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La mattina di sabato 14 maggio al dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa saranno premiati gli studenti che hanno passato le selezioni regionali delle Olimpiadi della Chimica. Alla cerimonia saranno presenti il direttore del dipartimento professore Roger Fuoco, la professoressa Maria Minunni, presidente della sezione toscana della Società Chimica Italiana (SCI), la dottoressa Valentina Domenici, responsabile dei Giochi della Chimica per la Toscana, e l’ingegnere Fortunato Nardelli, preside dell’ITIS Leonardo Da Vinci che ha ospitato le finali regionali.

Gli aspiranti geni della chimica erano 361 ragazzi e ragazze, provenienti da 43 istituti superiori tra licei e istituti tecnici e professionali che sabato 30 aprile si sono cimentati nella soluzione di 60 problemi a risposta multipla, divisi in tre categorie A, B, C, in base alla classe e al tipo di scuola. Per la classe A al primo posto si è classificato Tommaso Maria Ludovici del Liceo Scientifico Città di Piero di Sansepolcro (AR), al secondo Giovanni La Grutta dell’ITS Tullio Buzzi di Prato ed al terzo Paolo Vatteroni dell’ITIS Galileo Galilei Carrara (MS). Per la classe B al primo posto Daniele Pagotto del ITTLSA Tito Sarrocchi di Siena e al secondo e terzo posto rispettivamente Liu Zhengming, e Khalil Anas, entrambi del Liceo Scientifico Ulisse Dini di Pisa. Per la classe C al primo posto c’è Andrea Cheng dell’ITS Tullio Buzzi di Prato, seguito al secondo posto da Leonardo Caverni dell’ISS Bernardino Lotti di Massa Marittima (GR), e al terzo da Stefano Argardi del Tullio Buzzi di Prato. Dopo la premiazione, gli studenti approderanno alle selezioni nazionali che si terranno a Frascati dal 19 al 21 maggio e quindi alle Olimpiadi che quest’anno si svolgeranno in Georgia, a Tibilisi, dal 23 luglio al 1 agosto.

Nel corso della cerimonia al dipartimento di Chimica e Chimica industriale saranno anche premiati il vincitore e il secondo classificato del concorso grafico indetto dalla sezione SCI Toscana, dal titolo “La Chimica fa la Storia”, che ha visto la partecipazione di numerose scuole superiori della regione Toscana. L’iniziativa a livello toscano ha avuto il sostegno dell’Ordine dei Chimici della provincia di Firenze, dell’Associazione dei chimici della Toscana, della Zanichelli, di Solvay Spa di Chema e SpinPET, due spin-off dell’ateneo pisano, del Centro Le Querciole, di Zetalab, di Baroni assicurazioni e di Computer Shop di Pisa.

Giovedì 12 maggio, alle ore 15.00, nella Sala delle Ninfe di Palazzo Franchetti, sede del Consorzio 4 Basso Valdarno, in via San Martino 60, si terrà la conferenza stampa di presentazione della 54ma edizione della Regata Pisa-Pavia (in programma sabato 14 maggio alle ore 18) e del calendario di iniziative che la accompagnano.
Nell’occasione saranno presenti Rosalba Tognetti, prorettore per gli studenti dell’Università di Pisa, Salvatore Sanzo, assessore allo Sport del Comune di Pisa, Stefano Gianfaldoni, consigliere del CUS Pisa.
Subito dopo la conferenza stampa, alle ore 15.30, si terrà il primo appuntamento degli eventi legati alla regata, la conferenza “Navigare in Arno fra modifiche dell’assetto e rischio idraulico dei suoi affluenti”, tenuta da Stefano Pagliara e Marco Forti.

