Neuroprotesi e robotica per la riabilitazione post-ictus e il ripristino della funzione motoria
L’utilizzo di soluzioni tecnologiche avanzate, che sfruttano sistemi robotici intelligenti ed elettrodi in grado di stimolare il sistema nervoso, può aumentare l’efficacia della riabilitazione post-ictus e favorire un possibile ripristino della funzione motoria nei pazienti. Ma perché ciò sia davvero possibile è necessario comprendere meglio i meccanismi con i quali il sistema nervoso compie o ri-apprende i vari tipi di movimenti.
È questa la tesi proposta nell’articolo “Advanced neurotechnologies for the restoration of motor function” pubblicato sulla rivista Neuron da un gruppo di scienziati internazionali: Silvestro Micera, professore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL), Matteo Caleo, professore presso il dipartimento di Scienze Bio-Mediche dell’Università di Padova e presso l’Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa, Carmelo Chisari, professore associato presso il dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa, Friedhelm C. Hummel, professore dell’École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL), e Alessandra Pedrocchi, professore associato del dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano.
Alla base dell’articolo vi è l’idea che attraverso la combinazione tra riabilitazione classica, riabilitazione robotica e soluzioni avanzate di neurotecnologia, sia possibile migliorare i risultati clinici della riabilitazione post-ictus, compiendo di fatto un notevole passo in avanti rispetto alle terapie tradizionali. L’ictus è la principale causa di disabilità nei paesi occidentale e la seconda causa di morte a livello mondiale. in Europa, più di 3,7 milioni di pazienti soffrono di sintomi correlati all'ictus, e solo una piccola parte dei pazienti è in grado di ristabilirsi e tornare a una vita normale, senza problematicità. Recenti studi hanno infatti dimostrato l’importanza delle tecniche di neurostimolazione e robotiche che possono affiancare e potenziare i trattamenti già esistenti. Tutto questo può portare a un nuovo approccio riabilitativo, in grado di personalizzare la terapia a seconda delle necessità del paziente, con robot indossabili e modulabili: una frontiera innovativa che potrebbe essere valida non solo in pazienti colpiti da ictus, ma anche nella riabilitazione di persone affette da disturbi neurologici.
Tuttavia, per imprimere una svolta ai trattamenti riabilitativi, occorre favorire un cambiamento, l’adozione di un nuovo paradigma in grado di comprendere a fondo i meccanismi che regolano la riabilitazione.
“È necessario aumentare in modo consistente – afferma il professor Micera – la conoscenza dei meccanismi neurali che regolano il controllo motorio e la plasticità neurale attraverso nuovi studi neuroscientifici e modelli computazionali avanzati per permettere di personalizzare e rendere più efficace l’approccio neuro-riabilitativo basato sull’uso di tecnologie innovative”.
Surgery 4.0: the first operation guided by augmented reality has been performed
The first surgical operation in the world involving virtual elements was successfully carried out at the Policlinico Universitario S. Orsola of Bologna. During the operation, in a real operating theatre of course, the surgeon could view the virtual elements in front of him which were able to aid and guide him. This was made possible thanks to a visor integrated with Augmented Reality, called VOSTARS, which the surgeon wore during the operation.
“Until this moment,” explains Vincenzo Ferrari, a biomedical engineer from the Department Of Information Engineering at the University of Pisa and coordinator of the European team who designed VOSTARS, “augmented reality has not been fully exploited in the operating theatre. The visors which are currently available on the market project a few digital contents directly into the line of vision of the surgeon, such as, for example, a 3D image of the organ to be operated on. These virtual images captured by the radiological scanners (like CAT and MRI scans) are normally viewed by the surgeon prior to the operation, to aid him during the preparation leading up to the surgery. A visor has never been used before to guide the actual moment of surgery, due to the difficulty the human eye encounters in bringing into focus both real and virtual objects simultaneously.”
The surgical operation at the Policlinico Universitario S. Orsola of Bologna with the VOSTARS visor
Bringing virtual objects into focus actually means that real objects become blurred as the eye perceives them as being at different distances. Obviously, this should not occur at the moment when the surgeon is holding a scalpel, and therefore, so far, it has been impossible to exploit virtual information to guide surgery.
Potential additional information about the patient and the operation must therefore be provided on an external monitor, obliging the surgeon to look away from the patient constantly transferring his concentration to the monitor, which proves to be tiring and at times ineffective.
