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Comunicati stampa

Il 60 per cento degli alberi attualmente presenti nell’Orto Botanico di Pisa sono a rischio estinzione entro la fine del secolo a causa del cambiamento climatico. La notizia arriva da uno studio dell’Università di Pisa pubblicata sulla rivista internazionale Sustainability e condotto da Marco D’Antraccoli, Nóra Weiger, Leonardo Cocchi dell’Orto Botanico in collaborazione con il direttore Lorenzo Peruzzi, professore del Dipartimento di Biologia.
L’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa, il più antico al mondo per fondazione, annovera tra le sue collezioni oltre 2.000 specie provenienti da ogni parte del mondo, incluse circa 200 specie di alberi, tra cui alcuni esemplari di carattere monumentale, come un albero dei ventagli (Ginkgo biloba) e una magnolia (Magnolia grandiflora) messa a dimora nel 1787.

Secondo lo scenario più pessimistico, lo studio stima che entro la fine di questo secolo fino al 60% delle specie arboree coltivate si troverà al di fuori delle condizioni climatiche compatibili con la loro vita, sia per precipitazioni che temperature. Tra le specie più a rischio ci sono ad esempio l’alloro (Laurus nobilis), la noce del Caucaso (Pterocarya fraxinifolia), la palma del Cile (Jubaea chilensis) e la sequoia (Sequoia sempervirens).
“Il nostro studio analizza alcuni scenari di cambiamento climatico possibili – spiega Marco D’Antraccoli, Curatore dell’Orto Botanico – confrontando poi le condizioni climatiche attese per il futuro con quelle tipiche delle specie che attualmente abbiamo in coltivazione”.
“Conoscere il grado di sensibilità ai cambiamenti climatici dei singoli esemplari – conclude il professor Peruzzi – permette di cartografare delle vere e proprie mappe di rischio climatico dell’intero Orto Botanico che permetteranno di iniziare a elaborare un piano a medio-lungo termine di sostituzione di specie, in modo da mitigare quello che verosimilmente sarà un significativo impatto sul patrimonio arboreo e sull’assetto del giardino”.



280578092 2146533862172999 8942363336289262112 nSabato 25 e domenica 26 marzo 2023 si rinnova anche a Pisa l’appuntamento con le “Giornate FAI di Primavera”, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. Anche in questa 31ª edizione, la manifestazione di punta del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS offrirà l’opportunità di scoprire e riscoprire, insieme ai volontari della Fondazione, tesori di storia, arte e natura in tutta Italia con visite a contributo libero in oltre 750 luoghi di 400 città, la maggior parte dei quali solitamente inaccessibili o poco conosciuti (elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it).

Le Giornate FAI di Primavera sono ormai il simbolo di una vocazione collettiva che anima l’Italia: quella per la cura e la valorizzazione del proprio patrimonio culturale. Questa manifestazione, ormai nota e consolidata, capace di coinvolgere ogni anno centinaia di migliaia di cittadini alla scoperta dei loro territori, si deve all’impegno e alla creatività di migliaia di volontari del FAI, affiancati da altrettanti studenti delle scuole italiane – gli Apprendisti Ciceroni – formati per l’occasione, ma si fonda anche sulla partecipazione di centinaia di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati, che in numero sempre maggiore, di anno in anno, vi collaborano, mettendo a disposizione luoghi, risorse e competenze, perché riconoscono in essa un’occasione unica e imperdibile di promozione e di rilancio, e una buona azione per “il Paese più bello del mondo”, che va a beneficio di tutti.

Grazie alle Giornate del FAI luoghi sconosciuti e abbandonati sono tornati all’attenzione del pubblico, e ciò ha cambiato talvolta il loro destino, e luoghi chiusi al pubblico, tradizionalmente non considerati beni culturali, hanno scoperto invece di avere un valore culturale da promuovere e soprattutto condividere. Questa partecipazione larga e trasversale, guidata da un sentimento civile di orgoglio, appartenenza e responsabilità, fa il successo delle Giornate FAI di Primavera.

