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Comunicati stampa
Martedì, 24 Marzo 2015 09:37

La furbizia dei cavalli

cavalli in fuga petpassionIl cavallo è un animale furbo che capisce e segue le indicazioni dell'uomo, ma solo quando gli conviene. E' questo il risultato di uno studio condotto dei ricercatori del dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Pisa che per la prima volta ha dimostrato che i cavalli, contrariamente a quanto sinora documentato dalla letteratura scientifica, possiedono capacità cognitive evolute e memoria a breve termine. I risultati della ricerca, svolta da Paolo Baragli (foto a sinistra) e Claudio Sighieri dell'Ateneo pisano in collaborazione con Paola Lovrovich dell'Italian Horse Protection Association, sono stati pubblicati sull'ultimo numero della rivista internazionale "Applied Animal Behaviour Science".
La ricerca è partita da un test condotto su 24 cavalli divisi in due gruppi. In entrambi i casi gli animali avevano di fronte tre secchi uguali e capovolti e dovevano indovinare sotto quale si nascondesse un pezzo di carota. Ma in un caso dovevano trovare la carota senza alcuna indicazione o aiuto, mentre nell'altro potevano vedere la persona che si avvicinava al secchio, nascondeva la carota e poi se ne andava.
paolo baragli"Nel corso della prova i cavalli – ha spiegato Paolo Baragli - hanno dimostrato di saper cambiare la propria strategia di ricerca per raggiungere il loro obiettivo, cioè la carota, nel più breve tempo possibile, a prescindere anche dagli indizi forniti dall'uomo".
In altre parole, i cavalli del gruppo che vedevano la persona nascondere la carota all'inizio sfruttavano questa indicazione ed erano più precisi, cioè andavano verso il secchio giusto, ma impiegavano più tempo. Con il succedersi delle prove gli animali hanno cambiato strategia e sono diventati meno precisi ma più veloci, capovolgendo anche tutti i secchi, sicuri comunque di trovare la carota.
"I risultati di questo test dimostrano che i cavalli sono in grado di comprendere e di usare il significato cognitivo delle indicazioni umane per compiere le proprie scelte – ha concluso Paolo Baragli – ma sono anche in grado di cambiare la propria strategia nel momento in cui si rendono conto che l'informazione ottenuta non è fondamentale per raggiungere l'obiettivo, soprattutto se può essere conquistato più velocemente in altro modo. E tutto ciò avviene in un arco di tempo, cioè la durata dei test, molto breve ad indicare il fatto che i cavalli possiedono sofisticate capacità di trovare rapidamente soluzioni diverse ad uno stesso problema, basandosi sull'esperienza fatta".

Ne hanno parlato:
AdnKronos
Repubblica.it
LaStampa.it
QN.it
CorriereFiorentino.it
InToscana.it
Tirreno.it
Il Tirreno Pisa
La Gazzetta del Sud
Panorama.it
Focus.it
Notizie.Yahoo.it
IlTempo.it
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
GreenReport.it
GreenMe.it
AnimalGlamour.it
CavalloMagazine.it
PaginaQ.it
GoNews.it

VIS logoIl ruolo dell'Università di Pisa è stato quello di coordinare scientificamente il progetto, elaborando i percorsi formativi, costruendo momenti di verifica delle varie fasi, definendo le linee guida per gli operatori e per la creazione dei centri di supporto alle vittime. Avviato nel 2012 dalla Provincia di Livorno con un finanziamento della Commissione Europea e numerosi partner coinvolti, il VIS Network – VIctim Supporting Project: a network to support and aid crime victims – è arrivato alla sua conclusione creando sul territorio una rete di soggetti in grado di rispondere alla sempre più forte domanda di assistenza da parte delle vittime di reato, dai casi di cronaca più eclatanti fino alle vicende sommerse che si consumano tra le mura domestiche.

«Il dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Pisa ha messo a disposizione il suo sapere teorico e metodologico per far emergere i bisogni dei vari soggetti coinvolti – ha dichiarato il professor Andrea Borghini, coordinatore scientifico di VIS – Con le sue competenze, ha contribuito alla governance della rete ponendosi in una posizione di ascolto attivo dei territori investiti dal progetto, cercando di farne emergere la ricchezza, rappresentata dagli agenti presenti, di rendere attivi i nodi delle reti già esistenti e di coinvolgere altri attori, fino a quel momento esclusi o silenti».

VIS networkLa rete di VIS ha coinvolto soggetti territoriali (29 nel territorio di Livorno e 18 nell'area di Pisa) che, con competenze diverse, si occupano di trattamento alle vittime, dai servizi sanitari, alle forze dell'ordine, dalle istituzioni alle associazioni di settore che insieme possono garantire una risposta ai nuovi bacini di fragilità sociale in costante aumento. Inoltre è stata svolta una mappatura dei soggetti che si occupano del trattamento delle vittime fragili a Mantova (32 nella città e 19 sul territorio provinciale) e una mappatura per quelli di Pisa. Tra i risultati raggiunti ci sono numerose iniziative di sensibilizzazione, la formazione degli operatori delle istituzioni preposte e coinvolte nel processo di trattamento della vittima in 6 percorsi dedicati (2 per ogni area), la stipula di protocolli d'intesa per stabilire misure congiunte per la tutela delle vittime, l'adozione di procedure concordate per il funzionamento dei centri di supporto alle vittime e la realizzazione del sito www.visnetwork.eu per le attività di informazione.

