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Comunicati stampa

L'abilità per una qualunque attività, sia essa sportiva, artistica o altamente qualificata, è una dote che si riceve alla nascita o che si sviluppa nella prima infanzia e che non tutti possiedono allo stesso livello. Come nello sport i fuoriclasse sono delle eccezioni, così anche gli studenti di medicina particolarmente dotati per la chirurgia sono una rarità. Lo ha dimostrato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori di EndoCAS (www.endocas.org), il centro di eccellenza della chirurgia assistita al calcolatore dell'Università di Pisa, che per la prima volta in assoluto ha usato il da Vinci Skills Simulator – un simulatore per chirurgia robotica basato su realtà virtuale – per valutare se tra gli studenti di medicina ce ne fossero alcuni dotati di un'abilità innata per la chirurgia. I risultati dello studio, il più grosso a livello mondiale finora realizzato sulla simulazione in chirurgia robotica, sono stati pubblicati da Surgical Endoscopy, una delle più prestigiose riviste internazionali di chirurgia. Si tratta di un traguardo particolarmente importante raggiunto dalla ricerca italiana se si pensa che nel mondo sono installati oltre mille simulatori di chirurgia robotica.

A condurre la ricerca è stato l'ingegner Andrea Moglia, bresciano di origine, ricercatore all'Università di Pisa, con la collaborazione del professor Alfred Cuschieri, pioniere della chirurgia minimamente invasiva. Lo studio pisano ha rivelato che esiste una piccola percentuale (6.6%) di studenti di medicina (8 su 121 nello studio) che si distinguono dagli altri per manualità e abilità psicomotorie; al tempo stesso esiste una percentuale quasi doppia (11.6%) che ottiene prestazioni nettamente inferiori alla media. Per validare i punteggi dei più talentuosi è stato fatto un confronto con dei chirurghi, con larga esperienza in chirurgia robotica e provenienti da vari centri italiani, e si è visto che la differenza, appannaggio di quest'ultimi, non si è rivelata statisticamente significativa.

Inoltre, al contrario di quanto si possa immaginare, lo studio ha rivelato che non c'è correlazione fra l'utilizzo dei videogiochi e le prestazioni al da Vinci Skills Simulator. Al lavoro, svoltosi presso il Centro Multidisciplinare di Chirurgia Robotica dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, hanno partecipato anche il dottor Luca Morelli, la dottoressa Franca Melfi e Vincenzo Ferrari, ingegnere di EndoCAS.

"La nostra ricerca ha fornito i numeri ai quali puntavamo quando abbiamo iniziato il lavoro, ossia trovare una percentuale di studenti tagliati per la chirurgia inferiore al 10%, coerentemente con la specifica letteratura - ha commentato Moglia - La sorpresa è stato trovare una percentuale quasi doppia di studenti che hanno manifestato un livello carente delle stesse abilità. I tempi paiono maturi affinché una prova pratica oggettiva a un simulatore chirurgico virtuale possa essere impiegata come strumento addizionale nella selezione dei candidati a specialità chirurgiche, proprio come succede nella selezione di altre figure altamente qualificate, tra cui piloti d'aereo ed astronauti".

Il risultato dello studio va ad arricchire i primati di EndoCAS , unico centro italiano accreditato dall'American College of Surgeons (ACS) per la formazione in chirurgia attraverso la simulazione, fondato dal professor Franco Mosca e attualmente diretto dal professor Mauro Ferrari.

Massimo Augello, rettore dell'Università di Pisa, fa gli auguri al nuovo ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Stefania Giannini, e ringrazia il ministro uscente, Maria Chiara Carrozza, per il lavoro svolto all'interno del governo Letta. "Alla guida del ministero dell'Istruzione - ha commentato il professor Augello - si alternano due donne di grande personalità, capacità e competenza, e due ex rettori legate a Pisa da un rapporto speciale. Formulo quindi i migliori auguri di buon lavoro alla professoressa Giannini, che all'Università di Pisa si è laureata in Lettere classiche avviandosi a diventare un'eminente linguista e glottologa, prima di ricoprire la carica di rettore dell'Università per Stranieri di Perugia. In questo momento tengo a salutare con affetto Maria Chiara Carrozza e a ringraziarla per l'appassionato impegno profuso nell'esecutivo Letta, che lei ha saputo caratterizzare con un'intensa attività e con idee progettuali che hanno trovato come unico limite la brevità dell'esperienza di governo".

