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Comunicati stampa
Giovedì, 24 Aprile 2014 11:09

CONCERT-one

LocandinaIl 2 maggio alle 21.21, al Polo Porta Nuova, Sinistra Per  organizza "CONCERT-one".

In programma:

  • Donatello dj
  • "Krikka Reggae" live
  • Marta - Mr. Mazza

L'ingresso è gratuito.

Info

Sara Giustini Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Giovedì, 24 Aprile 2014 08:45

Cosa mangiano i calamari giganti?

calamaroIl cefalopode Architeuthis dux, più noto con il nome di calamaro gigante, è un invertebrato che occupa le profondità di tutti gli oceani del mondo, per quanto sia raro in latitudini tropicali e polari. Purtroppo, nonostante sia una specie cosmopolita, a tutt'oggi le informazioni sulla sua biologia, sul suo comportamento e sul ruolo giocato nella catene alimentari dell'ecosistema marino sono scarse.

Un recente studio, pubblicato sulla rivista internazionale Hydrobiologia, e condotto da Paola Belcari del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa con Ángel Guerra e Marcos Regueira dell'Instituto de Investigaciones Marinas (CSIC) di Vigo, Spagna, getta una nuova luce sul comportamento alimentare di questo misterioso cefalopode.

"Basandosi su caratteristiche anatomiche e morfologiche, ricerche precedenti avevano suggerito che Architeuhis dux fosse un predatore pigro, che sta indolentemente sul fondo dei mari ad aspettare le sue prede - ha spiegato Paola Belcari - Il nostro studio suggerisce invece che esso sia un 'top predator' molto attivo, che va a caccia di cibo in acque libere, tendendo agguati a pesci in branchi e cefalopodi e che solo occasionalmente si alimenti stando sul fondo con modalità più passive".

"A tutt'oggi le informazioni disponibili su Architeuthis dux sono molto frammentarie e basate su un numero abbastanza scarso di animali, ritrovati morti o morenti, spiaggiati o inavvertitamente catturati dalle reti da traino dei pescatori – ha aggiunto Paola Belcari – e le osservazioni sulla sua dieta sono ancora più limitate, in quanto gli animali vengono spesso raccolti in cattive condizioni di conservazione, con stomaci vuoti o con contenuti difficilmente riconoscibili. Basti pensare che le prime foto di un calamaro gigante vivo nel suo habitat naturale risalgono al 2005, mentre il primo video è del 2013".

La ricerca italo-spagnola è stata condotta su 7 organismi, 5 femmine e 2 maschi, gli unici con contenuti stomacali identificabili fra 31 esemplari reperiti in acque iberiche dell'Oceano Atlantico nord occidentale e del Mar Mediterraneo occidentale. I dati sono stati quindi integrati con le informazioni esistenti nella letteratura scientifica portando la casistica a 20 esemplari provenienti da un'area geografica molto vasta, dalla Nuova Zelanda, all'Irlanda sino alla Namibia. Nello stomaco degli esemplari analizzati sono stati trovati resti di cefalopodi, ma soprattutto di pesci, sia pelagici che nectobentonici, cioè che nuotano nella colonna d'acqua a varie altezze o che solo occasionalmente stanno sui fondali, tutti attivissimi nuotatori, come sgombridi, potassoli (Micromesistius poutassou) e naselli (Merluccius merluccius), con dimensioni variabili dai 12 ai 34 cm. Confrontando le informazioni raccolte con la letteratura precedente, la ricerca ha dunque rilevato che il calamaro gigante gioca lo stesso ruolo di 'top predator' nelle catene trofiche di tutta l'area considerata, senza differenze significative relative alla taglia o al sesso né alla località geografica di reperimento.

Ne hanno parlato:
Liberoquotidiano.it/1
Liberoquotidiano.it/2
GaiaNews.it
PaginaQ.it
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NovedaFirenze.it
Tiscali.it/1
Tiscali.it/2
PianetaUniversitario.it
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ItalianFishingTV

Mercoledì, 23 Aprile 2014 09:35

«Genere e salute tra prevenzione e cura»

Il miglioramento del benessere e del livello di equità in sanità è un obiettivo ampiamente condiviso, tuttavia la sua attuazione è tuttora problematica. Le difficoltà sono evidenti e pongono numerosi interrogativi che riguardano sia l'appropriatezza delle categorie conoscitive impiegate, sia l'efficacia delle risposte di welfare. Di conseguenza appare importante, per non cadere in equivoci, fare chiarezza a partire dall'utilizzo dei termini; in particolare, è più rilevante parlare di medicina di genere oppure utilizzare la categoria di salute nella sua accezione multidimensionale?

