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L'Università di Pisa e il Comune di Lerici consolidano e sviluppano i rapporti di reciproca collaborazione attraverso la firma di una convenzione quadro che riguarda i principali temi di comune interesse, dall’ambiente all’urbanistica, dall’archeologia al turismo culturale e scientifico e, in generale, a tutti gli aspetti culturali che caratterizzano il territorio lericino nelle sue specificità ed eccellenza. L'accordo è stato presentato nella sede del comune ligure, alla presenza del presidente della Regione Giovanni Toti, del sindaco Leonardo Paoletti e del prorettore per i Rapporti con gli enti del territorio, Marco Gesi.

La convenzione, che avrà durata triennale, si riferisce in particolare allo svolgimento di attività formative sul territorio e alla valorizzazione del territorio, anche attraverso attività convegnistica, di studio e di promozione del patrimonio culturale della città di Lerici. Su queste tematiche, il Comune si impegna a favorire le attività di didattica, ricerca e formazione svolte dall’Università, anche attraverso l’attivazione di tirocini da svolgersi nelle proprie strutture e in quelle di enti controllati o partecipati e la messa a disposizione di spazi e personale per lo svolgimento di giornate di orientamento allo studio universitario organizzate dall’Ateneo pisano. Con successivi accordi attuativi saranno determinate le specifiche modalità per lo svolgimento di tali attività. L'accordo prevede infine l'individuazione di alcuni referenti, che per l’Università sono lo stesso prorettore Marco Gesi e il professor Daniele Dalli, docente del dipartimento di Economia e management, e per il Comune di Lerici il sindaco Leonardo Paoletti, la professoressa Nadia Olivero e il dottor Roberto Bagnoli.

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Tra i primi atti concreti della partnership ci potrebbe essere il master in "Management degli ecosistemi territoriali e marittimi", che ha per oggetto lo sviluppo del territorio e la preparazione di profili professionali che si occupino di valorizzarne le risorse, le "materie prime" fisiche e culturali, aiutando imprese e istituzioni a creare nuove iniziative e a migliorare quelle esistenti in ambito economico.

"Da accordi come quello con il Comune di Lerici - ha detto il professor Gesi - passa la nascita, anche a livello locale, di un’economia competitiva, dinamica e basata sulla conoscenza, la ricerca e l’innovazione. Elementi fondamentali per creare lavoro e coesione sociale che stanno alla base di una crescita sostenibile. Qui e altrove. L'Università di Pisa, oggi, si sta predisponendo a questo cambiamento di passo. Lo facciamo condividendo con i territori un metodo di lavoro, basato su un approccio multidisciplinare, le nostre eccellenze e, in prospettiva futura, la nostra conoscenza relativa a temi chiave come quelli dell’ambiente, dell’urbanistica, dell’archeologia, della storia, del turismo culturale e scientifico. Un modo per allargare sempre di più quella 'cittadinanza scientifica' che va di pari passo con il concetto di 'cittadinanza attiva', permettendo ai cittadini di affacciarsi in maniera consapevole e informata a scelte che li coinvolgeranno sempre di più su temi di carattere scientifico e tecnologico. Ringrazio a nome mio e dell’Università che rappresento, il sindaco e i rappresentanti del Comune di Lerici per la lungimiranza che hanno dimostrato nel voler intraprendere questo cammino".

Nella foto, da sinistra: Gesi, Toti, Olivero, Dalli e Paoletti.

Lunedì, 16 Dicembre 2019 12:36

Cosa è andato storto nella rete?

