Asimmetria materia-antimateria: osservata per la prima volta la violazione di CP nelle particelle charm
Si scosta un altro po’ il velo calato sul mistero dell’asimmetria tra materia e antimateria: un’asimmetria minuscola ma sufficiente a far sì che il nostro universo esista e sia fatto esclusivamente di materia. È stata, infatti, scoperta nei decadimenti delle particelle charm (ossia particelle che contengono un quark c, che ha carica elettrica +2/3 rispetto a quella dell’elettrone) un’asimmetria di comportamento rispetto alle loro antiparticelle, chiamata violazione di CP (cioè di carica e di parità). In particolare, la violazione di CP è stata osservata nei mesoni D0. La misura è stata ottenuta dall’esperimento LHCb, uno dei quattro enormi rivelatori dislocati lungo l’anello sotterraneo di 27 km dell’acceleratore LHC del CERN, ed è stata coordinata dal gruppo di Bologna dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che fa parte della collaborazione scientifica LHCb, a cui partecipa anche l’Università di Pisa con un gruppo di ricerca coordinato dal professor Giovanni Punzi.
“L’osservazione di questo fenomeno, previsto dalla teoria ma sfuggito fino ad oggi alla conferma sperimentale, rappresenta per la fisica delle particelle il raggiungimento di una nuova pietra miliare” commenta Vincenzo Vagnoni, responsabile del gruppo LHCb della Sezione INFN di Bologna. “Si tratta di una misura complessa: per realizzarla è stato necessario progettare e costruire strumenti di indagine potenti come l’acceleratore LHC e il nostro rivelatore LHCb, e ci sono voluti quasi dieci anni di lavoro da parte del nostro gruppo di ricerca”, conclude Vagnoni.
Il risultato, che ha una significatività statistica di 5.3 sigma – deviazioni standard – superiore quindi alla soglia di 5 sigma convenzionalmente adottata dai fisici delle particelle per affermare in maniera inequivocabile una scoperta), viene presentato oggi, 21 marzo, alla conferenza Rencontres de Moriond EW e di un seminario al CERN dai ricercatori italiani Federico Betti e Angelo Carbone, entrambi della Sezione INFN e dell’Università di Bologna.
“Aver contribuito alla realizzazione di questa misura – racconta Federico Betti – è stata per me un’esperienza entusiasmante”. “Ho lavorato ininterrottamente all’analisi dei dati durante gli ultimi due anni e mezzo, inserendomi in un lavoro quasi decennale portato avanti dal nostro gruppo di ricerca”, conclude Betti.
“Abbiamo realizzato una misura di altissima precisione che ha richiesto un lunghissimo lavoro”, spiega Angelo Carbone. “La differenza di comportamento tra le particelle D0 e le corrispondenti antiparticelle è, infatti, molto piccola – prosegue Carbone – e abbiamo avuto bisogno di produrre e ricostruire decine di milioni di loro decadimenti per poterla osservare e misurare con precisione”.
I quark e la violazione di CP
I quark possono essere suddivisi in due categorie: quelli di “tipo up” con carica +2/3 denominati quark up (u), charm (c) e top (t), e quelli di “tipo down” con carica -1/3, i quark down (d), strange (s) e beauty (b). Differenze di proprietà tra materia e antimateria derivanti dal cosiddetto fenomeno della violazione della simmetria CP erano state osservate in passato solo nei decadimenti di particelle strange e beauty, cioè particelle che contengono quark s o quark b. La violazione di CP non era mai stata misurata prima d’ora nei decadimenti di particelle che contengono quark con carica di +2/3.
“Questa scoperta - spiega Giovanni Passaleva dell’INFN di Firenze, che è a capo della collaborazione internazionale LHCb - apre ora un nuovo campo di studi per la fisica delle particelle: la comprensione degli effetti della violazione di CP anche nella categoria di quark di tipo up”. “La violazione di CP è uno dei processi chiave per comprendere fino in fondo e spiegare perché l’universo di oggi sia composto solo di particelle di materia, e non vi sia presenza di antimateria residua”.
