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team ales techL’Italia sale a bordo di Hyperloop, per realizzare il “treno del futuro” che con le sue “navicelle” al posto delle carrozze raggiungerà i mille chilometri all’ora e coprirà in meno di 30 minuti una distanza come quella tra Milano e Roma. Il sogno di contribuire al progetto lanciato da Elon Musk, fondatore e amministratore delegato di aziende innovative come SpaceX e Tesla passa per una start-up, un’azienda innovativa italiana con sede a Pisa, la Ales Tech, l’unica azienda tricolore selezionata per cimentarsi nell’impresa e fornire, in questa fase propedeutica, le sospensioni in grado di garantire il comfort dei passeggeri e di ridurre le forti vibrazioni provocate dall’elevata velocità.

La start-up Ales Tech nasce da Hyperloop Team Pisa, il gruppo di studenti in ingegneria dell’Università di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna che nei mesi scorsi sono stati selezionati (unici in Italia e fra i pochi in Europa) per partecipare alla “SpaceX Hyperloop Pod Competition”, gara universitaria a livello globale indetta da Elon Musk, per presentare il “concept” della “navicella”, l’elemento paragonabile all’attuale carrozza ferroviaria, con design e tecnologia più avanzate, fondamentale nella composizione di Hyperloop.

Ales Suspension System 3Il sistema su cui si muoverà sarà costituito da tubi di acciaio sui quali le “navicelle”, chiamate “Pod”, si muoveranno sino a sfiorare la velocità del suono, in maniera ecologica, sicura, confortevole. Sembra di leggere il soggetto di un film di fantascienza, si tratta invece della rappresentazione di uno sforzo ingegneristico mondiale, di cui l’Italia fa parte e che presto potrebbe trasformarsi in realtà, soprattutto all’indomani dei test condotti nel deserto del Nevada (Usa) e che hanno dato esiti positivi.

L’approccio italiano per contribuire alla realizzazione di quello che Elon Musk ha presentato come il quinto mezzo di trasporto - dopo l’auto, l’aereo, il treno, la nave – è stato caratterizzato da una forte componente innovativa. Anziché concentrarsi sulla progettazione dell’intero veicolo, gli ingegneri hanno rivolto l’attenzione sulle sospensioni della “navicella” e sulle vibrazioni, conseguente criticità che esse presentano, legata alle grandi velocità in gioco. Per superare il problema che avrebbe potuto vanificare gli sforzi per realizzare in tempi brevi il prototipo di Hyperloop, è nata l’idea di realizzare un innovativo sistema, oggi brevettato, di sospensioni smart, capaci di leggere anche la minima imperfezione del tracciato, di massimizzare il comfort per i passeggeri e di garantire la stabilità delle “navicelle”, anche quando raggiungono altissime velocità.

Ales Suspension System 1Il progetto teorico di queste sospensioni è stato presentato in Texas, in occasione della competizione universitaria a cui il team italiano è stato invitato a partecipare. Per il grande apprezzamento i due team leader, Luca Cesaretti (nella foto in basso a sinistra) e Lorenzo Andrea Parrotta, entrambi allievi dell’Università di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna, hanno trasformato nella tesi il lavoro svolto sul campo, per prepararsi alla gara. La partecipazione italiana alla nascita di Hyperloop poteva terminare con la discussione e invece è successo il contrario: il gruppo si è trasformato in una start-up, la cui nascita è stata sancita in queste ore davanti a un notaio di Pisa ed è stato scelto da diversi team di grandi università americane finalisti alla “SpaceX Hyperloop Pod Competition” il cui vincitore fornirà il concept di Hyperloop.

Al gruppo di ingegneri – del team originale è rimasto anche Tommaso Sartor - si sono ora aggiunti allievi di altre discipline come l’economia e la giurisprudenza tra i quali Andrea Paraboschi e Antonio Davola, nei rispettivi ruoli di responsabile strategia e innovazione e responsabile legale. Ales Tech è pronta al debutto sul mercato, forte dei consensi di alcuni investitori.  “Imprenditori con un’importante storia industriale alle spalle – commenta Andrea Paraboschi - stanno credendo come noi alle possibilità di coronare il sogno di fornire le sospensioni ad Hyperloop e di proseguire la crescita. Gli investitori apprezzano la volontà di innovare nel mondo dell’ingegneria meccanica e il fatto che la nostra soluzione sia trasferibile e applicabile con facilità in contesti e mercati, anche tradizionali”.

luca cesaretti ales tecAles Tech sta già contattando i fornitori per acquistare le parti meccaniche con le quali realizzare le sospensioni. L’obiettivo è individuare tutti i componenti tra quelli prodotti in Italia. “Nel nostro paese – spiega l’ingegnere Luca Cesaretti - sono tantissime le piccole e medie imprese di eccellenza che operano nel campo della meccanica e che possono offrirci i componenti che fanno al caso nostro”.