È su tale domanda che si confrontano i contributi raccolti sulla rivista "Salute e società" (Franco Angeli), nel numero "Genere e salute tra prevenzione e cura" curato da Rita Biancheri, docente del dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Pisa, di cui riportiamo qui di seguito l'introduzione.


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Salute e SocietàPartendo dalla multidimensionalità del concetto di salute, il volume ne assume pienamente le implicazioni teoriche e pratiche, cercando di superare le barriere disciplinari attraverso la condivisione di paradigmi e metodi di ricerca. La trattazione, infatti, si articola in vari contributi che vanno dalla medicina alla sociologia, con l'obiettivo di rendere permeabili i confini derivanti da costrutti "dottrinali" rigidi, a favore di proficue contaminazioni che superino le opacità, anche terminologiche, di un dibattito reso sterile dalla contrapposizione natura/cultura.

Come risulterà evidente anche dalla lettura dei saggi qui pubblicati, il percorso deve ancora essere compiuto e, sicuramente, saranno necessarie nuove chiavi di lettura in grado di offrire una cornice che comprenda i diversi aspetti e renda trasparenti tutti i potenziali esplicativi di una categoria, quale quella del genere, che non può essere utilizzata come sinonimo di differenze sessuali.

Certamente con la medicina di genere è stato compiuto un consistente passo avanti superando il riduzionismo, basato sul maschile neutro; ma tale importante svolta non è sufficiente se non teniamo conto delle implicazioni che derivano dalla costruzione sociale del maschile e del femminile. Di conseguenza, occorre allargare l'ambito di riflessione e avviare un confronto, come quello qui proposto, in uno spazio aperto dove al centro non c'è più il paziente ma la persona.

Stili di vita e condizioni di salute sono il risultato di un ampio spettro di fattori che, come per la luce, devono essere visti attraverso un prisma che ne scomponga le diverse caratteristiche confutando la visione scientista omologante, senza però perdere il bagaglio di conoscenze acquisite.

L'obiettivo è quello di superare le strettoie in cui è imprigionata molta della produzione delle scienze mediche e umane, in quanto finora si è proceduto parallelamente su binari separati, mentre invece è necessario intensificare gli scambi: incrociando gruppi di lavoro e innovando sul piano epistemologico. Si tratta di un contesto tuttora poco frequentato e dove è prevalsa una metodologia di analisi quantitativa, con una limitata capacità esplicativa degli indicatori di salute per comprendere la reale entità degli effetti delle variabili socio-economiche.

La questione di una peggiore salute percepita dalle donne e le diverse teorie, che hanno fornito possibili elementi di significatività nella causazione di questo fenomeno, sottolineano la necessità di approfondimenti che operino attraverso strumenti qualitativi. Ne deriva che la capacità esplicativa perde ulteriore consistenza alla luce del nodo concettuale che pone il problema di come i diversi livelli (micro, meso e macro) possono essere tenuti insieme. La risposta può essere data dalla multidisciplinarietà, di cui questo libro intende avvalersi per individuare validi apporti conoscitivi e nuove direzioni di ricerca, come ampiamente esplicitato nel mio saggio iniziale.

La sistematizzazione di un diverso paradigma interpretativo dove non prevalga l'aspetto biologico, oppure economicistico, quando si parla di sanità non è un obiettivo tuttora raggiunto. Le difficoltà definitorie che hanno riguardato il termine genere e ancora di più, la sua traduzione operativa, sia nelle attività di prevenzione e cura che nell'applicazione normativa, sono gli aspetti più evidenti e compaiono negli articoli dedicati alle patologie, da quelle oncologiche alle più diffuse in psichiatria.

Fra le diverse malattie, come dimostra l'ampia bibliografia, quella cardiovascolare è stata la prima a richiamare l'attenzione con la denuncia nel 1991, da parte di Bernardyne Healy, del mancato riconoscimento dei sintomi e il ritardo nelle cure, da cui parte l'articolo di Riccardo Zucchi dedicato anche alla formazione medica e ai cambiamenti che possono derivare dalla femminilizzazione di questa professione.

