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Comunicati stampa

mostra Vajont Il 9 ottobre del 1963, alle ore 22.49, una grande frana si staccò dal Monte Toc, che sovrastava il lago artificiale del Vajont, sbarrato dalla diga omonima, appena realizzata e alta 265 m. In poche decine di secondi la frana piombò nel bacino a una velocità di 20-30 m/sec, dislocando quasi 50 milioni di m3 di acqua e provocando colossali onde di piena, alte più di 200 metri, che oggi potremmo definire come uno "tsunami di montagna". In meno di 12 minuti la catastrofe si compì, portando morte e distruzione in molti centri abitati, fra cui Longarone, Erto, Casso, Castellavazzo, Codissago, Pirago. Le vittime furono 1.910 e per molte di esse non è stato possibile neppure ritrovare i corpi, che giacciono ancora sepolti dalla frana e dai detriti.

In un documento ONU presentato nel 2008, in occasione dell'International Year of Planet Earth (IYPE), la tragedia del Vajont è stata considerata come il peggior esempio di gestione del territorio e dell'ambiente.

Il 50° anniversario di questa immane catastrofe, che è stata commemorata con molte iniziative a livello nazionale, sarà ricordato anche a Pisa con una mostra, un documentario e una conferenza. I tre eventi sono stati presentati al dipartimento di Scienze della terra dal direttore Michele Marroni, dal professore Alberto Puccinelli e dai ricercatori Giacomo D'Amato e Roberto Giannecchini.

presentazione mostra Vajont La mostra, organizzata dall'Associazione Italiana di Geologia Applicata e Ambientale e dal Consiglio Nazionale dei Geologi, si intitola "La storia del Vajont: la conoscenza della frana attraverso le foto di Edoardo Semenza". È composta da 13 pannelli illustrati con testi, disegni e fotografie di Edoardo Semenza, che è stato tra i primi a scoprire l'esistenza della frana quando ancora si poteva intervenire per evitare il disastro. L'esposizione, che ha già toccato molte sedi universitarie e centri di ricerca italiani, è finalizzata a sensibilizzare studenti, tecnici e professionisti, e soprattutto la società civile, sulla necessità di conoscere la geologia per il rispetto e la protezione dell'ambiente. Sarà visitabile da lunedì 11 a venerdì 15 novembre al dipartimento di Scienze della terra, in via Santa Maria.

All'esposizione sono associate altre due iniziative. Giovedì 14, alle ore 15, sarà proiettato un documentario sulla frana; mentre venerdì, 15 alle ore 11, ci sarà una conferenza della professoressa Monica Ghirotti, dell'Università di Bologna, esperta di frane, allieva di Edoardo Semenza e grande conoscitrice della frana del Vajont, su "La storia del Vajont: la conoscenza della frana attraverso le foto di Edoardo Semenza".

Memori gruppo di ricerca Università di PisaPaintings conserved in display cases, works of art and ancient books kept in museums, nothing seems to be safe any longer. In fact, threatening the conservation of all these treasures is an invisible yet extremely dangerous enemy: atmospheric pollution. The MEMORI system was designed to save the immense heritage conserved in galleries and libraries. This tool, which is easy and economical to use, is a product of the European project from which it takes its name, "MEMORI - Measurement, Effect Assessment and Mitigation of Pollutant Impact on Movable Cultural Assets". The project which has recently closed after three years of research was coordinated by the Norwegian Institute for Air Research and included 14 European partners including the Department of Chemistry and Industrial Chemistry at the University of Pisa.

In practice MEMORI is a dosimeter which is sensitive to climate, light and photo-oxidizing and acidic gases, capable of transmitting its data to a web-based system designed to interpret the results in real-time and suggest preventive measures quickly before any effect can be seen on the artifacts. The MEMORI prototype presented at the final conference of the project, which was held in Madrid last October, has been tested in more than 16 European museums including the Tate Gallery in London, the Stibbert Museum in Florence, the Museum of Cultural History in Oslo and the Picasso Museum in Paris, and is now ready to be launched on the market.

memori"My research team at the Department of Chemistry and Industrial Chemistry dealt mainly with the evaluation of the effects of volatile organic acids on the organic material present in the artifacts conserved in museums, libraries and archives," explained Professor Maria Perla Colombini from the University of Pisa. "Such extensive and systematic research of this type has never been carried out before."

