Summer closure: August 2014
We would like to inform you that during the summer holidays, the International Office will be closed from the 7th to the 20th August.
Una scuola estiva per studiare l'innovazione nelle aree rurali
Si è conclusa a fine luglio la Summer School promossa dall'Università di Pisa dal titolo "Exploring Innovation for Rural Transition" svoltasi in Garfagnana, precisamente nel paese di Sillico, nel comune di Pieve Fosciana (LU) e organizzata dai dipartimenti di Scienze veterinarie e di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa. La Summer School, che fa parte del programma europeo "International MSc of Rural Development Programme (IMRD)" e "Atlantis, Erasmus Mundus", si è svolta nel corso del mese di luglio e ha visto la partecipazione di 16 studenti provenienti da diversi paesi europei ed extraeuropei che hanno affrontato il tema della transizione nelle aree rurali, della produzione del cibo e della gestione dell'ambiente, della organizzazione di percorsi di sviluppo basati sulla cultura e le produzioni locali, ma anche su formule innovative di agricoltura e di creazione di impresa.
Il percorso formativo ha seguito una prospettiva multidisciplinare e ha rivolto lo sguardo in particolare verso il tema della sostenibilità, dell'innovazione in agricoltura e sui nuovi processi di comunicazione per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali. Il corso, ed è questa una delle sue peculiarità, si è svolto interamente in un'area rurale.
Così gli studenti, hanno potuto vivere immersi in un contesto rurale, alternando le lezioni tenute da docenti dell'Università di Pisa, di Firenze e di altre università internazionali, alla presenza di professionisti di organizzazioni internazionali legate al mondo della cooperazione allo sviluppo e della produzione di cibo, visite di studio ad aziende e cooperative agricole della Garfagnana a momenti di confronto e di dialogo diretto con gli agricoltori, gli amministratori e la cittadinanza.
Le istituzioni locali della Garfagnana, con piena disponibilità, hanno garantito supporto e attenzione alle attività organizzate sul territorio, facilitando la comprensione dei percorsi di sviluppo avviati in questi anni in Garfagnana. Gli studenti, da parte loro, nei loro elaborati finali presentati pubblicamente hanno messo ben in evidenza gli elementi di forza e di novità dei percorsi di sviluppo avviati in Garfagnana, le soluzioni innovative adottate dalle imprese, ma anche le possibili azioni di miglioramento che possono essere intraprese. "Siamo certi che l'esperienza positiva della scuola estiva in Garfagnana rimarrà a lungo impressa nel vissuto degli studenti – ha detto il professor Francesco Di Iacovo, coordinatore della Summer School - non solo per la formazione didattica, ma anche per l'accoglienza, l'ospitalità e la disponibilità degli abitanti del Borgo di Sillico che li hanno fatto sentire come membri attivi della comunità, trasformando il borgo in una piccola casa del mondo".
20 borse di studio per 20 matricole di Ingegneria delle Telecomunicazioni
Venti borse di studio da 1.000 euro per venti matricole si iscriveranno al corso di studio in Ingegneria delle Telecomunicazioni dell'Università di Pisa entro il 31 dicembre 2014. Le borse saranno assegnate secondo una graduatoria di merito stilata in base ai risultati ottenuti dagli studenti nel test di valutazione per i corsi di Ingegneria che si svolgerà nella prima settimana di settembre. Il bando è disponibile sul sito www.ingegneriatlcpisa.it. L'iniziativa nasce dalle sollecitazioni di molti enti e aziende che operano nell'ICT, un settore che, nonostante la crisi, resta trainante per l'economia nazionale e internazionale e che ha dunque continuamente bisogno di figure professionali adeguatamente formate.
"Questa iniziativa costituisce un vero modello per le relazioni tra università, aziende ed enti che operano nel campo dell'ICT - ha dichiarato il professor Giuliano Manara, presidente del corso di studi - Desidero perciò ringraziare tutti i soggetti che hanno reso possibile questo progetto concreto e mirato in favore del nostro settore, ma anche del diritto allo studio".
