Autumn delayed in cities due to LED streetlights
Autumn will be delayed by up to two months in cities due to the impact of LED streetlights on certain tree species. This scenario emerges from a pioneering study by the University of Pisa on the effects of LED urban lighting technology published in the journal Science of the Total Environment. The research has examined two species that are widely used in urban environments, namely the London plane (Platanus × acerifolia) and the large-leaved linden (Tilia platyphyllos), to assess the consequences on the physiological and biochemical processes of the two species.
The results showed a delay of about two months in the onset of winter dormancy, i.e. the resting period that allows the plants to get through winter ‘in a sleeping condition’, but only for plane trees, which are in fact more sensitive to night lighting than linden trees.
“Street lighting disturbs the natural physiological processes and circadian rhythms of all living organisms, including the ‘green citizens’ that populate our streets,” explain Dr Marco Landi, researcher at the University of Pisa, and Dr Ermes Lo Piccolo, researcher at the University of Florence.
The experiment conducted at the Department of Agricultural, Food and Agri-Environmental Sciences by researchers Lucia Guidi, Marco Landi, Giulia Lauria, Ermes Lo Piccolo, Rossano Massai and Damiano Remorini involved 15 specimens of each species, 5 of which constituted the control group while 10 were illuminated with LEDs at about 2 metres from the ground (30 cm from the crown). The observation thus involved the leaves in three phenological stages (young, mature, senescent).
On a physiological level it was found that mature tree leaves in both species have a lower rate of CO2 assimilation at dawn. According to the researchers, this is a kind of temporary ‘hangover effect’, as the plant has photosynthesised during night hours because of lighting.
There are currently around 326 million streetlights in the world, and the number will rise to 361 million by 2029, which is a major problem for energy consumption. While a solution may be the use of LED streetlights, it is necessary to understand their effects on trees, as this technology has a different light spectrum, peaking in the blue and red regions, from, for example, the old street lamps, which peak in the yellow-red region.
“Our study,” concludes Prof. Remorini, “represents a first step in this direction, the aim being to provide useful indications in terms of sustainability and of the livableness of our cities for all living organisms.”
"Effetto hangover" sugli alberi ed autunno in ritardo in città per l’impatto dei lampioni LED
Un autunno posticipato anche di due mesi in città per l’impatto dei lampioni LED su alcune specie di alberi. Lo scenario emerge da uno studio pionieristico dell’Università di Pisa sugli effetti dell’illuminazione urbana che adotta la tecnologia LED pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment. La ricerca ha preso in esame due specie ampiamente utilizzate negli ambienti cittadini, il platano comune (Platanus × acerifolia) e il tiglio nostrale (Tilia platyphyllos), per valutare le conseguenze sui processi fisiologici e biochimici delle due specie.
I risultati hanno evidenziato un ritardo di circa due mesi dell’inizio della “dormienza invernale” (cioè il riposo che permette alle piante di superare "in condizione di sonno" la stagione avversa), ma solo per i platani che infatti, da questo punto di vista, risultano più sensibili all’illuminazione notturna rispetto ai tigli.
Per entrambe le specie, è inoltre emerso che le foglie mature degli alberi hanno un tasso di assimilazione di CO2 inferiore all'alba. Secondo i ricercatori si tratterebbe di una sorta di temporaneo “effetto hangover”, dato che la pianta a causa dell’illuminazione ha fotosintetizzato durante le ore notturne.
“L'illuminazione dei lampioni disturba i processi fisiologici naturali e i ritmi circadiani di tutti organismi viventi, compresi i "cittadini verdi” che popolano le nostre strade”, spiegano Marco Landi, ricercatore presso l’Università di Pisa ed Ermes Lo Piccolo, a Pisa quando è stato fatto lo studio e ora ricercatore presso l’Università degli Studi di Firenze.