Si è svolto con successo nel golfo di Spezia il test di funzionamento di “WAVE”, un nuovo meccanismo applicato ai veicoli sottomarini usati per il monitoraggio dei fondali e per rilevazioni ambientali, coordinato dai ricercatori del Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa. Il meccanismo si compone di un paio di ali che, quando il veicolo si muove in superficie, sfruttano il moto ondoso per ricaricarne le batterie. I robot sottomarini, dotati di una sonda ambientale, sono quindi in grado di effettuare misurazioni (temperatura, salinità, qualità dell’acqua) per un periodo di tempo potenzialmente illimitato, in totale autonomia e a ridottissimo impatto ambientale.
Il successo di questa sperimentazione, la prima in assoluto al mondo per quanto riguarda i robot subacquei, apre la strada a nuove possibilità per il monitoraggio sistematico degli oceani e degli ecosistemi acquatici, oggi più che mai rilevante in un quadro di rapidi cambiamenti climatici.
L’esperimento è stato condotto da ISME, il Centro Interuniversitario di Ricerca sui Sistemi Integrati per l’Ambiente Marino, in collaborazione con il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale della Marina Militare (CSSN), ed è stato coordinato da Andrea Caiti, professore di robotica sottomarina e direttore del Centro di Ricerca “E. Piaggio”, nodo pisano di ISME.
CSSN e ISME hanno da tempo un accordo quadro di collaborazione scientifica e hanno istituito di recente un laboratorio congiunto (SEALab) per lo studio e la sperimentazione di veicoli autonomi innovativi.

Giovedì, 12 Maggio 2016 09:02

Una nuova strategia per proteggere il cuore

Un recente studio pubblicato sulla rivista “Cardiovascular Research” dai farmacologi del dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa ha consentito di individuare un nuovo canale ionico a livello dei mitocondri cardiaci che potrebbe rappresentare un interessante bersaglio per nuove strategie farmacologiche cardioprotettive. Lo studio, coordinato dal professor Vincenzo Calderone dell’Ateneo pisano e dal professor Maurizio Taglialatela dell’Università del Molise, ha visto una vasta collaborazione multidisciplinare con ricercatori di altre sedi italiane, come l’Università del Molise e l’Università di Napoli Federico II, e di importanti centri di ricerca internazionali come la St George’s University di Londra, il King’s College di Londra e l’Università dei Paesi Baschi di Leioa.
“Oltre alla sua funzione essenziale per la regolazione del metabolismo energetico, è ormai chiaro che il mitocondrio è il principale responsabile delle ‘decisioni’ finali che orientano il destino della cellula verso la morte o la sopravvivenza in particolari situazioni di stress e sofferenza - spiega la ricercatrice Lara Testai, prima autrice dell’articolo – L’identificazione di nuovi target localizzati in questo organello è pertanto uno degli obiettivi più attuali e interessanti negli studi di ‘farmacologia mitocondriale’ finalizzati a definire nuove strategie terapeutiche destinate a limitare i danni cardiaci indotti da episodi ischemici”.
In particolare, da alcuni anni i ricercatori sanno che l’attivazione di vari tipi di canali del potassio collocati sulla membrana mitocondriale conferisce alle cellule cardiache un’aumentata resistenza nei confronti dell'insulto ischemico. Questi canali sono dunque un target interessante e innovativo per lo sviluppo di farmaci cardioprotettivi. “In questo lavoro abbiamo dimostrato che nella membrana mitocondriale è presente un canale del potassio noto come Kv7.4, che finora era stato individuato solo sulle membrane cellulari di altri tipi di cellule, come i neuroni, e che era stato considerato come possibile target di farmaci destinati ad altri scopi (ad esempio, epilessia) - aggiunge Testai - Noi abbiamo invece osservato una sua collocazione a livello mitocondriale, ed in particolare nei mitocondri cardiaci. In più, abbiamo constatato che farmaci in grado di attivare questo canale sono in grado di esercitare significativi effetti protettivi in modelli sperimentali di ischemia miocardica, delineando quindi la possibilità di un approccio farmacologico originale e inedito a questo tipo di patologia”.