Il progetto si è concluso con la messa a sistema delle procedure attivate con le reti locali, a Mantova per rendere maggiormente funzionale ed efficace il Centro di Supporto alle Vittime nato a primavera 2012; a Pisa per supportare le iniziative della rete già esistente coordinata dalla Società della Salute e, che è stata ampliata con il progetto, a Livorno per supportare l'operatività del nuovo Sportello di ascolto e supporto alle vittime che è stato aperto presso l'Ufficio della Consigliera di Parità della provincia di Livorno e funziona grazie ai contributi volontari dei soggetti della rete Vis Network. Le "Linee guida per gestire un Centro di supporto alle vittime" curate dall'Università col contributo di Libra riportano le buone pratiche che il progetto consegna agli attori rilevanti. «Il contributo dell'Università – conclude il professor Borghini – ha consentito di ridurre i rischi di cadere in forme di retorica della vittima che, in un'epoca fortemente mediatizzata come la nostra, sono particolarmente frequenti, sottraendo ai singoli rappresentanti dei nodi delle reti la gestione esclusiva della vittima e dei processi di supporto ad essa, e rilanciando invece l'azione di sistema basato sull'approccio di rete».

Il gruppo di ricerca e i partner del progetto
Oltre al professor Borghini, del gruppo di ricerca del dipartimento di Scienze politiche facevano parte la professoressa Roberta Bracciale, Cristina Galavotti e Gerardo Pastore. Hanno inoltre partecipato alle attività del gruppo, Beatrice Giovannoli e Chiara Nerelli entrambe formate dal Master in Criminologia Sociale dell'Università di Pisa.
Gli altri partner del progetto sono la Regione Toscana, il Centro Studi Discriminazione di Pisa, la Società della Salute di Pisa, l'ASL 6 di Livorno, Libra e Alce Nero di Mantova, i partner associati Provincia di Pisa, Questura - Polizia di Stato Livorno, FDE - Scuola di Alta Formazione in Scienze Criminologiche, Comune di Mantova e Ospedale Carlo Poma (Mantova), e di una serie di soggetti correlati, tra cui servizi sanitari, forze dell'ordine, amministrazioni ed enti locali, associazioni di volontariato e sociale che hanno garantito lo svolgimento delle attività per 24 mesi.

Ne hanno parlato: 
Nazione Pisa
InToscana.it
TirrenoPisa.it 
Controcampus.it

Il ruolo dell'Università di Pisa è stato quello di coordinare scientificamente il progetto, elaborando i percorsi formativi, costruendo momenti di verifica delle varie fasi, definendo le linee guida per gli operatori e per la creazione dei centri di supporto alle vittime. Avviato nel 2012 dalla Provincia di Livorno con un finanziamento della Commissione Europea e numerosi partner coinvolti, il VIS Network – VIctim Supporting Project: a network to support and aid crime victims – è arrivato alla sua conclusione creando sul territorio una rete di soggetti in grado di rispondere alla sempre più forte domanda di assistenza da parte delle vittime di reato, dai casi di cronaca più eclatanti fino alle vicende sommerse che si consumano tra le mura domestiche.

«Il dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Pisa ha messo a disposizione il suo sapere teorico e metodologico per far emergere i bisogni dei vari soggetti coinvolti – ha dichiarato il professor Andrea Borghini, coordinatore scientifico di VIS – Con le sue competenze, ha contribuito alla governance della rete ponendosi in una posizione di ascolto attivo dei territori investiti dal progetto, cercando di farne emergere la ricchezza, rappresentata dagli agenti presenti, di rendere attivi i nodi delle reti già esistenti e di coinvolgere altri attori, fino a quel momento esclusi o silenti».

La rete di VIS ha coinvolto soggetti territoriali (29 nel territorio di Livorno e 18 nell'area di Pisa) che, con competenze diverse, si occupano di trattamento alle vittime, dai servizi sanitari, alle forze dell'ordine, dalle istituzioni alle associazioni di settore che insieme possono garantire una risposta ai nuovi bacini di fragilità sociale in costante aumento. Inoltre è stata svolta una mappatura dei soggetti che si occupano del trattamento delle vittime fragili a Mantova (32 nella città e 19 sul territorio provinciale) e una mappatura per quelli di Pisa. Tra i risultati raggiunti ci sono numerose iniziative di sensibilizzazione, la formazione degli operatori delle istituzioni preposte e coinvolte nel processo di trattamento della vittima in 6 percorsi dedicati (2 per ogni area), la stipula di protocolli d'intesa per stabilire misure congiunte per la tutela delle vittime, l'adozione di procedure concordate per il funzionamento dei centri di supporto alle vittime e la realizzazione del sito www.visnetwork.eu per le attività di informazione.

