L'elezione del nuovo rettore gestita attraverso il voto elettronico di u-Vote
Il nome del nuovo rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella, è uscito dalle urne di u-Vote, il voto elettronico del Cineca che ha gestito 2572 espressioni di voto al primo turno e 2499 al secondo. In entrambe le occasioni i voti sono stati scrutinati nel più rigoroso anonimato in pochi minuti, con le modalità richieste dagli Organi di governo dell’Ateneo prima dell’avvio delle votazioni e messe in campo grazie a una stretta collaborazione tra lo staff dell’Ateneo e quello di Cineca.
Sicurezza nelle votazioni e velocità nelle operazioni di scrutinio sono solo alcune delle caratteristiche di u-Vote che l’Ateneo pisano ha avuto modo di apprezzare da quando, diversi anni fa, ha scelto di utilizzare il sistema di voto elettronico del Cineca. L’Università di Pisa, infatti, è stata la prima, nel 2000, a utilizzare il voto telematico per l’elezione del rettore, e da allora ha rafforzato la collaborazione con Cineca allestendo un seggio stabile per la gestione di tutte le votazioni telematiche.
"Ringrazio il Cineca per l'assistenza fornita - ha detto il direttore generale, Riccardo Grasso - che ci ha permesso di gestire al meglio anche questa importante tornata elettorale. Devo anche un sentito ringraziamento al decano, professor Giuseppe Volpe, alla Commissione di seggio e al suo presidente, il professor Amelio Dolfi, e a tutti i colleghi amministrativi e tecnici che sono stati impegnati nella gestione della procedura elettorale. Voglio dedicare un saluto particolare al collega Alberto Sbrana, responsabile dell'Ufficio elettorale, che questa volta, a differenza di quanto avvenuto negli ultimi anni, è stato impossibilitato a seguire l'iter elettorale".
"Nel porgere le più sincere congratulazioni al professor Paolo Mancarella - ha dichiarato il professor Emilio Ferrari, presidente del Cineca - rimarco l’orgoglio del Consorzio nel dare compimento alla propria missione istituzionale di supporto al sistema accademico nazionale tramite competenze e tecnologie all’avanguardia. L’elezione appena conclusa è particolarmente significativa perché riconferma l’importanza di dare continuità alle esperienze virtuose: grazie a una collaborazione che prosegue da 17 anni, infatti, è stato possibile rispondere in modo rapido e proattivo alle specifiche richieste dell’Ateneo di Pisa, in tutte le fasi dell’elezione”.
Per garantire il massimo della sicurezza, sono state impiegate le più moderne tecnologie di cifratura delle informazioni, utilizzando smart card crittografiche conformi agli standard di sicurezza internazionali. L’infrastruttura tecnologica del sistema è ospitata nel data center Cineca.
L'informatico Paolo Mancarella è il nuovo rettore dell'Università di Pisa
Il professor Paolo Mancarella, ordinario di Informatica, è il nuovo rettore dell'Università di Pisa. È stato eletto al secondo turno di votazioni con 945 voti contro i 571 dell'altro candidato, il professor Giuseppe Iannaccone.
Paolo Mancarella entrerà in carica il prossimo 1° novembre, per il periodo 2016-2022.
“Sono molto contento dell’ampio consenso ottenuto sin dal primo turno: è segno che il nostro Ateneo è più unito di quanto alcuni non pensassero. Ci aspetta tanto lavoro per il bene dell’Ateneo, ma lo faremo tutti insieme”. Queste le prime parole del nuovo rettore, pronunciate subito dopo la proclamazione dei risultati.
Paolo Mancarella, nato a Gallarate (Varese) l'8 novembre del 1959, ha conseguito la laurea in Scienze dell'informazione all'Università di Pisa nel 1982 e il dottorato di ricerca in Informatica congiunto tra Genova, Pisa e Udine nel 1988. Dopo un periodo all'Imperial College of Science di Londra, è rientrato nell'Ateneo pisano prima come ricercatore, poi come professore associato e infine, a partire dal 2004, come professore ordinario, lavorando sempre nel dipartimento di Informatica.
