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Si è chiuso con gli incontri alla Humboldt-Universität di Berlino e al Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino, il tour di presentazione de Il chimico libertino. Primo Levi e la Babele del lager, l’ultimo libro di Fabrizio Franceschini, docente di Linguistica Italiana nel Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa. Un libro intenso, che ripercorre l'opera di Levi e le importanti pagine da lui dedicate, in modo insieme "libertino" e competente, all'uso di lingue, parole e segni, quali strumenti per salvarsi, raccontare e ripensare la sopravvivenza, come ci spiega lo stesso autore.

«E oggi ancora, così come nella favola antica, noi tutti sentiamo, e i tedeschi sentono, che una maledizione, non trascendente e divina, ma immanente e storica, pende sulla insolente compagine, fondata sulla confusione dei linguaggi ed eretta a sfida del cielo come una bestemmia di pietra». Così si chiude uno dei passaggi forse più belli di Se questo è un uomo, dove la torre della fabbrica di gomma sintetica Buna-Werke si sovrappone a quella di Babele, il cui mito ben rappresenta la questione linguistica all’interno del Lager e nell’opera stessa di Levi a cui lei ha dedicato il suo ultimo lavoro…

Fabrizio Franceschini: La Babele delle lingue è fondamentale in Se questo è un uomo e compare con tutta la sua forza nel passo ora citato. Qui il mito di Babele (Genesi 11) è rovesciato: la confusione dei linguaggi non è più conseguenza della costruzione della Torre, ne è la premessa. Ma a questo mito si intreccia l’inizio dell’Esodo, l’amara oppressione e il lavoro schiavistico degli ebrei in Egitto, da cui Mosè li salverà.

I due passi hanno in comune la parola chiave levenìm, ‘mattoni’ in ebraico, la cui radice L-B-N forma anche i verbi per ‘fare mattoni’ ed ‘edificare’. Levi, in Auschwitz, riscrive la Bibbia: prima del passo citato c’è la parola ‘mattoni’ nelle varie lingue del Lager: ted. Ziegel, franc. briques, polacco cegli (= cegły), ucraino kamenny (= kameni), ingl. bricks, ungherese téglak, uniti al latino tegula da cui Ziegel, cegły, téglak derivano e con cui formano una catena fonica, come le forme basate sulla radice L-B-N ‘mattoni’ nei testi ebraici.

Quello biblico della Torre di Babele è solo uno dei tanti riferimenti letterari, più o meno espliciti, che in Levi evocano proprio questo caos linguistico e su cui lei si è soffermato con particolare attenzione, analizzando specifiche serie lessicali. Ce ne può parlare?

F.F.: Accanto ai nomi dei ‘mattoni’ ci sono quelli del ‘pane’ (ted. Brot, yiddish Broit, russo e pol. chleb, fr. pain, ebr. lechem, ungh. kenyér: Iniziazione), quelli dei ‘cavoli e rape’ (Il canto di Ulisse) e altri ancora. Le serie multilingui Levi le trovava in libri a lui molto cari come Pantagruel di Rabelais (Panurgo chiede «pane in tutte le lingue viventi ed estinte», scrive Levi stesso) e Moby Dick di Melville, che si apre coi nomi della balena in tredici lingue.

Per Pavese queste «etimologie» non sono un’esercitazione di Melville ma hanno un valore strutturale, e così avviene in Levi. Le serie multilingui rappresentano il caos linguistico del Lager, che, come un gorgo, può trascinarti sul fondo, ma costituendosi come ordine sono pure un’ancora di salvezza: il dominio del caos linguistico è fondamentale per sopravvivere in Lager e poi «per raccontare, per portare testimonianza», come dice un’altra celebre pagina di Levi.

Questa attenzione di Levi per la lingua arriva da lontano. «Quello del linguaggio è un mio amore mancato», confidava infatti in un’intervista, aggiungendo: «Avrei voluto essere un filologo e studiarlo sul serio; invece, non è andata così e ho fatto un mestiere totalmente diverso». Eppure, questo suo mestiere «totalmente diverso», di chimico, come ci ricorda anche il titolo del suo libro, ha avuto un ruolo fondamentale proprio nella definizione del suo approccio all’uso della lingua e dei linguaggi…

F.F.: La copertina del libro mostra un Levi inconsueto. Non è solo e pensoso ma in compagnia e sorridente, con gli altri studenti di Chimica tra alambicchi e provette. Quel sorriso gli dà un’aria libertina e la parola libertino, nome dello straordinario protagonista di La chiave a stella, definisce proprio le sue scorribande linguistiche, il «libertinaggio» della sua «frequentazione inconsulta dei dizionari etimologici… senza una serie preparazione linguistica».

