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Martedì 7 giugno, alle ore 14, nell’Aula 9 del Polo Porta Nuova della Scuola di Ingegneria dell’Università di Pisa, il CEO di Dallara, Andrea Pontremoli, terrà una lezione nell’ambito della Summer School “Endure” su Advanced Innovation Methods, diretta dai professori Andrea Bonaccorsi e Gualtiero Fantoni. Il titolo della lezione sarà “The Dallara Case Study. Driving a company is like driving a car: an exercise of putting efforts on the right actuators (while looking at the indicators)”.
La Dallara Automobili si è imposta all’attenzione mondiale per aver sviluppato modelli di auto in Formula 1 che hanno ottenuto buone prestazioni fin dalle prime gare, un risultato giudicato eccezionale. Dietro al successo di Dallara c’è una filosofia aziendale basata sulla applicazione sistematica di modelli di simulazione in fase di progettazione. Tra Parma e Indianapolis vengono simulate in tempo reale moltissime configurazioni di prodotto e condizioni di gara negli autodromi di tutto il mondo, sia in modo virtuale al computer che in avveniristiche cabine di prova per i piloti.
Andrea Pontremoli entra in IBM nel 1980, assunto come semplice tecnico di manutenzione percorre la carriera professionale fino a essere nominato nel 2004 Presidente e Amministratore Delegato IBM Italia. Nell’ottobre del 2007 lascia l’incarico e accetta una nuova sfida, affiancando l’ing. Gian Paolo Dallara come partner alla guida della Dallara Automobili e assumendo la carica di Amministratore Delegato e Direttore Generale. Da novembre 2007, è Direttore del “Executive Master in Technology and Innovation Management” presso ALMA Graduate School, Università di Bologna. Nel 2004 l’università degli Studi di Parma gli conferisce la laurea Honoris Causa in Ingegneria Informatica per la competenza maturata nel corso degli anni di attività manageriale e per il costante impegno a favore dello sviluppo tecnologico delle realtà territoriali.
Da tempo Pontremoli fa parte delle Giunte di Confindustria, Assolombarda ed Assonime. Sempre in seno all’associazione di Viale dell’Astronomia è inoltre membro del Comitato tecnico confederale “Innovazione e Ricerca” e della Giunta “Servizi Innovativi e Tecnologici”. A ciò si aggiunge l’appartenenza al direttivo del “Council of Relationship Italy and USA” ed è membro dell’Aspen Institute Italia. Il 2 giugno 2006 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Ciampi l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

la dieta mediterranea1Evitare che la glicemia salga troppo dopo un pasto equivale a una prova da sforzo per il metabolismo del paziente affetto da diabete mellito e l’idea che per affrontarlo fosse opportuno fare prima una specie “riscaldamento” è alla base dello studio che ha messo in crisi il paradigma, molto italiano, del “primo” e del “secondo”. La ricerca, presentata all’ultimo congresso della società italiana di diabetologia (SID), è stata svolta presso il Laboratorio di Metabolismo, Nutrizione ed Aterosclerosi, diretto dal professor Andrea Natali, da due giovanissimi: Domenico Tricò, al secondo anno di specializzazione in Medicina interna, ed Emanuele Filice da poco laureato.

L’esperimento condotto per 4 settimane su 17 pazienti ha dimostrato come l’inversione delle portate ai due pasti principali fosse in grado di determinare una riduzione significativa della glicemia post-prandiale e un miglioramento nei valori dell’emoglobina glicata, il parametro più importante per giudicare il controllo metabolico.

natali filice tricò

«Questo studio è nato dall’idea che fosse possibile di sfruttare alcuni meccanismi fisiologici legati all’alimentazione per migliorare il controllo glicemico nei pazienti con diabete – spiega il prof. Natali – Recentemente avevamo dimostrato come nei pazienti con diabete un antipasto costituito da proteine e grassi fosse in grado di ridurre marcatamente l’entità dell’innalzamento glicemico prodotto dalla successiva ingestione di carboidrati e come questo avvenisse per un marcato rallentamento dello svuotamento gastrico (indotto dai grassi) e potenziamento della secrezione insulinica (indotta dalle proteine). Successivamente, per sfruttare a fini terapeutici questa specie di “pre-condizionamento” indotto dall’antipasto, senza però aumentare le calorie della giornata, abbiamo pensato che il modo più semplice fosse invertire la successione delle portate ai due pasti principali».

