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Sono in crescita i dati occupazionali dei laureati dell'Università di Pisa che emergono dal XX Rapporto AlmaLaurea sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati, che è stato presentato lunedì 11 giugno a Torino. Il tasso di occupazione dei laureati triennali pisani a un anno dal titolo sale infatti al 71%, un punto in più dello scorso anno e tre in più rispetto a quello precedente; mentre il tasso di occupazione dei laureati magistrali biennali aumenta dal 74 al 78% a un anno dalla laurea e dall'86 all'88,3% a cinque anni dalla laurea.

Più in generale, l'indagine AlmaLaurea, che ha coinvolto 6.927 laureati del 2018 (3.829 di primo livello, 2.223 magistrali biennali e 834 a ciclo unico), conferma e migliora molti dei tradizionali punti di forza. L’Ateneo pisano si dimostra più attrattivo di circa 5 punti percentuali rispetto alla media degli altri atenei della Toscana, potendo contare su un terzo dei laureati (33,2%) che proviene da fuori della Toscana, quota che sale quasi al 44% per quanto riguarda i magistrali biennali. I laureati pisani sono inoltre più bravi dei colleghi, con un miglior voto medio di laurea, anche se più lenti, con una minore percentuale di studenti che riescono ad acquisire il titolo di laurea entro gli anni di corso.
Sostanzialmente in linea con i dati toscani, i laureati dell'Ateneo pisano si dichiarano soddisfatti dell’esperienza universitaria e del rapporto costruito con i docenti, con una percentuale che tocca rispettivamente l’85% e l'83%.

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L’indagine sulla condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 12.572 laureati dell'Università di Pisa. I dati si sono concentrati sull’analisi delle performance dei laureati triennali e magistrali biennali usciti nel 2016 e contattati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati magistrali biennali usciti nel 2012 e coinvolti dopo cinque anni. La retribuzione media dei laureati pisani, di 1.080 euro mensili netti, è superiore a quanto guadagnano in media i colleghi della Toscana (1.051 euro), così come superiore è la percentuale di chi ha un lavoro da dipendente a tempo indeterminato (il 22,7 contro il 18,9%)
Il tasso di occupazione sale al 78% per i laureati magistrali biennali, un dato migliore rispetto a quello toscano (76,4%) e italiano (73,9%). Più alta è anche la retribuzione media, che per i pisani è di 1.258 euro mensili netti, contro i 1.161 euro della Toscana e i 1.153 euro su base nazionale.
A cinque anni dal conseguimento del titolo, l’88,3% dei laureati magistrali biennali è occupato, il 58% dei quali è assunto con contratto a tempo indeterminato. Sul piano delle retribuzioni, l'Università di Pisa si conferma come un ottimo investimento, registrando una media di guadagno netto mensile di 1.498 euro, contro i 1.415 euro della Toscana e i 1.428 euro dell'Italia.

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La scheda completa con il Rapporto 2018 sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati dell'Università di Pisa è disponibile sul sito del Job Placement, all'indirizzo: goo.gl/d72fzg

“Sapere che i nostri studenti si laureano meglio, trovano più facilmente lavoro e guadagnano di più della media nazionale e di quella toscana, con dati anche migliori rispetto al passato, non è poca cosa - commenta il rettore Paolo Mancarella - Un riconoscimento oggettivo del nostro lavoro che punta sulla qualità e perciò offre più possibilità ai nostri giovani. Alcuni aspetti sono ancora da migliorare e ci stiamo dando da fare per questo. Ringrazio tutti coloro che con il loro quotidiano impegno rendono possibili questi risultati – e conclude - ci sono giorni come questo che mi rendono orgoglioso di essere alla guida di un Ateneo che conferma, coi fatti, il suo antico prestigio”.