Il progetto si è concluso con la messa a sistema delle procedure attivate con le reti locali, a Mantova per rendere maggiormente funzionale ed efficace il Centro di Supporto alle Vittime nato a primavera 2012; a Pisa per supportare le iniziative della rete già esistente coordinata dalla Società della Salute e, che è stata ampliata con il progetto, a Livorno per supportare l'operatività del nuovo Sportello di ascolto e supporto alle vittime che è stato aperto presso l'Ufficio della Consigliera di Parità della provincia di Livorno e funziona grazie ai contributi volontari dei soggetti della rete Vis Network. Le "Linee guida per gestire un Centro di supporto alle vittime" curate dall'Università col contributo di Libra riportano le buone pratiche che il progetto consegna agli attori rilevanti. «Il contributo dell'Università – conclude il professor Borghini – ha consentito di ridurre i rischi di cadere in forme di retorica della vittima che, in un'epoca fortemente mediatizzata come la nostra, sono particolarmente frequenti, sottraendo ai singoli rappresentanti dei nodi delle reti la gestione esclusiva della vittima e dei processi di supporto ad essa, e rilanciando invece l'azione di sistema basato sull'approccio di rete».

Il gruppo di ricerca e i partner del progetto
Oltre al professor Borghini, del gruppo di ricerca del dipartimento di Scienze politiche facevano parte la professoressa Roberta Bracciale, Cristina Galavotti, e Gerardo Pastore. Hanno inoltre partecipato alle attività del gruppo, Beatrice Giovannoli e Chiara Nerelli entrambe formate dal Master in Criminologia Sociale dell'Università di Pisa. Gli altri partner del progetto sono Regione Toscana, il Centro Studi Discriminazione di Pisa, la Società della Salute di Pisa, l'ASL 6 di Livorno, Libra e Alce Nero di Mantova, i partner associati Provincia di Pisa, Questura - Polizia di Stato Livorno, FDE - Scuola di Alta Formazione in Scienze Criminologiche, Comune di Mantova e Ospedale Carlo Poma (Mantova), e di una serie di soggetti correlati, tra cui servizi sanitari, forze dell'ordine, amministrazioni ed enti locali, associazioni di volontariato e sociale che hanno garantito lo svolgimento delle attività per 24 mesi.

L'E-Team, la Squadra Corse dell'Università di Pisa, lancia una campagna di recruitment per la prossima stagione agonistica. Il team, composto interamente da studenti, è in cerca di collaboratori per i settori di ingegneria dei veicoli, meccanica, elettronica, aerospaziale, chimica, informatica, gestionale, energetica, economia, grafica e web design, tutte nuove professionalità che andranno ad arricchire e rinnovare il gruppo già in piena attività per preparare la prossima competizione, la Formula SAE Italy, in programma l'11 settembre a Varano de' Melegari. E non solo, nei prossimi mesi la sfida sarà costruire una nuova monoposto, pronta per gareggiare nel 2016.
La Formula SAE è una competizione tra studenti universitari, organizzata dalla Society of Automotive Engineers (SAE), che prevede la progettazione e la produzione di un'auto da corsa a ruote scoperte, valutata durante gli eventi internazionali, tramite prove statiche e dinamiche, in base alle sue qualità di design e di efficienza ingegneristica.
L'idea alla base della Formula SAE è che un gruppo di studenti costituisca una start-up per realizzare un prototipo di auto da corsa che, rispettando un regolamento internazionale, vada a posizionarsi nel segmento di mercato dedicato a piloti non professionisti. Ogni team deve progettare, costruire, testare e promuovere il prototipo fino alla partecipazione agli eventi, nei quali viene valutato in otto tipologie di prove, che spaziano dalle performance pure, al design, alla presentazione del veicolo stesso. La monoposto di questa stagione – Kerub – sarà la prima nella storia del team pisano ad essere dotata di un pacchetto aerodinamico completo.
L'E-Team Squadra Corse è nata nel 2007 su iniziativa di un gruppo di studenti e dottorandi di Ingegneria, sotto la supervisione del professor Emilio Vitale e del professor Massimo Guiggiani, al tempo rispettivamente preside della facoltà di Ingegneria e presidente del corso di laurea in Ingegneria dei Veicoli Terrestri. Da allora, la Squadra Corse ha progettato ben sei vetture: ET1, ET2ev, ET3, ET4, ET5 e infine ET456 che ha gareggiato nelle competizioni di FSCzech 2013 e Varano de' Melegari nel 2014. Nella stagione 2013-14 è stata anche progettata la vettura E2T1, prima monoposto a propulsione elettrica dell'Ateneo pisano.
Il team ha avuto negli anni importanti risultati e riconoscimenti: nel 2010 si è distinto nelle competizioni di Formula Student Germany e di Formula SAE Italy, piazzandosi al 9° posto assoluto, 1° tra i team italiani, al Formula SAE Italy; nella gara di Formula Student Czech Republic 2013 è arrivato un buon piazzamento in terza posizione al Business Plan Presentation.
Dal 2014 è stato inserito nel piano di studi ufficiale di Ingegneria dei Veicoli l'esame a scelta "Laboratorio Formula Student", con cui viene riconosciuto il valore formativo della partecipazione all'attività, oltre a essere da sempre oggetto di tesi o tirocini.
Chi fosse interessato a fare un'esperienza nel mondo del motorsport diventando uno dei nuovi componenti dell'E-Team, può compilare l'apposito form sul sito www.eteamsquadracorse.it.
Inoltre, chi volesse seguire l'operato del team può visitare la pagina della squadra su Facebook, Twitter, Youtube e Instagram (eteamsquadracorse.

