Il futuro di Darwin
Avviato il ciclo delle Baxter Lectures
L’anno 2009 è il duecentesimo anniversario della nascita di Charles Darwin e il centocinquantesimo della pubblicazione de L’origine delle specie, due ricorrenze che sollecitano una rinnovata attività scientifica e culturale sull’attualità di Darwin e sulla sua eredità, a volte controversa, ma sempre al centro di fertili dibattiti e studi approfonditi. L’eredità di Darwin nelle scienze di oggi e nel loro futuro è il filo conduttore del ciclo Baxter Lectures 2006-09 organizzato dall’Università di Pisa. Il primo degli incontri, incentrato sul tema “Individuo”, si è svolto il 20 novembre scorso nell’Aula Magna della facoltà di Scienze. A introdurlo è stato Lorenzo Calabi, di cui riportiamo l’intervento, e ha visto la partecipazione di Eva Jablonka, dell’Università di Tel Aviv, di Barbara Continenza, dell’Università di Tor Vergata, di Marcello Buiatti, dell’Università di Firenze e di Elena Gagliasso, della Sapienza di Roma.
Rettile
Nell’autunno del 2005 il rettore Marco Pasquali e il presidente della Baxter Italia, Silvio Gherardi, hanno firmato la stipula di una convenzione volta a consolidare e a espandere una tradizione di studi che si è venuta definendo nel corso di un certo numero di anni nella nostra Università. Questa convenzione ha reso possibile l’istituzione di una cattedra intitolata al nome di Charles Darwin, nella facoltà di Lettere e filosofia, in particolare nel suo settore filosofico morale. Una “correlazione”, questa, non ancora del tutto intuitiva per il senso comune di tanta parte della cultura, e della cultura giornalistica, italiane a noi contemporanee, per il quale Darwin è stato un autore fondamentalmente interessante solo la Storia Naturale, la Biologia e la Paleontologia, ignaro o noncurante, per di più, come si è detto e ripetuto tante volte, della diversa direzione di indagine già indicata durante la sua vita da Gregorio Mendel. Un senso comune - questo, cui mi riferisco - nel corso del tempo probabilmente determinato dalla convergenza, a tale riguardo, di ispirazioni ideali e propensioni ideologiche diverse, egemoniche a partire, grosso modo, dagli anni trenta del secolo scorso.
Chi ha in mente la storia della cultura italiana della fine dell’800 e dei primi anni del ’900 sa che non è sempre stato così. La nominazione di Filippo de Filippi e di Giovanni Canestrini, per esempio, il richiamo della prima traduzione del Lignaggio dell’uomo già nel 1871 ad opera di Michele Lessona, ma, insieme, il richiamo anche di certi lavori di Bertrando Spaventa (analizzati da Savorelli e nuovamente studiati ora da Lorenzo Steardo), o di alcuni scritti di Italo Svevo o, per converso e ancora più specificamente, del professore di Filosofia morale nell’Università di Roma Antonio Labriola1, bastano qui a indicare che cosa io voglia suggerire.
Più o meno nell’ultimo decennio del 900 e nei primi anni di questo secolo ha incominciato a prodursi, tuttavia, anche in Italia, riguardo all’incidenza del pensiero di Darwin, un mutamento abbastanza importante: certo per effetto, in parte, di un’offensiva ideale condotta altrove da alcune denominations del Protestantesimo e per effetto, in parte, dell’aggiornamento che la Chiesa Cattolica ha compiuto, o ha cercato di compiere, della propria dottrina circa le idee della creazione, del finalismo nell’ordine del creato, dunque nel cosmo, della natura esterna all’uomo e dei diritti naturali dell’uomo.