Sono in crescita i dati occupazionali dei laureati dell'Università di Pisa che emergono dal XX Rapporto AlmaLaurea sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati, che è stato presentato lunedì 11 giugno a Torino. Il tasso di occupazione dei laureati triennali pisani a un anno dal titolo sale infatti al 71%, un punto in più dello scorso anno e tre in più rispetto a quello precedente; mentre il tasso di occupazione dei laureati magistrali biennali aumenta dal 74 al 78% a un anno dalla laurea e dall'86 all'88,3% a cinque anni dalla laurea.
Più in generale, l'indagine AlmaLaurea, che ha coinvolto 6.927 laureati del 2018 (3.829 di primo livello, 2.223 magistrali biennali e 834 a ciclo unico), conferma e migliora molti dei tradizionali punti di forza. L’Ateneo pisano si dimostra più attrattivo di circa 5 punti percentuali rispetto alla media degli altri atenei della Toscana, potendo contare su un terzo dei laureati (33,2%) che proviene da fuori della Toscana, quota che sale quasi al 44% per quanto riguarda i magistrali biennali. I laureati pisani sono inoltre più bravi dei colleghi, con un miglior voto medio di laurea, anche se più lenti, con una minore percentuale di studenti che riescono ad acquisire il titolo di laurea entro gli anni di corso.
Sostanzialmente in linea con i dati toscani, i laureati dell'Ateneo pisano si dichiarano soddisfatti dell’esperienza universitaria e del rapporto costruito con i docenti, con una percentuale che tocca rispettivamente l’85% e l'83%.
L’indagine sulla condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 12.572 laureati dell'Università di Pisa. I dati si sono concentrati sull’analisi delle performance dei laureati triennali e magistrali biennali usciti nel 2016 e contattati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati magistrali biennali usciti nel 2012 e coinvolti dopo cinque anni.
La retribuzione media dei laureati pisani, di 1.080 euro mensili netti, è superiore a quanto guadagnano in media i colleghi della Toscana (1.051 euro), così come superiore è la percentuale di chi ha un lavoro da dipendente a tempo indeterminato (il 22,7 contro il 18,9%)
Il tasso di occupazione sale al 78% per i laureati magistrali biennali, un dato migliore rispetto a quello toscano (76,4%) e italiano (73,9%). Più alta è anche la retribuzione media, che per i pisani è di 1.258 euro mensili netti, contro i 1.161 euro della Toscana e i 1.153 euro su base nazionale.
A cinque anni dal conseguimento del titolo, l’88,3% dei laureati magistrali biennali è occupato, il 58% dei quali è assunto con contratto a tempo indeterminato. Sul piano delle retribuzioni, l'Università di Pisa si conferma come un ottimo investimento, registrando una media di guadagno netto mensile di 1.498 euro, contro i 1.415 euro della Toscana e i 1.428 euro dell'Italia.
La scheda completa con il Rapporto 2018 sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati dell'Università di Pisa è disponibile sul sito del Job Placement, all'indirizzo: goo.gl/d72fzg
“Sapere che i nostri studenti si laureano meglio, trovano più facilmente lavoro e guadagnano di più della media nazionale e di quella toscana, con dati anche migliori rispetto al passato, non è poca cosa - commenta il rettore Paolo Mancarella - Un riconoscimento oggettivo del nostro lavoro che punta sulla qualità e perciò offre più possibilità ai nostri giovani. Alcuni aspetti sono ancora da migliorare e ci stiamo dando da fare per questo. Ringrazio tutti coloro che con il loro quotidiano impegno rendono possibili questi risultati – e conclude - ci sono giorni come questo che mi rendono orgoglioso di essere alla guida di un Ateneo che conferma, coi fatti, il suo antico prestigio”.

Il 7 giugno scorso nelle sale del Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi, si è svolta la premiazione dei bambinie delle bambine che hanno partecipato al concorso di disegno “Pescatori di immagini e di emozioni”, evento connesso alla mostra “Robert Doisneau. Pescatore d’immagini” che chiuderà il 17 giugno.

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I lavori dei bambini in mostra

Al concorso hanno partecipato gli alunni delle scuole di Pisa e i bambini che hanno visitato la mostra insieme alle loro famiglie realizzando un disegno su un’apposita pagina del libretto “Pescatori di immagini e di emozioni”, progettato per i piccoli visitatori da ViDi-visit different, società organizzatrice della mostra.

