Elezione suppletiva nel Senato Accademico - 26 e 27 novembre: i risultati
Avviso di fabbisogno: "Traduzione quesiti database CISIA"
Avviso di fabbisogno: "Indagini di laboratorio (classificazione taglio grande) - Società Cooperativa Lagorosso"
Avviso di fabbisogno: “Supporto alla ricerca per la realizzazione di fotografie delle architetture Olivetti ad Ivrea”
Avviso di fabbisogno interno: Coordinamento e realizzazione della decima edizione del giornalino divulgativo “Matematica, il giornalino degli OpenDays”
Ateneo in lutto per la scomparsa del professor Berardo Cori
Sabato 12 ottobre è venuto a mancare il professor Berardo Cori, a lungo docente di Geografia alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa. Nato a Iglesias (Cagliari) nel 1938, nel 1973 è stato nominato professore straordinario di Geografia nell’Ateneo pisano, diventando ordinario nel 1976 e insegnando fino al 2010, anno del pensionamento. Dal 1983 al 1986 è stato direttore dell’Istituto di Scienze geografiche e nel 1990 è stato insignito dell’Ordine del Cherubino.
Pubblichiamo qui di seguito un ricordo del professore a firma dei suoi colleghi rappresentanti della disciplina nell’Ateneo pisano.
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Berardo Cori è stato uno dei punti di riferimento della geografia non solo a livello nazionale ma anche internazionale. È stato un maestro per diverse generazioni di ricercatori che hanno studiato geografia a Pisa e in altre sedi universitarie.
Formatosi nella facoltà di Scienze politiche dell’Ateneo pisano e assistente di Geografia economica a Pisa dal 1965, è diventato ordinario giovanissimo, a Padova, nel 1972 e dal 1973 a Pisa, dove ha lavorato per tutta la sua carriera, insegnando Geografia economico-politica e Geografia 2, un esame rivolto a coloro che desideravano specializzarsi e laurearsi nelle materie geografiche. Le sue lezioni erano pacate, chiarissime, sempre molto acute e soprattutto aggiornate. Perché Berardo Cori era un docente che leggeva tantissimo, non solo i lavori dei suoi allievi e allieve o delle persone con cui collaborava, ma anche i libri che gli venivano mandati, le diverse riviste italiane di riferimento, alcuni journals stranieri, a testimonianza di un’apertura internazionale non così diffusa in quegli anni.
Berardo Cori conosceva molto bene i diversi approcci della geografia ed era capace di dare consigli e orientare percorsi di ricerca molto differenziati; è stato infatti per tanti anni il coordinatore di uno dei primi dottorati in geografia in Italia, quello in “Geografia urbana e regionale”, istituito nel 1981, in cui erano consorziate, oltre a quella di Pisa, l’Università di Torino, l’Università di Genova e l’Università di Firenze, a cui si è aggiunta l’Università di Trento, sedi dove operavano altri qualificati esponenti della geografia italiana. Per molti è stato un privilegio frequentare un dottorato che aveva già a quei tempi un’offerta didattica molto solida e dove era possibile condividere direttamente le idee di ricerca con i principali rappresentanti della disciplina. In questo dottorato si sono formate diverse generazioni di geografi che oggi occupano posizioni di rilievo nel sistema accademico italiano e tutti ricordano Berardo con molto affetto e stima, come testimoniato dai tanti messaggi pervenuti in questi giorni da parte degli ex-dottorandi.
Era una persona riservata ma aperta alle relazioni, in grado di comunicare e scrivere facilmente in inglese e francese e di intervenire su una varietà di argomenti, qualità che i suoi allievi e allieve hanno sempre invidiato. Molto apprezzato dal punto di vista scientifico, come dimostrano i diversi riconoscimenti ottenuti in Italia (socio d’onore della Società Geografica Italiana) e gli inviti a intervenire in consessi internazionali, ma allo stesso tempo coinvolto in compiti istituzionali (presidente dell’Associazione dei Geografi Italiani dal 1984 al 1987) e nella promozione delle attività scientifiche e editoriali nazionali (è stato direttore della Rivista Geografica Italiana), Berardo Cori era pronto al confronto anche vivace e non sempre “allineato” con i collaboratori più giovani, sempre sulla base di relazioni di stima reciproca e di incoraggiamento a perseguire nuove frontiere di ricerca.