"Our study" said Ilaria Bonduce, a researcher from the University of Pisa who took part in the final conference of the MEMORI project in Madrid, "demonstrated the dangerous effects of organic acids on pictorial artifacts as these acids act as a catalyst on the oxidation of varnish. This is an extremely important result as it highlights the fundamental importance of monitoring the quality of the environment not only in the exhibition area but also inside the display cases where paintings and other polychrome objects are conserved and precisely where the concentration of organic acids may be extremely high. This demonstrates that sealing a precious painting inside a frame or a climatised display case is not sufficient to protect it but that it is also necessary to check the material these structures are made of and monitor the quality of the air inside them to ensure the best possible conditions for conserving our artistic heritage."

Memori gruppo di ricerca Università di PisaQuadri conservati nelle teche, opere d'arte e libri antichi custoditi nei musei, niente sembra più al sicuro. In realtà a minacciare lo stato di conservazione di tutti questi tesori c'è un nemico invisibile quanto insidioso: l'inquinamento atmosferico. Per salvare l'immenso patrimonio conservato nelle gallerie e nelle biblioteche è nato MEMORI, uno strumento facile da gestire e a basso costo, frutto dell'omonimo progetto europeo, "MEMORI - Measurement, Effect Assessment and Mitigation of Pollutant Impact on Movable Cultural Assets". Il progetto, appena giunto a conclusione dopo tre anni di ricerche, è stato coordinato dall'Istituto Norvegese per la Ricerca sull'Aria e ha coinvolto 14 partner europei fra cui il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università Pisa.

In pratica MEMORI è un dosimetro sensibile al clima, alla luce, e ai gas inquinanti foto-ossidanti e acidi, ed è capace di trasmettere i dati ad una piattaforma web in modo da eseguire l'analisi dei parametri rilevati in tempo reale e quindi intervenire tempestivamente prima che gli eventuali danni siano visibili sulle opere d'arte. Il prototipo MEMORI, che è stato presentato al convegno conclusivo del progetto che si è svolto a Madrid lo scorso ottobre, è stato testato in più di 16 musei europei, fra cui il Tate di Londra, lo Stibbert di Firenze, il Museum of Cultural History di Oslo e il Musée National Picasso a Parigi, ed è già pronto per la commercializzazione.

memori"Il mio gruppo di ricerca al Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale si è occupato in particolare della valutazione degli effetti degli acidi organici volatili su materiali organici presenti nei manufatti conservati in musei, biblioteche e archivi – ha spiegato la professoressa Maria Perla Colombini dell'Università Pisa - uno studio che non è mai stato fatto prima d'ora in maniera così sistematica ed estensiva".

"La nostra ricerca – ha detto Ilaria Bonaduce ricercatrice dell'Ateneo pisano che è intervenuta al congresso conclusivo del progetto MEMORI a Madrid – ha dimostrato l'estrema pericolosità degli acidi organici per i manufatti pittorici, in quanto catalizzano l'ossidazione di vernici. Si tratta di un risultato molto importante perché evidenzia come il monitoraggio della qualità dell'ambiente sia fondamentale, non solo in sedi espositive, ma anche all'interno delle teche dove sono conservati dipinti e altri oggetti policromi, dato che è proprio al loro interno che le concentrazioni di acidi organici possono essere estremamente elevate. Questo ci dice che, per proteggere un dipinto prezioso, non basta sigillarlo all'interno di una cornice o teca microclimatica, ma che bisogna controllare attentamente i materiali di cui questi supporti sono costruiti e monitorare la qualità dell'aria al loro interno, per assicurare le migliori condizioni di conservazione possibile per il nostro patrimonio pittorico".

