Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi
Comunicati stampa

pacinotti1È stato inaugurato il nuovo allestimento della Sala Pacinotti del Museo degli Strumenti per il Calcolo, organizzato dal Sistema Museale di Ateneo e dalla Fondazione Galileo Galilei con la collaborazione del dipartimento di Fisica. L'esposizione, rinnovata nei contenuti e nella grafica, presenta due sezioni: una dedicata alla fisica sperimentale del Settecento, l'altra alla vita e all'opera scientifica di Antonio Pacinotti.
Proponiamo di seguito una sintesi dell'intervento tenuto dal dottor Claudio Luperini, curatore dell'esposizione, in occasione della presentazione del nuovo allestimento.

----------------------------------------------------------------

pacinotti2

Durante il XVIII secolo un vasto pubblico fu attirato verso la scienza, in particolare grazie alle dimostrazioni pubbliche di meccanica, di pneumatica, di elettricità, di idraulica e di astronomia, che venivano proposte dai conferenzieri, dalle Accademie, dalle Società scientifiche e dalle Università. Tutto ciò fu reso possibile anche dalla disponibilità di strumentazione scientifica presente sul mercato, per lo più di produzione inglese.
Seguaci della dottrina di Newton, John Keill, William Whiston, James Hodgson, Francis Hauksbee furono tra i primi a curare lezioni di fisica sperimentale in Inghilterra agli inizi del Settecento. Di John Theophilus Desaguliers, Willem Jacob 's Gravesande, Pieter van Musschenbroek e Jean-Antoine Nollet le opere che incisero di più sulla diffusione di questo sperimentalismo "Newtoniano" in Europa.
In Italia fu determinante lo scritto di Francesco Algarotti, «Newtonianismo per le dame» (1739), per l'affermazione delle idee di Newton che agli inizi del secolo avevano incontrato diverse critiche.
Verso la metà del Settecento all'Università di Pisa si sentì la necessità di inserire nel corso di studi la fisica e in particolare la fisica sperimentale: nel 1748 fu istituita la cattedra di Fisica Sperimentale con relativo Gabinetto. Il professore che fu incaricato di ricoprire questa cattedra fu Carlo Alfonso Guadagni, medico e già da qualche anno conferenziere scientifico a Firenze, che a Pisa portò i suoi strumenti di fisica per poter iniziare il corso universitario.

pacinotti3La sezione pacinottiana presenta tutti i prototipi ideati e realizzati dal grande scienziato, compresa la famosa macchinetta e gli apparecchi a trazione elettromagnetica. L'eredità Pacinotti, presente quasi per intero nel Fondo Pacinotti (prototipi, archivio e biblioteca), caratterizza per la sua unicità e rilevanza storico scientifica tutta la collezione degli strumenti scientifici antichi dell'Università di Pisa. Come per la sezione riguardante il Settecento anche qui 11 poster, didascalie e fogli di sala ci accompagnano attraverso l'esposizione.

Claudio Luperini
curatore dell'esposizione

----------------------------------------------------------------

Foto nella Homepage:
Due telescopi a riflessione del Settecento.

Foto in questa pagina, dall'alto:
1) Il tubo di Newton e, in secondo piano, la macchina per fare il vuoto costruita da Jan Musschenbroek nel 1697.
2) La sezione dedicata all'elettricità.
3) 4 dei 22 poster presenti in Sala Pacinotti.