wave 1Si è svolto con successo nel golfo di Spezia il test di funzionamento di “WAVE”, un nuovo meccanismo applicato ai veicoli sottomarini usati per il monitoraggio dei fondali e per rilevazioni ambientali, coordinato dai ricercatori del Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa. Il meccanismo si compone di un paio di ali che, quando il veicolo si muove in superficie, sfruttano il moto ondoso per ricaricarne le batterie. I robot sottomarini, dotati di una sonda ambientale, sono quindi in grado di effettuare misurazioni (temperatura, salinità, qualità dell’acqua) per un periodo di tempo potenzialmente illimitato, in totale autonomia e a ridottissimo impatto ambientale.

Il successo di questa sperimentazione, la prima in assoluto al mondo per quanto riguarda i robot subacquei, apre la strada a nuove possibilità per il monitoraggio sistematico degli oceani e degli ecosistemi acquatici, oggi più che mai rilevante in un quadro di rapidi cambiamenti climatici.

L’esperimento è stato condotto da ISME, il Centro Interuniversitario di Ricerca sui Sistemi Integrati per l’Ambiente Marino, in collaborazione con il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale della Marina Militare (CSSN), ed è stato coordinato da Andrea Caiti, professore di robotica sottomarina e direttore del Centro di Ricerca “E. Piaggio”, nodo pisano di ISME. CSSN e ISME hanno da tempo un accordo quadro di collaborazione scientifica e hanno istituito di recente un laboratorio congiunto (SEALab) per lo studio e la sperimentazione di veicoli autonomi innovativi.

 

 

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Martedì, 10 Maggio 2016 15:07

Una nuova strategia per proteggere il cuore

immunofluorescenzaUn recente studio pubblicato sulla rivista “Cardiovascular Research” dai farmacologi del dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa ha consentito di individuare un nuovo canale ionico a livello dei mitocondri cardiaci che potrebbe rappresentare un interessante bersaglio per nuove strategie farmacologiche cardioprotettive. Lo studio, coordinato dal professor Vincenzo Calderone dell’Ateneo pisano e dal professor Maurizio Taglialatela dell’Università del Molise, ha visto una vasta collaborazione multidisciplinare con ricercatori di altre sedi italiane, come l’Università del Molise e l’Università di Napoli Federico II, e di importanti centri di ricerca internazionali come la St George’s University di Londra, il King’s College di Londra e l’Università dei Paesi Baschi di Leioa.

“Oltre alla sua funzione essenziale per la regolazione del metabolismo energetico, è ormai chiaro che il mitocondrio è il principale responsabile delle ‘decisioni’ finali che orientano il destino della cellula verso la morte o la sopravvivenza in particolari situazioni di stress e sofferenza - spiega la ricercatrice Lara Testai, prima autrice dell’articolo – L’identificazione di nuovi target localizzati in questo organello è pertanto uno degli obiettivi più attuali e interessanti negli studi di ‘farmacologia mitocondriale’ finalizzati a definire nuove strategie terapeutiche destinate a limitare i danni cardiaci indotti da episodi ischemici”.

farmacologi2In particolare, da alcuni anni i ricercatori sanno che l’attivazione di vari tipi di canali del potassio collocati sulla membrana mitocondriale conferisce alle cellule cardiache un’aumentata resistenza nei confronti dell'insulto ischemico. Questi canali sono dunque un target interessante e innovativo per lo sviluppo di farmaci cardioprotettivi.

“In questo lavoro abbiamo dimostrato che nella membrana mitocondriale è presente un canale del potassio noto come Kv7.4, che finora era stato individuato solo sulle membrane cellulari di altri tipi di cellule, come i neuroni, e che era stato considerato come possibile target di farmaci destinati ad altri scopi (ad esempio, epilessia) - aggiunge Testai - Noi abbiamo invece osservato una sua collocazione a livello mitocondriale, ed in particolare nei mitocondri cardiaci. In più, abbiamo constatato che farmaci in grado di attivare questo canale sono in grado di esercitare significativi effetti protettivi in modelli sperimentali di ischemia miocardica, delineando quindi la possibilità di un approccio farmacologico originale e inedito a questo tipo di patologia”.

