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Comunicati stampa
Giovedì, 30 Aprile 2015 09:03

Le nuove mani robotiche sono «morbide»

Come facciamo a prendere una monetina dal tavolo? La cosa più semplice è far scivolare la moneta verso l'estremità, sfruttando la superficie liscia e piana del tavolo stesso. E per calzare un paio di scarpe? La cosa più facile è inserire una mano o un dito tra il piede e la parte posteriore della scarpa. Questi sono solo alcuni dei gesti all'apparenza semplicissimi in cui le nostre mani sfruttano le caratteristiche dell'ambiente e degli oggetti per compiere diversi tipi di manipolazioni. Questa la chiave del progetto europeo "SOMA" (SOft MAnipulation), che partirà ufficialmente il prossimo 1° maggio e che punta a sviluppare un sistema artificiale di manipolazione innovativo, che sia semplice e facile da programmare, ma nel contempo affidabile e robusto.

Partner italiani del progetto, coordinato dall'Università di Berlino, sono l'Università di Pisa e l'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, che da anni collaborano nello studio e realizzazioni di mani robotiche, come la "pisa-iit softhand", progetto vincitore dell'ERC Advanced Grant "SOFTHANDS", che, con una struttura semplicissima e robusta, e un solo motore, è in grado di compiere movimenti e prese naturali su tutti gli oggetti di uso quotidiano.

Il concetto chiave è quello "soft manipulation" – afferma Antonio Bicchi, professore di robotica al Centro Piaggio dell'Università di Pisa e Senior Scientist all'IIT – una manipolazione cioè in grado di adattarsi alle diverse caratteristiche fisiche dell'ambiente, allo stesso modo di quella umana. Ciò è reso possibile dal fatto che le caratteristiche principali responsabili della capacità di manipolazione non sono date da algoritmi "inseriti" nella mano, ma sono presenti direttamente nella struttura fisica della mano stessa, ed emergono dall'interazione tra queste caratteristiche e quelle degli oggetti nell'ambiente reale che devono essere manipolati. Le caratteristiche ambientali influiscono sul design della mano, così come nel progettare la forma di una barca si tengono presenti le caratteristiche fisiche dell'acqua.

Questo apre la via a una nuova generazione di robot industriali e di servizio in grado di operare in ambiente reale e con gli esseri umani. Tra i partner del progetto SOMA ci sono infatti due realtà industriali, che forniranno i primi banchi di prova per la tecnologia sviluppata. Il primo è Ocado, la più grande catena mondiale di supermercati. Consistenti sono infatti le potenzialità di applicazione di SOMA nell'agricoltura e nell'industria alimentare, per esempio per manipolare oggetti, come i frutti, di forma irregolare e molto facili da danneggiare. Il secondo banco di prova sarà la sicurezza dei nuovi sistemi di manipolazione in contesti un cui i robot devono coesistere e interagire con gli esseri umani, grazie alla collaborazione con Disney.

I partner del progetto SOMA sono la Technische Universität Berlin (Coordinator), l'Università di Pisa, l'Italian Institute of Technology IIT, German Aerospace Center, l'Institute of Science and Technology Austria, Ocado Ltd. OCADO United Kingdom, Disney Research DISNEY Switzerland.

olio insideIl nuovo metodo per l'analisi dell'olio extravergine di oliva messo a punto da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa è stato inserito fra le innovazioni del settore della Società Americana dei Chimici dell'Olio (AOCS) e così Valentina Domenici, ricercatrice dell'Ateneo pisano e coordinatrice dello studio, dal 3 al 6 maggio sarà al Congresso di Orlando dell'AOCS per illustrare tutti gli aspetti della ricerca.
"La metodologia che abbiamo ideato – spiega Valentina Domenici – è molto veloce e poco costosa rispetto alle pratiche analitiche esistenti tanto che, in prospettiva, potrebbe essere usata direttamente nei punti vendita. L'olio viene inserito in una celletta di quarzo, si registra uno spettro di assorbimento UV-visibile e con il nostro metodo otteniamo in modo immediato le quantità dei suoi quattro pigmenti principali (luteina, feofitina-a, feofitina-b e β-carotene). ricercatori unipi Queste informazioni servono a valutare con precisione la qualità dell'olio e vedere, ad esempio, se ha subito trattamenti termici. Stiamo inoltre ottimizzando la procedura per verificare la sua efficacia nell'individuazione di alcune frodi, come la miscelazione di oli extravergine di oliva e di oli di semi."
Ma l'interesse per lo studio non è solo americano. Il 18 febbraio scorso, una rappresentanza del gruppo di ricerca è stata infatti convocata dalla Commissione Agricoltura del Senato per avere informazioni dettagliate sulla nuova metodologia, nell'ambito del contrasto alle contraffazioni all'olio d'oliva extravergine. Oltre a Valentina Domenici, stanno contribuendo alla ricerca Mario Cifelli, Cristina Lazzerini, Carlo Alberto Veracini e Maurizio Zandomeneghi del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Ateneo pisano (nella foto, i ricercatori dell'Università di Pisa all'uscita della Commissione Agricoltura del Senato, da sinistra a destra, Maurizio Zandomeneghi, Mario Cifelli, Valentina Domenici).