Questa pagina (dal libro L’altrui mestiere) è tutta all’insegna della modestia, ma simili affermazioni possono anche esprimere velatamente l’autorevolezza di chi le fa. La familiarità col linguaggio della chimica potenzia ancor più la sensibilità per le lingue naturali e i rapporti tra esse che Levi aveva sin da piccolo. D’altro canto, nel Sistema periodico, le parole della chimica, grazie a giochi etimologici e metalinguistici, perdono il freddo statuto di termini e diventano veri e propri personaggi dei racconti.

Un momento della presentazione del libro "Il chimico libertino. Primo Levi e la Babele del Lager" alla Humboldt-Universität di Berlino

Un momento della presentazione del libro "Il chimico libertino. Primo Levi e la Babele del Lager" alla Humboldt-Universität di Berlino

Strettamente collegato a tutto ciò vi è anche il ruolo che, in Levi, hanno i dialetti, a cui lei dedica un intero capitolo e che, non a caso, fa diventare la raccolta di racconti Il sistema periodico un vero e proprio “atlante biolinguistico”…

F.F.: Questa definizione è mia. Col Sistema periodico Levi ripercorre la propria vita ponendone gli snodi fondamentali sotto l’insegna d’un elemento chimico, ma presenta anche, in modo geniale, le lingue delle radici, della famiglia, degli ambienti in cui ha vissuto. Questo vale, come lui stesso dichiara in Argon, per il gergo giudeo-piemontese dei suoi «antenati», zie e zii (lo zio Oreste gli fece davvero da informatore).

È più mascherato ma percepibile per il piemontese dei genitori e degli amici (il protagonista di Ferro Sandro ha «una voce piemontese») e per il nuovo «italiano-piemontese» che trionferà in La chiave a stella, ma si affaccia già in questo libro. C’è un altro dialetto che compare durante l’itinerario d’un antico lavoratore dei metalli dalla Germania alla Sardegna, e che insieme riflette esperienze leviane felici, tragiche e poi ironicamente rivisitate…ma non vorrei dire di più per non guastare la sorpresa ai lettori.

Che relazione si può individuare tra il valore che in Levi hanno le lingue per la vita o la morte nel Lager e l’importanza e il ruolo analogo che la lingua ha nella storia stessa degli ebrei, come fattore di sopravvivenza e continuità culturale e spirituale?

F.F.: Gli interessi linguistici di Levi e la sua vocazione di narratore, cosa sarebbero stati senza l’esperienza terrificante, ma anche straordinariamente fortificante del Lager? Come il mitico Tiresia, che incontrando due serpenti in accoppiamento sessuale si mutò da uomo in donna, «anche io – dice Levi – avevo incontrato i serpenti sulla mia strada (ad Auschwitz) e quell’incontro mi aveva fatto mutare condizione donandomi uno strano potere di parola».

Queste ultime parole, abbiamo detto Scarpa ed io a Torino, sono di per sé già chiare, ma lo diventano più drammaticamente se ne cogliamo la fonte non dichiarata né allusa da virgolette. Chi dice così è l’ancient mariner di Coleridge e lo dice dopo i versi «da allora, ad ora incerta, / quella pena ritorna», la pena del superstite scampato al naufragio e carico della colpa di sopravvivere. Del rapporto tra lingua e sopravvivenza culturale nell’ebraismo se n’è discusso a Berlino con Busi.

A salvare «il popolo ebreo dopo la dispersione» e nel «contrasto tra la vocazione divina e la miseria quotidiana dell’esilio» è stato, dice Levi, «il suo riso», che pervade l’yiddish, «la bizzarra parlata dei nostri padri» cioè il giudeo-piemontese, e tante pagine leviane. Ma accanto al riso e all’ironia c’è la perentoria missione della nominazione, che il Signore affidò ad Adamo e che diviene anche la missione di Levi.

 

Questo parallelismo porta, infine, all’ultima parte del suo studio, dedicato alle parole del Lager, non solo di Primo Levi…

F.F.: “Appunto… col potere di nominazione di Adamo e lo strange power of speech di cui parla Coleridge, Levi nomina Lager quel che tanti altri sopravvissuti chiamavano campi della morte, campi di sterminio, lager con la minuscola. E nomina Pikolo un aiutante del Kapo benevolo verso i prigionieri e indenne dalle smanie sessuali del superiore, che quindi non merita lo spregiativo nome di Piepel dato a questi ragazzi.