"La deriva della Tech Economy" è il titolo dell’incontro che si svolgerà martedì 17 dicembre alle 15 nella Sala Gerace del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa (Largo Bruno Pontecorvo, 3).
I pionieri della rivoluzione informatica e della rete immaginavano che essa avrebbe portato maggiore libertà e uguaglianza, eliminando le intermediazioni e i parassitismi. In parte ciò è avvenuto, ma qualcosa sembra essere andato storto, se oggi nella rete ci sono intermediari potenti e monopolistici in grado di condizionare gli individui e la società più che in passato.
Parleranno di questi scenari gli informatici: Stefano Quintarelli, uno dei pionieri di Internet in Italia, ex parlamentare che ha elaborato proposte di regolamentazione e autore del libro "Capitalismo immateriale"; Dino Pedreschi, studioso di Big Data e di fenomeni collegati alle reti sociali; Giuseppe Attardi, promotore del personal computing e della diffusione di Internet; Giorgio Gallo, ex presidente del corso di laurea in Scienza della pace. Le presentazioni saranno intercalate da registrazioni di interviste video degli economisti Shoshana Zuboff, autrice del libro "The Age of Surveillance Capitalism", e Gabriel Zucman, collaboratore della senatrice Elizabeth Warren.
L'incontro fa parte di "Informatica50", un programma di iniziative per celebrare il cinquantenario dell'istituzione a Pisa del primo corso di laurea in Scienze dell'Informazione in Italia.
Sarà possibile seguire gli interventi della giornata in streaming all'indirizzo: https://www.youtube.com/c/mediaeventiunipi/live.

Resilienze, accelerazioni e percezioni del cambiamento nell'area dell'Europa mediterranea sono i temi generali intorno ai quali il dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa ha costruito il proprio "progetto di eccellenza". Il dipartimento, infatti, è stato selezionato dal Ministero tra le 180 migliori sedi universitarie italiane, ottenendo un finanziamento di oltre 8 milioni di euro per il quinquennio 2018–2022.
Martedì 17 dicembre, dalle ore 10, la Gipsoteca di Arte Antica ospiterà la giornata di presentazione alla comunità universitaria e alla città intera del progetto di eccellenza, che ha come titolo "I doni della ricerca. Due anni di Progetto di Eccellenza. I tempi delle strutture. Resilienze, accelerazioni e percezioni del cambiamento nello spazio euro-mediterraneo". Dopo i saluti del prorettore vicario dell'Università, Carlo Petronio, dell'assessore alla Cultura del Comune di Pisa, Pierpaolo Magnani, e del direttore del dipartimento, Pierluigi Barrotta, interverranno i docenti responsabili delle quattro linee di ricerca del progetto: Giovanni Salmeri, per l'area antica, con un intervento sulle "Dinamiche di espansione e i processi di crescita negli Early States e negli imperi del mondo antico"; Giuseppe Petralia, per l'area medioevale, con una relazione intitolata "La costruzione del medioevo (secoli X-XII)"; Cinzia Maria Sicca, per l'area moderna, con un intervento sui "Tempi e concetti della modernizzazione"; Alberto Mario Banti, per l'area contemporanea, che affronterà il tema della "Comunicazione e propaganda in età contemporanea. Strutture, persistenze, ricezione".
I contributi saranno chiusi dal presidente della Commissione comunicazione, Federico Cantini, sulle attività in essere del dipartimento, presentando in particolare i video esplicativi sul progetto dell'Eccellenza a cura di Granducato TV e 50 Canale.
All'interno delle quattro linee di ricerca sono indagati specifici momenti e processi caratterizzati dalla compresenza dei due aspetti cardine del progetto, la resilienza e l'accelerazione, colti nelle diverse forme della loro relazione. Il progetto di ricerca impegna tutti i docenti del dipartimento, a cui si sono recentemente aggiunti, grazie al finanziamento del MIUR, professori e ricercatori di elevata qualificazione internazionale, suddivisi nelle diverse aree tematiche del dipartimento. In questo quadro la qualifica di dipartimento di eccellenza conferma il profilo internazionale della tradizione umanistica dell'Università di Pisa.
Per lo svolgimento del progetto, inoltre, sono stati erogati otto assegni di ricerca dalla durata biennale per promuovere giovani studiosi italiani e stranieri, che già possono presentare domanda per il secondo bando in scadenza a gennaio 2020.
Fino ad ora si sono tenute numerose giornate di studi, convegni e seminari relativamente alle quattro aree di ricerca. I risultati del progetto saranno via via pubblicati in una collana curata dalla casa editrice accademica Carocci di Roma.

