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Mercoledì, 19 Gennaio 2022 18:49

Anno 2020

fasanoÈ scomparso la sera del 18 gennaio il professor Giancarlo Fasano, a lungo docente di Letteratura francese all’Università di Pisa, in pensione dal 2005. Nato ad Asti il 9 gennaio 1932, il professor Fasano ha conseguito la laurea in Lettere presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo pisano e il diploma di licenza della Scuola Normale Superiore nel 1954.

Negli anni 1963-1965 ha ricoperto il ruolo di assistente ordinario di Lingua e Letteratura Francese presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Pisa poi, nel 1965, è stato traferito alla stessa cattedra della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Firenze e nel 1969 presso l’Università di Cagliari.

Nel 1972 il professor Fasano è stato nominato professore straordinario di Lingua e Letteratura Francese presso l’Istituto Universitario di Magistero di Catania, trasferendosi a Pisa nel 1973. Nel 1975 è stato nominato ordinario della stessa cattedra presso la facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Pisa.

Il professor Fasano è stato direttore del Dipartimento di Lingue e Letterature Romanze dal 1995 al 2002, di cui era stato in precedenza vicedirettore.

Nel 1985 è stato insignito dell’Ordine del Cherubino.

Per chi volesse portare un ultimo saluto al professore, da giovedì 20 gennaio alle 15.00 fino a venerdì 21 alla stessa ora, la salma sarà alla Pubblica Assistenza di Pisa in via Bargagna. Alle 15 di venerdì 21, sempre alla Pubblica Assistenza, si terrà una breve cerimonia di commemorazione.

Pubblichiamo qui di seguito un ricordo del professor Fasano scritto da Barbara Sommovigo, sua allieva e oggi professoressa di Letteratura francese all’Università di Pisa.


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Giancarlo Fasano ci ha lasciati la sera del 18 gennaio, qualche giorno dopo aver compiuto 90 anni.

Ha insegnato nella nostra università per tanti anni e molti tra noi lo hanno avuto come collega, amico e sicuramente ricordano il suo modo di essere. Sempre accogliente, cortese senza cerimonie, riservato ma non distaccato e sempre attento, molto attento, interessato, in ascolto. Con il sorriso appena accennato. O almeno questo fu quello che mi colpì maggiormente quando lo incontrai per la prima volta.

Frequentai due corsi con lui, scoprendo solo col tempo che i temi e gli argomenti che avevamo trattato a lezione erano quelli delle sue ricerche, delle sue riflessioni di studioso. Oggi diremmo che coniugava didattica e ricerca. Lo ha sempre fatto. Un corso sulla commedia del Seicento – o, per usare la definizione dello stesso Fasano, della forma-commedia (Persistenza e fluttuazioni della forma-commedia, 1994; Corneille critico delle sue commedie, 1965). L’altro corso era sulla poesia (Il silenzio e la parola, 1997; Larme, 1994; Per una storia dell'uso e della funzione dei titoli in poesia, 1989). Il testo al centro della riflessione: parole, sintassi e struttura venivano scandagliate, con cura. Il rigore delle sue analisi: l’insegnamento più prezioso.

Il suo modo di riflettere, di studiare non poteva prescindere dalla modalità, dal “come”. E così, per il progetto sulle concordanze dell’opera poetica di Ronsard, Fasano si rivolse all’Istituto di Linguistica computazionale di Pisa, fiducioso di poter trovare nelle nuove tecnologie (fu il primo ad avere un computer in Istituto, come si diceva all’epoca) e nella linguistica computazionale un valido e insostituibile aiuto per le sue ricerche. L’edizione elettronica delle opere complete di Ronsard è stata pubblicata nel 2002 (Nino Aragno editore). Allo stesso tempo, in Istituto, allestiva una stanza della ricerca dove laureandi e dottorandi avevano a disposizione computer e strumenti elettronici per poter lavorare ai loro progetti. Per l’epoca, una consapevolezza tanto rara quanto precoce di quale potente mezzo di ricerca fosse offerto dall'informatica.