Il fenomeno della violazione di CP fu osservato per la prima volta nel 1964 nel decadimento dei mesoni K neutri, e i due fisici che fecero la scoperta, James Cronin e Val Fitch, furono insigniti del premio Nobel per la fisica nel 1980. A quel tempo, la scoperta rappresentò una grande sorpresa per la comunità dei fisici delle particelle, allora fermamente convinta che la simmetria CP non potesse essere violata.
Si poneva, quindi, il problema di come inserirla nella descrizione matematica della teoria. Un primo contributo teorico, successivamente rivelatosi fondamentale per lo sviluppo di una descrizione completa del fenomeno, era già stato fornito in un celebre articolo del 1963 da Nicola Cabibbo, il quale aveva capito che l’interazione debole ‘interpreta’ le particelle composte da quark come il risultato del mescolamento dei loro vari tipi. Partendo dalle fondamenta gettate da Cabibbo, i giapponesi Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa realizzarono all’inizio degli anni '70 che la violazione di CP poteva essere inclusa nel quadro teorico che oggi conosciamo come Modello Standard della fisica delle particelle elementari a condizione che esistessero in natura almeno sei diversi tipi di quark. Alla matrice che descrive il mescolamento dei quark fu dato poi il nome di matrice CKM, dalle iniziali dei cognomi tre fisici teorici. L’idea fu confermata definitivamente tre decenni dopo con la scoperta della violazione di CP nei decadimenti delle particelle beauty da parte degli esperimenti BaBar negli Stati Uniti e Belle in Giappone, risultato che condusse al riconoscimento del premio Nobel per la fisica nel 2008 a Kobayashi e Maskawa.
“Questa teoria spiega tutti gli effetti di violazione di CP finora noti nella fisica delle particelle ed è stata ulteriormente confermata da altre misure, molte ottenute dall’esperimento LHCb”, spiega Matteo Palutan, ricercatore dei Laboratori Nazionali INFN di Frascati e rappresentante nazionale della collaborazione LHCb. “La stessa teoria prevede anche la minuscola violazione di CP nei decadimenti delle particelle charm che finalmente siamo riusciti a provare sperimentalmente con questa misura”, conclude Palutan.
L’entità della violazione di CP osservata finora nelle interazioni del Modello Standard è, tuttavia, troppo piccola per spiegare l’asimmetria materia-antimateria che osserviamo in natura, suggerendo l’esistenza di ulteriori processi ancora
sconosciuti che violino più fortemente la simmetria CP. Questa misura stimolerà un rinnovato lavoro teorico per valutarne l’impatto sulla descrizione fornita dalla matrice CKM nel contesto del Modello Standard, e aprirà la strada alla ricerca di possibili nuovi processi di violazione di CP nelle particelle charm. La ricerca prosegue dunque nel suo intento di scovare effetti che evidenzino l’incompletezza del Modello Standard nella descrizione della realtà fisica, per aprire nuovi orizzonti alla conoscenza dei meccanismi di funzionamento del nostro universo.
Scienza e gap di genere? Insegnarla sin dall’infanzia e con metodi nuovi
I dipartimenti di fisica delle università italiane contano solo un 20% donne, che diventano il 10% se sono docenti; un 35% di dottorande e un 30% di studentesse". Sono i numeri con cui la giornalista Sandra Zampa ha aperto la tavola rotonda che si è tenuta nella sede dell’agenzia Dire, a Roma, sul rapporto tra pensiero di genere e donne, con una provocazione: se la scienza abbia bisogno delle donne. Protagoniste della discussione sono state Marilù Chiofalo, professoressa di fisica della materia dell’Università di Pisa, Anna Loretoni, professoressa di Filosofia politica alla Scuola Superiore Sant'Anna, e l’onorevole Chiara Braga, urbanista e ambientalista.
Guarda il video della tavola rotonda.
"Il lavoro della ricerca scientifica non ha orari. È un tempo opportuno e non cronologico, quindi i maggiori ostacoli, più che pregiudizi, si incontrano quando si ha un progetto di vita completo che richiede anche un lavoro di cura, e questo riguarda le donne come gli uomini che se ne occupano". È questa una delle difficoltà più grandi secondo Marilù Chiofalo, che ha anche sottolineato come la "massima produttività della carriera universitaria e di ricerca arrivi intorno ai 30/40 anni, proprio in coincidenza di quella riproduttiva".
