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Mercoledì, 27 Marzo 2019 23:12

The Reversed Game - 25 marzo 2019

Giovedì 11 aprile in Aula Giovanni Vitali della Scuola Medica a partire dalle 15.00 si terrà la conferenza "Smart Drugs, l'intelligenza a portata di blister". L'incontro passerà in rassegna il contesto socio-culturale che ha portato all'introduzione delle Smart Drugs, gli aspetti biologici, psicologici e la valenza europea delle stesse.
Introduce il professor Giovanni Umberto Corsini; interverranno il professor Antonio Narzisi, psicologo presso IRCCS Stella Maris, Marco Scarselli, associato di Farmacologia dell'Università di Pisa, Orazio Taglialatela-Scafati, ordinario di Biologia Farmaceutica presso l'Università di Napoli Federico II e il professor Franco Tagliaro, ordinario di Medicina Legale dell'Università di Verona.

Link alll'evento su facebook
https://www.facebook.com/events/348488739101017/?ti=ia

L'iniziativa è stata svolta con i contributi per le attività studentesche autogestite dell'Università di Pisa.

Numero dell'iniziativa:  2010

Info: 

Gli studenti de L'IstaMina,
diretta, pratica, libera.

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Martedì, 26 Marzo 2019 09:34

Gli inizi della filosofia in Grecia

sassi cover insideMaria Michela Sassi, professoressa di Storia della Filosofia Antica presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, è autrice del volume The Beginnings of Philosophy in Greece, una recente traduzione della Princeton University Press del libro Gli Inizi della filosofia in Grecia edito da Bollati Boringhieri.
Nel saggio la professoressa riparte dagli interrogativi canonici – il quando e il come del pensiero, la sua natura specifica e le sue forme distintive – per ricomporre la trama del sapere arcaico attraverso i punti di fuga, le accelerazioni temporali, le tecniche cognitive (prima fra tutte la scrittura), l’agonismo intellettuale che resero possibile quello che un tempo si sarebbe chiamato «il miracolo greco». 

Di seguito una presentazione del volume a firma dell'autrice.

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Solo nell’età di Platone si definisce l’idea che l’”amore di sapere” (questo il senso del conio philosophia) sia un’attività specifica, e i primi pensatori greci non fanno “filosofia” consapevolmente. La sophia dell’età greca arcaica era nozione fluida che si stendeva dai poeti agli studiosi di matematica, e quelli che ora chiamiamo filosofi presocratici erano percepiti come portatori di una sapienza priva di qualsiasi caratterizzazione disciplinare. Ma si trattava certo di una sapienza con nuovi oggetti (il mondo della natura, per esempio) e un piglio critico peculiare.

Quella ragione critica che ritengo cifra essenziale della filosofia, e che come tale trova davvero i suoi inizi nella Mileto di Talete (come sostengo contro una tendenza interpretativa a svalutare la portata filosofica del pensiero presocratico), è una ragione che non si esprime solo nei modi dell’argomentazione. Può appoggiarsi all’autorità di una rivelazione divina, come in Parmenide, o addirittura alla proclamazione della propria origine divina, come in Empedocle. Entrambi ricorrono al verso della tradizione epica, l’esametro, adatto a narrare un mondo di dèi ed eroi. Eraclito, d’altro canto, modella sapientemente i suoi detti enigmatici su moduli oracolari. Ma linguaggio e attitudine da poeta ispirato o veggente, in tutti questi pensatori, convivono con una riflessione sul mondo della natura e sull’anima e sulle modalità con cui queste realtà e i loro princìpi non manifesti possono essere attinti andando oltre i dati sensibili.

A conclusione del mio discorso, nell’ultimo capitolo, insisto sulla necessità di riconoscere che la filosofia nasce in Grecia grazie all’interazione di molteplici stili di razionalità, o “razionalità multiple”. Ho così raccolto l’invito di Yehuda Elkana a ripensare quella nozione di ragione argomentativa che costituisce la più forte eredità del pensiero illuministico, costretti dalla complessità del moderno a portare l’attenzione sui momenti di tensione dialettica e la compresenza di alternative che la realtà esibisce. Intreccio di argomentazioni logiche e immaginario significa apertura alla complessità: il pensiero filosofico ai suoi inizi non merita forse di attrarci proprio per questo?