I 68 disegni pervenuti al museo sono stati allestiti in una mostra che ha fatto da sfondo alla cerimonia di premiazione delle opere ritenute più meritevoli alla presenza dei piccoli artisti, dei genitori e degli insegnanti. I cinque bambini vincitori hanno dai 6 ai 10 anni e frequentano tre istituti cittadini, la Scuola Primaria “F. Baracca”, l’Istituto Paritario Arcivescovile Santa Caterina e la Scuola Primaria “S. de Sanctis”.

Il 7 giugno scorso nelle sale del Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi, si è svolta la premiazione dei bambinie delle bambine che hanno partecipato al concorso di disegno “Pescatori di immagini e di emozioni”, evento connesso alla mostra “Robert Doisneau. Pescatore d’immagini” che chiuderà il 17 giugno.
Al concorso hanno partecipato gli alunni delle scuole di Pisa e i bambini che hanno visitato la mostra insieme alle loro famiglie realizzando un disegno su un’apposita pagina del libretto “Pescatori di immagini e di emozioni”, progettato per i piccoli visitatori da ViDi-visit different, società organizzatrice della mostra.
I 68 disegni pervenuti al museo sono stati allestiti in una mostra che ha fatto da sfondo alla cerimonia di premiazione delle opere ritenute più meritevoli alla presenza dei piccoli artisti, dei genitori e degli insegnanti. I cinque bambini vincitori hanno dai 6 ai 10 anni e frequentano tre istituti cittadini, la Scuola Primaria “F. Baracca”, l’Istituto Paritario Arcivescovile Santa Caterina e Scuola Primaria “S. de Sanctis”.

Il Centro Piaggio dell’Università di Pisa ha vinto il Premio Innovazione a SMAU Bologna R2B 2018 grazie a UBORA, il progetto di ricerca finalizzato a sviluppare una piattaforma per la coprogettazione di dispositivi biomedicali, che possano innovare il settore, abbassare i costi e – elemento di grande importanza – con un approccio che rispetti il contesto territoriale e sociale entro il quale si opera.
Il Premio Innovazione valorizza l’esperienza di imprese, enti di ricerca, università e Pubbliche Amministrazioni che hanno realizzato un progetto di trasformazione digitale diventando un modello d’innovazione. I settori di riferimento sono agrifood, industria 4.0, commercio e turismo, smart communities, sanità, mentre l’approccio innovativo trasversale riguarda l'open innovation.
Sviluppata in partnership con ABEC, African Biomedical Engineering Consortium, consorzio di sedici università di ingegneria biomedica in Africa, finanziata nell’ambito del programma europeo Horizon 2020 per la ricerca, UBORA è una piattaforma che promuove un approccio open source e collaborativo tra le diverse competenze disponibili nei centri universitari, negli enti ospedalieri e nell’industria.
La piattaforma favorisce la coprogettazione e lo sviluppo di dispositivi biomedicali ma anche nuove modalità di apprendimento e di insegnamento (la modalità si chiama CDIO conceived-design-implement-operate): nel 2017 è stata lanciata la sfida sul tema della riduzione della mortalità infantile, rivolta a studenti e team di lavoro, nel 2018 il tema è l’invecchiamento in salute.
Carmelo De Maria, ricercatore del Centro Piaggio, ha partecipato a Bologna allo SMAU Live show, dedicato alla “Rivoluzione digitale per la salute”, condotto da Antonio Perdichizzi, di Italia Startup. Nel corso dei Live Show i vincitori del Premio Innovazione si confrontano con start up, player dell’ICT, con enti e strutture del territorio: ne esce uno “stato dell’arte” su uno specifico tema, con opportunità, criticità, prospettive. “La nostra esperienza di cooperazione internazionale sui dispositivi biomedicali è iniziata qualche anno fa, con un approccio open source e collaborando con centri europei e africani”, racconta Carmelo De Maria “Abbiamo verificato che c’è molto spazio per una innovazione dal basso che consenta di garantire sicurezza e abbattimento dei costi nell’ambito sanitario”.
La presenza del Centro Piaggio dell’Università di Pisa a SMAU Bologna R2B ha rappresentato un’opportunità per valorizzare UBORA e raggiungere ricercatori ed enti interessati a collaborare e condividere esperienze, conoscenze, metodologie attraverso la piattaforma.

