Numeri 26 – 27 - Editoriale
Dicembre 2008 – Marzo 2009
Coltivare il cibo, cuocerlo e offrirlo sono azioni che fanno parte del ciclo cosmico della vita e del suo rinnovamento: da questo punto di vista il cibo è governato dalle leggi di natura e dalle regole di cultura. Ma il cibo è sempre più disciplinato anche da regole giuridiche, che accompagnano il cibo dal seme al supermercato, dalle fattorie alle nostre cucine: lo Stato crea infatti leggi sui diritti di proprietà, sul commercio, sulla sicurezza alimentare. Il cibo è frequentemente inteso – nella prospettiva della convivialità – come veicolo di pace e di amicizia: ma il cibo è anche e sempre più qualcosa che ha a che fare con i conflitti. Ogni discorso sul cibo racconta infatti le tensioni e le violenze che hanno accompagnato la lotta per il controllo delle risorse. Anche l’atto del mangiare, oggi, è intriso di conflittualità.
Partendo da queste e altre riflessioni è nata l’idea del Centro per i diritti umani, della Società della salute e del Centro interdisciplinare Scienze per la pace di dedicare al cibo la terza edizione di “Pisa città per la pace e per i diritti umani” – dopo la prima edizione sui diritti umani e la seconda sull’immigrazione – coinvolgendo ancora un volta la città, sollecitandola ad esprimersi attraverso le sue ricchezze – l’Università, le associazioni, le istituzioni, il teatro, il cinema – per costruire un percorso interdisciplinare, di cui il cibo sia il crocevia.
Dal 7 al 16 novembre 2008 si è svolta la manifestazione “Cibo e conflitti”, alla quale hanno dato patrocinio e sostegno l’Università di Pisa, il dipartimento Identità culturale del Consiglio nazionale delle ricerche, il Comune di Pisa, la Provincia, la Regione Toscana, l’ARSIA, Slow Food e il Segretariato sociale della RAI. Seminari quotidiani, aperti a tutti, per affrontare – con linguaggio semplice ma con rigore scientifico – interrogativi delicati: chi domina la produzione del cibo, la sua distribuzione, i modelli di consumo? Quanto pesano le scelte agricole sull’economia mondiale e sulle economie locali? Quanta ingiustizia e quanta illegalità sono incorporate nei cibi che mangiamo? Qual è dal punto di vista ambientale il livello di sostenibilità dei diversi modelli di agricoltura? In che modo le nostre scelte alimentari incidono sull’ambiente e sulla biodiversità? Quanta energia occorre per produrre il cibo secondo l’attuale modello dominante di agricoltura? Quali sono i pro e i contro dei biocarburanti? Qual è il costo idrico degli alimenti? Perché la fame e l’abbondanza convivono in un mondo dove alcuni sprecano il cibo e altri muoiono di fame? In che modo il progresso scientifico ha influito sul cibo e sulle sue tecniche di conservazione, trasformazione, produzione, distribuzione? Quali sono i pro e i contro degli ogm? Quali meccanismi regolano il marketing rispetto al cibo? Quali sono le malattie da troppo cibo e da troppo poco cibo? È possibile la riappropriazione di un sapere di “cura del corpo” che passa anche attraverso il recupero della territorialità e della stagionalità? Le filiere corte possono essere una risposta valida?
Temi importanti, che sempre più fanno parte della nostra quotidianità e che influiranno in maniera significativa sul futuro della terra e dei suoi abitanti.
Enza Pellecchia