Come ricorda la ricerca, attualmente ci sono circa 326 milioni di lampioni nel mondo, e il numero salirà a 361 milioni entro il 2029, il che rappresenta un grave problema per il consumo energetico. Se una soluzione può essere l'utilizzo dei lampioni a LED è però necessario capirne gli effetti sugli alberi, poiché questa tecnologia ha uno spettro luminoso diverso, con un picco nelle regioni blu e rosse, rispetto ad esempio alle vecchie lampade, che hanno un picco nella regione giallo-rossa.
“Il nostro studio – conclude il professore Damiano Remorini dell’Università di Pisa - rappresenta un primo passo in questo senso, l’obiettivo è di fornire indicazioni utili dal punto di vista della sostenibilità e della vivibilità di tutti gli organismi viventi nelle nostre città”.
La sperimentazione condotta al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Ateneo pisano dai ricercatori e docenti Lucia Guidi, Marco Landi, Giulia Lauria, Ermes Lo Piccolo, Rossano Massai e Damiano Remorini ha riguardato, per ciascuna specie, 15 esemplari: 5 hanno costituito il gruppo di controllo e 10 invece sono stati illuminati a LED a circa 2 metri da terra (30 cm dalla chioma). L’osservazione ha quindi riguardato le foglie in tre stadi fenologici (giovani, mature, senescenti).
Con il progetto BUILDCHAIN un software per monitorare il ciclo di vita degli edifici
Con l’obiettivo di sviluppare una piattaforma digitale per tracciare le attività relative al ciclo di vita degli edifici, ha preso avvio BUILDCHAIN, un progetto di ricerca fortemente interdisciplinare coordinato dall’Università di Pisa a cui partecipano 11 partner europei. Finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Horizon Europe con un totale di 5.182.600 milioni di euro – di cui circa 681.650 euro destinati all’Università di Pisa – ha come responsabile scientifico Pietro Croce, professore associato di Tecnica delle Costruzioni presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale.
“L'idea di BUILDCHAIN è quella di costruire una base di conoscenza digitale avanzata finalizzata al tracciamento di tutte le attività relative al ciclo di vita degli edifici – spiega il professor Croce – A partire dalle direttive dell'UE riguardanti la sostenibilità, la resilienza e l'efficienza energetica del patrimonio edilizio, si intende fornire una piattaforma digitale (LogBook) in cui vari attori a diverso titolo coinvolti nella costruzione e gestione di insiemi vasti di edifici possano condividere le loro conoscenze, compresi i certificati di qualità e le credenziali, in modo che si possa registrare e tracciare ogni informazione, attività e cambiamento, anche al fine di migliorare la sostenibilità”.
Il progetto estenderà gli strumenti e le funzionalità già disponibili in un Digital Building LogBook (DBL) esistente, utilizzato dal Comune di Firenze per la gestione e l'amministrazione di un vasto insieme di edifici (circa duemilacinquecento), con funzionalità, strumenti e dati innovativi, e, con l'ausilio di un grafico della conoscenza decentralizzato (DKG), proporrà una soluzione open source basata su blockchain.
Il software DKG includerà ontologie specifiche relative agli edifici, in modo che tutte le conoscenze e le informazioni sul ciclo di vita dell’edificio possano essere registrate, archiviate e continuamente aggiornate, fornendo strumenti e interfacce per le diverse parti interessate (tecnici, costruttori, gestori, conservatori, manutentori, ecc), per pubblicare, tracciare, condividere, modificare, aggiornare e recuperare dati e persino introdurre modelli commerciali in un'economia di mercato. L'integrazione delle informazioni e la loro elaborazione potrà supportare la definizione delle più opportune politiche di gestione del patrimonio edilizio anche al fine dell’allocazione ottimale delle risorse disponibili nell'ambito delle strategie di pianificazione degli interventi per grandi popolazioni di edifici.
Il professor Pietro Croce.
