Scoperto un accampamento della fine del Neolitico tra le montagne dell'Al-Hajar in Oman
Grazie a una campagna di scavi avviata nel 2024 nell’area di Hayy Al-Sarh, nei pressi della città di Rustaq in Oman, sono emersi i resti di un accampamento neolitico risalente al 3600-3400 a.C., portati alla luce nell’ambito del progetto internazionale PrehistOman. Il progetto, diretto da Niccolò Mazzucco dell'Università di Pisa, in co-direzione con Khaled Douglas e Nasser Al-Jahwari della Sultan Qaboos University, si svolge con l'approvazione del Ministero del Patrimonio e del Turismo dell'Oman e con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano.
La missione ha l'obiettivo di studiare l'occupazione preistorica delle aree interne dell'Oman, ancora oggi poco conosciute. La maggior parte delle evidenze relative alle popolazioni di cacciatori-raccoglitori-pescatori proviene infatti da scavi effettuati lungo la costa, nell'area dell'attuale capitale, Muscat, e dello Ja'lān.
Nel sito di Hayy Al-Sarh è stata aperta un'area totale di circa 60 mq, individuando uno strato archeologico con resti di un accampamento risalente alla fine del Neolitico. Particolarmente importante è il ritrovamento di una struttura abitativa, una capanna pseudo-circolare, probabilmente costruita con un'intelaiatura in legno, di cui rimangono le buche di palo, e poi ricoperta di frasche. Si tratta di un’abitazione molto simile agli esempi trovati sulla costa nell'area di Ras Al Hamra. Attorno sono state scoperte varie aree di combustione e strutture per il fuoco, oltre a una zona destinata alla scheggiatura e alla produzione litica, con la presenza di caratteristiche punte di freccia a ritocco bifacciale.
“Il rinvenimento di una struttura archeologica in un contesto stratigrafico è un evento molto raro in Oman, dove la maggior parte delle testimonianze preistoriche è documentata in superficie, attraverso resti di strutture spesso poco conservate e dispersioni di manufatti – commenta il professor Mazzucco – La buona conservazione del sito in stratigrafia ha permesso di raccogliere un numero maggiore di campioni per le analisi bioarcheologiche e paleoambientali, oltre a datare la struttura tramite la tecnica del radiocarbonio al 3600-3400 a.C.
L'accampamento doveva trovarsi in prossimità di una zona umida a carattere stagionale, come indicato dalle indagini polliniche e geomorfologiche preliminari”. Sulla base delle materie prime rinvenute e scheggiate sul sito, nonché degli ornamenti in conchiglia presenti, sembra che il gruppo umano che occupò Hayy Al-Sarh si spostasse su un'ampia area, dalla costa fino alla catena montuosa dell'Al Hajar, spingendosi fino all'area dell'attuale città di Bisya, per distanze in linea d'aria superiori ai 150 km.
Le ricerche future mirano a completare lo scavo dell'accampamento e a individuare nuove strutture antropiche nel sito, probabilmente molto esteso e con ampie zone ancora da esplorare.
Bando Erasmus 2025
Tania Guidi vince la seconda edizione del premio di studio Tarabella
Sabato 15 marzo si è svolta presso Villa Argentina, a Viareggio la cerimonia di premiazione del premio di studio Tarabella-seconda edizione, offerto dalla famiglia del biologo Massimo Tarabella e intitolato alla sua memoria. Il premio è stato conferito quest'anno alla dott.ssa Tania Guidi (nella foto insieme alla direttrice del Dipartimento di Biologia Prof.ssa Antonella Del Corso, al relatore di tesi Prof. Andrea Andreucci e alla Dott.ssa Sandra Cosci, vedova del dott. Tarabella), che ha conseguito la laurea in Biologia Molecolare e Cellulare con una tesi dal titolo “Ruolo della sovraespressione dei geni ZIP1;1 e ZIP1;2 in Populus alba L. clone Villafranca in risposta a dosi subletali di zinco”.
Sia la vincitrice, felice ed emozionata per questo riconoscimento, che i docenti dell'ateneo presenti alla cerimonia hanno voluto ringraziare la famiglia del dott. Tarabella per questa bellissima opportunità che viene offerta a chi ha da poco completato il proprio percorso di studi.