Nella foto, da sinistra: Marilù Chiofalo, Sandra Zampa, Anna Loretoni e Chiara Braga.
C'è una questione di stereotipi culturali che iniziano fin dall'infanzia, ma c'è anche un tema di governance e di potere nelle università e nei dipartimenti su cui tanto lavoro c'è ancora da fare, secondo Anna Loretoni: "Il pensiero di genere e la presenza delle donne può cambiare e orientare diversamente le agende di ricerca". È questa in fin dei conti la risposta alla domanda della tavola rotonda DireDonne moderata da Sandra Zampa. "Un esempio tra tanti - che ha citato Anna Loretoni, riferendosi alle scienze sociali - è dato dall'apporto del ‘simbolico’ che il pensiero delle donne può dare alla ricerca, o ancora, l'abbandono della prospettiva economicistica marxiana”. La competenza, soprattutto nella scienza sperimentale che è il terreno dei fatti, è proprio la ragione per cui "non si possono avere discriminazioni".
E a proposito di competenza è la deputata Chiara Braga, urbanista e membro della Commissione ambiente, a spiegare come recuperarla sia importante anche in politica "per le donne" e per le loro battaglie. "Basta pensare alle tante donne - ha detto Braga - impegnate per l'emergenza clima, molte nel Continente africano dove si pagano in modo tangibile le emergenze di cui tutti sappiamo o all'ultimo sciopero per il pianeta Terra in occasione del quale i giovani si sono presentati - ha ricordato la parlamentare, commentando un cartello tra i tanti che hanno sfilato nelle strade - come portavoce degli scienziati".
Eppure "le adolescenti hanno spesso performance peggiori dei maschi nelle scienze sperimentali" ha sottolineato Marilù Chiofalo, e per abbattere gli stereotipi e le cosiddette "scelte adattive",che sono riflessi di modelli ormai assimilati, più che scelte vere e proprie, ha lanciato una sfida al mondo dell'istruzione, sin dalla scuola dell'infanzia. "La fisica si insegna in adolescenza, ed è già troppo tardi. La scienza è creatività, linguaggio, sperimentazione e chi meglio dei bambini può farlo. Ma serve anche un nuovo modo di insegnarla che faccia cogliere la sua utilità sociale, perchè le donne hanno la capacità di connettere temi e questioni diverse. Accade in Norvegia, ma anche in India e in Giordania che le ragazze negli studi scientifici siano più brave dei maschi. Bisogna trovare il modo - ha concluso - di non perdere cervelli".
Pisa, alle Officine Garibaldi si parla di tatuaggi
Venerdì 22 marzo alle 16.30 alle Officine Garibaldi a Pisa (via Gioberti, 39), sarà presentato il libro "Sulla nostra pelle. Geografia culturale del tatuaggio". Saranno presenti gli autori, Paolo Macchia e Maria Elisa Nannizzi, introdotti da Maria Antonella Galanti. L’incontro, a ingresso gratuito, fa parte del ciclo “Scienza prêt-à-porter” organizzato dalle Officine Garibaldi in collaborazione con la Pisa University Press, la casa editrice dell’Università di Pisa, con l’obiettivo di divulgare la scienza a un pubblico di interessati e curiosi attraverso la parola di docenti ed esperti.
Incarico di supporto alla didattica, nell’ambito del Master I Livello Cybersecurity
Bando DSU per contributi ad associazioni o gruppi studenteschi per realizzare attività culturali
L'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario della Toscana ha pubblicato un bando per l’assegnazione di Contributi Finanziari ad Associazioni studentesche o a Gruppi di fatto di studenti iscritti agli Atenei ed Istituzioni universitarie legalmente riconosciute della Toscana, per il supporto nella realizzazione di attività ed iniziative culturali a titolo gratuito a favore di tutta la comunità studentesca.
Il bando scade il 28 marzo 2019.
È possibile scaricare l'avviso e la relativa documentazione per presentare domanda, nonché desumere tutte le informazioni necessarie sull'attribuzione dei contributi presso la seguente pagina: https://bit.ly/2XqoJ3i
La "scienza aperta" e la ricerca di frontiera al centro di un dibattito in Sapienza
È un bene per la ricerca scientifica di frontiera che i risultati di studi e ricerche siano liberamente accessibili alla comunità scientifica e al pubblico? Questa domanda è stata al centro di un incontro che si è svolto martedì 19 marzo nel Palazzo della Sapienza dell’Università di Pisa che ha visto protagonisti i vertici degli enti di ricerca europei, del mondo accademico e dell’editoria scientifica internazionale. L’evento era organizzato in collaborazione con Science Business e faceva parte di ERC=Science².
