Tangentopoli 30 anni dopo: in Sapienza due giornate di studio per riflettere sul fenomeno della corruzione
Il ruolo della ricerca per comprendere l’evoluzione del sistema corruttivo: giovedì 17 e venerdì 18 febbraio l’Università di Pisa organizza il convegno “Tangentopoli 30 anni dopo”, due giornate di studio ospitate nell’Aula Magna Storica del Palazzo della Sapienza e trasmesse in streaming per il pubblico più ampio, che vedranno gli interventi di ricercatori, magistrati, giornalisti e dei protagonisti di quegli anni che hanno segnato la storia dell’Italia. L’apertura dei lavori è prevista alle ore 9.30 con i saluti del rettore Paolo Mancarella e del direttore del Dipartimento di Scienze politiche Carmelo Calabrò, con a seguire l’intervento introduttivo del professor Alberto Vannucci dal titolo “Mani Pulite trent'anni dopo. La corruzione sistemica ieri e oggi”. Alle 10.30 è prevista la tavola rotonda con Luigi Ciotti, presidente associazione Libera, Nando Dalla Chiesa, Università Statale di Milano, Piercamillo Davigo, magistrato, Gian Antonio Stella, giornalista, dal titolo “Le voci dei protagonisti dell’epoca: come rileggere il percorso fatto e il rinnovamento del sistema corruttivo”.
Il convegno proseguirà nel pomeriggio del 17 e nella giornata del 18 febbraio con panel e tavole rotonde che indagheranno vari aspetti del fenomeno della corruzione: come sia evoluta e abbia modificato il proprio impatto sul tessuto economico e sociale, quali sono i suoi elementi di continuità e quali le innovazioni, come la politica abbia deciso di utilizzare il tema della lotta alla corruzione e qual è stato il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa. Il programma completo è disponibile online a questo link.
Il convegno si pone come momento di ricerca e formazione, aperto alla comunità scientifica e alla cittadinanza, in continuità con altri percorsi attivati dal Dipartimento di Scienze Politiche sul tema, quali il progetto di ricerca Politicanti (The Politicisation of Corruption and Anticorruption strategies in Italy) e il master in Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione, giunto alla XII edizione.
All'iniziativa aderiscono le università di Roma (Sapienza), di Milano (Cattolica del Sacro Cuore), di Perugia, di Torino, di Napoli (Federico II), di Palermo e l'associazione Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie.
Sarà possibile seguire due giornate di studio in diretta streaming e successivamente visibili da remoto, sui canali Youtube (link: https://youtu.be/SeHE1viYIuU) e Facebook del master APC (@Master.APC). È possibile partecipare all'incontro, previa iscrizione e fino ad esaurimento posti, iscrivendosi attraverso la mail https://www.facebook.com/Master.APC (regolamentazione sulla base delle disposizioni sanitarie vigenti).
Selezione per un Tecnologo di II livello presso il Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione. Scad. 02/03
Selezione per un Tecnico cat.D presso il Dip. di Chimica e chimica industriale. Scad. 9/3
Selezione a tempo det. per 3 unità cat. C. Scad. 2/3
Bilancio di Genere
Il Bilancio di Genere è un documento che, da un lato, fotografa la distribuzione di genere delle diverse componenti all’interno dell’Università nonché la partecipazione di donne e uomini negli organi di gestione dell’Ateneo e, dall’altro, monitora le azioni dell’Ateneo a favore dell’eguaglianza di genere, e valuta l’impatto di queste e delle politiche dell’Ateneo, compresi gli impegni economici-finanziari, su donne e uomini.
Il documento prevede una completa analisi di contesto aggiornata a cadenza biennale.
Gender Equality Plan
Nel dicembre 2021 il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione hanno approvato il Gender Equality Plan dell'Ateneo.
