ai nemici / della nostra libertà./ Noi pugnammo un contro mille, / vinti sì, ma senza scorno: / la caduta di Livorno / tutta Italia onorerà", scriveva ad esempio Giacchi nel 1849. "In generale questi canti – spiega il professore – erano scritti in italiano, ma si usava anche il dialetto livornese (ad es. "noi semo livornesi/ veri repubbriàni,/ lo sa anch'er Cipriani/ se noi si sa pugnar"); analogamente a Roma il famoso Ciceruacchio, ossia Angelo Brunetti, usava il romanesco come strumento di comunicazione politica".
Un fenomeno particolare è poi l'uso del "bagitto", cioè del dialetto ebreo-livornese, nelle rime del Guarducci stampate a Bastia (che Franceschini sta per pubblicare in edizione critica e con un ampio studio presso Belforte di Livorno). Si tratta di poesie che satireggiavano non solo certi aspetti tradizionali della comunità ebraica livornese, ma anche gli israeliti impegnati in prima linea nel movimento patriottico e repubblicano, sulla linea indicata da Giuseppe Mazzini, mentre Guarducci era schierato sulle posizioni, spesso diverse e più moderate, di Francesco Domenico Guerrazzi. "E' probabile che Guarducci, ricordando anche in Corsica le lotte comuni e le rivalità intestine, – conclude Franceschini – riempisse il vuoto di azione dell'esilio, ma la faccenda aveva anche un risvolto economico: appena queste opere arrivavano a Livorno la comunità ebraica le acquistava in blocco per levarle di circolazione. Ma i proventi di queste vendite andavano comunque a sostenere la comunità degli esuli. Allo stesso modo Giacchi e Ciofi facevano al Teatro di Bastia serate di poesia estemporanea, devolvendo gli incassi a favore dei compagni in difficoltà. La poesia popolare era così uno strumento di lotta, ma anche di vita".
Ne hanno parlato:
In 1.770 per inseguire il sogno di diventare medici
Sono stati 1.770 gli aspiranti dottori che, lunedì 5 settembre 2011, si sono presentati nella sede Expo di Ospedaletto di Pisa per sostenere il test di accesso ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia e in Odontoiatria e protesi dentaria attivati all'Ateneo pisano per l'anno accademico 2011/2012. In totale, le domande di partecipazione al concorso erano state 2.094, di cui 1.926 ammesse dopo il pagamento della tassa concorsuale. Vista la partecipazione, sarà dunque un ragazzo su sette ad aggiudicarsi uno dei 250 posti in palio per Medicina e dei 14 per Odontoiatria.
I ragazzi sono stati chiamati a svolgere un questionario di 80 domande a risposta multipla che, rispetto allo scorso anno, contenevano meno quesiti di tipo nozionistico e più quiz di logica, risoluzione di problemi e comprensione di testi. In particolare, la metà delle domande riguardava nozioni di cultura generale e ragionamento logico, 18 la biologia, 11 fisica e matematica e 11 la chimica. Proprio queste ultime sembrano aver creato le maggiori difficoltà nei candidati, come confermano molti dei ragazzi sentiti all'uscita dalla prova.
"Il test non era particolarmente complicato – dice Nicoletta, studentessa della provincia di Ragusa – ma certo ho trovato qualche difficoltà nel rispondere alle domande di chimica". La conferma arriva da Eleonora, di Pontedera, che un giorno sogna di diventare pediatra per curare i bambini malati di cancro: "La prova di ammissione richiedeva la conoscenza mnemonica della tavola degli elementi e io, pur essendomi preparata per l'intera estate, non sono sicura di aver risposto in modo corretto a tutte le domande di chimica". Qualche problema lo hanno creato anche i quesiti di cultura generale: secondo Giulia, studentessa di La Spezia, il test conteneva domande troppo particolari, soprattutto per quanto riguarda la storia. "Va bene quelle sull'Unità d'Italia, ma forse è pretendere troppo chiedere le motivazioni dell'esilio di Anita Garibaldi", aggiunge Gianluca, candidato di Massa che è comunque soddisfatto della sua prova.
Era già al secondo tentativo Marco, studente di Lucca, che la scorsa settimana aveva partecipato alla prova d'ingresso per il San Raffaele di Milano: "Oggi sono più soddisfatto delle risposte che ho dato e spero davvero di poter realizzare presto il mio sogno di diventare dottore".
È un sogno condiviso, questo, che accomuna le migliaia di ragazzi che hanno preso parte al concorso, ma anche le rispettive famiglie. "Sono partito da Manduria, in provincia di Taranto, per accompagnare mia figlia Claudia – dice il papà Claudio, che la sta aspettando subito fuori dalla sede dell'Expo – Sono già due estati che mia figlia si impegna per preparare questa prova". Riguardo alla scelta di Pisa, il papà rivela che sono stati tre i fattori determinanti: "La presenza di un Ateneo prestigioso, la vivibilità della città e un'attenta analisi delle statistiche di valutazione delle diverse sedi concorsuali". Daniele, invece, aspetta sia la figlia Greta che la nipote Kinzica, due ragazze di Lari che hanno studiato assieme alle Superiori e che ora sperano di poter continuare gli studi in parallelo.
A fine mattinata il bilancio del concorso è stato più che positivo: le prove si sono svolte regolarmente, anche grazie all'esperienza maturata negli ultimi anni dallo staff di persone preposte all'organizzazione e alla sorveglianza. Al lavoro vi erano circa 120 persone, suddivise tra personale tecnico-amministrativo dell'Ateneo, dipendenti della facoltà di Medicina e membri della cooperativa Colser. La commissione, di cui era segretario Roberto Pasquini, era composta dal presidente Amelio Dolfi, dai professori Corrado Blandizzi, Umberto Montali e Marco Nigro, dal dottor Leonardo Rossi. La prova è stata coordinata dall'Ufficio Studenti, di cui è responsabile Luigi Rivetti, e più in particolare dall'Unità Concorsi, di cui è responsabile Cristiana Bertini, con la collaborazione di Valerio Palla, responsabile del procedimento dei concorsi a programmazione nazionale, e di Gabriella Gheri, responsabile del procedimento dei concorsi a programmazione locale.
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