Ne hanno parlato:
Nazione.it
GreenReport.it
StampToscana.it
AgenziaImpress.it
TeatroNaturale.it
Imbottigliamento.it
PisaInformaFlash.it
ControCampus.it
PianetaUniversitario.it

Il nuovo metodo per l'analisi dell'olio extravergine di oliva messo a punto da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa è stato inserito fra le innovazioni del settore della Società Americana dei Chimici dell'Olio (AOCS) e così Valentina Domenici, ricercatrice dell'Ateneo pisano e coordinatrice dello studio, dal 3 al 6 maggio sarà al Congresso di Orlando dell'AOCS per illustrare tutti gli aspetti della ricerca.
"La metodologia che abbiamo ideato – spiega Valentina Domenici – è molto veloce e poco costosa rispetto alle pratiche analitiche esistenti tanto che, in prospettiva, potrebbe essere usata direttamente nei punti vendita. L'olio viene inserito in una celletta di quarzo, si registra uno spettro di assorbimento UV-visibile e con il nostro metodo otteniamo in modo immediato le quantità dei suoi quattro pigmenti principali (luteina, feofitina-a, feofitina-b e β-carotene). Queste informazioni servono a valutare con precisione la qualità dell'olio e vedere, ad esempio, se ha subito trattamenti termici. Stiamo inoltre ottimizzando la procedura per verificare la sua efficacia nell'individuazione di alcune frodi, come la miscelazione di oli extravergine di oliva e di oli di semi."
Ma l'interesse per lo studio non è solo americano. Il 18 febbraio scorso, una rappresentanza del gruppo di ricerca è stata infatti convocata dalla Commissione Agricoltura del Senato per avere informazioni dettagliate sulla nuova metodologia, nell'ambito del contrasto alle contraffazioni all'olio d'oliva extravergine. Oltre a Valentina Domenici, stanno contribuendo alla ricerca Mario Cifelli, Cristina Lazzerini, Carlo Alberto Veracini e Maurizio Zandomeneghi del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Ateneo pisano.

lattuga internoPiù la lattuga è rossa e più è veloce il suo effetto antiossidante e di reazione nei confronti dei radicali liberi, gli agenti responsabili dell'invecchiamento e del danno cellulare che determina l'insorgere di numerose malattie. Questo è quanto emerge da uno studio condotto da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa (foto da sinistra Mike Frank Quartacci, Cristina Sgherri e Annamaria Ranieri) svolto in collaborazione con il Dipartimento di Biologia Vegetale e Ecologia dell'Università dei Paesi Baschi e il laboratorio di Spettroscopia EPR-ENDOR NMR del CNR di Pisa. I risultati di questa ricerca, cominciata nel 2011, sono stati recentemente pubblicati sulla rivista "Journal of Agricultural and Food Chemistry" in un articolo dal titolo "Phenolic composition and related antioxidant properties in differently coloured lettuces: a study by Electron Paramagnetic Resonance (EPR) kinetics".
gruppo di ricerca Università di Pisa"La lattuga è ricca di composti che presentano 'attività antiradicalica' come i fenoli, tra i quali le antocianine, e vitamine come la A e la C - ha spiegato la professoressa Annamaria Ranieri dell'Ateneo pisano che ha coordinato la ricerca - tuttavia, come abbiamo dimostrato più la pigmentazione è rossa e più aumenta la presenza di antiossidanti caratterizzati da un'alta velocità di reazione nei confronti dei radicali liberi, con il risultato che l'attività antiossidante totale risulta maggiore nella lattuga a foglia rossa rispetto a quella verde-rossa e verde".
Lo studio ha analizzato tre varietà differenti di lattuga - la "Batavia", dal colore verde, la "Marvel of Four Seasons", verde-rossa, e la rossa "Oak Leaf" - attraverso tecniche di Electron Spin Resonance (EPR) e per la prima volta ha dimostrato la relazione fra il comportamento cinetico degli estratti di lattuga, differentemente pigmentata, e la relativa composizione in metaboliti antiossidanti.
"Ma attenzione – ha concluso Annamaria Ranieri - la diversa velocità nell'azione di contrasto dei radicali liberi non significa che alcuni antiossidanti siano preferibili ad altri e infatti, a seconda della loro solubilità nella matrice organica e alla diversa capacità detossificante, gli antiossidanti veloci, come le cianidine, sono capaci di reagire rapidamente con i radicali proteggendo le cellule dall'ossidazione, mentre quelli ad azione lenta, come i carotenoidi, possono avere un'azione più prolungata nel tempo a livello del nostro organismo".