Erano presenti fra gli altri insieme al rettore dell’Ateneo pisano Paolo Mancarella, il vice presidente dell’European Research Council, Fabio Zwirner, la vice-presidente della Regione Toscana Monica Barni e il presidente del CNR Massimo Inguscio. Per l’Università di Pisa sono intervenuti anche i vincitori dei finanziamenti dell'European Research Council - Paola Binda, Gianluca Fiori e Benedetta Mennucci - accanto al prorettore per la ricerca in ambito europeo e internazionale Lisandro Benedetti-Cecchi.
Paolo Mancarella e Monica Barni.
Dopo la conferenza internazionale di aprile dello scorso anno e l'incontro di giugno sulla proposta della Commissione Europea, quello in Sapienza è stato il terzo appuntamento che l'Università di Pisa ha organizzato in vista di "Horizon Europe", il Programma Quadro europeo per la ricerca e l’innovazione 2021-2027. La “Scienza aperta” o “Open Science” è infatti un tema di straordinario rilievo, oltre che di grande attualità, dato che la Commissione Europea chiede di rendere liberamente disponibili le pubblicazioni scientifiche e i dati della ricerca. L’incontro in Sapienza ha sviluppato una riflessione sul tema cercando di offrire un proprio contributo su come la ricerca di frontiera possa realmente beneficiare di un approccio aperto alla scienza, senza tuttavia rinunciare ai suoi tratti distintivi in termini di qualità e competitività.
A questo link sono disponibili ulteriori informazioni e materiali sul convegno.
Qui di seguito si pubblica l’intervento del rettore Paolo Mancarella che ha introdotto la giornata.
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The future of frontier research: is there a “good way” to Open Science?
With great pleasure, I greet and welcome you to this opportunity to debate frontier research and its link with the Open Science Processes. We will discuss today with leading representatives of Italian and international institutions and bodies, qualified representatives of the scientific publishing and the academic world, along with the European Research Council grantees of our university. I am deeply grateful to all the panellists and particularly to the ERC Vice President, Fabio Zwirner, for accepting our invitation.
Da sinistra: Vincenzo Vespri, del MIUR, Philipp Kircher, European University Institute e University of Edinburgh, ERC grantee, Massimo Inguscio, presidente CNR Italia, Fabio Zwirner, vice presidente dell'European Research Council.
After last April international conference and the meeting in June on the proposal of the European Commission, this meeting today is the third event planned by the University of Pisa in preparation of "Horizon Europe", under the coordination of the Vice Rector for European and International Research, Professor Lisandro Benedetti-Cecchi and the Research and Technology Transfer Division. As in in the past, this event is organized in cooperation with Science Business and in this occasion also with the "ERC = Science2" project.
I also wish to recall the attention our University pays to the development of the Horizon Europe Program and to remember, with great pleasure, the recent establishment of the Belgian association TOUR4EU (Tuscan Organization of Universities and Research 4 Europe), which includes Regione Toscana and the seven Tuscan universities and schools. In this regard, I wish to greet Prof Monica Barni, vice-president of the Regione Toscana and president of TOUR4EU, and Dr Simona Costa, Director of TOUR4EU. I congratulate them both for the significant results of these very first months of activity, which stimulate to go ahead on the process we have started.
Philipp Kircher, European University Institute e University of Edinburgh.
These initiatives aim to strengthen the international competitiveness of our University on the international research scene, promoting the dialogue with those stakeholders "at the forefront" in the connection between the Italian research reality and the European institutions. This is how we could help to better define, in the appropriate venue, the perspectives of the Italian Academy, ahead of the negotiations, now at a crucial phase, on the final text of the European Framework Program for Research and Innovation 2021-2027.
Maryline Fiaschi, Managing Director, Science|Business.