L’innovativo DBL, caratterizzato da un’implementazione multiscala e multilivello, sarà integrato con diverse nuove funzionalità, che includono il monitoraggio strutturale, la vulnerabilità sismica, l’adattamento nei confronti dei cambiamenti climatici, anche ai fini della gestione operativa su scala urbana di eventi climatici estremi, e la valutazione del ciclo di vita degli edifici. Particolare attenzione sarà dedicata all'interoperabilità tra i sistemi legacy e gli strumenti esistenti, quali, per esempio, i modelli BIM (Building Information Modeling) generali e i modelli H-BIM (Heritage BIM), specificamente impiegati nell’ambito della conservazione dei beni culturali, anche al fine di definire un sistema di avviso e allerta automatizzato, basato sull'Intelligenza Artificiale, l’apprendimento automatico e i "gemelli digitali". Le nuove applicazioni basate sul DBL saranno testate su progetti pilota incentrati su edifici storici e strategici, e su insiemi di edifici. Scopo del progetto è di pervenire, in accordo con le politiche dell'UE, a un ambiente costruito più intelligente e sostenibile, aprendo mercati innovativi e favorendo nuova creazione di valore.
BUILDCHAIN (BUILDing knowledge book in the blockCHAIN distributed ledger. Trustworthy building life-cycle knowledge graph for sustainability and energy efficiency) ha una durata triennale e ha come altri partner SZTAKI (Institute for Computer Science and Control) – Budapest (HU); l’Università di Granada (ES); ZAG (Slovenia National Building and Civil Engineering Institute) – Lubiana (SI); Università di Lubiana (SI); Athens University of Economics and Business Research Center – Atene (GR); Origin Trail (Prospeh) – Lubiana (SI); RINA Consulting – Genova (IT); CLIO srl – Lecce (IT); Comune di Firenze (IT); BEXEL Consulting – Belgrado (RS); PRP – Lubiana (SI).
QS World University Rankings: l’Università di Pisa guadagna 55 posizioni nella classifica degli Atenei
È uscita la 20° edizione del QS World University Rankings, la classifica redatta dall’agenzia Quacquarelli Symonds che valuta le università nel loro complesso. In un’edizione rinnovata quest’anno nella struttura di ponderazione degli indicatori e nell’inclusione di nuove metriche, l’Università di Pisa sale di 55 posizioni, collocandosi al 349° posto a livello globale e 8° in Italia, grazie in parte alla riduzione del peso attribuito al rapporto tra numero di studenti e numero di docenti che finora penalizzava il modello italiano rispetto a quello anglosassone. Sui nuovi indicatori che misurano la rete di ricerca internazionale e l’impatto sulla società Unipi ottiene un ottimo punteggio, posizionandosi rispettivamente al 209° e 182° posto su scala globale.
L’Università di Pisa è da anni presente nei principali ranking internazionali, stilati da agenzie specializzate o testate giornalistiche. Queste classifiche hanno acquisito nel tempo una rilevanza sempre maggiore nell’affermare il prestigio degli atenei e sono diventati un punto di riferimento importante per tutti i portatori di interesse nei confronti delle istituzioni universitarie: studenti, ricercatori, aziende, organizzazioni ed enti governativi.
I ranking sono tuttavia il risultato di una combinazione di più fattori basata su criteri, qualitativi e quantitativi, che differiscono a seconda dell’ente valutatore. Per questo è importante mantenere una visione di insieme della posizione nelle principali classifiche e valutare attentamente punti di forza e di debolezza che emergono dai diversi indicatori nelle macroaree oggetto di valutazione, produzione scientifica, indicatori dimensionali, riconoscimenti e indagini reputazionali.