Nel corso della carriera, il professor Mancarella ha ricoperto diversi e importanti incarichi istituzionali, sia nell'ambito dell'Università di Pisa che a livello nazionale. È stato vice preside della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dal 2006 al 2010 e prorettore alla Didattica dal 2010 al 2016. Dal 1999 al 2016 è stato delegato del rettore alle funzioni di coordinamento, monitoraggio e supporto di tutte le iniziative concernenti l’integrazione degli studenti portatori di handicap, ricoprendo anche il ruolo di responsabile dell'Unità per il supporto e l'integrazione degli studenti disabili (USID). Tra il 2009 e il 2015 è stato Presidente della Conferenza nazionale universitaria dei delegati disabilità (CNUDD).
L’attività didattica del professor Mancarella è stata principalmente rivolta all’ambito di insegnamenti fondamentali dei corsi di laurea in Scienze dell’informazione e in Informatica. È stato responsabile dell’Unità operativa del dipartimento di Informatica per due progetti regionali orientati allo sviluppo di poli didattici multimediali e all’impiego di metodologie innovative di teleformazione in percorsi formativi per personale occupato.
Sul piano della ricerca, il professor Mancarella è partito dall'analisi dei linguaggi di programmazione dichiarativi per la rappresentazione della conoscenza, ampliando poi i suoi interessi verso i temi di più ampio respiro della logica computazionale, con lo studio di modelli e linguaggi innovativi per sistemi intelligenti basati sulla logica, in grado di dotare i sistemi artificiali di capacità di ragionamento non solo deduttivo ma anche ipotetico e predittivo. In anni più recenti, l’attività di ricerca del professor Mancarella si è indirizzata ai cosiddetti sistemi argomentativi basati sulla logica (logic-based argumentation systems), attraverso studi di carattere teorico e fondazionale, ma con l’attenzione sempre rivolta anche agli aspetti computazionali e applicativi. Queste tematiche sono state centrali in due progetti europei: SOCS (SOcieties of ComputeeS, V Programma Quadro, 2002-2004) e ARGUGRID (ARGUmentation as a foundation for the semantic GRID, VI Programma Quadro, 2006-2009).
Altri temi di ricerca sviluppati da Paolo Mancarella riguardano l’analisi statica di linguaggi concorrenti, il ragionamento temporale, l’integrazione di paradigmi di programmazione logici e funzionali, lo sviluppo di sistemi di predizione per persone con disabilità. Il professor Paolo Mancarella è sposato e ha due figli.
Onde gravitazionali, osservato un nuovo evento
L’osservazione di un secondo evento di onde gravitazionali è stata annunciata mercoledì 15 giugno, nel corso di una conferenza stampa congiunta, dagli scienziati delle collaborazioni scientifiche LIGO e VIRGO, cui l’Italia partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Le minuscole increspature nel tessuto dello spaziotempo, previste dalla Relatività Generale di Albert Einstein cent’anni fa, sono state registrate per la seconda volta dagli interferometri gemelli Advanced LIGO, negli Stati Uniti (in Louisiana e nello Stato di Washington), alle ore 3:38:53 UTC del 26 dicembre 2015. Come nel caso della prima rivelazione, anche queste onde gravitazionali sono state prodotte dalla fusione di due buchi neri, processo che risale a 1,4 miliardi di anni fa. Lo studio è stato accettato per la pubblicazione dalla rivista scientifica internazionale "Physical Review Letters" che, l’11 febbraio scorso, aveva pubblicato l’articolo sulla scoperta delle onde gravitazionali. Dopo l’apertura di nuovi orizzonti scientifici con la prima storica osservazione delle onde gravitazionali, questa nuova misura ci conferma che siamo davvero entrati nel vivo dell’era dell’astronomia gravitazionale: stiamo cioè studiando il nostro universo in un modo completamente nuovo.
Le onde misurate in questa seconda osservazione si riferiscono alle ultime 55 orbite che i buchi neri, con masse pari a 14 e 8 masse solari, hanno percorso nello “spiraleggiare” vorticosamente l’uno attorno all’altro prima di fondersi e formare un unico buco nero più massiccio, con massa di 21 masse solari. L’energia liberata sotto forma di onde gravitazionali equivale quindi a circa una massa solare.