Il dialogo con gli studenti universitari resta aperto. “Siamo felici di constatare come numerosi studenti di tutta Italia ci contattino per collaborare con noi. Hyperloop è una grande sfida che stimola ricerca e innovazione in numerosi settori e fa piacere vedere che a volerla cogliere siano tantissimi giovani, proprio come noi”, sottolinea Lorenzo Andrea Parrotta. “Stiamo predisponendo un grande programma - aggiunge Antonio Davola – che abbiamo ribattezzato ‘Hyperloop Team Italia’, e che vogliamo lanciare con le più grandi università italiane per stimolare la ricerca su Hyperloop".

“Metodo e dispositivo per analisi di droghe d'abuso su materiale cheratinico”: è questo il nome ufficiale dell’innovativo test antidroga del capello appena brevettato all’Università di Pisa. L’invenzione è frutto del lavoro di una equipe costituita dal professore Mario Giusiani, professore di Tossicologia Forense dell’Ateneo pisano, dal Dott. Fabio Stefanelli, assegnista di ricerca del Dipartimento di Patologia chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica e dal Dott. Silvio Chericoni Dirigente presso la Sezione Dipartimentale di Tossicologia Forense dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana.
Il kit ideato dai ricercatori dell’Università di Pisa ha il vantaggio rispetto alle tecniche esistenti di essere più semplice, economico e utilizzabile sul posto anche da personale non professionale proprio per la facilità di esecuzione e di lettura dei risultati.
“Il nostro metodo – ha spiegato Mario Giusiani - è l’unico che ad oggi permette di individuare le droghe d’abuso su matrice cheratinica, cioè su capelli e altro materiale pilifero, senza dover ricorrere ad attrezzature altamente specialistiche pur garantendo allo stesso tempo un’assoluta attendibilità dei risultati”.
Dato l’interesse suscitato, l’Università di Pisa e gli inventori stessi sono al momento in trattativa con un’importante azienda del settore per la commercializzazione del brevetto pur rimanendo aperta la trattativa ad altre aziende interessate.
“Considerato che l’uso delle sostanze stupefacenti è purtroppo un fenomeno in continua espansione ed evoluzione - ha concluso Mario Giusiani - la possibilità di avere a disposizione nuovi test in grado di determinare un considerevole numero di droghe con costi contenuti può essere molto utile per arginare in parte il problema, potendo intensificare i controlli anche da parte di strutture pubbliche su soggetti che, per mere questioni economiche, non verrebbero altrimenti sottoposti a tali indagini.
Inoltre, vista la facilità d’uso del dispositivo e la totale atossicità del materiale impiegato, il soggetto stesso potrebbe ritenere idoneo effettuare anche a livello domestico un test di screening per appurare la propria negatività relativamente all’uso di sostanze stupefacenti per quei casi in cui dovrà successivamente sottoporsi ad accertamenti ufficiali.

team ricerca unipi Metodo e dispositivo per analisi di droghe d'abuso su materiale cheratinico”: è questo il nome ufficiale dell’innovativo test antidroga del capello appena brevettato all’Università di Pisa. L’invenzione è frutto del lavoro di una équipe costituita dal professore Mario Giusiani, professore di Tossicologia Forense dell’Ateneo pisano, dal dottore Fabio Stefanelli, assegnista di ricerca del Dipartimento di Patologia chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica e dal dottore Silvio Chericoni Dirigente presso la Sezione Dipartimentale di Tossicologia Forense dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana. Il kit da loro ideato ha il vantaggio rispetto alle tecniche esistenti di essere più semplice, economico e utilizzabile sul posto anche da personale non professionale proprio per la facilità di esecuzione e di lettura dei risultati.