Il GEP si articola intorno a cinque aree tematiche:
- equilibrio tra lavoro e vita privata e cultura organizzativa;
- equilibrio di genere nella leadership e nel processo decisionale;
- parità di genere nel reclutamento e nella progressione di carriera;
- integrazione della dimensione di genere nei contenuti della ricerca e dell'insegnamento; misure contro la violenza di genere, comprese le molestie sessuali.
Il Piano è stato redatto da un gruppo di lavoro, nominato dal Rettore, composto dal Rettore Paolo Maria Mancarella, dal Direttore generale Rosario Di Bartolo, da Mauro Bellandi, Elena Dundovich, Francesco Giorgelli, Alessandra Nucci, Francesca Pecori, Nadia Pisanti, Elettra Stradella, Francesca Zampagni.
Scarica i documenti :
Parte il “Progetto Storia e Memoria” per lo studio della documentazione storica dell’Ateneo
Parte all’Università di Pisa il “Progetto Storia e Memoria”, che mira allo studio, alla trasmissione e alla valorizzazione della storia dell'Ateneo, con particolare riferimento al suo patrimonio documentario custodito nell'Archivio generale di Montacchiello, e allo studio del suo impatto sulla memoria pubblica locale e nazionale. Obiettivo specifico del progetto è quello di effettuare ricerche coordinate sulla documentazione dell’Università anche attraverso l'affidamento di ricerche, tesi di laurea e di dottorato. Gli studi più significativi potranno essere pubblicati in una apposita collana editoriale e potranno costituire la base per organizzare eventi e iniziative, mostre e percorsi tematici.
L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra il Centro per l'Innovazione e la Diffusione della Cultura, il Sistema Bibliotecario d’Ateneo e i Dipartimenti di Civiltà e Forme del Sapere e di Scienze Politiche. L’accordo è stato formalizzato, lunedì 14 febbraio, con la firma di una convenzione quinquennale tra il direttore del CIDIC, Saulle Panizza, il presidente dello SBA, Antonella Gioli, i direttori dei due Dipartimenti interessati, Simone Maria Collavini e Carmelo Calabrò.
Nella foto (da sinistra): Calabrò, Collavini, Panizza e Gioli.
Le attività previste all’interno della convenzione saranno sviluppate da un Comitato scientifico composto dai professori Veronica Neri, responsabile scientifica del Polo della Comunicazione del CIDIC, Antonella Gioli, presidente dello SBA, Gianluca Fulvetti, delegato del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Alessandro Breccia, delegato del Dipartimento di Scienze Politiche. Nelle sue attività il Comitato Scientifico sarà integrato da Antonio Rosario D'Agnelli, responsabile organizzativo del Polo della Comunicazione - CIDIC, e da Gabriella Benedetti, coordinatore organizzativo dello SBA.
Nella foto (da sinistra): Calabrò, Breccia, Collavini, Fulvetti, Neri, Gioli e Panizza.
L'Archivio generale dell’Università di Pisa, gestito dallo SBA nella sede di Montacchiello a Ospedaletto, conserva circa 30.000 metri lineari di documenti. Custodisce gran parte della documentazione dell'Ateneo, per lo più di origine amministrativa e relativa all’Amministrazione centrale e ai Dipartimenti (compresi ex Istituti ed ex Facoltà), fino ai giorni nostri. Le serie che possono documentare in modo significativo la vita dell’Ateneo, e il suo stretto rapporto con la città, sono quelle relative alle carriere del personale docente e non docente, agli Atti generali dell’Ateneo, ai verbali delle Facoltà, ai decreti rettorali e alle delibere del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione, all’Archivio fotografico. Si tratta insomma di un patrimonio prezioso il cui studio è necessario per ricostruire la storia dell'Università di Pisa in epoca contemporanea, approfondire gli eventi che hanno segnato questo periodo e delinearne le personalità più illustri.
La serie degli "Atti Generali".