Come ho scritto in una pagina del mio ultimo lavoro a stampa2, ho incominciato lo studio sistematico del pensiero di Darwin, ormai quasi vent’anni fa, mosso dalla persuasione che - di contro alle semplicistiche rappresentazioni della “fine delle ideologie”, e addirittura “della storia”, e alla plausibilità di un ripiegamento su di un pensiero solamente “debole” - la figura e l’opera di Darwin avrebbero acquisito una crescente importanza, fino ad occupare una posizione centrale nel confronto ideale contemporaneo, trasversalmente rispetto a molte suddivisioni disciplinari e alla semplice opposizione tra saperi mondani e religione. Il filosofo della storia sa che la nottola di Minerva spicca il suo volo sul far del tramonto e che quando la Filosofia tinge il suo grigio su grigio allora una figura della vita è invecchiata ed essa, con il grigio su grigio, non si lascia ringiovanire, ma solo conoscere. Ma il filosofo della storia vive, insieme, della tensione del sapere anche che il suo compito consiste, in apparente contraddizione, nell’apprendere il proprio tempo in pensieri e nel conoscerlo conformemente alla conoscenza. La produzione scientifica, storiografica, filosofica e anche teologica pubblicata non solo nella letteratura specialistica, ma parimenti in quella più divulgativa, o, in genere, di informazione, mi sembra inequivoca conferma della centralità della quale mi ero persuaso; della centralità, in altre parole, poco a poco riacquistata dall’autore di quella “considerevole rivoluzione” nella vicenda del pensiero occidentale che Siegmund Freud ha caratterizzato come il secondo grande contributo all’umiliazione del narcisismo umano3. E ciò, anche se vogliamo rappresentarci lo stato delle cose soltanto sotto il profilo ‘negativo’, o sotto il profilo delle “difficoltà” rammentate da Luca e Francesco Cavalli-Sforza in una recentissima Prefazione alla classica edizione dell’Origine delle specie introdotta da Giuseppe Montalenti4 - ossia sotto il profilo del “disgusto della parentela con le scimmie, [del] desiderio di credere che tutto il mondo abbia un fine preciso, [della] paura della parola “caso”, [della] paura della scienza, [dei] pregiudizi posti da alcune religioni”.
Non mi soffermo ulteriormente su questo tema in questa sede. Che è sede, piuttosto, per rammentare come la convenzione che ho menzionato sopra contempli e abbia reso possibile la progettazione di una serie di incontri scientifici, che si terranno a intervalli di un anno, dal 2006 all’anno bicentenario e centocinquantenario 2009: le Baxter Lectures, che nelle nostre intenzioni sono anche rivolte a un pubblico accademico, certo, ma sono ugualmente rivolte a un pubblico che voglia sapere di scienza e di filosofia pur senza essere strettamente universitario.
Ho parlato appena sopra, nelle prime righe di questa Introduzione, di una tradizione di studi. Mi riferisco, per esempio, ai Convegni di Biologia Teorica biennalmente organizzati ad Arcidosso, spesso documentati dalla pubblicazione di saggi nella rivista “Biology Forum”; alle giornate di studio organizzate in diversi momenti presso la Domus Galilæana, ad una delle quali almeno hanno partecipato due delle relatrici di questa stessa Lecture, Barbara Continenza ed Elena Gagliasso, documentata in un volume curato da uno dei membri del nostro Comitato Scientifico, la professoressa Manuela Giovannetti del dipartimento di Biologia delle piante agrarie dell’Università di Pisa; e ancora alle attività di ricerca e di docenza svolte, nei campi dello studio della biodiversità e della medicina, nell’ambito della Convenzione di cooperazione internazionale con la Pontificia Università dell’Equador (che ha sovrintendenza scientifica sull’arcipelago delle Galápagos), attività coordinate in momenti successivi da altri due membri del nostro Comitato Scientifico, il professor Fernando Dini del dipartimento di Biologia e il professor Roberto Spisni del dipartimento di Chirurgia.
A tali iniziative hanno singolarmente partecipato numerosi colleghi dell’Ateneo di Pisa, oltre a quelli che ho appena nominato, docenti in differenti facoltà. Nella progettazione e nella organizzazione delle Baxter Lectures, quelli che ho appena nominato, altri legati all’ambiente scientifico pisano sebbene docenti in sedi universitarie diverse, come Marcello Buiatti (professore a Firenze) e Maria Turchetto (professoressa a Venezia), e poi ancora Sergio Bartolommei, bioeticista del dipartimento di Filosofia, Generoso Bevilacqua del dipartimento di Oncologia, Davide Caramella parimenti del dipartimento di Oncologia, dei trapianti e delle nuove tecnologie in medicina, Rita Consolini del dipartimento di Medicina della procreazione e dell’età evolutiva, Margherita Galbiati del dipartimento di Matematica, Sergio Ghione dell’Istituto di Scienze mediche, cliniche e chirurgiche del CNR, Claudio Pogliano, storico delle scienze del dipartimento di Filosofia e Andrea Civello, ora storico delle teorie e del sapere immunologici, hanno operato non singolarmente, ma in modo per così dire cooperativo, in un Comitato Scientifico che ha corrisposto, credo, pienamente alla fiducia dimostrata dalla Baxter Italia: la fiducia che saremmo stati in grado di produrre abbastanza rapidamente un programma di lavoro e un risultato, ci auguriamo di qualche rilievo, comunque ampi e comprensivi e scientificamente fondati e rigorosi. Al ringraziamento che rivolgo al Comitato Scientifico per l’aiuto decisivo che mi ha offerto nei mesi trascorsi e che mi offrirà negli anni a venire, voglio aggiungere: la Baxter Italia, accogliendo la proposta, dapprima di Margherita Galbiati come pro-rettore alla ricerca scientifica e poi dell’intero Ateneo, di sostenere un’attività di studio e di divulgazione, e in primo luogo di ricerca, incentrata sulla figura e sul pensiero del socio dell’Accademia dei Lincei Charles Darwin, ha mostrato una sensibilità culturale, com’è nella sua tradizione, di grande respiro e una disposizione realmente, effettivamente, effettualmente, come diciamo talora noi filosofi, liberale e del tutto indipendente rispetto al settore nel quale essa opera come industria e come impresa.