“Il nostro metodo – ha spiegato Mario Giusiani - è l’unico che ad oggi permette di individuare le droghe d’abuso su matrice cheratinica, cioè su capelli e altro materiale pilifero, senza dover ricorrere ad attrezzature altamente specialistiche pur garantendo allo stesso tempo un’assoluta attendibilità dei risultati”.

Dato l’interesse suscitato, l’Università di Pisa e gli inventori stessi sono al momento in trattativa con un’importante azienda del settore per la commercializzazione del brevetto pur rimanendo aperta la trattativa ad altre aziende interessate.

“Considerato che l’uso delle sostanze stupefacenti è purtroppo un fenomeno in continua espansione ed evoluzione - ha concluso Mario Giusiani - la possibilità di avere a disposizione nuovi test in grado di determinare un considerevole numero di droghe con costi contenuti può essere molto utile per arginare in parte il problema, potendo intensificare i controlli anche da parte di strutture pubbliche su soggetti che, per mere questioni economiche, non verrebbero altrimenti sottoposti a tali indagini. Inoltre, vista la facilità d’uso del dispositivo e la totale atossicità del materiale impiegato, le persone possono autonomamente effettuare il test anche a livello domestico per appurare la propria negatività relativamente all’uso di sostanze stupefacenti in quei casi in cui ci si dovesse poi sottoporre ad accertamenti ufficiali”
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Didascalia foto: da sinistra a destra dott. Silvio Chericoni, prof. Mario Giusiani, dott. Fabio Stefanelli

Giovedì 19 maggio, alle ore 15.30, nell’Aula magna della Scuola di Ingegneria, in Largo Lucio Lazzarino, si terrà l’evento inaugurale della convenzione di studio, formazione e ricerca recentemente stipulata tra l’Università di Pisa e l’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia. Ospite dell’iniziativa sarà B. Alan Wallace, fondatore e presidente del Santa Barbara Institute for Consciousness Studies e presidente del consiglio di amministrazione del Thanyapura Mind Centre a Phuket, in Thailandia, che terrà una conferenza dal titolo “Un approccio empiristico allo studio della coscienza: il punto di incontro tra scienza e spiritualità”. L’ingresso è libero, chi fosse interessato a partecipare è però invitato a comunicare la sua partecipazione a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
La Scienza Occidentale ha inserito tra i suoi possibili oggetti di studio la Mente e la Coscienza, adottando un approccio “in terza persona” che ha di fatto tenuto a margine, fino ad escluderlo del tutto, il contributo dell’analisi soggettiva. Al contrario, l’esplorazione in prima persona della Mente e della Coscienza, mediante l’utilizzo di tecniche raffinatesi nel corso di oltre 2500 anni di addestramento alle pratiche contemplative, è stata al centro dell’analisi delle Scuole Buddiste e di altre tradizioni Orientali.
Alan Wallace mostrerà come sia possibile, sulla base della condivisione del metodo sperimentale comune sia alla Scienza Occidentale che ad alcune tradizioni Orientali, condurre una esplorazione della Mente e della Coscienza utilizzando insieme i due approcci in modo complementare, analisi in prima e in terza persona, mettendo altresì in evidenza come anche le pratiche contemplative possano essere caratterizzate dagli stessi principi di rigore metodologico adottati dalla Scienza Occidentale. Un tratto di strada da percorrere insieme nell’affascinante viaggio della Conoscenza, alla luce delle recenti acquisizioni delle Neuroscienze e della mutata visione della Realtà conseguente alle scoperte della Fisica moderna.

Biografia di B. Alan Wallace:
B. Alan Wallace ha insegnato meditazione e filosofia buddista in tutto il mondo dal 1976 e ha servito, come interprete, numerosi eruditi e contemplativi tibetani, tra i quali S.S. il Dalai Lama. Dopo aver conseguito la laurea in Fisica e Filosofia della Scienza all'Amherst College nel 1987, ha proseguito il suo percorso di ricerca ottenendo nel 1995 il Ph.D. in Studi Religiosi alla Stanford University. È il fondatore e il presidente del Santa Barbara Institute for Consciousness Studies e il presidente del consiglio di amministrazione del Thanyapura Mind Centre a Phuket, in Thailandia. Ha revisionato, tradotto, scritto e contribuito alla realizzazione di più di quaranta libri sul buddismo tibetano, la sua medicina, lingua e cultura e sul rapporto tra scienza e buddismo, inclusi.

