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Il corso magistrale in Cybersecurity, attivato nel 2020 all’Università di Pisa, ha il suo primo laureatoEmanuele Albertosi ha infatti conseguito il titolo martedì 26 luglio, discutendo nell’Aula Magna Dini di Ingegneria una tesi su un’applicazione di realtà aumentata per garantire la sicurezza informatica. Si è laureato con il professor Gian Luigi Ferrari, ordinario di Informatica, come supervisore, e i dottori Alessandro Bocci e Stefano Forti, rispettivamente dottorando e ricercatore in Informatica, come co-supervisori. A presiedere la Commissione per l’esame di laurea è stato il rettore Paolo Maria Mancarella.

Emanuele Albertosi, nato a Massa nel 1977, si è laureato alla triennale di Informatica all’Università degli Studi di Milano. Professionista ICT con numerose esperienze lavorative accumulate dopo la laurea triennale, ha deciso di lasciare il posto di lavoro per acquisire competenze avanzate e innovative al corso di laurea magistrale dell’Ateneo pisano. Nel lavoro di tesi si è occupato del tema della sicurezza, che rappresenta uno dei requisiti più difficili da garantire negli attuali sistemi informatici, per applicazioni installate su reti di larga scala e con numerosissimi nodi e risorse eterogenee. In questo contesto, lo studio ha implementato un’applicazione di realtà aumentata e l’ha utilizzata per valutare una metodologia, proposta di recente dai ricercatori dell’Università di Pisa, per decidere su quali dispositivi installare in modo sicuro le diverse funzioni che compongono l’applicazione, considerando requisiti hardware, software e di latenza. Ha quindi condotto diversi esperimenti e simulazioni di attacchi per mostrare come un’installazione adeguata dei componenti dell’applicazione possa evitare rischiose, e spiacevoli, fughe di dati sensibili.

 cyberNella foto, da sinistra: Mancarella, Albertosi e Chessa.

Il corso di laurea magistrale in Cybersecurity è stato il primo in Italia a offrire una formazione completa non solo sui classici aspetti legati al software, come la sicurezza di dati, programmi, sistemi operativi e sistemi di comunicazione, ma anche su quelli che riguardano l’hardware, come dispositivi elettronici, propagazione del segnale e i sistemi biometrici. È gestito congiuntamente dai dipartimenti di Ingegneria dell’Informazione e di Informatica ed è nato su impulso del rettore Paolo Maria Mancarella e degli ex direttori dei dipartimenti coinvolti, i professori Gian Luigi Ferrari e Giuseppe Anastasi.

“Si tratta di un corso di studi internazionale, erogato in lingua inglese – ha commentato il professor Stefano Chessa, presidente del corso - che da subito ha ricevuto un convinto apprezzamento dagli studenti, attirando una percentuale di circa il 40% rispetto al totale degli iscritti proveniente da altre università italiane e internazionali. Attualmente conta 84 iscritti ripartiti tra il primo e il secondo anno, con una forte preponderanza (circa l’83%) di studenti provenienti da fuori del “bacino locale” delle province di Pisa, Livorno e Lucca, e con una quota significativa di circa il 17% di studenti con cittadinanza straniera”.

Marco AntonelliC’è anche una tesi di dottorato dell’Università di Pisa tra quelle risultate vincitrici nella nona edizione del Premio Nazionale ‘Amato Lamberti’ 2022, che assegna borse di studio ai migliori elaborati di laurea magistrale e di dottorato sui temi della criminalità organizzata, dei traffici criminali, dei reati ambientali, della corruzione e delle economie illegali, delle vittime delle mafie e delle violenze.

La tesi premiata è di Marco Antonelli, dottorato in Scienze politiche, che ha presentato un lavoro dal titolo “Le proiezioni delle mafie negli spazi portuali. Dinamiche e interazioni tra legale e illegale nei casi studio di Genova e di Gioia Tauro”, di cui sono stati supervisori il professor Rocco Sciarrone dell’Università di Torino e il professor Alberto Vannucci dell’Università di Pisa.