Tra i punti più deboli su cui lavorare c’è ad esempio l’internazionalizzazione (sia per la componente studente che docente) e gli indicatori connessi alla conoscenza a livello internazionale delle attività di ricerca a formative di Unipi. L’Università di Pisa ha già messo in campo diverse attività per migliorare il proprio livello di internazionalizzazione, tra queste l’adesione a Circle U., l'Alleanza universitaria europea di cui fa parte il nostro ateneo insieme ad altri 8 prestigiosi atenei europei. Sul piano della propria immagine all’esterno l’Ateneo si sta impegnando per potenziare il rapporto con aziende e potenziali investitori nella ricerca e, più in generale, per migliorare le proprie strategie di comunicazione.
Le scimmie gelada come specie modello per lo studio della risoluzione dei conflitti
La nostra specie è capace degli atti più violenti mai registrati in natura. Tuttavia, siamo anche in grado di risolvere i nostri conflitti e di ripristinare relazioni pacifiche, e questo ci permette di vivere in società complesse. Per esplorare le radici evolutive di tale capacità, un team italo-etiope guidato dalla professoressa Elisabetta Palagi dell’Università di Pisa studierà le scimmie gelada come specie modello per la risoluzione dei conflitti, un argomento mai esplorato prima. Il progetto intitolato “Science for reconciliation: What an Ethiopian monkey tells us about peace-making” è l’unico italiano i 24 finanziati dalla Leakey Foundation, istituzione nata nel 1968 con l’obiettivo di aumentare conoscenza e comprensione delle origini umane, dell'evoluzione, del comportamento e della sopravvivenza.
Il team dell’Ateneo pisano in collaborazione con il gruppo della professoressa Bezawork Afework della Addis Ababa University lavorerà in un'area non protetta intorno a Debre Libanos in Etiopia per raccogliere dati comportamentali e genetici sul gelada, una specie di primate endemico etiope che vive in società complesse con gruppi che si associano a differenti livelli gerarchici. Questa struttura sociale, simile alla nostra, rende il gelada un buon modello per studiare la risoluzione naturale dei conflitti all'interno e tra i gruppi.
“Vogliamo indagare le tattiche comunicative multimodali utilizzate durante i conflitti intergruppo e la tendenza soggettiva a mettere in atto comportamenti cooperativi e riparatori in base alla parentela, al sesso, al rango gerarchico – spiega Elisabetta Palagi - l'obiettivo è ambizioso e speriamo di poterlo raggiungere arrivando anche a costituire un team di ricerca a lungo termine composto da studiosi etiopi e italiani. Da questo punto di vista, lo scopo generale del progetto va anche oltre i risultati scientifici, puntando a costruire una vera e propria piattaforma cooperativa che coinvolge un paese africano e uno europeo”.
QS World University Ranking: University of Pisa rises 55 places in the ranking of universities
The 20th edition of the QS World University Ranking compiled by the “Quacquarelli Symonds” agency, which makes an overall assessment of universities, has been published. This year, with a revamped edition in the weighting structure of the indicators and in the inclusion of new metrics, the University of Pisa climbs 55 positions, placing itself 349th globally and 8th in Italy. This is partially thanks to the reduction in the weight attributed to the ratio between the number of students and the number of lecturers, which until now had penalised the Italian model compared to the Anglo-Saxon model. In fact, Unipi scores very well, ranking 209th and 182nd on a global scale, based on the new indicators which measure the international research network and the impact on society.
For years, the University of Pisa has had a place in the main international rankings drawn up by specialised agencies and newspapers. Over time, these rankings have become increasingly important in affirming the prestige of universities and have become an important point of reference for all interested parties in university institutions: students, researchers, companies, organisations, and government bodies.
However, the rankings are the result of a combination of several factors based on both qualitative and quantitative criteria that differ depending on the evaluating body. For this reason, it is important to maintain an overview of the position in the main rankings and to carefully assess the strengths and weaknesses that emerge from the various indicators in the macro-areas assessed, such as scientific production, size indicators, awards, and reputational surveys.