Giancarlo Fasano riusciva a coniugare il suo lavoro di studioso e di docente con l’impegno nelle istituzioni, con l’impegno civile. Fu direttore del Dipartimento di Lingue e Letterature romanze tra il 1995 e il 2002. Fece parte di quel primo gruppo di persone che costituirono il CUN negli anni ’80.  Stava dentro l’istituzione, si adoperava per farla funzionare meglio, ne vedeva i limiti e se ne assumeva la responsabilità.

A Pisa era arrivato come allievo della Scuola Normale dove, nel 1954, si era laureato con Luigi Russo con una tesi intitolata Le idee di Giacomo Leopardi sull’arte. Dopo aver insegnato per qualche tempo nella scuola secondaria inizia la sua esperienza universitaria. Negli anni 1963-1965 ricopre il ruolo di Assistente ordinario di Lingua e Letteratura francese nel corso di laurea in Lingue e Letterature straniere presso la facoltà di Economia e Commercio dell’Ateneo pisano; nel 1965 è chiamato presso Università di Firenze, e dal 1969 presso quella di Cagliari. Nel 1972 è professore straordinario di Lingua e Letteratura francese presso l’Istituto Universitario di Magistero di Catania, e nel 1975 diventa professore ordinario di Letteratura francese presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Pisa, dove rimane fino alla fine della sua carriera universitaria.

Nel 2013, per la Revue Italienne d’études françaises, pubblica il suo ultimo contributo: la traduzione commentata delle Stances del Cid di Corneille.

Giancarlo Fasano non voleva essere considerato come un maestro, diceva che non ne aveva la vocazione. Rispetteremo la sua volontà. Certo è che la raffinatezza dei suoi studi, il rigore sul lavoro, l’impegno civile e istituzionale sono stati e resteranno punti di riferimento imprescindibili.

Grazie.

Barbara Sommovigo

 

L’Università di Pisa ha consegnato un premio di 1900 euro alla 4^ G del Parentucelli-Arzelà di Sarzana, cifra che sarà al destinata alle esercitazioni e alle attività laboratoriali dell’istituto. La classe è risultata vincitrice di un concorso di idee per l’organizzazione di una giornata di studio sulla sostenibilità agro-zootecnica che si è svolta a Pisa lo scorso 17 dicembre con il titolo “Sistemi agro-zootecnici sostenibili in zona montana”.

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La classe premiata durante la giornata di studio a Pisa


L’iniziativa rientra nei Piani di orientamento e tutorato (POT_10) dell’Università di Pisa riservati agli studenti e alle studentesse delle quarte e quinte ed ha coinvolto la professoressa Lucia Guidi come responsabile e il professore Marcello Mele direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali. All’evento ha partecipato anche il Prorettore alla Didattica, professore Marco Abate e il prorettore agli studenti, professore Rossano Massai.


“Queste attività finalizzate alla scelta del cammino post diploma – ha detto Lucia Guidi – e ad intraprendere rapporti con le scuole medie superiori importanti nella fase di orientamento della scelta del percorso universitario”
Oltre al Parentucelli-Arzelà, le altre scuole che hanno partecipato sono state il Santoni di Pisa, il “Carrara- Nottolini-Busdraghi” di Lucca e l’Anzilotti di Pescia (PT). Agli studenti in occasione del Convegno è stata consegnata anche una targa premio.

 

Mercoledì, 19 Gennaio 2022 10:05

Un corso ad uso interno sul software StreamYard

Nei giorni 10, 12 e 17 gennaio 2022 il Polo Multimediale del CIDIC ha organizzato un corso ad uso interno sul software StreamYard per effettuare le dirette streaming.

Tale iniziativa è venuta incontro alle esigenze dei Dipartimenti e Centri di Ateneo di rendersi autonomi nell’effettuazione degli eventi online e consentire al Polo Multimediale una più razionale risposta alle richieste di intervento.

Le tre lezioni, tenute da Antonella Ficini, hanno riguardato le funzionalità di regia di StreamYard, la preparazione e la gestione pratica di una diretta, le funzionalità di back-end. Le lezioni hanno avuto un riscontro molto positivo, con 48 partecipanti dell’Ateneo (ai quali sarà riconosciuta la partecipazione da parte dell’Ufficio Formazione) e 8 esterni. Le lezioni sono state videoregistrate e saranno messe presto a disposizione degli interessati.