Ne hanno parlato:
Il Tirreno Pisa
ANSA.it
Tirreno.it
Agipress.it
InToscana.it

Nazione.it
PisaèCultura.it
PisaToday.it
NovedaFirenze.it
PisaInformaFlash.it
LiberoQuotidiano.it (AdnKronos)
Artemagazine.it
TGCOM
EcoReport.tv

Si comunica che i direttori di dipartimento, accogliendo la richiesta presentata dai rappresentanti degli studenti, hanno disposto la sospensione delle attività didattiche per martedì 12 novembre, dalle ore 10 alle ore 12, per permettere agli studenti di partecipare all'Assemblea di Ateneo convocata al Polo Carmignani.

pontecorvo1"Da Pisa a Mosca, un lungo viaggio attraverso storia e scienza" è il titolo della mostra che La Limonaia dedica a Bruno Pontecorvo a cento anni dalla nascita. Visibile fino al 22 dicembre nella sede di Palazzo Ruschi, l'esposizione ripercorre la vita e gli studi del grande fisico nato a Pisa il 22 agosto del 1913, oltre che soffermarsi sulle vicende della sua famiglia, a partire dai due fratelli, il regista Gillo e il biologo Guido. La mostra, a ingresso gratuito, è stata organizzata dall'Associazione "La Limonaia Scienza Viva", dall'Università di Pisa, dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dal Joint Institute for Nuclear Research di Dubna in Russia. I curatori scientifici sono Marcomaria Massai, docente del dipartimento di Fisica dell'Ateneo, Gloria Spandre, ricercatrice dell'INFN, ed Elena Volterrani, responsabile della Limonaia edell'INFN.

pontecorvo4Giunta al culmine delle celebrazioni nazionali per il centenario della nascita, la rassegna mira a inquadrare il percorso umano e scientifico di Bruno Pontecorvo all'interno del difficile contesto storico in cui egli ha vissuto. Da un lato, infatti, Pontecorvo è ricordato come uno dei principali scienziati del '900, che ha dato un contributo decisivo allo sviluppo della fisica moderna e che, per ampiezza e profondità d'intuizioni, avrebbe sicuramente meritato il Premio Nobel. Dall'altro, deve la sua notorietà, anche fuori dalla comunità scientifica, alla scelta di trasferirsi con la famiglia nel 1950, in piena epoca da Guerra Fredda, nell'Unione Sovietica di Stalin.

pontecorvo3La vita e le ricerche di Bruno Pontecorvo sono approfondite attraverso 45 pannelli descrittivi e sette monitor con immagini e filmati d'epoca, in cui scorrono anche interviste a illustri scienziati che parlano del fisico pisano. All'interno della mostra, saranno inoltre esposti materiali originali, alcuni dei quali di grande rilievo scientifico. Sono inediti e mai esposti prima, per esempio, i due voluminosi quaderni di appunti che il fisico scrisse subito dopo l'arrivo in URSS, tra 1950 e 1955, così come altri documenti del periodo sovietico e il Premio Lenin che ricevette nel 1963. Viene poi illustrato l'esperimento eseguito da Enrico Fermi nel laboratorio di via Panisperna, che portò alla scoperta dell''effetto paraffina' per il quale vinse il Nobel nel 1938 e al quale partecipò lo stesso Bruno Pontecorvo.

Nella sezione "Scienza" che descrive l'attualità delle idee proposte da Pontecorvo, saranno infine presentati un tracciatore di raggi cosmici, in funzione; un campione dell'esperimento Opera al Gran Sasso, che ha verificato l'ipotesi di Bruno Pontecorvo sull'oscillazione del neutrino; un fotomoltiplicatore gigante dell'esperimento Antares, che è un telescopio subacqueo per neutrini di altissima energia, e altri modelli di apparati sperimentali operanti al mondo.

Per tutte le informazioni sulla mostra si rinvia al sito: http://www.pontecorvopisa.it

Ne hanno parlato:
Repubblica Firenze
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
RepubblicaFirenze.it
PisaInformaFlash.it
pontecorvo2pontecorvo5

 

 

 

 

 

 

 

  

Giovedì, 07 Novembre 2013 10:08

17 docenti dell'Ateneo finanziati con i PRIN

logoMiurNell'anno in cui i finanziamenti ministeriali hanno subito un taglio del 77%, arrivano all'Università di Pisa i fondi dei Progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN) che premiano le ricerche di ben 17 docenti dell'Ateneo. Sono cinque i ricercatori pisani che hanno ottenuto fondi come coordinatori nazionali dei progetti, per un importo totale di oltre 1,3 milioni di euro. Tra loro anche il fisico Guido Tonelli, che potrà proseguire gli esperimenti e gli studi sul bosone di Higgs, protagonista della vittoria del Nobel per la Fisica. Sono inoltre 12 i ricercatori che sono stati premiati come responsabili locali di progetti (Unità B).

