Il convegno “Da Esculapio a Igea”
Il convegno “Da Esculapio a Igea”, cioè dal dio della medicina alla dea della salute, si è inserito a pieno titolo fra le attività di sensibilizzazione agli studi di genere e all’utilizzo di questo paradigma in modo trasversale nei vari ambiti al fine di superare gli ostacoli di comunicazione, in parte ancora presenti. È proprio in questa direzione che studi di epistemologia hanno messo in evidenza una modalità conoscitiva, praticata maggiormente dalle donne, che tende a mettere in connessione più che a separare in blocchi le discipline e a superare la rigida distinzione tra oggettivo e soggettivo. Partire con questo tema, dunque, non ha voluto rappresentare una sfida a una “cittadella del sapere” ritenuta particolarmente chiusa all’interno dei vari steccati ma, al contrario, un’occasione per rendere visibili le riflessioni e gli apporti che già esistono affrontando, attraverso le relazioni proposte, il tema complesso delle differenze o somiglianze nel “sistema sesso-genere” e le varie interazioni fra i molteplici piani, fra cui quelli tra mente e corpo, biologia e cultura, individuo e società.
La scelta dell’argomento è stata dettata dall’esigenza non solo di dare ulteriori strumenti conoscitivi per fini scientifici, ma anche di sfatare luoghi comuni, frutto di stereotipi e pregiudizi, come quello espresso di recente dal rettore dell’Università di Harvard sulle differenze, intese però come inferiorità, nella struttura e funzionamento del cervello maschile e femminile.
L’obiettivo, inoltre, era quello di portare la riflessione su un approccio che assumesse questa categoria nei suoi presupposti teorici, nella valutazione e nell’applicazione dei risultati della ricerca e nelle conseguenze sociali e politiche che produce. Come è stato sottolineato dalle numerose ricerche sulle differenze tra i sessi, attribuirle esclusivamente a fattori biologici immutabili ha come effetto ideologico il perpetuarsi delle diseguaglianze sul piano sociale. Infatti, i modelli di relazioni tra donne e uomini non sono fissati solo dalla biologia, ma sono determinati dalla cultura, dalle istituzioni e dai ruoli familiari. La diseguaglianza di genere è, dunque, una costruzione sociale e di conseguenza sempre di più, come sostiene il movimento delle donne, frutto di decisioni politiche. L’auspicio finale può essere sintetizzato con le affermazioni di una nota ricercatrice, Lesley Rogers: “la nostra stessa natura biologica non ci impone di rimanere sempre uguali come può sembrare se si dà una spiegazione semplicistica del comportamento in termini di geni e di ormoni. Abbiamo il potere e l’abilità di compiere cambiamenti e il futuro delle differenze sessuali ci appartiene completamente”. (r.b.)