I risultati confermano che assieme ai più classici interventi farmacologici e sullo stile di vita – che restano comunque insostituibili – anche invertire l’ordine degli alimenti può rappresentare una strategia semplice ed efficace per curare il diabete, soprattutto nelle fasi iniziali della malattia.

Nella foto in basso, da sinistra Andrea Natali, Emanuele Filice e Domenico Tricò.

neuroscienze insideFrutto della collaborazione fra Ateneo e Scuola Normale Superiore, con il contributo dell'Istituto di Neuroscienze del CNR, nasce a Pisa un nuovo corso di laurea magistrale in Neuroscience. Primo in Toscana e quasi un unicum in Italia, questo corso, tenuto interamente in inglese, sarà attivo dal prossimo anno accademico 2016-17 (per chi volesse iscriversi c’è tempo sino al 13 giugno, mentre il test di ingresso si svolgerà il 13 luglio).

“L’iniziativa si inserisce nel solco della tradizione di eccellenza pisana iniziata con Giuseppe Moruzzi negli anni ’50 e ’60 e proseguita poi con Lamberto Maffei – afferma il professore Antonino Cattaneo della Scuola Normale Superiore - e grazie a questa eredità scientifica la città offre un contesto attivo e competitivo che può contribuire in maniera significativa alla crescita e allo sviluppo delle neuroscienze in Italia e nel panorama internazionale”.

L'obiettivo del corso di laurea magistrale in Neuroscience sarà di formare i futuri scienziati che studieranno il cervello e le basi molecolari, cellulari e circuitali delle funzioni cognitive superiori. I candidati ideali non sono solo coloro in possesso di una formazione strettamente biologica, ma anche studenti con percorsi formativi tra i più vari, come matematica, fisica o filosofia. Il fatto che il corso sia tenuto in lingua inglese vuole inoltre favorire l'internazionalizzazione sia in entrata che in uscita.

“La nostra esperienza di docenti ci conferma che le neuroscienze affascinano ed attirano molti giovani studenti – spiega Maria Concetta Morrone docente di Fisiologia dell’Ateneo pisano - tuttavia, non sempre l’offerta formativa dell’università italiana sembra adeguata a soddisfare queste esigenze in termini di percorsi di studio, dal momento che in Italia, al contrario che all’estero, sono estremamente pochi i corsi di laurea magistrale che abbiano come principale obiettivo lo studio del cervello in modo multidisciplinare ed integrato”.

Lo scopo del nuovo corso a Pisa è quindi di fornire una formazione interdisciplinare attraverso un'ampia varietà di approcci sperimentali e computazionali alle neuroscienze contemporanee, dal livello molecolare e cellulare all'analisi delle più alte funzioni cognitive del cervello umano. Gli sbocchi lavorativi dei futuri laureati in Neuroscience sono nella ricerca sia di base che applicata, propedeutica ad applicazioni biotecnologiche, alla produzione di farmaci, alle tecnologie di interfaccia cervello-computer, o alla divulgazione e comunicazione scientifica. Dato poi il recente sviluppo della Neuroeconomia, è possibile che in un prossimo futuro i neuroscienziati possano trovare un ruolo anche in agenzie di consulting, sia private che pubbliche.