In this context, Open Science is an extraordinarily crucial issue, as well as extremely topical, now that the European Commission asks the scientific publications and research data to be immediately available, free of charge and indefinitely reusable. As we all know, from the 1 January 2020, scientific publications resulting from funded research will have to be published in open access journals or on open access platforms, or in hybrid journals as long as they have committed with a transformative agreement to switch to full Open Access within a defined time frame.
Da sinistra: Michael Markie Publishing Director, Life Sciences, F1000 Research, Claudio Colaiacomo, Vice President, Global Academic Relations, Elsevier, Gianluca Fiori, professore all'Università di Pisa e ERC Grantee, Frederick Fenter, Executive Editor, Frontiers, Lisandro Benedetti Cecchi, prorettore alla Ricerca europea dell'Università di Pisa.
It is a perspective that involves fundamental aspects of the research system, if only we consider the evaluation criteria definition, and it requires a drastic revision of the current "ground rules" of the scientific publishing system. The extensive debate, been unleashed on a global scale, has made clear that this process might encompass many positive features: for instance and above all, the guarantee of more widespread, democratic and free access to research results. Nevertheless, we also have to consider controversial aspects that could compromise the system that currently ensures the quality of research.
Paola Binda, ERC grantee Università di Pisa.
Today's event, therefore, is meant to develop an open and balanced reflection on Open Science, trying to offer its contribution on how frontier research could benefit from an open approach, never refraining from its distinctive traits in terms of quality and competitiveness.
Benedetta Mennucci, ERC grantee Università di Pisa.
As its Statute defines, the University of Pisa endorses the principles of open access and has always committed to implementing institutional policies, with the aim at developing open access and promoting the international visibility of Italian research. With a clear concern of the forthcoming challenges, the University has recently established a specific Commission for the open access to scientific literature under the coordination of our Vice-Rector for National Research, Professor Claudia Martini. This Commission has developed an Open Access incentive proposal targeted for our faculty authors, with the aim of implementing the inclusion of research products on our institutional research archive (Iris Arpi) and complying with the principles of open access.
Our discussion today might act as a stimulus, along with other initiatives that will soon be planned in this regard, thus representing an adequate disclosure and awareness opportunity to the entire university community on Open Science.
Paolo Mancarella
Incarico presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni: “Effettuazione di attività di assessment presso aziende Toscane in merito alla metodologia 4.0”
La rivoluzione digitale compie 50 anni: nel 1969 fa l’Università di Pisa istituì il primo corso di laurea in Informatica in Italia
I primi laureati in Informatica del nostro Paese si sono formati a Pisa: cinquanta anni fa, nel 1969, l’Università di Pisa ha istituito il primo corso di laurea in Scienze dell’Informazione in Italia, ponendo l’Ateneo e la città all'avanguardia della rivoluzione digitale che ha trasformato la nostra quotidianità e le nostre vite. Per ricordare e festeggiare questo storico anniversario l’Università di Pisa ha organizzato il ciclo “Informatica50”, che lungo tutto il 2019 proporrà incontri ed eventi, una mostra, un concorso per realizzare un'opera d'arte e tante altre iniziative. Il ciclo è stato presentato in Rettorato, martedì 19 marzo, dal rettore Paolo Mancarella, dalla prorettrice vicaria, Nicoletta De Francesco, e dal direttore del Dipartimento di Informatica, Gian-Luigi Ferrari.
Si parte lunedì 25 marzo con “The Reversed Game”, un evento aperto al pubblico in cui Alessandro Baricco intervisterà docenti e studenti dell’Ateneo, oltre al laureato pisano Enrico Dameri, oggi Chief Executive Officer di LIST, per dialogare con loro dell’insurrezione digitale e delle sfide dell’informatica del futuro. Moderati da Claudio Giua, saranno sul palco i professori Antonio Bicchi, Nicoletta De Francesco, Paolo Ferragina, Gianluigi Ferrari, Emanuela Navarretta ed Enrica Salvatori, e gli studenti Fulvio Denza e Ismail El Gharras. L’incontro si terrà nell’Aula Magna del Polo Fibonacci, a partire dalle ore 17,30.