The VOSTARS visor was developed to overcome these problems. It is the outcome of a European project coordinated by the University of Pisa, which has seen scientists and technicians from four different countries working for three years with the aim of designing a highly innovative wearable surgical visor capable of projecting the patient’s specific information as well as more general information about the organs involved in the operation directly into the line of vision of the user even during the surgery itself.
“In order to do this,” explains Ferrari, ”we had to solve some very complex problems mainly to do with eye-hand coordination and the coherence between the real and the virtual image linked to temporal and spatial issues and the ability to bring objects into focus. It is obvious that if the surgeon needs to follow a virtual cutting line, this must appear in the right place at the right time during the operation, and yet managing to obtain this is no easy task. Furthermore, the surgeon must be able to bring into focus both the virtual image and the patient in order to follow up with the scalpel.
Thanks to a video camera, VOSTARS combines the images in front of the surgeon with the patient’s radiological images, and ensures that both remain perfectly coherent and in focus. In addition, during the phases of the operation where the precise virtual guide is not necessary (for example at the beginning or at the end), the visor can become transparent allowing the surgeon to see the operating field directly with his own eyes. This possibility of passing from a view aided by the video camera – ‘video see-through’ - to a direct view through the transparent visor – ‘optical see-through’ – is the distinctive characteristic of VOSTARS, which stands for ‘Video-Optical See-Through Augmented Reality System’.”
The experimental operation in maxillofacial surgery consisted in resecting and repositioning the patient’s jawbones to restore the function of mastication.
“Thanks to the VOSTARS visor,” comments Dr. Giovanni Badiali who is head of the project at the Policlinico Universitario S.Orsola of Bologna and the surgeon who performed the operation, “we were able to view the facial bone structure, the jaws and the cutting line using augmented reality before the operation. In the next step, during the operation, the device allowed us to visualize a dotted line in 3D directly on the patient’s bones, indicating the path to follow using the surgical instrument. With the help of the visor we were able to cut the jaw with the necessary precision.”
Further experiments are on the agenda at the Policlinico. When fully operational, the system will bring about a reduction in the length of surgery time and an increase in precision.
Dai mozziconi di sigaretta il substrato inerte per la crescita di piante ornamentali
I mozziconi delle sigarette potrebbero presto essere riutilizzati e servire come substrato inerte per la crescita di piante ornamentali attraverso tecniche di coltura idroponica. È questo l'obiettivo di un progetto di ricerca coordinato dal professor Lorenzo Guglielminetti, del Centro di ricerche agro-ambientali "Enrico Avanzi" dell'Università di Pisa, in collaborazione con il Comune di Capannori e con il finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.
Il progetto prevede innanzitutto di selezionare le migliori tecniche di preparazione del materiale inerte. I residui di sigaretta dovranno essere prima separati dalle componenti biodegradabili - carta e tabacco - e poi opportunamente trattati per risultare chimicamente e fisicamente adatti all’uso. Ottenuto il substrato inerte più adatto, saranno condotte prove di germinazione di diverse specie vegetali al fine di individuare quelle che meglio si adattano al sistema. Con queste ultime saranno poi condotte prove di crescita fino al completamento del ciclo vitale e produttivo. Le acque e i residui di pulizia dei mozziconi saranno parallelamente utilizzate in sistemi chiusi di allevamento di alghe monocellulari al fine di ottenere acque decontaminate e biomasse algali utilizzabili come biocombustibile.
I risultati attesi potranno andare in molteplici direzioni. Favorendo la raccolta differenziata dei residui di sigaretta, si raggiungerà il risultato fondamentale di ridurre la quantità di rifiuti abbandonati, mentre con il loro trattamento si riuscirà a produrre materiale vegetale utilizzabile all'interno della stessa comunità. Infine, tramite l'uso di alghe, si riuscirà a decontaminare le acque di lavaggio dei filtri con contestuale produzione di biomassa valorizzabile per produzione di energia.