Pisa festeggia 50 anni dal primo trapianto d'organo
Cinquanta anni portati benissimo con all’attivo 5000 trapianti, fra cui più di 400 di pancreas, 1500 di rene da donatore cadavere, 500 di rene da donatore vivente e più di 2500 di fegato. Sono i numeri con cui l’Azienda ospedaliero-universitaria pisana insieme all’Università di Pisa e alla Regione Toscana festeggiano questo anniversario che ha significato negli anni ricerca, sviluppo, innovazione e nuova speranza di vita per gli ammalati.
Nella scheda (allegata) sulla storia dei trapianti a Pisa si trovano tutte le tappe più significative di questo percorso che ha coinvolto medici delle più svariate discipline, infermieri, tecnici, volontari, amministrativi e tante altre figure. Ma soprattutto donatori, perché non c’è trapianto senza donazione e senza solidarietà.
Così, da quel lontano 1972 – quando le sale operatorie non avevano certo l’allestimento tecnologico né le procedure chirurgiche innovative oggi disponibili, il trasporto d’organi e la conservazione non potevano giovarsi degli attuali sistemi iperefficienti, il database dei pazienti in lista d’attesa non era strutturato a livello nazionale, la medicina trasfusionale insieme all’assistenza anestesiologica-rianimatoria pre- e post-trapianto così come gli studi sul metabolismo dei trapianti e la compatibilità d’organo e le terapie anti-rigetto non avevano compiuto i passi da gigante degli ultimi anni - di strada ne è stata fatta e il futuro è ancora più promettente, visto che si è passati dal chirurgo pioniere con la sua èquipe al robot in sala operatoria.
“Il 15 febbraio 1972 – dichiara il rettore dell’Università di Pisa Paolo Maria Mancarella - il professor Mario Selli eseguì, qui a Pisa, il primo trapianto mai effettuato nella nostra Regione. Esattamente 50 anni fa. Da quella storica data la nostra città ha sviluppato una profonda cultura dei trapianti la cui storia, come sapete bene, è punteggiata di tanti altri primati nazionali e mondiali, una lunga serie di ‘prime volte’ che ci parla di una realtà all’avanguardia, la cui eccellenza è riconosciuta a livello internazionale”.
"La Toscana ha una lunga tradizione di donazioni e trapianti di organi che testimonia palesemente la generosità dei donatori, un'organizzazione sanitaria di altissimo livello che funziona, la grande professionalità degli operatori, l'impegno dei volontari – commenta il presidente della Regione Eugenio Giani -. L’importante anniversario che festeggiamo oggi a Pisa conferma ancora una volta che la sanità toscana è fatta di persone di grande dedizione e professionalità e che i toscani sono un popolo molto generoso, capace di grandi gesti d’amore verso il prossimo. Come Regione Toscana continueremo a sensibilizzare sul fronte delle donazioni e dei trapianti e a investire sugli strumenti tecnico-scientifici orientati verso innovazioni aperte a nuove prospettive, per incrementare sempre di più il numero dei trapianti, abbreviare i tempi di attesa e individuare strategie tali da rafforzare l’offerta trapiantologica”.
“E’ un grande orgoglio come amministratore della città – dichiara il sindaco di Pisa Michele Conti - poter festeggiare questo importante anniversario che conferma ancora una volta i risultati di eccellenza raggiunti dall’Azienda ospedaliero-universitaria pisana a livello nazionale e internazionale. 50 anni di studi, ricerche, impegno e traguardi incredibili ottenuti da medici e chirurghi lungimiranti, che con grande coraggio hanno lavorato per dare una nuova speranza di vita a tantissimi pazienti. Un storia di medicina e scienza, ma anche di grande umanità che a Pisa ha trovato terreno fertile in cui crescere e svilupparsi, grazie ad una lunga tradizione di studi scientifici che si accompagna ad una forte apertura alla cultura della donazione e della solidarietà. Una storia di successi che ha contribuito a far conoscere Pisa in tutto il mondo e che prosegue ancora oggi con risultati evidenti, fatti di enorme professionalità, utilizzo di tecniche all’avanguardia e grande passione.”