Altrettanto largo e trasversale è il ventaglio di luoghi e storie da scoprire o approfondire, nascosti e inediti, curiosi e sorprendenti, originali e affascinanti, magari proprio dietro casa: ville, chiese, palazzi storici, castelli, musei e aree archeologiche, edifici di archeologia industriale, collezioni d’arte, biblioteche, edifici civili e militari, luoghi di lavoro e laboratori artigiani, e poi parchi, aree naturalistiche, giardini e borghi.

«Si tratta di un appuntamento importante dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico della nostra Nazione. Le Giornate FAI sono un'iniziativa che unisce l'Italia, un percorso di conoscenza e presa di coscienza indispensabile. Per salvare il nostro patrimonio bisogna amarlo e, prima ancora, conoscerlo - ha detto il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento che si è svolta oggi al Ministero della cultura - Grazie all'opera di migliaia di volontari, luoghi spesso inaccessibili saranno aperti e visitabili, è un'opportunità preziosa per ritrovare il carattere originale della nostra identità nazionale e per dare modo di sprigionare un'incontenibile voglia d'Italia che viene dall’estero. Stiamo lavorando a decine di interventi di valorizzazione con il PNRR e altri stanziamenti sbloccando risorse ferme e inutilizzate».

«In questi 31 anni di esistenza – sostiene il Presidente del FAI, Marco Magnifico - le Giornate FAI hanno scritto una sorta di Enciclopedia spontanea che a tutti gli effetti si è aggiunta a quella ufficiale per narrare lo smisurato Patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano».

 

Ecco le aperture di Pisa:

 

Gipsoteca di Arte Antica e Antiquarium dell’Università di Pisa

 

Nel cuore del quartiere di San Francesco, la chiesa di San Paolo all’Orto, documentata dal XI secolo, spicca per la facciata in marmi policromi del romanico pisano e per il suo campanile impostato forse già nel XIII secolo. Al suo interno, oltre alle colonne medievali, alle tracce di pittura murale e alle decorazioni in stucco sette-ottocentesche, sono conservate le opere della Gipsoteca di Arte Antica e Antiquarium dell’Università di Pisa. La chiesa, infatti, ospita le raccolte museali composte da due nuclei: pregevoli repliche in gesso di scultura greca e romana (Gipsoteca) e centinaia di manufatti originali d'arte preistorica, minoico-micenea, etrusca, greca, magnogreca, romana e tardoantica (Antiquarium).

I primi calchi in gesso furono realizzati alla fine dell’Ottocento e sono testimonianza della storia, delle ambizioni e dei metodi dell'archeologia pisana, protagonista nel dibattito internazionale. L’Antiquarium, fondato negli anni Cinquanta del Novecento, raccoglie antichità preistoriche e classiche provenienti da collezioni private, da scavi sul territorio e da illustri istituzioni quali il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e il Museo Archeologico Nazionale di Taranto.

La Gipsoteca di Arte Antica e Antiquarium è parzialmente aperta al pubblico che può visitare la sala principale, dove è collocata buona parte della raccolta di gessi storici. In occasione delle Giornate FAI di Primavera, anche una selezione di pezzi significativi dell’Antiquarium, come vasellame dipinto, scultura in marmo e statuette votive in terracotta, viene eccezionalmente esposta al pubblico. Le visite permettono non solo di conoscere alcuni straordinari tesori d'arte, ma anche di ripercorrere la vita di collezioni che hanno segnato la storia dell'Università di Pisa.

 

Collezioni Egittologiche “Edda Bresciani” dell’Università di Pisa, prenotazione obbligatoria

 

Al primo piano di un palazzo storico in Via San Frediano sono esposte le Collezioni Egittologiche “Edda Bresciani” composte da oggetti provenienti dall'area dell'antica Nubia, in larga parte frutto degli scavi effettuati sotto il patrocinio dell'Università di Pisa. La collezione nasce già nel 1962, grazie ad una donazione fatta da Laura Birga Picozzi, discendente della famiglia di Ippolito Rosellini, il fondatore dell'Egittologia italiana, alla quale negli anni, si sono aggiunti altri nuclei.

Lungo il percorso museale si può osservare, per esempio, un calice in vetro blu con iscrizione greca (III sec. d.C.) di eccezionale valore, ma anche la cassa del sarcofago in legno di Kenamun con la mummia scheletrizzata del suo proprietario e il vasto archivio degli Ostraka di Ossirinco: frammenti di vasellame di terracotta scritti con testi in demotico che illustrano la vita di una piccola oasi nell'Egitto romano.

