Ateneo in lutto per la scomparsa della professoressa Maria Antonella Galanti
Dopo una breve e implacabile malattia è venuta a mancare giovedì 24 giugno la professoressa Maria Antonella Galanti, ordinaria di Didattica e Pedagogia Speciale al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere e da alcuni mesi responsabile scientifica del Polo Musicale del nuovo Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC) dell’Università di Pisa.
Venerdì 25 giugno dalle ore 9.30 alle ore 19 sarà aperta la camera ardente nell'Aula Magna Storica del Palazzo della Sapienza e nella stessa sede alle 17 si terrà la commemorazione con la partecipazione del Coro dell'Ateneo.
Nata a Volterra il 28 luglio 1954, Maria Antonella Galanti nel corso della carriera è stata responsabile del Centro di Ateneo per la diffusione della pratica e della cultura musicale, prorettrice ai Rapporti con il territorio tra 2010 e 2016 e vice direttrice del dipartimento di Filosofia tra 2004 e 2010.
Nell'ambito della ricerca, la professoressa Galanti si è occupata di educazione permanente, dei comportamenti disadattivi (compresi quelli legati alla patologia psichica), nonché della conflittualità relazionale e sociale e delle problematiche di genere. Nel territorio toscano ha coordinato dal punto di vista scientifico numerose esperienze di sensibilizzazione e formazione alla cittadinanza attiva in relazione anche alle tematiche della differenza e dell'integrazione.
Personalità molto nota a Pisa per il suo impegno in vari campi della cultura e per la sensibilità verso i temi civili e le questioni cittadine, la professoressa Galanti cantava da diversi anni nel Coro dell’Università di Pisa.
Qui di seguito inviamo un ricordo della professoressa Galanti scritto dal collega e amico Alfonso Maurizio Iacono.
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Antonella era una donna tosta, tostissima. La conoscevo dai tempi dell’università, ma soprattutto quando la militanza attiva, politica e civile, permeava la nostra vita e ci buttavamo in quello che potrei definire uno sperimentalismo sociale e che segnò l’epoca iniziata con il ’68.
Ci ritrovammo a Pisa nel Manifesto, il gruppo politico di Rossana Rossanda, Lucio Magri, Luigi Pintor, Luciana Castellina e Valentino Parlato, gruppo che poi fondò il giornale. Antonella veniva da Volterra e si gettò con coraggio e generosità nelle forme di convivenza politica, personale e sociale che allora erano considerate anticonformiste e di rottura.
In un’epoca ancora, tutto sommato, parruccona e conformista, Antonella amava stare dalla parte del torto. Femminista, lottava con e per le donne a tutti i livelli. L’intreccio tra ideali, politica, cultura, sapere scientifico era per lei come una seconda natura che continuò anche dopo e che si tradusse suo modo di vivere l’accademia. Una comunità quella universitaria dove inevitabilmente la ricerca, la didattica, l’impegno istituzionale spesso si intersecano con i rapporti personali, le amicizie e le inimicizie, dove le passioni individuali e istituzionali talvolta si confondono.
Antonella interpretò quel tipo di vita in continuità con l’esperienza degli anni ’70, anche se in un contesto ormai mutato. Non aveva dubbi sul fatto che livello personale e livelli istituzionali, privato e pubblico, per quanto necessariamente separati – e così dovevano e debbono essere – non fossero tuttavia due mondi alieni. È per questo che Antonella prendeva impegni e cariche istituzionali mettendoci dentro il suo entusiasmo e il suo impegno.
È stata prorettrice al territorio, vice direttrice del Dipartimento di Civiltà e Forme del sapere, ma il punto culminante non fu una carica accademica classica, né il posto di professore ordinario che pure la appagò, fu - lei appassionata da sempre di musica e appartenente a una famiglia di musicisti - l’entrata nel Coro dell’Università, di cui poi divenne responsabile. Non avevo mai visto Antonella così felice. Il coro, la musica, al di là del fatto accademico, erano quella comunità in cui aveva trovato l’intreccio tra sapere, cultura, umanità che aveva cercato e già trovato all’epoca della nostra militanza negli anni ’70. Ora però con più maturità, con più leggerezza, con una felicità che finalmente poteva esprimere in un mondo che aveva conquistato e da cui si sentiva accolta.
Gli intrecci dei rapporti personali con la ricerca scientifica, tra Antonella e me, sono stati talmente tanti e talmente forti che è difficile spiegarli ora. Come era forte in lei il senso della comunità, altrettanto lo era quello del fare insieme. E questo con una potente forza individuale che non si è mai tradotta in individualismo. I temi dell’apprendimento e dell’autonomia ci hanno da sempre attraversato. Le aule in cui insegnava erano stracolme. Non si è mai tirata indietro. Ma soprattutto per me Antonella era più che un’amica, non solo per le tante esperienze fatte insieme, ma anche perché nei momenti difficili della nostra vita ci ritrovavamo e ci sostenevamo sempre. Io c’ero sempre per lei, lei c’era sempre per me. Non solo tuttavia nei momenti difficili, anche in quelli felici. Presente anche adesso, mentre sto scrivendo, anche se so di non potere colmare il vuoto della sua assenza.