Libera Università: dialogo tra Tomaso Montanari e il rettore Unipi Riccardo Zucchi
Venerdì 28 marzo in Sapienza, l’evento organizzato dal Cidic Università di Pisa
Venerdì 28 marzo, alle 16:30 nell’Aula Magna Nuova del Palazzo La Sapienza dell’Università di Pisa (via Curtatone e Montanara 15, Pisa) si parlerà di Libera Università con Tomaso Montanari, Rettore Università per Stranieri di Siena, e Riccardo Zucchi, Rettore Università di Pisa. Modera l’incontro Saulle Panizza, direttore del Centro per l’innovazione e la diffusione della cultura (Cidic) dell’Università di Pisa.
L’incontro, organizzato dal Cidic, è a ingresso gratuito sino a esaurimento posti. Sarà inoltre possibile seguirlo in diretta streaming: http://call.unipi.it/LiberaUniversita
La riflessione prenderà spunto dal libro “Libera Università” (Einaudi), accendendo i riflettori su un dibattito che può e deve uscire dalle aule universitarie, aprendosi alla società. Sarà un dibattito a 360 gradi che cercherà di delineare lo stato dell’arte - le trasformazioni imposte dalla competizione, la burocratizzazione degli atenei, la progressiva ‘aziendalizzazione’, i nodi della terza missione, le ombre sull’autonomia – guardando dritto verso un futuro da ri-costruire. Un domani in cui il ruolo e il valore dell’Università non possa più essere messo in dubbio.
Sarà possibile inviare una domanda ai relatori collegandosi a questo link: https://forms.office.com/e/F0QRsyjgmM
Tomaso Montanari è uno storico dell'arte, saggista e docente universitario. Ha insegnato Storia dell'arte moderna all'Università «Federico II» di Napoli. Rettore dell'Università per Stranieri di Siena, si è sempre occupato della storia dell'arte del XVII secolo, cercando di rispondere alle domande poste dalle opere con tutti gli strumenti della disciplina: dalla filologia attributiva alla ricerca documentaria, dalla critica delle fonti testuali all'analisi dei significati, a una interpretazione storico-sociale.
L'Ateneo piange la scomparsa del professor Umberto Breccia
Lo scorso venerdì 21 marzo è scomparso Umberto Breccia, professore emerito dell’Univeristà di Pisa, a lungo docente di Istituzioni di Diritto Privato. Nato a Volterra (Pisa) nel 1943, è stato nominato ordinario di Diritto civile all'Università di Sassari nel 1978 e successivamente è stato chiamato all'Università di Pisa. Nel corso della sua carriera è stato direttore dell'Istituto di Diritto privato e vicedirettore del dipartimento di Diritto privato "Ugo Natoli". Nel 1992 è stato insignito dell'Ordine del Cherubino e nel 2015 è stato nominato professore emerito.
Qui di seguito pubblichiamo un ricordo del professor Umberto Breccia a firma dei civilisti pisani e a nome delle colleghe e dei colleghi del Dipartimento di Giurisprudenza.
Il professor Umberto Breccia riceve la nomina a professore emerito dal rettore Massimo Augello nel 2015.
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Umberto Breccia, professore emerito dell’Università di Pisa, socio co-fondatore dell’Associazione dei Civilisti Italiani, è stato una delle personalità più illustri della civilistica italiana a partire dalla seconda metà del Novecento.
Allievo del Collegio giuridico della Scuola Normale Superiore, perfezionando e poi diplomato in Diritto civile presso il Collegio giuridico della Scuola Normale Superiore, allievo di Giorgio Giampiccolo e di Ugo Natoli, diviene assistente di ruolo di Istituzioni di diritto privato nella Facoltà giuridica dell'Università di Pisa, poi professore di Diritto civile nell'Università di Sassari e, infine, professore ordinario di Istituzioni di diritto privato nella Facoltà giuridica dell'Università di Pisa.
