L'archivio "Giuliano Marini"
Un repository disciplinare a Scienze politiche
Durante la giornata di studio in memoria di Giuliano Marini è stato presentato l’archivio bibliotecario elettronico intitolato alla memoria dello scomparso docente di Filosofia politica. Nell’archivio saranno messi a disposizione testi specialistici sulle discipline filosofiche, a partire da alcuni scritti dello stesso professor Marini, e saranno raggruppate pubblicazioni relative ad argomenti specifici, come quello degli scritti degli illuministi tedeschi dedicati al dibattito sulla proprietà intellettuale. L’iniziativa è stata promossa dalla professoressa Maria Chiara Pievatolo, che ce la descrive nel seguente articolo.
Il movimento dell’Open Access Publishing
Una pagina dell'archivio online
Il 4 novembre 2004, in un convegno messinese promosso dalla Conferenza dei rettori delle università italiane, Vincenzo Milanesi, rettore padovano e presidente della Commissione CRUI per le Biblioteche di Ateneo, ha firmato solennemente la sua adesione alla Berlin Declaration on Open Access to Knowledge in the Sciences and Humanities. A lui si sono uniti i rettori di altre 31 università italiane. A oggi, dopo poco più di un anno, soltanto 3 atenei italiani su 77 hanno negato la loro firma al documento presentato a Messina (http://www.aepic.it/conf/ viewpaper.php?id=49&cf=1).
La Dichiarazione di Berlino (http:// eprints.rclis.org/archive/00000983/) si propone di promuovere l’uso della rete per rendere la circolazione del sapere più capillare, efficace ed economica. A questo scopo, essa non richiede una semplice manifestazione di assenso, ma un impegno duplice: incoraggiare gli autori a garantire ai lettori il diritto di usare e riprodurre gratuitamente le loro opere in formato digitale, e a permetterne la stampa per uso personale, una volta riconosciuta la loro paternità intellettuale; render loro possibile depositare i testi in archivi istituzionali on-line.
La pubblicazione ad accesso aperto non mette in discussione il peer review come strumento di selezione e di convalidazione delle opere scientifiche. L’apertura dell’accesso è dal lato del lettore, che può essere sia il contribuente le cui imposte pagano buona parte delle nostre ricerche, sia lo studente, sia il ricercatore. Con le parole della Dichiarazione di Berlino: “la nostra missione di disseminazione della conoscenza è incompleta se l’informazione non è resa largamente e prontamente disponibile alla società. Occorre sostenere nuove possibilità di disseminazione della conoscenza, non solo attraverso le modalità tradizionali ma anche e sempre più attraverso il paradigma dell’accesso aperto via Internet.
Definiamo l’accesso aperto come una fonte estesa del sapere umano e del patrimonio culturale che siano stati validati dalla comunità scientifica”.
Erone di Alessandria conosceva già il principio della propulsione a vapore; ma perché dall’applicazione di questo principio scaturisse la rivoluzione industriale questa idea dovette diventare, molti secoli dopo, il patrimonio di società intere. E lo diventò, forse non casualmente, in concomitanza con la liberalizzazione di una tecnologia della parola, la stampa, che permetteva di raggiungere molte più persone di quanto avessero mai potuto fare i libri copiati a mano. Si tratta, oggi, di liberare i testi valendosi di una tecnologia della parola ancor più efficace e meno costosa, e che può essere facilmente gestita in prima persona dalle istituzioni di ricerca.
L’archivio “Giuliano Marini”
La pubblicazione ad accesso aperto si avvale di tre strumenti differenti: gli archivi elettronici, che sono paragonabili a delle biblioteche pubbliche telematicamente accessibili e la cui vocazione primaria è la conservazione dei testi; le riviste on-line, la cui vocazione è la selezione e la pubblicazione di testi inediti, nonché la conservazione di quanto pubblicato; i cosiddetti overlay journal, che si limitano a selezionare, con collezioni commentate di link, testi depositati in archivi aperti. L’archivio “Giuliano Marini” ricade nella prima tipologia. È cioè una biblioteca elettronica voluta e finanziata dal dipartimento di Scienze della politica e dedicata alla memoria del professor Giuliano Marini, che per tanti anni ha insegnato Filosofia politica presso la facoltà pisana di Scienze politiche, di cui è stato uno dei fondatori.
Dal punto di vista tecnico, l’archivio, configurato e amministrato dalla dottoressa Eleonora Borelli, si vale esclusivamente di software libero: gira, infatti, su un server Linux-Debian e si basa sul programma GNU EPrints, che crea archivi elettronici compatibili con il protocollo per la raccolta dei metadati OAI.