Il ciclo Informatica50 si snoda lungo tre filoni che richiamano la struttura classica dei computer: la memoria, l’elaborazione e la comunicazione. La parte della memoria sarà dedicata a eventi tesi a ricostruire storie e ricordi dei primi laureati, in un dialogo con gli studenti attuali e con il pubblico. In questo ambito sarà allestita una mostra per valorizzare la collezione del Museo degli Strumenti per il Calcolo e sarà realizzato un web doc su alcuni dei principali protagonisti e sull'evoluzione della storia informatica pisana. Per la sezione dell’elaborazione la sfida sarà quella di delineare gli scenari futuri della ricerca informatica. Il tema comunicazione sarà infine declinato a partire da tutti i fenomeni che coinvolgono la cosiddetta società digitale, arrivando a illuminare i rapporti tra informatica e aspetti della vita quotidiana e dell'arte, dalla musica al cinema, dalla video arte ai fumetti e ai videogiochi. Studiosi di varie discipline racconteranno quale sarà l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale, quali gli spazi di libertà nella società delle reti sociali e dei Big Data, sino a parlare delle forme di entertainment sul web. Attraverso un bando pubblico sarà infine selezionato il progetto per realizzare un'opera artistica permanente che ricordi il primato di Pisa nella nascita e nella crescita dell’informatica italiana.
“Il corso di laurea in Scienze dell’Informazione è il motivo per cui, nel 1977, mi trasferii a Pisa: celebrare da Rettore i 50 anni dalla sua istituzione è per me molto emozionante e coinvolgente - ha detto il professore Paolo Mancarella - Il percorso che iniziò allora ha portato la nostra Università a livelli di eccellenza, confermati anche quest’anno dagli ottimi piazzamenti della disciplina nei ranking internazionali. Sta a noi continuare su questa strada e puntare sempre più in alto, con lo stesso entusiasmo di allora che speriamo di continuare a trasmettere ai nostri giovani ricercatori di oggi”.
“L’avventura informatica pisana, che era iniziata già negli anni 50 con la costruzione del primo computer italiano, la CEP, merita di entrare a far parte della memoria collettiva e di arricchire di un ulteriore tassello la storia della città – ha sottolineato la professoressa Nicoletta De Francesco - Queste celebrazioni riguardano non solo l’università, ma tutta la città e per questo collaboreremo strettamente anche con il Comune di Pisa nelle varie iniziative”.
"Come 50 anni fa - ha detto il direttore del dipartimento di Informatica, Gian-Luigi Ferrari - l’informatica è anche oggi una giovane disciplina scientifica in grado di sviluppare innovazione e rispondere alle esigenze della società attuale. Essa è stata fondata da persone che hanno avuto una visione strategica: introdurre una laurea innovativa con una forte base scientifica e una stretta collaborazione interdisciplinare. Il valore e il merito dell’Università di Pisa sta nell'aver portato questa visione all’attenzione nazionale e internazionale. I 50 anni del corso di laurea saranno quindi una festa per parlare del passato e del presente dell’informatica e soprattutto un’occasione per delineare il futuro della disciplina e in generale della nostra società”.
Furono due matematici i padri del primo corso di laurea in Scienze dell’Informazione d’Italia istituito all’Università di Pisa 50 anni fa, nel 1969: l’allora rettore, Alessandro Faedo, e il professor Gianfranco Capriz, all’epoca direttore dell'Istituto di Elaborazione dell'Informazione del CNR. Una data che segna uno dei passaggi fondamentali della rivoluzione digitale del nostro Paese e che conferma il ruolo della città della Torre e di Galileo Galilei nella storia dell’Informatica in Italia.
È infatti a Pisa che venne costruito il primo calcolatore scientifico italiano, la CEP (Calcolatrice Elettronica Pisana), realizzato su suggerimento di Enrico Fermi e inaugurato dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi nel 1961. Sulla scia di questo progetto, nel 1969, nacquero il più importante centro di calcolo elettronico nazionale (CNUCE) del Paese, poi confluito nel CNR, il primo Istituto (universitario) di Scienze dell’Informazione (ISI), avo dell’attuale Dipartimento di Informatica, e con esso appunto il primo corso di laurea in Informatica d’Italia e successivamente, nel 1983, il primo Dottorato di Ricerca in Informatica in Italia. Sempre a Pisa, nel 1986, è partita la prima connessione a Internet in Italia, motivo per cui la città ospita ancora il registro dei domini nazionali .it.