La visita alle Collezioni Egittologiche “Edda Bresciani” è l'occasione per scoprire una delle più ricche e suggestive raccolte di antichità egiziane della Toscana. L'apertura durante le Giornate FAI di Primavera è anche l'ultima opportunità per poter ammirare la mostra “Dall'Egitto a Pisa: Gaetano Rosellini e le sue collezioni”: i tre preziosi reperti, in prestito dall'Opera della Primaziale Pisana alla quale furono donati da Gaetano Rosellini nel 1830, saranno esposti fino al 30 aprile.

 

Le cappelle nell’ospizio dei Certosini

 

Nel centro storico di Pisa, nel quartiere di San Francesco, affacciato sull'omonima Piazza si trova l'Istituto delle Suore di San Giuseppe di Chambery, un articolato complesso di edifici la cui formazione copre un arco di circa sette secoli. I certosini della Certosa di Calci realizzarono qui l’ospizio, che serviva ad ospitare i monaci che da Calci si recavano in città e per raccogliere i prodotti in natura e il denaro provenienti dai beni di Pisa e dintorni. Il complesso nella sua lunga vita ha subito moltissime trasformazioni ed è passato dai certosini a privati e infine, a fine Ottocento, alle Suore Giuseppine, attuali proprietarie.

Durante le Giornate FAI di Primavera i visitatori, accompagnati dagli Apprendisti Ciceroni classi IV AT e BT dell’ISS Pacinotti di Pisa, scopriranno due cappelle molto diverse e significative: una attestata già a fine Seicento e l’altra fatta costruire dalle suore nel 1923. La prima ricorda nello stile delle decorazioni le cappelle della Certosa di Calci: stucchi monocromi bianchi, affreschi, pavimento in marmo a “quadrelle” bianche e nere, colonne in finto marmo. La seconda cappella è un elegante esempio di neorinascimento, unico a Pisa, con l'interno ad aula unica scandita da lesene scanalate in pietra serena sormontate da capitelli corinzi. Le cappelle solitamente sono chiuse al pubblico, perché l'Istituto San Giuseppe oggi è un pensionato universitario e sede occasionale di gruppi di riflessione e preghiera. La visita comprenderà il giardino, un caratteristico giardino nascosto non visibile dall'esterno e le due cappelle che, nella loro diversità, testimoniano la lunga storia di questo antico complesso.

 

Impianto Eolico Edison a Santa Luce – SOLO domenica 26 marzo, prenotazione obbligatoria

 

Inaugurato nel 2012, l'impianto eolico Edison di Santa Luce (PI) è costituito da 13 aerogeneratori da 1,8 MW (per un totale di 23,4 MW) disposti lungo la direzione che per le caratteristiche orografiche del terreno e per la direzione del vento dominante risulta essere quella ottimale. Per la posa dei cavi per l'evacuazione dell'energia prodotta dagli aerogeneratori, è stato realizzato un cavidotto completamente interrato.
L'impianto eolico Edison di Santa Luce è posto nel comune di Santa Luce (PI) a circa 16km in linea d'aria, a NORDEST, dal centro industriale di Rosignano Solvay. La superficie è compresa tra i 2.0 e 2.6 kmq, ad una quota s.l.m. compresa tra 480 e 590m.

Il comprensorio comunale di Santa Luce si estende lungo le pendici orientali della Val di Fine, sulle ultime propaggini delle Colline Pisane. L'area interessata dall'impianto eolico è dislocata all'interno del bosco di Santa Luce, la quasi totalità della superficie utile è occupata da bosco di cerro, con esemplari di altezza compresa tra 12 e 15m dal suolo. Solo una minima parte di questa area ospita le strutture dell'impianto, la maggior parte è rimasta inalterata nella conformazione originaria.
Per le Giornate FAI di Primavera, grazie a due guide Edison, i visitatori, muniti di caschetto che verrà loro fornito, potranno scoprire il funzionamento degli aerogeneratori e visitarli anche all'interno, procedendo lungo tutto il parco.