Venerdì 19 dicembre, alle 15.30, sarà inaugurato il nuovo allestimento della Sala Pacinotti del Museo degli Strumenti per il Calcolo, in via Bonanno Pisano 2/B, organizzato dal Sistema Museale di Ateneo e dalla Fondazione Galileo Galilei con la collaborazione del dipartimento di Fisica.
L'esposizione, rinnovata nei contenuti e nella grafica, presenta due sezioni: una dedicata alla fisica sperimentale del Settecento, dominata dalla figura di Carlo Alfonso Guadagni, il primo professore di Fisica sperimentale all'Università di Pisa; l'altra alla vita e all'opera scientifica di Antonio Pacinotti. 18 strumenti di fisica e di astronomia del '700, come il «Banco per lo studio delle forze centrifughe» o il «Telescopio a riflessione di Wright», insieme a 15 prototipi ideati e realizzati da Pacinotti, fra cui la famosa "Macchinetta", costituiscono il filo conduttore di questa rinnovata sala espositiva.

gruppo ricercaLa storia che stiamo per raccontare inizia con uno studio geologico/mineralogico delle miniere delle Alpi Apuane, un progetto avviato tre anni fa da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze della terra dell'Università di Pisa, di cui fanno parte Massimo D'Orazio, Riccardo Petrini, Roberto Giannecchini, Cristian Biagioni e Simone Vezzoni. A un certo punto, le loro analisi evidenziano una presenza significativa di tallio - un metallo molto tossico che in passato era utilizzato per confezionare topicidi e insetticidi - nella rete idrica di una piccola frazione di quasi mille anime, Valdicastello Carducci, situata nel Comune di Pietrasanta, in Versilia. Gli studiosi segnalano tempestivamente la grave anomalia alle autorità responsabili e da lì si innesca, salendo via via di livello, una vicenda di tutt'altro tipo, con un'emergenza ambientale che riguarda la stessa sicurezza degli abitanti, coinvolgendo cittadini, amministratori e politici, e con un caso mediatico che attira l'interesse dei mass media di ambito locale e ben presto regionale e nazionale.
"Noi ricercatori - commenta il professor D'Orazio, ora che la fase più acuta dell'emergenza sembra superata - siamo diventati improvvisamente punto di riferimento per un'intera comunità, ricoprendo un ruolo che non ci appartiene, ma confermando nello stesso tempo che le università possono svolgere un'importante funzione sociale, in stretta relazione con il territorio di riferimento e a difesa dei cittadini. Il nostro studio, che è ancora in corso di svolgimento, dimostra che un approccio scientifico multidisciplinare può rappresentare uno strumento essenziale per una corretta pianificazione nella gestione delle risorse, con implicazioni dirette e rilevanti sulla qualità della nostra vita quotidiana".
pietra1Riavvolgiamo il nastro e torniamo all'inizio della nostra storia, agli studi mineralogici condotti sulle Alpi Apuane. Essi, oltre a produrre diverse pubblicazioni su riviste internazionali, hanno consentito di individuare una serie di minerali accessori dei depositi a barite-pirite-ossidi di ferro contenenti tallio, un elemento relativamente raro che difficilmente forma in natura minerali propri e concentrazioni a scala geologica. Sono così stati descritti tre minerali di tallio nuovi al mondo - boscardinite, protochabournéite e arsiccioite - e le evidenze dell'esistenza dei fusi a solfuri di più bassa temperatura sino a oggi osservati in natura.
L'eccezionalità di queste scoperte è stata ulteriormente evidenziata tramite analisi geochimiche che hanno mostrato elevati contenuti in tallio nella pirite che forma parte consistente dei corpi minerari. Presenze fino a oltre 1100 milligrammi per chilogrammo di tallio sono stati misurati in una fascia mineralizzata che corre da Valdicastello Carducci fino a Fornovolasco.
Riconosciuta l'importanza di queste mineralizzazioni e il loro potenziale impatto ambientale, data l'elevata tossicità del tallio, i ricercatori pisani hanno iniziato una serie di studi per valutare il potenziale rilascio di metalli pesanti nell'ambiente, attraverso lo studio dei drenaggi minerari nel bacino del torrente Baccatoio, a monte dell'abitato di Valdicastello. In tal modo è stato osservato che il tallio passa dalla matrice solida alla fase acquosa attraverso una complessa serie di reazioni. In aggiunta, le ricerche hanno dimostrato come il destino del tallio, a differenza degli altri metalli e metalloidi, non risenta in maniera significativa dei processi naturali di rimozione dalla fase acquosa connessi a fenomeni di precipitazione, presentando anzi un comportamento "conservativo" che consente all'elemento di persistere disciolto e disperdersi nell'ambiente attraverso le acque.
pietra2Le caratteristiche idrogeologiche del bacino, sede dell'area contaminata, consentono dunque un'elevata interazione fra la circolazione idrica sotterranea e le mineralizzazioni a pirite. Gli studiosi hanno così evidenziato la presenza, in aggiunta a numerose sorgenti con acque di buona qualità, di altre con percentuali variabili di tallio, anche in misura superiore al consentito. Da qui nasce la segnalazione agli enti preposti dello scorso settembre, da cui è derivata l'emergenza tallio a Valdicastello Carducci: un caso che resta aperto e che richiama la necessità di ulteriori e più approfondite indagini scientifiche.