Come ormai da tradizione, l'Orto e Museo Botanico dell'Università di Pisa ha bandito il concorso fotografico a tema botanico "Fi/oTO 2022".

Il bando è aperto a tutti e le proposte dovranno pervenire entro il 30 marzo 2022.

Il primo classificato riceverà come premio una copia della ‘Flora d’Italia’ di Sandro Pignatti (4 volumi), mentre le 12 fotografie (vincitrice inclusa) più votate, saranno utilizzate per il calendario 2023 dell’Orto e Museo Botanico di Pisa.

La presentazione di tutte le foto meritevoli e la contestuale premiazione della foto vincitrice, avverrà presso l’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa, nel pomeriggio di mercoledì 18 Maggio 2022.
A partire da quella data, sarà allestita una mostra temporanea, presso la struttura, che esporrà tutte le foto meritevoli.


Tutti i dettagli, il regolamento e le modalità di partecipazione alla pagina: https://www.ortomuseobot.sma.unipi.it/2022/01/concorsofito2022/

Come ormai da tradizione, l'Orto e Museo Botanico dell'Università di Pisa ha bandito il concorso fotografico a tema botanico "Fi/oTO 2022".

Il bando è aperto a tutti e le proposte dovranno pervenire entro il 30 marzo 2022.

Il primo classificato riceverà come premio una copia della ‘Flora d’Italia’ di Sandro Pignatti (4 volumi), mentre le 12 fotografie (vincitrice inclusa) più votate, saranno utilizzate per il calendario 2023 dell’Orto e Museo Botanico di Pisa.

La presentazione di tutte le foto meritevoli e la contestuale premiazione della foto vincitrice, avverrà presso l’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa, nel pomeriggio di mercoledì 18 Maggio 2022.
A partire da quella data, sarà allestita una mostra temporanea, presso la struttura, che esporrà tutte le foto meritevoli.


Tutti i dettagli, il regolamento e le modalità di partecipazione alla pagina: https://www.ortomuseobot.sma.unipi.it/2022/01/concorsofito2022/

 

Il prossimo giovedì 20 gennaio, alle 9.30, nell’Aula Magna di Palazzo Matteucci (in Piazza Torricelli 2), sede del Dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica dell’Università di Pisa, lo storico e filologo Luciano Canfora, professore all’Università di Bari “A. Moro” e all’Università di San Marino, sarà ospite di un incontro in cui presenterà il volume “Giorgio Pasquali, La commedia mitologica e i suoi precedenti nella letteratura greca” (Firenze 2021), insieme alla curatrice Anna di Giglio (Università di Foggia). Nel libro è pubblicata la tesi di laurea discussa il 27 giugno 1907 da Giorgio Pasquali, figura di rilievo della filologia in Italia.

Il programma prevede la partecipazione di vari membri del Dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica dell’Università di Pisa. Ai saluti istituzionali della direttrice del Dipartimento Roberta Ferrari, seguirà l’introduzione del professor Graziano Ranocchia. La discussione con Luciano Canfora e Anna di Giglio sarà presieduta dal professor Mauro Tulli. Conclude la presentazione Rosario Pintaudi (Biblioteca Medicea Laurenziana).

L’evento può essere seguito anche online, attraverso la piattaforma di Microsoft Teams, a questo link.

Martedì, 18 Gennaio 2022 10:16

Se il cancro usurpa le capacità embrionali

Il meccanismo biologico è lo stesso e, sebbene con valenze opposte, gioca un ruolo fondamentale nel caso della crescita dei feti nel grembo materno e dello sviluppo di alcuni tumori particolarmente aggressivi. La scoperta pubblicata su Medicinal Research Review, una delle prime riviste di farmacologia al mondo, arriva da una ricerca condotta da un team di neonatologi e di fisiologi composto da Luca Filippi (foto), Maurizio Cammalleri, Paola Bagnoli e Massimo Dal Monte per l’Università di Pisa e Alessandro Pini per l’Ateneo fiorentino.

