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Comunicati stampa

Accordo tra l’Università di Pisa e la University of Ahmad Draeiya Adrar in Algeria che, a breve, avvieranno una collaborazione nel campo delle fonti rinnovabili. Per l’Ateneo pisano è il primo ad avviare una cooperazione con un’università algerina. La firma giunge al termine di una due giorni di incontri internazionali, durante la quale l'Università di Pisa ha accolto anche una delegazione ufficiale dell’Università della Corsica Pasquale Paoli, con la quale l'Ateneo collabora ormai da dieci anni.

Proposto da Umberto Desideri, docente del Dipartimento di ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni, l'accordo con l’Università di Adrar – che si trova in un’oasi nel mezzo del deserto del Sahara Algerino -, riguarda lo scambio di conoscenze nel campo delle fonti energetiche rinnovabili, con l'obiettivo di favorire lo sviluppo sostenibile dei paesi dell’Africa del Nord e per mettere a punto tecnologie innovative che possano aiutare anche il nostro Paese.

 

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Il rettore della University of Ahmad Draeiya Adrar, Prof. Benamar Mohammed El Amine, e il rettore dell'Università di Pisa, Riccardo Zucchi, firmano l'accordo di cooperazione

 

“L’accordo siglato con l’Università di Adrar rappresenta una sfida per il nostro Ateneo che ha l’opportunità di portare le proprie conoscenze sulle energie rinnovabili in un’oasi sahariana – ha commentato il Prorettore per la cooperazione e le relazioni internazionali dell’ateneo pisano, Giovanni Federico Gronchi – Durante l’incontro, peraltro, oltre ad una cooperazione in campo ingegneristico, frutto di relazioni già in corso tra i docenti dei nostri due atenei, è già stata ipotizzata una collaborazione anche in campo umanistico”.

Tra le attività già in fase di avvio, progetti per lo sviluppo e il miglioramento, in termini di prestazioni ed efficienza, dei sistemi di conversione delle biomasse e lo studio di programmi di finanziamento per il supporto ai costi delle attività di ricerca. Infine, durante l'incontro è emerso un grande interesse, da parte dell'ateneo algerino, per la creazione di occasione di scambio di ricercatori e studenti.

Forte di un accordo siglato il 19 marzo 2014, il rapporto tra l'Università di Pisa e l’Università della Corsica Pasquale Paoli è, invece, solido da oltre un decennio. L’incontro di questa settimana (24 giugno) ha rappresentato, così, un’occasione per il fare il punto sulle collaborazioni in corso e le opportunità future nell'ambito della formazione e della ricerca.

 

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La delegazione dell'Università della Corsica Pasquale Paoli, guidata da Bastien Poggi (al centro), Vice-Président du Conseil d’Administration, in visita presso il rettorato dell'Università di Pisa

 

"Siamo onorati di ospitare la delegazione dell’Università della Corsica per ribadire l’importanza di una collaborazione che dura ormai da dieci anni - ha infatti sottolineato il Rettore dell'Università di Pisa, Riccardo Zucchi - È una collaborazione a tutto tondo che abbraccia diversi settori culturali e si inserisce bene nella filosofia generale della Commissione Europea che vuole favorire l’aggregazione tra atenei, con l’obiettivo finale di produrre lauree europee (European degrees)"

Tanti i temi affrontati durante l'incontro: da un bilancio delle collaborazioni nell'ambito del doppio titolo in Diritto dell’Innovazione (Giurisprudenza) attivo dal 2023 e della Summer School nell’area di Scienze della Terra, che prevede una scuola sul campo in Corsica, fino alle esperienze di mobilità dei docenti nell'ambito del programma Erasmus+. Il tutto passando da un aggiornamento reciproco sulle principali novità in atto nei due atenei in termini di internazionalizzazione, alleanze europee, didattica, ricerca e innovazione.

Particolare attenzione è stata dedicata, poi, agli obiettivi trasversali che le due Università intendono sviluppare insieme. Tra queste, creare un legame permanente che consenta la cooperazione e la collaborazione in diversi settori strategici, in particolare attorno a macro-temi condivisi come Green & Blue Life, Future Society o Arts and Culture. Ma anche utilizzare questo accordo di cooperazione bilaterale in una prospettiva più ampia, con una dimensione europea, in accordo con le intenzioni del Trattato del Quirinale firmato tra Francia e Italia.