Marco Antonelli, 32 anni, originario di Carrara, ha recentemente vinto un assegno di ricerca presso la Scuola Normale Superiore e continua a collaborare con i Dipartimenti di Scienze Politiche e Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. Con la sua ricerca, Antonelli ha contribuito al nascente dibattito sul rapporto tra mafie e portualità offrendo una prima analisi estensiva sulla situazione del sistema portuale italiano, approfondendo, in particolare, i due porti più rilevanti sia per l’economia legale, sia per le attività mafiose.

L’Associazione ‘Amato Lamberti’, sorta nel 2012 e presieduta da Roselena Glielmo, Daniele Lamberti e Marco Lamberti, intende tramandare la voglia di ricerca e di verità che ha animato l’impegno scientifico di Amato Lamberti, di cui proprio quest’anno ricorre il decennale della scomparsa avvenuta il 28 giugno 2012. Un intellettuale che seppe tradurre i risultati della sua intensa attività di studioso nell’impegno politico antimafia.

Un biosensore portatile, veloce e di alta sensibilità in grado di rilevare il virus del morbillo nella saliva umana. È quanto sviluppato da una collaborazione fra l’Istituto nanoscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Nano) ed ARCHA srl, con il Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’'Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore e INTA srl. Il dispositivo, che utilizza una tecnologia innovativa basata su onde acustiche di superficie, si presta a essere usato per test diagnosi precoci e in situazioni di emergenza, per il morbillo e per altri tipi di virus. La ricerca è pubblicata sulla rivista Advanced Functional Materials.

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Lo studio presenta un nuovo modo per rilevare una delle malattie a trasmissione aerea più infettive, responsabile di 140.000 decessi in tutto il mondo ogni anno e con una diffusività simile a quella della variante Omicron SARS-CoV-2.
Il biosensore messo a punto dai ricercatori, coordinati da Marco Cecchini di Cnr-Nano, è un lab-on-a-chip più piccolo di un centesimo di euro che usa onde acustiche di superficie per rilevare virus in un campione di fluido salivare. "Le onde acustiche di superficie sono una sorta di microterremoto che si propaga lungo la superficie del sensore", spiega Cecchini. "Quando il virus si attacca al sensore, rallenta la velocità di propagazione delle onde rendendo possibile registrare la presenza della molecola. Abbiamo sfruttato queste onde meccaniche sia per mescolare il campione di fluido che per rivelare il virus e ciò ha permesso di migliorare drasticamente la sensibilità dei nostri sensori rispetto a altri sensori acustici già presenti sul mercato". Il dispositivo è stato testato per il virus del morbillo, "ma la tecnologia può essere adattata ad altre tipologie di virus, ad esempio il Sars-Cov-2, e a batteri, proteine e acidi nucleici", afferma il ricercatore Cnr-Nano.

L’apparecchio potrà essere sviluppato per eseguire diagnosi precoci di tipo point-of-care, ovvero in prossimità del paziente. "Mentre i test convenzionali richiedono l'elaborazione del campione, laboratori dedicati e personale specializzato, questo sensore non richiede particolare elaborazione e può essere impiegato in situazioni dove i test convenzionali non sono praticabili come aeroporti, stazioni, situazioni di emergenza”, spiega Mauro Pistello, professore ordinario del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa e Direttore della Unità Operativa Virologia della Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana. “Una diagnosi tempestiva è infatti cruciale per ostacolare precocemente la diffusione di malattie ad alta trasmissione aerogena come morbillo, influenza e COVID-19".

Marco Cecchini, che guida un gruppo di ricerca presso i laboratori NEST di Cnr-Nano e Scuola Normale Superiore, ha un'esperienza ventennale nel campo della microfluidica e dell'uso di onde acustiche di superficie. "Il nostro studio dimostra la validità di una simile tecnologia, già coperta da un brevetto di proprietà di INTA, spin-off del Cnr e della Scuola Normale Superiore, che ora andrà validata con una sperimentazione clinica", conclude il ricercatore. Lo studio è stato condotto nell’ambito del progetto SENSOR, co-finanziato dalla Regione Toscana, bando POR FESR 2014-2020 – azione 1.1.5.a3 - FAR FAS 2014.