Il Centro Piaggio dell’Università di Pisa ha vinto il Premio Innovazione a SMAU Bologna R2B 2018 grazie a UBORA, il progetto di ricerca finalizzato a sviluppare una piattaforma per la coprogettazione di dispositivi biomedicali, che possano innovare il settore, abbassare i costi e – elemento di grande importanza – con un approccio che rispetti il contesto territoriale e sociale entro il quale si opera.

Il Premio Innovazione valorizza l’esperienza di imprese, enti di ricerca, università e Pubbliche Amministrazioni che hanno realizzato un progetto di trasformazione digitale diventando un modello d’innovazione. I settori di riferimento sono Agrifood, Industria 4.0, Commercio e Turismo, Smart Communities, Sanità, mentre l’approccio innovativo trasversale riguarda l'Open Innovation.

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Nella foto: Carmelo De Maria al centro, tra Antonio Perdichizzi di Italia Start Up (a sinistra) e Pierantonio Macola, Presidente di SMAU.
 
Sviluppata in partnership con ABEC, African Biomedical Engineering Consortium, consorzio di sedici università di ingegneria biomedica in Africa, finanziata nell’ambito del programma europeo Horizon 2020 per la ricerca, UBORA è una piattaforma che promuove un approccio open source e collaborativo tra le diverse competenze disponibili nei centri universitari, negli enti ospedalieri e nell’industria. La piattaforma favorisce la coprogettazione e lo sviluppo di dispositivi biomedicali ma anche nuove modalità di apprendimento, e di insegnamento (la modalità si chiama CDIO conceived-design-implement-operate): nel 2017 è stata lanciata la sfida sul tema della riduzione della mortalità infantile, rivolta a studenti e team di lavoro, nel 2018 il tema è l’invecchiamento in salute.

Carmelo De Maria, ricercatore al Centro Piaggio e al Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa, ha partecipato a Bologna allo SMAU Live show, dedicato alla “Rivoluzione digitale per la salute”, condotto da Antonio Perdichizzi, di Italia Startup. Nel corso dei Live Show i vincitori del Premio Innovazione si confrontano con start up, player dell’ICT, con enti e strutture del territorio: ne esce uno “stato dell’arte” su uno specifico tema, con opportunità, criticità, prospettive. “La nostra esperienza di cooperazione internazionale sui dispositivi biomedicali è iniziata qualche anno fa, con un approccio open source e collaborando con centri europei e africani”, racconta Carmelo De Maria “Abbiamo verificato che c’è molto spazio per una innovazione dal basso che consenta di garantire sicurezza e abbattimento dei costi nell’ambito sanitario”.

La presenza del Centro Piaggio dell’Università di Pisa a SMAU Bologna R2B ha rappresentato un’opportunità per valorizzare UBORA e raggiungere ricercatori ed enti interessati a collaborare e condividere esperienze, conoscenze, metodologie attraverso la piattaforma.

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Trasformare le vecchie ‘rotonde’ stradali in moderne rotatorie più efficienti e sicure, dove il traffico scorre in modo più fluido, con tempi di ingresso inferiori, file più corte e meno incidenti. Un obiettivo però non sempre raggiungibile senza interventi complessi ed onerosi, almeno sino ad oggi. Dall’Università di Pisa arriva infatti una nuova metodologia capace di ridurre tempi e costi dei lavori rispetto agli approcci attuali. Lo studio condotto dal Antonio Pratelli e Paolo Sechi del dipartimento di Ingegneria civile e industriale in collaborazione con Reginald R. Souleyrette della University of Kentucky è stato pubblicato sulla rivista internazionale “Traffic & Transportation” e documenta due casi di reale applicazione in Toscana.
“Abbiamo messo a punto una nuova procedura di conversione delle vecchie rotonde stradali in incroci a rotatoria moderna – spiega il professore Pratelli – la nostra proposta risulta più economica e rapida grazie all’utilizzo di un modello accoppiato dinamico-analitico, i test che abbiamo realizzato su due casi reali, uno a Sesto Fiorentino e l’altro a Lucca, confermano la superiorità della nostra soluzione rispetto ad altri approcci esistenti”.
Secondo gli ingegneri dell’Ateneo pisano ad esempio è possibile ammodernare le vecchie rotatorie senza cambiare troppo l’impianto originario assicurando comunque gran parte dei vantaggi delle rotatorie moderne. Come è accaduto nel caso di Lucca, dove la trasformazione della rotonda posta fuori Porta Santa Maria realizzata nel 2010 si è giocata su una riduzione del diametro dell’isola centrale da 78 a 55 metri. Questo ha consentito un allargamento della carreggiata, sia dell’anello centrale che nelle zone di confluenza, con la possibilità di ricavare 80 nuovi parcheggi che di fatto hanno ripagato l’intervento. Contemporaneamente anche la circolazione è migliorata e le code sono passate da più di 180 metri a 12 e i tempi di attesa da oltre un minuto a pochi secondi.
“Le moderne rotatorie sono state introdotte nel Regno Unito negli anni ’60 e si sono diffuse negli anni ’90 rispetto alle vecchie rotonde la differenza è che la precedenza spetta ai veicoli che transitano nell’anello - sottolinea Pratesi - In Italia come negli Stati Uniti esistono oggi molte rotonde stradali, cioè di vecchia generazione, che se convertite permetterebbero di conseguire importanti miglioramenti sia sul piano della sicurezza che su quello dell’efficienza della circolazione. I risultati della nostra ricerca sono un contributo in questo senso che mettono a disposizione uno strumento nuovo tanto per l’impiego tecnico, quanto per scopi di studio”.