La personalità scientifica di Umberto Breccia ha segnato la cultura giuridica italiana fin dalle sue prime monografie (Diligenza e buona fede nell'attuazione del rapporto obbligatorio (Giuffré, 1968), La ripetizione dell'indebito (Giuffré, Milano, 1974), Il diritto all’abitazione (Giuffré, Milano, 1980). Il suo volume Le obbligazioni, nel Trattato di diritto privato a cura di Iudica e Zatti (Giuffré, 1991), costituisce tuttora il punto di riferimento per accademici e per studenti, anche di concorsi per le professioni legali. Memorabili il suo ponderoso contributo in materia di Gestione d'affari, ripetizione dell'indebito, arricchimento senza causa nel Trattato di diritto privato diretto da Rescigno (Utet, 1982), il suo studio monografico su La causa del contratto,
pubblicata nel Trattato di diritto civile diretto da Mario Bessone (Giappichelli, 1999), e quello su La forma, nel Trattato del contratto diretto da Roppo (Giuffré, 2006). Ha la sostanza di uno studio monografico il saggio storico Continuità e discontinuità negli studi di diritto privato - Testimonianze e divagazioni sugli anni anteriori e successivi al secondo conflitto mondiale nei Quaderni Fiorentini per la Storia del Pensiero Giuridico (1999).
Il suo ultimo libro (Discorsi sul diritto. Appunti per un corso di “teoria generale del diritto”, Pacini, 2019), frutto dei suoi anni di insegnamento di Teoria generale del diritto, testimonia, ancora una volta, la sua alta statura di studioso e di intellettuale a tutto tondo.
La sua vastissima produzione scientifica – raccolta dagli allievi, al momento del suo pensionamento, nel 2013, in ponderosi volumi di Scritti – include voci uscite nelle principali enciclopedie giuridiche, saggi pubblicati in numerose riviste del settore, capitoli di volumi.
La sua posizione eminente nella civilistica italiana è testimoniata altresì dalla condirezione di riviste (La Nuova giurisprudenza civile commentata, la Rivista critica di diritto privato, I Contratti), degli «Annali dell'Enciclopedia del diritto» e della Nuova Giurisprudenza di diritto Civile e Commerciale, nonché dal prestigioso Premio di Divulgazione Scientifica 2016 dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Coautore – con Lina Bigliazzi Geri, con Francesco Donato Busnelli e con Ugo Natoli – dello storico manuale di Diritto civile in più tomi (Utet, 1988) in uso nell’allora Facoltà di Giurisprudenza di Pisa e, poi, del manuale Diritto privato (Utet, 2018), ha insegnato, nella sua carriera, Istituzioni di Diritto Privato (fino al 2013), Diritto privato comparato, Teoria generale del diritto.
È stato direttore per un triennio dell'Istituto di diritto privato della Facoltà giuridica dell'Università di Pisa, vice-direttore del "Dipartimento di diritto privato - Ugo Natoli” e coordinatore del dottorato di Diritto Privato con sede amministrativa a Pisa. È stato insignito dell’Ordine del Cherubino.
Umberto Breccia, con la sua personalità schiva e la sua tempra intellettuale, ha sempre coniugato raffinatezza scientifica, vastità di orizzonti culturali, impegno didattico e generosità nella formazione dei più giovani, senso ed etica delle istituzioni, spirito di servizio, umanità e sensibilità verso gli altri.
Resta, in chi lo conosceva, una profonda gratitudine per l’insegnamento altissimo, scientifico e umano, che ha impartito con il suo esempio.
Troppe api per poco nettare: a rimetterci sono quelle selvatiche
Quando parliamo di api quasi tutti pensiamo alle api da miele. In realtà, solo in Italia, esistono oltre mille speciedi api che svolgono ruoli cruciali negli ecosistemi pur non producendo miele.
La competizione tra api da miele e api selvatiche è proprio il focus della ricerca condotta in sinergia tra le Università di Firenze e di Pisa, intitolata “Island-wide removal of honeybees reveals exploitative trophic competition with strongly declining wild bee populations” e pubblicata sulla rivista Current Biology.
Un esemplare di Bombus terrestris.