Ne hanno parlato:
Ansa.it
RepubblicaFirenze.it
YahooNotizie.com
AdnKronos.it
Focus.it
Panorama.it
Messaggero.it
Piùsanipiùbelli.it
IlTempo.it
Tirreno.it
InToscana.it
AgroNotizie.it
AgricolturaNews.it
GreenReport.it
PisaInformaFlash.it

Più la lattuga è rossa e più è veloce il suo effetto antiossidante e di reazione nei confronti dei radicali liberi, gli agenti responsabili dell'invecchiamento e del danno cellulare che determina l'insorgere di numerose malattie. Questo è quanto emerge da uno studio condotto da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa svolto in collaborazione con il Dipartimento di Biologia Vegetale e Ecologia dell'Università dei Paesi Baschi e il laboratorio di Spettroscopia EPR-ENDOR NMR del CNR di Pisa. I risultati di questa ricerca, cominciata nel 2011, sono stati recentemente pubblicati sulla rivista "Journal of Agricultural and Food Chemistry" in un articolo dal titolo "Phenolic composition and related antioxidant properties in differently coloured lettuces: a study by Electron Paramagnetic Resonance (EPR) kinetics".
"La lattuga è ricca di composti che presentano 'attività antiradicalica' come i fenoli, tra i quali le antocianine, e vitamine come la A e la C - ha spiegato la professoressa Annamaria Ranieri dell'Ateneo pisano che ha coordinato la ricerca - tuttavia, come abbiamo dimostrato più la pigmentazione è rossa e più aumenta la presenza di antiossidanti caratterizzati da un'alta velocità di reazione nei confronti dei radicali liberi, con il risultato che l'attività antiossidante totale risulta maggiore nella lattuga a foglia rossa rispetto a quella verde-rossa e verde".
Lo studio ha analizzato tre varietà differenti di lattuga - la "Batavia", dal colore verde, la "Marvel of Four Seasons", verde-rossa, e la rossa "Oak Leaf" - attraverso tecniche di Electron Spin Resonance (EPR) e per la prima volta ha dimostrato la relazione fra il comportamento cinetico degli estratti di lattuga, differentemente pigmentata, e la relativa composizione in metaboliti antiossidanti.
"Ma attenzione – ha concluso Annamaria Ranieri - la diversa velocità nell'azione di contrasto dei radicali liberi non significa che alcuni antiossidanti siano preferibili ad altri e infatti, a seconda della loro solubilità nella matrice organica e alla diversa capacità detossificante, gli antiossidanti veloci, come le cianidine, sono capaci di reagire rapidamente con i radicali proteggendo le cellule dall'ossidazione, mentre quelli ad azione lenta, come i carotenoidi, possono avere un'azione più prolungata nel tempo a livello del nostro organismo".