Più sicurezza alimentare per i consumatori e meno adempimenti burocratici per le imprese. È questo l'obiettivo del protocollo di collaborazione fra Regione Toscana, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, Università di Pisa e imprese. L'accordo è stato sottoscritto mercoledì 18 marzo nell'auditorium di Santa Apollonia a Firenze, nell'ambito di un convegno intitolato "La prevenzione collettiva: bilanci, riflessioni e prospettive", alla presenza dei due assessori della Regione Toscana, Luigi Marroni per la Sanità e Gianni Salvadori per l'Agroalimentare, del direttore dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, Remo Rosati, del direttore del dipartimento di Scienze veterinarie dell'Università di Pisa, Daniela Gianfaldoni, e dei rappresentanti delle associazioni delle imprese del settore alimentare.

L'accordo, di durata biennale, prevede la realizzazione di progetti innovativi sul fronte dei sistemi di qualità, della tracciabilità dei prodotti e sul rapporto tra cibo, salute e sicurezza alimentare. Il piano di sviluppo promuoverà attività finalizzate a favorire la crescita delle realtà produttive presenti sul territorio regionale, la qualità del sistema toscano e la sua valorizzazione in ambito nazionale e internazionale, conciliando questi aspetti con la possibilità di raggiungere un maggiore livello di sicurezza alimentare e un minore aggravio di adempimenti a cui l'impresa è tenuta nell'esercizio delle sue attività.

Obiettivo del protocollo è anche quello di garantire la "tracciabilità sanitaria dei prodotti", ovvero documentare ai consumatori l'effettiva provenienza e tracciabilità sanitaria della filiera, attraverso un sistema di registrazioni sanitarie gestito dal sistema pubblico, a cui possono aderire, su base volontaria, produttori, trasformatori e dettaglianti. In sintesi, dunque, si tratta di un accordo di collaborazione finalizzato a coordinare tutte le attività di supporto al Sistema della sicurezza alimentare, attraverso un meccanismo che permetta di far diventare la sicurezza, grazie alla collaborazione fra imprese e sistema pubblico delle tutele sanitarie, il primo e più importante biglietto da visita per le imprese, garanzia dei prodotti verso il consumatore finale nei mercati di tutto il mondo.

"Grazie a questo importante accordo - ha commentato la professoressa Alessandra Guidi, docente di Igiene e tecnologia alimentare dell'Ateneo pisano, che si occupa di queste tematiche - il dipartimento di Scienze veterinarie dell'Università di Pisa è protagonista con azioni concrete in un ambito fondamentale per la salute dei cittadini come la sicurezza alimentare. Sono sicura che questo accordo possa rispondere in modo reale alle esigenze sia dei consumatori che delle imprese del settore agroalimentare, che necessitano di una semplificazione burocratica".

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
PisaInformaFlash.it
Valdelsa.net

"Una manovra di ampio respiro e assai significativa sul piano degli investimenti, che, unita a quelle degli ultimi anni, proietta l'Ateneo di Pisa verso un futuro a tinte rosa, contribuendo a renderlo più competitivo a livello nazionale e internazionale". Con queste parole, il rettore Massimo Augello ha presentato alla comunità universitaria il completamento della manovra di bilancio dell'Università per il 2015, il cui iter si è concluso negli scorsi giorni, con un investimento aggiuntivo che complessivamente è di circa 15 milioni di euro.

La manovra ha al centro un corposo sostegno alle politiche del personale, attraverso l'assunzione di circa 230 unità tra docenti e tecnici-amministrativi, che vanno a sommarsi alle 320 già attivate negli ultimi anni. In particolare, nel giro di un anno saranno chiamati circa 50 professori ordinari, ulteriori 35 professori associati (in aggiunta ai circa 180 assunti da poco) e 55 ricercatori a tempo determinato, oltre a 60 assegnisti di ricerca. Sul fronte del personale amministrativo, tecnico e bibliotecario è prevista l'assunzione di 60 unità, in aggiunta alle 23 per le quali sono in corso le procedure selettive, e di 3 collaboratori ed esperti linguistici.