Grande successo per il lancio del pallone sonda del team di Ingegneria aerospaziale e robotica dell’Università di Pisa. Il pallone, arrivato nella stratosfera a circa 30 km di quota, oltre ad acquisire dati ambientali, ha scattato splendide immagini delle nostre coste (guarda il video). L’attività con i palloni sonda è partita a Pisa nel 2018 per iniziativa del team di Sistemi Spaziali del Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale e prevede voli nella stratosfera per acquisizione di dati molto simili o paragonabili ai dati acquisibili tramite il lancio di satelliti in orbita, con costi ridotti però anche di mille volte.

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A inizio maggio 2024, per la prima volta, il programma di voli nella stratosfera ha visto la collaborazione tra il gruppo di Ingegneria Aerospaziale guidato da Salvo Marcuccio e il team di robotica aerea e sistemi autonomi del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione guidato da Lorenzo Pollini.

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“Per questo primo volo congiunto - spiega Salvo Marcuccio, docente di Sistemi Spaziali - abbiamo equipaggiato il pallone con dispositivi di acquisizione dati che permettono a diversi gruppi di ricerca di portare avanti i propri studi su monitoraggio spaziale e aereo: abbiamo sperimentato il sistema ICARO, un autopilota per droni, veicoli marini e terrestri, del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, oltre ad un ricevitore GPS in grado di trasmettere a terra in tempo reale la posizione del pallone ad altezze dove i normali GPS di solito non funzionano, e ad un sistema di acquisizione dati per l’assetto. Il sistema era inoltre equipaggiato con tre videocamere e ha potuto riprendere diverse immagini del nostro territorio”.

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“Per il futuro - aggiunge Lorenzo Pollini, docente di Robotica e Automazione - il nostro obiettivo è stabilizzare l’assetto del pallone in quota, su altezze di circa 35 chilometri, per poi essere in grado di puntare verso terra telecamere ad alta risoluzione. Questo potrebbe costituire un avanzamento cruciale in attività come la ricerca di dispersi, il controllo di incendi, il monitoraggio ambientale. Il nostro gruppo sta portando avanti una ricerca intensa sul tema del monitoraggio ambientale attraverso l’uso di droni e veicoli aerei all’interno del laboratorio ForeLab del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, il laboratorio che riunisce tutte le attività per la società e l'industria 5.0”.

tommaso greco premioSi è svolta il 22 giugno a Sassoferrato, città natale del giurista Bartolo da Sassoferrato, la cerimonia conclusiva della seconda edizione del Premio “Bartolo da Sassoferrato per le scienze giuridiche e politico-sociali”, con la consegna dei riconoscimenti ai vincitori selezionati dalla giuria presieduta da Luigi Lacchè e composta da Galliano Crinella, Anna Maria Lazzarino Del Grosso, Beatrice Pasciuta, Diego Quaglioni, Giuseppe Severini e Ferdinando Treggiari.

Per la sezione “Pensare la pace” (introdotta a partire da questa edizione del premio a sottolineare l’importanza di difendere il diritto non attraverso la forza, ma attraverso la promozione della pace e dell’armonia tra i popoli, ponendo il diritto stesso come strumento di convivenza pacifica), il premio è andato al professor Tommaso Greco professore ordinario di Filosofia del Diritto al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, per i suoi studi su Simone Weil, Norberto Bobbio e sul pacifismo giuridico.

Così le motivazioni del premio esposte da Galliano Crinella: “Il premio viene conferito a Tommaso Greco, professore ordinario di Filosofia del Diritto dell’Università di Pisa, autore di moltissimi volumi e saggi tra i quali alcuni eccellenti sul tema della giustizia e della pace in particolare nel recente volume su Simon Weil e nelle curate dei volumi di Norberto Bobbio. Greco si fa sostenitore di un pacifismo giuridico istituzionale che trova un solido fondamento nel saggio kantiano sulla pace perpetua e nelle teorie di Hans Kelsen [...] Dobbiamo pensare alla pace come condizione naturale e primordiale, da costruire e perseguire in un tempo straordinariamente segnato da ricorrenti e infinite situazioni di violenze e di guerre. Tommaso Greco ci ricorda che la pace è un bene che ci appartiene, che è nostro compito preservare e cercare di riconquistarla con tutte le nostre risorse a partire dalla forza del pensiero”.

Il giurista Bartolo da Sassoferrato, come ha ricordato il professor Tommaso Greco nel suo intervento, ebbe il suo primo incarico di insegnamento proprio all'Università di Pisa, dal 1339 al 1343.