I ricercatori dell’Università di Pisa autori dello studio sono Alma Martelli, Lara Testai, Vincenzo Calderone e Maria Cristina Breschi (nella foto a destra).

Martedì, 10 Maggio 2016 09:47

Il DNA degli antichi europei

reperti mallegniUn nuovo studio pubblicato sulla rivista “Nature” traccia la storia genetica dei nostri progenitori vissuti in Europa tra i 45 mila e gli 8.500 anni fa. La ricerca ha preso in esame il genoma di 51 individui euroasiatici antichi, gli unici arrivati sino a noi, e fra questi anche i resti scheletrici di un fanciullo e di una donna studiati dal professore Francesco Mallegni dell’Università di Pisa.

“Si tratta di reperti che si rinvennero nel 1971 nella Grotta Paglicci a Rignano Garganico nelle Puglie e di cui abbiamo analizzato il DNA a partire da alcuni loro frammenti ossei. Le analisi antropologiche da me compiute sui resti umani qualche decennio fa avevano evidenziato che appartennero ad un ragazzino di 11-12 anni vissuto circa 24 mila anni fa, e ad una donna deceduta sui 18 anni e di un millennio posteriore al primo”, ha spiegato il professore Mallegni.

Grazie dunque alle analisi genetiche dei 51 individui euroasiatici vissuti ai primordi del Paleolitico superiore e realizzate da diversi studiosi di università europee ed extraeurope, i risultati delle quali sono ora pubblicati sulla rivista Nature, si è così potuto documentare quanto siano stati frequenti le migrazioni e le mescolanze di popolazione anche in epoca preistorica. Nel lasso di tempo che va dalla prima migrazione dei sapiens (45 mila anni fa), all’avvento dell’agricoltura (circa 8.500 anni fa) l’ascendenza neandertaliana nel DNA sarebbe diminuita dal 3-6 % a circa il 2%. E mentre la prima migrazione sembra non aver lasciato traccia negli attuali europei, tutti gli individui vissuti fra 37mila e 14mila anni fa, a cavallo cioè dell’ultimo massimo glaciale, hanno una forte ascendenza da una singola popolazione fondatrice proveniente dal nord-ovest d’Europa. L’evidenza dei primi flussi extra-europei si avrebbe invece circa 14 mila anni fa, durante il primo significativo riscaldamento post era glaciale, con la comparsa di una nuova componente genetica medio orientale, una "novità" che probabilmente riflette i grandi movimenti migratori della popolazioni che avvenivano in quel periodo.

 

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Didascalia: Il cranio dei resti donna rivenuta in Puglia, adornato di denti canini forati di cervo, e a lato il suo volto ricostruito da Gabriele Mallegni.

Martedì, 10 Maggio 2016 09:46

Il DNA degli antichi europei

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Nature” traccia la storia genetica dei nostri progenitori vissuti in Europa tra i 45 mila e gli 8.500 anni fa. La ricerca ha preso in esame il genoma di 51 individui euroasiatici antichi, gli unici arrivati sino a noi, e fra questi anche i resti scheletrici di un fanciullo e di una donna studiati dal professore Francesco Mallegni dell’Università di Pisa.