Le sue qualità scientifiche e la sua capacità di coordinamento di gruppi di ricerca erano riconosciute da tutti. Tra le numerose attività, si ricorda la collaborazione al progetto sul ruolo delle piccole medie imprese e dei distretti industriali della Fondazione Agnelli alla fine degli anni ’70, a cui hanno partecipato economisti, storici, sociologi, oltre ai geografi, da cui sono nate le riflessioni sul modello di sviluppo della Terza Italia. È stato inoltre uno dei primi geografi italiani a essere coinvolto negli anni ’80 a livello internazionale nella Commissione IGU (International Geographical Union) sui National Settlement Systems, che gli ha permesso di collaborare con i rappresentanti della geografia urbana più affermati a livello mondiale e con i nuovi indirizzi epistemologici ed empirici della disciplina. Molto importanti anche i diversi progetti nazionali (progetti MIUR ex art. 40 corrispondenti agli attuali Prin) e internazionali sul Global Change, sul cambiamento urbano e la pressione antropica nel Mediterraneo, che di fatto hanno anticipato i tempi proponendo riflessioni su problematiche che stanno diventando sempre più rilevanti nel dibattito scientifico e politico attuale.
Sicuramente Berardo Cori ha lasciato un’impronta importante nella scuola geografica italiana e pisana soprattutto per la sua poliedrica preparazione e la diversità di contesti in cui si esprimevano le sue competenze: dai congressi internazionali alle escursioni geografiche con i suoi studenti, dai seminari ai laureandi alla lettura attenta delle carte topografiche, dai commenti precisi agli articoli dei collaboratori ai progetti nazionali e interdisciplinari. Non è stato facile né lo sarà in futuro trasmettere e portare avanti la sua eredità intellettuale, didattica e umana.
Michela Lazzeroni, Enrica Lemmi, Paolo Macchia, Riccardo Mazzanti, Giovanni Pasta, Sergio Pinna, Paola Zamperlin.
Diventare genitori tra sfide e risorse: un convegno alla Scuola Medica
Venerdì 18 ottobre, alle ore 8.30, presso l'Aula Magna della Scuola Medica, in via Roma 55, avrà luogo il convegno internazionale "Diventare genitori tra sfide e risorse", organizzato dalla dottoressa Martina Smorti del Dipartimento di Patologia Chirurgica Medica Molecolare e dell'Area Critica. Il convegno si propone di affrontare i nodi cruciali legati al diventare genitore e vuole approfondire, con l’aiuto di importanti esperti nazionali e internazionali, le condizioni che in situazioni di normalità e di difficoltà segnano il passaggio della coppia alla formazione di una nuova famiglia. Particolare rilievo sarà dato alle nuove sfide che si presentano alle giovani coppie, come esempio l’infertilità o la gravidanza in seguito alla patologia oncologica.
Nel corso della mattina Lucia Carli (Università Milano Bicocca) illustrerà come nasce in una coppia il desiderio di un figlio, Martina Smorti (Università di Pisa) e Franco Baldoni (Università di Bologna) parleranno dei cambiamenti psicologici che affrontano i futuri genitori e Lynne Murray (Università di Reading, UK) approfondirà i fattori di rischio della relazione col figlio per lo sviluppo del bambino. Il pomeriggio invece si approfondiranno le situazioni che possono rendere più problematico il diventare genitori. Francesca Agostini (Università di Bologna) e Lucia Bonassi (ASST Bergamo est) illustreranno il percorso della genitorialità in seguito alla diagnosi di infertilità e in seguito alla patologia oncologica, Peter Cooper (Università di Reading, UK) affronterà il ruolo che la depressione materna ha sullo sviluppo del bambino e Chiara Ionio (Università di Milano Cattolica) tratterà le difficoltà nella costruzione della relazione col bambino nei casi di nascita prematura. La partecipazione al convegno è gratuita e l’evento è aperto alla cittadinanza, ma è necessaria la prenotazione scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
COMUNICATO E INVITO STAMPA: Laurea honoris causa a Pisa per David Sutherland, il maggior esperto mondiale di trapianto di pancreas
L'Università di Pisa conferirà la laurea magistrale honoris causa in Biologia Applicata alla Biomedicina a David E.R. Sutherland, il maggior esperto al mondo in materia di trapianto di pancreas. La cerimonia si svolgerà giovedì 17 ottobre, alle ore 18.30 nell’Aula Magna Nuova della Sapienza, in apertura della prima Consensus Conference sui trapianti di pancreas che vedrà per tre giorni, dal 17 al 19, Pisa capitale mondiale del settore, con i principali esperti riuniti per definire le line guida internazionali per l’applicazione di questa importante opzione terapeutica. Le condizioni di salute del professor Sutherland non gli consentiranno di essere presente di persona. Al saluto introduttivo del rettore Paolo Mancarella seguiranno la lettura delle Motivazioni da parte del professor Alberto Castelli, direttore del dipartimento di Biologia, e la Laudatio tenuta dal professor Rainer Gruessner, del SUNY Downstate di New York. Dopo il conferimento della laurea magistrale honoris causa, la Laudatio sarà tenuta per conto del professor Sutherland dal suo allievo Raja Kandaswamy, che attualmente dirige il programma di trapianto di pancreas dell’Università di Minneapolis, mentre il professor David E.R. Sutherland sarà in collegamento via teleconferenza.