La ricerca è stata realizzata negli ultimi quattro anni sull’isola di Giannutri, con fondi provenienti dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dal Programma Operativo Nazionale (PON) del Ministero della Ricerca e dal National Biodiversity Future Center (centro nazionale finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma #NextGenerationEU) (PNRR).
“Si tratta del primo studio che è riuscito a evidenziare come la concorrenza tra ape mellifera e altre specie di api si possa risolvere in favore delle prime, specialmente in aree ristrette senza le risorse floreali sufficienti per tutte le specie selvatiche e gestite” spiega il docente di Zoologia Leonardo Dapporto, referente scientifico Unifi della ricerca.
L’indagine parte dalla constatazione che l’ape da miele allo stato selvatico e molte delle altre api siano in forte declino. Un fenomeno che dovrebbe destare forti preoccupazioni, visto che dall’azione delle api dipende il funzionamento degli ecosistemi e la realizzazione di molti prodotti agricoli. Il declino degli impollinatori è dovuto a molteplici fattori di natura umana: la distruzione degli habitat, lo sfruttamento degli ambienti, l’uso di pesticidi, i cambiamenti climatici e la diffusione di specie aliene e invasive.
Inaspettatamente, negli ultimi anni sta crescendo il sospetto che anche le api da miele gestite dall’uomo possano contribuire al declino delle api selvatiche monopolizzando le risorse floreali.
Un esemplare di Anthophora dispar.
“Nel nostro studio – illustra Dapporto – abbiamo utilizzato l’intera isola di Giannutri, dove l’ape mellifera non è presente allo stato selvatico, come un laboratorio a cielo aperto per valutare un possibile effetto negativo di una grande densità di api da miele gestite dagli apicoltori sulle api selvatiche, che costituiscono parte fondamentale degli impollinatori naturali dell’isola”.
“Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano – aggiunge Alessandro Cini referente scientifico Unipi – ci aveva chiesto di verificare l’impatto sugli apoidei causato dalla presenza di un apiario sull’isola, provvisto di 18 colonie. Questa è stata un’occasione unica: da una parte una zona circoscritta e controllabile, dall’altra la possibilità di sottrarre temporaneamente a quell’ambiente tutte le api da miele gestite dall’uomo”.
“Abbiamo temporaneamente impedito alle api da miele di raccogliere risorse nell’isola per alcune ore in alcuni giorni – prosegue Lorenzo Pasquali, primo autore e dottorando Unifi – chiudendo le uscite delle arnie in accordo con gli apicoltori. Tale assenza ha prodotto un rapido aumento delle risorse disponibili agli apoidei selvatici, ossia polline e nettare, inducendo gli insetti a modificare il loro comportamento in modo da assumere più risorse in un tempo più breve. Nello specifico, polline e nettare sui fiori sono aumentati rispettivamente del 50% e del 30%. Senza competizione, le api selvatiche sono diventate più attive nel cercare il cibo, hanno trascorso più tempo sui fiori a succhiare il nettare e hanno impiegato meno tempo a prendere il polline”.
Un plot di osservazione.
“L’effetto delle api da miele così misurato – afferma Dapporto – potrebbe verosimilmente essere la causa del forte declino degli impollinatori selvatici da noi osservato negli ultimi 4 anni. Parliamo di un calo dell’80%, quasi un’estinzione”.
In base a questi dati il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha deciso di non confermare le autorizzazioni per condurre l’apicoltura sull’isola di Giannutri. I ricercatori fiorentini e pisani sono già tornati sull’isola per osservare se, nel lungo periodo, l’assenza di api da miele gestite si tradurrà in un incremento delle altre specie di apoidei impollinatori.
“Questo non significa però che l’apicoltura debba essere bandita ovunque per conservare la biodiversità – conclude Elisa Monterastelli, autrice Unifi del lavoro e divulgatrice esperta di api selvatiche –. Al contrario, ci piace sottolineare che gli apicoltori sono rimasti gli ultimi ‘custodi’ dell’ape da miele, in quanto negli ultimi decenni questa specie è praticamente sparita allo stato selvatico. Il contesto dell’isola di Giannutri è molto particolare, qui l’ape da miele probabilmente non può sopravvivere allo stato selvatico e gli effetti drastici della sua presenza trovati su quest’isola non si verificano con tutta probabilità negli ambienti di terraferma”.