In fase di sperimentazione i mozziconi di sigaretta saranno raccolti sul territorio comunale di Capannori, che sta installando degli appositi contenitori trasparenti per permettere ai cittadini di valutare la velocità di accumulo dei rifiuti. Nei primi mesi i residui saranno usati essenzialmente per condurre prove di separazione della parte biodegradabile (carta e tabacco) da quella persistente (filtro vero e proprio). Inoltre saranno condotte prove per individuare le metodiche migliori di lavaggio e cardatura dei filtri esausti al fine di pervenire a un materiale ottimale per la successiva coltivazione fuori suolo delle piante. Tale fase sarà condotta dal Centro Avanzi in collaborazione con il dipartimento di Scienze agrarie, alimentarie agro-ambientali dell'Ateneo pisano. Da un lato sarà messa a punto la trasformazione dei mozziconi in materiale inerte atto alla coltivazione; dall'altro, e parallelamente, sarà analizzata la quantità e qualità dei residui solidi e liquidi che si andranno a formare nel processo di pulizia della materia prima. Questi residui saranno poi valutati in relazione a un loro possibile uso in bioreattori algali.
Il gruppo di ricerca pisano (nella foto, in alto da sinistra: Laura Pistelli, Carolina Chiellini, Adriana Ciurli, Maria Di Palma, Lorenzo Mariotti, Otello Malfatti; in basso da sinistra: Thais Huarancca Reyes, Lorenzo Guglielminetti e Nunzio Laurito) vanta una collezione di microalghe già utilizzate per la decontaminazione di diversi reflui ed ha esperienza decennale nella progettazione e costruzione di bioreattori per tale uso. Le diverse specie algali saranno testate sui residui solidi e liquidi prodotti dal processo e, individuate le specie più adatte, sarà messo in opera un sistema di bioreattori in grado di abbattere tutti i residui con concomitante produzione di biomassa algale. La biomassa algale potrà poi essere utilizzata per la produzione di biocarburanti.
In collaborazione con L’Istituto sugli ecosistemi terrestri del CNR, saranno infine condotte prove atte a valutare la risposta di diverse essenze vegetali arbustive e arboree tipiche della zona lucchese alla propagazione fuori suolo. Al Centro Avanzi sono già state effettuate delle prove di germinazione di alcune specie ornamentali su substrato ottenuto da filtri di sigaretta cardati in comparazione con substrati inerti commerciali e i risultati preliminari hanno mostrato come alcune specie ottengano performance addirittura superiori sul nuovo substrato. Individuate le specie più adatte a tale tipo di coltivazione si prevede di concludere il progetto con la produzione massiva di piantine ornamentali che saranno usate per il rinverdimento di diverse aree del comune di Capannori.
"Ogni anno - spiega il professor Guglielminetti - viene prodotto circa un milione di tonnellate di mozziconi (tra il 22% e il 36% di tutti i rifiuti visibili) che, essendo rifiuto tossico non biodegradabile, ha rilevanti effetti negativi sull'ambiente e la salute pubblica, oltre che sull’economia. I metodi utilizzati sinora per minimizzare il problema, con progetti pilota in alcune città statunitensi e nord-europee, sono legati a piccoli incentivi economici per il conferimento differenziato di questo tipo di residuo e al suo utilizzo per la produzione di materiale di riciclo rigido da utilizzare per la comunità, per esempio le panchine nei parchi pubblici. Il nostro progetto mira invece a trasformare i residui in materiale inerte da utilizzare nell'ambito della vivaistica e in biomassa algale, chiudendo in modo virtuoso il ciclo di decontaminazione dei mozziconi raccolti”.
Avviso di fabbisogno interno "Supporto alla Didattica nell'ambito dell'International Master of Science in Rural Development"
Towards EuroVOX, the European digital platform with information in all languages
Creating a public digital space where European citizens may access information available in different languages and cultures, in order to allow greater integration and inclusion among the various populations. This is what the EBU (European Broadcasting Union), the most important and widespread alliance of public television worldwide, aims to reach in the near future by winning back the ‘digital leadership’ it is losing to the giants of the web. The EBU has 703 active members in 56 countries throughout Europe, North Africa and the Middle East, who operate in 96 languages with an audience of more than a billion people.
It is with this prospect in mind that the collaboration agreement signed by the University of Pisa was conceived. Through the work of the university’s researchers, the convention aims to contribute to the development of the EuroVOX platform which will make any content produced by European televisions and public media available in all languages. In this way, it will be possible for Italians, for example, to follow German, French, Turkish… news broadcasts directly in Italian.