Attraverso nuove e approfondite indagini sull’eruzione del vulcano guatemalteco Fuego avvenuta il 3 giugno del 2018 si è scoperto che il devastante flusso piroclastico che distrusse il villaggio di San Miguel de Los Lotes e che provocò centinaia di vittime,  fu in realtà causato dal crollo di materiale lavico e piroclastico, ovvero dall’insieme dei prodotti emessi durante l’attività del vulcano che si erano accumulati nella parte alta del vulcano stesso nelle settimane e nei mesi precedenti l’eruzione. È questo il risultato presentato nello studio Deposit-Derived Block-and-Ash Flows: The Hazard Posed by Perched Temporary Tephra Accumulations on Volcanoes; 2018 Fuego Disaster, Guatemala recentemente pubblicato sulla rivista ‘Journal of Geophysical Research- Solid Earth’ dell’AGU.

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Fig. 1 - Creazione e distruzione di depositi piroclastici accumulati nel tempo. Immagini sequenziali di Google Earth® mostranti il graduale riempimento della parte alta del canyon di Las Lajas attorno alla zona sommitale del Fuego. L’attività fumarolica indica la messa in posto di nuovi materiali caldi nel settembre 2016. La parte più alta del canyon appare di nuovo riempita nel maggio 2018, prima dell’eruzione del 3 giugno 2018, durante la quale si è svuotata repentinamente, esumando le pareti seppellite del canyon (marzo 2019).


La ricerca, realizzata da un team internazionale di scienziati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), dei Dipartimenti di Scienze della Terra delle Università degli Studi di Firenze e di Pisa e della School of Geography, Geology and the Environment dell’Università di Leicester (UK), ha permesso di approfondire la dinamica della fase più distruttiva dell’eruzione del 2018 del Volcán de Fuego in Guatemala, avvenuta a distanza di circa un’ora e mezza dall’attività esplosiva più violenta, quando il rischio vulcanico per gli abitanti della zona sembrava essere diminuito.

“I flussi piroclastici sono alcuni tra i fenomeni più pericolosi legati all’attività dei vulcani”, spiega Gilda Risica, assegnista di ricerca dell’Università di Firenze e autrice dell’articolo. “Si tratta di vere e proprie correnti composte da gas e da frammenti vulcanici di varie dimensioni, dei ‘fiumi’ che scorrono ad altissime temperature lungo i fianchi dei vulcani e che, a seconda di fattori quali la pendenza dell’edificio vulcanico e la violenza dell’eruzione, possono raggiungere anche altissime velocità distruggendo in breve tempo tutto ciò che trovano sul loro cammino, compresi interi villaggi come è accaduto nel 2018 nel caso di San Miguel de Los Lotes”.

alberiLo studio dei depositi del flusso piroclastico e le analisi paleomagnetiche dei materiali arrivati fino a valle, a circa 12 chilometri dal cratere, hanno permesso ai ricercatori di ricostruire le fasi più drammatiche dell'eruzione e la natura del flusso piroclastico stesso.

“I risultati che abbiamo ottenuto evidenziano come la corrente piroclastica del 2018 al Volcán de Fuego sia stata generata dal crollo inaspettato di depositi piroclastici alternati a materiali lavici che nel corso dei due o tre anni precedenti, a seguito di piccole eruzioni esplosive ed effusive, si erano accumulati sulla parte alta del vulcano”, prosegue Fabio Speranza, direttore della Sezione Roma 2 dell’INGV e coautore dell’articolo. “Le analisi paleomagnetiche effettuate sui materiali, infatti, hanno mostrato come solamente il 6% del deposito di flusso piroclastico era composto da materiale riconducibile all’eruzione in corso con temperature superiori ai 590°C, mentre il 39% del materiale trascinato a valle aveva una temperatura compresa tra i 200 e i 500°C e, infine, più della metà dei prodotti era ‘fredda’ e caratterizzata da temperature inferiori ai 200°C. La rilevazione delle differenti temperature ha evidenziato che gran parte del materiale vulcanico trascinato a valle si era, in realtà, accumulato sui fianchi del vulcano in eruzioni precedenti e lentamente parzialmente raffreddato”.