“Si tratta di reperti che si rinvennero nel 1971 nella Grotta Paglicci a Rignano Garganico nelle Puglie e di cui abbiamo analizzato il DNA a partire da alcuni loro frammenti ossei. Le analisi antropologiche da me compiute sui resti umani qualche decennio fa avevano evidenziato che appartennero ad un ragazzino di 11-12 anni vissuto circa 24 mila anni fa, e ad una donna deceduta sui 18 anni e di un millennio posteriore al primo”, ha spiegato il professore Mallegni

Grazie dunque alle analisi genetiche dei 51 individui euroasiatici vissuti ai primordi del Paleolitico superiore e realizzate da diversi studiosi di università europee ed extraeurope, i risultati delle quali sono ora pubblicati sulla rivista Nature, si è così potuto documentare quanto siano stati frequenti le migrazioni e le mescolanze di popolazione anche in epoca preistorica. Nel lasso di tempo che va dalla prima migrazione dei sapiens (45 mila anni fa), all’avvento dell’agricoltura (circa 8.500 anni fa) l’ascendenza neandertaliana nel DNA sarebbe diminuita dal 3-6 % a circa il 2%. E mentre la prima migrazione sembra non aver lasciato traccia negli attuali europei, tutti gli individui vissuti fra 37mila e 14mila anni fa, a cavallo cioè dell’ultimo massimo glaciale, hanno una forte ascendenza da una singola popolazione fondatrice proveniente dal nord-ovest d’Europa. L’evidenza dei primi flussi extra-europei si avrebbe invece circa 14 mila anni fa, durante il primo significativo riscaldamento post era glaciale, con la comparsa di una nuova componente genetica medio orientale, una "novità" che probabilmente riflette i grandi movimenti migratori della popolazioni che avvenivano in quel periodo.

Trasporti, industrie e per la prima volta anche droni. Erano questi gli ingredienti principali di "Locked Shield 2016", la più grande simulazione di cyber-defense al mondo che si è appena conclusa al Cooperative Cyber Defense Centre of Excellence della NATO a Tallin, in Estonia. Quest’anno hanno partecipato 19 nazioni e per l’Italia, accanto ai militari del Comando C4 dello Stato Maggiore della Difesa, anche due giovani esperti del dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa. Per due settimane Federico Tonelli, che sta svolgendo il dottorato, e il suo collega Lorenzo Isoni, borsista, hanno partecipato all’esercitazione e difeso l’immaginaria nazione di Berylia da un violento attacco informatico degli hacker del team NATO.
“Al centro dell’esercitazione – ha spiegato il professore Fabrizio Baiardi dell’Ateneo pisano che ha coordinato a distanza le operazioni – c’era la protezione del sistema dei trasporti e degli impianti industriali e ogni squadra aveva inoltre un drone da difendere da collisioni e incidenti. Per rendere l’idea di cosa significhi un attacco informatico in questi ambiti basta immaginare ad esempio una smart city dove una banda di criminali manipoli tutti sistemi di controllo dei semafori o un terrorista che prenda il controllo di una centrale per la produzione di energia o una rete per la distribuzione del gas ”.
E’ il terzo anno che gli esperti dell’Università di Pisa sono invitati a partecipare a Locked Shield. Dalla prima edizione nel 2010 l'esercitazione è divenuta sempre più articolata e complessa e in totale quest’anno ha coinvolto oltre 550 specialisti di diverse nazioni impegnati nella protezione di complesse infrastrutture informatiche realizzate ad hoc.
"Dal punto di vista tecnico il nostro ruolo – ha concluso Fabrizio Baiardi - è stato di applicare gli strumenti dell'ambiente Haruspex per analizzare la rete informatica che era il 'campo di battaglia' di Berylia e di fornire alla squadra del nostro paese le modifiche necessarie per renderla il più resistente possibile agli attacchi degli hacker NATO".
Sviluppato in un progetto pluriennale coordinato dal professor Fabrizio Baiardi e dall'ingegner Marcello Montecucco della Fondazione Promostudi di La Spezia, Haruspex è infatti un insieme integrato di strumenti software in grado di individuare ed eliminare i punti deboli delle reti informatiche in modo automatico. Alcuni strumenti analizzano la rete ICT per individuarne i difetti, altri prevedono come la rete sarà attaccata e suggeriscono le modifiche da realizzare per renderla sicura.

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