Lunedì, 16 Dicembre 2019 11:58

Due secoli con Ivanhoe

 

È appena stato pubblicato dalla casa editrice Pisa University Press il volume "Due secoli con Ivanhoe. Atti della Giornata di Studio, Pisa 18 ottobre 2018", a cura della professoressa Domitilla Campanile dell'Università di Pisa.
Il libro contiene gli atti della giornata di studio organizzata dal Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, dedicata al romanzo Ivanhoe e al suo autore, Sir Walter Scott (Edimburgo, 15.08 1771 – Abbotsford House, 21.09 1832), a due secoli dalla pubblicazione.
Il lavoro si integra nel progetto di eccellenza del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa per il quinquennio 2018-2022: "I tempi delle strutture. Resilienze, accelerazioni e percezioni del cambiamento (nello spazio euro-mediterraneo)".

Pubblichiamo di seguito una breve nota di presentazione del volume della professoressa Campanile.

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Sfoglia la gallery con alcune delle immagini contenute nel volume:

 

A distanza di 200 anni dalla pubblicazione di Ivanhoe si è voluto dedicare una giornata allo studio dell’importanza di questo romanzo e del suo autore, Sir Walter Scott.

Con le sue opere Scott ha posto le basi per gli sviluppi più significativi del romanzo storico e ha creato opere in grado di suscitare appassionato interesse in ogni strato di lettori, libri ancora oggi, a distanza di secoli, riediti e letti con immenso piacere. Il fatto che alcuni tra i suoi romanzi siano ambientati in Inghilterra o in Scozia in età medievale e moderna non deve far ritenere limitata a questi periodi e Paesi la sua influenza, influenza che si estende ben oltre questo lasso di tempo, ed è lecito ritenere che le sue opere abbiano strutturato in modo sostanziale la narrazione del passato. In breve tempo i romanzi di Scott, infatti, hanno conquistato durevolmente i lettori, mentre la sua visione si è imposta sui detrattori sino a esercitare un ascendente più o meno diretto persino sulla scrittura accademica o sulla stessa ricostruzione storiografica e ha contribuito a suscitare vocazioni precoci in futuri eccellenti studiosi.

Il contributo interdisciplinare di colleghi di settori e di aree diverse: antichisti, medievisti e medievalisti, anglisti, italianisti, filologi germanici, studiosi di letterature comparate, di storia della filosofia, di cinema e di musica ha aiutato a comprendere il valore e l’influenza del romanzo Ivanhoe e i motivi della sua duratura fortuna. Nell’iniziativa sono stati coinvolti docenti dell'Ateneo pisano (Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, e Dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica) e di docenti dell'Università di Siena, dell'Università di Roma La Sapienza e dell’Università di Urbino.

Pisa, 13 dicembre 2019 -  Oggi viene posata la prima pietra di un investimento complessivo di circa 500 milioni che restituirà a Pisa e alla Toscana uno dei più grandi e avanzati poli ospedalieri europei.
A metà ottobre l’Aoup (Azienda Ospedaliera Universitaria pisana) – dopo una fase interlocutoria di attesa del pronunciamento del Tar e del Consiglio di Stato (conseguente ai ricorsi degli operatori economici esclusi dall’aggiudicazione dell’appalto dell’11 aprile 2018) - ha stipulato il contratto delle opere propedeutiche con il raggruppamento temporaneo di imprese vincitore dell’appalto: Inso Capogruppo, Consorzio Integra, mandante, attraverso le imprese assegnatarie: CMB Società Cooperativa di Carpi (MO) e CMSA Società Cooperativa di Montecatini Terme (PT), e Gemmo, mandante.