The agreement was presented on Wednesday 19 February in the University Administrative Offices in the presence of the Rector of the University of Pisa, Paolo Mancarella, the Vice Rector for Information Technology Paolo Ferragina, the CTO of the EBU, Antonio Arcidiacono, and the CTO RAI, Stefano Ciccotti. The collaboration agreement will last for three years and the initial phase involves the creation of three two-year research contracts to be awarded to young students from the University of Pisa who will work alongside members of the EBU T&I team in a new model of integrated development which includes regular periods of training in the Geneva headquarters. With this operation, the EBU wishes to make the public service a centre of learning and sharing of news, documentaries and information which are authoritative, objective and of a high standard and make them available to EU citizens.
“This is an enormous project,” commented Paolo Mancarella, rector of the University of Pisa. “Linguistic diversity is a heritage which must be safeguarded, but it is also a barrier which denies millions of people access to news and information. It is a great honour for our university to play a key role in overcoming this obstacle and is proof of our excellence at international level with regard to research on algorithms and artificial intelligence applied to Big data.”
The project will also be valuable in terms of spreading culture, as it will ‘open up’ the vast documentary heritage of the European public media to spectators throughout Europe and beyond. “In fact, in the world of information production, distribution and fruition, the digital platforms used by citizens, authorities and institutes are increasingly private platforms and often not even European. They are ‘hazy’ in their choice of algorithms that select one piece of news over another, or personalize the visualization of certain contents rather than others, and they are led by the logics of the ‘market’,” explains Professor Paolo Ferragina. “In this project the university will develop algorithms and artificial intelligence techniques which will be of public domain and which will offer translations which are as accurate as possible, a balanced selection of contents guaranteeing the diversity of opinions, mechanisms of transparent customization, as well as the means to identify fake news.”
“With the launch of this collaboration agreement with the University of Pisa,” says engineer Antonio Arcidiacono, CTO of the EBU, “we aim to create a new reference model for the research and development of new ideas and new technology in Europe. The idea is to promote the great expertise that the best universities are able to provide, starting with the areas of artificial intelligence and data science, and structuring them to the needs of the industrial sectors and public services, initially the field of the media where the EBU represents public broadcasters. The development in the field of the EuroVox project is only the first of a series of collaborations with the University of Pisa which could spread to other sectors from telecommunications engineering to social science.”
Stefano Ciccotti, CTO RAI, underlines how the RAI interprets the role of public service as the mainstay of innovation, fully integrated in the circles of research and development and an integral part of the technological-industrial system of the country: “Big data and artificial intelligence are now at the centre of a transformation of the media which creates intelligent digital ecosystems. A connection with the universities is essential to the implementation of this vision of the future: the link between research, development and industry must be strengthened in order to reach a continuous synergy, maximize the use of resources and guarantee prospects to the many fields of excellence our country boasts, especially among young people.”
Verso EuroVOX, la piattaforma digitale europea con informazioni in tutte le lingue
Costruire uno spazio digitale pubblico dove i cittadini europei possano attingere a informazioni fruibili nelle varie lingue e culture, così da consentire una maggiore integrazione e inclusione tra i vari popoli. È questo l’obiettivo che EBU (European Broadcasting Union), la più importante ed estesa alleanza di operatori pubblici televisivi nel mondo, vuole raggiungere nel prossimo futuro riconquistando una “leadership digitale” che sta perdendo a favore dei colossi del web. L’EBU conta 703 membri attivi in 56 paesi in Europa, Nord Africa e Medio Oriente, che operano in 96 lingue e con una audience di più di un miliardo di persone.
Nasce in questa prospettiva la convenzione firmata con l’Università di Pisa che, attraverso il lavoro dei suoi ricercatori, avrà il compito di contribuire allo sviluppo della piattaforma EuroVOX che consentirà di fruire in tutte le lingue i contenuti prodotti da televisioni e media pubblici europei. Agli italiani sarà possibile, per esempio, seguire telegiornali tedeschi, francesi, turchi… direttamente in italiano.
L’accordo è stato presentato mercoledì 19 febbraio in rettorato alla presenza del rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella, del prorettore all’Informatica, Paolo Ferragina, del CTO di EBU, Antonio Arcidiacono, e del CTO RAI, Stefano Ciccotti. La convenzione, della durata di tre anni, prevede nella sua fase iniziale tre assegni di ricerca biennale da assegnare a giovani studiosi dell’Università di Pisa che lavoreranno in stretto contatto con il personale tecnico di EBU sperimentando un nuovo modello di sviluppo integrato che preveda regolari periodi di stage presso la loro sede di Ginevra.