Le aziende e gli enti che hanno contribuito all'istituzione delle borse sono IDS Ingegneria dei Sistemi SpA, SECO Srl, INTECS SpA, WiTech SpA, WASS - Whitehead Sistemi Subacquei SpA, Pasquali Microwave Systems s.r.l, Cloud Comnet, IEEE AES Society, Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni - Unità di Ricerca Pisa, N&C Telecomunicazioni
Per maggiori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., tel. 050 2217564, www.tlc.ing.unipi.it e www.ingegneriatlcpisa.it.
Cosa c’è in 1 kg di verdura di agricoltura sociale?
Cosa c'è in 1 kg di verdura di agricoltura sociale, prodotta cioè dal lavoro di persone a bassa contrattualità che compiono un percorso socio-riabilitativo tramite pratiche agricole e zootecniche? L'Università di Pisa, che dal 2009 promuove il progetto "Orti ETICI", ne ha fatto una stima precisa, calcolando che 1 kg di prodotto di agricoltura sociale biologica, venduto in modo diretto ai consumatori al prezzo di mercato di 1,70 euro, assicura un margine di 0,35 euro per il progetto e consente un risparmio per le famiglie che li acquistano di 0,70 euro al kg rispetto ai normali canali di mercato.
Questi dati provengono dal lavoro di Salvatore Griffo (nella foto a sinistra), 29 anni, originario di Bovalino Marina (RC), che ha discusso una tesi nel corso di laurea magistrale in Produzioni agroalimentari e gestione degli agroecosistemi dal titolo "La co-produzione di valore economico e sociale in agricoltura sociale: il caso Orti ETICI", con relatori i professori Gianuca Brunori e Francesco Paolo Di Iacovo, correlatore la dottoressa Funghi della Cooperativa Sociale Ponte Verde. La tesi ha evidenziato il contenuto economico e sociale dei prodotti di agricoltura sociale con dati semplici, che fanno però chiarezza sull'idea di coproduzione.
Dalla tesi emerge anche che al contenuto sociale se ne sommano altri: ogni kg di verdura di agricoltura sociale realizza 6 minuti di lavoro inclusivo, la cui efficacia è superiore di quella di altri progetti, portando spesso un risparmio nell'uso dei farmaci consumati e rendendo le persone da percettori di assistenza a produttori di reddito. Infine, dal punto di vista pubblico, un kg di verdura consente il risparmio di 0,74 euro di spesa pubblica, per l'incremento di efficacia degli esiti sulle persone, ma anche per la differenza tra il costo del progetto Orti etici e altre ipotesi consuete di intervento.
Da circa dieci anni, il gruppo di economia agraria dell'Ateneo pisano coordinato dal professor Francesco Paolo Di Iacovo svolge ricerca nazionale e internazionale sul tema (http://sofar.unipi.it e http://agricolturasocialeinnovativa.wordpress.com). Tra le azioni, anche la promozione di alcuni progetti concreti come quella di Orti ETICI (www.ortietici.it) che sperimenta dal 2009 pratiche di sussidiarietà e di coproduzione di valori sociali ed economici, in una prospettiva di economia civile.
"Orti ETICI è realizzato dall'Università di Pisa sui terreni condotti a San Piero, dal Centro di ricerca interdipartimentale E. Avanzi, in collaborazione innovativa con la Cooperativa Sociale Ponte Verde e con l'Azienda Agricola Bio-Colombini – spiega Di Iacovo - L'iniziativa promuove formazione e inclusione sociale e lavorativa per persone a bassa contrattualità inviate dai servizi per le tossicodipendenze, per l'esecuzione della pena all'esterno del carcere e dal distretto di salute mentale. Da quando è nato, in accordo con la Società della Salute Zona Pisana, il progetto Orti ETICI ha formato e incluso circa 50 persone assicurando, allo stesso tempo, la produzione di cibo fresco, locale, prodotto con tecniche biologiche".