Nato a Minneapolis nel 1940, David E.R. Sutherland ha creduto più di chiunque altro nelle potenzialità terapeutiche del trapianto di pancreas. Con un lavoro durato oltre quarant'anni il professor Sutherland non solo ha dimostrato che il trapianto di pancreas è fattibile ma che è anzi associato a enormi benefici per i pazienti diabetici più gravi. L’inizio di questo percorso non è stato facile e in quella fase Sutherland è stato spesso considerato un visionario. Poi, quando i suoi studi hanno chiarito il ruolo del trapianto di pancreas, è stato valutato come un genio.
L’azione di Sutherland, incessante, appassionata, e competente si è tradotta nell’esecuzione di oltre 2.300 trapianti di pancreas. Si tratta dell’attività più numerosa al mondo. A ciò si è aggiunta una altrettanto prolifica attività scientifica testimoniata dalla pubblicazione, quasi esclusivamente sul trapianto di pancreas e sul funzionamento delle beta-cellule pancreatiche (le cellule che producono insulina), di oltre 1.000 articoli scientifici con “revisione tra pari” che hanno ottenuto più di 32.000 citazioni generando un H-indice di 88. Si tratta di parametri bibliometrici incredibilmente alti per un chirurgo.
In questa incredibile attività scientifica David Sutherland ha affrontato a 360 gradi le problematiche dei trapianti di pancreas e, senza limitarsi agli aspetti tecnici, ha approfondito tutti i temi più rilevanti per la realizzazione con successo del trapianto quali la biologia delle beta-cellule pancreatiche, i meccanismi patogenetici del diabete, le terapie antirigetto, le profilassi microbiologiche e virologiche. David Sutherland è stato inoltre mentore e tutore di generazioni di chirurghi e medici che hanno voluto dedicarsi al trapianto di pancreas, un'azione che ha reso possibile il diffondersi del trapianto di pancreas in tutto il mondo. Nel corso della carriera il professor Sutherland ha ricevuto ogni tipo di onoreficenza, incluso il premio Medawar nel 2012, il più alto riconoscimento scientifico in ambito trapiantologico, ed ha ricoperto le più alte cariche di responsabilità nel settore dei trapianti. Se i risultati clinici e scientifici di David Sutherland sono tanto elevati da essere probabilmente irripetibili, non meno positivo è il suo profilo personale. Nella Laudatio per il premio Medawar, il collega Hans Sollinger ha dichiarato di “non aver mai conosciuto essere umano migliore di Sutherland”. Chi conosce David Sutherland sa che questa affermazione è assolutamente vera.
Concerto inaugurale della IX stagione dell’Orchestra di Ateneo
Al via la IX stagione dell’Orchestra dell’Università di Pisa con il concerto inaugurale che si terrà martedì 22 ottobre alla 21,15 al Teatro Verdi di Pisa (Via Palestro, 40). Gli oltre sessanta musicisti diretti dal Maestro Manfred Giampietro eseguiranno Sinfonia n. 1 in do minore op. 68 di Johannes Brahms. L’ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, i biglietti possono essere ritirati da mercoledì 16 ottobre allo sportello informazioni del Teatro Verdi dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00.
Ateneo in lutto per la scomparsa del professor Berardo Cori
Sabato 12 ottobre è venuto a mancare il professor Berardo Cori, a lungo docente di Geografia alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa. Nato a Iglesias (Cagliari) nel 1938, nel 1973 è stato nominato professore straordinario di Geografia nell’Ateneo pisano, diventando ordinario nel 1976 e insegnando fino al 2010, anno del pensionamento. Dal 1983 al 1986 è stato direttore dell’Istituto di Scienze geografiche e nel 1990 è stato insignito dell’Ordine del Cherubino.
Pubblichiamo qui di seguito un ricordo del professore a firma dei suoi colleghi rappresentanti della disciplina nell’Ateneo pisano.
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Berardo Cori è stato uno dei punti di riferimento della geografia non solo a livello nazionale ma anche internazionale. È stato un maestro per diverse generazioni di ricercatori che hanno studiato geografia a Pisa e in altre sedi universitarie.