In questa storia l’Università di Pisa ha continuato e continua ad avere un ruolo da di protagonista. A partire dagli anni ’90, oltre a investire nell’insegnamento e nella ricerca, ha infatti dato contributi rilevanti alle reti di comunicazione: prima con lo sviluppo della rete metropolitana pisana (oggi estesa fino a Livorno) che serve circa 100.000 utenti; poi contribuendo alla creazione della rete nazionale a banda ultra-larga dedicata alla comunità dell'istruzione e della ricerca (GARR); e più recentemente con la realizzazione delle infrastrutture Data Center indispensabili per affrontare la ricerca in ormai tutte le discipline.
Dagli anni ’90, all’interno dell’area degli ex Macelli, l’Università di Pisa – d’intesa con il Comune di Pisa – ha inoltre aperto il Museo degli Strumenti per il Calcolo, dove è possibile vedere la CEP e una ricca collezione di macchine legate alla storia del calcolo e dell’Informatica, uno spazio per capire le rivoluzioni tecnologiche che hanno portato al nostro modo di vivere.
La rivoluzione digitale compie 50 anni: nel 1969 l’Ateneo istituì il primo corso di laurea in Informatica in Italia
I primi laureati in Informatica del nostro Paese si sono formati a Pisa: cinquanta anni fa, nel 1969, l’Università di Pisa ha istituito il primo corso di laurea in Scienze dell’Informazione in Italia, ponendo l’Ateneo e la città all'avanguardia della rivoluzione digitale che ha trasformato la nostra quotidianità e le nostre vite. Per ricordare e festeggiare questo storico anniversario l’Università di Pisa ha organizzato il ciclo “Informatica50”, che lungo tutto il 2019 proporrà incontri ed eventi, una mostra, un concorso per realizzare un'opera d'arte e tante altre iniziative. Il ciclo è stato presentato in Rettorato, martedì 19 marzo, dal rettore Paolo Mancarella, dalla prorettrice vicaria, Nicoletta De Francesco, e dal direttore del Dipartimento di Informatica, Gian-Luigi Ferrari.
Si parte lunedì 25 marzo con “The Reversed Game”, un evento aperto al pubblico in cui Alessandro Baricco intervisterà docenti e studenti dell’Ateneo, oltre al laureato pisano Enrico Dameri, oggi Chief Executive Officer di LIST, per dialogare con loro dell’insurrezione digitale e delle sfide dell’informatica del futuro. Moderati da Claudio Giua, saranno sul palco i professori Antonio Bicchi, Nicoletta De Francesco, Paolo Ferragina, Gianluigi Ferrari, Emanuela Navarretta ed Enrica Salvatori, e gli studenti Fulvio Denza e Ismail El Gharras. L’incontro si terrà nell’Aula Magna del Polo Fibonacci, a partire dalle ore 17,30.
Da sinistra, Gian Luigi Ferrari, Nicoletta De Francesco, Paolo Mancarella
Il ciclo Informatica50 si snoda lungo tre filoni che richiamano la struttura classica dei computer: la memoria, l’elaborazione e la comunicazione. La parte della memoria sarà dedicata a eventi tesi a ricostruire storie e ricordi dei primi laureati, in un dialogo con gli studenti attuali e con il pubblico. In questo ambito sarà allestita una mostra per valorizzare la collezione del Museo degli Strumenti per il Calcolo e sarà realizzato un web doc su alcuni dei principali protagonisti e sull'evoluzione della storia informatica pisana. Per la sezione dell’elaborazione la sfida sarà quella di delineare gli scenari futuri della ricerca informatica. Il tema comunicazione sarà infine declinato a partire da tutti i fenomeni che coinvolgono la cosiddetta società digitale, arrivando a illuminare i rapporti tra informatica e aspetti della vita quotidiana e dell'arte, dalla musica al cinema, dalla video arte ai fumetti e ai videogiochi. Studiosi di varie discipline racconteranno quale sarà l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale, quali gli spazi di libertà nella società delle reti sociali e dei Big Data, sino a parlare delle forme di entertainment sul web. Attraverso un bando pubblico sarà infine selezionato il progetto per realizzare un'opera artistica permanente che ricordi il primato di Pisa nella nascita e nella crescita dell’informatica italiana.