Ne hanno parlato:
Repubblica Firenze
Tirreno Pisa
StampToscana.it
Controcampus.it
Una missione spaziale per gli studenti di Ingegneria
Si sono guadagnati un posto a bordo del razzo sonda che l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) lancerà nello spazio a Kiruna, in Svezia, a marzo 2015, dove potranno montare il loro "termosifone spaziale" da testare in condizioni di assenza di gravità. Sono i componenti del team "PHOS Project", studenti e docenti di Ingegneria dell'Università di Pisa – in collaborazione con l'Università di Bergamo – che sono stati selezionati dall'ESA per partecipare al programma REXUS/BEXUS (Rocket and Balloon Experiments for University Students). Il loro obiettivo è costruire entro dicembre un innovativo tipo di Heat Pipe, un tubo di calore in grado di funzionare solo a gravità ridotta. Il dispositivo che verrà testato raggiungerà i 100 km di altezza per poi rientrare a terra.
Con il progetto PHOS (Pulsating Heat Pipe Only for Space) gli studenti pisani avranno la possibilità di partecipare alle fasi progettuali, gestionali e operative di una vera missione spaziale: "Il dispositivo che verrà testato, in due configurazioni differenti, è chiamato PHP, acronimo di Pulsating Heat Pipe, un tipo di tubo di calore che funziona con un regime di circolazione pulsante – spiega Gian Marco Guidi, uno dei componenti del team – Le PHP sono caratterizzate da una grande semplicità produttiva e quindi un basso costo che determina poi un coefficiente prestazioni-costo molto alto. Durante l'esperimento verrà somministrata potenza termica in una sezione del dispositivo e sottratto in un'altra, con questa procedura si potranno determinare vari parametri funzionali in assenza di gravità. Questi dati verranno poi paragonati con quelli acquisiti con altri esperimenti eseguiti a terra".
I team selezionati dall'ESA si ritroveranno a Kiruna nel prossimo mese di marzo per la "PDR", la Preliminary Design Review, dove gli esperti di tutte le organizzazioni partecipanti valuteranno il "disegno preliminare". Il team dell'Università di Pisa è l'unico italiano a essere stato selezionato nella categoria "Rocket" dall'ESA, ramo Educational, che ogni anno offre la possibilità, agli studenti di tutte le nazioni appartenenti alla comunità europea, di partecipare al programma REXUS/BEXUS.
I componenti della squadra pisana – supportata dal dipartimento dell'Energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni (DESTEC) – sono tutti studenti dei corsi di Ingegneria: Gian Marco Guidi, Federico Belfi, Giorgiomaria Cicero, Francesco Creatini, Giulia Orlandini, Nicolò Morganti, Stefano Piacquadio, Simone Fontanesi, Michele Rognini, Alessandro Frigerio e Pietro Nannipieri. I professori a supporto del progetto sono Sauro Filippeschi, Paolo di Marco e Luca Fanucci dell'Università di Pisa e Marco Marengo dell'Università di Bergamo. Inoltre gli studenti saranno affiancati dal dottor Mauro Mameli e l'ingegner Miriam Manzoni entrambi dell'Università di Bergamo.
La squadra è alla ricerca di studenti che possano collaborare anche in altri settori, come il marketing e la comunicazione. In particolare si cercano collaboratori per l'indicizzazione del sito e per la gestione dei contenuti sul web e dei social network. Per candidarsi rivolgersi a Gian Marco Guidi (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).
Smentita la teoria classica dell’ipnosi
L'ipnosi rimane nel senso comune qualcosa di un po' misterioso e inquietante. Secondo la teoria finora comunemente accettata, la risposta alle suggestioni, che caratterizza il comportamento ipnotico, è dovuta a particolari capacità di attenzione che dipenderebbero da una variazione genetica che rende meno efficace la degradazione della dopamina cerebrale. Questa teoria è stata smentita dalle ricerche effettuate da Enrica Santarcangelo e Silvano Presciuttini, del dipartimento di Ricerca Traslazionale dell'Università di Pisa, in collaborazione con ricercatori dell'Azienda Ospedaliera Pisana: "Rispetto a studi precedenti condotti su piccoli campioni - affermano Santarcangelo e Presciuttini – in un campione di 100 soggetti non abbiamo osservato una correlazione tra alta capacità di risposta alle suggestioni e presenza della variazione genetica considerata precedentemente responsabile dell'ipnotizzabilità". I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista "Frontiers in Human Neuroscience".