Nel complesso quella dell'Università di Pisa è una performance positiva, se si pensa che, a livello nazionale, i finanziamenti del MIUR sono passati dai 170 milioni di euro dello scorso anno ai 38 milioni di quest'anno. I cinque progetti a coordinamento nazionale premiati nell'ambito dei PRIN sono stati selezionati tra i 48 presentati dall'Ateneo, con un rapporto del 10,41%.

Qui nel dettaglio i progetti finanziati.

Coordinatori nazionali dei progetti:

1) Settore LS – Life Sciences

- Maria Letizia Trincavelli (dipartimento di Farmacia): "Il controllo dell'osteoblastogenesi quale nuova strategia terapeutica per le patologie ossee". Totale progetto 353.445 euro, contributo assegnato 247.411.

2) Settore PE – Mathematics, physical sciences, information and communication, engineering, universe and earth sciences

- Giovanni Bianucci (dipartimento di Scienze della Terra): "Biodiversità marina e produttività primaria nei bacini neogenici di avanarco andini: relazioni tra Konservat-Lagerstätten a vertebrati marini e la deposizione di tappeti a diatomee. I ruoli della cenere vulcanica e del moderno regime di circolazione oceanica come fattori di fertilizzazione delle acque e di rafforzamento dell'upwelling costiero. La Formazione di Pisco (Perù) come caso studio". Totale progetto 252.605 euro, contributo assegnato 176.823.

- Guido Emilio Tonelli (dipartimento di Fisica): "H-TEAM: trigger, elettronica avanzata e metodi innovativi per misure di precisione nel settore dell'Higgs ad LHC". Totale progetto 459.725 euro, contributo assegnato 321.808.

3) Settore SH – Social Sciences and Humanities

- Leonardo Boncinelli (dipartimento Economia e Management): "Economia dell'intuizione e del ragionamento: uno studio sul cambiamento delle attitudini razionali in presenza di due sistemi di elaborazione (acronimo inglese: SOCRATES)". Totale progetto 76.718 euro, contributo assegnato 53.703.

- Antonella Gioli (dipartimento Civiltà e forme del sapere): "La vita delle opere: dalle fonti al digitale. Progetto pilota per la ricerca e la comunicazione nei musei della storia conservativa delle opere d'arte". Totale progetto 171.041 euro, contributo assegnato 119.729.

Unità B:

1) Settore LS:

Lupetti Antonella – dipartimento Ricerca Traslazionale

Petroni Giulio - dipartimento Biologia

Vitti Paolo – dipartimento Medicina clinica

2) Settore PE:

Berarducci Alessandro - dipartimento Matematica

Cappelli Chiara – dipartimento Chimica e chimica industriale

Grossi Roberto - dipartimento Informatica

Di Bari Lorenzo - dipartimento Chimica e chimica industriale

Frangioni Antonio - dipartimento Informatica

Diani Marco – dipartimento Ingegneria informazione

3) Settore SH:

Salvati Nicola – dipartimento Economia e Management

Petralia Giuseppe – dipartimento Civiltà e forme del sapere

Barrotta Pierluigi – dipartimento Civiltà e forme del sapere

Agricoltura conservativaC'è una terza via fra l'agricoltura biologica e quella convenzionale: è l'agricoltura conservativa e il Centro di Ricerche Agro-Ambientali "E. Avanzi" dell'Università di Pisa ha cominciato a studiare questa pratica già dal 1986, fra i primi in Italia. Un'esperienza quasi trentennale che è ora al servizio di un progetto della regione Toscana "Agrotecniche conservative finalizzate alla riduzione dell'impatto ambientale del frumento e alla caratterizzazione dei suoi derivati" finanziato con circa 200mila euro nell'ambito dell'ultimo bando di sviluppo rurale 2007/2013. Oltre all'Ateno pisano come partner scientifico, il progetto è coordinato dal Consorzio Agrario di Pisa e vi partecipano l'Azienda Agricola Martello Nadia e l'Azienda Agricola Squadrelli Ottavia, rispettivamente nelle province di Pisa e Siena per un totale di 80 ettari sotto monitoraggio.