 

Mercoledì, 26 Giugno 2024 08:03

Diventa Ambassador di Circle U.!

Hai partecipato ad una attività di Circle U. e vuoi contribuire a far conoscere l’Alleanza agli studenti e alle studentesse dell'Università di Pisa?

Circle U. è una European University Alliance di cui facciamo parte insieme ad altri 8 prestigiosi atenei europei. La missione di Circle U. è costruire l’università europea del futuro, con nuove opportunità di mobilità per studenti, docenti e staff.

L’Università di Pisa cerca 3 studenti volontari per formare il team Circle U. Ambassadors che aiuteranno a promuovere l'Alleanza e a stimolare una maggiore partecipazione alle attività proposte con il supporto dell’Unità Cooperazione Internazionale e dell’Ufficio comunicazione dell’Ateneo.

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Cosa fanno gli/le Ambassadors?

Gli/le Ambassadors saranno incaricati/e di organizzare attività finalizzate a promuovere l'Alleanza e i suoi valori e a generare interesse per le sue iniziative e opportunità all’interno della comunità studentesca dell’Università di Pisa. Le attività possono includere:

  • eventi e incontri (in presenza, ibridi o virtuali) – almeno 2 all’anno;
  • iniziative, workshop e contest, con risultati che possono essere utilizzati per la promozione (ad esempio, progettare una mascotte degli/delle Ambassadors, concorsi di saggistica o poesia, eventi di pittura, scrittura collaborativa di storie, realizzazione di video e simili, eventi sportivi);
  • contributi alla comunicazione e alla produzione di contenuti, ad esempio per i social media.

Collaborazione con gli/le Ambassadors di altre 8 università europee

Gli studenti e le studentesse Ambassadors dell’Università di Pisa faranno parte a tutti gli effetti del gruppo di Ambassadors di Circle U. insieme ai colleghi e alle colleghe delle altre università dell’Alleanza e saranno chiamati/e a partecipare periodicamente a incontri virtuali e, una volta all’anno, in presenza.

Chi si può candidare?

Si possono candidare studenti di UNIPI, anche dottorandi, che hanno preso parte a una qualsiasi delle attività di Circle U.

Per candidarsi, è necessario possedere almeno un livello B2 di inglese.

Sono esclusi/e dalla possibilità di presentare domanda:

  • gli/le iscritti/e ai corsi singoli;
  • gli/le iscritti/e ai corsi singoli di transizione alla data di scadenza per le candidature;
  • tutti i candidati e le candidate che prevedano permanenze all’estero superiori al mese nell’arco dell’anno di attività.

L’incarico non prevede remunerazione. L’Università di Pisa supporterà comunque il programma con un budget di un massimo di 2.000 euro l’anno, finalizzato alla realizzazione di almeno 2 eventi e/o iniziative in un anno.

Inoltre, l’Università di Pisa metterà a disposizione degli/delle Ambassadors risorse per il finanziamento dell’incontro annuale in presenza (viaggio e spese di vitto e alloggio secondo quanto previsto dal Regolamento per le missioni fuori sede dell’Ateneo).

Su richiesta, gli/le Ambassadors possono ricevere un attestato che documenti il loro contributo come volontari all’interno dell’Alleanza.

Il primo gruppo di Ambassadors sarà attivo da ottobre 2024 a settembre 2025.

Come candidarsi?

Potete presentare la vostra candidatura attraverso il form disponibile a questo link entro il 31 agosto 2024.

Come avviene la selezione?

Dopo la scadenza, sarete ricontattati/e e invitati/e ad un colloquio online, durante il quale il gruppo di lavoro Circle U. della Direzione Didattica, studenti e internazionalizzazione, Unità cooperazione internazionale, e dell’Ufficio comunicazione valuteranno e attribuiranno fino ad un massimo di 5 punti a ciascuno degli aspetti di seguito riportati:

  • le proposte di attività che intendete realizzare;
  • le competenze comunicative (ad esempio, utilizzo di social network);
  • l’esperienza nella gestione di piccoli eventi o altre attività sociali.

Verrà inoltre accertata la conoscenza della lingua inglese per il livello richiesto.

Gli studenti e le studentesse selezionati/e saranno contattati/e al loro indirizzo email istituzionale UNIPI per la nomina ufficiale e la pianificazione delle attività.