Contrariamente alla maggior parte dei ricercatori del campo, che da sempre si concentrano su ciò che accade nei soggetti dopo l'induzione dello stato ipnotico, il gruppo di ricerca pisano si occupa da molti anni delle differenze fisiologiche tra soggetti di alta e bassa ipnotizzabilità (un tratto cognitivo che si misura con scale) nella normale condizione di veglia. "Per noi – continuano i ricercatori pisani - è importante capire se, oltre che nella diversa capacità di accettare suggestioni, i soggetti di alta e bassa ipnotizzabilità differiscono in funzioni e comportamenti della vita quotidiana. In effetti, i nostri studi hanno dimostrato che la suscettibilità all'ipnosi è associata a una serie di differenze osservabili anche nello stato ordinario di coscienza e, in alcuni casi, in assenza di suggestioni. Le differenze riguardano l'elaborazione di informazioni sensoriali, l'efficacia dell'immaginazione, il controllo della postura, dell'andatura e dell'attività cardiaca, le risposte vascolari allo stress e al dolore e perfino lo stile della comunicazione scritta".
Le ricadute cliniche di queste ricerche possono essere importanti. Conoscere il grado di ipnotizzabilità di un paziente, e quindi alcune sue caratteristiche fisiologiche, consente, ad esempio, di mettere a punto terapie neuroriabilitative personalizzate, di controllare il dolore con la sola attività cognitiva e di affinare la prognosi cardiovascolare. "È un campo di ricerca molto fecondo – conclude Enrica Santarcangelo – Sarebbe bello riuscire a fare di Pisa l'Ateneo che promuove ricerca multidisciplinare sull'ipnotizzabilità, perché siamo gli unici ricercatori nel mondo coinvolti nello studio sistematico di questo argomento. Purtroppo la scarsità di risorse pubbliche ci penalizza moltissimo. D'altra parte quale colosso farmaceutico finanzierebbe una ricerca che può individuare terapie efficaci che non richiedono l'uso di farmaci?".
Un incontro per discutere del futuro dei corsi di laurea in Medicina Veterinaria
Giovedì 30 gennaio, alle ore 10.15, nell'Aula Magna del dipartimento di Scienze Veterinarie (in Viale delle Piagge 2), si terrà una tavola rotonda dal titolo "Ipotesi per un nuovo corso di laurea in Medicina Veterinaria". L'incontro è organizzato dalla Società Italiana delle Scienze Veterinarie (SISVet) e dalla Conferenza dei Direttori dei Dipartimenti Universitari Veterinari. Dopo i saluti del rettore dell'Università di Pisa Massimo Augello, interverranno Romano Marabelli, capo del Dipartimento della sanità pubblica veterinaria, della sicurezza alimentare e degli organi collegiali per la tutela della salute del Ministero della Salute, Gaetano Penocchio, presidente della FNOVI - Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani, Massimo Castagnaro dell'ANVUR, Gaetano Oliva, docente dell'Università di Napoli, Attilio Corradi, della Conferenza dei Direttori.
L'incontro nasce a seguito dell'iniziativa dell'ex ministro dell'Università Francesco Profumo, proseguita poi dal ministro Maria Chiara Carrozza, che con il decreto del 25 marzo 2013, istituì un gruppo di lavoro di cui fa parte la professoressa Daniela Gianfaldoni, ordinario della nostra Università e direttore del dipartimento di Scienze Veterinarie. Il gruppo di lavoro ha il mandato di svolgere un'attività di monitoraggio sull'offerta formativa e sulla distribuzione geografica dei corsi di laurea in Medicina Veterinaria al fine di formulare proposte per il miglioramento della distribuzione del carico didattico, l'individuazione di metodi maggiormente efficaci di rilevazione della domanda di medici veterinari sul territorio e dell'efficienza dei processi formativi.