La figura centrale in Lager, che gli italiani chiamavano capo o se donna capa, e i polacchi blokowy o se donna blokowa, Levi la chiama sempre Kapo (plurale Kapos), dicendo che la parola è d’origine italiana ma va marcata col kappa poiché, anche scrivendo in italiano, occorre restare nella lingua in cui quelle cose sono accadute. Ma perché oggi in Italia si dice Kapò? C’entra un intellettuale e partigiano di Pisa, che ha fatto un grande film sui Lager, e c’entra, dice Levi, il «valore differenziale» che la pronunzia Kapò ha rispetto alla nostra tranquilla parola capo…ma per saperne di più si può leggere questo libro”.

Un team di botanici dell’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa ha scoperto il primo caso in Italia di naturalizzazione della cosiddetta "edera velenosa" (Toxicodendron radicans), una specie aliena originaria del Nord America e di alcune parti della Cina. Il ritrovamento di una grossa popolazione completamente spontaneizzata è avvenuto in località Sassi Neri a Impruneta (Firenze) ad opera di Giovanni Astuti, Francesco Roma-Marzio e Roberta Vangelisti. I tre ricercatori hanno documentato la scoperta in un articolo sulla rivista Italian Botanist, organo ufficiale della Società Botanica Italiana. I campioni raccolti sono stati inseriti nell’erbario del Museo botanico dell'Ateneo.

L’edera velenosa non era mai stata trovata in Toscana e per l’Italia c’erano solo due segnalazioni storiche per il Trentino-Alto Adige risalenti al 1893 e al 1930, come specie occasionalmente sfuggita alla coltivazione. Si tratta di una pianta fortemente tossica, che provoca dermatiti da contatto che, nel solo Nord America, colpiscono milioni di persone ogni anno. È dunque importante che le amministrazioni e la popolazione locale siano consapevoli della pericolosità di questa specie.

 

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Da destra Francesco Roma-Marzio, Giovanni Astuti, Roberta Vangelisti
 
“Le invasioni biologiche – spiega il professore Lorenzo Peruzzi, Direttore dell’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa – sono oggi uno tra i più rilevanti temi ambientali nella nostra società. Specie aliene animali o vegetali, introdotte consapevolmente o inconsapevolmente dall’uomo in un territorio dove non sarebbero mai giunte con dinamiche naturali, possono causare danni anche gravi alla biodiversità autoctona. In alcuni casi, però, i problemi causati da queste specie possono anche ritorcersi direttamente contro la specie umana. Il ritrovamento dell’edera velenosa a Impruneta è un importante esempio in questo senso, che forse può essere utile per renderci più consapevoli di questi problemi”.
 
Giovanni Astuti, Francesco Roma-Marzio e Roberta Vangelisti fanno parte dello staff tecnico-scientifico dell’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa e collaborano a una iniziativa promossa dal Gruppo per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione della Società Botanica Italiana, volta a ricercare sul territorio specie di piante segnalate in passato e non più confermate per il territorio italiano. Il fortuito ritrovamento dell’edera velenosa è avvenuto nell’ambito di questa attività.

 

Giovedì, 15 Dicembre 2022 08:41

Seminario "Queer & Anticlericalismo"

Sabato 17 dicembre alle 17.30, nell'Aula 1 del Polo Carmignani (Piazza dei Cavalieri 8), Glauco - Associazione LGBTQI+ Universitaria e Pinkriot Arcigay Pisa organizzano il secondo incontro del ciclo di seminari su Alleanze e complicità queer, dedicato alla connessione intersezionale fra le storie, le pratiche e le azioni dei movimenti LGBTQIA+ con altri movimenti sociali o identitari.

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Giovedì, 15 Dicembre 2022 08:34

Seminario "Queer & Anticlericalismo"

Sabato 17 dicembre alle 17.30, nell'Aula 1 del Polo Carmignani (Piazza dei Cavalieri 8), Glauco - Associazione LGBTQI+ Universitaria e Pinkriot Arcigay Pisa organizzano il secondo incontro del ciclo di seminari su Alleanze e complicità queer, dedicato alla connessione intersezionale fra le storie, le pratiche e le azioni dei movimenti LGBTQIA+ con altri movimenti sociali o identitari.