 

Trasformare le vecchie ‘rotonde’ stradali in moderne rotatorie più efficienti e sicure, dove il traffico scorre in modo più fluido, con tempi di ingresso inferiori, file più corte e meno incidenti. Un obiettivo però non sempre raggiungibile senza interventi complessi ed onerosi, almeno sino ad oggi. Dall’Università di Pisa arriva infatti una nuova metodologia capace di ridurre tempi e costi dei lavori rispetto agli approcci attuali. Lo studio condotto dal Antonio Pratelli e Paolo Sechi del dipartimento di Ingegneria civile e industriale in collaborazione con Reginald R. Souleyrette della University of Kentucky è stato pubblicato sulla rivista internazionale “Traffic & Transportation” e documenta due casi di reale applicazione in Toscana.

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“Abbiamo messo a punto una nuova procedura di conversione delle vecchie rotonde stradali in incroci a rotatoria moderna – spiega il professore Pratelli – la nostra proposta risulta più economica e rapida grazie all’utilizzo di un modello accoppiato dinamico-analitico, i test che abbiamo realizzato su due casi reali, uno a Sesto Fiorentino e l’altro a Lucca, confermano la superiorità della nostra soluzione rispetto ad altri approcci esistenti”.

Secondo gli ingegneri dell’Ateneo pisano ad esempio è possibile ammodernare le vecchie rotatorie senza cambiare troppo l’impianto originario assicurando comunque gran parte dei vantaggi delle rotatorie moderne. Come è accaduto nel caso di Lucca, dove la trasformazione della rotonda posta fuori Porta Santa Maria realizzata nel 2010 si è giocata su una riduzione del diametro dell’isola centrale da 78 a 55 metri. Questo ha consentito un allargamento della carreggiata, sia dell’anello centrale che nelle zone di confluenza, con la possibilità di ricavare 80 nuovi parcheggi che di fatto hanno ripagato l’intervento. Contemporaneamente anche la circolazione è migliorata e le code sono passate da più di 180 metri a 12 e i tempi di attesa da oltre un minuto a pochi secondi.

 

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Da sinistra, Antonio Pratelli, Paolo Sechi e Reginald R. Souleyrette

Le moderne rotatorie sono state introdotte nel Regno Unito negli anni ’60 e si sono diffuse negli anni ’90 rispetto alle vecchie rotonde la differenza è che la precedenza spetta ai veicoli che transitano nell’anello - sottolinea Pratesi - In Italia come negli Stati Uniti esistono oggi molte rotonde stradali, cioè di vecchia generazione, che se convertite permetterebbero di conseguire importanti miglioramenti sia sul piano della sicurezza che su quello dell’efficienza della circolazione. I risultati della nostra ricerca sono un contributo in questo senso che mettono a disposizione uno strumento nuovo tanto per l’impiego tecnico, quanto per scopi di studio”.

 

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