 

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Questa piantina fotografa dall’alto come sarà l’ospedale “Nuovo Santa Chiara”, una volta completato: in grigio e bianco i manufatti ancora da realizzare


Al termine di questi interventi preliminari, la cui durata è prevista in circa 6 mesi, verrà sottoscritto il contratto da 240 milioni di euro per le nuove costruzioni e di 130 milioni per la gestione e manutenzione. L’appalto prevede infatti, nell’arco temporale di circa 4 anni, la costruzione di edifici a uso sanitario e didattico e poi, per i successivi 9 anni, la gestione e manutenzione sia del patrimonio immobiliare di nuova edificazione sia di quello esistente nel presidio ospedaliero di Cisanello; la gestione e produzione del calore, la manutenzione di edifici e impianti, la logistica dei trasporti, comprese le attività di tutta la fase di start-up propedeutiche all’avviamento dell’intero complesso di Cisanello.

Il raggruppamento di imprese aggiudicatario dei lavori dovrà infatti attivare i nuovi edifici curando il trasferimento dei reparti sia dal presidio ospedaliero storico di Santa Chiara a Cisanello, sia all’interno dei vari padiglioni di Cisanello. Inoltre dovrà procedere all’acquisto e alla valorizzazione immobiliare del complesso monumentale del Santa Chiara, che sarà dismesso una volta realizzato il nuovo polo. Nel contratto è previsto il versamento, da parte del gruppo vincitore, di una caparra confirmatoria di 12,25 milioni per l’acquisto del Santa Chiara, di importo pari al 10% del valore stimato (circa 122,5 milioni di euro) in attesa della progettazione esecutiva dell’opera di riqualificazione urbanistica di tutto il complesso, che potrà essere acquistato a singoli lotti o in cordata con altri investitori, sempre nell’ambito della riconversione delineata nel progetto Chipperfield, vincitore nel 2007 del concorso di idee internazionale per la riqualificazione di tutta l’area a ridosso della Piazza dei Miracoli.

Il raggruppamento temporaneo di imprese che ha vinto l’appalto è composto da:
1) INSO Sistemi per le Infrastrutture Sociali S.p.A. (Capogruppo) - Via Giovanni del Pian dei Carpini 1 – Firenze
2) Consorzio INTEGRA Società Cooperativa (Mandante) - Via Marco Emilio Lepido 182/2 - Bologna. Imprese assegnatarie: CMB Società Cooperativa – Via Carlo Marx 101 Carpi (MO) e CMSA Società Cooperativa Via Ludovico Ariosto 3 Montecatini Terme (PT)
3) Gemmo S.P.A. (Mandante) - V.le dell'Industria 2 - Arcugnano (Vicenza)

Il progetto del nuovo ospedale ha subito variazioni negli ultimi anni, rispetto all’accordo di programma del 2005. Sono stati ripensati gli spazi in funzione della centralità del paziente, progettando un modello di ospedale a monoblocco orizzontale, con la concentrazione delle aree critiche (blocchi operatori e terapie intensive) su un unico piano, cercando di garantire percorsi di continuità e intensità di cure negli edifici adiacenti fra loro, in modo da ridurre al minimo gli spostamenti esterni dei pazienti e garantire la massima flessibilità e integrazione di professionisti, discipline e posti letto, che partiranno, una volta attivato l’intero complesso, da una base di 1100-1200 fino ad estendersi a 1600, in caso di particolari necessità, a seconda delle esigenze dell’area dell’emergenza o del comfort alberghiero.