Formatosi nella facoltà di Scienze politiche dell’Ateneo pisano e assistente di Geografia economica a Pisa dal 1965, è diventato ordinario giovanissimo, a Padova, nel 1972 e dal 1973 a Pisa, dove ha lavorato per tutta la sua carriera, insegnando Geografia economico-politica e Geografia 2, un esame rivolto a coloro che desideravano specializzarsi e laurearsi nelle materie geografiche. Le sue lezioni erano pacate, chiarissime, sempre molto acute e soprattutto aggiornate. Perché Berardo Cori era un docente che leggeva tantissimo, non solo i lavori dei suoi allievi e allieve o delle persone con cui collaborava, ma anche i libri che gli venivano mandati, le diverse riviste italiane di riferimento, alcuni journals stranieri, a testimonianza di un’apertura internazionale non così diffusa in quegli anni.
Berardo Cori conosceva molto bene i diversi approcci della geografia ed era capace di dare consigli e orientare percorsi di ricerca molto differenziati; è stato infatti per tanti anni il coordinatore di uno dei primi dottorati in geografia in Italia, quello in “Geografia urbana e regionale”, istituito nel 1981, in cui erano consorziate, oltre a quella di Pisa, l’Università di Torino, l’Università di Genova e l’Università di Firenze, a cui si è aggiunta l’Università di Trento, sedi dove operavano altri qualificati esponenti della geografia italiana. Per molti è stato un privilegio frequentare un dottorato che aveva già a quei tempi un’offerta didattica molto solida e dove era possibile condividere direttamente le idee di ricerca con i principali rappresentanti della disciplina. In questo dottorato si sono formate diverse generazioni di geografi che oggi occupano posizioni di rilievo nel sistema accademico italiano e tutti ricordano Berardo con molto affetto e stima, come testimoniato dai tanti messaggi pervenuti in questi giorni da parte degli ex-dottorandi.
Era una persona riservata ma aperta alle relazioni, in grado di comunicare e scrivere facilmente in inglese e francese e di intervenire su una varietà di argomenti, qualità che i suoi allievi e allieve hanno sempre invidiato. Molto apprezzato dal punto di vista scientifico, come dimostrano i diversi riconoscimenti ottenuti in Italia (socio d’onore della Società Geografica Italiana) e gli inviti a intervenire in consessi internazionali, ma allo stesso tempo coinvolto in compiti istituzionali (presidente dell’Associazione dei Geografi Italiani dal 1984 al 1987) e nella promozione delle attività scientifiche e editoriali nazionali (è stato direttore della Rivista Geografica Italiana), Berardo Cori era pronto al confronto anche vivace e non sempre “allineato” con i collaboratori più giovani, sempre sulla base di relazioni di stima reciproca e di incoraggiamento a perseguire nuove frontiere di ricerca.
Le sue qualità scientifiche e la sua capacità di coordinamento di gruppi di ricerca erano riconosciute da tutti. Tra le numerose attività, si ricorda la collaborazione al progetto sul ruolo delle piccole medie imprese e dei distretti industriali della Fondazione Agnelli alla fine degli anni ’70, a cui hanno partecipato economisti, storici, sociologi, oltre ai geografi, da cui sono nate le riflessioni sul modello di sviluppo della Terza Italia. È stato inoltre uno dei primi geografi italiani a essere coinvolto negli anni ’80 a livello internazionale nella Commissione IGU (International Geographical Union) sui National Settlement Systems, che gli ha permesso di collaborare con i rappresentanti della geografia urbana più affermati a livello mondiale e con i nuovi indirizzi epistemologici ed empirici della disciplina. Molto importanti anche i diversi progetti nazionali (progetti MIUR ex art. 40 corrispondenti agli attuali Prin) e internazionali sul Global Change, sul cambiamento urbano e la pressione antropica nel Mediterraneo, che di fatto hanno anticipato i tempi proponendo riflessioni su problematiche che stanno diventando sempre più rilevanti nel dibattito scientifico e politico attuale.
Sicuramente Berardo Cori ha lasciato un’impronta importante nella scuola geografica italiana e pisana soprattutto per la sua poliedrica preparazione e la diversità di contesti in cui si esprimevano le sue competenze: dai congressi internazionali alle escursioni geografiche con i suoi studenti, dai seminari ai laureandi alla lettura attenta delle carte topografiche, dai commenti precisi agli articoli dei collaboratori ai progetti nazionali e interdisciplinari. Non è stato facile né lo sarà in futuro trasmettere e portare avanti la sua eredità intellettuale, didattica e umana.
Michela Lazzeroni, Enrica Lemmi, Paolo Macchia, Riccardo Mazzanti, Giovanni Pasta, Sergio Pinna, Paola Zamperlin.