Si chiama "Indice di Impatto sulla Funzionalità Enzimatica" (Indice-IFE) ed è un innovativo indicatore di qualità delle acque ottenuto attraverso l'uso di enzimi. E' questo il risultato di uno studio finanziato dalla Regione Toscana e condotto da un gruppo di biochimici coordinato dal professore Umberto Mura del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa impegnato da tempo nella ricerca di indicatori di qualità ambientale nel contesto generale del management dei rifiuti.

"L'idea di utilizzare l'effetto sull'attività catalitica di enzimi esercitato da una miscela di componenti presenti in una soluzione acquosa - spiega Umberto Mura - si è concretizzata nella definizione di un indicatore innovativo della qualità di acque reflue o di scorrimento".

La ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista internazionale "Journal of Environmental Management", è appena passata alla fase di sperimentazione sulle acque del torrente Zambra a Calci, in provincia di Pisa.

"L'Indice-IFE – puntualizza il professore dell'Ateneo pisano - è un parametro che, prescindendo dal rispetto della normativa di legge, che si presuppone debba comunque essere soddisfatto, si offre come criterio aggiuntivo di qualità del refluo e come elemento di stimolo allo sviluppo di più incisive procedure di depurazione. L'indicatore è dunque da intendersi come complementare alla già consolidata ed irrinunciabile azione di verifica di igiene ambientale".

La sperimentazione sul torrente Zambra è cominciata a febbraio grazie alla stipula di una convenzione tra il Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa ed il Comune di Calci. La convezione durerà un anno con possibilità di proroga di altri dodici mesi e i primi risultati si avranno già alla fine del primo semestre di attività. Oltre al gruppo di ricerca coordinato dal professor Mura e composto da Antonella Del Corso, Mario Cappiello, Roberta Moschini e Francesco Balestri, al progetto collaborano anche altri due docenti dell'Ateneo pisano, Annalaura Carducci del Dipartimento di Biologia e Roger Fuoco del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale, i cui interventi saranno determinanti per definire il quadro d'indagine attraverso un monitoraggio delle acque sia a livello microbiologico-virologico che chimico.

Riparte anche quest'anno l'attività del Team Cherubina, lo skiff dell'Università di Pisa che parteciperà il prossimo autunno alla sfida della 1001VelaCup. I ragazzi della squadra vela cercano studenti che collaborino alla progettazione e alla realizzazione della nuova deriva dell'Ateneo pisano. Dopo la bella prova in regata lo scorso ottobre, il team, insieme agli altri atenei partecipanti, ha esposto il proprio lavoro in occasione della conferenza di 1001VelaCup tenutasi all'interno della fiera nautica di Carrara (Seatec 2014). Come di consueto, al termine della conferenza sono stati attributi dai promotori dell'iniziativa, Paolo Procesi e Massimo Paperini, due premi: uno per la miglior imbarcazione e uno per il miglior progetto. L'innovazione proposta dai ragazzi dell'Ateneo pisano, che hanno portato in regata una deriva armata con una vela rigida, ha consentito la vittoria dell'ambizioso Premio Formazione come miglior Progetto Didattico del 2013.

Dopo tali riconoscimenti il gruppo è pronto per iniziare i lavori per il nuovo anno. Il Team cerca pertanto studenti iscritti all'Università di Pisa che abbiano voglia di portare avanti il progetto. La partecipazione è aperta agli studenti iscritti a tutti i corsi di laurea dell'ateneo e non sono richiesti particolari requisiti. Per gli studenti iscritti ai corsi di laurea magistrale in ingegneria dei veicoli terrestri e del corso di laurea magistrale in ingegneria aerospaziale la partecipazione al progetto potrebbe (a seconda del piano di studi) valere 6 crediti formativi.