laura marcucciLaura Elisa Marcucci, ricercatrice di Fisica nucleare e subnucleare dell'Università di Pisa, è stata recentemente nominata Fellow della American Physical Society. Il prestigioso riconoscimento le è stato assegnato per i suoi studi di fisica nucleare teorica applicata all'astrofisica.

Lucchese, classe 1971, sposata e con due figlie di 10 e 13 anni, Laura Elisa Marcucci si è laureata con lode in Fisica all'Università di Pisa nel 1995, ha quindi proseguito gli studi di dottorato negli Stati Uniti presso la Old Dominion University di Norfolk e il Jefferson Laboratory di Newport News, dove ha anche ricevuto nel 2000 il premio "Luise-Meyer Schutzmeister" dalla "Association for Women in Science (AWIS) Educational Foundation", quale migliore dottoranda in fisica per quell'anno.

Sempre nel 2000 è rientrata in Italia, all'Università di Pisa, con un assegno di ricerca. Dal 2002 è ricercatrice presso l'Ateneo pisano, impegno a cui aggiunge dal 2013 la docenza al corso di "Nuclear Astrophysics" presso il "Gran Sasso Science Institute - Center of Advanced Studies" dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), a L'Aquila.

Ne hanno parlato:
Il Tirreno - Pisa
Il Tirreno - Lucca
Tirreno.it
PianetaUniversitario.it
PisaInformaFlash.it
GoNews.it
ControCampus.it
StampToscana.it

Laura Elisa Marcucci, ricercatrice di Fisica nucleare e subnucleare dell'Università di Pisa, è stata recentemente nominata Fellow della American Physical Society. Il prestigioso riconoscimento le è stato assegnato per i suoi studi di fisica nucleare teorica applicata all'astrofisica. Lucchese, classe 1971, sposata e con due figlie di 10 e 13 anni, Laura Elisa Marcucci si è laureata con lode in Fisica all'Università di Pisa nel 1995, ha quindi proseguito gli studi di dottorato negli Stati Uniti presso la Old Dominion University di Norfolk e il Jefferson Laboratory di Newport News, dove ha anche ricevuto nel 2000 il premio "Luise-Meyer Schutzmeister" dalla "Association for Women in Science (AWIS) Educational Foundation", quale migliore dottoranda in fisica per quell'anno. Sempre nel 2000 è rientrata in Italia, all'Università di Pisa, con un assegno di ricerca. Dal 2002 è ricercatrice presso l'Ateneo pisano, impegno a cui aggiunge dal 2013 la docenza al corso di "Nuclear Astrophysics" presso il "Gran Sasso Science Institute - Center of Advanced Studies" dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), a L'Aquila.

L'associazione Sinistra Universitaria ha realizzato due pubblicazioni:
- "Controcorrente", giornalino di attualità politico-economica
- "I tuoi diritti in sede d'esame", un opuscolo informativo sui diritti degli studenti in sede d'esame.

La distribuzione delle due pubblicazioni avverrà a fine dicembre.