 

luca filippi copy

Al centro di tutto c’è un particolare recettore adrenergico (il beta3) che viene attivato da bassi livelli di ossigeno per indurre processi di intensa vascolarizzazione. Questo meccanismo viene sfruttato da alcuni tumori per vascolarizzarsi e accrescersi, seguendo lo stesso meccanismo che originariamente era stato scoperto studiando una patologia tipica del neonato prematuro come la Retinopatia della Prematurità, tuttora la principale causa di cecità dei neonati prematuri. Lo studio di questo meccanismo, secondo gli autori della ricerca, apre dunque importanti filoni di cura sia in campo oncologico che neonatale.

“L’articolo pubblicato sul Medicinal Research Review è l’esito di un percorso che abbiamo seguito negli ultimi dieci anni, un vero e proprio viaggio con andata e ritorno, partito dallo studio della Retinopatia della Prematurità (e che continua, con un nuovo trial clinico finanziato dall'Azienda ospedaliero-universitaria pisana), esteso successivamente al cancro, ed ora di nuovo focalizzato su una interpretazione delle principali malattie del prematuro e sulle nuove prospettive di cura”, spiega il professore Luca Filippi del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Ateneo pisano, Direttore dell’Unità operativa di Neonatologia dell’Azienda Ospedaliero-universitaria pisana.

Decifrare il ruolo di questo particolare recettore che governa funzioni così disparate ma al tempo stesso così coordinate è stato il filo logico che ha guidato tutta la ricerca. L’idea di partenza è stata che il cancro utilizzi il recettore per sfruttare meccanismi biologici ben rodati e straordinariamente efficienti, originariamente previsti per tutt’altra finalità: quelli cioè di assicurare all’embrione e al feto la possibilità di porsi al centro dell’ospitante (la madre) e poter così crescere, promuovere la propria vascolarizzazione, farsi immuno-tollerare e rendersi chemioresistente all’interno dell’utero materno.

Il cancro, pertanto, si comporterebbe come un abile usurpatore ed imitatore di capacità originariamente embrionali. Quello stesso “trucco” che consente all’embrione di insediarsi al centro del grembo materno e imporre all’ospitante una serie di adattamenti biologici necessari alla sua crescita ed al suo benessere, viene purtroppo utilizzato dal cancro per mantenere la propria crescita all’interno di un involontario ospitante. La scoperta che il recettore adrenergico beta3 abbia un ruolo così utile al cancro in quanto capace di garantirgli potenzialità embrionali, da un lato apre la strada all’antagonismo di questo recettore come nuova opportunità terapeutica antitumorale, dall’altro suggerisce che questo recettore svolga invece un ruolo benefico e indispensabile durante la vita intrauterina. Da questa considerazione è nata così l’ipotesi che i neonati che nascono troppo prematuramente possano presentare una serie di patologie apparentemente diverse le une dalle altre, ma tutte almeno in parte ascrivibili alla privazione degli effetti benefici di questo recettore.

“La sfida che si apre allora adesso – aggiunge Luca Filippi - è quella di verificare se i neonati prematuri possano giovarsi di una stimolazione di questi recettori (come avverrebbe se i neonati avessero potuto rimanere nell’ambiente uterino) per prevenire alcune delle malattie tipiche del neonato prematuro”.

“La esplorazione di questa nuova ipotesi sta prendendo corpo grazie alla generosità di due persone, Jean-Luc e Cristina Baroni, – conclude Filippi - grazie ai quali è stato possibile acquistare una speciale incubatrice capace di garantire altissime concentrazioni di ossigeno per organizzare una serie di test volti a verificare se sia possibile, stimolando questo recettore, prevenire molte delle patologie del neonato prematuro. Infine, sento il dovere di ricordare che il decennale percorso di ricerca che ha portato alla presente pubblicazione ha coinvolto (e continuerà a coinvolgere), tra le altre, la Neonatologia dell'Ospedale Meyer, di Siena e della Clinica Mangiagalli di Milano, cui devo un sincero ringraziamento”.

Il meccanismo biologico è lo stesso e, sebbene con valenze opposte, gioca un ruolo fondamentale nel caso della crescita dei feti nel grembo materno e dello sviluppo di alcuni tumori particolarmente aggressivi. La scoperta pubblicata su Medicinal Research Review, una delle prime riviste di farmacologia al mondo, arriva da una ricerca condotta da un team di neonatologi e di fisiologi composto da Luca Filippi, Maurizio Cammalleri, Paola Bagnoli e Massimo Dal Monte per l’Università di Pisa e Alessandro Pini per l’Ateneo fiorentino.