Il filo rosso del volume è dunque rintracciabile nel dipanarsi di un concetto, che dopo un suo ampio utilizzo nelle scienze umane sta diventando patrimonio di altri ambiti disciplinari. Molte leggi, fra cui quella sulla cittadinanza di genere della Regione Toscana, di cui si discute nella sezione confronti, ne assumono le implicazioni euristiche ma tardano a declinarle negli aspetti operativi. Un esempio è la parte dedicata, con i diversi interventi, alle esperienze e riguarda l'applicazione della legge con decreto legislativo sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Chiude la riflessione il dibattito su un documento europeo che traccia una possibile strategia, che però non può essere correttamente applicata se non si ridisegnano i quadri teorici di riferimento. È in questo continuo processo dialettico che si colloca l'intento di questo numero monografico della rivista, fornendo un terreno, libero da stereotipi, dove i diversi sguardi incontrandosi, non lascino il proprio punto di osservazione ma convergano per illuminare meglio quello che è al centro di un interesse comune: il benessere della persona.

Rita Biancheri 

Foto_10_-_SelE' a Venturina, in provincia di Livorno, l'oasi delle albicocche dell'Università di Pisa, un fazzoletto di terra di sei ettari e mezzo, dove da oltre quarant'anni i ricercatori dell'Ateneo pisano lavorano per selezionare questo frutto cercando anche di recuperare le varietà più "antiche" e autoctone. Oggi sono circa cento le selezioni di albicocche allo studio, mentre una trentina sono già state selezionate e "battezzate" dai ricercatori sulla scia del lavoro avviato in passato dal professore Rolando Guerriero dell'Università di Pisa. La capostipite si può considerare la 'Pisana', un genotipo classificato ormai come autoctono che si caratterizza per il frutto molto colorato, con la buccia rosso-arancio ricca di antiossidanti naturali, da cui sono nate, attraverso incroci con albicocchi europei ed extraeuropei, alcune varietà più recenti come ad esempio la 'Claudia', la 'Bona' o l''Ammiraglia'.

"Uno dei nostri obiettivi è di recuperare il valore nutritivo e organolettico, quindi il sapore, delle varietà più "antiche" senza dimenticare però di migliorare i frutti dal punto di vista dell'aspetto esteriore, che è uno degli elementi fondamentali alla base della scelta dei consumatori", spiega il professor Rossano Massai del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa che prosegue il lavoro di miglioramento genetico dell'albicocco in collaborazione con la dottoressa Raffaella Viti e il dottore Calogero Iacona.

Le metodologie di miglioramento genetico che che applicano i ricercatori dell'Ateneo pisano sono del tutto naturali, nel senso che sono riconducibili a quello che normalmente avviene in natura attraverso la fecondazione incrociata, solo che in questo caso per indurre un miglioramento delle caratteristiche degli ibridi sono usate ad esempio tecniche di impollinazione controllata tra varietà con specifici tratti genetici.

Foto_12-_Sel"Questo genere di studi – conclude Rossano Massai – richiede però tempi molto lunghi: per valutare una generazione di centinaia di piante ottenute da seme ci vogliono almeno 15 anni dal momento in cui si effettua un incrocio e questo è un problema dato che ormai i finanziamenti sono concessi per periodi molto brevi, emarginando di fatto questo settore a tutto vantaggio degli altri paesi europei e non solo. Basti pensare che l'ultimo finanziamento del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali utile per questo genere di ricerche risale ormai al 2004".

E intanto nel podere di Pantalla a Venturina fra poco inizierà la raccolta: tra giugno e luglio, nelle annate migliori, si pù arrivare a circa 100 quintali di albicocche. Da qualche anno, secondo una logica di filiera corta e di recupero degli aromi tipici , una piccola parte della produzione diventa dell'ottimo gelato artigianale venduto a Pisa: un gusto diverso a secondo delle varietà che si raccolgono lungo tutta l'estate.