 

Gli orari delle aperture saranno:

• Gipsoteca di Arte Antica e Antiquarium dell’Università di Pisa
Sabato e domenica 10 - 13 (ultimo ingresso 12.15) /14.30 - 18 (ultimo ingresso 17.30)

• Collezioni Egittologiche “Edda Bresciani” dell’Università di Pisa, prenotazione obbligatoria
Sabato e domenica 10 - 13 (ultimo ingresso 12.15) / 15 - 18 (ultimo ingresso 17.15)

• Le cappelle nell’ospizio dei Certosini
Sabato e domenica 10 - 13 (ultimo ingresso 12.15) / 14.30 - 18 (ultimo ingresso 17.30)

• Impianto Eolico Edison a Santa Luce, prenotazione obbligatoria
Solo domenica 10 - 17 (ultimo ingresso 16)

 

IMPORTANTE: Le aperture delle Collezioni Egittologiche Edda Bresciani e l’Impianto Eolico Edison a Santa Luce sono a prenotazioni obbligatoria sul sito www.giornatefai.it, dove sono fornite le informazioni utili alla visita per la quale è necessario presentarsi 15 minuti prima l’orario prenotato. Nel medesimo sito sono raccolte anche tutte le aperture con le rispettive indicazioni.

 

 

Dal 22 marzo sono in programma nuovi appuntamenti con il corso online di acquarello botanico guidato da Silvana Rava e curato dal Museo Botanico dell’Università di Pisa.

Il corso si terrà mercoledì 22 marzo, mercoledì 22 marzo, mercoledì 5 aprile e mercoledì 12 aprile dalle ore 17.00 alle ore 18.30.

Informazioni e iscrizioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

https://www.ortomuseobot.sma.unipi.it/2023/03/ritratti-nellorto/

https://www.ortomuseobot.sma.unipi.it/scuola-pittura-botanica-acquerello/

 

 

Giovani ricercatori e ricercatrici di tutta la Toscana sono invitati a iscriversi alla selezione regionale di Famelab, che quest’anno si terrà a Pisa. Famelab è la più famosa competizione di divulgazione scientifica al mondo, nella quale i partecipanti devono catturare l’attenzione del pubblico (e della giuria!) raccontando un argomento scientifico in soli 3 minuti. Le pre-selezioni si svolgeranno la mattina del 19 maggio presso la Scuola Normale Superiore, i primi 10 classificati saranno ammessi alle selezioni, che avranno luogo nel pomeriggio dello stesso giorno presso l’Osservatorio Gravitazionale Europeo, che ospita l’interferometro Virgo, a Cascina.

L’edizione pisana di Famelab Italia è organizzata dalle più importanti istituzioni scientifiche e di ricerca del territorio: l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), la Scuola Superiore Sant'Anna, la Scuola Normale Superiore, l'Università di Pisa, l’Osservatorio Gravitazionale Europeo (EGO) e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Per iscriversi basterà compilare entro giovedì 4 maggio il modulo di iscrizione disponibile al link: https://famelab-italy.it/famelab-pisa/.

FameLab è rivolto a giovani ricercatrici e ricercatori sotto i 35 anni che studiano o lavorano nel mondo della ricerca scientifica, medica, ingegneristica o umanistica presso istituzioni di ricerca pubbliche o private e che vogliono mettersi in gioco nel raccontare la scienza in modo emozionante e coinvolgente.

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La competizione internazionale, nata nel 2005 nel Regno Unito, ha coinvolto oltre 30 differenti paesi e si svolge dal 2012 anche in Italia con il coordinamento di Psiquadro in partnership con Cheltenham Festivals, ideatore del formato.

Come funziona. Una giornata all’insegna dell’emozione e dell’adrenalina in un vero talent show: durante le pre-selezioni in mattinata presso la Scuola Normale i partecipanti racconteranno un tema scientifico in 3 minuti, di fronte ad una giuria composta da esperti nei settori scientifici e nel campo della comunicazione. Presidente della giuria quest’anno sarà Barbara Bernardini, comunicatrice scientifica che ha collaborato, fra le altre cose, con il programma televisivo Superquark. I 10 migliori classificati porteranno poi un secondo tema in 3 minuti alla finale, che si terrà nel pomeriggio presso EGO e per la quale la giuria di esperti verrà affiancata da una giuria popolare composta da studenti di scuole superiori toscane.