Frutto della collaborazione fra Università e Scuola Normale Superiore, con il contributo dell'Istituto di Neuroscienze del CNR, nasce a Pisa un nuovo corso di laurea magistrale in Neuroscience. Primo in Toscana e quasi un unicum in Italia, questo corso, tenuto interamente in inglese, sarà attivo dal prossimo anno accademico 2016-17 (per chi volesse iscriversi c’è tempo sino al 13 giugno, mentre il test di ingresso si svolgerà il 13 luglio).
“L’iniziativa si inserisce nel solco della tradizione di eccellenza pisana iniziata con Giuseppe Moruzzi negli anni ’50 e ’60 e proseguita poi con Lamberto Maffei – afferma il professore Antonino Cattaneo della Scuola Normale Superiore - e grazie a questa eredità scientifica la città offre un contesto attivo e competitivo che può contribuire in maniera significativa alla crescita e allo sviluppo delle neuroscienze in Italia e nel panorama internazionale”.
L'obiettivo del corso di laurea magistrale in Neuroscience sarà di formare i futuri scienziati che studieranno il cervello e le basi molecolari, cellulari e circuitali delle funzioni cognitive superiori. I candidati ideali non sono solo coloro in possesso di una formazione strettamente biologica, ma anche studenti con percorsi formativi tra i più vari, come matematica, fisica o filosofia. Il fatto che il corso sia tenuto in lingua inglese vuole inoltre favorire l'internazionalizzazione sia in entrata che in uscita.
“La nostra esperienza di docenti ci conferma che le neuroscienze affascinano ed attirano molti giovani studenti – spiega Maria Concetta Morrone docente di Fisiologia dell’Ateneo pisano - tuttavia, non sempre l’offerta formativa dell’università italiana sembra adeguata a soddisfare queste esigenze in termini di percorsi di studio, dal momento che in Italia, al contrario che all’estero, sono estremamente pochi i corsi di laurea magistrale che abbiano come principale obiettivo lo studio del cervello in modo multidisciplinare ed integrato”.
Lo scopo del nuovo corso a Pisa è quindi di fornire una formazione interdisciplinare attraverso un'ampia varietà di approcci sperimentali e computazionali alle neuroscienze contemporanee, dal livello molecolare e cellulare all'analisi delle più alte funzioni cognitive del cervello umano. Gli sbocchi lavorativi dei futuri laureati in Neuroscience sono nella ricerca sia di base che applicata, propedeutica ad applicazioni biotecnologiche, alla produzione di farmaci, alle tecnologie di interfaccia cervello-computer, o alla divulgazione e comunicazione scientifica. Dato poi il recente sviluppo della Neuroeconomia, è possibile che in un prossimo futuro i neuroscienziati possano trovare un ruolo anche in agenzie di consulting, sia private che pubbliche.

Venerdì 3 giugno alle ore 21,15 nella chiesa monumentale di Santa Caterina avrà luogo il Diciassettesimo Concerto Annuale del Coro dell’Università di Pisa, l’ormai tradizionale grande evento musicale che l’Ateneo pisano offre nel Giugno Pisano ai propri studenti, alla comunità accademica e a tutta la cittadinanza. L’ingresso è libero e il programma è veramente d’eccezione: sarà eseguita la celebre Messa a quattro voci con orchestra (comunemente conosciuta come Messa di Gloria) di Giacomo Puccini. Insieme al Coro dell’Università di Pisa si esibiranno il tenore Marco Mustaro e il baritono Carlo Morini mentre l’accompagnamento è affidato alla Tuscan Chamber Orchestra, che inizierà la serata con il Concerto per la festa dell’Assunzione di Maria Vergine di Antonio Vivaldi, con Antonio Aiello quale violino solista. Dirigerà il maestro Stefano Barandoni. Il concerto è patrocinato dal Comune e dall’Arcidiocesi di Pisa ed è realizzato in collaborazione con la Fondazione Teatro di Pisa e col Seminario Arcivescovile di Pisa.
“Giacomo Puccini – dice il maestro del coro Stefano Barandoni - compose a soli 22 anni la Messa a quattro voci con orchestra, conosciuta con la denominazione di Messa di Gloria; con tale denominazione ci si riferisce normalmente a composizioni articolate nelle prime sole due sezioni (il Kyrie e il Gloria), mentre Puccini ha composto anche il Credo, il Sanctus, il Benedictus e l’Agnus Dei. Dopo la prima esecuzione del 1880, a Lucca, trascorsero 72 anni prima che ce ne fosse una seconda, a Chicago. Oggi questa composizione è molto apprezzata ed è considerata importante anche perché contiene diversi elementi innovativi caratteristici della produzione successiva di Puccini ed è tutta pervasa da un autentico fervore giovanile“.
Maria Antonella Galanti, prorettore per i rapporti con il territorio e coordinatore del Centro di Ateneo per la diffusione della cultura e della pratica musicale, aggiunge: “Tra le possibili letture di questa composizione abbiamo scelto di porre l’accento sui passaggi nei quali il musicista ci sorprende di più sia come ascoltatori, sia come esecutori. Basti pensare, per fare solo un esempio, allo speciale dialogo che si crea tra le diverse voci e l’orchestra e all’uso creativo degli opposti. Si tratta, infatti, di una Messa un po' anomala rispetto alle attese dell’epoca e forse anche alle nostre; una Messa che in certi momenti assomiglia quasi a un’opera lirica, proprio perché è contrassegnata da contrasti musicali ed emozionali che determinano la modulazione continua del registro e, di conseguenza, la necessità che chi suona o canta sappia trasformare rapidamente anche la propria disposizione d’animo”.
Il Coro, composto da 150 elementi, nella gran parte da studenti, ma anche docenti e personale amministrativo e tecnico dell’Università di Pisa, è molto amato e seguito in città ed ha al suo attivo numerosi concerti, in Italia e all’estero. Per scelta formativa il suo repertorio è variegato e attraversa diversi generi ed epoche, dalla musica barocca a quella classica e contemporanea, fino all’opera lirica e al musical.