0000000risonanze_vert.jpgAl via, dal 27 giugno al 7 luglio il Festival Toscano di Musica Antica-RISONANZE, un viaggio musicale e un itinerario culturale completo, un’esperienza unica nel cuore di Pisa. Il concerto inaugurale a ingresso gratuito si svolge giovedì 27 giugno alle 21,30 in San Frediano. L’Orchestra e il coro femminile dell’Università di Pisa diretti rispettivamente dai Maestri Manfred Giampietro e Stefano Barandoni eseguiranno lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi.

L'Università di Pisa collabora al Festival, per i concerti in Sapienza studentesse e studenti hanno uno sconto sul biglietto (5 euro invece di 20) che può essere acquistato la sera stessa del concerto dalle 20,30 alle 21,30.

Di seguito una nota introduttiva all’ascolto curata dal professore Fabrizio Cigni, responsabile scientifico del Polo Musicale “Maria Antonella Galanti” - CIDIC dell’Ateneo

La celebre sequenza attribuita a Jacopone da Todi faceva parte della liturgia dell’Addolorata (15 settembre). Composta di venti strofe, ognuna di tre versi, legate a due a due dalla rima finale, risale al secolo XIII, e con tutta probabilità ha una matrice francescana. Con toccanti parole si dà qui espressione al dolore di Maria alla vista del Figlio Crocefisso e alla speranza dell’umanità di redimersi attraverso la sofferenza e morte di Cristo. Durante il secolo XIV, con le loro peregrinazioni i Flagellanti contribuirono notevolmente alla diffusione di questa Sequenza, che divenne una delle liriche religiose più radicate nella coscienza popolare. Lo Stabat Mater era allora cantato isolatamente anche durante la messa, ma solo nel 1727 Benedetto XIII lo introdusse ufficialmente nel Missale Romanum come sequenza, in connessione con l’antica solennità dei Sette Dolori di Maria. Alla fine del secolo XVI, nel periodo post-tridentino, lo Stabat Mater era già stato impiegato come inno nelle preghiere delle ore canoniche.

Le più antiche composizioni polifoniche sullo Stabat Mater risalgono in effetti al periodo intorno al 1500 (Josquin Desprez, Gaspar van Weerbeke); quindi si va dalle composizioni di Palestrina, Lasso o Aichinger a quelle di Alessandro e Domenico Scarlatti, Caldara e Haydn, per arrivare a Schubert, Rossini, Dvorák, Liszt e Verdi, fino al secolo XX inoltrato con quelle di Poulenc (1950) e Penderecki (1962). Il più famoso degli Stabat Mater, tuttavia, è quello che il ventiseienne Pergolesi compose poco prima della sua morte. Nel 1734 la confraternita napoletana dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo, infatti, commissionò a Pergolesi un nuovo Stabat Mater da sostituire a quello in uso da tempo, musicato da Alessandro Scarlatti ed eseguito ininterrottamente per circa vent’anni nella chiesa napoletana. Al suo antecedente diretto Pergolesi si richiama innanzitutto per la scelta dell’organico vocale, piuttosto insolito, in quanto costituito esclusivamente da un soprano e da un contralto (al posto delle quattro parti di soprano, contralto, tenore e basso), ma vi accompagnò un’orchestra più articolata (violini primi e secondi, viole e basso invece di due violini e organo). Quasi tutti i brani presentano la classica struttura bipartita dell’aria da chiesa, eccezion fatta per il quinto, Quis est homo, l’ottavo, Fac ut ardeat, che è un fugato, il nono, Sancta Mater, di forma tripartita, e il finale, che, come l’ottavo brano, è un fugato. Si consideri inoltre che ai primi del Settecento molti dovevano essere gli Stabat che prevedevano anche interventi corali, secondo una tradizione forse più popolareggiante che in tempi moderni sarebbe stata applicata anche alla composizione di Pergolesi, come la presente esecuzione testimonia. Pergolesi, in quel periodo della sua vita probabilmente alla ricerca di un clima più salubre per ultimare il lavoro, si trasferì da Napoli a Pozzuoli, e lì nel convento dei Cappuccini fu ospitato e accudito: la composizione dello Stabat lo assorbì totalmente. Nell’autografo della partitura, conservato presso la biblioteca del Monastero di Montecassino, è possibile rilevare una certa fretta di concludere, si dimenticò di stendere alcune parti delle viole, e nell’ultima pagina appose la scritta Finis Laus Deo.