Nuove costruzioni
La parte da edificare (manufatti in bianco e grigio nella piantina), denominata “secondo potenziamento”, sarà collegata al monoblocco esistente da un attraversamento, che accoglierà nuove degenze e blocco operatorio, con un unico grande ingresso, che avrà funzioni di orientamento-smistamento dei flussi fra utenza, personale sanitario e logistica. Una volta a regime, l’attività assistenziale verrà tutta concentrata in questa parte di nuova costruzione, collegata al Dea-Dipartimento emergenza-accettazione (edificio 31) e al monoblocco (rappresentato oggi dagli edifici 8, 9, 10, 30 e presto, con un ponte di collegamento, anche con il 13 e il 29) mentre i padiglioni dell’area vecchia di Cisanello (edifici 1,2,3,5) saranno destinati ad altre funzioni. Nelle previsioni c’è anche l’abbattimento dell’edificio 6, permettendo così la realizzazione del “Parco storico” nel sedime del vecchio sanatorio di Cisanello.
Verranno poi costruiti la piastra diagnostica, il centro prelievi, il palazzo direzionale con gli uffici amministrativi, gli stabili destinati a cucina-mensa, le centrali di energia, i magazzini e gli edifici universitari (polo didattico e scienze mediche di base).
Consistente anche la dotazione di aree a verde e alberate che si vanno ad aggiungere alla creazione di due parchi: uno nella parte vecchia, il “Parco storico” e uno nell’area golenale nella zona dei campi sportivi, il “Parco fluviale”. Il tutto per mitigare l’impatto ambientale del costruendo complesso ospedaliero.
In quest’area sarà realizzata anche una piazzola per l’atterraggio degli elicotteri che verrà utilizzata, in alternativa a quella posizionata sopra il tetto del Dea, per tutta la durata del cantiere, come evidenziato nel video allegato relativo allo svolgimento del cantiere in costruzione.


Accessi
Attualmente sono 6 i varchi attraverso i quali si entra in ospedale:
Ingresso 1 – Pronto soccorso: riservato a mezzi di soccorso e sanitari, mezzi autorizzati e pedoni (non sarà più praticabile non appena verrà installata la recinzione del cantiere);
Ingresso 2 – Piazza Nuovo Santa Chiara: riservato ai soli pedoni;
Ingresso 3 – Via Martin Lutero: riservato ai soli pedoni;
Ingresso 4 – Porta carraia Via Luzi: riservato a mezzi sanitari, autorizzati e pedoni;
Ingresso 5 – Porta carraia Morgue – riservato a mezzi sanitari e pompe funebri;
Ingresso 6 – Porta logistica via di Piaggia: riservata a mezzi, ditte, fornitori autorizzati e pedoni.


Mobilità e parcheggi
La mobilità interna ed esterna, già profondamente modificata in questi anni, una volta completato il nuovo ospedale verrà rivoluzionata perché all’interno circoleranno quasi esclusivamente mezzi elettrici. All’esterno prenderà progressivamente forma la grande area di sosta a più livelli, il cosiddetto ‘sigaro’ (parcheggio B), antistante e sottostante agli edifici nuovi, che si allungherà, per complessivi 1.600 posti, lungo tutta la superficie, dall’Edificio 10 all’attuale parcheggio A (ponte alle Bocchette). Anche quest’ultimo, che dispone di 1.400 posti, una volta completate le nuove costruzioni diventerà limitrofo all’ospedale, così come il parcheggio C San Biagio (450 posti). All’interno del perimetro ospedaliero sarà invece disponibile un’area di sosta (D) riservata ai mezzi di soccorso, sanitari, aziendali e delle ditte che hanno servizi appaltati. Ci saranno inoltre 50 posti riservati ai portatori di handicap e un centinaio per le ammissioni/dimissioni ospedaliere. Tutte queste aree di sosta saranno servite, come già avviene ora, dalle varie linee di bus navetta che fanno la spola dai parcheggi alle fermate vicine ai vari padiglioni sanitari. Inoltre verrà completato un sistema di videosorveglianza h24 collegato alla sala operativa della vigilanza mentre sono già stati installati i cancelli di recinzione ad apertura automatica. Saranno previsti sistemi di rilevazione dei flussi di accesso con display informativi alle sbarre e alle pensiline dei bus sulla disponibilità di posti auto e sugli orari delle linee urbane. Spazio anche alla mobilità alternativa con rastrelliere coperte per bici e motocicli. Si calcola che, una volta a regime, il nuovo ospedale ospiterà un flusso quotidiano di circa 15mila persone (fra pazienti, visitatori, dipendenti, studenti e docenti, fornitori, etc…). Si tratta di un’operazione di importanza strategica enorme per la collettività e per il servizio sanitario regionale perché consentirà, da un lato, di riqualificare una delle aree di maggiore pregio storico della città (Santa Chiara), dall’altro di eliminare definitivamente la frammentazione dei reparti ospedalieri su due presidi e di concentrare tutto il nocciolo dell’area assistenziale, didattica e della ricerca in un moderno monoblocco ispirato agli standard di qualità, sicurezza e risparmio energetico fra i più avanzati in Europa.