KA107 aprileNelle ultime settimane sono arrivati a Pisa 17 studenti provenienti da Egitto, Marocco, Kirghizistan, Tajikistan, Uzbekistan e Serbia e nei prossimi giorni uscirà il bando riservato ai docenti e ai dottorandi dell’Ateneo pisano che potranno trascorrere un periodo di studio o di insegnamento in paesi che fino adesso erano rimasti fuori dalla mobilità Erasmus.

Si tratta dell’“International Credit Mobility KA 107” ed è una delle grandi novità introdotte dal Programma Erasmus+ in cui l’Università di Pisa risulta uno dei pionieri in Italia. Quello che può essere definito “l’Erasmus extra-europeo” consente sia al personale accademico (docenti e tecnici) sia agli studenti afferenti al settore dell’istruzione superiore di paesi “oltre l’Europa” di partecipare a una esperienza di mobilità verso l’Europa, e vice versa.

“Dopo quasi 30 anni di Erasmus ci troviamo ad affrontare una fase nuova – commenta la professoressa Ann Katherine Isaacs, delegata del rettore per i Programmi europei – Con l’Erasmus+ i programmi di mobilità internazionale hanno fatto un ulteriore passo in avanti, aprendosi verso altre aree del mondo. Il merito dell’Università di Pisa è essere riuscita a realizzare progetti di mobilità con 14 paesi extra-europei, con il primato assoluto dell’Asia Centrale, dove la mobilità prevista da e verso l’Università di Pisa risulta essere più del 6% di tutta la mobilità europea. In vari paesi – ad esempio in Tajikistan e in Turkmenistan – vengono sperimentati per la prima volta in assoluto accordi di questo tipo”.

KA107 maggio

I paesi con cui l’Università di Pisa ha già aperto un totale di 145 mobilità sono Cambogia, Cina, Laos, Mongolia, Vietnam, Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Egitto, Israele, Marocco e Serbia. Nelle scorse settimane l’Università di Pisa ha organizzato le prime due Staff Training visit per questo progetto: la prima con i coordinatori di università dell'Uzbekistan (Tashkent Pediatric Medical Institute, Andjan State University, Namangan Institute of Engineering and Technology, Marocco (Cadi Ayyad University) e Egitto (Alexandria University). (Foto in alto).

La seconda con i coordinatori di Qingdao Agricultural University (Cina), Zhejiang Ocean University (Cina), Vietnam National University of Agriculture Hanoi (Vietnam), Savannakhet University (Laos), Mongolian State University of Life Sciences (Mongolia), Mongolian University of Science and Technology (Mongolia), International Information Technology University (Kazakhstan), M. Auezov South Kazakhstan State University (Kazakhstan), International University of Kyrgyzstan (Kyrgyzstan), Naryn State University (Kyrgyzstan), Cadi Ayyad University (Marocco), Suez Canal University (Egitto), University of Novi Sad (Serbia). (Foto al centro).

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I coordinatori ospiti hanno visitato vari dipartimenti, e hanno presentato le loro università durante una riunione con CAI pisani, in modo da creare un grado più alto di conoscenza reciproca e per facilitare i rapporti futuri.

La mobilità KA 107 è gestita centralmente da:
Sezione Programmi Internazionali, mobilità e formazione
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Il 18 maggio, in occasione dell’International Museum Day, sarà inaugurata al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi di Pisa (Lungarno Galilei 9) la mostra "C/ARTE per la pace. Gru nel cielo tra Hiroshima e Pisa", ispirata alla storia di Sadako e in memoria delle vittime delle bombe atomiche.
L’inaugurazione si articola in un doppio appuntamento: alle 10 insieme ai bambini e ai ragazzi delle scuole coinvolte nel progetto, e alle 18 per un pubblico più adulto con una conferenza. Nell'occasione interverranno Miho Cibot-Shimma, poetessa, ideatrice del cartone animato per la pace "Sulle ali di una gru. L'avventura di Tomoko", Enza Pellecchia, vicedirettore del Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace dell'Università di Pisa, Lorenzo Bastida, poeta, promotore della campagna "Abbracciamo il mondo, Giulia Solano, attrice, voce protagonista del cartone "Sulle ali di una gru" e Yukari Saito, Centro di documentazione Semi sotto la neve e curatrice dei pannelli didattici.
La mostra resterà aperta sino al 12 giugno con orario 9-19 dal lunedì alla domenica e sabato 21, in occasione de "La notte dei Musei aperti", sarà visitabile anche la sera. "C/ARTE per la pace. Gru nel cielo tra Hiroshima e Pisa" è stata curata da Yukary Saito e Martine Friselli; progetto allestimento: Studio architettura Arzel; grafica: Carlo Alberto Arzelà; opere speciali: Carlo Alberto Arzelà e Martine Friselli; opere in falegnameria: B.S.B. snc David Brogi; cartone animato: Miho Cibot; testo e voce: Gammaphi; effetti sonori: MONDORAMA Simone Pozzolini.