L’anno 2009 sarà, tra le tante cose che ignoriamo, anche l’anno darwiniano per eccellenza, ricorrendo, come ho accennato, il bicentenario della nascita di Darwin e il centocinquantesimo anniversario della pubblicazione della prima edizione della Origine delle specie. La tradizione di studi cui mi sono riferito, la composizione del Comitato Scientifico che ho restituito, la lezione della filosofia hegeliana che ho citato rendono di per sé conto del fatto che noi non ci siamo però disposti in un atteggiamento solamente celebrativo. Non ci rappresentiamo Darwin - per usare un’espressione famosa e, se si vuole, un po’ gergale dei filosofi - come un “cane morto”. Ce lo rappresentiamo, invece, lo proponiamo e lo proporremo come un autore le cui osservazioni, le cui categorie, le cui suggestioni e il cui metodo vivono tuttora nel farsi della ricerca contemporanea; anche di quella ricerca che con i suoi scritti si confronta non semplicemente traendone ispirazione, e producendone conferme, bensì anche derivandone locali confutazioni e deducendone parziali superamenti. Perciò abbiamo dato all’intero ciclo delle Baxter 17 Lectures il titolo: “1809-2009. Il futuro di Darwin”. E abbiamo articolato il ciclo secondo le categorie: Individuo, Specie, Ecosistema, Uomo. Categorie che sono, alla lettera, predicazioni - predicazioni dell’organizzazione della materia vivente. Classificazioni che sono esse stesse, come è ovvio, passibili di messa in discussione, non però nei modi di una astratta disputa tra realismo e nominalismo, ma nei termini della logica della ricerca scientifica5.
È evidente: se quelle categorie vengono disposte secondo un ordine ascendente, l’ordine non riproduce l’antica scala della natura né il famoso albero di Haeckel; se a qualcosa esso si ispira, questo qualcosa sono piuttosto le pagine conclusive delle Variazioni allo stato domestico, con il loro problematico riferirsi al caso, alla predestinazione e al libero arbitrio; ma, prima ancora, questo qualcosa è la complessità e la complessività della tematizzazione chiaramente esposte da Darwin, nell’ultima pagina dell’Origine delle specie, dove, accanto al fondamentale principio uniformitarista dell’evoluzione, è proposta l’elencazione delle leggi contemplate dalla propria teoria. Categorie che abbiamo in lunghe discussioni individuato e scelto, nella consapevolezza che della loro capacità significativa - a partire da quella della parola “specie” - la scienza oggi discute; nella consapevolezza, però, di avere individuato delle predicazioni in ogni caso valide, o significative, secondo l’indicazione kantiana6, non per il sistema scolastico della memoria, ma per il sistema dell’intelletto.
Gli studiosi che hanno accolto l’invito ad essere relatori di questa prima Lecture sono largamente conosciuti per i loro contributi alla storiografia e alla filosofia della scienza e all’avanzamento del sapere nei campi della biologia e della genetica.
Marcello Buiatti è professore di Genetica nell’Università di Firenze. Conseguiti la laurea nell’Università di Pisa e il dottorato di ricerca nell’Università di Pavia, ha operato per lunghi anni nell’Università di Swansea in Gran Bretagna e nel Laboratorio Nazionale di Brookhaven a New York. L’oggetto della sua produzione scientifica comprende la mutagenesi delle piante, la citogenetica e la riproduzione, la cultura in vitro e la differenziazione dal punto di vista molecolare, la genetica molecolare dello sviluppo e la genetica evoluzionistica, le biotecnologie delle piante e l’analisi matematica e computazionale dei processi biologici dinamici.