“Durante i rilievi di terreno nelle valli riempite dai devastanti flussi del 2018, peraltro, è emersa la presenza di altri depositi più vecchi e del tutto simili a quelli studiati, suggerendo che nel passato il Volcán de Fuego potrebbe aver già avuto un comportamento simile”, evidenziano Mauro Rosi e Marco Pistolesi, docenti del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, co-autori e tra gli ideatori dello studio

“Le implicazioni di questo nostro studio riguardano in particolar modo la possibilità che eventi come questo possano verificarsi in vulcani che abbiano caratteristiche simili a quelle del Fuego. Mettere in atto nuove e appropriate procedure di monitoraggio e di mitigazione di questo genere di rischio diventa quindi determinante per contribuire a salvaguardare il patrimonio naturale e a salvare vite umane”, conclude Gilda Risica.


Fig. 2 - (a): Alberi in posizione di vita a monte di San Miguel de Los Lotes, rotti a 1-2 m sopra il livello del suolo, suggeriscono che il 3 giugno sono stati inizialmente seppelliti dal deposito fino a 1-2 m di altezza, e successivamente rotti all’aumentare nel tempo della velocità del flusso. Ceppo di albero mostra un blocco litico incastonato in profondità e una leggera carbonizzazione. La corrente va da sinistra verso destra. (b): Gli alberi in piedi nei depositi marginali del flusso vicino a San Miguel Los Lotes mostrano la corteccia spogliata nelle parti superiori dall’ erosione delle parti diluite della corrente piroclastica, mentre le parti inferiori sono state protette dal deposito più concentrato. (c): Parti in cemento armato delle case severamente lesionate al di sopra della parte alta del deposito del flusso piroclastico (golf resort).

Angela Puig SireraÈ di una giovane ricercatrice dell’Università di Pisa la migliore tesi di dottorato premiata dall’Associazione Italiana di AgroMeteorologia (AIAM): Angela Puig-Sirera, 32 anni, proveniente da Beneixama, in Spagna, si è aggiudicata il premio grazie alla sua tesi dal titolo “Feed-forward and feed-back control irrigation scheduling to improve the supplemental irrigation efficiency in woody perennial crops”, in cui affronta il tema del risparmio idrico in agricoltura, approfondendo l’utilizzo della sensoristica e modellistica agro-idrologica a supporto della programmazione irrigua dei sistemi colturali sparsi.

Il premio è stato insignito nel corso del XXIV Convegno AIAM 2022 “L'Agrometeorologia a supporto dei sistemi colturali e zootecnici”, che si è tenuto a Cagliari lo scorso giugno. Scopo del premio è quello di stimolare l’approfondimento della conoscenza scientifica nel settore dell’agrometeorologia e di sostenere l’avviamento alla ricerca di giovani studiosi su tematiche agrometeorologiche.

Dopo aver discusso sui nuovi paradigmi per il risparmio idrico in agricoltura, la tesi di Angela Puig-Sirera ha approfondito le procedure di calibrazione dei modelli/sensori e i protocolli di risparmio idrico controllato. Di notevole interesse e di forte rilievo internazionale è stato l’aggiornamento delle tabelle 12 e 17 del quaderno FAO numero 56, considerato come il modello di bilancio idrico di riferimento mondiale per la quantificazione dei consumi idrici delle colture.

Ad oggi, la dottoressa Angela Puig-Sirera è ricercatrice junior presso il Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Ateneo pisano. Sotto la guida del professor Giovanni Rallo, responsabile delle attività di didattica e di ricerca dell’AgroHydrological Sensing and Modelling Laboratory (AgrHySMo Lab), partecipa alle attività di ricerca incentrate sul monitoraggio e controllo avanzato delle risorse idriche aziendali, con particolare riferimento alla modellizzazione della risposta della coltura agli eustressors.

Scendi in pista per Unipi

Il 2 ottobre 2022 si svolgeranno a Firenze i campionati universitari di podismo (corsa su strada). Possono partecipare tutti i dipendenti universitari, sia della componente docente, sia della componente tecnico-amministrativa. L'unica richiesta è di avere un certificato medico-sportivo di idoneità all'attività agonistica (per l'atletica leggera) valido alla data della manifestazione, ed essere iscritti al CRDU (Circolo Ricreativo Dipendenti Universitari), cosa che ovviamente si può fare contestualmente.