Si accetteranno candidature fino al prossimo 9 marzo, chi è interessato potrà inviare una email all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Entro la prima metà di marzo sarà organizzato un colloquio conoscitivo con gli studenti che hanno manifestato il loro interesse.

Dopo la lettera aperta scritta dai professori Umberto Breccia,
Virginia Messerini, 
Alessandro Pizzorusso ed
Eugenio Ripepe, anche il Consiglio di dipartimento di Giurisprudenza si è espresso per la prima volta in maniera ufficiale sulla questione del Palazzo della Sapienza, approvando all'unanimità il testo che trasmettiamo di seguito.

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Di fronte alla persistente chiusura della Sapienza, a poche settimane dalla diffusione dei risultati della perizia relativa alle condizioni di stabilità dell'edificio e a pochi giorni dall'approvazione in proposito di un ordine del giorno da parte del Consiglio comunale della nostra città, il Consiglio di dipartimento di Giurisprudenza, intervenendo per la prima volta in maniera formale sull'argomento, intende con il presente atto porre all'attenzione del rettore e dell'opinione pubblica cittadina alcune questioni, anche allo scopo di diffondere una più corretta e completa informazione.

Il dibattito pubblico intorno alla questione della Sapienza si è prevalentemente concentrato sul futuro della Biblioteca Universitaria, ignorando, o quanto meno sottovalutando, lo smembramento subito dalla Biblioteca Giuridica e dalla comunità scientifica e umana che si raccoglie intorno al dipartimento di Giurisprudenza, del quale fanno parte, oltre al personale docente e amministrativo, circa 5000 studenti, un centinaio di laureati iscritti alla Scuola di specializzazione per le professioni legali, più altrettanti dottorandi.

Infatti, sebbene l'Ateneo abbia tempestivamente attivato le migliori soluzioni per fare fronte all'emergenza, quest'ultima non è affatto finita, dal momento che Giurisprudenza vede una parte significativa e consistente dei suoi libri ancora non consultabili e quelli disponibili alla consultazione dislocati in quattro differenti luoghi. Ma soprattutto il dipartimento non ha, ad oggi, una sede centrale che lo rappresenti e gli dia identità culturale e scientifica, il che ha determinato una ferita gravissima all'efficienza e all'immagine di Giurisprudenza, tristemente riflessa nel vistoso calo degli iscritti subito a seguito della chiusura della Sapienza.

Abbiamo dovuto constatare, con rammarico, che la disattenzione ai problemi di Giurisprudenza ha connotato, forse inconsapevolmente, anche l'atteggiamento delle istituzioni locali, come sembra evincersi dal ricordato ordine del giorno del recente Consiglio comunale pisano nel quale neppure un rigo è stato dedicato al problema di Giurisprudenza.

Riteniamo che sia giunto il momento, ora che si può finalmente cominciare a ragionare del futuro della Sapienza su una base concreta, che l'attenzione dell'opinione pubblica cominci a concentrarsi anche sul futuro degli studi giuridici, che nella Sapienza occupavano, fino al momento della chiusura disposta in seguito a un'ordinanza del sindaco, l'intero piano terra, buona parte del primo piano e una discreta parte del secondo.

L'intento che ci anima è unicamente costruttivo e certamente alieno da ogni contrapposizione con istituzioni con le quali, per decenni, abbiamo condiviso il Palazzo della Sapienza senza frizioni e con reciproca utilità. Il dipartimento, alla luce dei risultati della perizia, sta predisponendo una proposta volta a garantire la piena identità e la massima efficienza di Giurisprudenza.

In definitiva, siamo convinti che il futuro della Sapienza non possa lasciare in secondo piano le esigenze vitali degli studi giuridici e del dipartimento di Giurisprudenza, che dovrà tornare a occupare quelle parti del palazzo da sempre utilizzate prima dell'improvvisa chiusura. Chiediamo pertanto al rettore di prendere ogni iniziativa per rappresentare anche presso l'opinione pubblica questa istanza che è da ritenere fondamentale non solo per il dipartimento ma per tutto l'Ateneo di Pisa e per l'intera città.