Oltre al personale, la "finanziaria" dell'Università di Pisa punta a migliorare le proprie performance nella didattica e nella ricerca e a incrementare la quantità e la qualità dei servizi offerti alla comunità accademica. Su questi fronti, contiene misure di sostegno alla ricerca attraverso bandi per finanziare progetti di Ateneo e l'acquisto di grandi attrezzature, di potenziamento delle attività di internazionalizzazione e di valorizzazione del patrimonio immobiliare. Tra gli obiettivi delle iniziative approvate, vi sono l'aggiornamento delle aule per la didattica, attraverso la dotazione di nuove tecnologie e il potenziamento della rete wireless, e la riorganizzazione del Sistema bibliotecario, in termini di maggior orario di apertura delle biblioteche e di più efficace funzionamento dei servizi integrativi. Con il progetto "Front-office e security", infine, si mira ad aumentare il livello delle informazioni agli utenti, accrescendo nello stesso tempo quello di sicurezza all'interno dell'Ateneo.

"In definitiva - ha concluso il rettore - questa manovra consolida e rafforza la logica espansiva con cui ci siamo mossi negli ultimi anni, in felice controtendenza rispetto a quanto avviene a livello di sistema universitario nazionale, puntando a investire sulle risorse umane e a sviluppare i settori per noi strategici. Non appare dunque azzardato sostenere che tale politica, tenuto conto dei continui tagli al finanziamento del sistema universitario, rende l'Università di Pisa un modello praticamente unico nell'attuale panorama accademico italiano e un esempio virtuoso nel più generale contesto del Paese".

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
Sole24Ore.com
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
TirrenoPisa.it

Venerdì, 20 Marzo 2015 11:47

Più attenzione per i nostri alberi

"La civiltà di un popolo si giudica (anche) da come si prende cura dei suoi alberi". E' con queste parole che si conclude l'intervento del "Gruppo Verde", composto da docenti e ricercatori del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa. Al centro dell'attenzione dunque il patrimonio naturale urbano, una risorsa per il benessere dei cittadini che però va gestito e manutenuto affinché non si trasformi in un pericolo, come successo, ad esempio, durante l'episodio di eccezionale maltempo avvenuto all'inizio di marzo. Ecco quindi una riflessione che vuole coinvolgere scienziati, ma anche amministratori e opinione pubblica. Perché l'idea, apparentemente semplice, ma in realtà complessa - come sostiene il "Gruppo Verde" - è quella di fare "più attenzione per i nostri alberi, piuttosto che doversi ritrovare improvvisamente a fare attenzione agli alberi (che cadono!)".

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taglio alberiLa recentissima ondata di maltempo e, in particolare, la disastrosa 'bufera' della notte di giovedì 5 marzo impongono alcune riflessioni in merito alla considerazione che la nostra collettività (sia il fronte pubblico che quello privato) riserva al patrimonio arboreo urbano ed extraurbano. Soprattutto si fa riferimento agli alberi presenti in parchi, giardini e viali.

Sono ormai di dominio pubblico e ampiamente descritti dai mass media gli effetti devastanti dell'episodio, che ha provocato in Toscana la caduta di migliaia (forse decine di migliaia) di alberi (in particolare pini, ma non solo: sono crollati o si sono spezzati cipressi, lecci, mimose, olivi, palme, ecc.), ha sconvolto il paesaggio urbano di numerosissime località (si pensi a Forte dei Marmi, al Parco della Versiliana e alle Cascine, al viale di Bolgheri), inflitto danni enormi, oltre che all'agricoltura e all'industria, anche a centinaia di edifici pubblici e privati e ad altri beni (es. veicoli), comportato disagi infiniti ai cittadini e alle famiglie (ritardi nei trasporti, chiusura delle scuole, interruzioni dei servizi, ecc.) e causato rischi incredibili per l'incolumità delle persone. Il bilancio in termini di perdita di vite umane o di lesioni è stato incredibilmente modesto, ma soltanto perché l'episodio è avvenuto nel cuore della notte. Per anni saranno evidenti le conseguenze, anche in virtù del fatto che stanno per innescarsi cruenti dispute legali per il risarcimento dei danni patiti dai singoli, molte delle quali vedranno coinvolte le compagnie di assicurazione così come altrettante non vedranno mai una conclusione certa alla luce della 'eccezionalità' e della 'imprevedibilità' dell'evento atmosferico.

Una prima domanda sorge spontanea: l'evento era veramente inimmaginabile? Sarebbe stato possibile limitarne gli effetti? La risposta è tutt'altro che semplice e richiede approcci multidisciplinari. Ci limitiamo in questa sede a ritenere effettivamente anomalo, o quanto meno inusuale, l'episodio (velocità del vento da nord-est), stanti le prime segnalazioni che fanno riferimento a raffiche di gran lunga superiori a 100-130 (150?) chilometri orari: indubbiamente una situazione fuori norma, della quale non si ha memoria, ma saranno i fisici dell'atmosfera a esprimere le loro valutazioni. Un vento particolarmente violento, dunque, ma è sufficiente questo a giustificare la strage di alberi che si è verificata? Sì, perché è proprio al crollo delle piante arboree che va ascritta la quasi totalità dei danni lamentati. Entrano in gioco, allora, altri fattori, quali, ad esempio, la scarsa tenuta degli apparati radicali, a seguito delle abbondanti piogge che negli ultimi mesi hanno interessato la nostra regione. Ma siamo sicuri che, anche in questo caso, non vi sia un contributo rilevante da parte dell'incuria e della carenza di attenzioni da parte dell'uomo nei confronti delle piante in fase sia di progettazione degli arredi verdi urbani sia di allevamento e gestione degli spazi a verde?

