Da due antichi continenti, Laurasia e Gondwana, l’evoluzione di tutte le piante attuali
La distribuzione delle piante vascolari del nostro pianeta si divide in due grandi gruppi a partire dalla Laurasia e dal Gondwana, due antichi continenti risalenti a circa 250 milioni di anni fa. È questo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista “New Phytologist” coordinato da Angelino Carta del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, in collaborazione con Lorenzo Peruzzi dello stesso Dipartimento e Santiago Ramírez-Barahona dell’Universidad Nacional Autónoma de México.
Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato oltre otto milioni di dati relativi alla distribuzione di 67.000 specie vegetali su scala globale. La divisione Laurasia-Gondwana, due antichi continenti che corrispondono oggi all’incirca alle terre del nostro emisfero settentrionale e meridionale, si rispecchia inoltre in alcune differenze fra i due grandi gruppi di piante. La flora settentrionale, costituita soprattutto da piante erbacee, è infatti a livello evolutivo più recente rispetto a quella meridionale costituita soprattutto piante legnose tropicali e in cui prevalgono linee evolutive più antiche.
I tre regni floristici in cui è attualmente suddivisa la terra: un regno olartico che comprende tutte le terre settentrionali, mentre la porzione meridionale del globo è composta dal regno olotropicale e dal regno australe
“La separazione Laurasia-Gondwana non è mai stata osservata e nemmeno proposta nei precedenti tentativi di studiare le relazioni tra le flore dei continenti – spiega Carta - Eppure questo risultato è perfettamente allineato con le conoscenze relative ai movimenti geologici delle placche terrestri studiate dai colleghi geologi”.
“Questo studio è importantissimo perché rappresenta il passo fondamentale per conoscere la storia evolutiva della vita sulla terra e come le piante convivono nei diversi continenti - conclude Carta - Infatti, associando questi risultati a quelli ottenuti mediante l'analisi della distribuzione degli animali sarà possibile valutare come è avvenuta la separazione delle comunità di organismi nei diversi continenti”.
L'E-Team Squadra Corse ricerca un pilota per la stagione gare 2021/2022
L’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa è alla ricerca di un nuovo pilota per le prossime competizioni di Formula SAE della stagione 2021/2022.
La Squadra ha bisogno di uno studente o una studentessa dell'Università di Pisa che abbia dimestichezza ed esperienza con la guida di veicoli sportivi, la sola passione non basta.
Se pensi di essere la persona giusta per l’E-Team, invia una mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. in cui descrivi le tue competenze e le passate o presenti esperienze di guida. Sarai ricontattato/a per fissare un incontro e avere più informazioni.
Per conoscere gli ultimi successi dell’E-Team, leggi l’articolo su UnipiNews.
L’E-team ti aspetta!
Dante, icona pop nella storia del fumetto italiano
Il 2021 è stato davvero l’anno di Dante: sono molte le iniziative organizzate per celebrare la figura e l’opera del poeta in occasione del settimo centenario dalla morte. Tra le ultime, non per importanza, la pubblicazione del volume “«A riveder la china»: Dante nei fumetti (e vignette) italiani dal XIX al XXI secolo”, uscito lo scorso 18 novembre. Leonardo Canova, post-doc del Dipartimento di filologia, letteratura e linguistica dell’Università di Pisa, ha curato il libro insieme a Luca Lombardo (Università Ca’ Foscari di Venezia) e Paolo Rigo (Università degli Studi Roma Tre). Il volume è fruibile in open access e scaricabile gratuitamente sul sito di Edizioni Ca’ Foscari a questo link.
Il saggio, nato dalla passione condivisa da curatori e autori per Dante e la cosiddetta “nona arte”, unisce il mondo dei dantisti e quello di fumettisti e illustratori che hanno tratto ispirazione dalla sua opera e dalla sua figura. Il libro è infatti diviso in due parti.
La prima sezione ripercorre la presenza del poeta nei fumetti italiani dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, fornendo ai lettori una sorta di atlante del fumetto dantesco. La seconda parte, curata da Valentina Rovere (University of Helsinki), accosta la parte artistica a quella scientifica, ospitando una galleria di illustrazioni e scritti inediti realizzati appositamente da artisti emergenti e importanti esponenti del mondo della nona arte.
Il libro s’inserisce nel filone di studi che analizza Dante come fenomeno pop, approfondendone aspetti che, numeri alla mano, risultano ancora poco esplorati: basti pensare che su circa 1400 saggi pubblicati ogni anno sull'opera o sulla vita di Dante, solo una sessantina negli ultimi 20 anni ne ha trattato il rapporto con la nona arte.