Sono più di 9.000 gli studenti delle scuole medie superiori che hanno partecipato agli Open days dell'orientamento, organizzati dall'Università di Pisa tra il 12 e il 20 febbraio 2014. Iscritti in larga parte alle ultime classi, i ragazzi provengono dal tradizionale bacino d'utenza dell'Ateneo pisano, che comprende quasi tutta la Toscana e la provincia de La Spezia, con significative presenze da diverse altre regioni, sia del Sud Italia, sia - e questo è un dato nuovo rispetto al passato - del Nord del Paese.

Il lusinghiero bilancio dell'appuntamento è stato tracciato, nell'Aula Magna del Polo Piagge, dal prorettore per i Rapporti con gli studenti, Rosalba Tognetti, dalla delegata per l'Orientamento in ingresso, Tiziana Goruppi, e dal personale che ha fatto da staff all'iniziativa.

Nell'edizione 2014 gli Open days dell'orientamento hanno consolidato e sviluppato con successo la formula avviata da già da alcuni anni, che prevede un calendario di presentazioni, lezioni e visite da seguire direttamente nelle sedi dei vari dipartimenti universitari. La prima accoglienza degli studenti è stata organizzata al Polo scientifico Fibonacci, in Largo Bruno Pontecorvo: qui il personale del Servizio orientamento dell'Ateneo e dell'Azienda regionale per il diritto allo studio ha provveduto a distribuire il materiale informativo sui corsi di studio e sui servizi offerti dalle due istituzioni, compreso il servizio di ascolto.

Le attività si sono quindi spostate nei dipartimenti, secondo un calendario ben preciso. All'interno delle diverse sedi, incontri di presentazione dell'offerta formativa e delle regole di accesso ai corsi si sono alternati con visite guidate alle varie strutture didattiche e di ricerca, oltre che ad alcuni musei dell'Ateneo. I ragazzi sono così stati coinvolti in attività pratiche di laboratorio e hanno potuto seguire le lezioni accademiche preparate specificatamente per loro, confrontandosi direttamente con i docenti e con il personale esperto nell'orientamento didattico.

Uno staff potenziato con tre psicologi e nuove attività pensate per andare sempre più incontro ai bisogni e alle esigenze degli studenti. Mercoledì 19 febbraio, in occasione degli Open days dell'Orientamento, è stato presentato il programma delle iniziative del Servizio d'ascolto d'Ateneo, lo sportello dell'Università di Pisa dedicato agli studenti che incontrano difficoltà nell'affrontare la propria esperienza di vita universitaria. Il Servizio - completamente gratuito - ha visto progressivamente aumentare il numero delle richieste di consulenza individuale, tanto che per il 2014 ha ampliato il proprio staff passando da due a tre psicologi – Federica Gorrasi, Elisabetta Macchi e Stefano Meini.

Tra le novità più significative di quest'anno c'è la programmazione di cicli di seminari a cui possono iscriversi gruppi di studenti – anche tramite un'agenda elettronica - per affrontare tematiche come la gestione dell'ansia da esame, il mantenimento e il potenziamento delle motivazioni personali e l'elaborazione di eventuali insuccessi. Inoltre sono previsti seminari rivolti prevalentemente alle matricole su temi del cambiamento e riadattamento al contesto universitario, con l'attenzione agli aspetti legati al metodo di studio, alla gestione delle relazioni con i docenti e i compagni, la separazione dall'ambiente familiare soprattutto per i fuori sede e il potenziamento di aspetti legati all'autonomia in un momento di passaggio e di crescita fondamentale.

Nel 2014, tra i destinatari del Servizio ci saranno anche i "non ancora studenti", in particolare i ragazzi delle scuole superiori che non avranno superato i test di ammissione ai corsi di laurea a numero programmato e dovranno intraprendere altre scelte. Per loro sono state pensate delle attività di ri-orientamento, grazie anche a un questionario somministrato in occasione delle giornate degli Open Days che ha rivelato le aspettative e i bisogni di questa fascia della popolazione studentesca.

Gli psicologi del Servizio d'Ascolto svolgono la loro attività di consulenza individuale dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 18. Dal 1° di marzo sarà possibile prendere appuntamento tramite l'agenda elettronica o scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Tutte le attività del Centro sono descritte nel dettaglio sul sito www.unipi.it.