"L'obiettivo del progetto – ha spiegato Marco Mazzoncini (foto) direttore del Centro "E. Avanzi" – è di far conoscere e diffondere la pratica dell'agricoltura conservativa che si basa sull'impiego di tecniche semplificate di lavorazione del terreno e un impiego razionale della chimica di sintesi. Tra le tecniche "conservative", la non-lavorazione (semina su sodo) e anche la lavorazione minima, hanno un ruolo di primaria importanza dal punto di vimarco mazzoncinista della sostenibilità, sia ambientale che economica".

In particolare, la non-lavorazione del terreno (la tecnica conservativa saggiata nel progetto), riduce i rischi di erosione, incrementa il carbonio organico dello strato superficiale del terreno rendendolo più fertile. La sostenibilità di questa tecnica si basa anche sulla minore quantità di energia richiesta delle colture seminate su "terreno sodo" connessa al forte risparmio di gasolio che si traduce in una significativa riduzione delle emissione di anidride carbonica (anche oltre il 50% rispetto alla tecniche convenzionali).

Per quanto riguarda poi l'aspetto economico, l'agricoltura conservativa, quando correttamente applicata, non determinando apprezzabili cali di produzione rispetto alle tecniche ordinarie (almeno per i cereali invernali come il grano) offre maggiori margini di guadagno riducendo significativamente i costi di produzione intorno ai 130-160 euro per ettaro.

"Malgrado i numerosi vantaggi, allo stato attuale, tuttavia, le tecniche di agricoltura conservativa non hanno ancora una grande diffusione in Italia – ha sottolineato il professor Mazzoncini – e questo per una serie di difficoltà di tipo agronomico ed extra-agronomico che spesso incontrano gli agricoltori. Ma il superamento di queste difficoltà potrebbe rappresentare un passo avanti verso una maggiore sostenibilità dei sistemi cerealicoli regionali".

Ne hanno parlato:
Il Tirreno - Pisa
AgricolturaNews.it
AgricolturaModerna.it
CGIL- Toscana news (ANSA)
GreenReport.it
GoNews.it
PisaInformaFlash.it
PisaNews.it
Conipiediperterra.it

Controcampus.it

tomba Antonfrancesco de' MediciNati da relazioni extra coniugali, vissero comunque una vita privilegiata, allevati a corte e sepolti nelle cappelle di famiglia: parliamo di Gianfrancesco Maria (1619-1689) e Antonfrancesco Maria (1618-1659), figli illegittimi dei Medici, esponenti minori della dinastia dei Granduchi di Toscana, di cui adesso, grazie a uno studio archeologico e paleopatologico condotto dall'Università di Pisa, sono stati esaminati i resti. Le loro sepolture sono state esplorate nell'ambito di interventi di risanamento e adeguamento impiantistico delle Cappelle Medicee di Firenze, con un'operazione avvenuta sotto la direzione della Soprintendenza speciale per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale fiorentino.

Per i rilievi archeologici e gli studi paleopatologici, l'operazione ha visto impegnati i ricercatori della Divisione di Paleopatologia dell'Ateneo pisano guidati dal professor Gino Fornaciari, già responsabile del "Progetto Medici" tra il 2003 e il 2009. Lo studio radiologico è stato effettuato presso il Reparto di Radiologia dell'Ospedale di Santa Maria Nuova, sotto la direzione di Roberto Carpi e Ilario Menchi.

Lo studio preliminare dei due individui ha dimostrato che la pratica dell'autopsia con scalottamento del cranio e imbalsamazione, già attestata nei Granduchi, veniva utilizzata correntemente anche per personaggi minori della famiglia. Inoltre i resti scheletrici ritrovati all'interno delle due sepolture promettono di rivelare nuovi particolari sulla vita degli esponenti della famiglia fiorentina.
 

Bianca Cappello

Sarà possibile, ad esempio, fare luce su alcune leggende che riguardano Antonio de' Medici (1576-1621), figlio del Granduca Francesco I (1541-1587) e padre di Antonfrancesco Maria. Leggenda vuole che Antonio de' Medici, priore di Pisa dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, non sarebbe figlio di Francesco I, ma un neonato adottato nel corso di un parto simulato dall'amante del principe, Bianca Cappello (nel ritratto), che voleva dare un figlio maschio a Francesco. Confrontando il DNA di Antonfrancesco Maria, figlio di Antonio, con quello del Granduca Francesco I sarà possibile fare luce anche su questa vicenda.