“Questo importante anniversario è anche un momento fondamentale per fare un bilancio sui risultati conseguiti nel settore delle attività trapiantologiche, nella prospettiva di potenziare sempre di più il sistema donazione e trapianto della Toscana, anche facendo rete a livello regionale – fa sapere l’assessore regionale al diritto alla salute Simone Bezzini -. Negli anni abbiamo investito molto sul fronte organizzativo e nella promozione della cultura della donazione con il contributo straordinario delle associazioni di volontariato, che hanno dato sempre il massimo anche nei momenti di maggiore difficoltà come quelli determinati dall’emergenza sanitaria Covid. La Toscana ha registrato risultati eccellenti tanto da costituire un vero e proprio ‘modello toscano’, punto di riferimento a livello nazionale. Ringrazio di cuore tutti gli eccellenti professionisti che negli anni lo hanno permesso e anche i donatori e le loro famiglie, la cui generosità ha consentito nuova speranza di vita a tante persone in attesa di trapianto”.
“I risultati che celebriamo oggi – per il direttore generale dell’Aoup Silvia Briani – sono il frutto di un disegno lungimirante perché, come testimonia la storia dei trapianti a Pisa, c’è stata una scuola di pensiero oltreché di chirurgia all’origine di tutta questa virtuosa consequenzialità negli eventi. E l’Aoup che fa alta specialità da sempre, visto che negli anni “70 era già pioniera in Italia, continuerà in questa missione a maggior ragione con il nuovo ospedale che stiamo realizzando e che offrirà cure sempre più all’avanguardia, con risultati sempre migliori perché è ciò che si aspettano i nostri professionisti e che ci chiedono i pazienti. Sono anniversari dunque che rappresentano il monito che ci fa proseguire sulla strada tracciata dai padri di questo ospedale”.
“Questo cinquantenario – commenta il professore Ugo Boggi, organizzatore degli eventi celebrativi, chirurgo protagonista in prima persona di questa lunga storia di sanità pisana e toscana nonché direttore dell’Unità operativa di Chirurgia generale e dei trapianti – per noi oggi ha un significato triplo, perché ricorrono anche 50 anni dalla scomparsa del professore Gabriele Monasterio, illustre internista a Pisa nonché fondatore della Nefrologia in Italia e 20 anni dalla scomparsa del professore Mario Selli, autore del primo trapianto che si celebra oggi. Ho ritenuto doveroso dunque adoperarmi per radunare oggi qui, e anche nelle prossime iniziative che abbiamo in programma nel corso di quest’anno, quanti più protagonisti possibili di questa lunga avventura della medicina che ci fa onore e che non è conclusa qui, ma andrà avanti con sempre maggiore slancio, orgogliosi del tributo doveroso a chi ha fatto sì che fossimo oggi qui a raccontare questa bellissima storia” (Fonte Ufficio Stampa AOUP - EDM).
Pisa festeggia 50 anni dal primo trapianto d'organo
Cinquanta anni portati benissimo con all’attivo 5000 trapianti, fra cui più di 400 di pancreas, 1500 di rene da donatore cadavere, 500 di rene da donatore vivente e più di 2500 di fegato. Sono i numeri con cui l’Azienda ospedaliero-universitaria pisana insieme all’Università di Pisa e alla Regione Toscana festeggiano questo anniversario che ha significato negli anni ricerca, sviluppo, innovazione e nuova speranza di vita per gli ammalati.
Nella scheda (allegata) sulla storia dei trapianti a Pisa si trovano tutte le tappe più significative di questo percorso che ha coinvolto medici delle più svariate discipline, infermieri, tecnici, volontari, amministrativi e tante altre figure. Ma soprattutto donatori, perché non c’è trapianto senza donazione e senza solidarietà.