Lunedì 17 febbraio si è inaugurato, presso l'Area della ricerca di San Cataldo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Pisa, il master di II° livello "Smart Cities" promosso dal dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa, dall'Istituto di Informatica e Telematica (Iit) del CNR, con il patrocinio del Comune di Pisa e del Registro .IT, l'anagrafe degli oltre 2 milioni e 600mila domini italiani.

Dodici allievi altamente qualificati provenienti dalle Università di Pisa, Padova, Palermo e Bologna frequenteranno le 400 ore di tirocini e le 250 ore di esercitazioni. "Si tratta di un master pratico che va al cuore delle tecnologie intelligenti per chi vive e lavora negli aggregati urbani", ha detto Giuseppe Anastasi del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'ateneo pisano e direttore del master.

"Il nostro master in smart cities – ha dichiarato Domenico Laforenza, direttore dello Iit-Cnr e presidente del Cnr pisano - si incentra su una qualificata e specialistica formazione nel settore dell'information communication technology, disciplina questa basilare per le tecnologie intelligenti applicabili alla mobilità, all'energia e alla sicurezza, tutti ambiti fortemente incisivi nella vita quotidiana dei cittadini". Il sottotitolo del master è infatti: "Internet per la città e i cittadini".

L'assessore comunale all'innovazione tecnologica, David Gay ha aggiunto: "L'innovazione è al servizio del cittadino e questo master nasce a Pisa non a caso, visto che qui ha avuto l'avvio l'Internet festival e c'è un bacino di conoscenze e saperi informatici di assoluto livello nel panorama nazionale".

Gli ambiti di occupazione per la figura professionale formata dal master sono potenzialmente molto vasti e includono le aziende pubbliche e private, la pubblica amministrazione e la libera professione, diventando consulenti di enti pubblici territoriali per il progetto di soluzioni ad hoc.

Abbiamo seguito con notevole sconcerto il modo in cui sono stati prospettati sulla stampa i problemi conseguenti alla chiusura, per ragioni di sicurezza, del Palazzo della Sapienza, dove ci siamo formati e abbiamo trascorso la nostra intera vita professionale come docenti della Facoltà di Giurisprudenza. Ci ha colpito in particolare il fatto che all'attenzione giustamente prestata alla grave situazione nella quale si è venuta a trovare la Biblioteca Universitaria non abbia corrisposto analoga attenzione per quanto riguarda la situazione, non certo meno grave, nella quale si è venuta a trovare la Facoltà (poi, Dipartimento) di Giurisprudenza, che occupava la parte di gran lunga più ampia del palazzo fin dalla sua costruzione.

Lo sconcerto non nasce dal fatto che nessuno ha ricordato il legame storico tra Sapienza e studi giuridici a Pisa: sappiamo bene che la sensibilità occorrente per dare importanza ai legami storici non è molto diffusa. Nasce dal sorprendente disinteresse che tanti hanno dimostrato per le sorti di quello che è oggi uno dei maggiori dipartimenti dell'università di Pisa (più di 5000 studenti, un centinaio di professori, varie decine di amministrativi, tecnici e ausiliari, un patrimonio librario di oltre 130 mila volumi) ritrovatosi da un giorno all'altro letteralmente in mezzo alla strada: senza aule, senza biblioteche, senza uffici, senza sale di lettura e di studio. L'Ateneo è riuscito a far fronte all'emergenza con misure, appunto, di emergenza, reperendo locali in varie parti della città per consentire che l'attività didattica e la ricerca potessero proseguire alla meglio e senza interruzioni. Ma le misure di emergenza non possono certo diventare soluzioni stabili, e tanto meno definitive. Basti pensare che le lezioni del Dipartimento si tengono attualmente in sedi distanti oltre un chilometro l'una dall'altra, che decine di migliaia di volumi sono depositati presso l'archivio di Montacchiello, che gli studi dei docenti sono ospitati in tre diverse zone della città. Non dubitiamo della volontà e della capacità della nostra amministrazione universitaria, a cominciare dal Rettore, di farsi carico di questi problemi per avviarli a soluzione nel modo migliore e più rapido possibile. Ma sarebbe paradossale se a questo fine non si potesse contare anche sulla solidarietà e sul supporto di tutte le istituzioni locali e nazionali.