 

Al centro di tutto c’è un particolare recettore adrenergico (il beta3) che viene attivato da bassi livelli di ossigeno per indurre processi di intensa vascolarizzazione. Questo meccanismo viene sfruttato da alcuni tumori per vascolarizzarsi e accrescersi, seguendo lo stesso meccanismo che originariamente era stato scoperto studiando una patologia tipica del neonato prematuro come la Retinopatia della Prematurità, tuttora la principale causa di cecità dei neonati prematuri. Lo studio di questo meccanismo, secondo gli autori della ricerca, apre dunque importanti filoni di cura sia in campo oncologico che neonatale.

 

“L’articolo pubblicato sul Medicinal Research Review è l’esito di un percorso che abbiamo seguito negli ultimi dieci anni, un vero e proprio viaggio con andata e ritorno, partito dallo studio della Retinopatia della Prematurità (e che continua, con un nuovo trial clinico finanziato dall'Azienda ospedaliero-universitaria pisana), esteso successivamente al cancro, ed ora di nuovo focalizzato su una interpretazione delle principali malattie del prematuro e sulle nuove prospettive di cura”, spiega il professore Luca Filippi del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Ateneo pisano, Direttore dell’Unità operativa di Neonatologia dell’Azienda Ospedaliero-universitaria pisana.

 

Decifrare il ruolo di questo particolare recettore che governa funzioni così disparate ma al tempo stesso così coordinate è stato il filo logico che ha guidato tutta la ricerca. L’idea di partenza è stata che il cancro utilizzi il recettore per sfruttare meccanismi biologici ben rodati e straordinariamente efficienti, originariamente previsti per tutt’altra finalità: quelli cioè di assicurare all’embrione e al feto la possibilità di porsi al centro dell’ospitante (la madre) e poter così crescere, promuovere la propria vascolarizzazione, farsi immuno-tollerare e rendersi chemioresistente all’interno dell’utero materno.

 

Il cancro, pertanto, si comporterebbe come un abile usurpatore ed imitatore di capacità originariamente embrionali. Quello stesso “trucco” che consente all’embrione di insediarsi al centro del grembo materno e imporre all’ospitante una serie di adattamenti biologici necessari alla sua crescita ed al suo benessere, viene purtroppo utilizzato dal cancro per mantenere la propria crescita all’interno di un involontario ospitante.

 

La scoperta che il recettore adrenergico beta3 abbia un ruolo così utile al cancro in quanto capace di garantirgli potenzialità embrionali, da un lato apre la strada all’antagonismo di questo recettore come nuova opportunità terapeutica antitumorale, dall’altro suggerisce che questo recettore svolga invece un ruolo benefico e indispensabile durante la vita intrauterina. Da questa considerazione è nata così l’ipotesi che i neonati che nascono troppo prematuramente possano presentare una serie di patologie apparentemente diverse le une dalle altre, ma tutte almeno in parte ascrivibili alla privazione degli effetti benefici di questo recettore.

 

“La sfida che si apre allora adesso – aggiunge Luca Filippi - è quella di verificare se i neonati prematuri possano giovarsi di una stimolazione di questi recettori (come avverrebbe se i neonati avessero potuto rimanere nell’ambiente uterino) per prevenire alcune delle malattie tipiche del neonato prematuro”.

 

“La esplorazione di questa nuova ipotesi sta prendendo corpo grazie alla generosità di due persone, Jean-Luc e Cristina Baroni, – conclude Filippi - grazie ai quali è stato possibile acquistare una speciale incubatrice capace di garantire altissime concentrazioni di ossigeno per organizzare una serie di test volti a verificare se sia possibile, stimolando questo recettore, prevenire molte delle patologie del neonato prematuro. Infine, sento il dovere di ricordare che il decennale percorso di ricerca che ha portato alla presente pubblicazione ha coinvolto (e continuerà a coinvolgere), tra le altre, la Neonatologia dell'Ospedale Meyer, di Siena e della Clinica Mangiagalli di Milano, cui devo un sincero ringraziamento”.

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