Da sinistra a destra: Michele Conti, Federico Gelli, Paolo Maria Mancarella, Silvia Briani, Eugenio Giani e Ugo Boggi
Così, da quel lontano 1972 – quando le sale operatorie non avevano certo l’allestimento tecnologico né le procedure chirurgiche innovative oggi disponibili, il trasporto d’organi e la conservazione non potevano giovarsi degli attuali sistemi iperefficienti, il database dei pazienti in lista d’attesa non era strutturato a livello nazionale, la medicina trasfusionale insieme all’assistenza anestesiologica-rianimatoria pre- e post-trapianto così come gli studi sul metabolismo dei trapianti e la compatibilità d’organo e le terapie anti-rigetto non avevano compiuto i passi da gigante degli ultimi anni - di strada ne è stata fatta e il futuro è ancora più promettente, visto che si è passati dal chirurgo pioniere con la sua èquipe al robot in sala operatoria.
“Il 15 febbraio 1972 – dichiara il rettore dell’Università di Pisa Paolo Maria Mancarella - il professor Mario Selli eseguì, qui a Pisa, il primo trapianto mai effettuato nella nostra Regione. Esattamente 50 anni fa. Da quella storica data la nostra città ha sviluppato una profonda cultura dei trapianti la cui storia, come sapete bene, è punteggiata di tanti altri primati nazionali e mondiali, una lunga serie di ‘prime volte’ che ci parla di una realtà all’avanguardia, la cui eccellenza è riconosciuta a livello internazionale”.
"La Toscana ha una lunga tradizione di donazioni e trapianti di organi che testimonia palesemente la generosità dei donatori, un'organizzazione sanitaria di altissimo livello che funziona, la grande professionalità degli operatori, l'impegno dei volontari – commenta il presidente della Regione Eugenio Giani -. L’importante anniversario che festeggiamo oggi a Pisa conferma ancora una volta che la sanità toscana è fatta di persone di grande dedizione e professionalità e che i toscani sono un popolo molto generoso, capace di grandi gesti d’amore verso il prossimo. Come Regione Toscana continueremo a sensibilizzare sul fronte delle donazioni e dei trapianti e a investire sugli strumenti tecnico-scientifici orientati verso innovazioni aperte a nuove prospettive, per incrementare sempre di più il numero dei trapianti, abbreviare i tempi di attesa e individuare strategie tali da rafforzare l’offerta trapiantologica”.
“E’ un grande orgoglio come amministratore della città – dichiara il sindaco di Pisa Michele Conti - poter festeggiare questo importante anniversario che conferma ancora una volta i risultati di eccellenza raggiunti dall’Azienda ospedaliero-universitaria pisana a livello nazionale e internazionale. 50 anni di studi, ricerche, impegno e traguardi incredibili ottenuti da medici e chirurghi lungimiranti, che con grande coraggio hanno lavorato per dare una nuova speranza di vita a tantissimi pazienti. Un storia di medicina e scienza, ma anche di grande umanità che a Pisa ha trovato terreno fertile in cui crescere e svilupparsi, grazie ad una lunga tradizione di studi scientifici che si accompagna ad una forte apertura alla cultura della donazione e della solidarietà. Una storia di successi che ha contribuito a far conoscere Pisa in tutto il mondo e che prosegue ancora oggi con risultati evidenti, fatti di enorme professionalità, utilizzo di tecniche all’avanguardia e grande passione.”
Un momento dell'iniziativa
“Questo importante anniversario è anche un momento fondamentale per fare un bilancio sui risultati conseguiti nel settore delle attività trapiantologiche, nella prospettiva di potenziare sempre di più il sistema donazione e trapianto della Toscana, anche facendo rete a livello regionale – fa sapere l’assessore regionale al diritto alla salute Simone Bezzini -. Negli anni abbiamo investito molto sul fronte organizzativo e nella promozione della cultura della donazione con il contributo straordinario delle associazioni di volontariato, che hanno dato sempre il massimo anche nei momenti di maggiore difficoltà come quelli determinati dall’emergenza sanitaria Covid. La Toscana ha registrato risultati eccellenti tanto da costituire un vero e proprio ‘modello toscano’, punto di riferimento a livello nazionale. Ringrazio di cuore tutti gli eccellenti professionisti che negli anni lo hanno permesso e anche i donatori e le loro famiglie, la cui generosità ha consentito nuova speranza di vita a tante persone in attesa di trapianto”.