Si è svolta venerdì 24 aprile, dalle ore 11 nell'Aula Magna del Polo Fibonacci, la cerimonia di conferimento dell'Ordine del Cherubino e di nomina dei Professori Emeriti. L'incontro è stato aperto dalla proiezione del nuovo video di presentazione dell'Ateneo, cui è seguito il saluto del rettore Massimo Augello, in cui, come da tradizione, è stata sviluppata una sintetica riflessione sullo stato dell'Università di Pisa e del sistema universitario italiano.
La cerimonia è proseguita con il saluto ai quattro nuovi Professori Emeriti e il conferimento dell'Ordine del Cherubino a dieci illustri docenti dell'Ateneo.
L'Ordine del Cherubino, unica onorificenza concessa dall'Università di Pisa, è assegnato ai docenti che hanno contribuito ad accrescere il prestigio dell'Ateneo per i loro particolari meriti scientifici e culturali o per il loro contributo alla vita e al funzionamento dell'Ateneo.
Quest'anno i professori insigniti dell'Ordine del Cherubino sono, in ordine di anzianità di chiamata, Francesco Pegoraro, del dipartimento di Fisica; Pierpaolo Degano, del dipartimento di Informatica; Mirko Tavoni, del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica; Romano Giglioli, del dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi, del Territorio e delleCostruzioni; Giacomo Lorenzini, del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali; Giuseppe Petralia, del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere; Giancarlo Galli, del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale; Marco Enrico Luigi Guidi, del dipartimento di Economia e Management; Gino Fornaciari, del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia; Sandra Vitolo, del dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale.
La nomina a Professore Emerito mira a dare rilievo pubblico a questa figura, caratterizzata innanzitutto per aver svolto in modo esemplare i propri compiti istituzionali, e subito dopo, per la riconosciuta eccellenza del curriculum scientifico, la rilevante responsabilità e il prestigio internazionale dei ruoli ricoperti. I docenti che sono stati nominati Professore Emerito sono Umberto Breccia, Paolo Corsini, Marcello Giorgi e Cesare Letta.

Lunedì 27 aprile, alle 12.00, presso il Polo Didattico delle Piagge, si terrà il seminario "Come cambia la genitorialità": un'analisi comparata", un incontro organizzato nell'ambito di Trigger, il progetto di ricerca europeo a cui partecipa l'Università di Pisa, insieme a quelle di Londra, Parigi, Madrid e Praga, che ha lo scopo di approfondire gli studi di genere con riferimento alle carriere femminili e ai processi culturali. Il seminario intende affrontare, alla luce degli attuali cambiamenti nelle famiglie e nelle dinamiche affettive, il tema delle relazioni tra i generi e le generazioni in un'ottica multidisciplinare. Durante la mattinata sono previsti gli interventi di Rita Biancheri, docente di Sociologia della famiglia e coordinatrice del progetto Trigger, e di Stefano Ciambotti, presidente della sezione toscana dell'Associazione Nazionale Avvocati Familiaristi.
All'interno del variegato, e sempre più complesso, mondo della sfera privata si sono modificati i rapporti tra genitori e figli, i modelli educativi sono diventati sempre più negoziali e richiedono un maggiore impegno, che deve scaturire dalla condivisione dei ruoli paterni e materni e delle funzioni di un aggregato domestico allargato. Diritti e doveri, compiti e obbligazioni di cura diventano troppo spesso oggetto di conflitto all'interno della coppia. Politiche sociali scarsamente generose nei confronti delle famiglie, norme non conseguenti alle attuali forme di convivenze, assenze di interventi a favore di una legittimazione sociale per una nuova genitorialità, determinano un impasse rischioso per la crescita, anche economica, del nostro paese.
Bassi tassi di occupazione femminile, indici di natalità ampiamente al di sotto del ricambio fisiologico per contrastare l'ampio fenomeno dell'invecchiamento della popolazione sono fattori che evidenziano un processo vischioso dalle cui paludi è necessario uscire con il contributo di tutti. Riflettere sulla genitorialità biologica e/o sociale, sulle competenze di entrambi i generi e su come conciliare i diversi tempi di vita, superando le asimmetrie e le diseguaglianze, sia a livello istituzionale che attraverso l'apporto dei diversi attori del sistema di welfare, dal Terzo settore alle aziende, non è solo un importante supporto alla conoscenza del problema ma anche un valore aggiunto per rompere una prassi consolidata di de-responsabilizzazione collettiva nei confronti della riproduzione come valore sociale.

garissaLunedì 27 aprile, alle ore 12.00, le 800 Università di tutta Europa, da Mosca a Lisbona, osserveranno un minuto di silenzio.