Info

Marta Capano
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

cug homeProgrammare interventi che vadano a incidere sull'organizzazione del lavoro nell'università, sulle carriere e sulla definizione dell'organigramma dell'Ateneo: sono questi i punti principali del Piano di Azione positive dell'Università di Pisa elaborato dal Comitato Unico di Garanzia (CUG) e già approvato dagli Organi di Governo dell'Ateneo. La presentazione del Piano si è tenuta lo scorso 20 novembre al Polo Piagge, dove sono intervenuti il prorettore vicario Nicoletta De Francesco, la presidente del CUG Laura Savelli, oltre ad altri membri del Comitato, tra cui Rossana Pesi, Adriana Ciurli, Francesca Cecconi, e infine Daniela Lombardi, docente del dipartimento di Civiltà e forme del sapere.
La riunione si è aperta con un'introduzione del prorettore vicario Nicoletta De Francesco, che ha ricordato come il nostro Ateneo abbia indicato nel suo Statuto le funzioni del CUG: promuovere le pari opportunità per tutte le componenti che studiano e lavorano nell'Università, prevenire e contrastare ogni forma di discriminazione; favorire la conciliazione famiglia e lavoro e la realizzazione del maggior benessere lavorativo e, infine, promuovere gli studi di genere.

Riunione CUGLa riunione è proseguita con l'intervento della presidente del CUG, Laura Savelli, che ha illustrato gli aspetti qualificanti del piano. Ha ricordato come le azioni positive consistano in misure che mirano a rimuovere gli ostacoli che impediscono un'effettiva parità nelle condizioni di partenza tra donne e uomini. Ha poi fatto presente come la più recente normativa nazionale abbia ampliato il raggio di applicazione delle garanzie e delle tutele antidiscriminatorie, a ogni forma di discriminazione, diretta e indiretta, legata a genere, età, orientamento sessuale, razza, origine etnica, disabilità e lingua.
Il piano, dunque, con un'attenzione particolare alla promozione delle pari opportunità di genere, si rivolge a tutto il personale dell'Ateneo, docente e tecnico-amministrativo, nonché alla popolazione studentesca. Il punto del Piano dedicato alle pari opportunità e organizzazione del lavoro prevede la programmazione di interventi che incidano sull'organizzazione del lavoro nell'università, sulle carriere, sulla gestione dei concorsi e sulla definizione dell'organigramma dell'Ateneo. Finalità generale è l'incremento della presenza femminile a tutti i livelli della carriera universitaria, con particolare riferimento alla docenza e alle funzioni dirigenziali del personale tecnico-amministrativo.
Gli interventi che vanno sotto il nome di benessere organizzativo mirano invece alla creazione di un ambiente lavorativo improntato alla qualità di lavoro e all'effettiva realizzazione del lavoratore e della lavoratrice nella loro dimensione personale e professionale. Assicurare le pari opportunità e rimuovere le discriminazioni, dirette e indirette, sono condizioni essenziali per la realizzazione personale e per il benessere sul luogo di lavoro. A questo scopo il CUG ha iniziato un percorso d'interventi formativi su benessere, conciliazione e contrasto al mobbing.

Riunione CUG«L'Università deve farsi carico degli ostacoli più duri a morire, vale a dire quelli di ordine culturale – ha sottolineato la professoressa Savelli – Valorizzare la ricerca e la didattica di genere favorendone lo sviluppo sono strumenti essenziali della presa di coscienza del valore delle differenze e del disvalore delle discriminazioni. Il Piano di azioni positive, intervenendo su questo terreno, prevede l'elaborazione di cataloghi bibliografici di genere dell'Ateneo e interventi su genere e formazione universitaria. Per la promozione degli studi in questo settore è stata aperta una nuova collana "Genere, oggettività e diritti" con la Pisa University Press ed è prevista l'organizzazione di seminari interdisciplinari rivolti agli studenti e alle studentesse; la costituzione, con il contributo del CUG, di un Centro interdipartimentale sugli studi di genere; e la collaborazione con enti universitari all'estero per l'approfondimento, in prospettiva comparata, delle tematiche inerenti le funzioni del CUG».