“Questo secondo evento – spiega Francesco Fidecaro, direttore del dipartimento di Fisica dell'Università di Pisa, ricercatore INFN e in passato a capo della collaborazione scientifica internazionale VIRGO – ha caratteristiche sensibilmente diverse dal primo. È, infatti, generato da buchi neri più leggeri di quelli del precedente segnale ed è stato possibile seguirne l’evoluzione per più tempo: questo ha consentito di caratterizzare bene il sistema, nonostante il segnale, di ampiezza minore, fosse maggiormente disturbato dal rumore di fondo. La caccia ai segnali generati da sistemi binari di buchi neri si è anche arricchita di un terzo evento, più debole degli altri due e quindi con una probabilità più elevata che possa essere una falsa rilevazione. Tuttavia, anche in questo caso, attribuendo a questo terzo evento un significato astrofisico, saremmo di fronte a un terzo sistema di buchi neri, che è collassato a formare il buco nero finale. Nella sostanza si sta intravedendo l’esistenza di un’intera popolazione di buchi neri, le cui caratteristiche saranno ben presto svelate nelle prossime fasi di presa dati degli interferometri avanzati”.
Una rete di interferometri per l’astronomia gravitazionale
“Gli osservatori per onde gravitazionali rappresentano uno strumento unico per indagare il cosmo – spiega Massimiliano Razzano, responsabile a Pisa del progetto FIRB 'New perspectives on the violent Universe: unveiling the physics of compact objects with joint observations of gravitational waves and electromagnetic radiationd' e da poco ricercatore a tempo determinato senior presso il dipartimento di Fisica - Questi flebili segnali portano con sé informazioni che non saremmo in grado di ottenere con telescopi tradizionali”.
Il segnale delle onde gravitazionali è stato registrato dall’interferometro in Louisiana con 1,1 millisecondi di anticipo rispetto all’interferometro nello stato di Washington. Questa misura, seppur di grande precisione, non consente, però, di localizzare con esattezza la sorgente: per farlo è necessario almeno un terzo interferometro che consenta la triangolazione.
“Quando nell’autunno di quest’anno l’interferometro europeo VIRGO entrerà in funzione, a conclusione dei lavori che lo porteranno, come i due interferometri LIGO, alla configurazione avanzata (advanced), – dichiara ancora Francesco Fidecaro – allora sarà possibile restringere la porzione di cielo in cui ha avuto luogo il processo di fusione dei due buchi neri. Questo darà un contributo sostanziale alla nuova astronomia gravitazionale e all’astronomia multi-messaggero: potremo dare l’allerta ai telescopi e agli altri esperimenti, sia terrestri che spaziali, per la rivelazione di raggi gamma, raggi cosmici o neutrini. In questo modo si potranno orientare, praticamente in tempo reale, verso la sorgente di onde gravitazionali e rilevare altri eventuali messaggeri cosmici provenienti da essa”.
VIRGO e la collaborazione nazionale
L’Italia ha svolto un ruolo di primo piano nel raggiungimento di questi fondamentali risultati e continuerà con il suo impegno a fornire contributi determinanti. L’INFN, assieme al Centre National della Recherche Scientifique, ha avviato il progetto per l’interferometro VIRGO, a Cascina (PI) presso lo European Gravitational Observatory EGO, che lo gestisce, dove la comunità dei fisici dell’INFN è oggi fortemente impegnata in queste ricerche.
VIRGO è un progetto nato dall’originale idea dell’italiano Adalberto Giazotto e del francese Alain Brillet. Vi collaborano 250 fisici e ingegneri, di cui la metà dell’INFN, provenienti da 19 istituti europei in Italia, Francia, Olanda, Ungheria e Polonia. L’INFN partecipa a VIRGO con le proprie Sezioni presso le Università di Pisa, Firenze con il gruppo di ricerca di Urbino, Perugia, Genova, Roma Sapienza, Roma Tor Vergata, Napoli, Padova, e i Centri Nazionali Tifpa di Trento e Gran Sasso Science Institute dell’Aquila.