Anche l'Università di Pisa, insieme alla CRUI e a tutti gli Atenei italiani, aderisce all'iniziativa dell'EUA (European University Association) proposta per ricordare i 147 studenti uccisi e i 79 feriti durante l'attacco terroristico del 2 aprile scorso alla sede di Garissa della University College in Kenya. E invitano tutte le componenti dell'Università, a partire da quella studentesca, ad unirsi a questo momento unico e di alto valore simbolico.

L'EUA e la CRUI ribadiscono la loro convinzione che qualsiasi atto di violenza o di attacco all'istruzione è in contrasto con i valori di tolleranza, libertà di pensiero e di espressione. Non solo, esso mina l'ambizione e il diritto di ogni giovane a ottenere un'istruzione adeguata e a dare un contributo alla propria Nazione, alla società e al mondo.

Gli attacchi contro le università e contro ogni opera dell'ingegno sono un affronto ai valori fondamentali della persona e mettono in pericolo la civile convivenza del monto intero.

La ricerca della conoscenza non ha confini e le università trascendono le frontiere geografiche e politiche. In linea con questi princìpi l'EUA e la CRUI invitano le università di tutta Europa, e non solo, a unirsi nella ferma condanna di ogni forma di violenza e di intolleranza.

Il sito dell'EUA www.eua.be.

Giovedì, 23 Aprile 2015 14:14

Sandra Vitolo

vitoloNata a Pisa nel 1963, la professoressa Sandra Vitolo si è laureata con lode in Ingegneria chimica presso la facoltà di Ingegneria dell'Università di Pisa nel 1989. Dopo un'esperienza in ambito industriale internazionale, a partire dal 1992 ha percorso presso l'Università di Pisa tutta la sua carriera accademica prima come ricercatore, poi come professore associato e, dal 2004, come ordinario di Impianti e processi chimici. Dall'esperienza maturata in ambito industriale sono nati il suo interesse verso i temi legati alla sostenibilità ambientale dei processi chimici e l'impegno in molteplici attività di trasferimento tecnologico.

L'attività di ricerca della professoressa Vitolo, autore di circa 130 lavori, si colloca nell'ambito dei processi chimici industriali con particolare riferimento al trattamento di effluenti gassosi e recupero e valorizzazione degli scarti industriali, allo sviluppo di processi innovativi in ambito conciario, alla produzione di energia e chemicals da biomasse oltre che allo sviluppo di sorbenti industriali per la cattura della CO . Gli studi, condotti attraverso attività sperimentali fino alla scala semi-industriale accompagnate da valutazioni relative alla sostenibilità ambientale complessiva, hanno permesso lo sviluppo di processi e tecnologie più avanzati e sostenibili applicati su scala industriale, oggetto anche di applicazioni brevettuali.

Nella produzione scientifica della professoressa Vitolo sono da segnalare i lavori relativi allo studio dell'intera filiera di produzione di biodiesel da semi oleaginosi di colture residuali, a partire dalla coltivazione, processamento fino alla caratterizzazione motoristica e delle emissioni oltre che studi sull'applicazione della catalisi eterogenea al miglioramento delle proprietà degli oli da pirolisi di biomasse. Tali studi, per l'originalità, l'approccio metodologico e il carattere fortemente interdisciplinare, rappresentano ancora oggi un punto di riferimento della comunità scientifica internazionale.

Di significativo rilievo sono poi le attività di ricerca e sviluppo finalizzate al trasferimento tecnologico condotte, fin dall'avvio della carriera accademica, in stretta collaborazione con realtà industriali del territorio tra le quali, in particolare, le aziende del distretto conciario toscano. Nell'ambito di queste attività la professoressa Vitolo ha sviluppato modelli innovativi di proficua integrazione tra ricerca e industria con specifico riferimento alle realtà di piccole e medie dimensioni che hanno permesso, in oltre venti anni, di introdurre nel tessuto produttivo conoscenze, metodologie, processi e tecnologie che hanno portato a una crescita in termini di vantaggio competitivo e un miglioramento della sostenibilità ambientale.

L'esperienza in ambito di trasferimento tecnologico ha compreso anche l'impegno a rappresentare l'Università di Pisa come presidente del Polo Tecnologico Magona di Cecina nel quinquennio 2007-2012.

Alla intensa attività didattica, di ricerca e di trasferimento tecnologico la professoressa Vitolo ha affiancato importanti impegni istituzionali: è stata direttore del dipartimento di Ingegneria chimica, Chimica industriale e Scienza dei materiali dell'Università di Pisa e, nello stesso periodo, vicedirettore del Collegio dei direttori dell'Ateneo. È attualmente delegata dal direttore del dipartimento di Ingegneria civile e industriale (DICI) nella gestione delle infrastrutture del suo ex dipartimento, nonché delegata alla presidenza della Commissione didattica paritetica del DICI.