Le finali. Il contest pisano selezionerà due candidati che competeranno con gli altri vincitori e vincitrici nelle altre 11 selezioni locali che si svolgeranno in varie città di tutta Italia nella selezione nazionale a Perugia il 30 settembre 2023 in occasione della Notte Europea dei Ricercatori. Prima di approdare alla finale nazionale, come premio, i due finalisti di ogni selezione locale parteciperanno alla Masterclass di FameLab Italia, un workshop di formazione in comunicazione della scienza e public speaking a Perugia dal 9 all’11 giugno e vedrà la partecipazione di Wendy Sadler di Science Made Simple. Il vincitore di FameLab Italia 2023 avrà accesso alla finalissima del concorso FameLab International che si svolgerà online il 24 novembre 2023.

Il 60 per cento degli alberi attualmente presenti nell’Orto Botanico di Pisa sono a rischio estinzione entro la fine del secolo a causa del cambiamento climatico. La notizia arriva da uno studio dell’Università di Pisa pubblicata sulla rivista internazionale Sustainability e condotto da Marco D’Antraccoli, Nóra Weiger, Leonardo Cocchi dell’Orto Botanico in collaborazione con il direttore Lorenzo Peruzzi, professore del Dipartimento di Biologia.
L’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa, il più antico al mondo per fondazione, annovera tra le sue collezioni oltre 2.000 specie provenienti da ogni parte del mondo, incluse circa 200 specie di alberi, tra cui alcuni esemplari di carattere monumentale, come un albero dei ventagli (Ginkgo biloba) e una magnolia (Magnolia grandiflora) messa a dimora nel 1787.

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Da sinistra Leonardo Cocchi, Nóra Weiger, Marco D'Antraccoli e Lorenzo Peruzzi.

Secondo lo scenario più pessimistico, lo studio stima che entro la fine di questo secolo fino al 60% delle specie arboree coltivate si troverà al di fuori delle condizioni climatiche compatibili con la loro vita, sia per precipitazioni che temperature. Tra le specie più a rischio ci sono ad esempio l’alloro (Laurus nobilis), la noce del Caucaso (Pterocarya fraxinifolia), la palma del Cile (Jubaea chilensis) e la sequoia (Sequoia sempervirens).
“Il nostro studio analizza alcuni scenari di cambiamento climatico possibili – spiega Marco D’Antraccoli, Curatore dell’Orto Botanico – confrontando poi le condizioni climatiche attese per il futuro con quelle tipiche delle specie che attualmente abbiamo in coltivazione”.
“Conoscere il grado di sensibilità ai cambiamenti climatici dei singoli esemplari – conclude il professor Peruzzi – permette di cartografare delle vere e proprie mappe di rischio climatico dell’intero Orto Botanico che permetteranno di iniziare a elaborare un piano a medio-lungo termine di sostituzione di specie, in modo da mitigare quello che verosimilmente sarà un significativo impatto sul patrimonio arboreo e sull’assetto del giardino”.



Si terrà lunedì 20 marzo, nella sede di Carrara Fiere di Viale Galilei 133, un incontro che l’Università di Pisa dedica agli studenti e alle studentesse dell’ultimo anno delle scuole superiori per orientarli nel passaggio dalla scuola all’università il più possibile consapevole.

L’evento, che ha una particolare attenzione per la trasversalità delle competenze, è realizzato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Per partecipare è necessario iscriversi singolarmente sul portale https://prenotazione-eventi.unipi.it e che la scuola stipuli una convenzione con l’Università.

Dalle ore 9 alle 13 saranno presentate le sei aree scientifico-disciplinari dell’Università di Pisa: Agraria e Veterinaria, Discipline Umanistiche, Ingegneria, Medicina e Farmacia, Scienze giuridiche, economiche e sociali, Scienze matematiche, fisiche e naturali. Ogni area illustrerà la propria offerta didattica soffermandosi sugli obiettivi formativi dei corsi di laurea erogati, l’organizzazione e la tipologia dei corsi di insegnamento, gli sbocchi lavorativi.