LIGO
Gli osservatori LIGO, finanziati dalla National Science Foundation, sono stati progettati e sono ora condotti da Caltech e MIT. Alla collaborazione scientifica LIGO partecipano la collaborazione GEO600, che fa capo all’omonimo osservatorio in Germania, e l’Australian Consortium for Interferometric Gravitational Astronomy, oltre a università e istituti di ricerca degli Stati Uniti e di altri 14 Paesi.
Pazienti trapiantati di pancreas: eccellenza nel follow-up del percorso di cura pisano
Eccellenza nei risultati conseguiti nel follow-up dei pazienti trapiantati di pancreas. È quanto riconosce la EASD - European association for the study of diabetes alla Sezione dipartimentale di Endocrinologia e metabolismo dei trapianti dell’Aoup diretta dal professor Piero Marchetti, docente del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell'Università di Pisa, e che formalizzerà nel prossimo congresso annuale (dal 12 al 15 settembre a Monaco di Baviera). In quell’occasione la dottoressa Margherita Occhipinti (nella foto), che lavora nella suddetta struttura, presenterà i dati metabolici a 10 anni dei trapianti di pancreas isolato eseguiti nel Centro trapianti pancreas e rene-pancreas dell’Aoup.
“I risultati conseguiti – dichiara il professor Marchetti - evidenziano percentuali di sopravvivenza dei pazienti e della funzione del pancreas superiori a quelle riportate dai vari registri internazionali, sia in Europa che negli Stati Uniti. Ciò è sostanzialmente dovuto all’unicità della organizzazione di questa attività nell’Aoup, in cui, oltre all’ottimo lavoro del Centro trapianti pancreas e rene-pancreas, diretto dal professor Ugo Boggi, e ai contributi di vari specialisti che con le loro competenze partecipano alla preparazione e alla esecuzione dei trapianti, è previsto un attento e scrupoloso lavoro di follow-up dei pazienti trapiantati. Grazie alla attività ambulatoriale e di ricovero che si effettua nella nostra Sezione dipartimentale - conclude Marchetti – siamo in grado di far fronte alle molteplici emergenze mediche che possono manifestarsi dopo il trapianto, e così garantire ai pazienti risposte rapide anche in situazioni complesse e di elevato rischio” (Ufficio stampa AOUP).
L'Università di Pisa ricorda lo psicologo Jerome S. Bruner
Il 5 giugno scorso, nella sua casa di New York, è morto Jerome S. Bruner, uno dei principali esponenti della rivoluzione cognitivista in psicologia e tra i padri fondatori della psicologia culturale. Studioso versatile, nella sua lunga vita (è morto a 101 anni) si è interessato a tematiche diverse con un approccio interdisciplinare, dando sempre un contributo originale e decisivo: ricordiamo i suoi studi sull'acquisizione del linguaggio, sulla percezione, sulla narrazione e il diritto, sull'apprendimento e sulle metodologie di insegnamento. Da ricordare anche il suo impegno politico-sociale contro il razzismo e la pena di morte.
Amico affezionato dell'Italia e del nostro Ateneo, è venuto a Pisa diverse volte per partecipare a convegni, seminari, corsi di formazione. Nel luglio 2011, nel Palazzo della Sapienza, si è tenuto un seminario dal titolo “Jerome S. Bruner. Law, literature and life” interamente dedicato allo psicologo americano. L’evento era organizzato dalle Scuole di dottorato in “Discipline Umanistiche” e in “Scienze Giuridiche” dell’Università di Pisa, insieme al Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace” ed in collaborazione con la Scuola di dottorato in “Human Sciences – Behaviour and social relations sciences” dell’Università di Macerata.
Per ricordare e omaggiare Bruner, pubblichiamo qui di seguito l'articolo del 2011 in cui avevamo raccontato il suo intervento in Sapienza.