Per queste motivazioni il Senato accademico ha conferito l'Ordine del Cherubino alla professoressa Sandra Vitolo.

Giovedì, 23 Aprile 2015 14:13

Gino Fornaciari

fornaciariNato a Viareggio nel 1945, il professor Gino Fornaciari si è laureato nel 1971 in Medicina e Chirurgia all'Università di Pisa. Nel 1969 è entrato come studente interno all'Istituto di Anatomia patologica dell'Ateneo pisano, dove ha iniziato e completato la propria carriera accademica: assistente incaricato, assistente ordinario, professore associato di Anatomia patologica e professore ordinario di Storia della Medicina. Attualmente è direttore del Museo di Anatomia patologica del dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina e Chirurgia e coordinatore del Polo Museale storico del Sistema Museale d'Ateneo.

Il professor Fornaciari è stato fra i fondatori della moderna Paleopatologia, insieme ai paleopatologi americani Arthur C. Aufderheide, Marvin Allison ed Enrique Gerstzen e allo storico della medicina Mirko D. Grmek, dell'École des Hautes Études di Parigi. Oltre alla Paleopatologia in generale, si è dedicato allo studio delle mummie e alla ricerca di antichi agenti batterici e virali. Di grande importanza scientifica fu nel 1986 la scoperta del virus del vaiolo umano in un corpo mummificato del XVI secolo e nel 1989 di treponemi sifilitici della stessa epoca; nel 1992, individuò in una mummia Inca del XIV secolo, il protozoo parassita Trypanosoma cruzi, agente eziologico della malattia di Chagas. Nel 2003 ha amplificato e sequenziato, per la prima volta in una mummia, il virus del papilloma umano (HPV). Nel 1996 dimostrò la mutazione dell'oncogene K-ras nel tumore che uccise il re di Napoli Ferrante I di Aragona nel 1494, scoperta che costituisce tuttora un vero e proprio unicum in Paleopatologia.

L'11 novembre 2006 ha tenuto, presso il Cosmos Club di Washington DC, la prestigiosa "Stowell Lecture", sotto l'egida dell'Armed Forces Institute of Pathology" (AFIP), e nel 2013 le riviste "Smithsonian Magazine di Washington e "Science" hanno dedicato lunghi editoriali e la copertina all'attività di ricerca e alle scoperte della Divisione di Paleopatologia di Pisa.

Il professor Fornaciari ha istituito a Pisa nel 1994 il primo corso italiano di perfezionamento in Paleopatologia e nel 2004 ha fondato e diretto la divisione di Paleopatologia dell'Ateneo pisano. A partire dal 2009, insieme alle Università di Bologna e di Milano, ha organizzato il primo master in Italia in Bioarcheologia, Paleopatologia e Antropologia forense. Dal 2011 è co-direttore, insieme all'antropologo Clark Spencer Larsen della Ohio State University, della Field School Pozzeveri in Medieval Archaeology and Bioarchaeology e dal 2014 è direttore della Summer School in Osteoarchaeology and Paleopathology, entrambe scuole internazionali per studenti e dottorandi italiani e stranieri.

Il professor Fornaciari ha diretto negli anni '80 l'esplorazione e lo studio delle mummie delle tombe aragonesi nella basilica di San Domenico Maggiore in Napoli (secoli XV e XVI); è stato, negli anni 2004-2008, direttore scientifico del "Progetto Medici", che ha visto l'esplorazione delle tombe nelle Cappelle Medicee della basilica di San Lorenzo a Firenze e lo studio paleopatologico completo della celebre famiglia fiorentina; ha studiato dal punto di vista paleopatologico importanti personaggi storici, tra cui il papa Gregorio VII, S. Antonio da Padova, S. Zita, Cangrande della Scala e Luigi Boccherini.

Ha condotto numerose missioni scientifiche in Italia e all'estero, tra cui in Egitto e Messico, ed è autore di oltre 500 lavori, prevalentemente su riviste internazionali.

Per queste motivazioni il Senato accademico ha conferito l'Ordine del Cherubino al professor Gino Fornaciari.

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