Martedì, 31 Maggio 2016 08:34

Un’app per la menopausa

tommaso simoncini Arriva una app per aiutare le donne ad affrontare la menopausa. E’ questo l’obiettivo di Vita Nova, un progetto biennale appena finanziato dalla Regione Toscana con oltre un milione di euro su fondi FAR-FAS e reso possibile grazie alla collaborazione fra l’Università di Pisa, l’Istituto di Informatica e Telematica del CNR e tre imprese toscane, Signo Motus, con il ruolo di capofila, Medea e Lucense.

“Vita Nova mira a costruire un’applicazione adattiva capace di proporre strategie personalizzate per migliorare lo stile di vita delle donne che si avvicinano alla menopausa, adattando i suggerimenti alla tipologia di persona, ai suoi sintomi, alla condizione individuale ed anche alle sue risorse di tempo o economiche”, ha spiegato il professore Tommaso Simoncini (foto) del dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale che coordina il progetto per l’Ateneo pisano con la collaborazione della professoressa Rita Biancheri.

L’app avrà dunque la capacità di monitorare continuamente i sintomi e le attività, verificando il successo o l’insuccesso degli interventi suggeriti e modificando in modo dinamico le strategie. In questo modo, Vita Nova motiverà le donne ad assumere stili di vita salutari, con l’obiettivo di porre le basi per un invecchiamento più sano ed una riduzione del rischio cardio-metabolico.

“La menopausa è un momento importante per ogni donna – ha concluso Tommaso Simoncini - e il cambiamento ormonale provoca sintomi che possono durare anche per molti anni, con rilevanti conseguenze per la vita sociale, familiare, lavorativa e relazionale che dunque vanno affrontate nel modo più consapevole e proficuo”.

Martedì, 31 Maggio 2016 08:33

Un’app per la menopausa

Arriva una app per aiutare le donne ad affrontare la menopausa. E’ questo l’obiettivo di Vita Nova, un progetto biennale appena finanziato dalla Regione Toscana con oltre un milione di euro su fondi FAR-FAS e reso possibile grazie alla collaborazione fra l’Università di Pisa, l’Istituto di Informatica e Telematica del CNR e tre imprese toscane, Signo Motus, con il ruolo di capofila, Medea e Lucense.
“Vita Nova mira a costruire un’applicazione adattiva capace di proporre strategie personalizzate per migliorare lo stile di vita delle donne che si avvicinano alla menopausa, adattando i suggerimenti alla tipologia di persona, ai suoi sintomi, alla condizione individuale ed anche alle sue risorse di tempo o economiche”, ha spiegato il professore Tommaso Simoncini del dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale che coordina il progetto per l’Ateneo pisano con la collaborazione della professoressa Rita Biancheri.
L’app avrà dunque la capacità di monitorare continuamente i sintomi e le attività, verificando il successo o l’insuccesso degli interventi suggeriti e modificando in modo dinamico le strategie. In questo modo, Vita Nova motiverà le donne ad assumere stili di vita salutari, con l’obiettivo di porre le basi per un invecchiamento più sano ed una riduzione del rischio cardio-metabolico.
“La menopausa è un momento importante per ogni donna – ha concluso Tommaso Simoncini - e il cambiamento ormonale provoca sintomi che possono durare anche per molti anni, con rilevanti conseguenze per la vita sociale, familiare, lavorativa e relazionale che dunque vanno affrontate nel modo più consapevole e proficuo”.

Il 28 maggio 2016, nei locali del Padiglione Baltico della Biennale di architettura di Venezia, il professor Pietro Umberto Dini del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa ha ricevuto la più alta onorificenza del Ministero della Cultura della Repubblica di Lituania, il distintivo onorario d'oro “Nešk savo šviesą ir tikėk” (Porta la tua luce e credi) per la diffusione della cultura lituana attraverso le ricerche sulla lingua, per la quantità e qualità delle traduzioni, la collaborazione con le case editrici, le presentazioni di poeti lituani in Italia, per il coerente e attivo operato presso la cattedra di Baltistica dell’Università di Pisa.

Il distintivo onorario d’oro è stato personalmente consegnato dal Ministro della Cultura della Repubblica di Lituania, Šarūnas Birutis, alla presenza dell’ambasciatrice di Lituania in Roma, Jolanta Balčiūnienė. Durante la cerimonia di conferimento il ministro della Cultura ha sottolineato il fatto che il professor Dini cominciò a interessarsi delle lingue baltiche quando ancora poche persone se ne occupavano, cioè negli anni Ottanta del secolo scorso, e che ancora oggi continua a studiarle e a diffonderne la conoscenza in Italia.

Da parte sua Pietro Umberto Dini si è rallegrato della ormai trentennale collaborazione in atto con varie istituzioni accademiche e culturali lituane nella ricerca sul lituano e sulle altre lingue baltiche e della costante reciproca attenzione che c'è stata in tutti questi anni. Ha sottolineato che il suo compito non è ancora concluso, ha espresso preoccupazione per il futuro dell'unica cattedra di Filologia baltica in Italia presso l’Università di Pisa e ha affermato che costruire il futuro della filologia baltica in Italia è lo stesso che approfondire e coltivare i rapporti culturali fra Italia e Lituania.

Dini ha pubblicato una ventina di libri su temi vari di baltistica, ha fondato e dirige la rivista “Res Balticae”. Il suo libro “Le lingue baltiche” è stato tradotto e ampliato in lituano, lettone, russo e inglese. È uno dei più attivi traduttori della letteratura lituana, di prosa (Juozas Aputis, Bronius Radzevičius, Jurga Ivanauskaitė, Saulius Šaltenis), di saggistica (Leonidas Donskis) e soprattutto di poesia (Justinas Marcinkevičius, Vytautas Mačernis, Kazys Bradūnas, Tomas Venclova, Sigitas Geda, Kornelijus Platelis, Gintaras Grajauskas, Jonas Mekas, Antanas A. Jonynas e altri ancora).

Pietro Umberto Dini è membro corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Lettonia, di Lituania e di Gottinga e dottore honoris causa dell'Università di Vilnius. Per i meriti in ambito lituanistico e baltistico è stato insignito dell'Ordine del Granduca di Lituania Gediminas, della medaglia delle Accademie delle Scienze baltiche, del Premio Iglesias, del Premio W.F. Bessel della Alexander-von-Humboldt-Stiftung, del premio J. Endzelīns, del Premio San Gerolamo e per due volte del Premio Primavera della poesia per la traduzione letteraria.

distintivo lituaniaIl 28 maggio 2016, nei locali del Padiglione Baltico della Biennale di architettura di Venezia, il professor Pietro Umberto Dini del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa ha ricevuto la più alta onorificenza del Ministero della Cultura della Repubblica di Lituania, il distintivo onorario d'oro “Nešk savo šviesą ir tikėk” (Porta la tua luce e credi) per la diffusione della cultura lituana attraverso le ricerche sulla lingua, per la quantità e qualità delle traduzioni, la collaborazione con le case editrici, le presentazioni di poeti lituani in Italia, per il coerente e attivo operato presso la cattedra di Baltistica dell’Università di Pisa.

Pietro Umberto Dini premiazione

Il distintivo onorario d’oro è stato personalmente consegnato dal Ministro della Cultura della Repubblica di Lituania, Šarūnas Birutis, alla presenza dell’ambasciatrice di Lituania in Roma, Jolanta Balčiūnienė.

Durante la cerimonia di conferimento il ministro della Cultura ha sottolineato il fatto che il professor Dini cominciò a interessarsi delle lingue baltiche quando ancora poche persone se ne occupavano, cioè negli anni Ottanta del secolo scorso, e che ancora oggi continua a studiarle e a diffonderne la conoscenza in Italia.

Da parte sua Pietro Umberto Dini si è rallegrato della ormai trentennale collaborazione in atto con varie istituzioni accademiche e culturali lituane nella ricerca sul lituano e sulle altre lingue baltiche e della costante reciproca attenzione che c'è stata in tutti questi anni. Ha sottolineato che il suo compito non è ancora concluso, ha espresso preoccupazione per il futuro dell'unica cattedra di Filologia baltica in Italia presso l’Università di Pisa e ha affermato che costruire il futuro della filologia baltica in Italia è lo stesso che approfondire e coltivare i rapporti culturali fra Italia e Lituania.

Dini ha pubblicato una ventina di libri su temi vari di baltistica, ha fondato e dirige la rivista “Res Balticae”. Il suo libro “Le lingue baltiche” è stato tradotto e ampliato in lituano, lettone, russo e inglese.
Pietro Umberto Dini

È uno dei più attivi traduttori della letteratura lituana, di prosa (Juozas Aputis, Bronius Radzevičius, Jurga Ivanauskaitė, Saulius Šaltenis), di saggistica (Leonidas Donskis) e soprattutto di poesia (Justinas Marcinkevičius, Vytautas Mačernis, Kazys Bradūnas, Tomas Venclova, Sigitas Geda, Kornelijus Platelis, Gintaras Grajauskas, Jonas Mekas, Antanas A. Jonynas e altri ancora).

Pietro Umberto Dini è membro corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Lettonia, di Lituania e di Gottinga e dottore honoris causa dell'Università di Vilnius. Per i meriti in ambito lituanistico e baltistico è stato insignito dell'Ordine del Granduca di Lituania Gediminas, della medaglia delle Accademie delle Scienze baltiche, del Premio Iglesias, del Premio W.F. Bessel della Alexander-von-Humboldt-Stiftung, del premio J. Endzelīns, del Premio San Gerolamo e per due volte del Premio Primavera della poesia per la traduzione letteraria.

I ricercatori del Centro “E. Piaggio” dell’Università di Pisa hanno verificato una nuova ipotesi che dimostra come il senso del tatto ci fornisca informazioni per ricostruire la nostra immagine del mondo, a partire dai dagli stimoli che la realtà ci offre. Lo studio è stato pubblicato da Current Biology, che da 25 anni diffonde contenuti innovativi e di ampio interesse nel campo della biologia.
“I nostri sensi – spiega Matteo Bianchi, del Centro di Ricerca “E. Piaggio”, tra gli autori dell’articolo – ci permettono di costruire un’immagine mentale di come è fatta la realtà, interpretando i dati che raccogliamo attraverso la vista, il tatto, l’udito e l’olfatto. Questa integrazione sensoriale però non è perfetta e può portare a degli inganni sensoriali. È possibile trovare molti esempi di come il senso della vista possa essere “ingannato” attraverso giochi prospettici. Nell’articolo citiamo la galleria che l’architetto Borromini costruì a Palazzo Spada, lunga solo 8 metri, ma che sembra lunga 37 per via di un complicato gioco tra colonnato, soffitto e pavimento, che fa convergere tutte le linee prospettiche in un unico punto, dando così l’illusione di essere molto più lunga”.
In modo analogo si può “ingannare” il senso del tatto, inducendo i nostri sensi a costruire un’immagine mentale della realtà diversa da quella che in effetti abbiamo davanti: “Quando vediamo un oggetto che si avvicina abbiamo la sensazione che si ingrandisca – continua Bianchi – Allo stesso modo, abbiamo ipotizzato che quando tocchiamo con un dito una superficie, se l’area di contatto tra la superficie e il dito incrementa in maniera non prevista, come avviene quando tocchiamo oggetti più morbidi, la sensazione di ritorno è quella di uno spostamento maggiore del dito. Questo perché nella nostra immagine mentale del mondo esterno, costituita da un bagaglio di conoscenza pregressa, esperienze e teorie, assumiamo che alcune proprietà degli oggetti, come la rigidità di una superficie, siano invarianti. Se queste vengono fatte mutare a nostra insaputa, cerchiamo di fornire una spiegazione in cui queste proprietà restino stabili, mentre e a mutare sono altre variabili, per esempio, nel nostro caso, la posizione del nostro dito rispetto all’oggetto”.
Nell’esperimento messo a punto al Centro Piaggio, i soggetti venivano bendati e il loro dito spostato verticalmente in alto e in basso in maniera passiva. Nel contempo, il polpastrello era a contatto con una superficie. Senza che i soggetti ne fossero a conoscenza, la morbidezza della superficie veniva fatta variare casualmente, quindi a volte era più dura, e l’area del dito in contatto con essa era inferiore, a volta era più morbida, e l’area di contatto sul dito maggiore. Nonostante lo spostamento del dito non variasse mai tra le varie condizioni, i soggetti riportavano la sensazione di un movimento maggiore a contatto con la superficie morbida.
“L’interesse dello studio è più generale – conclude Bianchi – perché evidenzia alcune delle regole con cui gli stimoli sensoriali vengono integrati nella nostra rappresentazione della realtà, aprendo prospettive interessanti che possono guidare la progettazione di nuovi dispositivi robotici e ingegneristici’’.

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