For example, the weakest points to be worked include internationalisation (for both students and lecturers) and the indicators of how well Unipi’s research and teaching activities are known internationally. The University of Pisa has already implemented various activities to improve its level of internationalisation, including membership to Circle U., the European University Alliance to which our university belongs along with eight other prestigious European universities. In terms of its external image, the university is working on strengthening relations with companies and potential investors in research and more broadly to improve its communication strategies.
Gelada monkeys as a model species for the study of conflict resolution
Our species is capable of the most violent acts ever recorded in nature. However, we are also able to resolve our conflicts and restore peaceful relations, and this allows us to live in complex societies. To explore the evolutionary roots of this ability, an Italian-Ethiopian team led by Professor Elisabetta Palagi of the University of Pisa will study gelada monkeys as a model species for conflict resolution, a topic never explored before. The project entitled "Science for reconciliation: What an Ethiopian monkey tells us about peace-making" is the only Italian one of the 24 financed by the Leakey Foundation, an institution born in 1968 with the aim of increasing the knowledge and understanding of human origins, evolution, behavior, and survival.
The team of the University of Pisa in collaboration with the group of Professor Bezawork Afework of Addis Ababa University will work in an unprotected area around Debre Libanos in Ethiopia to collect behavioral and genetic data on the gelada, an Ethiopian endemic primate species that lives in complex societies with groups associating at different hierarchical levels. This social structure, similar to ours, makes the gelada a good model for studying the natural resolution of conflicts within and between groups.
"We want to investigate the multimodal communication tactics used during intergroup conflicts and the subjective tendency to implement cooperative and remedial behaviors based on kinship, gender, hierarchical rank - explains Elisabetta Palagi - the goal is ambitious and we hope to be able to achieve it also through the set up of a long-term research team composed of Ethiopian and Italian scholars. From this point of view, the general purpose of the project also goes beyond scientific results, aiming to build a real cooperative platform involving an African and a European country".
Le scimmie gelada come specie modello per lo studio della risoluzione dei conflitti
La nostra specie è capace degli atti più violenti mai registrati in natura. Tuttavia, siamo anche in grado di risolvere i nostri conflitti e di ripristinare relazioni pacifiche, e questo ci permette di vivere in società complesse. Per esplorare le radici evolutive di tale capacità, un team italo-etiope guidato dalla professoressa Elisabetta Palagi dell’Università di Pisa studierà le scimmie gelada come specie modello per la risoluzione dei conflitti, un argomento mai esplorato prima. Il progetto intitolato “Science for reconciliation: What an Ethiopian monkey tells us about peace-making” è l’unico italiano i 24 finanziati dalla Leakey Foundation, istituzione nata nel 1968 con l’obiettivo di aumentare conoscenza e comprensione delle origini umane, dell'evoluzione, del comportamento e della sopravvivenza.
Il team dell’Ateneo pisano in collaborazione con il gruppo della professoressa Bezawork Afework della Addis Ababa University lavorerà in un'area non protetta intorno a Debre Libanos in Etiopia per raccogliere dati comportamentali e genetici sul gelada, una specie di primate endemico etiope che vive in società complesse con gruppi che si associano a differenti livelli gerarchici. Questa struttura sociale, simile alla nostra, rende il gelada un buon modello per studiare la risoluzione naturale dei conflitti all'interno e tra i gruppi.
“Vogliamo indagare le tattiche comunicative multimodali utilizzate durante i conflitti intergruppo e la tendenza soggettiva a mettere in atto comportamenti cooperativi e riparatori in base alla parentela, al sesso, al rango gerarchico – spiega Elisabetta Palagi - l'obiettivo è ambizioso e speriamo di poterlo raggiungere arrivando anche a costituire un team di ricerca a lungo termine composto da studiosi etiopi e italiani. Da questo punto di vista, lo scopo generale del progetto va anche oltre i risultati scientifici, puntando a costruire una vera e propria piattaforma cooperativa che coinvolge un paese africano e uno europeo”.