La corruzione del potere nell'antica Roma: quando il potere logora chi ce l’ha
Il libro La corruzione del potere a Roma e i suoi precedenti nasce da un convegno internazionale tenutosi a Pisa nel 2023 e affronta un tema eterno e scivoloso: il modo in cui il potere, a Roma e ben prima di Roma, tende a corrompere chi lo esercita. Il volume, curato dalle professoresse Domitilla Campanile dell'Università di Pisa e Anne Gangloff dell’Université Rennes 2 e pubblicato dalla Pisa University Press, la casa editrice dell’Ateneo pisano, dal cui sito è scaricabile gratuitamente, sarà al centro di un incontro con studiosi internazionali che si svolge on line lunedì 24 marzo alle 10 sulla corruzione del mondo greco-romano.
Ma il libro non si presenta certo come semplice catalogo di vizi imperiali o di nefandezze da manuale di storia: il lavoro scava piuttosto con metodo e profondità nei meccanismi, spesso sottili, che trasformano leader capaci in tiranni insopportabili, e uomini di Stato in mostri morali.
Il viaggio comincia da lontano, addirittura da Platone, passando per Isocrate e la teoria delle costituzioni, per poi affacciarsi sul mondo romano con la penna di storici, filosofi, letterati e giuristi dell’antichità. Si tratta di capire se il potere cambi la natura degli uomini o se, piuttosto, ne riveli quella autentica.
Particolarmente affascinante è l’analisi su Caligola, forse il simbolo per eccellenza dell’abuso di potere nella storia romana che però, più che corrotto dal potere, potrebbe essere stato semplicemente inadatto al ruolo, privo delle minime competenze per governare l’Impero. Un problema gestionale, insomma, più che etico.
Tra i ritratti più taglienti del volume troviamo anche quello tracciato da Svetonio, che mostra come alcuni imperatori siano passati da un inizio promettente a una degenerazione brutale, complice magari la morte di una persona cara o la pressione del ruolo, in una sorta di thriller psicologico ante litteram. Le biografie imperiali, tra cui quelle di Tiberio e Nerone, rivelano quanto il potere possa trasformarsi in un’ossessione paranoica, fatta di paura, vendetta e solitudine.
Non manca la riflessione sulla "corruzione al femminile" all’interno della domus Augusta, dove il comportamento delle donne dell’élite imperiale era spesso strumentalizzato per colpire o esaltare i principi stessi. E poi c’è la giurisprudenza romana, che tenta di imbrigliare l’eccesso con leggi e processi, spesso inutilmente.
Frontiere della Biomedicina: Immunologia e Genetica, due rivoluzioni
24 marzo alle 16 al Polo Carmignani incontro con Antonella Viola e Alessandro Aiuti per il ciclo "Sguardi nel futuro"
Lunedì 24 marzo alle 16 nell'Aula Magna del Polo Didattico Carmignani dell’Università di Pisa (Piazza dei Cavalieri), Antonella Viola e Alessandro Aiuti terranno la conferenza dal titolo "Frontiere della Biomedicina: Immunologia e Genetica, due rivoluzioni". L'evento fa parte del ciclo "Sguardi nel futuro".
Negli ultimi decenni, la medicina ha attraversato una rivoluzione senza precedenti, e l'immunologia e la genetica si sono affermata come delle discipline centrali per la comprensione e la cura di molte malattie. In questo incontro sarà ripercorsa la straordinaria storia dell'immunoterapia del cancro: dall'iniziale scetticismo al Premio Nobel assegnato nel 2018 per gli anticorpi inibitori di checkpoint, fino alle nuove terapie con cellule CAR-T. Sarà esplorato il tema di come l'immunologia stia ridefinendo la visione di patologie in apparenza distanti, come le malattie neurodegenerative, la depressione, la sindrome metabolica e persino l'invecchiamento. Saranno approfonditi i recenti progressi dell’ingegneria genetica che hanno consentito la messa a punto di virus modificati in grado di trasportare geni terapeutici per la cura di gravi malattie genetiche del sistema immunitario e altre patologie ereditarie. La conferenza si concluderà con uno sguardo al futuro, analizzando il grande potenziale dei vaccini a mRNA, utilizzati non solo nella prevenzione delle infezioni ma anche nel trattamento dei tumori. Un viaggio alle frontiere della medicina, dove innovazione e ricerca aprono nuovi orizzonti.