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Bruner: letteratura, diritto e vita
Per tre giorni Pisa ha ospitato uno dei più grandi rappresentanti della psicologia contemporanea: Jerome Bruner. Studioso di psicologia, di diritto e di letteratura, Bruner, uno dei padri del cognitivismo e della psicologia culturale, può essere definito un grande umanista dei nostri tempi. L’ultimo dei tre incontri, che si è tenuto il 6 luglio a giurisprudenza, è stato dedicato ai rapporti tra diritto, letteratura e vita. Un incontro molto partecipato, tanto che è stato necessario trovare un’aula più grande, mentre il novantaseienne professor Bruner aspettava pazientemente su una panchina nel cortile della Sapienza.
Poi l’aula è stata scelta, si è riempita, e alla fine, sorridente e appoggiandosi sul suo bastone è entrato in aula Jerome Bruner, che risponde abbastanza ai cliché del vecchio saggio, con la faccia abbronzata e segnata da profonde rughe e gli occhi ingranditi e un po’ deformati dalle lenti degli occhiali. Dopo le presentazioni di Daria Coppola e Pierluigi Consorti, Bruner è “saltato”, come ha affermato, al cuore del tema del suo intervento: la necessità del rapporto tra letteratura e diritto, quindi la necessità di una forte interdisciplinarità nella ricerca e nella didattica accademica. Quell’ interdisciplinarità che, ha riconosciuto Consorti nella sua introduzione, suona ancora scandalosa, specialmente in ambito giuridico in Italia.
Il rapporto tra letteratura e diritto è invece secondo Bruner fondamentale: sia la letteratura che il diritto descrivono, ognuno a suo modo, la realtà sociale in cui hanno radici comuni. Mentre la letteratura però esplora le possibilità della vita, ciò che potrebbe essere, il diritto impone delle costrizioni, limita le possibilità dentro delle norme, ed è sostenuto in questa limitazione dal complesso e potente apparato repressivo (magistratura e forze dell’ordine) di cui sono dotati gli stati moderni. Nelle aule di tribunale anglosassoni, i testimoni cominciano alzando la mano destra e dicendo “Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità”. È impossibile, chiosa Bruner ridendo, però è chiaro che il diritto vuole la verità, mentre la letteratura vuole la verosimiglianza, ha come criterio ciò che è umanamente possibile. Nonostante le loro grandissime differenze, diritto e letteratura hanno però bisogno l’uno dell’altra, condividono un approccio umano alla nostra condizione: condividono un modo di pensare “narrativo”, il modo in cui diamo senso alla condizione umana.
Per definire cosa è la narrazione Bruner ha come punto di riferimento un grande del pensiero classico, Aristotele, e il suo concetto di “peripeteia”, lo sconvolgimento delle attese per un evento imprevisto. Al centro di ogni buona storia c’è una violazione di un codice di norme, perchè ogni storia ha una sottostante assunzione di valori: la narrazione procede col tentativo di rimettere a posto le cose, di trovare una soluzione allo sconvolgimento che è successo. Un altro grande punto di riferimento è Michail Bachtin quando afferma che la funzione della letteratura è di rendere strano ciò che è familiare. Bruner mima la letteratura: la letteratura ti acchiappa per la giacca e dice “Ehi , aspetta un momento! Ti pare normale tutto questo?”. La letteratura ha quindi un carattere sovversivo e disturbante.
Nel suo corso ad Harvard Bruner ha deciso di alternare di settimana in settimana lo studio di casi giuridici allo studio di casi letterari: ad esempio è stato chiesto agli studenti di fare un’analisi giuridica dell’Orestea di Eschilo, che è particolarmente significativa per i suoi rapporti con il diritto. Allo stesso tempo anche i casi giuridici vengono studiati dal punto di vista letterario. La giustizia e il diritto devono gestire il conflitto tragico, e hanno bisogno della letteratura per comprendere la tragedia.
“Le tre giornate con Jerome Bruner” afferma Daria Coppola, del Dipartimento di Linguistica, una delle organizzatrici dell’iniziativa “sono state un’importante occasione di apertura dell’Università, di contatto tra il mondo accademico, la provincia, il comune e le scuole del territorio. Spesso all’università si raggiungono risultati nel campo della ricerca di cui le scuole sono del tutto all’oscuro. Allo stesso tempo nelle scuole molti insegnanti sperimentano sul campo metodologie innovative che sarebbero estremamente interessanti per il mondo accademico. Gli incontri con Bruner sono stati una preziosa occasione non solo per riflettere assieme su temi importanti, ma anche per prendere contatti e gettare i semi per future collaborazioni.”