Nel pomeriggio, dalle ore 14 alle 19, docenti, tutor alla pari e lo staff dell’ufficio orientamento saranno a disposizione per fornire informazioni utili, per esempio, sui concorsi per l’accesso ai corsi a numero programmato, accenni ai test on line per accedere all’università, sulle borse di studio erogate dal DSU, sui servizi a supporto della comunità studentesca con disabilità e con DSA, sullo sportello d’ascolto e per rispondere a domande, dubbi, curiosità di ciascuno studente e ciascuna studentessa.

La partecipazione all’evento potrà essere riconosciuta nell’ambito delle attività di PCTO.

Per maggiori informazioni, prenotazioni e contatti si può visitare la pagina: https://orientamento.unipi.it/per-le-scuole/corsi-di-orientamento/

Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa ospiterà, dal 17 marzo al 12 novembre 2023, la mostra “Kryptòs. Inganno e mimetismo nel mondo animale”, con animali vivi, fotografie in grande formato e proiezioni video. L’inaugurazione si terrà venerdì 17 marzo alle ore 17.00, nella Sala conferenze del Museo. Dopo i saluti della direttrice del Museo Elena Bonaccorsi, i curatori della mostra Emanuele Biggi e Francesco Tomasinelli presenteranno il loro lavoro e accompagneranno il pubblico presente in una visita guidata davvero speciale.

In natura nulla è come sembra e l'inganno è l'unica costante. Mimetismo non vuole dire solo nascondersi, ma fingere di essere qualcosa di diverso; gli animali assumono forme e colori di quanto li circonda, oppure spaventano i nemici con colorazioni vistose. Moltissimi fingono di essere quello che in realtà non sono: una foglia, un fiore, un rametto, un ciuffo di muschio, oppure adottano la livrea di specie pericolose quando sono del tutto privi di mezzi offensivi.

La mostra “Kryptòs. Inganno e mimetismo nel mondo animale” racconta questo mondo affascinante con una selezione di interessanti animali vivi: rane, insetti foglia, mantidi e ragni con livree sorprendenti, presentati all'interno di grandi terrari arredati che riproducono l’ambiente naturale delle specie ospitate (tutte nate in cattività e non pericolose).

L'esposizione nella prima parte illustra gli adattamenti che gli animali mettono a punto per mimetizzarsi con gli ambienti in cui vivono, nella seconda mostra le variopinte colorazioni di avvertimento e le forme di inganno più raffinate. L’ultima sezione, infine, racconta i diversi modi con cui gli animali vedono il mondo e spiega il perché di alcune curiose livree. L’esposizione è arricchita da fotografie in grande formato e da proiezioni video a parete che raccontano la vita segreta delle specie presenti.

La mostra “Kryptòs. Inganno e mimetismo nel mondo animale” è curata da Emanuele Biggi e Francesco Tomasinelli, naturalisti, fotografi professionisti e autori di diverse esposizioni scientifiche.

La familiarità sembra avere un ruolo chiave nel favorire la risposta mimica nell'uso degli smartphone e, potenzialmente, nella dipendenza da questi dispositivi. A rivelarlo è un recente studio condotto da un gruppo di etologi del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa e pubblicato sulla rivista Human Nature edita da Springer.

“Durante la pandemia COVID-19 - spiega la professoressa Elisabetta Palagi dell’Università di Pisa - abbiamo condotto un primo esperimento per valutare gli effetti del lockdown sulla risposta mimica nell'uso degli smartphone. I risultati raccolti hanno confermato la presenza di tale fenomeno e dimostrato che le limitate interazioni sociali ‘dal vivo’ possono modificare, almeno nel breve termine, il modo in cui interagiamo con gli altri rendendoci più inclini ad impegnarci in interazioni sociali ‘virtuali’”.

“A distanza di un anno – prosegue Palagi – abbiamo fatto un nuovo esperimento i cui risultati sono stati, da un certo punto di vista, sorprendenti. Non solo, infatti, questo fenomeno non scompare nel tempo, come era invece lecito attendersi, ma sembra essere strettamente legato al ‘gradiente di familiarità’. Come avviene con la risata o lo sbadiglio, anche la risposta mimica nell’uso dello smartphone è più evidente quando si è insieme a persone che si conoscono”.

