Numero 18 - Editoriale
Dicembre 2006
Ci sono eventi il cui significato va ben oltre l’avvenimento in sé perché i protagonisti hanno un tale spessore culturale da lasciare un segno profondo in coloro che hanno il privilegio di assistervi.
L’autunno del 2006 ci ha regalato appuntamenti di grande livello che, in un panorama generale piuttosto desolante, hanno ridato dignità alla missione universitaria, che è anche quella di contribuire alla crescita culturale del Paese.
È per questo motivo che in questo numero di Athenet dedichiamo ampio spazio alla cerimonia della laurea honoris causa in Letterature e filologie europee a Vincenzo Cerami, di cui riportiamo integralmente la Lectio magistralis e la raffinatissima Laudatio tenuta dal professor Francesco Orlando. Chi avrà la pazienza di leggere gli articoli, vedrà che non si corre minimamente il rischio paventato, a ragione, dal ministro Fabio Mussi di concedere titoli onorifici a chiunque sia un po’ famoso. Per rimanere nell’ambito delle cerimonie di Ateneo, riteniamo assai degna di nota la visita dell’ex rabbino capo Elio Toaff, insignito del “Campano d’Oro” dall’Associazione Laureati Ateneo Pisano. Toaff , alla presenza dell’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ha ripercorso i suoi anni universitari raccontando il coraggio del professor Lorenzo Mossa, che accettò di assegnargli la tesi di laurea malgrado le discriminazioni delle leggi razziali, che pur avevano dissuaso tanti suoi colleghi a fare altrettanto.
Di fronte a persone di tale statura viene da fare una riflessione sollecitata dallo studio di Paolo Rossi che pubblichiamo nella sezione degli Approfondimenti. Rossi, docente di Fisica teorica da sempre particolarmente sensibile al tema del reclutamento, ha condotto uno studio sul reclutamento del personale docente nel nostro Ateneo dal 1965. La conclusione della sua indagine è che si è avuto un progressivo aumento dell’età media dei docenti alla nomina. Per dirla in parole semplici: si diventa ricercatori, associati e ordinari a un’età sempre più avanzata con tutte le conseguenze di natura sociologica ed economica che ciò comporta.
Il saggio di Rossi ha avuto una vasta eco sulla stampa perché affronta un argomento di grande attualità: la gerontocrazia del sistema universitario che si può estendere in generale al ceto dirigente italiano. È assolutamente condivisibile la necessità di dare maggiore spazio ai giovani, di innestare forze nuove nei vari settori della vita pubblica e politica del Paese. Ma non si può non sottolineare come la diffusa diffidenza da parte dell’opinione pubblica verso il ceto dirigente sia spesso figlia dei numerosi esempi di malcostume che riempiono le cronache dei giornali. Forse se riuscissimo a dare maggiore visibilità a persone “anziane” ma di indiscusso profilo accademico e morale affronteremmo il problema in maniera più seria, non liquidandolo come una mera questione anagrafica.
La Redazione