“L’importanza di figure come Bruner” continua Coppola “sta anche nel suo insistere sull’interdisciplinarità della ricerca e dell’attività accademica. A volte ci si chiude a coltivare il proprio giardinetto e si guarda solo a quello, senza accorgersi, a causa dei muri di recinzione, degli altri giardini che ci circondano; se si abbattessero le recinzioni, anziché avere tanti piccoli giardini avremmo un bel parco da coltivare assieme, con maggior beneficio per tutti. Oggi, con l’affermarsi di modelli aziendali anche per l’università, si insiste troppo sulla competizione e poco sulla collaborazione. Un grande maestro come Bruner ci ricorda che nel 21° secolo la ricerca o è interdisciplinare o non è”.
(7 luglio 2011)
A Ingegneria un convegno sul progetto europeo di aeronautica "Get FuTuRe"
Giovedì 16 giugno, a partire dalle ore 9, nell’Aula Magna “Ulisse Dini” della Scuola di Ingegneria dell’Università di Pisa, si svolgerà il convegno “Future of Aeronautics and Clean Sky - GetFuTuRe Project Role”. Parteciperanno i rappresentanti del Consorzio GeTFuTuRe (Università di Pisa, AM Testing, Catarsi Srl), le istituzioni locali, i dirigenti delle principali industrie aeronautiche Europee (Clean Sky members: Avio Aero, Rolls-Royce, Airbus, Safran Aircraft Engine, MTU), i dirigenti di General Electric Nuovo Pignone e funzionari della Comunità Europea “Clean Sky”. Porteranno i saluti iniziali il prorettore vicario Nicoletta De Francesco, il presidente della Scuola di Ingegneria Massimo Ceraolo e il direttore del dipartimento di Ingegneria civile e industriale Donato Aquaro.
Il progetto GeT FuTuRe, coordinato dall’Università di Pisa, è stato premiato nell’ambito del Clean Sky Forum, il programma europeo di ricerca che si occupa dell'impatto ambientale dell'aeronautica. Cofinanziato dalla Comunità Europea con circa 2,2 milioni di euro e sviluppato da un consorzio composto dall’Università di Pisa, dalla spin off AM Testing di Pisa e dalla azienda Catarsi Costruzioni Meccaniche di Fornacette, GeT FuTuRe ha l’obiettivo di validare le prestazioni di un sofisticato sistema di ingranaggi realizzato da Avio Aero, azienda leader a livello mondiale nelle trasmissioni aeronautiche.
Ricercatrice dell’Università di Pisa premiata da Louis Ignarro, Nobel per la medicina
Alma Martelli, ricercatrice del dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, è stata premiata dal professor Louis Ignarro, Nobel per la medicina, con il "Ciro Coletta Young Investigator Award" nell'ambito del congresso mondiale "4th International Conference on the Biology of Hydrogen Sulfide” che si è svolto a Napoli a giugno.
La ricercatrice si occupa da anni della farmacologia del solfuro d'idrogeno (H2S) e ha ricevuto il riconoscimento per la migliore “oral communication”. La sua presentazione, intitolata "Vascular Effects of p-Carboxyphenyl-Isothiocyanate, a novel H2S-donor", verteva sulle proprietà vasodilatatorie degli isotiocianati, delle molecole presenti in molte piante comunemente usate nell'alimentazione, come ad esempio il cavolo o i broccoli, che risultano particolarmente interessanti per le loro proprietà farmaceutiche e nutraceutiche.
Il gruppo di ricerca di farmacologia di cui la dottoressa Martelli fa parte, costituito dal professor Vincenzo Calderone, dalla professoressa Maria Cristina Breschi, dalla dottoressa Lara Testai e dalla dottoressa Valentina Citi, lavora da tempo sugli isotiocianati. La scoperta dei ricercatori è che queste molecole sono in grado di rilasciare lentamente il solfuro d'idrogeno, un gas che fino a pochi anni fa era conosciuto solo per le sue proprietà altamente tossiche che si verificano quando è a concentrazioni relativamente elevate. In realtà, studi recenti hanno mostrato che il solfuro d'idrogeno è presente fisiologicamente nel nostro organismo e che svolge un’azione di modulazione positiva del tono vascolare. La ricerca di molecole che siano in grado di rilasciarlo in maniera lenta e graduale, mimando quello endogeno, assume quindi un notevole rilievo come nuovo traguardo nel trattamento delle patologie cardiovascolari.
Ricercatrice dell’Università di Pisa premiata da Louis Ignarro, Nobel per la medicina
Alma Martelli, ricercatrice del dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, è stata premiata dal professor Louis Ignarro, Nobel per la medicina, con il "Ciro Coletta Young Investigator Award" nell'ambito del congresso mondiale "4th International Conference on the Biology of Hydrogen Sulfide” che si è svolto a Napoli a giugno.
La ricercatrice si occupa da anni della farmacologia del solfuro d'idrogeno (H2S) e ha ricevuto il riconoscimento per la migliore “oral communication”. La sua presentazione, intitolata "Vascular Effects of p-Carboxyphenyl-Isothiocyanate, a novel H2S-donor", verteva sulle proprietà vasodilatatorie degli isotiocianati, delle molecole presenti in molte piante comunemente usate nell'alimentazione, come ad esempio il cavolo o i broccoli, che risultano particolarmente interessanti per le loro proprietà farmaceutiche e nutraceutiche.
Il gruppo di ricerca di farmacologia di cui la dottoressa Martelli fa parte, costituito dal professor Vincenzo Calderone, dalla professoressa Maria Cristina Breschi, dalla dottoressa Lara Testai e dalla dottoressa Valentina Citi, lavora da tempo sugli isotiocianati. La scoperta dei ricercatori è che queste molecole sono in grado di rilasciare lentamente il solfuro d'idrogeno, un gas che fino a pochi anni fa era conosciuto solo per le sue proprietà altamente tossiche che si verificano quando è a concentrazioni relativamente elevate. In realtà, studi recenti hanno mostrato che il solfuro d'idrogeno è presente fisiologicamente nel nostro organismo e che svolge un’azione di modulazione positiva del tono vascolare. La ricerca di molecole che siano in grado di rilasciarlo in maniera lenta e graduale, mimando quello endogeno, assume quindi un notevole rilievo come nuovo traguardo nel trattamento delle patologie cardiovascolari.
Ne hanno parlato:
AGI
InToscana.it
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
gonews.it
QuiNewsPisa.it
Al Polo Piagge un convegno su ambiente e salute
Il 15 e il 16 giugno, presso il Polo Didattico delle Piagge dell’Università di Pisa, si terrà il convegno “Ambiente e Salute: molte dimensioni e molti attori per la prevenzione”, organizzato dalla Società Italiana di Igiene (SITI), insieme con la Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale (SIMLII), l'Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE) e l'Associazione Italiana Igienisti Industriali (AIDII).
Il convegno, che ha il patrocinio di numerosi Enti e dei Ministeri della Salute e dell’Ambiente, affronterà nel primo giorno il tema dell’inquinamento ambientale in modo multi-disciplinare. Le relazioni riguarderanno la valutazione del rischio ambientale per la salute ai fini della prevenzione (M. Ferrante; P. Apostoli, M.L. Scapellato e D. Cavallo), l’individuazione e la misura degli impatti dei rischi ambientali per la salute (M. Triassi, M. Conversano, A. Cristaudo, G. Bartolucci, C. Aprea), la raccolta e correlazione dei dati epidemiologici ed ambientali (F. Bianchi, E. Cadum, M.G. Petronio) e il coinvolgimento dei cittadini per favorire scelte politiche consapevoli (G. Privitera, A. Carducci, e G. Borrelli).