“Ad innescare quello che viene definito dalla scienza come ‘effetto camaleonte’, ossia l’imitazione inconscia dei comportamenti altrui, è la direzione dello sguardo di chi, in un gruppo, utilizza lo smartphone per primo”, spiega Veronica Maglieri, primo nome nel lavoro che ha messo in evidenza questo elemento di novità.

Se è ben noto, infatti, come lo sguardo sia, tra gli animali sociali, un elemento di comunicazione importantissimo, che guida il loro comportamento anche in situazioni di pericolo, è la prima volta che tale meccanismo (c.d. gaze-following) viene rilevato in relazione agli oggetti manipolati dagli individui che interagiscono.

Grazie a questo risultato, dunque, lo studio condotto dalla prof.ssa Palagi assieme al prof. Dimitri Giunchi e alle dottoresse Veronica Maglieri e Anna Zanoli, apre a una miglior comprensione del successo di questi dispositivi, portando all’attenzione dei ricercatori un fenomeno etologico che potrebbe essere alla base del possibile fenomeno di dipendenza da questi “strumenti sociali”.

La familiarità sembra avere un ruolo chiave nel favorire la risposta mimica nell'uso degli smartphone e, potenzialmente, nella dipendenza da questi dispositivi. A rivelarlo è un recente studio condotto da un gruppo di etologi del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa e pubblicato sulla rivista Human Nature edita da Springer.

“Durante la pandemia COVID-19 - spiega la professoressa Elisabetta Palagi dell’Università di Pisa - abbiamo condotto un primo esperimento per valutare gli effetti del lockdown sulla risposta mimica nell'uso degli smartphone. I risultati raccolti hanno confermato la presenza di tale fenomeno e dimostrato che le limitate interazioni sociali ‘dal vivo’ possono modificare, almeno nel breve termine, il modo in cui interagiamo con gli altri rendendoci più inclini ad impegnarci in interazioni sociali ‘virtuali’”.

“A distanza di un anno – prosegue Palagi – abbiamo fatto un nuovo esperimento i cui risultati sono stati, da un certo punto di vista, sorprendenti. Non solo, infatti, questo fenomeno non scompare nel tempo, come era invece lecito attendersi, ma sembra essere strettamente legato al ‘gradiente di familiarità’. Come avviene con la risata o lo sbadiglio, anche la risposta mimica nell’uso dello smartphone è più evidente quando si è insieme a persone che si conoscono”.

 

foto cellulari

La dott.ssa Veronica Maglieri e la professoressa Elisabetta Palagi dell'Università di Pisa

 

“Ad innescare quello che viene definito dalla scienza come ‘effetto camaleonte’, ossia l’imitazione inconscia dei comportamenti altrui, è la direzione dello sguardo di chi, in un gruppo, utilizza lo smartphone per primo”, spiega Veronica Maglieri, primo nome nel lavoro che ha messo in evidenza questo elemento di novità.

Se è ben noto, infatti, come lo sguardo sia, tra gli animali sociali, un elemento di comunicazione importantissimo, che guida il loro comportamento anche in situazioni di pericolo, è la prima volta che tale meccanismo (c.d. gaze-following) viene rilevato in relazione agli oggetti manipolati dagli individui che interagiscono.

Grazie a questo risultato, dunque, lo studio condotto dalla prof.ssa Palagi assieme al prof. Dimitri Giunchi e alle dottoresse Veronica Maglieri e Anna Zanoli, apre a una miglior comprensione del successo di questi dispositivi, portando all’attenzione dei ricercatori un fenomeno etologico che potrebbe essere alla base del possibile fenomeno di dipendenza da questi “strumenti sociali”.

Nel 2007 a Viareggio, a 2 km dalla costa, uno scavo fortuito portò alla luce quattro enormi vertebre caudali (una intera altre frammentarie) che Giovanni Bianucci, paleontologo del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, identificò come appartenenti a una balenottera comune (Balaenoptera physalus) o a una balenottera azzurra (Balaenoptera musculus) di circa 20 metri di lunghezza. Inizia così la storia della balenottera che a Viareggio già chiamano “Ondona”.

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Ricostruzione della balenottera con evidenziate le vertebre recuperate.