Occorre precisare che, verosimilmente, una frazione significativa degli alberi crollati si presentava in apparenti buone condizioni di salute e di manutenzione, per cui si potrebbe ipotizzare che soltanto l'eccezionalità del fenomeno abbia innescato le disastrose conseguenze di cui stiamo parlando. In realtà nella maggior parte dei casi di crollo di alberi 'in perfetta forma' è possibile evidenziare come le condizioni di accrescimento degli apparati radicali fossero fortemente compromesse dalla presenza di compattamento del suolo, di asfaltature soffocanti, dall'insufficiente volume di suolo per lo sviluppo delle radici (marciapiedi, cordoli, manufatti edili, ecc.) o dalla eccessiva vicinanza tra le piante stesse che hanno determinato la crescita di 'giganti dai piedi d'argilla' crollati (appunto) al primo soffio di vento un po' più forte.

In tantissimi altri casi, però, a fare le spese dell'evento eccezionale sono stati alberi già compromessi da situazioni sanitarie precarie e su cui i gestori del verde urbano e delle alberate stradali non hanno più trovato il tempo e le risorse per la loro cura. A questo proposito, è indispensabile riflettere sul fatto che non da ora, e per vari motivi (per lo più di natura economica), il patrimonio arboreo risulta trascurato, venendo meno le indispensabili operazioni colturali, a cominciare dalle potature e dai diradamenti delle alberate o degli aggregati arborei troppo fitti. Ma, più in generale, le Amministrazioni pubbliche tendono a considerare le piante solo come una (importante) voce di costo, senza riuscire a valutarne adeguatamente i (molteplici) benefici per il cittadino. Così, risulta difficile (magari con la 'complicità' involontaria del cosiddetto 'patto di stabilità') reperire risorse per programmare censimenti del verde, attività di monitoraggio delle condizioni di salute delle piante, interventi di manutenzione ordinaria e razionale, corsi di formazione e aggiornamento degli operatori. Si finisce con il limitarsi ad operazioni di pura emergenza, magari per rimuovere tronchi o branche crollati al suolo; spesso, addirittura, anche questi interventi vengono rimandati nel tempo fino a quando, fatalmente, non si verifica un evento eccezionale come quello del 5 marzo. Emblematica è la situazione del Viale D'Annunzio, a Pisa, della Via del Brennero, tra Pisa e San Giuliano, e dell'Aurelia a Madonna dell'Acqua, dove centinaia di platani secolari sono stati decimati dal 'cancro colorato' (malattia crittogamica che ha come principale, quasi esclusivo, vettore la motosega infetta che trasmette l'inoculo da un individuo infetto ad uno sano) e dove gli alberi morti sono stati lasciati per anni in sede, fino ad essere aggrediti da altri microrganismi e insetti e diventare fattore di grave rischio per l'incolumità del cittadino. Ci sono voluti interventi di somma urgenza (si era sfiorata la disgrazia) dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile per abbattere le piante morte (e pensare che questa operazione è obbligatoria per legge!).

Oggi il mondo della ricerca ha sviluppato tecniche di indagine ('diagnostica per immagini') ripetibili e riproducibili, capaci di valutare le condizioni interne del tronco e fornire indicazioni allo specialista se l'albero "abbia le carte in regola" per stare in piedi. Protocolli validati a livello internazionale consentono di formulare giudizi in forma strutturata e di mettere in evidenza gli interventi prioritari. Anche il settore della didattica universitaria ha raccolto queste opportunità e da tempo l'Università di Pisa eroga corsi finalizzati alla formazione di figure professionali competenti nel campo della progettazione e gestione del verde urbano e del paesaggio, esattamente quelle che possono indirizzare le Amministrazioni pubbliche e i privati nella scelta delle specie vegetali più idonee e dei piani di intervento razionali. E, sia chiaro, le piante non sono eterne e arriva anche il momento di abbatterle, a 'fine carriera'. In ambito urbano, fortemente antropizzato e fonte di incredibili stress per gli alberi che vi crescono, la vita media di un individuo arboreo risulterà sempre ridotta rispetto a quella di alberi cresciuti nel loro contesto biologico naturale: l'importante è che si prenda coscienza di queste limitazioni alla durata della vita di un albero in città e che ciò avvenga nell'ambito di programmi integrati di turn over periodico delle alberature e di riqualificazione ambientale. E' ciò che sta per avvenire a Castiglioncello, dove i ricercatori del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa stanno coadiuvando i tecnici comunali in un complesso piano di interventi, sviluppato con il coinvolgimento diretto dei cittadini, e finalizzato a rimuovere i non pochi elementi di rischio presenti nella vetusta Pineta Marradi. Un intervento analogo è stato recentemente portato a termine nel Parco della Pace a Pontasserchio.