Vale forse la pena ricordare che il clima musicale cittadino di quegli anni fruiva della grande eredità della cosiddetta “scuola napoletana”: Scarlatti era morto nel 1725, Leonardo Vinci nel 1730, Francesco Mancini nel 1737, ma personalità come Domenico Sarro, Nicola Fago, Francesco Durante e Leonardo Leo erano ancora attive. I dettami di quella scuola circolavano ancora sia nei quattro conservatori della città, sia nelle quasi 500 chiese, senza contare che nel 1737 si sarebbe inaugurato il teatro San Carlo. In questo fervore artistico, lo Stabat Mater di Pergolesi avrebbe enormemente contribuito ad alimentare il mito di un compositore innovativo e geniale, anche perché scomparso troppo presto. La cantata infatti, comprensiva di 12 brani (l’ultimo dei quali successivamente sdoppiato), pubblicata a Londra nel 1749, si affianca agli altri suoi due capolavori assoluti quali La serva padrona e Lo frate ‘nnamurato. Nel corso del Sette e Ottocento lo Stabat Mater fu molto apprezzato negli ambienti di corte, ad esempio in Francia (a Parigi e a Versailles, dove ne fu eseguita espressamente una copia manoscritta), ma conobbe un apprezzamento piuttosto contrastato da parte dei massimi compositori, da Bach, che peraltro utilizzò la musica del Pergolesi nel mottetto Tilge, Höchster, meine Sünden (BWV 1083) apportando qualche modifica per adattarla al testo del Salmo 51, a Berlioz, non sempre generosi nei confronti di questo straordinario pezzo, percepito come troppo operistico e teatrale. Inoltre era eseguito con organici sempre differenti, modificati di volta in volta secondo le diverse disponibilità vocali e orchestrali, fino a che Giovanni Paisiello, intorno al 1810, decise di scriverne una versione per un organico più ampio. In particolare, nella parte strumentale sostituì i due violini della versione di Pergolesi con un’orchestra formata da archi e legni, e divise in due parti separate l’ultimo numero, il dodicesimo (Quando corpus e Amen); aggiunse quindi alle voci un tenore e un basso, che cantano un'ottava sotto le parti originariamente affidate al soprano e al contralto. La suggestiva versione qui presentata costituisce invece un arrangiamento, che segue un uso molto invalso negli ultimi anni, e che qui è stabilito da Stefano Barandoni, che affida al coro femminile molte frasi di alcune sezioni in origine destinate alle sole due voci femminili. Abbiamo dunque l’intervento corale di soprani e contralti nei brani 1 (Stabat Mater dolorosa), 3 (O quam tristis et afflicta), 5 (Quis est homo qui non fleret), 9 (Sancta Mater istud agas), 11 (Inflammatus et accensus) e 12 (Quando corpus morietur).

Nel complesso, lo Stabat Mater di Pergolesi è caratterizzato da una cantabilità ed una musicalità così appassionate ed accese che, come spesso accade in questi eccezionali episodi del repertorio sacro, hanno fatto pensare alla produzione profana, grazie ad una prospettiva più squisitamente sentimentale (secondo la nota “teoria degli affetti”), incentrata sul pathos del testo sacro e, da un punto di vista tecnico-compositivo, grazie all'alleggerimento degli austeri toni presenti nella precedente versione scarlattiana. Questo non significa però un totale abbandono delle forme tipiche della tradizione sacra (i richiami arcaizzanti di alcuni passaggi del Fac, ut ardeat cor meum), ma indubbiamente colpiscono, e contrastano, i drammatici trilli sopranili del Cujus animam gementem (posti sopra il quinto rigo e indicati forte), o lo struggente Fac me vere tecum flere, solo per citare alcuni momenti che, fra gli altri, contribuiscono soprattutto alla vera novità musicale e religiosa del pezzo: una forte umanizzazione della figura, solitamente ieratica, della Vergine dolorosa.

 

 

 

Martedì, 25 Giugno 2024 11:47

Stand-up comedy - Flavio Verdino

Martedì 30 luglio, alle ore 20.00, presso Margot in piazza Gambacorti, si svolgerà lo spettacolo di stand-up comedy con Flavio Verdino.

La partecipazione è libera e gratuita.

L'evento è organizzato dall'Associazione La Locura e si svolge con i contributi per le attività studentesche dell'Università.

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Martedì 23 luglio, alle ore 20.00, presso Margot in piazza Gambacorti, si svolgerà lo spettacolo di stand-up comedy con Angelo Amaro e Mauro Fratini.