Eppure è sufficiente scorrere l’indice del volume per cogliere la ricchezza e varietà del materiale a disposizione: dall’archetipo Gustave Doré alle più recenti realizzazioni per il web, Dante viaggia attraverso i più importanti snodi della storia del fumetto in Italia, al fianco di alcuni tra i più famosi protagonisti di questi albi.
“Che si trovi a sostituire Lucifero in chiave di tormentatore - commenta Leonardo Canova - come accade nel celebre Inferno di Topolino firmato da Guido Martina, o ad interpretare una versione ipermoderna di se stesso, come nella straordinaria opera di Marcello Toninelli o ancora che sia ridotto ad un vecchietto scappato dall’ospizio, come in Cattivik, o ad un cantautorucolo squattrinato, come in Geppo, Dante è sempre Dante”.
Infatti, per quante possano essere le reinterpretazioni, la “faccia” del sommo poeta resta sempre la stessa: naso sporgente, abito e cappello rossi, eventuale corona d’alloro. In queste vesti il poeta diventa una vera icona pop. E il fumetto, lungi dall’essere un mezzo basso e lontano dalla Commedia su un’ipotetica scala della cultura, condivide anzi con l’opera dantesca la capacità di trattare qualunque aspetto della realtà.
“Dante volle essere popolare, decidendo in maniera quasi rivoluzionaria di scrivere in volgare, e di fatto lo fu fin da subito: imparato a memoria, trascritto, commentato come nessun altro autore al mondo - conclude Leonardo Canova (nella foto a destra) - Abbattendo l’innegabile barriera linguistica che oggi allontana l’opera del poeta dai lettori, il fumetto può restituire alla Commedia quella popolarità della quale ha sempre goduto.”
Il libro esce grazie ai contributi delle Università di Pisa, nell'ambito del progetto PRIN Hypermedia Dante Network, Ca’Foscari di Venezia, nell'ambito del progetto Vertexcult, e Roma Tre.
Dante, icona pop nella storia del fumetto italiano
Il 2021 è stato davvero l’anno di Dante: sono molte le iniziative organizzate per celebrare la figura e l’opera del poeta in occasione del settimo centenario dalla morte. Tra le ultime, non per importanza, la pubblicazione del volume “«A riveder la china»: Dante nei fumetti (e vignette) italiani dal XIX al XXI secolo”, uscito lo scorso 18 novembre. Leonardo Canova, post-doc del Dipartimento di filologia, letteratura e linguistica dell’Università di Pisa, ha curato il libro insieme a Luca Lombardo (Università Ca’ Foscari di Venezia) e Paolo Rigo (Università degli Studi Roma Tre). Il volume è fruibile in open access e scaricabile gratuitamente sul sito di Edizioni Ca’ Foscari a questo link.
Il saggio, nato dalla passione condivisa da curatori e autori per Dante e la cosiddetta “nona arte”, unisce il mondo dei dantisti e quello di fumettisti e illustratori che hanno tratto ispirazione dalla sua opera e dalla sua figura. Il libro è infatti diviso in due parti.
La prima sezione ripercorre la presenza del poeta nei fumetti italiani dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, fornendo ai lettori una sorta di atlante del fumetto dantesco. La seconda parte, curata da Valentina Rovere (University of Helsinki), accosta la parte artistica a quella scientifica, ospitando una galleria di illustrazioni e scritti inediti realizzati appositamente da artisti emergenti e importanti esponenti del mondo della nona arte.
Diario degli amici di Topolino, 1948
Il libro s’inserisce nel filone di studi che analizza Dante come fenomeno pop, approfondendone aspetti che, numeri alla mano, risultano ancora poco esplorati: basti pensare che su circa 1400 saggi pubblicati ogni anno sull'opera o sulla vita di Dante, solo una sessantina negli ultimi 20 anni ne ha trattato il rapporto con la nona arte.
Eppure è sufficiente scorrere l’indice del volume per cogliere la ricchezza e varietà del materiale a disposizione: dall’archetipo Gustave Doré alle più recenti realizzazioni per il web, Dante viaggia attraverso i più importanti snodi della storia del fumetto in Italia, al fianco di alcuni tra i più famosi protagonisti di questi albi.
Copertine di Geppo, 116, luglio 1984 e di Geppo Inferno 2000, Leggeri editore, 2011
“Che si trovi a sostituire Lucifero in chiave di tormentatore - commenta Leonardo Canova - come accade nel celebre Inferno di Topolino firmato da Guido Martina, o ad interpretare una versione ipermoderna di se stesso, come nella straordinaria opera di Marcello Toninelli o ancora che sia ridotto ad un vecchietto scappato dall’ospizio, come in Cattivik, o ad un cantautorucolo squattrinato, come in Geppo, Dante è sempre Dante”.
Infatti, per quante possano essere le reinterpretazioni, la “faccia” del sommo poeta resta sempre la stessa: naso sporgente, abito e cappello rossi, eventuale corona d’alloro. In queste vesti il poeta diventa una vera icona pop. E il fumetto, lungi dall’essere un mezzo basso e lontano dalla Commedia su un’ipotetica scala della cultura, condivide anzi con l’opera dantesca la capacità di trattare qualunque aspetto della realtà.
“Dante volle essere popolare, decidendo in maniera quasi rivoluzionaria di scrivere in volgare, e di fatto lo fu fin da subito: imparato a memoria, trascritto, commentato come nessun altro autore al mondo - conclude Leonardo Canova (nella foto a destra) - Abbattendo l’innegabile barriera linguistica che oggi allontana l’opera del poeta dai lettori, il fumetto può restituire alla Commedia quella popolarità della quale ha sempre goduto.”
Il libro esce grazie ai contributi delle Università di Pisa, nell'ambito del progetto PRIN Hypermedia Dante Network, Ca’Foscari di Venezia, nell'ambito del progetto Vertexcult, e Roma Tre.
Italia superpotenza dell’uva e del vino
Prima al mondo per numero di vitigni, ben 545, prima per produzione enologica, posto che si contende annualmente con la Francia, terza per produzione di uva e quarta per superficie vitata. Questi numeri mettono l’Italia fra le superpotenze dell’uva e del vino insieme a Francia e Spagna, titolo insidiato sempre più da Paesi extraeuropei emergenti, come Cina, Cile, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Sudafrica. E’ questo lo scenario generale che traccia il libro “Geografia della Vite, IV: la viticoltura italiana” scritto dal professore Riccardo Mazzanti dell’Università di Pisa e pubblicato dalla Pisa University Press.
Ricchissimo di dati e informazioni il volume inquadra il nostro Paese in una prospettiva internazionale scendendo poi nel dettaglio regione per regione. Scopriamo così che quasi la metà dei vigneti si trova nel Mezzogiorno, in particolare in Puglia e in Sicilia, secondo il Settentrione con il 36%, soprattutto il Veneto, e il resto nel Centro Italia dove primeggia la Toscana con l’8%. Una ripartizione della superficie vitata, come spiega lo studio, certo riconducibile a fattori di carattere geografico-ambientale, ma anche socioeconomico e culturali.
Per quanto riguarda poi la produzione enologica nazionale, complessivamente si aggira, con variazioni annuali talvolta notevoli, sui 55 milioni di ettolitri, oltre la metà dei quali riferibili a vini bianchi. Come etichette l'Italia può vantare oltre 400 vini a Denominazione d'Origine Protetta, 73 dei quali DOCG, e 118 vini a Indicazione Geografica Tipica: Piemonte e Toscana ne accolgono il maggior numero (58 ognuna), seguite da Veneto e Lombardia. Va infine sottolineato che quasi un quinto della produzione nazionale proviene da viticoltura biologica.
Ma il libro analizza il paesaggio vitivinicolo anche dal punto di vista turistico, culturale ed economico. Oggi si contano in Italia circa 170 Strade del Vino, concentrate in prevalenza a Nord e al centro (17 in Toscana, 16 in Veneto, 13 in Emilia-Romagna, 9 in Lombardia), ma diffuse anche nel resto della Penisola (17 in Sicilia, 11 in Puglia e 10 in Calabria, ad esempio). Nel 2017 una ventina di esse si sono organizzate nel Coordinamento Nazionale delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori, e oggi sono 79 che raggruppano per un totale di oltre 1.000 aziende vitivinicole, 500 ristoranti, 450 strutture ricettive e 320 agriturismi.
Dal punto di vista economico, un limite sostanziale della viticoltura italiana è però secondo lo studio la piccola dimensione delle aziende viticole, in media solo 1,71 ettari. Questo infatti comporta una cronica scarsità di capitali e di investimenti, problema che, secondo l’autore, può essere affrontato efficacemente soltanto attraverso l'associazionismo e la cooperazione.
“Resta in ogni caso il primato di regioni come Piemonte, la Toscana, il Veneto, il Trentino-Alto Adige o il Friuli – conclude Riccardo Mazzanti - che costituiscono un modello per la viticoltura e l’enologia mondiale grazie al loro un ruolo-guida a livello produttivo, organizzativo e di presenza sui mercati”.
Al Teatro Verdi ritorna l’Orchestra dell’Università di Pisa con il tradizionale Concerto di Natale
Dopo due anni – e in coincidenza con il decennale della sua fondazione – l’Orchestra dell’Università di Pisa torna a esibirsi al Teatro Verdi di Pisa con la Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven. L’appuntamento è venerdì 17 dicembre alle 21 con ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti. I biglietti (max due posti) possono essere prenotati esclusivamente on line sul sito http://su.unipi.it/BookingCoroOrchestra dalle ore 12.00 del 13 dicembre fino alle ore 23.59 del 15 dicembre. Secondo la normativa vigente, per entrare in teatro sarà necessario indossare la mascherina ed esibire il Super Greenpass.
L’esecuzione della Sinfonia n. 7 di Beethoven era stata programmata nel 2020 nel quadro delle celebrazioni beethoveniane, ma fu impedita dalla pandemia. Malgrado essa, e sia pure “Distanti…ma vicini” (come è intitolato uno degli altri due brani sinfonici in programma, scritti dal direttore dell’Orchestra Manfred Giampietro), i musicisti dell’Orchestra hanno proseguito con tenacia nello studio e nella pratica esecutiva, esprimendo la loro partecipazione alla commozione nazionale suscitata dalla tragica processione dei camion militari con le salme di Bergamo, con una prima esecuzione in video (sul canale YouTube dell’Università di Pisa) di “Tragicovid”, che sarà riproposta a pieno organico venerdì prossimo in concerto.
Italia superpotenza dell’uva e del vino
Prima al mondo per numero di vitigni, ben 545, prima per produzione enologica, posto che si contende annualmente con la Francia, terza per produzione di uva e quarta per superficie vitata. Questi numeri mettono l’Italia fra le superpotenze dell’uva e del vino insieme a Francia e Spagna, titolo insidiato sempre più da Paesi extraeuropei emergenti, come Cina, Cile, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Sudafrica. E’ questo lo scenario generale che traccia il libro “Geografia della Vite, IV: la viticoltura italiana” scritto dal professore Riccardo Mazzanti dell’Università di Pisa e pubblicato dalla Pisa University Press.
Ricchissimo di dati e informazioni il volume inquadra il nostro Paese in una prospettiva internazionale scendendo poi nel dettaglio regione per regione. Scopriamo così che quasi la metà dei vigneti si trova nel Mezzogiorno, in particolare in Puglia e in Sicilia, secondo il Settentrione con il 36%, soprattutto il Veneto, e il resto nel Centro Italia dove primeggia la Toscana con l’8%. Una ripartizione della superficie vitata, come spiega lo studio, certo riconducibile a fattori di carattere geografico-ambientale, ma anche socioeconomico e culturali.
Per quanto riguarda poi la produzione enologica nazionale, complessivamente si aggira, con variazioni annuali talvolta notevoli, sui 55 milioni di ettolitri, oltre la metà dei quali riferibili a vini bianchi. Come etichette l'Italia può vantare oltre 400 vini a Denominazione d'Origine Protetta, 73 dei quali DOCG, e 118 vini a Indicazione Geografica Tipica: Piemonte e Toscana ne accolgono il maggior numero (58 ognuna), seguite da Veneto e Lombardia. Va infine sottolineato che quasi un quinto della produzione nazionale proviene da viticoltura biologica.
Ma il libro analizza il paesaggio vitivinicolo anche dal punto di vista turistico, culturale ed economico. Oggi si contano in Italia circa 170 Strade del Vino, concentrate in prevalenza a Nord e al centro (17 in Toscana, 16 in Veneto, 13 in Emilia-Romagna, 9 in Lombardia), ma diffuse anche nel resto della Penisola (17 in Sicilia, 11 in Puglia e 10 in Calabria, ad esempio). Nel 2017 una ventina di esse si sono organizzate nel Coordinamento Nazionale delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori, e oggi sono 79 che raggruppano per un totale di oltre 1.000 aziende vitivinicole, 500 ristoranti, 450 strutture ricettive e 320 agriturismi.
Dal punto di vista economico, un limite sostanziale della viticoltura italiana è però secondo lo studio la piccola dimensione delle aziende viticole, in media solo 1,71 ettari. Questo infatti comporta una cronica scarsità di capitali e di investimenti, problema che, secondo l’autore, può essere affrontato efficacemente soltanto attraverso l'associazionismo e la cooperazione.
“Resta in ogni caso il primato di regioni come Piemonte, la Toscana, il Veneto, il Trentino-Alto Adige o il Friuli – conclude Riccardo Mazzanti - che costituiscono un modello per la viticoltura e l’enologia mondiale grazie al loro un ruolo-guida a livello produttivo, organizzativo e di presenza sui mercati”.
Corri 4 miglia con noi. Studenti e personale Unipi alla Maratona di Pisa
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