La civiltà di un popolo si giudica (anche) da come si prende cura dei suoi alberi e i nostri decisori pubblici dovrebbero dedicare maggiore attenzione a questi argomenti: ne va di mezzo anche la qualità della vita dei cittadini (e pure la loro incolumità!). In sintesi si potrebbe dire semplicemente che per una serena convivenza tra alberi e cittadini occorre avere 'più attenzione per i nostri alberi', piuttosto che doversi ritrovare improvvisamente a 'fare attenzione agli alberi (che cadono!)'.

"Gruppo Verde" del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa

macchina e-team L'E-Team, la Squadra Corse dell'Università di Pisa, lancia una campagna di recruitment per la prossima stagione agonistica. Il team, composto interamente da studenti, è in cerca di collaboratori per i settori di ingegneria dei veicoli, meccanica, elettronica, aerospaziale, chimica, informatica, gestionale, energetica, economia, grafica e web design, tutte nuove professionalità che andranno ad arricchire e rinnovare il gruppo già in piena attività per preparare la prossima competizione, la Formula SAE Italy, in programma l'11 settembre a Varano de' Melegari. E non solo, nei prossimi mesi la sfida sarà costruire una nuova monoposto, pronta per gareggiare nel 2016.
La Formula SAE è una competizione tra studenti universitari, organizzata dalla Society of Automotive Engineers (SAE), che prevede la progettazione e la produzione di un'auto da corsa a ruote scoperte, valutata durante gli eventi internazionali, tramite prove statiche e dinamiche, in base alle sue qualità di design e di efficienza ingegneristica.
L'idea alla base della Formula SAE è che un gruppo di studenti costituisca una start-up per realizzare un prototipo di auto da corsa che, rispettando un regolamento internazionale, vada a posizionarsi nel segmento di mercato dedicato a piloti non professionisti. Ogni team deve progettare, costruire, testare e promuovere il prototipo fino alla partecipazione agli eventi, nei quali viene valutato in otto tipologie di prove, che spaziano dalle performance pure, al design, alla presentazione del veicolo stesso. La monoposto di questa stagione – Kerub – sarà la prima nella storia del team pisano ad essere dotata di un pacchetto aerodinamico completo.
L'E-Team Squadra Corse è nata nel 2007 su iniziativa di un gruppo di studenti e dottorandi di Ingegneria, sotto la supervisione del professor Emilio Vitale e del professor Massimo Guiggiani, al tempo rispettivamente preside della facoltà di Ingegneria e presidente del corso di laurea in Ingegneria dei Veicoli Terrestri. Da allora, la Squadra Corse ha progettato ben sei vetture: ET1, ET2ev, ET3, ET4, ET5 e infine ET456 che ha gareggiato nelle competizioni di FSCzech 2013 e Varano de' Melegari nel 2014. Nella stagione 2013-14 è stata anche progettata la vettura E2T1, prima monoposto a propulsione elettrica dell'Ateneo pisano.
squadra e/team Il team ha avuto negli anni importanti risultati e riconoscimenti: nel 2010 si è distinto nelle competizioni di Formula Student Germany e di Formula SAE Italy, piazzandosi al 9° posto assoluto, 1° tra i team italiani, al Formula SAE Italy; nella gara di Formula Student Czech Republic 2013 è arrivato un buon piazzamento in terza posizione al Business Plan Presentation.
Dal 2014 è stato inserito nel piano di studi ufficiale di Ingegneria dei Veicoli l'esame a scelta "Laboratorio Formula Student", con cui viene riconosciuto il valore formativo della partecipazione all'attività, oltre a essere da sempre oggetto di tesi o tirocini.
Chi fosse interessato a fare un'esperienza nel mondo del motorsport diventando uno dei nuovi componenti dell'E-Team, può compilare l'apposito form sul sito www.eteamsquadracorse.it.
Inoltre, chi volesse seguire l'operato del team può visitare la pagina della squadra su Facebook, Twitter, Youtube e Instagram (eteamsquadracorse).