La partecipazione è libera e gratuita.

L'evento è organizzato dall'Associazione La Locura e si svolge con i contributi per le attività studentesche dell'Università.

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Martedì, 25 Giugno 2024 11:43

Stand-up comedy - Fill Pill e Giulia Cerruti

Martedì 16 luglio, alle ore 20.00, presso Margot in piazza Gambacorti, si svolgerà lo spettacolo di stand-up comedy con Fill Pill e Giulia Cerruti.

La partecipazione è libera e gratuita.

L'evento è organizzato dall'Associazione La Locura e si svolge con i contributi per le attività studentesche dell'Università.

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Martedì 9 luglio, alle ore 20.00, presso Margot in piazza Gambacorti, si svolgerà lo spettacolo di stand-up comedy con Roberto Anelli e Mattia Grossi.

La partecipazione è libera e gratuita.

L'evento è organizzato dall'Associazione La Locura e si svolge con i contributi per le attività studentesche dell'Università.

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All’Università di Pisa l’informatica incontra lo sport, la salute e il wellness: nasce così un corso di laurea magistrale unico e specifico nel panorama italiano: “Informatics for Digital Health”.

“La Salute Digitale è il prossimo futuro – dice il professore Giuseppe Prencipe del dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa – un futuro che passerà dalla progettazione di applicazioni e piattaforme software capaci, ad esempio, di creare terapie personalizzate, progettare nuovi farmaci, gestire al meglio l’accesso agli esami clinici, ma anche assistere i pazienti da remoto o monitorare le prestazioni degli atleti. Si tratterà di realizzare piattaforme sicure, interoperabili e intelligenti in grado di gestire ed estrarre informazioni da una mole enorme ed eterogenea di dati prodotta da cittadini-pazienti-assistiti in linea con quanto previsto dalla Agenzia Nazionale della Salute Digitale istituita nel 2023”.

Il dipartimento di Informatica dell’Ateneo pisano è dunque in prima linea nel raccogliere questa sfida in un settore destinato a diventare sempre più strategico.

Nel 2022 la spesa in sanità digitale in Italia è cresciuta del 12,5% rispetto al 2020, toccando quota 1,69 miliardi di euro – dice Vincenzo Ambriola, direttore del Dipartimento di Informatica - A questi investimenti si aggiungono anche quelli previsti dal PNRR che dedica ben 15,63 miliardi di euro al settore salute, in particolare alla telemedicina che avrà un ruolo fondamentale nel nuovo modello di assistenza territoriale”.

In linea con questo scenario, il neonato corso di laurea magistrale si posiziona come punto di riferimento a livello nazionale e non solo. La didattica sarà in lingua inglese, i candidati ideali sono principalmente i laureati triennali in informatica, ingegneria, matematica e fisica. L’obiettivo è quello di formare una figura professionale che a partire da conoscenze e competenze proprie dell’informatica sia in grado di affrontare e risolvere problemi complessi che nascono nella complessa catena del “valore salute” che si compone, tra gli altri, di monitoraggio, diagnosi, cura, benessere e assistenza di cittadini, pazienti, e assistiti.

“Punteremo molto a stabilire relazioni con aziende, organismi ed enti del settore biomedico, del wellness, dello sport, della nutraceutica e del farmaceutico, al fine di offrire quante più opportunità possibili di progetti, tirocini, stage, e job placement per i nostri studenti – dice il professore Paolo Ferragina dell’Università di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna– e proprio per potenziare questi rapporti e la proiezione internazionale del percorso formativo abbiamo definito un Advisory Board con rappresentanti di enti, aziende, università e venture capitalist non solo italiani dei settori suddetti”.

Un altro elemento caratterizzante la nuova laurea magistrale (in attesa come ogni nuovo corso di laurea dell’approvazione ministeriale definitiva all’inizio di luglio) sarà inoltre la stretta collaborazione tra docenti dell’area informatica, biomedica, del pharma, della bioingegneria e del settore economico-legale. Alla fine dei due anni studentesse e studenti si cimenteranno nello sviluppo di progetti software proposti da docenti, aziende e professionisti dei settori su indicati che eventualmente potranno poi essere approfonditi nel loro lavoro di tesi, con eventuali stage nelle sedi proponenti. Laureati e laureate in Informatics for Digital Health avranno inoltre la possibilità di sostenere l’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione di Ingegnere senior.

 

 

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