“I risultati che celebriamo oggi – per il direttore generale dell’Aoup Silvia Briani – sono il frutto di un disegno lungimirante perché, come testimonia la storia dei trapianti a Pisa, c’è stata una scuola di pensiero oltreché di chirurgia all’origine di tutta questa virtuosa consequenzialità negli eventi. E l’Aoup che fa alta specialità da sempre, visto che negli anni “70 era già pioniera in Italia, continuerà in questa missione a maggior ragione con il nuovo ospedale che stiamo realizzando e che offrirà cure sempre più all’avanguardia, con risultati sempre migliori perché è ciò che si aspettano i nostri professionisti e che ci chiedono i pazienti. Sono anniversari dunque che rappresentano il monito che ci fa proseguire sulla strada tracciata dai padri di questo ospedale”.
“Questo cinquantenario – commenta il professore Ugo Boggi, organizzatore degli eventi celebrativi, chirurgo protagonista in prima persona di questa lunga storia di sanità pisana e toscana nonché direttore dell’Unità operativa di Chirurgia generale e dei trapianti – per noi oggi ha un significato triplo, perché ricorrono anche 50 anni dalla scomparsa del professore Gabriele Monasterio, illustre internista a Pisa nonché fondatore della Nefrologia in Italia e 20 anni dalla scomparsa del professore Mario Selli, autore del primo trapianto che si celebra oggi. Ho ritenuto doveroso dunque adoperarmi per radunare oggi qui, e anche nelle prossime iniziative che abbiamo in programma nel corso di quest’anno, quanti più protagonisti possibili di questa lunga avventura della medicina che ci fa onore e che non è conclusa qui, ma andrà avanti con sempre maggiore slancio, orgogliosi del tributo doveroso a chi ha fatto sì che fossimo oggi qui a raccontare questa bellissima storia” (Fonte Ufficio Stampa AOUP - EDM).
Due patologie rare a cuore e rene: caso risolto da un team multidisciplinare guidato dal professor Luca Morelli
Quando una rara cardiopatia congenita e un’altra patologia estremamente rara, senza alcuna correlazione l’una con l’altra, si associano nello stesso corpo, il caso è assolutamente unico e grave. A risolverlo, un team multidisciplinare che ha visto lavorare fianco a fianco la Fondazione Monasterio, che ha messo in campo anestesisti, cardiologi e cardiochirurghi pediatrici, con la Sezione dipartimentale di Chirurgia generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana. È accaduto pochi giorni fa all’Ospedale del Cuore di Massa.
Questa è la storia di Katia Moi, una giovane donna della Sardegna che, nonostante conviva – e combatta – da tutta la vita con una cardiopatia congenita grave, e seguita dal dottor Roberto Tumbarello, cardiologo dell’Ospedale di Cagliari, arriva nella sede di Massa della Monasterio in elisoccorso, a causa di tachiaritmie e di una pressione sanguigna molto alta. L’irregolarità del battito e il continuo innalzamento della pressione del sangue rischiavano di complicare in maniera irreparabile l’anatomia, già gravemente compromessa, del suo cuore. In seguito ad analisi, esami, risonanze e scintigrafie, la diagnosi: un paraganglioma peri renale. Un accumulo di cellule vicino al rene sinistro che liberava in maniera autonoma sostanza adrenalinica, la causa delle crisi di ipertensione con conseguenti aritmie. Una patologia estremamente rara – dunque – che, associata alla rarità della cardiopatia congenita, ha reso il caso assolutamente unico.
