Il piacere di mangiare bene
Mangiare di gusto e con piacere significa liberarsi dalla passività e dall’ignoranza dovute alla tecnologia alimentare che ci ha ridotti al ruolo di consumatori acritici e dipendenti, riacquisire una precisa conoscenza della storia del nostro cibo, del mondo da cui proviene. Significa anche ritrovare,ogni volta, un contatto profondo con la natura e con tutti gli esseri viventi, sentirsi interrelati e intessuti di partecipazione alla vita,in senso universale. Sir Albert Howard nel Suolo e la salute affermava il principio che “tutto il problema della salute del suolo, della pianta, dell’animale e dell’uomo è un unico, generale, argomento”. Mi riferisco, dunque, non solo al piacere individuale che il cibo procura, ma soprattutto a un piacere estensivo, inclusivo, fruibile da tutti. Mi riferisco al piacere che il buon cibo naturale può offrire, nel rispetto dell’ecosistema, della giustizia e della solidarietà sociale, della convivialità, dell’identità culturale.
Il cibo come risorsa fondamentale della sopravvivenza e della salute. Ma di quale salute? Dobbiamo pensare alla salute come ad un concetto ampio che racchiude tutti i fenomeni legati alla vita, in una prospettiva olistica, di benessere degli individui e della collettività.
La salute è indissolubilmente legata alla qualità dell’ambiente, alle condizioni socioeconomiche, è un diritto fondamentale degli esseri umani– è fondamentale che le comunità abbiano il potere di conquistarla identificando i bisogni e le risorse più adeguate a soddisfarli, con la garanzia e il supporto dei tecnici e degli amministratori.
Il filosofo Gadamer sosteneva che sarebbe degno di lode se ci si rendesse conto delle differenze che esistono tra la medicina scientifica e la vera e propria arte medica. Volendo definire la scienza medica nel modo migliore, la si può qualificare come scienza della malattia e non possiamo dimenticare che la nostra esperienza scientifica e medica è orientata soprattutto a reprimere i sintomi delle malattie. Mentre dobbiamo ammettere che, accanto al progredire della scienza, assistiamo a una regressione nella generale cura della salute e della prevenzione – vedi la crescente creazione di nuove sindromi (disease mongering), l’uso eccessivo e talvolta inappropriato di farmaci.
Diventa pertanto fondamentale un cambiamento di paradigma e la strutturazione di un percorso parallelo tra scienza, come comprensione dei fenomeni; cura,come valore qualitativo soggettivo; interventi sociosanitari come capacità di analisi e azioni culturali efficaci a costruire saperi e saper–fare in grado di rispondere alla complessità dei bisogni.
L’Omeopatia č un sistema medico attento all’unità somatopsichica della persona e alla sua interazione dinamica con l’ambiente, naturale e socio–economicopolitico–culturale, e quindi orientata a considerare la natura multifattoriale e multidimensionale della malattia, intesa come esito di fattori e influenzata significativamente da cause sociali, in gran parte modificabili. In tal senso appare importante affiancare all’attività clinica di cura anche attività mirate a sollecitare processi di salutogenesi a livello territoriale, in modo attento alla equità e alla sostenibilità sociale e ambientale. Ne consegue una partecipazione attiva alla comprensione dei contesti,dei bisogni e delle priorità, una partecipazione responsabile e condivisa al tessuto sociale e politico, di promozione della qualità della vita e di impegno nell’abbattimento delle disuguaglianze.
L’attenzione che abbiamo posto sulla complessità del “sistema cibo” ruota intorno ad alcuni temi che ci sembrano degni di rilievo e guidano le iniziative intraprese. La rivalutazione del cibo come risorsa di salute e di saperi collettivi e tradizionali. L’importanza della transizione da un’educazione alimentare basata sulle prescrizioni a una concezione di nutrizione attiva e sostenuta dal piacere individuale e conviviale, che soltanto il cibo naturale può offrire. La necessità di forme di educazione continua alla sensorialità, al gusto, alla percettività per acquisire consapevolezza e conoscenze. La partecipazione ai processi produttivi.
Pertanto abbiamo proposto strategie di intervento con gli insegnanti per concordare esperienze educative rivolte ai bambini, e incontri formativi per i genitori. Inoltre abbiamo attivato partecipazione alle reti del cibo: gruppi di acquisto, mercati contadini, contatti con i produttori, fattorie educanti. Queste linee progettuali hanno prodotto una collaborazione stretta tra il Centro Omeopatico e il territorio rurale della Valdera, dove operano da alcuni anni aziende agricole a responsabilità etica di impresa e che fattivamente attuano progetti di Agricoltura Sociale. In questo ambito il centro Omeopatico ha trovato una naturale collocazione delle attività educative, nell’intento di collaborare a costruire percorsi di salute fruibili sul territorio. L’impegno sostanziale della Società della Salute della Valdera e dell’assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Pontedera è arrivato a coordinare e strutturare un vero e proprio sistema di intervento sociosanitario integrato e multifunzionale che mostra una concreta possibilità di attuare pratiche comunitarie efficaci a coniugare salute e sviluppo.
Allora, se è vero che mangiare è un atto agricolo (Wendell Berry), ma è anche un gesto ecologico e politico e che i piaceri del cibo sono aumentati dalla conoscenza (Michel Pollan), questo piacere non può che accrescersi nel superamento consapevole e creativo della “nostra grossa, grassa contraddizione”: la fame e l’obesità globali strettamente collegate attraverso le catene di montaggio che portano il cibo dai campi alle nostre tavole (Ray Patel).
Maria Marchitiello
responsabile dell’ambulatorio
di omeopatia di Pisa – Asl 5