La qualità della vita delle nuove generazioni dipenderà molto dalle nostre scelte alimentari di oggi. E’ questo uno dei temi centrali del convegno “Il cibo che viene e che verrà: mangiare sano per vivere bene. Le esperienze di Pisa e della Toscana” che si svolgerà giovedì 19 maggio dalle 9 alle 16,30 alla Gipsoteca di Arte antica dell’Università di Pisa (Piazza San Paolo all’Orto, Pisa). Alla giornata partecipano esperti dei Ministeri della salute e della ricerca e del centro di ricerca Nutrafood dell’Università di Pisa insieme ad assessori del Comune di Pisa e rappresentanti della Società della salute, del progetto “Pisa città che cammina”, dell’Istituto alberghiero Matteotti, della Camera di commercio e dell’Associazione “La vita oltre lo specchio Onlus”.

Il convegno ha lo scopo di promuovere la conoscenza dei fattori relativi all’alimentazione capaci di migliorare lo stato di salute e favorire il benessere della persona. Numerosi studi hanno infatti dimostrato la capacità di prevenire diverse patologie quali malattie cardiovascolari e metaboliche, patologie infiammatorie e cancro, attraverso una corretta alimentazione basata su cibi che contengano quantità elevate di sostanze anti-ossidanti e anti-invecchiamento. Purtroppo questi studi sono poco noti al grande pubblico così come ancora poco diffuso è il concetto che l’alimentazione fa parte di uno stile di vita che deve privilegiare anche il senso di benessere personale e i rapporti di convivialità. La condivisione dei risultati ottenuti nei campi relativi ad alimentazione, nutraceutica, salute del corpo e della psiche, così come la conoscenza delle iniziative pubbliche per raggiungere questi risultati, rappresentano gli strumenti per aumentare la consapevolezza dei cittadini e consumatori riguardo al valore del cibo, così da migliorare e mantenere il proprio stato di benessere.

Lunedì, 16 Maggio 2016 10:10

La nascita imperfetta delle cose

tonelli6Mercoledì 18 maggio, alle 17, nella Sala delle Baleari di Palazzo Gambacorti, il fisico pisano Guido Tonelli, tra i principali protagonisti della scoperta del bosone di Higgs, presenterà il suo libro La nascita imperfetta delle cose. La grande corsa alla particella di Dio e la nuova fisica che cambierà il mondo, pubblicato dalla Rizzoli. Oltre all’autore, interverranno il sindaco Marco Filippeschi, il rettore Massimo Mario Augello, il filosofo Alfonso Maurizio Iacono e il fisico Paolo Rossi.

Pubblichiamo di seguito l'Epilogo del volume scritto dal professor Tonelli, dal titolo "Bonobo, scimpanzé e supernove".

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Epilogo.
Bonobo, scimpanzé e supernove

Non siamo le sole scimmie antropomorfe ad avere una visione del mondo. Da tempo ormai i paleoantropologi hanno individuato numerose linee di ominidi che si sono sviluppate in parallelo a quella che ha portato all’Homo sapiens cui apparteniamo. Non siamo i soli ad avere popolato la Terra, assieme a noi l’hanno fatto scimpanzé e bonobo, oranghi e gorilla. Con i nostri cugini stretti, che solo recentemente abbiamo riconosciuto come tali, non condividiamo soltanto una grossa parte del patrimonio genetico. Siamo specie sociali, utilizziamo forme di linguaggio, organizziamo riti e cerimonie e soprattutto abbiamo capacità progettuali e una visione del mondo.

Per tutte le specie di ominidi questo è stato un enorme vantaggio evolutivo. Sapere costruire attrezzi per procurarsi cibo, cercare il sasso giusto per rompere una grossa noce, o il ramoscello sottile che entra nella cavità dove le api hanno deposto il miele, richiede un’idea di sé e della realtà che ci circonda. Organizzarsi per trasmettere al clan ogni forma di potenziale pericolo richiede consapevolezza dello scopo delle nostre azioni e trasmissione di conoscenza fra generazioni.