Il tema di questo secondo incontro sarà la relazione fra le istanze LGBT+ e il tema dell’anticlericalismo. A partire dall’esperienza del coordinamento di Facciamo Breccia (https://www.facciamobreccia.org) rifletteremo sui concetti e sulle pratiche legate all’anticlericalismo, alla laicità e al modo in cui questi temi si sono intrecciati con il movimento LGBT+ e queer.

Lo faremo grazie alla partecipazione di:
– Graziella Bertozzo | militante LGBT
– Elena Biagini | militante lesbica e autrice
– Porpora Marcasciano | militantA trans, presidente onoraria MIT e consigliera comunale di Bologna

All’iniziativa interverranno con testimonianze anche altre militanti del coordinamento di Facciamo Breccia.

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Mercoledì, 14 Dicembre 2022 13:19

Seminario "Queer & Antispecismo"

Lunedì 19 Dicembre alle 18.30, al Circolo Arci Alhambra, in via Enrico Fermi 27, Glauco - Associazione LGBTQI+ Universitaria e Pinkriot Arcigay Pisa organizzano il terzo incontro del ciclo di seminari su Alleanze e complicità queer, dedicato alla connessione intersezionale fra le storie, le pratiche e le azioni dei movimenti LGBTQIA+ con altri movimenti sociali o identitari.

Il tema di questo terzo incontro sarà la relazione fra le istanze LGBT+ e i temi dell’antispecismo. Si rifletterà sui concetti e sulle pratiche legate all’antispecismo e della liberazione animale e sui modi in cui questi temi si intersecano con il movimento LGBT+ e queer nel contesto italiano.

Lo faremo con le volontarie di Ippoasi (http://www.ippoasi.org/it/), rifugio in Toscana per animali vittime di violenza specista che da anni si batte per i diritti degli animali non umani e per la liberazione animale; e con le volontarie del collettivo Transelvatikə (https://transelvatike.noblogs.org/), collettivo antispecista intersezionale radicale di Torino che si occupa di liberazione animale nella sua relazione con le istanze transfemministe, anticapitaliste, antirazziste ed ecologiste.

 

Mercoledì, 14 Dicembre 2022 13:15

Seminario "Queer & Antispecismo"

Lunedì 19 Dicembre alle 18.30, al Circolo Arci Alhambra, in via Enrico Fermi 27, Glauco - Associazione LGBTQI+ Universitaria e Pinkriot Arcigay Pisa organizzano il terzo incontro del ciclo di seminari su Alleanze e complicità queer, dedicato alla connessione intersezionale fra le storie, le pratiche e le azioni dei movimenti LGBTQIA+ con altri movimenti sociali o identitari.

Il tema di questo terzo incontro sarà la relazione fra le istanze LGBT+ e i temi dell’antispecismo. Si rifletterà sui concetti e sulle pratiche legate all’antispecismo e della liberazione animale e sui modi in cui questi temi si intersecano con il movimento LGBT+ e queer nel contesto italiano.

Lo faremo con le volontarie di Ippoasi (http://www.ippoasi.org/it/), rifugio in Toscana per animali vittime di violenza specista che da anni si batte per i diritti degli animali non umani e per la liberazione animale; e con le volontarie del collettivo Transelvatikə (https://transelvatike.noblogs.org/), collettivo antispecista intersezionale radicale di Torino che si occupa di liberazione animale nella sua relazione con le istanze transfemministe, anticapitaliste, antirazziste ed ecologiste.

 

La Gipsoteca dell’Università di Pisa su rinnova, con lo studio grafico per l’immagine coordinata del museo, nuove uscite editoriali e il piano di restauro ed esposizione permanente dei materiali dell’Antiquarium avviato con il contributo della Fondazione Pisa.

Venerdì 16 dicembre alle 16.30 presso la sede museale in piazza San Paolo all’Orto si svolgerà l’incontro di presentazione degli ultimi progetti e iniziative “Gipsoteca: lavori in corso!”, con gli interventi di Chiara Bodei, presidente del Sistema museale di Ateneo, Anna Anguissola e Chiara Tarantino, direttrice e curatrice della Gipsoteca, Francesco Olivito, creative designer di Fuoricentro Studio e Claudia Napolitano, coordinatrice della Pisa University Press.

Dalle 17.30 sono previste visite guidate gratuite all’Antiquarium, una raccolta di vasellame, elementi architettonici in pietra e terracotta e piccole sculture di provenienza magno-greca, etrusca e romana, con la possibilità di vedere materiali normalmente non esposti al pubblico.