 Riunione CUGAlla presentazione delle linee generali del Piano è seguito l'intervento di Rossana Pesi, che ha illustrato le iniziative già concluse, come i campi di Natale e di Pasqua e campi estivi, e ha annunciato che altre se ne stanno definendo per l'assistenza agli anziani e altri servizi alla famiglia. Adriana Ciurli, intervenendo sul benessere lavorativo, ha parlato delle iniziative passate – tra cui corsi e seminari su benessere e mobbing – e future, come ad esempio un'indagine conoscitiva che, utilizzando adeguati indicatori di "benessere e malessere", coinvolga il personale dell'Ateneo consentendogli di esprimere la propria percezione del contesto lavorativo. Francesca Cecconi ha illustrato il tirocinio formativo per schedatura e monitoraggio delle tesi di laurea e di dottorato in "Gender Studies", discusse nell'Ateneo negli ultimi dieci anni.
La presentazione si è conclusa con un contributo della professoressa Daniela Lombardi su La difficile conciliazione: una ricostruzione storica del rapporto tra cura familiare e attività lavorative, tra azioni dei privati e intervento pubblico, dalla ruota per gli abbandonati agli ospizi per i vecchi non abbienti.

È una collaborazione che ha al centro lo scavo archeologico del sito di Misis e che, per il prossimo futuro, svilupperà programmi di ricerca e di lavoro con un ruolo pilota dell'Università di Pisa. Sono questi i contenuti della cooperazione che l'Ateneo pisano definirà con la Turchia in occasione dell'incontro con le due delegazioni in visita a Pisa dal 16 al 18 dicembre, una dell'Università di Çukurova (Adana), guidata dal rettore Mustafa Kibar, e un'altra della Municipalità di Yüreğir, nella stessa provincia di Adana, guidata dal sindaco Mahmut Çelikcan. Avviato nel 2012, lo scavo di Misis è condotto da un gruppo italiano guidato da Giovanni Salmeri dell'Università di Pisa e da Anna Lucia D'Agata, del CNR-Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico, in collaborazione con il Municipio di Yüreğir e il Museo Archeologico di Adana.

«Quella di Misis è un'area archeologica protetta di primo grado – spiega il professor Salmeri – Oggi il sito dell'antica città, i cui resti sono ancora in molti tratti visibili, è occupato da una popolazione di 5000 abitanti che vivono in circa 800 case. Una tale 'occupazione delle rovine' non corrisponde ai moderni criteri di tutela e valorizzazione dei siti archeologici, e per ovviare a tale situazione il Municipio di Yüreğir ha lanciato nel 2012 il progetto 'Misis città di eterna vita' (Ölümsüzlük Şehri Misis). Esso prevede da un lato la riqualificazione del centro con opportuni interventi di carattere urbanistico ed economico e dall'altro l'avvio dello scavo e della progettazione di un parco archeologico e culturale nell'ambito di un'ampia collaborazione italo-turca».