“Il corso di laurea in Scienze dell’Informazione è il motivo per cui, nel 1977, mi trasferii a Pisa: celebrare da Rettore i 50 anni dalla sua istituzione è per me molto emozionante e coinvolgente - ha detto il professore Paolo Mancarella - Il percorso che iniziò allora ha portato la nostra Università a livelli di eccellenza, confermati anche quest’anno dagli ottimi piazzamenti della disciplina nei ranking internazionali. Sta a noi continuare su questa strada e puntare sempre più in alto, con lo stesso entusiasmo di allora che speriamo di continuare a trasmettere ai nostri giovani ricercatori di oggi”.
“L’avventura informatica pisana, che era iniziata già negli anni 50 con la costruzione del primo computer italiano, la CEP, merita di entrare a far parte della memoria collettiva e di arricchire di un ulteriore tassello la storia della città – ha sottolineato la professoressa Nicoletta De Francesco - Queste celebrazioni riguardano non solo l’università, ma tutta la città e per questo collaboreremo strettamente anche con il Comune di Pisa nelle varie iniziative”.
"Come 50 anni fa - ha detto il direttore del dipartimento di Informatica, Gian-Luigi Ferrari - l’informatica è anche oggi una giovane disciplina scientifica in grado di sviluppare innovazione e rispondere alle esigenze della società attuale. Essa è stata fondata da persone che hanno avuto una visione strategica: introdurre una laurea innovativa con una forte base scientifica e una stretta collaborazione interdisciplinare. Il valore e il merito dell’Università di Pisa sta nell'aver portato questa visione all’attenzione nazionale e internazionale. I 50 anni del corso di laurea saranno quindi una festa per parlare del passato e del presente dell’informatica e soprattutto un’occasione per delineare il futuro della disciplina e in generale della nostra società”.
"Informatica50": la storia
Furono due matematici i padri del primo corso di laurea in Scienze dell’Informazione d’Italia istituito all’Università di Pisa 50 anni fa, nel 1969: l’allora rettore, Alessandro Faedo, e il professor Gianfranco Capriz, all’epoca direttore dell'Istituto di Elaborazione dell'Informazione del CNR. Una data che segna uno dei passaggi fondamentali della rivoluzione digitale del nostro Paese e che conferma il ruolo della città della Torre e di Galileo Galilei nella storia dell’Informatica in Italia.
È infatti a Pisa che venne costruito il primo calcolatore scientifico italiano, la CEP (Calcolatrice Elettronica Pisana), realizzato su suggerimento di Enrico Fermi e inaugurato dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi nel 1961. Sulla scia di questo progetto, nel 1969, nacquero il più importante centro di calcolo elettronico nazionale (CNUCE) del Paese, poi confluito nel CNR, il primo Istituto (universitario) di Scienze dell’Informazione (ISI), avo dell’attuale Dipartimento di Informatica, e con esso appunto il primo corso di laurea in Informatica d’Italia e successivamente, nel 1983, il primo Dottorato di Ricerca in Informatica in Italia. Sempre a Pisa, nel 1986, è partita la prima connessione a Internet in Italia, motivo per cui la città ospita ancora il registro dei domini nazionali .it.
In questa storia l’Università di Pisa ha continuato e continua ad avere un ruolo da di protagonista. A partire dagli anni ’90, oltre a investire nell’insegnamento e nella ricerca, ha infatti dato contributi rilevanti alle reti di comunicazione: prima con lo sviluppo della rete metropolitana pisana (oggi estesa fino a Livorno) che serve circa 100.000 utenti; poi contribuendo alla creazione della rete nazionale a banda ultra-larga dedicata alla comunità dell'istruzione e della ricerca (GARR); e più recentemente con la realizzazione delle infrastrutture Data Center indispensabili per affrontare la ricerca in ormai tutte le discipline.
Dagli anni ’90, all’interno dell’area degli ex Macelli, l’Università di Pisa – d’intesa con il Comune di Pisa – ha inoltre aperto il Museo degli Strumenti per il Calcolo, dove è possibile vedere la CEP e una ricca collezione di macchine legate alla storia del calcolo e dell’Informatica, uno spazio per capire le rivoluzioni tecnologiche che hanno portato al nostro modo di vivere.