Con questa operazione EBU vuole rendere il servizio pubblico un centro di apprendimento e condivisione di notizie, documentari e informazioni che siano autorevoli, obiettivi, di qualità e fruibili dai cittadini dei paesi membri.
«La portata di questo progetto è immensa – ha commentato il rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella – La diversità linguistica è un patrimonio da tutelare, ma anche una barriera che oggi limita a milioni di persone l'accesso a notizie e informazioni. Far parte da protagonisti del gruppo di lavoro che porterà al suo superamento è un grande onore per il nostro Ateneo. Oltre che un riconoscimento della nostra eccellenza, a livello internazionale, nel campo della ricerca sugli algoritmi e sull'intelligenza artificiale applicata ai Big data».
Questo sarà un valore anche a livello di diffusione della cultura perché sarà possibile “aprire” l’enorme patrimonio documentario dei media pubblici europei agli spettatori di tutta Europa e oltre. «Infatti, nel mondo della produzione, distribuzione e fruizione dell’informazione, ogni giorno di più, le piattaforme digitali utilizzate da cittadini, autorità e istituzioni sono private e spesso non europee, “opache" nelle loro scelte algoritmiche che preferiscono una news all’altra, o che personalizzano la visualizzazione di certi contenuti rispetto ad altri, e comunque guidate da logiche di “mercato” - spiega il professor Paolo Ferragina. In questo progetto l’Ateneo andrà a sviluppare algoritmi e tecniche di intelligenza artificiale che saranno di pubblico dominio, garantiranno traduzioni che siano il più possibilmente fedeli, un’offerta bilanciata di contenuti a garanzia del pluralismo delle opinioni, meccanismi di personalizzazione trasparenti, come anche strumenti per l’identificazione di fake news».
«Con il lancio di questa collaborazione con l’Università di Pisa - dice l’ingegner Antonio Arcidiacono, CTO dell’EBU - vogliamo creare un nuovo modello di riferimento in Europa per la ricerca e lo sviluppo di nuove idee e nuove tecnologie. L’idea è quella di valorizzare le grandi competenze che le migliori università sono in grado di formare, cominciando dai settori dell’intelligenza artificiale e della data science, combinandole strutturalmente con i bisogni dell’industria e dei servizi pubblici, partendo dal settore dei media nel quale EBU rappresenta i broadcaster pubblici. Lo sviluppo nell’ambito del progetto EuroVox è solo il primo di una serie di collaborazioni con l’Università di Pisa che potrà allargarsi ad altri settori dall’ingegneria delle telecomunicazioni alle scienze sociali».
Stefano Ciccotti, CTO RAI, ricorda come la Rai interpreti il ruolo di servizio pubblico come architrave dell’innovazione, pienamente integrato nei circuiti della ricerca e dello sviluppo e parte vitale del sistema tecnologico-industriale del Paese: «Big data e intelligenza artificiale sono ormai al centro di una trasformazione dei media che crea ecosistemi digitali intelligenti. Il rapporto con le università è essenziale per concretizzare questa visione del futuro: si deve rafforzare il circuito tra ricerca, sviluppo e industria per raggiungere sinergie continue, utilizzare al meglio le risorse, garantire una prospettiva alle tante eccellenze, soprattutto giovani, di cui il nostro Paese dispone».
Verso EuroVOX, la piattaforma digitale europea con informazioni in tutte le lingue
Costruire uno spazio digitale pubblico dove i cittadini europei possano attingere a informazioni fruibili nelle varie lingue e culture, così da consentire una maggiore integrazione e inclusione tra i vari popoli. È questo l’obiettivo che EBU (European Broadcasting Union), la più importante ed estesa alleanza di operatori pubblici televisivi nel mondo, vuole raggiungere nel prossimo futuro riconquistando una “leadership digitale” che sta perdendo a favore dei colossi del web. L’EBU conta 703 membri attivi in 56 paesi in Europa, Nord Africa e Medio Oriente, che operano in 96 lingue e con una audience di più di un miliardo di persone.