Dal punto di vista bibliotecario, la sua destinazione primaria sarà raccogliere, perché non vadano perdute, tutte le opere di e su Giuliano Marini che sarà possibile rendere libere per gli usi non commerciali. Al momento, la sezione dedicata a Giuliano Marini contiene vari articoli nati in forma di documenti digitali, alcuni dei quali erano già stati pubblicati in differenti siti ad opera dei suoi allievi. Si tratta di testi scritti dal professore negli ultimi anni, nei quali l’oggetto primario dei suoi studi era la filosofia politica di Kant. Contiamo, tuttavia, con il consenso delle eredi, di digitalizzare via via tutto quello che è libero da diritti editoriali, in modo tale che nulla vada disperso, e che altri possano continuare una tradizione di studi che ha fatto onore all’Università di Pisa.
Accanto all’archivio “Giuliano Marini” vero e proprio, il server Eprints presso il dipartimento della politica contiene altre sezioni, che possono essere immaginate come degli scaffali di una biblioteca virtuale. Una sezione, in particolare, è dedicata alla raccolta di testi dell’illuminismo tedesco - anche in omaggio agli studi kantiani del professor Marini - altre a testi editi di filosofia politica e di altre discipline storiche e politologiche studiate nel dipartimento di Scienze della politica.
I fisici dispongono ormai da tempo di un archivio disciplinare, ArXiv, che è stato il capostipite di tutti gli archivi aperti; gli economisti, a loro volta, si valgono di RePEc, mentre i bibliotecari di E-lis. Nel campo della filosofia politica, invece, nessuno strumento del genere è riuscito a raggiungere una massa critica. La nostra speranza è che la presenza dell’archivio Marini possa col tempo colmare questo vuoto.
Gli archivi disciplinari non devono essere intesi in concorrenza con i cosiddetti archivi istituzionali, fra i quali in Italia è esemplare quello dell’università di Trento, Unitn.it Eprints (http://eprints. biblio.unitn.it/). I primi, infatti, sono pensati per contenere i testi di autori provenienti da istituzioni diverse, ma accomunati dallo studio di un’unica disciplina. I secondi, di contro, accolgono testi dedicati a più discipline, i cui autori però appartengono a un’unica istituzione. I primi sono un luogo di incontro fra studiosi, i secondi le vetrine di una università. In questo senso, l’archivio “Giuliano Marini” non è né un concorrente, né un doppione del progetto istituzionale di un Eprints pisano.
Il senso filosofico di un progetto bibliotecario
L’archivio “Giuliano Marini” è essenzialmente uno strumento bibliotecario, ma chi lo ha immaginato e proposto lo pensa anche come un impegno filosofico. Immanuel Kant, nella prefazione del 1787 alla Critica della ragion pura (B VII), scriveva che la scientificità di una disciplina si misura sulla base della continuità del suo progresso e dell’accordo fra coloro che la praticano. Kant non ravvisava questa continuità e questo accordo nella metafisica del suo tempo; lo stesso problema viene da taluni posto, oggi, per quanto riguarda le cosiddette scienze umane. Uno strumento che conservi e renda accessibili opere altrimenti disperse negli scaffali delle biblioteche può rendere facile quello che finora non lo è stato - soprattutto in campi ove, come ha insegnato Giuliano Marini, è essenziale un serio, severo e rigoroso confronto col testo.
Un filosofo come Platone, che ha molto riflettuto sulla comunicazione del sapere, faceva così parlare Socrate, poco prima dell’esecuzione della sua condanna: “non convinco Critone che io sono quel Socrate che ora dialoga, [...] bensì egli crede che io sia quello che fra poco vedrà morto” (Fedone, 115c-d). Chiunque legga ora questa pagina, si rende conto delle sue ragioni: il Socrate che noi conosciamo è quello che dialoga con noi attraverso il testo, e non quello che due millenni e mezzo fa è ritornato alla polvere. Ma tendiamo a dimenticare che quel Socrate con cui discutiamo è vivo perché ha avuto allievi come Platone, che hanno tramandato i suoi discorsi, sia pure con media diversi dai suoi, e continuato il suo pensiero. Le idee non camminano da sé: il modo stesso in cui vengono tramandate e condivise è parte integrante dell’indagine filosofica.
Maria Chiara Pievatolo
docente di Filosofia politica pievatolo@dsp.unipi.it