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Ne hanno parlato:
CorriereFiorentino.it
RepubblicaFirenze.it
RepubblicaFirenze.it_fotogallery
Tirreno.it
Corriere Fiorentino
La Nazione - Livorno
Il Tirreno
Il Tirreno Pisa
Il Tirreno Piombino Elba
Panorama
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Controcampus
PianetaUniversitario
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malvaldi_chimicaCome il più classico degli assassini torna sempre sul luogo del delitto, così lo scrittore Marco Malvaldi è rientrato per una mattina al dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell'Università di Pisa, dove ha trascorso diversi anni prima come studente e poi come ricercatore dell'Ateneo. L'occasione è stata data dall'esigenza di girare alcune scene di uno speciale sull'autore pisano, che andrà prossimamente in onda su Mediaset Premium Crime nell'ambito di un ciclo di trasmissioni dedicato agli scrittori italiani di gialli.

"In questo dipartimento - ha ricordato Malvaldi, girando all'interno del palazzo di via Risorgimento - sono stato dal 1992 al 2005, passando da studente a laureato, quindi a dottorato e assegnista di ricerca. Prima di abbracciare in pieno la carriera di scrittore, ho trascorso altri due anni da assegnista a Farmacia". Nel suo giro tra i corridoi e le aule del palazzo, Malvaldi si è soffermato in particolare su una stanza: "è qui - ha detto aprendo la porta - che ho scritto il mio primo libro, La briscola in cinque".

Simone ZenzaroGrazie all'award assegnato dalla Fondazione Alexander von Humboldt al suo professore, Simone Zenzaro, dottorando di Informatica dell'Università di Pisa, potrà trascorrere il prossimo semestre estivo in Germania per collaborare a un progetto di ricerca internazionale. La Fondazione von Humboldt, infatti, finanzia periodi di ricerca nelle università tedesche ai docenti europei, dando loro la possibilità di portare con sé un dottorando. Quest'anno è stato premiato il professor Egon Börger, docente di Informatica dell'Ateneo pisano che, insieme a Simone Zenzaro e ad altri colleghi, lavorerà nelle università di Düsseldorf e Bonn-Rhein-Sieg al progetto dal titolo "A Comparative Analysis of Business Process Modeling Approaches".

Egon BoergerIl professor Egon Börger, che ha insegnato Informatica a Pisa dal 1985, è un pioniere dei metodi della logica applicata all'informatica. È anche tra i fondatori del metodo Abstract state machine (ASM) per la progettazione e analisi accurata e controllata dei sistemi software. Ad oggi è uno dei principali scienziati per i modelli basati sull'ASM e tecnologie di verifica, che hanno caratterizzato significativamente la sua attività. Nel 2007 aveva ricevuto il prestigioso "Premio Humboldt per la ricerca".

Simone Zenzaro, 28 anni, originario di Comiso in provincia di Ragusa, ha studiato Informatica all'Università di Pisa dove nel 2012 ha ottenuto la borsa di dottorato. La sua attività di ricerca riguarda principalmente l'interazione uomo-macchina (HCI), in particolare le Natural User Interfaces (NUIs), e Ingegneria del Software.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa 

brasiliani_gruppo_2014_webEra solo una piccola rappresentanza dei 178 studenti brasiliani che quest'anno, grazie al programma Scienza senza frontiere, stanno frequentando vari corsi di laurea all'Università di Pisa. Dopo i primi mesi di lezione, i ragazzi hanno già superato i primi esami e alcuni di loro si sono riuniti per festeggiare i voti registrati sul libretto. "Scienza senza frontiere" è il programma di mobilità e internazionalizzazione promosso dalla presidente Dilma Rousseff che per il secondo anno consecutivo ha portato nella città della Torre decine di giovani studenti brasiliani, quest'anno con numeri triplicati rispetto alla prima mandata con "solo" 61 giovani. A Pisa gli studenti si sono iscritti a più di 40 corsi, tutti di ambito tecnico-scientifico, come prevede il programma: tra i corsi più frequentati ci sono Ingegneria edile-architettura e Ingegneria civile, Veterinaria, Scienze biologiche e Fisica.
 

1.Osnar_Obede_Da_Silva_AragaoOsnar Obede Da Silva Aragão, 22 anni, viene dalla Universidade Federal Rural do Rio de Janeiro e studia Agraria. A Pisa ha superato tre esami, tra cui "Tecniche vivaistiche" dove ha ottenuto un 28. È molto contento dell'esperienza a Pisa, attualmente vive con un altro ragazzo brasiliano, ma, appena arrivato, ha abitato con una famiglia italiana che lo ha accolto per i primi mesi in Italia.
 