Oggi, con la posa della prima pietra, si dà il via a uno dei cantieri più importanti in Italia e una delle più grandi trasformazioni urbanistiche per Pisa, visto che si sposteranno contestualmente ospedale e università, dopo secoli di ubicazione nel centro storico della città. Dopo un lungo e complesso lavoro condiviso - che ha impegnato negli ultimi anni insieme all’AOUP, Comune, Regione, Università di Pisa, Agenzia regionale per il diritto allo studio universitario, Sovrintendenza, Provincia, USL territoriale, ARPAT, Ufficio fiumi e fossi, Comune di San Giuliano Terme, ANAC e altri enti – con la realizzazione del Nuovo ospedale Santa Chiara si aggiunge un altro tassello strategico nel programma di rinnovamento degli ospedali della Toscana (edm).

È uscito in libreria il volume "L’epoca dell’individualismo affettivo. Come cambiano le dinamiche di coppia” (Edizioni ETS) di Rita Biancheri, professoressa associata di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Pisa.
Il volume offre una panoramica esauriente dei principali cambiamenti nei sentimenti e nei legami amorosi, nella nuova cornice, dai confini incerti, della parità tra i generi, restituendo la ricchezza delle diverse letture attraverso un’analisi critica dei contributi più significativi della sociologia contemporanea.

Qui di seguito pubblichiamo l’introduzione al volume a firma della professoressa Rita Biancheri.

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cover biancheri 19 vertCos’è la coppia al giorno d’oggi? Siamo ancora condizionati dal mito del possibile incontro con la propria anima gemella, per cui ricerchiamo affannosamente questa completezza in un incontrollato desiderio di fusione, oppure viviamo da intimi estranei in una relazione “a tempo”, nel disincanto affettivo per non perdere la nostra libertà?

Un’ambivalenza disabilitante che oscilla tra completa dedizione e disimpegno emotivo, tra ricerca di autenticità e solitudine, oscurando la nostra capacità di riflessività nel costruire una possibile e duratura unione a due. Il volume intende esplorare quali sono stati i principali fattori che hanno contribuito ai cambiamenti nelle famiglie, ma soprattutto nelle dinamiche di coppia. In particolare, l’istruzione e l’inserimento delle donne nel mercato occupazionale rappresentano il punto di svolta del passaggio dalla famiglia tradizionale, con la divisione dei ruoli tra i generi, a quella a doppio reddito, dove il tema della conciliazione dei tempi di vita diventa centrale sia per la condivisione del lavoro di cura nella sfera privata sia per l’ambito pubblico, dai servizi di welfare all’organizzazione del lavoro produttivo nelle aziende.