Presso il bookshop saranno disponibili gadget del museo con una nuova linea grafica e le ultime pubblicazioni della Gipsoteca, tra cui il volume “Aree archeologiche e accessibilità: da limite a opportunità” curato da Anna Anguissola e Chiara Tarantino e la guida “I monumenti ateniesi” della collezione della Gipsoteca a cura di Chiara Tarantino.

L’iniziativa è organizzata dalla Gipsoteca di arte antica e antiquarium del Sistema museale di Ateneo dell’Università di Pisa e dalla sezione MARSIA (Musei archeologici. Ricerca, società e innovazione in accademia) del Laboratorio di archeologia del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere.

Si avvia alla conclusione il progetto AUTENS dell’Università di Pisa, che mira alla creazione di comunità energetiche autonome e sostenibili, in cui l’approvvigionamento energetico è garantito da fonti totalmente rinnovabili e dipende dalla disponibilità delle risorse più che dalle esigenze specifiche degli utilizzatori. L’atto finale è stato il convegno dal titolo "Comunità energetiche: una possibilità concreta per la sostenibilità", che si è svolto in Sapienza martedì 13 dicembre e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del rettore Riccardo Zucchi, dell’assessora all’Università e Ricerca della Regione Toscana, Alessandra Nardini, dell’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Pisa, Raffaele Latrofa, e dei professori Marco Raugi, titolare della Cattedra Unesco in Sustainable Energy Communities, e Giuseppe Anastasi, coordinatore del progetto AUTENS.

“Il convegno – ha sintetizzato il professor Giuseppe Anastasi – è stato l’occasione per far risaltare l’importanza crescente delle comunità energetiche nell’ambito della transizione ecologica e per presentare alcune iniziative per la sostenibilità attivate recentemente nel territorio, o in corso di attivazione. Nel suo ambito, abbiamo presentato i principali risultati ottenuti in due anni di lavoro, grazie a un team interdisciplinare in cui gli ingegneri si sono confrontati con esperti giuridici, economici e anche psicologi comportamentali”.

Sono quattro i principali obiettivi raggiunti dal progetto AUTENS, totalmente finanziato dall’Università di Pisa nell’ambito del programma PRA 2020. Innanzitutto, è stato realizzato un algoritmo in grado di ottimizzare le risorse e facilitare il percorso di creazione di una comunità energetica. Attraverso un esperimento di gamification che ha interessato oltre un centinaio di studenti, è stata analizzata la propensione degli utenti a modificare il proprio stile di vita in favore di un approccio energetico autonomo e pienamente sostenibile. È stato quindi sviluppato un modello di simulatore per gli edifici che possa valutarne i consumi e la relativa efficienza energetica. Infine, è stato esteso e completato il progetto che renderà a breve la sede del Dipartimento pisano di Ingegneria dell’Informazione, in via Caruso, un vero e proprio laboratorio di studio delle diverse strategie di generazione, accumulo e distribuzione di energia, attraverso il posizionamento di pannelli fotovoltaici e di stazioni per il ricarico di auto, bici e monopattini elettrici.

“La guerra e la crescita impetuosa del costo dell’energia – ha detto il professor Marco Raugi – hanno fatto aumentare di molto l’interesse per questo tema, tanto che Legambiente ha registrato l’esistenza di oltre 100 comunità energetiche in Italia, delle quali 59 nate da maggio del 2021 a giugno di quest’anno. Da segnalare è anche l’attenzione dimostrata dal Comune di Pisa e da diversi enti del territorio, mentre recentemente la Regione Toscana ha approvato una legge di sostegno alla realizzazione di comunità energetiche sostenibili. Contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della questione è un ulteriore e rilevante traguardo raggiunto dal progetto AUTENS”.

Mercoledì 14 dicembre alle 16.30, nell’Auditorium di Palazzo Blu, sarà presentato il libro “La quarta rivoluzione industriale tra opportunità e disuguaglianze” (FrancoAngeli, 2022), curato da Alberto Mario Banti e Michela Lazzeroni del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere ed elaborato nell’ambito di un progetto PRA2020 finanziato dall’Università di Pisa.