 
 

2.Pollyana_Ruggio_Tristao_BorgesPollyana Ruggio Tristao Borges, 21 anni, viene dalla Universidade Federal de Minas Gerais e studia Fisioterapia. Per ora, a Pisa, ha dato due esami, "Organizzazione aziendale" e "Medicina legale", dove ha preso rispettivamente 30 e 28. Anche Pollyana, appena arrivata dal Brasile, ha abitato con una famiglia italiana dove ha potuto iniziare a parlare italiano. Adesso vive con altri studenti brasiliani, ma ha molti amici italiani.
 

3.Marcos_Machado_Rebeca_Rodrigues_e_RodriguesMarcos Machado, 27 anni, viene dalla Universidade Luterana do Brasil e studia Medicina. A Pisa ha già superato due esami con ottimi risultati, "Psichiatria" con 30 e "Nefrologia" con 25. Con lui è venuta dal Brasile anche la sua ragazza, Rebeca Rodrigues e Rodrigues, 23 anni, anche lei studentessa di Medicina della Universidade Luterana do Brasil. Qui a Pisa abitano insieme, condividendo questa importante esperienza di studio all'estero.

 
 

4.Ernani_VergnianoErnani Vergniano, 25 anni, viene dalla Universidade Federal do ABC dove studia Ingegneria ambientale. Qui a Pisa frequenta i corsi a Ingegneria dei trasporti e del territorio e anche per lui il primo esame è andato molto bene: ha superato "Indagini geotermiche e geofisiche" con un bel 27.

 

5.Jefferson_ScherrerJefferson Scherrer, 36 anni, viene dalla Universidade Paulista e studia Farmacia. Qui a Pisa ha già superato quattro esami, "Bioinformatica" con 24, "Biotecnologie farmaceutiche" con 30, "Biotecnologie farmacologiche" con 25 e "Inglese" con 30. A Pisa Jefferson continua a coltivare la sua passione per la musica: è entrato nel gruppo italiano di musica brasiliana "Pisana fulo" e fa parte del Coro e dell'Orchestra dell'Università di Pisa, dove suona il flauto.

 

6.Fernando_LucchesiFernando Lucchesi, 24 anni, viene dalla Universidade Estadual de Campinas e studia Informatica. Qui a Pisa ha superato due esami nel corso di Informatica umanistica, "Linguistica computazionale" con 28, e "Lingua latina" con 26. Come racconta il suo nome, Fernando ha origini italiane, il suo bisnonno era migrato in Brasile da Borgo a Mozzano, dove presto tornerà a trovare i parenti. A Pisa si è integrato molto bene e canta nel Coro della Chiesa di San Frediano dove ha conosciuto molti amici.
 

7.Artur_Teixeina_PereiraArtur Teixeina Pereira, 23 anni, viene dalla Universidade Federal de Lavras (UFLA) e studia Veterinaria. A Pisa ha già superato tre esami, "Tecnologia della riproduzione", "Andrologia" e "Semiotica medica", ma l'esperienza più importante l'ha fatta all'Ospedale didattico veterinario di San Piero a Grado, dove per la prima volta, sotto la supervisione del professor Iacopo Vannozzi, ha potuto partecipare a un intervento chirurgico su un gatto.



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Ne hanno parlato:
La Nazione Pisa
Il Tirreno Pisa

 

Tonkean_macaque_Affiliation_Photo_by_E._PalagiLa consolazione spontanea non è prerogativa delle grandi antropomorfe o dell'uomo. Una ricerca, appena pubblicata sulla rivista internazionale "Evolution and Human Behavior" e frutto di un lavoro di squadra guidato da Elisabetta Palagi (Università di Pisa e CNR di Roma) e da Roscoe Stanyon (Università di Firenze), ha dimostrato che la capacità di consolare è presente anche nei macachi, gruppo di primati che condivide con l'uomo un antenato comune vecchio circa 25 milioni di anni. La consolazione è quindi una capacità antica, anche se non tutte le specie di macachi hanno la possibilità di esprimerla e infatti, tra le specie studiate finora, quella che ha mostrato capacità empatiche è anche la più "tollerante.

"Nel mondo delle scimmie – ha spiegato Elisabetta Palagi – 'tolleranza' vuol dire bassi livelli di aggressione, scarsa importanza del rango gerarchico a favore dell'amicizia, alti livelli di gioco anche tra adulti e frequente uso di segnali e comportamenti pacificatori".