"Sguardi nel futuro" è un'iniziativa di orientamento e alta formazione dell’Università di Pisa, che mette in contatto i giovani con i più importanti esperti del mondo della ricerca scientifica e tecnologica, dell’industria e dell’economia, e delle scienze sociali.
Il ciclo, rivolto agli studenti universitari dei primi due anni della laurea triennale e agli alunni degli ultimi due anni delle Scuole Superiori, affronta i temi della transizione energetica e del cambiamento climatico, delle più attuali scoperte nel settore delle scienze della vita e delle nuove esplorazioni spaziali, delle nuove opportunità offerte dall’intelligenza artificiale e della salute globale, dell’importanza del metodo scientifico e della creatività per inventarsi nuovi lavori, della cittadinanza consapevole e dei futuri assetti geopolitici.
‘Sguardi nel Futuro’, a cura di Piero Bianucci, Dario Pisignano e del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC) dell’Università di Pisa, raccoglie il testimone di precedenti cicli di incontri lanciati da Piero Angela e Piero Bianucci al Politecnico di Torino, un modello che è stato replicato anche presso l’Università di Roma Tor Vergata e l’Università di Trento.
A San Rossore nasce il centro per la biodiversità
Nasce a San Rossore il centro di educazione alla biodiversità, dedicato a diffondere le conoscenze sulla natura e sull'ambiente, un luogo dove tutti i cittadini potranno venire a contatto con la ricerca più avanzata, aperto all'attività delle scuole, delle associazioni e di tutti i fruitori del Parco interessati ad approfondire la conoscenza della biodiversità su basi scientifiche. «Si chiama EMBRACE ed è il primo progetto espressamente dedicato alla biodiversità del Parco, per tutelarla, monitorarla, ripristinarla e valorizzarla - spiega il presidente del Parco Lorenzo Bani - il centro avrà sede presso il centro Giacomini di fianco a Villa Giraffa, una zona di San Rossore che abbiamo recentemente recuperato e valorizzato con gli eventi estivi di ViviParco e che con questa iniziativa potranno vivere ed essere vissuti tutto l'anno».
Il progetto include anche altre due importanti azioni. La creazione di un portale con la catalogazione della flora del Parco a cura dei ricercatori del PLANTSEED Lab del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, che permetterà di estendere, completare e rendere fruibili le conoscenze circa la biodiversità vergetale dell’area protetta. La valutazione degli effetti della presenza di piante coltivate nettarifere e pollinifere sull’entomofauna pronuba e sugli insetti entomofagi, a cura del Centro “E. Avanzi” dell’Università di Pisa, una pratica virtuosa in termini di agrobiodiversità.
«Non c’è una collocazione migliore del Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli per un centro di Educazione alla Biodiversità, e mi fa particolarmente piacere che il nostro Ateneo sia coinvolto in questo progetto sia attraverso la partecipazione in Leonardo-IRTA, sia attraverso le competenze e l’impegno dei colleghi del Dipartimento di Biologia e del Centro Avanzi – ha dichiarato il professor Giuseppe Iannacone, prorettore vicario dell’Università di Pisa – Il Parco è una risorsa preziosa per il Paese e per la Regione, e con questo progetto se possibile ancora di più». «Non posso che accogliere con grande entusiasmo questa notizia. Viviamo in un periodo storico in cui la consapevolezza sull'importanza di preservare gli ecosistemi è in costante crescita, anche se talvolta non si traduce immediatamente in azioni concrete – continua Elisa Giuliani, prorettrice per la sostenibilità e l’Agenda 2030 dell’Università di Pisa - Creare spazi dedicati alla salvaguardia e alla promozione della biodiversità rappresenta un passo importante e un segnale positivo dell'impegno dell'Università di Pisa sui temi dell'Agenda 2030».