I progressi dell’Homo sapiens nell’adattarsi agli ambienti più disparati sono stati eclatanti fin dall’inizio, ma negli ultimi 400 anni è successo qualcosa di speciale che ha dato un impulso straordinario alla sua corsa a popolare l’intero pianeta. Questo ominide molto particolare ha trovato uno strumento che gli ha permesso di costruirsi una visione del mondo estremamente più raffinata e completa di quella che aveva sviluppato fino a quel momento. Questo strumento si chiama metodo scientifico, la sua scoperta è relativamente recente e si deve a uno scienziato italiano, Galileo Galilei.

tonelli3Quando nel 1604 una nuova stella comparve nel cielo, tutti in Europa, in qualche momento, volsero lo sguardo al nuovo astro. Oggi sappiamo che fu una supernova; la chiamiamo SN1604 secondo la nomenclatura che incorpora nella sigla l’anno in cui è avvenuta l’esplosione. Un piccolo gruppo di persone, gli scienziati di allora, studiarono il fenomeno, osservandolo con i primi rudimentali cannocchiali. Lo scienziato pisano cominciò col migliorare il cannocchiale facendolo diventare uno strumento di indagine scientifica e poi, non appena il nuovo strumento raggiunse un adeguato numero di ingrandimenti, si mise ad osservare la Luna e i principali pianeti del Sistema solare. La sua attenzione si concentrò su Giove e le strane stelline che lo circondavano e sembravano fare dei movimenti bizzarri. Le conclusioni cui giunse non lasciarono adito a dubbi: erano satelliti di Giove.

Galileo vide cose che non doveva vedere: la Luna non è un astro perfetto e incorruttibile, come si pensava allora, ma è piena di vallate e di montagne che assomigliano a quelle terrestri; intorno a Giove ruotano quelli che lo scienziato pisano chiamerà i “satelliti medicei” e insieme formano un sistema solare in miniatura. Galileo vide tutto questo e, cosa ancora più inaudita, ebbe il coraggio di scrivere quello che vide.

tonelli2

Quando Galilei pubblica il Sidereus Nuncius nel 1610, nessuno può immaginare che quelle osservazioni, che gli portarono fra l’altro un sacco di guai, avrebbero cambiato per sempre il mondo. Si trattò di un cambiamento epocale il cui impatto può essere paragonato alle grandi rivoluzioni come lo sviluppo del linguaggio, dell’arte e del simbolico.

Con Galilei nasce la scienza moderna e la modernità in generale. Per cercare di capire la natura, per costruirsi una visione del mondo più completa, non si ricercano conferme di quanto è già scritto nei libri o è tramandato dalla tradizione. L’uomo diventa un essere libero, che cerca dentro di sé spiegazioni al mondo che lo circonda, nella propria intelligenza e nella propria creatività. Si indaga la natura, si costruiscono congetture e se ne verificano le conseguenze organizzando sensate esperienze; quando la congettura fallisce e non riesce a dar conto anche del più residuale dei fenomeni, si ricorre a un’altra congettura. Così la scienza amplia i propri orizzonti, corregge i propri limiti e i propri errori, e acquista quella potenza di previsione che, ancora oggi, la rende protagonista dei cambiamenti più profondi.

Di fronte a noi ci sono oggi nuove sfide che richiederanno, con tutta probabilità, un altro cambio di paradigma nel modo di pensare il mondo. Forse, con la scoperta del bosone di Higgs, questo qualcosa è già cominciato. Forse avverrà ancora che, fra alcuni anni l’umanità potrà accelerare ulteriormente la sua corsa, sviluppando tecnologie oggi impensabili.

Per produrre una nuova rivoluzione concettuale nella fisica non so quanto tempo ci vorrà, forse decenni, forse di più. Ma sono certo che il punto di partenza sarà una nuova generazione di giovani scienziati: menti fresche, ardite, desiderose di dimostrare al mondo che possono riuscire laddove tutte le generazioni precedenti hanno fallito.