Il fatto che nel documento col quale il Consiglio comunale ha recentemente preso posizione sui problemi conseguenti alla chiusura della Sapienza non si spenda una sola parola per quelli relativi al Dipartimento di Giurisprudenza non è molto incoraggiante in questo senso, perché fa temere che quei problemi o non suscitino alcun interesse o siano oggetto di una più o meno consapevole rimozione (o tutte e due le cose insieme).

Eppure, basterebbe passare davanti alla Sapienza per accorgersi che sulla sua facciata c'è scritto "Facoltà di Giurisprudenza"... e anche per constatare che, da quando è stato necessario dislocare altrove le attività della Facoltà, che richiamavano ogni giorno migliaia di persone, una zona da sempre tra le più vivaci del centro storico, appare immersa in un'atmosfera quasi da deserto dei Tartari, come ben sanno i commercianti che ne subiscono le drammatiche conseguenze.

Ci amareggia e ci stupisce che tocchi a noi sottolineare queste cose. Ma se abbiamo deciso di farlo è anche perché da ultimo si è appreso che da qualche parte è stata ventilata l'idea che, una volta messo in sicurezza l'edificio, i problemi di capienza della Biblioteca Universitaria si possano risolvere con la sua espansione all'interno della Sapienza (vale a dire sottraendo al Dipartimento di Giurisprudenza il suo già ridotto spazio vitale). Un'idea geniale che, in tutta franchezza, anche indipendentemente dai suoi aspetti giuridicamente abnormi, ci lascia, prima che preoccupati, semplicemente allibiti.

Umberto Breccia

Virginia Messerini

Alessandro Pizzorusso

Eugenio Ripepe

"Anche i recenti dati Istat registrano una preoccupante diminuzione dei lettori in Italia, con il 57% della popolazione che non arriva a leggere nemmeno un libro all'anno. Per questo, è fondamentale concentrare l'attenzione sulle nuove generazioni, stimolando i bambini e gli adolescenti al piacere della lettura". Con queste parole, il presidente della Pisa University Press, Ada Carlesi, ha introdotto la cerimonia di consegna di 87 kit di libri ai dirigenti scolastici dell'area pisana, alla presenza dell'assessore per le Politiche socioeducative e scolastiche del Comune di Pisa, Marilù Chiofalo, di quello per le Politiche per l'istruzione e per l'edilizia scolastica di San Giuliano Terme, Fabiano Martinelli, e dell'amministratore delegato della casa editrice dell'Università, Riccardo Grasso.

La Pisa University Press, in collaborazione con il Comune di Pisa, ha scelto di distribuire 87 kit alle scuole dell'area pisana, attraverso una donazione di quasi novecento volumi che spaziano dalla Costituzione italiana ai monumenti, alle tradizioni e alle feste di Pisa, dalle regole per un corretto rapporto con il proprio cane all'arte e ai musei dell'Ateneo, e a tanti altri argomenti ancora. I kit sono andati a 53 scuole elementari, 20 medie e 13 superiori, oltre alla biblioteca dei Passi. Gli istituti interessati sono quelli Fibonacci, Fucini, Galilei, Gamerra, Pisano, Tongiorgi e Toniolo di Pisa, quello Alpi di Calci Vicopisano, Borsellino, De Andrè e Falcone di Cascina, Gereschi e Niccolini di San Giuliano e Settesoldi di Vecchiano.

Particolare attenzione è stata rivolta alla scelta della produzione editoriale proposta, con tre diverse tipologie di pubblicazioni che sono andate a comporre i kit dei volumi, differenziati per le scuole elementari, medie e superiori. Oltre ai volumi della casa editrice dell'Ateneo pisano sono stati inclusi alcuni titoli, anche in questo caso selezionati ad hoc, della storica Nistri Lischi il cui magazzino è ora di proprietà dell'Università di Pisa.

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