La seconda giornata sarà dedicata al tema "Aria e salute" e sarà l’occasione per presentare i primi risultati del Progetto Europeo MAPEC-Life, che ha visto coinvolta anche l’Università di Pisa in uno studio sugli effetti dell’inquinamento sulle cellule dei bambini delle scuole elementari.
Saranno inoltre presentati altri progetti europei Life, uniti in rete col progetto MAPEC: LIFE MED HISS: Mediterranean Health Interview Surveys Studies: long term exposure to air pollution and health surveillance; LIFE-HIA 21, “Valutazione partecipata degli impatti sanitari, ambientali e socioeconomici derivanti dal trattamento di rifiuti urbani”; LIFE GIOCONDA “I giovani contano nelle decisioni su ambiente e salute”; LIFE-PERSUADED “Phthalates and bisphenol A biomonitoring in Italian mother-child pairs: link between exposure and juvenile diseases”; CROME-LIFE “Cross-Mediterranean Environment and Health Network; LIFE- AIRUSE “Testing and Development of air quality mitigation measures in Southern Europe”.
Il convegno si chiuderà con una sessione dal titolo “L’inquinamento dell’aria: gli attori della prevenzione” nella quale interverranno i rappresentanti degli Enti coinvolti nella complessa gestione di questo problema.
Google premia una ricerca dell’Università di Pisa
Ancora un premio da Google al gruppo di ricerca del dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa guidato dal professor Paolo Ferragina, che ormai da molti anni ha in attivo una collaborazione scientifica con l’azienda americana. Il progetto premiato si chiama “From Brotli to personalized data compression” ed è incentrato su Brotli, un innovativo formato di compressione sviluppato da Google per ottimizzare la navigazione web, aumentando la compressione dei dati e riducendo i tempi di trasmissione e decompressione all'interno del browser.
“Siamo molto soddisfatti di questo nuovo riconoscimento che Google ha attribuito alle nostre ricerche, questa volta nel contesto dell'Information Theory e della Data Compression – ha commentato Paolo Ferragina. Si tratta di studi portati avanti da più di 15 anni e che, dopo un'inevitabile fase speculativa che ha generato diverse pubblicazioni su importanti conferenze e riviste internazionali dell'Informatica teorica, stanno trovando interessanti applicazioni, quali appunto quelle su cui lavoreremo insieme ai ricercatori di Google. Mi aspetto anche, come spesso accade in collaborazioni industriali prestigiose, che questa ricerca possa individuare nuovi e più avvincenti problemi teorici da investigare nel futuro”.
La collaborazione del gruppo di ricerca del professor Ferragina con Google va avanti dal 2010 grazie a due Faculty Award che avevano premiato (negli anni 2010 e 2013) i risultati ottenuti in un altro campo di indagine, ossia quello dell'annotazione semantica di testi e sue applicazioni ai motori di ricerca. Questa collaborazione ha portato già ad altri risultati scientifici quali la realizzazione dell'annotatore per testi TagMe, che ha servito circa 400 milioni di query in questi sei anni di attività, e dell'annotatore semantico per interrogazioni ai motori di ricerca SMAPH, che ha vinto il primo premio dell'ERD Challenge Query Track (istituito dalla conferenza ACM SIGIR 2014), sviluppato in collaborazione con ricercatori Google e del gruppo del professor Hinrich Schutze dell’eUniversità di Monaco.
“La soddisfazione per questo riconoscimento è doppia perché esso va a consolidare ed espandere il rapporto di ricerca con Google interessando ora un altro ambito di indagine diverso dal precedente e sottolineando così l’eccellenza della ricerca algoritmica pisana sulla memorizzazione compressa, l'indicizzazione, e la ricerca su un ampio spettro di big data (testi, grafi, raw data) – aggiunge Ferragina – Tale collaborazione ha favorito in questi anni anche scambi di dottorandi, alcuni dei quali hanno ricevuto offerte di lavoro da Google, dimostrando così la qualità non soltanto delle nostre ricerche ma anche della nostra formazione dottorale in Informatica. Spero che questo nuovo ambito di indagine incrementerà le opportunità per i nostri giovani ricercatori”.