L'evento sarà aperto dai saluti istituzionali di Giuseppe Anastasi, delegato per la transizione digitale, Simone Maria Collavini, direttore del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, Stefano Del Corso, presidente della Fondazione Pisa, Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione Palazzo Blu, Andrea Madonna, delegato Unione industriale pisana per l’università. Seguiranno gli interventi di Marco Doria, docente di Storia economica dell’Università di Genova, Monica Morazzoni, docente di Geografia dell’Università IULM di Milano, Andrea Di Benedetto, presidente del Polo Tecnologico di Navacchio e Carlo Frighetto, direttore Confindustria Pisa. A moderare l’evento Veronica Neri, responsabile scientifica del Polo Comunicazione del CIDIC. Saranno presenti i curatori del volume.

I mutamenti attivati dal progresso e dalla pervasività delle tecnologie sono talmente dirompenti e rapidi che è stata ipotizzata e in diversi ambiti ormai codificata l’esistenza di una quarta rivoluzione industriale. Il volume ne analizza il contesto storico-politico ed economico e i cambiamenti prodotti sul piano sociale, spaziale e mediatico. Valorizzando l'apporto di discipline umanistiche e sociali, il libro esplora prospettive di ricerca differenziate finalizzate ad analizzare i mutamenti innescati e percepiti dalla pervasività delle tecnologie 4.0, ponendo l'accento sia sulle potenzialità di impatto che sulle criticità e sulle disuguaglianze sociali e territoriali che possono essere innescate o rafforzate. Il lavoro ha adottato metodologie di analisi che hanno combinato diversi approcci storici, geografici e culturali, proponendosi di osservare i processi in atto, le politiche, le risposte dei territori e degli individui a diverse scale territoriali (scala europea, nazionale, urbana).

Alberto Mario Banti è professore ordinario di Storia Contemporanea e si occupa di storia del nazionalismo europeo ottocentesco e di storia della cultura di massa nell'Occidente contemporaneo. Michela Lazzeroni, professoressa associata di Geografia economico-politica, studia l'impatto territoriale delle nuove tecnologie, gli spazi della cultura e dell'innovazione e la resilienza delle piccole città.

Il libro, in formato open-access, è accessibile sul sito dell'editore Franco Angeli a questo link: https://www.francoangeli.it/Libro/La-Quarta-rivoluzione-industriale-tra-opportunit%C3%A0-e-disuguaglianze?Id=28135.

Domenica 18 dicembre torna la XXIII Cetilar® Maratona di Pisa, gara che include la Maratona 42,195 km su percorso certificato AIMS-World Athletics e Fidal, la mezza Maratona “Pisanina” 21,097 km e la 4 miglia. Sono attesi in città migliaia di atleti provenienti da 58 nazioni del mondo per correre e tagliare il traguardo sotto la Torre Pendente. L’evento è organizzato da 1063 SSDARL ed è stata presentato il 13 dicembre in Comune di Pisa alla presenza del Sindaco Michele Conti.

"Pisa, la Maratona, la sua Università. Ancora pochi giorni e le nostre strade saranno attraversate dalle migliaia di atleti che ogni anno partecipano a questa grande classica del podismo su strada - Ha commentato il Rettore dell'Università di Pisa, Riccardo Zucchi - Una gara che è metafora del legame che unisce tutti noi alla nostra città, ma anche espressione compiuta di quanto contino, nello sport come nello studio, passione, dedizione e attenzione ai dettagli. Per questo e per gli scopi benefici che questa manifestazione da sempre si propone, è per noi un onore essere tra gli enti che la sostengono".

Ed ecco tutti i dettagli per seguire e conoscere questa importante manifestazione sportiva.

 

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IL PERCORSO - I runners di tutto il mondo scopriranno lunghi rettilinei e un percorso veloce e dinamico capace di conciliare le esigenze di scorrevolezza con la possibilità di ammirare le bellezze storiche e naturalistiche di uno scenario unico al mondo. Anche quest’anno la competizione vedrà professionisti e cultori della corsa mettere alla prova se stessi nella 42 Km e 21 Km competitiva, mentre ad attendere familiari, bambini e amatori ci sarà la 4 miglia.
Partenza da Piazza Manin, con Piazza Duomo sullo sfondo. È questo il suggestivo scenario da cui prenderanno il via la Maratona e la Mezza Maratona alle ore 09.00 di domenica 18 dicembre e sei ore e mezzo di tempo massimo per completare il percorso. Lasciata la piazza alle spalle, si prosegue percorrendo i caratteristici lungarni della città, per poi dirigersi verso la costa, lambendo San Piero a Grado con la sua imponente Basilica romanica.
Arrivati al Km 12,6 le gare si separeranno, la Mezza Maratona tornerà indietro verso l’arrivo, mentre la Maratona procederà in direzione del litorale, attraversando il Parco Naturale di San Rossore.
Giro di boa della Maratona a Tirrenia e rientro sul lungomare, passando per Marina di Pisa, da dove verrà raggiunto il 30° Km in corrispondenza della foce dell’Arno.
Da qui un lungo viale alberato accompagnerà gli atleti per gli ultimi 10 Km, fino all’arrivo ai piedi della Torre Pendente, dove verrà tagliato il traguardo.