«Leonardo-IRTA ha formulato il progetto Embrace seguendo la sua missione statutaria di porre la ricerca scientifica al servizio delle istituzioni che governano i territori - così Giuliana Biagioli, presidente di Leonardo-Irta - portiamo nel progetto tutta l'esperienza e le competenze di cui disponiamo per dare un supporto multidisciplinare all’azione del Parco. Il progetto è stato studiato come un valido strumento per monitorare, conoscere, valorizzare e incrementare la biodiversità del suo territorio. Nel nuovo Centro di Educazione alla Biodiversità (CEB) la cittadinanza di ogni età troverà un luogo di conoscenza ma anche di partecipazione attiva, attraverso azioni di citizen science che metteremo in campo grazie al nostro team di ricercatori».
Per il Dipartimento di Biologia sono coinvolti i professori Gianni Bedini e Lorenzo Peruzzi, entrambi docenti di botanica sistematica. «Ci occupiamo da anni di studiare la biodiversità vegetale del Parco, ma le conoscenze relative alla distribuzione delle specie vascolari, prerequisito fondamentale per la loro corretta conservazione, sono ancora frammentarie e incomplete – commenta il professor Bedini – Questo progetto permetterà non solo di mettere assieme tutti i dati a oggi disponibili, ma anche di renderli liberamente fruibili per gli studiosi e per la cittadinanza, che potrà anche contribuire all’aggiornamento delle conoscenze tramite approcci di Citizen Science». Per il Centro “E. Avanzi” interviene il professor Angelo Canale, entomologo e direttore della struttura. «La valutazione del ruolo delle specie mellifere coltivate sulla presenza di entomofauna utile, permetterà di meglio definire il loro effetto di infrastrutture ecologiche mirate a mitigare il declino delle popolazioni degli insetti impollinatori ed entomofagi negli agroecosistemi».
«Il Parco Naturale Regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli ritiene che la ricerca scientifica sia basilare per una gestione efficiente ed efficace delle risorse ambientali (naturali, culturali e paesaggistiche) del territorio protetto di sua competenza – conclude Claudia Principe, vicepresidente del Parco - A tale scopo il Parco promuove ed organizza ricerche che ritiene di suo prioritario interesse e incoraggia ed ospita ricerche proposte da soggetti terzi. In questo quadro si colloca il Progetto Embrace, che il Parco ha fortemente voluto e del quale supporta e segue con interesse ed entusiasmo lo svolgimento. Si tratta a nostro avviso del modo giusto di fare entrare la ricerca in un Parco, attraverso un arricchimento culturale acquisito al fine di migliorare le nostre capacità di tutela della natura e della sua biodiversità».
Il progetto EMBRACE, realizzato dall'Ente Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli in collaborazione con l'associazione Leonardo-Irta ed in partneariato con il Centro "E. Avanzi" ed il Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, si è aggiudicato un finanziamento di 200mila euro di fondi UE-PNR nell’ambito del National Biodiversity Future Center (NBFC), il primo centro di ricerca italiano dedicato alla biodiversità.
La rilevanza del Parco ai fini della conservazione della biodiversità è ben nota a livello internazionale. Esso racchiude quattro Siti di Importanza Comunitaria (SIC), ha ottenuto il prestigioso Diploma di Conservazione della Natura; la metà della sua superficie è stata dichiarata zona umida di importanza internazionale (Area Ramsar) e l’intero territorio in esso incluso ha ricevuto il riconoscimento (dal 2004) di “Man and Biosphere” (MaB) UNESCO. Tutto ciò eleva il valore della biodiversità custodita nel Parco a una prospettiva globale.
Ammissione ai percorsi di formazione iniziale e abilitazione dei docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado
È stato emanato l’avviso per l’ammissione ai percorsi di formazione iniziale e abilitazione dei docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado (Decreto del Rettore n. 416 del 18 marzo 2025).
All'Università di Pisa sono stati attribuiti 1405 posti complessivi suddivisi nelle varie classi di concorso.
Apertura presentazione domande di ammissione: ore 12 del 19 marzo 2025.
Chiusura presentazione domande di ammissione: ore 12 del 27 marzo 2025