La competizione prevede una gara maschile (su una distanza intorno ai 10k) e una gara femminile (su una distanza intorno ai 5k). Le classifiche individuali hanno il loro fascino, che riguarda però un numero limitato di partecipanti, mentre quello che conta davvero è la classifica per ateneo. Per questa, in ogni gara vengono assegnati 1 punto all'ultimo arrivato, 2 al penultimo, 3 al terzultimo e così via; alla fine si sommano i punteggi di tutti i concorrenti provenienti dalla stessa sede e si ottiene la classifica finale dei vari atenei (ci sono anche altri correttivi basati sulle classifiche per categoria, cioè per fascia di età, ma l'idea è comunque questa). E' evidente che questo meccanismo premia, giustamente, il numero dei partecipanti, più che la prestazione singola. Per questo motivo, se si vuole come università aspirare al podio, occorre partecipare davvero in tanti. Purtroppo, nelle edizioni precedenti, la partecipazione pisana è stata numericamente molto scarsa, al punto da essere inferiore al minimo sindacale per comparire in classifica (va detto che la data coincideva spesso con almeno altre 2 manifestazioni podistiche di livello nazionale in Toscana, cosa che invece quest'anno non accade). Anche quest'anno le pre-adesioni non stanno decollando.

Ora ciascuno potrebbe pensare che si tratta di "roba per atleti" o addirittura "roba per atleti giovani". Non è così. Come già detto, le prestazioni assolute non sono importanti. Analizzando i risultati degli ultimi anni sembra emergere che qualunque uomo che corre un 10k intorno ai 50 minuti e qualunque donna che corre un 5k intorno ai 30 minuti si ritrova verso la metà della classifica, quindi ha senso partecipare anche se si hanno delle prestazioni inferiori a queste. Come già detto, anche dei camminatori portano punti!

D'altra parte, una stima ad occhio sembrerebbe indicare che nel nostro ateneo ci sono almeno 100/200 runner in grado di fare tranquillamente dei tempi da metà classifica, ma probabilmente molti non sanno nemmeno della manifestazione. 

La domanda è quindi la seguente: vogliamo partecipare in massa Firenze e tenere alto il nome di unipi anche in questa manifestazione? Vogliamo avere una vera "squadra unipi"? Sarebbe intanto un buono stimolo per mantenerci attivi ed allenati durante l'estate. Sarebbe poi l'occasione per fare gruppo una volta tanto, rispolverando un po' di "senso di appartenenza". Inoltre, sembra comunque una manifestazione simpatica circondata da un clima piacevole e un'occasione per fare networking con colleghi di altre università. Infine, nel nostro caso, la partecipazione è quasi a costo zero per ragioni geografiche (il CRDU offre il viaggio ed il pranzo sociale).

Chi fosse interessato, o anche solo volesse ulteriori informazioni, contatti Paola Calcinai (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), che negli ultimi anni ha sempre con entusiasmo coordinato il piccolo (ma speriamo questa volta numerosissimo) gruppo di partecipanti pisani.

Vi ringrazio per l’attenzione

Marco Gesi
Prorettore per i rapporti con il territorio con delega allo sport

Cvz9L9Sd 400x400Il dipartimento di Scienze Veterinarie e l’Università di Pisa si uniscono al cordoglio dei familiari per la prematura scomparsa del Prof. Adriano Podestà avvenuta questo 21 luglio.

Adriano, dopo la formazione medica, anche in ambito specialistico, si è dedicato all’insegnamento e alla ricerca nell’ambito della Biochimica prima presso la Facoltà di Medicina Veterinaria e poi presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa.

Chi lo ha conosciuto non potrà non ricordare la persona colta, appassionata della libertà di colleghi e studenti ai quali proponeva proprio la conoscenza come strumento di liberazione. Lui stesso lo testimonia a prefazione di uno dei suoi libri: “Quando ero giovane mi capitava di ascoltare persone che erano parti della Storia. Ricordo l'emozione di allora. Ero sorpreso. Sorpreso di ascoltare persone che dicevano quello che io non sapevo dire ma che avrei voluto dire. Le avvertivo come maestri perché capivo che quanto dicevano veniva da quello che avevano attraversato in nome di una parola semplice e forte. Libertà. Quella vera, piena, onesta, sincera, umile. Quella uguale per tutti, anche per gli ultimi. L'unica che esista e di cui ci si possa sentire onorati.”

leggi i dettagli: https://www.unipi.it/index.php/formazione/item/23997-iscrizione-a-corsi-singoli-di-insegnamento-dell-universita-di-pisa-2022-2023

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