Barbara Continenza è l’autrice del fascicolo speciale dedicato a Darwin della serie I grandi della scienza di “Le Scienze. Scientific American”, 1998. Docente nella facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Roma - TorVergata, è ben nota agli specialisti come uno dei più attenti analisti della biografia intellettuale di Darwin e della sua teoria in una prospettiva storica.
Elena Gagliasso è professore di Filosofia della scienza nella facoltà di Filosofia dell’Università di Roma - La Sapienza. Studiosa delle aree di confine dell’epistemologia contemporanea - storia e filosofia delle scienze della vita, etica della ricerca, rapporto soggetto - oggetto e linguaggi non formalizzati - è membro del Comitato Scientifico della Scuola di specializzazione estiva in Storia e filosofia della biologia e dei Comitati Scientifici delle riviste “Rivista di Storia della Scienza”, “Critica Marxista”, “Ecologia politica”, “Sofia”, “Galileo”.
Eva Jablonka, professore di Storia della Filosofia della scienza e delle idee al Cohn Institute di Tel Aviv, è stata vincitrice del Landau Prize nel 1981 e del Marcus Prize nel 1988. Autrice di numerosi libri sulla tematiche evoluzionistiche, ha pubblicato recentemente Evolution in Four Dimensions (insieme a Marion J. Lamb) e Animal Traditions: Behavioural Inheritance in Evolution (insieme a Eytan Avital).
Le loro relazioni, che saranno presto pubblicate in volume, costituiscono dei contributi originali elaborati specialmente per questa circostanza. Innovativi ciascuno nel proprio ambito, li unisce un atteggiamento mentale libero nei confronti delle diverse ortodossie, critico nei confronti delle formulazioni rigide e imperative anche della nuova “nuova sintesi”.
Note
1. Di etica e di filosofia della storia, come egli definisce le sue lezioni: v. A. Labriola, L’Università e la libertà della scienza (1896), in Idem, L’Università e la libertà della scienza, a c. di B. Croce, Roma, Loescher, 1897.
2. L. Calabi, Il caso che disturba. Spunti e appunti sul naturalismo darwiniano, Pisa, Edizioni ETS, 2006, p. 25.
3. L’espressione citata è, notoriamente, di Ch. Darwin, L’origine delle specie. Selezione naturale e lotta per l’esistenza, tr. it. di L. Fratini, Torino, Bollati Boringhieri, 1967, 2006, p. 475. Quanto alla caratterizzazione di S. Freud, v. Idem, Introduzione alla psicoanalisi (Lezione 18) e Una difficoltà della psicoanalisi, in Opere, a c. di Musatti, Torino, Boringhieri, vol. 8, 1976.
4. L. e F. Cavalli-Sforza, Prefazione a Ch. Darwin, op. cit., p. VIII.
5. La quale non sembra lasciarsi ridurre in generale alla popperiana logica della scoperta scientifica, anche se qualcuno, pensando in termini astrattamente analogici, potrebbe credere che il procedimento rammentato da Darwin nell’Autobiografia rappresenti una sorta di falsificazionismo ante litteram. (“I have steadily endeavoured to keep my mind free, so as to give up any hypothesis, however much beloved (and I cannot resist forming one on every subject), as soon as facts are shown to be opposed to it. […] I cannot remember a single first-formed hypothesis which had not after a time to be given up or greatly modified”, The Autobiography of Charles Darwin 1809-1882. With original omissions restored. Edited with appendix and notes by his grand-daughter Nora Barlow, W. W. Norton & Company, 1958, p. 115). Enrico Bellone (I corpi e le cose, Milano, Mondatori, 2002; La stella nuova, Torino, Einaudi, 2003; L’origine delle teorie, Torino, Codice, 2006) ha argomentato che il procedere della scienza dovrebbe concepirsi, piuttosto che nei termini dell’epistemologia popperiana, nei termini darwiniani di mutazione e selezione.
6. I. Kant, Delle diverse razze degli uomini (1777), in Idem, Scritti di storia, politica e diritto, tr. it. a c. di F. Gonnelli, Roma-Bari, Laterza, 1995, p. 7.
Lorenzo Calabi
docente di Filosofia morale
calabi@adm.unipi.it