I ricercatori hanno confrontato due specie di macachi, Macaca fuscata e Macaca tonkeana, caratterizzati l'uno da una società despotica e l'altro da una società egalitaria e tollerante. Le analisi condotte con le stesse tecniche e dagli stessi osservatori hanno evidenziato un elevato livello di capacità consolatorie nel macaco di Tonkean a differenza della specie despotica che non mostrava affatto questo comportamento. Dopo un'aggressione, il consolatore si avvicinava spontaneamente alla vittima e la confortava con contatti amichevoli come abbracci, carezze e baci. I contatti corporei riducevano lo stress nella vittima che migliorava così il proprio stato emotivo. Le femmine, in particolare, mostravano elevati segnali di ansia dopo un'aggressione e, non a caso, erano proprio quelle consolate di più da tutti i membri del gruppo. "I risultati dello studio – hanno concluso i ricercatori- suggeriscono che per comprendere l'evoluzione di un fenomeno complesso, come quello dell'empatia, è necessario studiare specie diverse caratterizzate da simili capacità cognitive ma da differenti strategie sociali. I macachi ci insegnano quindi che empatia e tolleranza sono fenomeni inscindibili e che, come tali, vanno studiati insieme".

Ne hanno parlato:
Avvenire
Focus.it
Adnkronos/1
Adnkronos /2
VillaggioGlobale.it
GreenReport.it
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LiberoQuotidiano.it
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NoveFirenze.it

lisbonaIn occasione dell'Erasmus+Day, la giornata organizzata dall'Università di Pisa per promuovere il Programma Erasmus+, martedì 15 aprile, alla Stazione Leopolda, si è svolta la premiazione del concorso "Il mio Erasmus", il contest fotografico riservato agli studenti chiamati a raccontare in un'immagine la loro esperienza all'estero.

Vincitrice del concorso è risultata Joanna Pluta, con la foto (a destra) "Erasmus, il miglior libro sulla vita" scattata a Lisbona; al secondo posto Allegra Mazzeo, con "La serenità della Moschea blu" scattata a Istanbul; al terzo Giorgio Aprile, con "The Autumn in the Czech Republic" scattata a Terezin, nella Repubblica Ceca. A premiare i ragazzi durante la serata animata da Radioeco c'era la professoressa Alessandra Guidi, prorettore per l'Internazionalizzazione.

Al concorso fotografico hanno partecipato più di 150 ragazzi, che hanno inviato in totale 450 foto. Altre immagini hanno meritato una segnalazione speciale: "LBParigi" di Luca Bargagli; "Sulla cresta dell'onda", scattata a Weymouth (Inghilterra) da Luca Emanuele Facchini; "L'alba inizia prima per le mongolfiere", scattata a Göreme in Cappadocia (Turchia) da Martinus Hensgens; "Flashing Red Light Means GO", scattata a Siviglia da Serena Cortopassi. Ai tre vincitori del concorso sono andati come premi alcuni strumenti informatici - un notebook, un tablet e un e-book - da poter utilizzare per le loro attività didattiche.

Guarda la galleria di immagini con tutte le foto del concorso. 

Mercoledì, 16 Aprile 2014 13:38

Openday della ricerca 2014

Le news

"Al via gli Open Day della Ricerca"

3 aprile 2014

Tornano giovedì 10 e venerdì 11 aprile gli Open Day della Ricerca, la manifestazione promossa dall'Università di Pisa per aprire virtualmente le porte dei propri laboratori e mostrare a tutta la cittadinanza il lavoro e le persone protagonisti di questo settore...Leggi la notizia completa

"Julian Assange, Rodotà, Ainis e Bodei chiudono gli Open Day della Ricerca"

11 aprile 2014

Per gli Open Day della Ricerca dell'Università di Pisa, inaugurati giovedì 10 aprile con dibattiti, incontri e 32 stand della ricerca, arriva il giorno dell'evento organizzato nell'ambito dei "Dialoghi dell'Espresso"...Leggi la notizia completa

Le foto delle iniziative
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Le immagini degli stand della Ricerca
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Frammenti dell'Open Day della Ricerca


Gli ospiti

Marco Pratellesi

Stefano Rodotà

Remo Bodei


Bruno Manfellotto

Stefania Maurizi

Rassegna Stampa:

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