Abbiamo la fortuna di vivere in un Paese in cui, malgrado tutto, ci sono ancora ottime condizioni per permettere ai giovani brillanti che vogliono dedicare la loro vita alla ricerca di eccellere: una grande tradizione nella fisica delle alte energie, alcune ottime università, una efficiente organizzazione della ricerca basati su enti come l’Infn, con i suoi laboratori e le sue infrastrutture che tutto il mondo ci invidia.

Mi auguro soltanto che la lettura di questo libro possa avere ispirato a qualcuno di queste ragazze e ragazzi la voglia di intraprendere un’avventura che potrebbe cambiare per sempre la loro vita e, forse, quella di tutti noi.

Guido Tonelli

Un team studenti dell’Università di Pisa si è classificato primo all’Internet of Things Hackathon, un evento-maratona nel campo dell’informatica dove tecnologia e talento incontrano le esigenze del mondo industriale. La competizione, organizzato da Var Group e sponsorizzata da Dell, si è svolta a Cervia dal 4 al 6 maggio. L’obiettivo della competizione era di individuare e realizzare soluzioni innovative ad alcuni problemi formulati direttamente dalle imprese, che in questa edizione appartenevano al settore della grande distribuzione e dell’alimentare. In particolare le soluzioni dovevano essere realizzate in 36 ore e dovevano basarsi sull'uso di tecnologie dell’Internet of Things (IoT), ossia l’”Internet delle Cose”.
Il team vincitore era formato da cinque studenti del corso di laurea magistrale in Computer Engineering del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa: Luigi De Bianchi, Fabio Greco, Giulio Micheloni, Pietro Piscione, Alessio Villardita. Ognuno di loro si è così aggiudicato un contratto di collaborazione da € 5000, finalizzato al completamento dell’idea premiata.
Il team pisano ha vinto realizzando un sistema in grado di automatizzare la gestione delle bolle di accompagnamento, del flusso di documenti e dei magazzini di una grande azienda. A tale scopo i ragazzi hanno realizzato delle app per smartphone in grado di dialogare con servizi Cloud e di interagire con tag NFC (un tag NFC è una specie di codice a barre che può essere letto e scritto semplicemente avvicinando lo smartphone).
"E’ stata un’esperienza unica e molto emozionante – hanno raccontato gli studenti dell’Ateneo pisano - Abbiamo avuto l'opportunità di confrontarci con problemi reali e di mettere a frutto tutto quello che abbiamo imparato in 5 anni di studi universitari. Ogni membro del gruppo si è comportato in modo egregio e fondamentale si è rivelato il gioco di squadra, soprattutto nei momenti in cui la stanchezza e la poca lucidità sembravano avere la meglio. Vincere è stata una grande soddisfazione.

La botanica occidentale affonda le sue radici nell’antico Egitto, ben prima cioè dell’epoca greca o romana. E’ questa la tesi del saggio “Gli erbari dell’antico Egitto” che la professoressa Marilina Betrò dell’Università di Pisa ha scritto per il volume “Naturalia e Artificialia: Le piante e i fiori d'Egitto nell'esperienza museografica degli scavi e degli erbari” appena pubblicato in Spagna.
Il saggio riscostruisce l’approccio “scientifico” (con gli ovvi limiti che il termine può rivestire in rapporto al nostro concetto moderno di scienza) degli antichi Egiziani verso il mondo vegetale e mette in luce alcuni dati che permettono di dedurre l’esistenza di una letteratura botanica precedente ai ben più tardi erbari demotici, greci e copti. Nello specifico, l’ipotesi è che già almeno intorno alla metà del II millennio a.C. esistessero testi botanici di riferimento come dimostrano le glosse o le interpolazioni descrittive di piante rinvenute già nel celebre papiro medico Ebers (ca. 1550 a.C.) e poi in alcuni papiri successivi. Queste descrizioni hanno infatti una struttura sostanzialmente omogenea che segue uno schema prefissato evidentemente consolidato da una lunga tradizione scientifica e che comprende il nome della pianta, la descrizione dell’habitat e quella botanica, il tempo e il modo di raccolta e gli effetti collaterali o nocivi.
“Malgrado l’esiguità delle fonti, i problemi relativi al lessico tecnico e la mancanza di studi specifici – spiega Marilina Betrò – è comunque possibile ipotizzare una vitalità e continuità della cultura erboristica-botanica dell’antico Egitto, che dagli erbari d’età romana e dal filone ermetico sarà poi destinata a confluire nella grande tradizione medievale”.

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