La presenza del fiume Ceyhan e la posizione di controllo su una delle principali rotte di comunicazione tra l'altopiano anatolico e la Siria e il Levante hanno contribuito in modo determinante alla storia di lunga durata e alla precoce urbanizzazione del sito di Misis. Sviluppatasi su un terrazzo antico che domina il corso del fiume, lo höyük (collina artificiale) di Misis ha restituito le tracce di un insediamento neolitico e calcolitico, il più antico finora venuto alla luce nella piana inferiore del Ceyhan. Alle deboli testimonianze dell'età del Bronzo fa seguito la massiccia frequentazione nella media età del Ferro (IX-VII secolo a.C.), quando Misis conosce un'autentica esplosione insediamentale. Entrata nell'orbita del potere romano nel I secolo a.C., la città, allora chiamata Mopsuestia, assunse man mano le caratteristiche di un grande centro dell'area orientale dell'impero, che dopo la fondazione di Costantinopoli nel 330 d.C. restò inserito per quasi trecento anni nell'orbita bizantina. Con il VII secolo d.C. la città, adesso chiamata Al Massisa, venne trasformata in fortezza e sino al XIV secolo furono frequenti i suoi passaggi di mano, dai Bizantini agli Arabi, ai Turchi, ai Crociati. Sotto l'impero ottomano infine prese il nome di Misis.
Aperto all'estremità sud-occidentale della sommità e sulle pendici immediatamente sottostanti, in un'area strategica per il controllo della piana inferiore del Ceyhan e delle vie di comunicazione verso est e verso ovest, lo scavo di Misis si pone come uno dei più importanti della Turchia sud-orientale: «L'area indagata, che supera ad oggi i 1000 metri quadrati, ha restituito infatti una imponente sequenza stratigrafica che va dall'età contemporanea al IX-VIII secolo a.C. e documenta le trasformazioni nella funzione che il centro conobbe nei secoli – aggiunge il professor Salmeri – Le strutture messe in luce mostrano che se in età medievale l'höyük aveva la fisionomia di area fortificata, in età ellenistica e romana era occupato da un'area abitativa che doveva includere anche un importante santuario. L'individuazione infine di enormi edifici in mattoni crudi, che risalgono all'VIII secolo a.C. – il cui scavo è attualmente in corso – è certo il dato di maggiore rilevanza: i resti della città neoittita di Misis vengono così lentamente alla luce».

Martedì, 16 Dicembre 2014 09:42

Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

Un premio alla miglior testi di laurea in medicina che si è distinta per aver adottato un approccio di genere. Il riconoscimento sarà consegnato dalla prorettrice Nicoletta De Francesco in occasione dell'apertura del convegno "Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. La prospettiva di genere nella ricerca e nella normativa", promosso nell'ambito progetto europeo TRIGGER. La mattinata di studio, che si svolgerà giovedì 18 dicembre dalle 9.30 alle 13.00 al dipartimento di Scienze Politiche in via Serafini 3, sarà anche l'occasione per fare il punto sul tema con i rappresentati degli enti locali e della Regione Toscana. Ad animare il dibattito ci saranno Rita Biancheri, responsabile scientifico progetto TRIGGER, Rudy Foddis, AnnaLaura Carducci, Fabiola Fontana, Silvia Cervia, Anna Taglioli e Silvana Salvini.

Lo scorso 12 novembre, per la prima volta nella storia, un oggetto fabbricato da mano umana si è posato su una cometa. A bordo della sonda Rosetta e del lander Philae erano presenti molti strumenti ed equipaggiamenti realizzati in Italia e, mercoledì 17 dicembre, alle 14.30, nell'Aula Magna "Ulisse Dini" della Scuola di Ingegneria dell'Università di Pisa, si terrà un incontro per illustrare il contributo italiano alla missione, un esempio concreto della collaborazione tra l'Agenzia Spaziale Italiana, le Università, i Centri di Ricerca e la grande industria nazionale (Selex-ES).

All'iniziativa, intitolata "Landed. Mani, occhi e cuore italiani: il contributo italiano alla missione Rosetta", interverranno Marco Molina (Chief Technical Officer-Selex ES) e Giampaolo Preti (Head of Space Institutional Business, Selex-ES), che racconteranno la storia di questi strumenti italiani (prodotti dalla loro azienda): tra gli altri, VIRTIS che realizza mappe di temperatura della cometa, GIADA che conta i grani di polvere cometaria, il "trapano" SD2 che ha provato ad assaggiare un pezzo di cometa prelevandolo per analizzarlo. Racconteremo anche la storia di quegli apparati che, sempre made in Italy, hanno permesso a Rosetta di viaggiare per dieci anni nello spazio: sensori di stelle, camere di navigazione e pannelli solari.

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa