Grande successo del Coro dell’Università per l’esecuzione della Messa di Gloria di Giacomo Puccini
Grande successo per il tradizionale Concerto del Coro dell’Università del Giugno Pisano, giunto alla sua venticinquesima edizione. Venerdì 7 giugno alle ore 21:30, nella chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, il Coro dell'Università ha eseguito la grandiosa Messa a quattro voci con orchestra (detta Messa di Gloria) di Giacomo Puccini, composta a Lucca nel 1880. La serata è stata organizzata nell’ambito delle celebrazioni in occasione del primo centenario dalla morte del compositore lucchese. Per l’occasione, alle nutrite fila del Coro pisano si sono uniti i coristi del Coro dell’Università di Perugia in scambio culturale col nostro Ateneo. Solisti il tenore Marco Mustaro e il baritono Carlo Morini, insieme all’Orchestra Sinfonica Città di Grosseto, sotto la direzione di Stefano Barandoni.
Note di sala
Il XXV Concerto annuale nel Giugno Pisano del Coro dell’Università di Pisa cade nell’anno delle celebrazioni per il centenario della morte di Giacomo Puccini, il grande compositore lucchese che tante istituzioni musicali si stanno impegnando a ricordare.
L’occasione era dunque propizia per presentare, nella splendida cornice della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, l’unica grande opera sacra del Maestro: la Messa a quattro voci con orchestra. A rendere ancora più solenne l’evento è la presenza, nelle file del Coro, delle amiche e degli amici del Coro dell’Università di Perugia, giunti a Pisa per uno scambio culturale col nostro Coro, che nello stesso mese di giugno si recherà a Perugia per una seconda esecuzione congiunta della messa pucciniana. “Pisa e Perugia: due cori universitari per Giacomo Puccini” potrebbe essere il motto di questo progetto che ci ha visti alacremente impegnati da mesi di studio e prove.
La Messa a quattro voci con orchestra fu composta a Lucca da Puccini nel 1880 (a ventidue anni, dunque) per conseguire il diploma presso l’illustre Istituto Musicale “G. Pacini”, lo stesso di cui era stato direttore il padre di Giacomo, Michele. Spesso è indicata con il titolo Messa di Gloria: si tratta tuttavia, come ha anche precisato la specialista Gabriella Biagi Ravenni, di un errore, perché generalmente, e salvo poche eccezioni, quel titolo indica una composizione che comprende solo le due prime sezioni (Kyrie e Gloria), mentre qui sono presenti tutte e cinque le parti consuete di una messa (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus e Agnus Dei).
Quella pucciniana però, della quale il suo autore non volle mai pubblicare il manoscritto completo e che, una volta raggiunta la notorietà, definì “peccato giovanile”, cadde presto nell’oblio: dopo la prima esecuzione nella Chiesa di San Paolino di Lucca (il 12 luglio), infatti, sarebbero trascorsi settantadue anni prima che fosse eseguita di nuovo, a Chicago (1952) e alcuni mesi dopo a Napoli.
La sua riscoperta fu al centro di una vicenda confusa e rocambolesca: alla fine della Seconda guerra mondiale, Dante Del Fiorentino, il parroco della St. Lucy’s Church (Brooklyn) incaricato di scrivere una biografia del compositore (dall’eloquente titolo Immortal Bohemian: An intimate memoir of G. P., 1952) fece pubblicare quella che riteneva essere la partitura autografa, acquistata dalla famiglia Vandini di Lucca. Trattandosi invece di una copia, la Messa entrò in una battaglia legale che terminò con la divisione dei diritti d’autore tra la Ricordi e l’editore americano.
Al tempo della sua composizione, Puccini, che in quello stesso anno si tra- sferirà a Milano per frequentare il Conservatorio, poteva dirsi già un esperto esecutore di pianoforte e soprattutto di organo, il cui imponente spessore ispira qui molte pagine. Il Credo peraltro era stato già composto nel 1878 come pezzo autonomo, eseguito insieme al Mottetto Plaudite Populi, per la chiesa di San Paolino. Puccini aveva inoltre composto un Preludio a orchestra, la cantata I figli d’Italia bella e un valzer per la banda cittadina; ma soprattutto aveva già assistito a uno spettacolo operistico di rilievo, un’Aida rappresentata con grande fasto al teatro Nuovo di Pisa, dove si recò da Lucca insieme a un gruppo di amici, in un viaggio notturno fatto in gran parte a piedi, rimasto leggendario. L’influenza del tardo Verdi è evidente del resto fin dalle prime note del Kyrie, o nel successivo Qui tollis; ma tutte le prime prove sacre del giovane e talentuoso Giacomo erano spesso criticate (anche in famiglia) per indulgere a toni mondani, profani e troppo operistici.
La prima opera teatrale di Puccini sarà Le Villi, scritta tre anni dopo questa Messa per un concorso indetto a Milano dall’editore Sanzogno, e rappresentata nel 1884. Dopo Le Villi, lo straordinario destino artistico di Puccini non dimenticherà mai l’importanza della componente religiosa, sia nel teatro, sia nella produzione sacra (ancora nel 1905 comporrà un Requiem in memoria di Verdi). È nota la presenza, nella Messa, di alcuni temi che, con opportune trasformazioni, il melomane riconosce subito come familiari: il Gloria riemerge nel finale del primo atto di Tosca, l’Agnus Dei nel secondo atto della Manon (il celebre madrigale Sulla vetta tu del monte), il Kyrie nell’Edgar.
Ma la Messa ha ben altro peso nella formazione pucciniana perché, seppur in forma aurorale, vi si ritrovano quasi tutti gli aspetti innovativi che caratterizzeranno la successiva e più famosa produzione. A una generale e diffusa sensibilità di tipo drammaturgico, usuale per l’epoca (basti pensare al Requiem di Verdi, del 1874), si sommano, specie nel ritmo, molte finezze coloristiche che conferiscono alla melodia un tono sentimentale e a tratti pastorale, e che garantiscono una continuità tra i diversi pezzi fatta anche di fughe frenetiche e con- trasti trionfali che saranno poi tipici del teatro pucciniano. Anche se sono presenti fin dall’inizio del Gloria delle concessioni “mondane” (ad esempio le impennate di tromba di stampo garibaldino), che la stessa sorella Iginia rimproverava a Giacomo, la Messa è comunque musica sacra di altissimo livello.
La scrittura vocale si ispira allo stile imitativo della polifonia classica di Palestrina, che a quel tempo era un modello di studio nei Conservatori italiani. L’Et in terra pax e il Laudamus te mostrano chiare impronte della mu- sica religiosa del suo tempo, a partire dai grandi oratori di Mendelssohn. Più autenticamente pucciniano è il Gratias agimus tibi, per voce di tenore solista, dove emerge il calore espressivo e l’accento profondamente umano del futuro compositore delle arie di De Grieux, Rodolfo e Cavaradossi.L’ombra di Verdi si stende invece sul Qui tollis, pagina comunque animata dalla sensibilità per i valori razionali ed estetici dell’armonia. Il Cum Sancto Spiritu poi, che venne definito “un fugone coi baffi” dal critico della “Provincia di Lucca”, si rivela un esercizio bachiano di alta scuola (nonché di impervia esecuzione), che arriva ambiziosamente a incorporare nella doppia fuga finale il tema del Gloria. Siamo quindi al recupero di quel Credo composto due anni prima, una bellissima, forse solo un po’ ingessata e poco innovativa, professione di fede in do minore, che si apre in fortissimo e alterna episodi monoritmici a scambi contrappuntistici. Più originali risultano decisamente tutti e quattro i brani che seguono: il Crucifixus, affidato alla sola sezione grave maschile del coro, il Sanctus, il Benedictus e l’Agnus Dei. Il Benedictus, in particolare, intonato dal baritono solista, si dispiega con l’immediatezza comunicativa tipica del compositore, ma leggero e intimista è anche il duetto finale tra baritono e tenore (Agnus Dei), punteggiato in modo semplicissimo dal richiamo del coro (Miserere nobis). La Messa si conclude così con un ritmo di valzer, accompagnato dai fiati e dal pizzicato degli archi, quasi a evocare un’uscita spensierata, verso giovanili svaghi serali, da una chiesa lucchese.
Fabrizio Cigni
Responsabile del Polo Musicale “Maria Antonella Galanti” dell’Università di Pisa
Alla Domus Mazziniana "Un'idea di Matteotti", iniziativa in ricordo della figura di Giacomo Matteotti a cento anni dall'assassinio
Lunedì 10 a rievocare Giacomo Matteotti sarà il prof. Enzo Fimiani, docente di storia contemporanea all’Università di Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara, che presenterà in anteprima nazionale il proprio volume Un’idea di Matteotti un secolo dopo (Bologna, Marianetti 1820, 2024). Fimiani fa parte del direttivo nazionale della Società italiana per lo studio della storia contemporanea (Sissco) e del Consiglio di indirizzo dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea ed è uno dei maggiori esperti italiani della storia della democrazia plebiscitaria e dei totalitarismi del XX secolo.
Sfide globali, soluzioni europee, sinergie locali: presentata l’Alleanza Circle U. ai 7 partner associati
Non solo un’Alleanza tra università, ma un network di istituzioni pubbliche, aziende e partner della società civile chiamati a collaborare sui problemi concreti della società. Circle U., l’Alleanza Universitaria di cui fa parte l’Università di Pisa insieme ad altri 8 prestigiosi atenei europei, include al suo interno anche una serie di partner associati provenienti dai rispettivi territori di origine e che, per l’Ateneo pisano sono il Comune di Pisa, l’AOUP, il CNR, il Polo Tecnologico di Navacchio, TOUR4EU - Tuscan Organisation of Universities and Research for Europe, il CIMEA, Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche, e AAATE, l’Association for the Advancement of Assistive Technology in Europe.
Con una giornata che si è svolta nell’Aula Magna storica del Palazzo della Sapienza, l’Università di Pisa ha voluto salutare e dare il benvenuto ufficiale ai suoi partner associati, che hanno potuto conoscere le opportunità dell’Alleanza anche attraverso le testimonianze di studenti e docenti che hanno già preso parte a varie iniziative.
“Siamo qui per illustrare ai nostri partner associati il valore strategico dell’Alleanza europea Circle U. e le opportunità che questa può offrire al nostro territorio – ha spiegato il rettore Riccardo Zucchi nel suo saluto iniziale – L’Alleanza Circle U. comprende nove atenei di grande pregio, che nel prossimo futuro faranno nascere lauree congiunte, iniziative comuni e attività che andranno a unire le competenze e i saperi di ciascun partner. In tutte queste attività potranno essere coinvolte le istituzioni del territorio, in modo da costruire network di collaborazioni di respiro internazionale”.
All’evento hanno partecipato Frida Scarpa, assessora ai Rapporti con le istituzioni universitarie del Comune di Pisa; per l’Area CNR di Pisa, il direttore Fabio Recchia, Roberto Scopigno, direttore ISTI - Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione, Lucia Billeci, referente per il Working group Intelligenza Artificiale IFC, e Raffaele Conte, responsabile per la Protezione dati del CNR; per il Polo Tecnologico di Navacchio, il presidente Andrea Di Benedetto, Silvia Marchini, responsabile relazioni con le imprese e le startup, e Gaia Orlandi, responsabile comunicazione; Benedetta Becherini, dirigente responsabile del Clinical Trial Center dell’AOUP; Sara Comai, professoressa del Politecnico di Milano in rappresentanza di AAATE; Simona Costa, responsabile di TOUR4EU.
“Sono molti i vantaggi che le Alleanze Universitarie Europee possono portare ai singoli territori – ha ricordato Giovanni Federico Gronchi, prorettore per la cooperazione e le relazioni internazionali – Possono aiutare a migliorare le competenze delle persone e a supportare le aziende nel far fronte a carenze di qualifiche nelle comunità o nelle regioni; permettono opportunità di contatti diretti con giovani talenti provenienti da tutta Europa, che possono essere di aiuto a realizzare obiettivi concreti, da trattare in attività challenge-based; studenti, comunità accademica e società civile possono lavorare insieme per risolvere problemi di interesse pubblico. Questo permette di creare insegnamenti innovativi, basati su problemi reali”.
Il professor Alessio Cavicchi, responsabile del gruppo di lavoro sul “Societal Engagement” all’interno di Circle U., ha poi illustrato casi concreti di collaborazione e innovazione che l’Alleanza può far nascere anche sui territori, portando l’esempio di Suvignano, la tenuta confiscata alla mafia oggi di proprietà della Regione Toscana, che l’anno prossimo ospiterà un Boot Camp riservato agli studenti delle nove università di Circle U., invitati a sviluppare soluzioni, idee e progettualità per valorizzare l’azienda.
Da parte loro, i partner associati hanno mostrato molto interesse per le opportunità offerte da Circle U.: per l’assessora Frida Scarpa, l’Alleanza può creare connessioni e convergenze affinché la grande comunità di studenti e talenti presenti su Pisa possano rimanere sul territorio integrandosi nel tessuto delle piccole e medie imprese, anche con prospettive internazionali; CNR e AOUP auspicano che i loro laboratori e le loro strutture possano ospitare in futuro attività e progetti di studenti e ricercatori dell’Alleanza; il Polo Tecnologico di Navacchio apre le sue porte a chi vorrà fare esperienza di start-up e innovazione; Sara Comai è disponibile a supportare l’integrazione di tecnologie assistive di AAATE per la didattica di Circle U.; Simona Costa ha messo a disposizione l’esperienza di TOUR4EU per sviluppare opportunità di collaborazione in connessione con la Commissione Europea, nonché con la Regione Toscana.
All’incontro in Sapienza hanno partecipato anche i Chair dei Knowledge Hub attivati ad oggi in Circle U. – Alessandro Balestrino (Open Campus), Angioletta Sperti (Democracy), Lara Tavoschi (Global Health), Stefano Galatolo (Climate), Michelangelo Zaccarello (CU.mil), Alessio Cavicchi (InCU.bator) – e molti rappresentanti del team Circle U. che lavorano in Ateneo.
Aperta la call per il Circle U. Seed Funding Scheme 2024: opportunità per docenti, ricercatori, studenti e personale tecnico-amministrativo
C’è tempo fino al 15 ottobre 2024 per partecipare alla call del “Seed Funding Scheme” promossa di Circle U., l’Alleanza Universitaria di cui fa parte l’Università di Pisa insieme ad altri 8 atenei europei. Il bando, disponibile a questo link, offre opportunità di finanziamento fino a 10.000 euro per progetti presentati da docenti, ricercatori, studenti e personale tecnico-amministrativo di tutte le discipline. La condizione è che le proposte da finanziare nascano dalla collaborazione di almeno tre università che fanno parte dell’Alleanza universitaria.
Giovedì 13 giugno, alle ore 13, è in programma una Seed Funding Scheme Info Session (per iscriversi compilare questo form). Il team di Circle U. presenterà i punti principali della call, inclusi i requisiti di ammissibilità e il finanziamento. Seguiranno gli interventi di alcuni dei vincitori della call degli scorsi anni, che parleranno della loro esperienza nella preparazione della domanda e nell’implementazione del progetto, delle sfide affrontate e di come le hanno risolte. In conclusione, ci sarà una sessione di domande e risposte. Per coloro che non possono partecipare su Teams, la sessione sarà registrata.
Il “Seed Funding Scheme” dà la possibilità di proporre progetti innovativi che vanno da seminari, workshop, moduli, corsi e attività di ricerca congiunte sviluppati in collaborazione con almeno altri due partner. Nel caso di studenti, i progetti proposti contribuiranno a rafforzare la partecipazione e il coinvolgimento della comunità studentesca all’interno di Circle U., supportando nuove attività di apprendimento e formazione o organizzando attività culturali.
A questo link è possibile visionare tutti i progetti finanziati con il Seed Funding Scheme negli scorsi anni.
Chimici UNIPI al lavoro su “Tuttomondo” di Keith Haring a Pisa
Lunedì 10 giugno alle 11 una task force coordinata dalla professoressa Francesca Modugno del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa eseguirà un intervento diagnostico sul murale “Tuttomondo” di Keith Haring a Pisa. L'inizitativa è in collaborazione con l’Ufficio Cultura del Comune di Pisa e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno.
L’obiettivo è quello di valutare lo stato di conservazione dell’opera e del film protettivo applicato in superficie nell’ultimo intervento di restauro del 2015. Le analisi testeranno inoltre il grado di impermeabilità del murale e lo stato di conservazione. Il team eseguirà esami spettroscopici non invasivi e preleverà alcuni microcampioni superficiali per analisi di laboratorio mirate.
“Le indagini sono necessarie per monitorare la stabilità e lo stato dell’opera nel tempo e per contribuire a pianificare strategie efficaci e sostenibili di conservazione attiva e preventiva - spiega Francesca Modugno - I risultati saranno messi a disposizione del Comune di Pisa e della Soprintendenza, Tuttomondo è un'opera unica, storicizzata e tutelata, che merita cura e monitoraggio, al fine di evitare costosi interventi futuri”.
Al lavoro sul murale insieme a Francesca Modugno ci saranno Jacopo La Nasa, Ilaria Degano e Tommaso Nacci del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Ateneo pisano, Stefano Legnaioli e Beatrice Campanella, ricercatori dell’Istituto di Chimica dei Composti Organometallici di Pisa, il restauratore che hanno eseguito l’intervento nel 2015 Antonio Rava, e un gruppo di esperti dal Politecnico di Milano che include le professoresse Lucia Toniolo e Sara Goidanich, oltre alle restauratrici della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno Ilaria Barbetti, Elena Salotti ed Eva Pianini.
L’intervento su Tuttomondo si svolge nell’ambito del progetto PRIN2020 SuPerStAr dell’Università di Pisa coordinato dalla stessa Professoressa Modugno e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. SuPerStAr (Sustainable Preservation strategies for Street Art) punta a sviluppare una serie di buone pratiche e linee guida per preservare le opere di street art nell’originario contesto urbano in cui si trovano.
Keith Haring, uno dei più famosi artisti del Neo Pop, realizzò Tuttomondo nel giugno del 1989. Si tratta dell'ultima opera pubblica dell'artista statunitense prima della sua morte, nonché l'unica pensata per essere permanente. Ecco qui una breve storia della genesi del murale.
Il soggiorno a Pisa di Haring si deve all’interesse dell’allora diciannovenne Piergiorgio Castellani, uno studente pisano capitato a New York per una vacanza in compagnia del padre. Piergiorgio, appassionato di Pop Art, s’imbatté fortunosamente in Keith Haring. I due fecero amicizia e il giovane studente convinse l’artista a recarsi in Italia per la realizzazione di un’opera che fosse per tutti. La prima opzione che venne loro presentata per l’esecuzione del grande affresco fu la facciata di un edificio periferico della città di Firenze, opzione che i due rifiutarono in quanto, secondo loro, l’opera doveva collocarsi al centro della vita delle persone. Si accordarono quindi con il sindaco e la giunta comunale della città di Pisa. La parete individuata fu quella posteriore del Convento dei Frati Servi di Maria, dietro alla chiesa di Sant’Antonio Abate: 180 metri quadrati, 10 in lunghezza e 18 d’altezza. Dopo aver ricevuto un l’assenso del parroco della chiesa, Haring, con l’aiuto di Piergiorgio ed altri studenti pisani, cominciò i lavori che portano alla realizzazione di Tuttomondo.
Chimici UNIPI al lavoro su “Tuttomondo” di Keith Haring a Pisa
Lunedì 10 giugno alle 11 una task force coordinata dalla professoressa Francesca Modugno del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa eseguirà un intervento diagnostico sul murale “Tuttomondo” di Keith Haring a Pisa. L'inizitiva è in collaborazione con l’Ufficio Cultura del Comune di Pisa e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno.
L’obiettivo è quello di valutare lo stato di conservazione dell’opera e del film protettivo applicato in superficie nell’ultimo intervento di restauro del 2015. Le analisi testeranno inoltre il grado di impermeabilità del murale e lo stato di conservazione. Il team eseguirà esami spettroscopici non invasivi e preleverà alcuni microcampioni superficiali per analisi di laboratorio mirate.
“Le indagini sono necessarie per monitorare la stabilità e lo stato dell’opera nel tempo e per contribuire a pianificare strategie efficaci e sostenibili di conservazione attiva e preventiva - spiega Francesca Modugno - I risultati saranno messi a disposizione del Comune di Pisa e della Soprintendenza, Tuttomondo è un'opera unica, storicizzata e tutelata, che merita cura e monitoraggio, al fine di evitare costosi interventi futuri”.
Al lavoro sul murale insieme a Francesca Modugno ci saranno Jacopo La Nasa, Ilaria Degano e Tommaso Nacci del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Ateneo pisano, Stefano Legnaioli e Beatrice Campanella, ricercatori dell’Istituto di Chimica dei Composti Organometallici di Pisa, il restauratore che hanno eseguito l’intervento nel 2015 Antonio Rava, e un gruppo di esperti dal Politecnico di Milano che include le professoresse Lucia Toniolo e Sara Goidanich, oltre alle restauratrici della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno Ilaria Barbetti, Elena Salotti ed Eva Pianini.
L’intervento su Tuttomondo si svolge nell’ambito del progetto PRIN2020 SuPerStAr dell’Università di Pisa coordinato dalla stessa Professoressa Modugno e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. SuPerStAr (Sustainable Preservation strategies for Street Art) punta a sviluppare una serie di buone pratiche e linee guida per preservare le opere di street art nell’originario contesto urbano in cui si trovano.
Keith Haring, uno dei più famosi artisti del Neo Pop, realizzò Tuttomondo nel giugno del 1989. Si tratta dell'ultima opera pubblica dell'artista statunitense prima della sua morte, nonché l'unica pensata per essere permanente. Ecco qui una breve storia della genesi del murale.
Il soggiorno a Pisa di Haring si deve all’interesse dell’allora diciannovenne Piergiorgio Castellani, uno studente pisano capitato a New York per una vacanza in compagnia del padre. Piergiorgio, appassionato di Pop Art, s’imbatté fortunosamente in Keith Haring. I due fecero amicizia e il giovane studente convinse l’artista a recarsi in Italia per la realizzazione di un’opera che fosse per tutti. La prima opzione che venne loro presentata per l’esecuzione del grande affresco fu la facciata di un edificio periferico della città di Firenze, opzione che i due rifiutarono in quanto, secondo loro, l’opera doveva collocarsi al centro della vita delle persone. Si accordarono quindi con il sindaco e la giunta comunale della città di Pisa. La parete individuata fu quella posteriore del Convento dei Frati Servi di Maria, dietro alla chiesa di Sant’Antonio Abate: 180 metri quadrati, 10 in lunghezza e 18 d’altezza. Dopo aver ricevuto un l’assenso del parroco della chiesa, Haring, con l’aiuto di Piergiorgio ed altri studenti pisani, cominciò i lavori che portano alla realizzazione di Tuttomondo.
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(Crediti immagine: This image was originally posted to Flickr by Dimitris Kamaras. It was reviewed on 19 May 2022 by FlickreviewR 2 and was confirmed to be licensed under the terms of the cc-by-2.0).
Sfide globali, soluzioni europee, sinergie locali: presentata l’Alleanza Circle U. ai 7 partner associati
Non solo un’Alleanza tra università, ma un network di istituzioni pubbliche, aziende e partner della società civile chiamati a collaborare sui problemi concreti della società. Circle U., l’Alleanza Universitaria di cui fa parte l’Università di Pisa insieme ad altri 8 prestigiosi atenei europei, include al suo interno anche una serie di partner associati provenienti dai rispettivi territori di origine e che, per l’Ateneo pisano sono il Comune di Pisa, l’AOUP, il CNR, il Polo Tecnologico di Navacchio, TOUR4EU - Tuscan Organisation of Universities and Research for Europe, il CIMEA, Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche, e AAATE, l’Association for the Advancement of Assistive Technology in Europe.
Con una giornata che si è svolta nell’Aula Magna storica del Palazzo della Sapienza, l’Università di Pisa ha voluto salutare e dare il benvenuto ufficiale ai suoi partner associati, che hanno potuto conoscere le opportunità dell’Alleanza anche attraverso le testimonianze di studenti e docenti che hanno già preso parte a varie iniziative.
“Siamo qui per illustrare ai nostri partner associati il valore strategico dell’Alleanza europea Circle U. e le opportunità che questa può offrire al nostro territorio – ha spiegato il rettore Riccardo Zucchi nel suo saluto iniziale – L’Alleanza Circle U. comprende nove atenei di grande pregio, che nel prossimo futuro faranno nascere lauree congiunte, iniziative comuni e attività che andranno a unire le competenze e i saperi di ciascun partner. In tutte queste attività potranno essere coinvolte le istituzioni del territorio, in modo da costruire network di collaborazioni di respiro internazionale”.
All’evento hanno partecipato Frida Scarpa, assessora ai Rapporti con le istituzioni universitarie del Comune di Pisa; per l’Area CNR di Pisa, il direttore Fabio Recchia, Roberto Scopigno, direttore ISTI - Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione, Lucia Billeci, referente per il Working group Intelligenza Artificiale IFC, e Raffaele Conte, responsabile per la Protezione dati del CNR; per il Polo Tecnologico di Navacchio, il presidente Andrea Di Benedetto, Silvia Marchini, responsabile relazioni con le imprese e le startup, e Gaia Orlandi, responsabile comunicazione; Benedetta Becherini, dirigente responsabile del Clinical Trial Center dell’AOUP; Sara Comai, professoressa del Politecnico di Milano in rappresentanza di AAATE; Simona Costa, responsabile di TOUR4EU.
“Sono molti i vantaggi che le Alleanze Universitarie Europee possono portare ai singoli territori – ha ricordato Giovanni Federico Gronchi, prorettore per la cooperazione e le relazioni internazionali – Possono aiutare a migliorare le competenze delle persone e a supportare le aziende nel far fronte a carenze di qualifiche nelle comunità o nelle regioni; permettono opportunità di contatti diretti con giovani talenti provenienti da tutta Europa, che possono essere di aiuto a realizzare obiettivi concreti, da trattare in attività challenge-based; studenti, comunità accademica e società civile possono lavorare insieme per risolvere problemi di interesse pubblico. Questo permette di creare insegnamenti innovativi, basati su problemi reali”.
Il professor Alessio Cavicchi, responsabile del gruppo di lavoro sul “Societal Engagement” all’interno di Circle U., ha poi illustrato casi concreti di collaborazione e innovazione che l’Alleanza può far nascere anche sui territori, portando l’esempio di Suvignano, la tenuta confiscata alla mafia oggi di proprietà della Regione Toscana, che l’anno prossimo ospiterà un Boot Camp riservato agli studenti delle nove università di Circle U., invitati a sviluppare soluzioni, idee e progettualità per valorizzare l’azienda.
Da parte loro, i partner associati hanno mostrato molto interesse per le opportunità offerte da Circle U.: per l’assessora Frida Scarpa, l’Alleanza può creare connessioni e convergenze affinché la grande comunità di studenti e talenti presenti su Pisa possano rimanere sul territorio integrandosi nel tessuto delle piccole e medie imprese, anche con prospettive internazionali; CNR e AOUP auspicano che i loro laboratori e le loro strutture possano ospitare in futuro attività e progetti di studenti e ricercatori dell’Alleanza; il Polo Tecnologico di Navacchio apre le sue porte a chi vorrà fare esperienza di start-up e innovazione; Sara Comai è disponibile a supportare l’integrazione di tecnologie assistive di AAATE per la didattica di Circle U.; Simona Costa ha messo a disposizione l’esperienza di TOUR4EU per sviluppare opportunità di collaborazione in connessione con la Commissione Europea, nonché con la Regione Toscana.
All’incontro in Sapienza hanno partecipato anche i Chair dei Knowledge Hub attivati ad oggi in Circle U. – Alessandro Balestrino (Open Campus), Angioletta Sperti (Democracy), Lara Tavoschi (Global Health), Stefano Galatolo (Climate), Michelangelo Zaccarello (CU.mil), Alessio Cavicchi (InCU.bator) – e molti rappresentanti del team Circle U. che lavorano in Ateneo.
Cosa succede al cervello quando meditiamo: lo studio dell’Università di Pisa condotto presso l’Università Monastica Tibetana di Sera Jey in India
Uno studio dell’Università di Pisa pubblicato su Frontiers in Psychology nella sezione Consciousness Researches investiga le basi neurali dell’attività di meditazione, avvalendosi di un gruppo di volontari di eccezione: i monaci di Sera-Jey, l’Università Monastica Tibetana in Karnataka, India nell’ambito di una collaborazione attiva dal 2018.
Il gruppo di ricerca dell’Ateneo, composto da ingegneri del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e da psicofisiologi del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica, ha lavorato sui dati raccolti nell’arco di diversi mesi, durante i quali i monaci sono stati monitorati nelle meditazioni quotidiane tramite il rilevamento di elettroencefalogramma, attività cardiaca e respiratoria. Lo studio è l’unico nel suo genere a potersi fondare sull’analisi di un gruppo così omogeneo e altamente addestrato. I monaci infatti, dopo un percorso di studi di quasi un ventennio, possono scegliere di dedicarsi fino a otto ore al giorno alla meditazione in ritiri della durata di diversi anni.
“Grazie alla convenzione tra l’Ateneo di Pisa e l’Università di Sera Jey - spiega Bruno Neri, docente di ingegneria elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa (nelle foto insieme ai monaci tibetani) - abbiamo avuto l’opportunità di studiare la meditazione praticata da un gruppo di super esperti. La routine dei monaci in ritiro prevede quattro sessioni di meditazione di due ore ciascuna ogni giorno per un totale di circa 3000 ore l’anno. Ho trascorso con loro periodi di permanenza piuttosto lunghi, fino a 6 settimane in tre diverse occasioni, utilizzando dispositivi di misura dei parametri fisiologici indossabili e non invasivi, per non interferire in alcun modo con le loro pratiche quotidiane. Lo scopo era quello di indagare i correlati neuronali di due diverse tipologie di meditazione, concentrativa e analitica. Nella prima si può raggiungere uno stato cognitivo di consapevolezza priva di contenuto e pensiero discorsivo; nella seconda invece la mente viene diretta su un oggetto di riflessione (per esempio un concetto filosofico o morale), che viene analizzato in tutte le sue sfaccettature”.
I tracciati elettroencefalografici risultanti dai due tipi di mediazione sono stati analizzati tramite modelli matematici, nel tentativo di mettere in evidenza le differenze a livello neurofisiologico durante la meditazione concentrativa e quella analitica. “I primi risultati - afferma Alejandro Callara, ricercatore in bioingegneria al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa - indicano che analizzando il segnale elettroencefalografico è possibile distinguere nettamente tra i due tipi di meditazione. In particolare, abbiamo visto che la meditazione concentrativa provoca un drastico cambiamento della potenza di tale segnale nella maggior parte delle bande spettrali classiche e che tale cambiamento è più evidente al crescere dell'esperienza del soggetto. Di fatto abbiamo osservato questo fenomeno con certezza in quei monaci con più di 20.000 ore di meditazione al loro attivo. Tenuto conto della letteratura scientifica sull’argomento sembrerebbe che con l’esperienza nella pratica cresca la capacità di attivare meccanismi dell’attenzione che permettono loro di sopprimere stimoli non rilevanti e distrattori, a favore della focalizzazione sull’auto consapevolezza, cosa che di fatto è proprio lo scopo della meditazione concentrativa. Abbiamo anche osservato che lo stesso soggetto (esperto) impegnato sia nella meditazione analitica che in quella concentrativa, è in grado soltanto in questo secondo caso di generare le variazioni descritte sopra, e questo ci suggerisce che tali variazioni possano essere rilevanti per uno studio più approfondito sugli stati non ordinari di coscienza indotti dalla meditazione”.
La prossima missione a Sera Jey inizierà il 29 giugno prossimo. Il gruppo sarà composto da Bruno Neri, Alejandro Callara e Ciro Conversano, docente di Psicologia Dinamica, e avrà come obiettivo quello di reclutare, con la collaborazione dello Science Center di Sera Jey e del vicino Collegio Tantrico di Gyumed, altri volontari esperti in alcune pratiche meditative esoteriche in grado di agire alla radice del rapporto Mente/Corpo. Ciro Conversano condurrà inoltre una serie di seminari sulla mindfulness e sulle pratiche contemplative.
Università di Pisa e Musei di Empoli per il pubblico cinese
Mercoledì 5 giugno, alle ore 16, al Museo del Vetro di Empoli (in via Ridolfi 70), si terrà l’incontro “I Musei di Empoli per il pubblico cinese” con la presentazione delle brochures in lingua cinese del Museo della Collegiata di Sant'Andrea e del Museo del Vetro di Empoli realizzate dal Laboratorio di Cultura Museale MUSEIA dell’Università di Pisa. Nell’occasione interverranno Cristina Gelli (Musei di Empoli); Zhou Yeqing, Antonella Gioli, Sara Bruni (Università di Pisa); Francesco Biron (PromoCultura).
Sono pochi i musei, anche grandi, che offrono strumenti di conoscenza e guida rivolti ai cittadini e turisti di lingua cinese. Ciò rende ancora più significativa l'iniziativa dei due piccoli ma molto interessanti musei di Empoli che offrono ben quattro brochures: due per adulti, che illustrano le opere più significative delle due raccolte, e due per bambini, che invitano in maniera giocosa e scoprire spazi e oggetti. Una iniziativa frutto della collaborazione tra istituzioni, associazioni, comunità per lo sviluppo dell'accessibilità e mediazione museale e culturale anche come elemento di integrazione sociale.
Il lavoro di adattamento culturale e di traduzione delle brochures è stato svolto da Zhou Yeqing, laureanda in Scienze dei Beni Culturali all’Università di Pisa, nell'ambito delle attività di MUSEIA-Laboratorio di cultura museale del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere (responsabile professoressa Antonella Gioli) e del progetto "PA.CO.net: Patrimonio e Comunità in rete: progetto pilota per nuove pratiche partecipative a Empoli" dell'Università di Pisa con PromoCultura, Co&So Empoli, Comune di Empoli, ICOM Italia (risorse Regione Toscana - POR FSE TOSCANA 2014-2020, nell’ambito di Giovanisì).
XV concerto annuale del coro dell'Università di Pisa nel Giugno pisano nel segno di Puccini
Pisa, 5 giugno 2024 - Torna il tradizionale Concerto del Coro dell’Università del Giugno Pisano, giunto alla sua venticinquesima edizione. Venerdì 7 giugno alle ore 21:30, nella chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, il Coro dell'Università eseguirà la grandiosa Messa a quattro voci con orchestra (detta Messa di Gloria) di Giacomo Puccini, composta a Lucca nel 1880.
La serata è organizzata nell’ambito delle celebrazioni in occasione del primo centenario dalla morte del compositore lucchese. Per l’occasione, si uniranno alle nutrite fila del Coro pisano i coristi del Coro dell’Università di Perugia in scambio culturale col nostro Ateneo. Solisti il tenore Marco Mustaro e il baritono Carlo Morini, insieme all’Orchestra Sinfonica Città di Grosseto, sotto la direzione di Stefano Barandoni. L’ingresso è libero. L'evento è organizzato dal Polo Musicale "Antonella Galanti" del CIDIC - Centro per l'Innovazione e la Diffusione della Cultura.