Scoperta in Italia una nuova specie di fiore
Ha un colore fra il viola e il blu ed è diffusa nel Nord Italia, nelle prealpi Bresciane e in altre aree lombarde e trentine. Si tratta di Campanula martinii, appena scoperta e così chiamata in onore di Fabrizio Martini, noto studioso della flora delle Alpi. La ricerca che documenta il ritrovamento è stata recentemente pubblicata sulla rivista internazionale "Phytotaxa" ed è stato condotta per alcuni anni da Lorenzo Peruzzi, ricercatore del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa e da Nico Cellinese dell'Università della Florida, una delle massime esperte della filogenesi della famiglia Campanulaceae, insieme ai botanici del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia. "Nonostante quello che si potrebbe pensare - ha spiegato Lorenzo Peruzzi – può capitare anche in Italia (e non solo ai tropici) di scoprire nuove specie di piante e l'indipendenza della Campanula martinii rispetto alle altre specie affini è stata comprovata da un dettagliato studio morfologico, cariologico e molecolare".
L’Università di Pisa ricorda Bruno Barsella
È mancato ieri, il 23 gennaio 2014, Bruno Barsella, assistente ordinario del Dipartimento di Fisica "E. Fermi" dell'Università di Pisa dal 1968 al 2002. Bruno Barsella si era laureato in Fisica e Astrofisica nel 1957 all'Università di Pisa come allievo della Scuola Normale Superiore e una volta entrato in Ateneo aveva svolto le sue ricerche nel campo dell'Astronomia e dell'Astrofisica
Oltre alla sua attività accademica amici e colleghi lo ricordano per il suo impegno in materia di divulgazione scientifica e per la sua passione per le orchidee spontanee che lo ha portato a diventare una figura di primo piano del Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee (GIROS) sin dalla nascita dell'associazione.
I funerali di Bruno Barsella si svolgeranno sabato 25 gennaio alle ore 11.30 alla Pubblica Assistenza di Pisa.
Obesità e disturbi bipolari: dimostrato un collegamento specifico fra le due patologie
C'è un collegamento specifico fra l'obesità e i disturbi bipolari. Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista internazionale "Journal of Affective Disorder" firmato da quattro ricercatori del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Ateneo pisano, Giulia Vannucchi, Cristina Toni, Icro Maremmani e Giulio Perugi.
La ricerca è stata condotta su un campione nazionale composto da 571 soggetti seguiti in regime ambulatoriale per un episodio depressivo maggiore. L'obesità era definita, in linea con la letteratura scientifica attuale, sulla base di un indice di massa corporea (Body Mass Index o BMI) superiore a 30, calcolato come peso in Kg diviso per il quadrato dell'altezza espresso in metri (Kg/h2).
"I nostri risultati – ha spiegato Giulio Perugi - hanno consentito di evidenziare non solo come la presenza di disturbi dell'umore sia associata a un incremento del rischio di obesità, ma soprattutto che c'è un legame specifico tra incremento del BMI ed i disturbi dello spettro bipolare".
Il disturbo bipolare è infatti risultato più frequente fra gli obesi (31.4% rispetto al 19.0%dei non obesi) ed inoltre è emerso che la presenza di bipolarità era correlata con il grado di obesità: i pazienti con un BMI tra 30 e 35 avevano infatti una prevalenza di disturbo bipolare del 27.4%, in confronto al 41.7% dei soggetti con un BMI maggiore di 35.
"Mostrando come l'obesità sia associata a disturbi dello spettro bipolare – ha concluso Giulio Perugi - i dati della nostra ricerca sono in linea con l'ipotesi secondo cui in molti casi l'obesità potrebbe essere il risultato di comportamenti di abuso, una vera e propria forma di 'addiction'. Uno screening sistematico per il rilievo di sintomi ipomaniacali (anche attenuati) e di comportamenti di abuso verso il cibo, specialmente in alcune fasi come l'adolescenza, potrebbe avere un effetto preventivo sull'insorgenza di alcune forme di obesità al pari di quanto si verifica per lo sviluppo di alcune forme tossicodipendenza".