Nasce in questa prospettiva la convenzione firmata con l’Università di Pisa che, attraverso il lavoro dei suoi ricercatori, avrà il compito di contribuire allo sviluppo della piattaforma EuroVOX che consentirà di fruire in tutte le lingue i contenuti prodotti da televisioni e media pubblici europei. Agli italiani sarà possibile, per esempio, seguire telegiornali tedeschi, francesi, turchi… direttamente in italiano.
L’accordo è stato presentato mercoledì 19 febbraio in rettorato alla presenza del rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella, del prorettore all’Informatica, Paolo Ferragina, del CTO di EBU, Antonio Arcidiacono, e del CTO RAI, Stefano Ciccotti. La convenzione, della durata di tre anni, prevede nella sua fase iniziale tre assegni di ricerca biennale da assegnare a giovani studiosi dell’Università di Pisa che lavoreranno in stretto contatto con il personale tecnico di EBU sperimentando un nuovo modello di sviluppo integrato che preveda regolari periodi di stage presso la loro sede di Ginevra.
Con questa operazione EBU vuole rendere il servizio pubblico un centro di apprendimento e condivisione di notizie, documentari e informazioni che siano autorevoli, obiettivi, di qualità e fruibili dai cittadini dei paesi membri.
«La portata di questo progetto è immensa – ha commentato il rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella – La diversità linguistica è un patrimonio da tutelare, ma anche una barriera che oggi limita a milioni di persone l'accesso a notizie e informazioni. Far parte da protagonisti del gruppo di lavoro che porterà al suo superamento è un grande onore per il nostro Ateneo. Oltre che un riconoscimento della nostra eccellenza, a livello internazionale, nel campo della ricerca sugli algoritmi e sull'intelligenza artificiale applicata ai Big data».
Questo sarà un valore anche a livello di diffusione della cultura perché sarà possibile “aprire” l’enorme patrimonio documentario dei media pubblici europei agli spettatori di tutta Europa e oltre. «Infatti, nel mondo della produzione, distribuzione e fruizione dell’informazione, ogni giorno di più, le piattaforme digitali utilizzate da cittadini, autorità e istituzioni sono private e spesso non europee, “opache" nelle loro scelte algoritmiche che preferiscono una news all’altra, o che personalizzano la visualizzazione di certi contenuti rispetto ad altri, e comunque guidate da logiche di “mercato” - spiega il professor Paolo Ferragina. In questo progetto l’Ateneo andrà a sviluppare algoritmi e tecniche di intelligenza artificiale che saranno di pubblico dominio, garantiranno traduzioni che siano il più possibilmente fedeli, un’offerta bilanciata di contenuti a garanzia del pluralismo delle opinioni, meccanismi di personalizzazione trasparenti, come anche strumenti per l’identificazione di fake news».
«Con il lancio di questa collaborazione con l’Università di Pisa - dice l’ingegner Antonio Arcidiacono, CTO dell’EBU - vogliamo creare un nuovo modello di riferimento in Europa per la ricerca e lo sviluppo di nuove idee e nuove tecnologie. L’idea è quella di valorizzare le grandi competenze che le migliori università sono in grado di formare, cominciando dai settori dell’intelligenza artificiale e della data science, combinandole strutturalmente con i bisogni dell’industria e dei servizi pubblici, partendo dal settore dei media nel quale EBU rappresenta i broadcaster pubblici. Lo sviluppo nell’ambito del progetto EuroVox è solo il primo di una serie di collaborazioni con l’Università di Pisa che potrà allargarsi ad altri settori dall’ingegneria delle telecomunicazioni alle scienze sociali».
Stefano Ciccotti, CTO RAI, ricorda come la Rai interpreti il ruolo di servizio pubblico come architrave dell’innovazione, pienamente integrato nei circuiti della ricerca e dello sviluppo e parte vitale del sistema tecnologico-industriale del Paese: «Big data e intelligenza artificiale sono ormai al centro di una trasformazione dei media che crea ecosistemi digitali intelligenti. Il rapporto con le università è essenziale per concretizzare questa visione del futuro: si deve rafforzare il circuito tra ricerca, sviluppo e industria per raggiungere sinergie continue, utilizzare al meglio le risorse, garantire una prospettiva alle tante eccellenze, soprattutto giovani, di cui il nostro Paese dispone».