Giovedì, 19 Marzo 2015 11:55

15 milioni di investimenti e 230 assunzioni

rettoratoHome"Una manovra di ampio respiro e assai significativa sul piano degli investimenti, che, unita a quelle degli ultimi anni, proietta l'Ateneo di Pisa verso un futuro a tinte rosa, contribuendo a renderlo più competitivo a livello nazionale e internazionale". Con queste parole, il rettore Massimo Augello ha presentato alla comunità universitaria il completamento della manovra di bilancio dell'Università per il 2015, il cui iter si è concluso negli scorsi giorni, con un investimento aggiuntivo che complessivamente è di circa 15 milioni di euro.
La manovra ha al centro un corposo sostegno alle politiche del personale, attraverso l'assunzione di circa 230 unità tra docenti e tecnici-amministrativi, che vanno a sommarsi alle 320 già attivate negli ultimi anni. In particolare, nel giro di un anno saranno chiamati circa 50 professori ordinari, ulteriori 35 professori associati (in aggiunta ai circa 180 assunti da poco) e 55 ricercatori a tempo determinato, oltre a 60 assegnisti di ricerca. Sul fronte del personale amministrativo, tecnico e bibliotecario è prevista l'assunzione di 60 unità, in aggiunta alle 23 per le quali sono in corso le procedure selettive, e di 3 collaboratori ed esperti linguistici.
Oltre al personale, la "finanziaria" dell'Università di Pisa punta a migliorare le proprie performance nella didattica e nella ricerca e a incrementare la quantità e la qualità dei servizi offerti alla comunità accademica. Su questi fronti, contiene misure di sostegno alla ricerca attraverso bandi per finanziare progetti di Ateneo e l'acquisto di grandi attrezzature, di potenziamento delle attività di internazionalizzazione e di valorizzazione del patrimonio immobiliare. Tra gli obiettivi delle iniziative approvate, vi sono l'aggiornamento delle aule per la didattica, attraverso la dotazione di nuove tecnologie e il potenziamento della rete wireless, e la riorganizzazione del Sistema bibliotecario, in termini di maggior orario di apertura delle biblioteche e di più efficace funzionamento dei servizi integrativi. Con il progetto "Front-office e security", infine, si mira ad aumentare il livello delle informazioni agli utenti, accrescendo nello stesso tempo quello di sicurezza all'interno dell'Ateneo.
"In definitiva - ha concluso il rettore - questa manovra consolida e rafforza la logica espansiva con cui ci siamo mossi negli ultimi anni, in felice controtendenza rispetto a quanto avviene a livello di sistema universitario nazionale, puntando a investire sulle risorse umane e a sviluppare i settori per noi strategici. Non appare dunque azzardato sostenere che tale politica, tenuto conto dei continui tagli al finanziamento del sistema universitario, rende l'Università di Pisa un modello praticamente unico nell'attuale panorama accademico italiano e un esempio virtuoso nel più generale contesto del Paese".

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
Sole24Ore.com
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
TirrenoPisa.it

Più sicurezza alimentare per i consumatori e meno adempimenti burocratici per le imprese. È questo l'obiettivo del protocollo di collaborazione fra Regione Toscana, Istituto Zooprofilattico Sperimentale daccordoel Lazio e della Toscana, Università di Pisa e imprese. L'accordo è stato sottoscritto mercoledì 18 marzo nell'auditorium di Santa Apollonia a Firenze, nell'ambito di un convegno intitolato "La prevenzione collettiva: bilanci, riflessioni e prospettive", alla presenza dei due assessori della Regione Toscana, Luigi Marroni per la Sanità e Gianni Salvadori per l'Agroalimentare, del direttore dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, Remo Rosati, del direttore del dipartimento di Scienze veterinarie dell'Università di Pisa, Daniela Gianfaldoni, e dei rappresentanti delle associazioni delle imprese del settore alimentare.

L'accordo, di durata biennale, prevede la realizzazione di progetti innovativi sul fronte dei sistemi di qualità, della tracciabilità dei prodotti e sul rapporto tra cibo, salute e sicurezza alimentare. Il piano di sviluppo promuoverà attività finalizzate a favorire la crescita delle realtà produttive presenti sul territorio regionale, la qualità del sistema toscano e la sua valorizzazione in ambito nazionale e internazionale, conciliando questi aspetti con la possibilità di raggiungere un maggiore livello di sicurezza alimentare e un minore aggravio di adempimenti a cui l'impresa è tenuta nell'esercizio delle sue attività.

vitaminab12 3Obiettivo del protocollo è anche quello di garantire la "tracciabilità sanitaria dei prodotti", ovvero documentare ai consumatori l'effettiva provenienza e tracciabilità sanitaria della filiera, attraverso un sistema di registrazioni sanitarie gestito dal sistema pubblico, a cui possono aderire, su base volontaria, produttori, trasformatori e dettaglianti. In sintesi, dunque, si tratta di un accordo di collaborazione finalizzato a coordinare tutte le attività di supporto al Sistema della sicurezza alimentare, attraverso un meccanismo che permetta di far diventare la sicurezza, grazie alla collaborazione fra imprese e sistema pubblico delle tutele sanitarie, il primo e più importante biglietto da visita per le imprese, garanzia dei prodotti verso il consumatore finale nei mercati di tutto il mondo.

"Grazie a questo importante accordo - ha commentato la professoressa Alessandra Guidi, docente di Igiene e tecnologia alimentare dell'Ateneo pisano, che si occupa di queste tematiche - il dipartimento di Scienze veterinarie dell'Università di Pisa è protagonista con azioni concrete in un ambito fondamentale per la salute dei cittadini come la sicurezza alimentare. Sono sicura che questo accordo possa rispondere in modo reale alle esigenze sia dei consumatori che delle imprese del settore agroalimentare, che necessitano di una semplificazione burocratica".

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