Maria Michela Sassi

Le piante endemiche italiane, presenti cioè solo nel nostro territorio, sono oltre 1400, un dato che ci rende il terzo Paese più ricco di diversità vegetale dell'area mediterranea. Tuttavia, si sa ben poco di molte di queste specie: spesso una descrizione morfologica di massima e poco più. Per colmare questa lacuna e contribuire alla protezione di queste piante, è appena partito un progetto (PRIN) dell’Università di Pisa finanziato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR) che per i prossimi tre anni, coinvolgerà le Università di Genova, Camerino, Napoli Federico II, Palermo e Cagliari.
“Numerosi studiosi saranno impegnati nel progetto e attiveremo anche 15 nuove collaborazioni per giovani ricercatori per raccogliere dati sulle varie specie, con attività sia sul campo che in laboratorio”, spiega il professore Lorenzo Peruzzi dell’Università di Pisa, che coordina il lavoro.
La sfida, infatti, è di accumulare nuove conoscenze per circa il 10 per cento della flora endemica nazionale, integrando vari metodi di indagine sistematica, fra cui analisi distributive, morfologiche e genetiche, in modo da quantificare oggettivamente affinità e differenze tra le varie specie.
“Le piante endemiche sono la componente di maggior valore di una flora, spesso soggette ad un elevato rischio di estinzione – aggiunge Peruzzi –per poterle tutelare efficacemente dobbiamo prima conoscerne meglio le caratteristiche".
Uno degli obiettivi del progetto è infatti anche quello di aggiornare lo stato di rischio delle specie studiate secondo gli standard dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, una onlus riconosciuta dall’ONU impegnata nel conservare la biodiversità a livello mondiale.
Per dare l’avvio ufficiale ai lavori, lo scorso 25 marzo si sono ritrovati a Pisa i professori Gianluigi Bacchetta (Cagliari), Paolo Caputo (Napoli), Fabio Conti e Fabrizio Bartolucci (Camerino), Gianniantonio Domina (Palermo), Luigi Minuto e Gabriele Casazza (Genova). I vari partner hanno stabilito di concentrare il lavoro su alcuni gruppi appartenenti a quattro famiglie botaniche particolarmente ricche di specie endemiche (Asteraceae, Caryophyllaceae, Fabaceae e Plumbaginaceae) fra cui ad esempio i generi Armeria ('Spilloni'), Dianthus ('Garofani'), Ptilostemon ('Cardi') e Santolina ('Crespoline').
"Grazie a questo progetto riusciremo a contribuire significativamente allo sviluppo delle conoscenze sulla flora endemica italiana – conclude Peruzzi – questi studi serviranno anche a cementare ed innalzare ulteriormente il livello qualitativo delle collaborazioni tra botanici sistematici italiani, incluse nuove leve in formazione".

Didascalie foto:
I partner riuniti a Pisa per l’avvio del progetto, da sinistra, Fabio Conti, Gabriele Casazza, Fabrizio Bartolucci, Luigi Minuto, Lorenzo Peruzzi, Gianniantonio Domina, Paolo Caputo, Gianluigi Bacchetta
Armeria denticulata: specie endemica dei rilievi serpentinosi di Toscana e Liguria. Appartiene a un genere che conta ben 17, fra specie e sottospecie, endemiche italiane.
Dianthus brachycalyx: specie segnalata per le più alte quote dell'Appennino, dal Lazio alla Calabria. Appartiene a un gruppo di specie affini che conta ben 18, fra specie e sottospecie, endemiche italiane.
Ptilostemon niveus: specie endemica di Basilicata, Calabria e Sicilia, appartenente a un genere poco numeroso, che mostra in Italia la massima diversità.
Santolina pinnata: specie endemica delle Alpi Apuane in Toscana, appartenente a un gruppo di specie affini che conta 6 specie endemiche italiane.

 

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