CHI VIENE A PISA - Atleti provenienti da 58 paesi, oltre l’Italia, si sfideranno nella nostra città. Ci piace segnalare la presenza femminile attestata al 24%, la più alta d’Italia e una altissima percentuale di stranieri, il 38%, provenienti da Albania, Austria, Australia, Belgio, Bielorussia, Brasile, Canada, Cechia, Cina, Colombia, Costa Rica, Croazia, Cipro, Danimarca, Ecuador, Spagna, Estonia, Finlandia, Francia, Inghilterra, Germania, Haiti, Hong Kong, Hungary, Indonesia, India, Irlanda, Israele, Japan, Kazakhstan, Kenya, Korea, Latvia, Lithuania, Malaysia, Messico, Malta, Namibia, Nederland, Norvegia, New Zealand, Filippine, Polonia, Portogallo, Romania, Rep. South Africa, Russia, Serbia, Svizzera, Slovacchia, Svezia, Tailandia, Tanzania, Turchia, Uganda, Ucraina, USA, Venezuela.

GLI UOMINI – Start list maschile con atleti agguerriti, l’italo marocchino Jbari Khalid 2h19:36, poi l’inglese Gibs, lo spagnolo Gutiérrez Vicente e il finlandese Silvennoinen. A dar battaglia per l’Italia ci saranno Giovanni Grano 2h13’, Andrea Soffientini 2h22’, Filippo Bovanini 2h32’03”, Luigi Del Buono 2h33’07”. Questi atleti sono tutti nuovi alle strade di Pisa, il cui percorso liscio e filante potrebbe riservare loro l’opportunità di migliorarsi. In gara anche il pisano Daniele Meucci e il grossetano La Rosa. Meucci dopo l’ottimo VIII posto a New York è alla ripresa dell’attività, per lui, un test più che una gara, ma l’importante è esserci.

LE DONNE – In cima alla lista delle donne troviamo Lenah Jerotich che detiene il record della gara 2h37’30” stabilito lo scorso anno, poi Claudia Marietta con un personale di 2h42’59”. Marietta è in crescita, a Torino primo gradino del podio nel 2021 e secondo nell’edizione 2022, dove ha limato il suo personal di 4’ per poi migliorarlo di ulteriori 3’ all’ultima edizione della Valencia Marathon di domenica 4 dicembre. Marietta non è nuova alla Maratona di Pisa, lo scorso anno ha conquistato la quinta piazza femminile (seconda italiana) con 2h50’35”. Dietro di lei di un soffio l’ultramaratoneta Denise Tappatà campionessa italiana 100 km su strada nell’edizione speciale della 100 km del Passatore del 2021, vincitrice della Colle-Marathon, della Maratona di Forlì e della Maratona di Treviso 2022, gara, quest’ultima, dove ha siglato il suo personale di 2h45’45”.

LA T-SHIRT – A tutti i runner sarà consegnata la T-shirt HOKA®, un capo tecnico che avrà il compito di vestire i futuri allenamenti di emozioni, riportando alla memoria il traguardo sotto lo sguardo della Torre Pendente. Toni di verde via via più scuri dall’alto verso il basso seguono una linea morbida. Sul petto su uno sfondo di colore giallo è impresso il nome della gara riassunta nel disegno della Torre Pendente che viene raggiunta da un percorso stilizzato. La grafica della maglia, una pennellata di colore, è stata realizzata per richiamare la mostra dei Macchiaioli a Palazzo Blu. Come ogni anno 1063AD cerca di coniugare in città sport e cultura.

LA MEDAGLIA – Anche quest’anno le medaglie dei finisher sono prodotte dalla ditta PAZZAGLIA di Pisa, un valore aggiunto alla manifestazione. Il bozzetto, un unicum, è stato creato seguendo l'ispirazione data dalla mostra sui Macchiaioli. La medaglia effigia dei runners che corrono in una Piazza del Duomo rivisitata, con covoni di fieno e contadini al lavoro, scenario comune a molte opere in mostra a Palazzo Blu.