La soluzione è arrivata al termine di un incontro multidisciplinare fra le Unità Operative Patologie Cardiache Medico Chirurgiche dell’Infanzia e del Congenito Adulto, Cardiochirurgia Pediatrica e del Congenito Adulto, Anestesia e Rianimazione della Fondazione Monasterio e i chirurghi della Sezione dipartimentale di Chirurgia generale dell’Aoup.
L’intervento, resosi necessario a causa della delicata situazione clinica di Katia, è stato programmato nel giro di pochi giorni all’Ospedale del Cuore: mentre il team degli anestesisti della Monasterio avrebbe mantenuto la paziente in condizioni emodinamicamente stabili, il team della Chirurgia generale di Cisanello avrebbe rimosso in laparoscopia la neoformazione intorno al rene.
Un esempio di efficacia della collaborazione tra strutture di eccellenza e di successo, ancora una volta, della rete ospedaliera della Regione Toscana. Coordinazione, precisione e strategia condivisa: questa la chiave che ha permesso l’ottima riuscita del delicato lavoro sinergico in sala operatoria. Specializzazioni e mani diverse che hanno teso tutte verso un solo obiettivo: un intervento cucito su misura della paziente.
«Un intervento delicato, soprattutto per il quadro clinico generale particolarissimo della paziente – commenta il professor Luca Morelli, chirurgo della Sezione Dipartimentale di Chirurgia Generale Universitaria di Cisanello (Aoup), docente di Chirurgia generale all’Università di Pisa e primo operatore dell’intervento –, a causa della congestione cronica del circolo venoso. Abbiamo dovuto adattare l’intervento alla particolare situazione clinica della paziente: questo ha significato lavorare in laparoscopia con una pressione più bassa (5 millimetri di mercurio contro i soliti 12 millimetri), al fine di non compromettere la particolare fisiologia univentricolare del suo cuore, ed affidarci alla gestione anestesiologica di Medici della Monasterio.
Un team multidisciplinare che ha lavorato in sinergia per il benessere della paziente, che adesso sta bene e può tornare a casa». «Il caso di Katia – afferma la dottoressa Nadia Assanta, direttrice dell’Unità Operativa Patologie Cardiache Medico Chirurgiche dell’Infanzia e del Congenito Adulto all’Ospedale del Cuore della Monasterio – ha dimostrato ancora una volta quanto il paziente con cardiopatia congenita sia di difficile gestione. Nel caso di comparsa di sintomi, molto spesso il primo orientamento di tutti i medici è rivolto alla cardiopatia di base, tralasciando tutto il resto del corpo umano. Per seguire il paziente, in particolare Guch, bisogna avere una visione a 360 gradi: considerare non solo che tutti gli organi sono collegati al cuore e, quindi, influenzati dalla cardiopatia congenita, ma anche che possono sopravvenire delle patologie completamente indipendenti. Un’altra cosa che ci ha insegnato Katia è che l’unione di più teste, mani e discipline sono sempre un’arma vincente».
«Professionalità e umanità – commenta Katia Moi, con una risata contagiosa, un sorriso sincero stampato sul volto, e un ottimismo fuori dal comune. All’Ospedale del Cuore hanno trovato la causa delle mie ultime sofferenze, e hanno risolto il problema. Hanno tolto il “vermetto”, come amiamo definire, scherzando, il paraganglioma che mi portavo dentro, e mi sento finalmente libera. Una volta ho sentito dire che le malattie rare capitano alle persone rare: mi rincuora, ma non mi sento diversa dagli altri, non sono un eroe. Nella mia vita ci sono state tante cose brutte, è vero, ma esattamente come accade nella vita di tanti altri che, prima o dopo di me, soffrono. Vinta questa battaglia, continuerò a godere delle cose belle della vita. E torno a casa portando nel cuore questo posto».
(Fonte: Ufficio stampa Fondazione Monasterio).