Bando per l'assegnazione del premio di studio alla memoria dello studente Stefano Messerini - anno 2023
L’Università di Pisa bandisce per l’anno 2023, il concorso per l’assegnazione di un premio di studio alla memoria dello studente Stefano Messerini, dell’importo di euro 1.382,49 al lordo delle ritenute fiscali che gravano sul beneficiario, finanziato con fondi messi a disposizione dai familiari, riservato a laureati presso l’Università di Pisa che abbiano conseguito un titolo di Laurea triennale o Laurea Magistrale afferenti al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, nel periodo compreso tra l’ 1 gennaio 2019 e il 18 aprile 2023 e che abbiano ottenuto un punteggio finale non inferiore a 100/110.
Scadenza di presentazione delle domande: 11 settembre 2023
Scarica il bando ed il fac-simile di domanda
Decreto rettorale n. 1109/2023 (prot. n. 89249) del 28 giugno 2023
Commissione giudicatrice
Decreto rettorale n. 1599/2023 (prot. n. 117956) del 6 settembre 2023
Graduatoria generale di merito
Decreto rettorale n. 2022/2023 (prot. n. 139026) del 17 ottobre 2023
Informazioni e contatti
Direzione "Servizi per la Didattica e gli Studenti"
Unità "Master e Premi di studio"
http://sportellovirtuale.unipi.it/
Accreditato dall’ANVUR il cdl triennale in Geologia attivato in Uzbekistan
Il corso di laurea triennale in Geologia che l’Università di Pisa ha attivato in Uzbekistan è il primo di un ateneo italiano all’estero a essere stato accreditato ufficialmente dall’ANVUR, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. L’esito positivo del percorso di valutazione, che riguarda anche la sede Unipi di Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, è stato appena comunicato all’Ateneo e in particolare al suo Dipartimento di Scienze della Terra, che è stato promotore del progetto in collaborazione con la University of Geological Sciences del Paese asiatico.
Sono già cinquanta le studentesse e gli studenti iscritti, in massima parte uzbeki con alcuni da Russia, Kazakistan e Tagikistan, che hanno superato gli esami dell’anno propedeutico e che ora potranno immatricolarsi all’Università di Pisa. “Durante il primo anno di collaborazione e attraverso le attività formative che i nostri docenti hanno sostenuto a Tashkent - ha dichiarato il direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, Luca Pandolfi - abbiamo avuto modo di testare la preparazione degli allievi, che è tecnicamente di buon livello con qualche carenza nell’uso della lingua inglese, e di apprezzare le potenzialità dell'assetto geologico uzbeko dal punto di vista sia didattico che scientifico, con possibilità ulteriori di sviluppare iniziative congiunte di ricerca”.
Il progetto di cooperazione internazionale è nato nel 2019 con i primi incontri fra i rappresentanti dell’Ateneo pisano e quelli del governo uzbeko, e si è concretizzato prima con la stipula di un Agreement nel luglio del 2022, poi con il successivo avvio dell’anno propedeutico riservato a una sessantina di studentesse e studenti. I profili culturali e professionali individuati devono soddisfare le richieste del mercato del lavoro uzbeko e di altre nazioni dell'Asia centrale, soprattutto nei campi della ricerca di georisorse energetiche e minerarie, ed essere dotati di competenze specifiche per collaborare efficacemente a progetti di protezione dai rischi geologici e ambientali. La formazione linguistica degli allievi, con lezioni tutte in inglese, è monitorata e supportata dal Centro Linguistico di Ateneo (CLI).
“Nel recente incontro con il presidente dell’Uzbekistan, Shavkat Mirziyoyev, in visita in Italia per essere ricevuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni – ha detto il rettore Riccardo Zucchi (nella foto di gruppo in basso) – ho colto grande interesse e apprezzamento per il progetto sviluppato con l’Università di Pisa, per l’importanza che viene data alla geologia nel processo di sviluppo del paese e, più in generale, per il rilievo che viene attribuito a un’istruzione universitaria di qualità”.