Successive indagini geofisiche condotte da Monica Bini e Adriano Ribolini, geomorfologi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, e da ricercatori dell’Università di Parma hanno permesso di individuare la probabile presenza di parti significative di scheletro, nella stessa area da dove provengono le vertebre già recuperate, a 1-2 metri di profondità sotto il livello del suolo. L’area di ritrovamento è geologicamente caratterizzata da una serie di cordoni litoranei formati progressivamente negli ultimi 7000 anni dai sedimenti trasportati dai corsi d’acqua e poi presi in carico dalle correnti litoranee e deposti lungo costa.

Dopo anni di attesa, si sono create finalmente le condizioni per poter recuperare e studiare questo importante reperto, grazie anche alla sensibilità del sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro che con entusiasmo sta sostenendo questa iniziativa. È stato pertanto costituito un gruppo di lavoro che ha come capofila ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e che vedrà coinvolti anche tirocinanti, dottorandi e il Museo Geopaleontologico GAMPS di Scandicci (FI) che da anni collabora con i paleontologi dell’Università di Pisa per il recupero di vertebrati fossili. Il giornalista e divulgatore scientifico Francesco Bertolucci curerà un documentario esclusivo destinato a tv italiane e straniere.

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Le vertebre caudali rinvenute nel 2007.

Il progetto prevede anche l’organizzazione di un laboratorio didattico aperto alle scuole che permetterà agli alunni di partecipare alle fasi di scavo e di studio di questo reperto. Si tratterebbe di un’iniziativa simile a quella del "Laboratorio per il monitoraggio dell'ambiente e del clima” svolto presso il Teatro della Musica a Torre del Lago anch’esso attivato dal Dipartimento di Scienze dell’Università di Pisa insieme al Comune di Viareggio e alla Fondazione Festival.

Dal punto di vista scientifico - spiega Monica Bini - contestualizzare il ritrovamento nell’ambito dell’evoluzione della pianura costiera versiliese potrebbe avere un’importanza rilevante. In particolare potrebbe contribuire a definire nel dettaglio le tempistiche di progradazione di questo tratto costiero. Si potranno così indagare meglio le cause, non solo di questo fenomeno di progressiva sedimentazione, ma anche delle eventuali stasi sedimentarie o addirittura di fasi di retrogradazione con indubbie ricadute anche sulla possibile evoluzione futura di questo territorio.

In quest’ottica le operazioni di scavo – precisa Adriano Ribolini - potrebbero essere precedute da ulteriori indagini geofisiche (Georadar) per permettere sia di individuare con maggiore dettaglio la posizione dello scheletro e potenzialmente di verificare l’esistenza di altri resti fossili, ma anche di definire il contesto stratigrafico in cui sono preservati.

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Prospezione con Georadar condotta dai ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa finalizzata ad individuare eventuali ossa fossili nel sottosuolo.


Lo scheletro di questa balenottera - afferma Giovanni Bianucci - riveste una grande importanza scientifica, didattica e mediatica per molti motivi legati principalmente alle sue enormi dimensioni. In particolare, rappresenta un tassello importante per ricostruire gli effetti dell’impatto antropico e della recente evoluzione climatica sull’ecosistema Mediterraneo. Supporta infatti l’ipotesi, avvallata da diversi ritrovamenti fossili e archeologici, che in passato le balene del Mediterraneo fossero più grandi e diversificate di quelle attuali.

Le balene - continua Giovanni Bianucci - sono oggi considerate “gli ingegneri dei mari” poiché la loro presenza è fondamentale per la stabilità degli ecosistemi marini e pertanto le azioni finalizzate alla loro conservazione, dalla messa al bando della caccia alla protezione delle aree di maggiore frequentazione di questi grandi cetacei, sono molto importanti.

Altrettanto significative - conclude Monica Bini - sono però anche le campagne di sensibilizzazione e tutte quelle azioni che contribuiscono a portare il grande pubblico a conoscenza di temi così attuali: fra queste rientra a pieno titolo la valorizzazione della balenottera di Viareggio, trovata all’interno del Santuario Pelagos, un’area marina protetta di interesse internazionale nota per la concentrazione di cetacei ma anche estremamente vulnerabile.

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