I PARTNERCetilar®. Rinnovata la partnership con il title sponsor PharmaNutra Spa, casa farmaceutica pisana titolare dei prodotti a marchio Cetilar®, insieme nel comune impegno di proiettare la Maratona di Pisa verso il raggiungimento di traguardi sportivi sempre più importanti. Significative le parole del Consigliere Delegato Carlo Volpi: “Presenziare al lancio ufficiale della nuova edizione della Cetilar® Maratona di Pisa, rappresenta un piacere personale, da amante dello sport e in particolare degli eventi di running. Con il brand Cetilar®, rivolto principalmente agli sportivi, PharmaNutra è al fianco di questo importante appuntamento ormai da diversi anni e lo fa con orgoglio e soddisfazione. La Cetilar® Maratona di Pisa è infatti un evento a cui siamo particolarmente affezionati, una manifestazione sportiva dai forti connotati sociali, che cresce edizione dopo edizione, dando sempre maggiore visibilità alla nostra splendida città”.

Hoka® Confermata la collaborazione con il partner tecnico HOKA®, brand leader nel mondo delle calzature da running su strada e trail, e Canadian®, azienda produttrice di capi multifunzionali che grazie a leggerezza, traspirazione, protezione, facilità di manutenzione e compattezza sono particolarmente indicati per viaggiare.

L’AOUP si è fatta parte attiva, concedendo gli spazi dello storico Cortile degli Spedalinghi per l’organizzazione dell’Expo e favorendo l’accesso alla 4 Miglia a tutti i dipendenti. Un piccolo ma significativo esempio di come porre in essere le politiche di Sport e Prevenzione.

SOLIDARIETA’ – A Pisa così come nelle città più importanti del mondo, Maratona da sempre fa sinonimo con solidarietà. Anche per il 2022 si fa in quattro l’impegno della società organizzatrice nei confronti dei più deboli. La solidarietà degli atleti che partecipano alla XXIII Cetilar® Maratona di Pisa può essere rivolta a diversi progetti quali Progetto Homeless, Rare Partners, Mondobimbi e Club Scherma di Ciolo.

Progetto Homeless - Varie persone senza dimora ospiti della struttura di “Progetto Homeless” di via Conte Fazio coadiuvati dagli operatori, saranno coinvolti nell’organizzazione della Cetilar® Maratona di Pisa. Dalle 6 del mattino fino alle 16 del pomeriggio di domenica, si alterneranno nel presidio intorno al perimetro della struttura di Progetto Homeless di via Conte Fazio: si occuperanno della sistemazione delle transenne, della gestione del traffico e daranno agli atleti indicazioni sul percorso.

Rare Partners – E’ una realtà no profit impegnata nel settore delle malattie rare. Run4Usher è il titolo del progetto che sostiene la ricerca per la Sindrome di Usher, una malattia genetica che causa sordità alla nascita, associata a retinite pigmentosa che progredisce fino a portare nella maggior parte dei casi alla completa cecità in pochi decenni di vita.
Mondobimbi - Sostiene in Madagascar il progetto a Tulear “Villaggio Scolastico AFAKA”. Afaka in lingua malgascia vuol dire libero. Siamo convinti che solo crescendo nella libertà si possa creare un mondo nuovo. L’associazione opera con adozioni a distanza e in loco con progetti di istruzione.

Club Scherma di Ciolo - Il Club Scherma Di Ciolo nasce e si struttura a Pisa grazie ad Antonio primo grande Maestro. Ha formato e avviato a successi olimpici e mondiali decine di atleti. Maratona di Pisa collabora e sostiene il progetto della scherma paralimpica.

ARTE E CULTURA - La Maratona di Pisa è da sempre sinonimo di sport e cultura, corsa e arte, nell’intento di fare della pratica sportiva una leva importante per promuovere e valorizzare il patrimonio culturale del territorio. È in quest’ottica che la Maratona di Pisa ha creato sul proprio sito un’apposita sezione per agevolare la prenotazione a Museo delle Antiche Navi di Pisa, Palazzo Blu, Museo di San Matteo, il sistema Museale d’Ateneo e tanti altri Beni Culturali.

ISCRIZIONI – Le iscrizioni sono aperte sul sito ufficiale. Chiusura iscrizioni giovedì 15 dicembre alle ore 12.00.

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