L'altra storia che raccontano questi resti scheletrici è che anche ai figli illegittimi dei Medici veniva garantita una vita di agi. Antonfrancesco Maria, dopo la morte del padre, fu educato alla corte dei Medici, mentre la madre Artemisia Tozzi fu confinata nel monastero fiorentino di San Clemente. Il benessere e i privilegi della vita di corte di cui godette Antonfrancesco sono testimoniati anche da un primo esame paleopatologico che ha permesso la diagnosi di una grave forma di gotta cronica del piede destro, localizzata in corrispondenza dell'alluce, che indica un'alimentazione molto ricca di carne, confermando fra l'altro la familiarità della cosiddetta "gotta dei Medici".

Ancora più esemplificativa la storia di Gianfrancesco Maria, figlio di Don Giovanni de' Medici e di Livia Vernazza. Nato quando il padre si trovava a Venezia come generale al servizio della Serenissima, il bambino era frutto di una relazione illegittima, ma fu legittimato dal fatto che i suoi genitori si sposarono il giorno della sua nascita. Nonostante ciò, il bambino fu tolto alla madre dopo la morte del marito avvenuta nel 1621 e fu allevato a corte dai Medici a Firenze. Livia Vernazza fu rinchiusa in un convento fino al 1639 e poi segregata a Villa Le Macine. Gianfrancesco Maria divenne così illegittimo, ma la famiglia granducale gli concesse una rendita annua.


Antonfrancesco de' MediciI rilievi scientifici sui resti
L'apertura della tomba di Antonfrancesco ha rivelato i resti scheletrizzati di un individuo di sesso maschile di età adulta e di statura elevata (oltre 185 cm), con il cranio e le coste segate per l'autopsia e l'imbalsamazione. Come risultava anche dalla documentazione d'archivio, era stato sepolto con l'abito monastico dell'Ordine dei Cappuccini, completo di cordone e rosario in legno, purtroppo assai danneggiato dall'alluvione di Firenze del 1966.

L'esame della tomba di Gianfrancesco ha invece rivelato la presenza di un individuo di sesso maschile di età adulto-matura, con il cranio scalottato per l'autopsia e l'imbalsamazione, vestito con un elegante abito della seconda metà del '600 e ancora con la spada al fianco. La presenza di vesti e di oggetti del corredo ha impedito il recupero di gran parte dei resti. Tuttavia è stato possibile studiare il cranio e sottoporlo a indagine antropologica, paleopatologica e radiologica.

Ne hanno parlato: 
Il Piccolo
Corriere Fiorentino
Quotidiano Nazionale
Tirreno Pisa
Corriere Adriatico
Ansa.it
ADNkronos
CorriereFiorentino.it
TirrenoPisa.it
NazionePisa.it
PisaInformaFlash.it
Controcampus.it
FirenzeToday 
gonews.it 

Casa_Torre_di_Palazzo_Bianchi-MonzonSono state avviate mercoledì 30 ottobre 2013 le operazioni di messa in sicurezza della Casa Torre di Palazzo Bianchi-Monzon, lo storico edificio adiacente alla Sapienza e al dipartimento di Scienze politiche, che ospita due aule al piano terreno e alcune stanze di docenti e personale tecnico-amministrativo nei restanti piani.

Queste operazioni di messa in sicurezza della Casa Torre che, in accordo con la Protezione Civile e il Comando dei Vigili Urbani del Comune di Pisa, hanno richiesto la parziale chiusura dell'edificio e il transennamento delle zone circostanti, si protrarranno presumibilmente fino alla fine dell'anno, per poi proseguire con uno specifico progetto di pieno recupero dell'edificio.

I lavori fanno parte del programma di valutazione del rischio sismico e dei conseguenti interventi sul patrimonio immobiliare dell'Ateneo avviato a seguito dei noti eventi dell'anno passato. Questo programma prevede una serie di analisi della vulnerabilità statica e sismica degli edifici storici finalizzate all'individuazione di criticità che possano costituire un potenziale pericolo per persone e cose, anche tenendo conto del contesto urbano in cui sono inseriti questi immobili.

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