Residui del passato e nuove realtà coesistono tuttora senza escludersi e si incrociano continuamente l’un con l’altro nelle diverse esperienze esistenziali e nella costruzione delle identità. La pluralità degli approcci, il contributo della letteratura diventano importanti contaminazioni a favore di una conoscenza più approfondita delle interazioni che avvengono all’interno delle mura domestiche. Comprendere le origini di molti comportamenti individuali, anche in tema di affettività, nello spazio più ampio della cornice sociale, può essere significativo per la lettura degli esiti di relazioni conflittuali che possono portare anche alla violenza.

Nell’epoca dell’individualismo affettivo, così definito da Stone, scompaiono i matrimoni di convenienza e la libertà di scegliere diventa l’elemento fondante di una ritrovata intimità dei sentimenti, ma questo ha implicato una maggiore instabilità dell’istituzione familiare, rendendo l’amore un luogo di disincanto e l’incontro un’illusione, se non ne ripensiamo, come ci invitano a fare gli Autori e le Autrici a cui abbiamo fatto riferimento nel testo, le modalità per una ritrovata intesa. Un’ambivalenza che oscilla tra dedizione completa e disimpegno, tra ricerca di autenticità e insicurezza ontologica oscurando la nostra capacità di riflessività nel costruire un possibile e duraturo rapporto di coppia.

Ci troviamo, quindi, di fronte ad una realtà polimorfa e complessa su cui insistono valori, aspettative, abitudini che richiedono una revisione delle categorie con cui finora si sono analizzati i legami nella sfera privata. Se troppo spesso la retorica sulla famiglia ha confuso la pratica con la sua rappresentazione, oggi ci dobbiamo misurare con nuovi modi di stare insieme e con forme diverse che vanno dalla reciproca condivisione al freddo distacco. Qui le differenze diventano più sottili e imprendibili, allora come possiamo interpretare non riduttivamente le diverse tensioni fra l’amore romantico totalizzante e il desiderio di libertà e autonomia così presente in ciascuno di noi?

Fuori dai vincoli istituzionali e dalla tradizione regolatrice per cui in ogni relazione siamo presenti e assenti particolarmente negli affari sentimentali, luoghi per eccellenza evanescenti e solo all’apparenza non soggetti ad alcun determinismo, se intendiamo quindi affrontare questo territorio incerto e sfuggente, dobbiamo tenere presenti le numerose difficoltà fra cui quella di non cadere in sterili contrapposizioni con il passato.

Nelle condizioni di ambivalenza e di vuoto della modernità, l’incertezza sempre di più occupa un posto significativo e non è soltanto la precarietà economica e lavorativa a condizionarla, bensì è l’insoddisfazione sentimentale ad attribuire il maggior senso di infelicità al nostro essere nel mondo.

In epoca di relazioni più paritarie e simmetriche i diversi percorsi possono risultare più difficili da comporre, far emergere aspetti di disagio e inquietudine è senz’altro utile per comprendere i contorni incerti e sfumati degli attuali processi.

Con simili obiettivi ho proposto un itinerario che non intende affatto gettare nello sconforto le giovani generazioni, tutt’altro, la volontà è proprio quella di proporre una riflessione critica attraverso la quale costruire in maniera consapevole la propria esistenza; fuori dai condizionamenti mediatici, dai modelli virtuali e consumistici a cui abbiamo lasciato la parola. È proprio su un territorio così rilevante che non dobbiamo permetterci di non sentire voci autorevoli. L’articolazione dei diversi capitoli, infatti, propone una risposta calda all’epoca dell’individualismo affettivo attraverso l’impegno e il riconoscimento dell’altro/a, in una dialettica costruttiva e paritaria a favore di una complicità positiva. Solo partendo dalla democratizzazione della coppia, dall’eliminazione dei detriti della storia sulla gerarchia tra i sessi potremmo eliminare la sabbia dagli ingranaggi di un motore che, perpetuando le discriminazioni, contribuisce ad una delle più gravi violazione dei diritti umani, quella della violenza sulle donne.

Rita Biancheri

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