Alfonso Maurizio Iacono
Dagli scavi nel giardino della chiesa di San Sisto riemergono il chiostro del XIII secolo e sepolture medievali
Tracce del chiostro del XIII secolo e un numero considerevole di sepolture medievali riemergono nel giardino della chiesa di San Sisto, in pieno centro storico a Pisa, grazie alla campagna di scavo che impegna il personale e gli studenti del dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa. Si è infatti conclusa la prima parte delle attività di scavo 2021 condotte nell’ambito del San Sisto Project, il progetto di ricerca archeologica di durata triennale diretto da Federico Cantini, professore di Archeologia medievale, che sta indagando una delle aree storicamente più interessanti della città. La campagna di scavo 2021 ha il patrocinio del Comune di Pisa.
Iniziata lo scorso maggio, l’attività offre a sessanta studenti dell’Ateneo pisano la possibilità di mettere in pratica le conoscenze teoriche acquisite durante i corsi, cimentandosi nello scavo, nella documentazione sul campo, nel rilievo topografico, nel disegno, nella fotografia tecnica e nello studio dei reperti ceramici e antropologici. I risultati raggiunti, che chiariscono la situazione delineata lo scorso anno, sono stati presentati dallo stesso professor Federico Cantini, alla presenza di Marco Gesi, prorettore per i rapporti con il territorio, e don Francesco Barsotti, parroco di San Sisto.
"La campagna di scavo nel giardino della Chiesa di San Sisto iniziata ormai un anno fa sta permettendo ai nostri studenti di svolgere attività di studio e ricerca direttamente sul campo – ha commentato il prorettore Marco Gesi – Il loro lavoro ha una grande valenza anche per Pisa, perché permette a tutti coloro che qui vivono, lavorano o sono semplicemente di passaggio di scoprire un angolo nascosto della città, con una storia da svelare nascosta sotto strati di terreno”. A settembre sarà infatti possibile visitare lo scavo, secondo modalità che saranno comunicate tramite il sito web https://sansistoproject.cfs.unipi.it e i canali social Facebook e Instagram.
"Stiamo assistendo alla conduzione di un importante evento di ricerca archeologica presso una delle aree fondamentali per la storia civica, politica e religiosa della nostra città – ha fatto sapere Paolo Pesciatini, assessore alle attività produttive del Comune di Pisa – Questo scavo, che vede un prestigioso gruppo di lavoro del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, diretto dal professor Cantini, costituisce una grande opportunità per approfondire ulteriormente le cronache di Pisa, coinvolgendo in uno straordinario "prodotto" culturale a valenza anche turistica la comunità pisana unitamente ai nostri ospiti e visitatori”.
“Le recenti indagini hanno fatto riemergere le tracce del chiostro della chiesa attestato nelle fonti documentarie dal 1287: si trattava di un ampio spazio porticato, caratterizzato dalla presenza di un numero considerevole di sepolture, collocate sotto la pavimentazione dei loggiati in due fasi successive – spiega il professor Federico Cantini – Appartengono alla prima fase le tombe strutturate in cassoni di laterizi e alla seconda, trecentesca, fosse scavate nella nuda terra: le decine di individui sepolti rappresentano un importante archivio biologico della popolazione pisana, la cui storia sarà ricostruita grazie alle analisi antropologiche e paleopatologiche, unite a quelle archeometriche applicate ai resti osteologici”.
Le indagini hanno inoltre dimostrato che il lato meridionale del chiostro è stato probabilmente realizzato sfruttando le murature di edifici precedenti, tamponando gli spazi aperti tra gli uni e gli altri per ottenere una lunga e robusta cortina muraria, orientata est-ovest. Ad oggi l’intervento sembra datarsi nel corso del XIII secolo. Tra XI e XII secolo l’area sembra invece coperta da depositi alluvionali contenenti materiali da costruzione e ceramica collocabile tra l’Età antica e l’alto Medioevo. I depositi alluvionali sigillano strati che potrebbero essere pertinenti alle fasi di abbandono delle strutture della Cortevecchia altomedievale. Tali strutture sono state parzialmente intraviste in seguito all’asportazione del riempimento di una grande fossa duecentesca che ha tagliato i depositi più antichi, ma si dovrà attendere la seconda parte della campagna, che si svolgerà a settembre, per apprezzarle in estensione e scavarle.
I reperti ceramici di età medievale, restituiti in grande quantità dallo scavo, ci parlano di un’area in cui, a partire dal XII secolo, arriva vasellame dalla Spagna, dall’Egitto, dalla Tunisia e dal Medio Oriente, confermando il ruolo centrale di Pisa nell’economia mediterranea del tempo. La frequentazione della zona in Età etrusca e romana continua a essere testimoniata dai numerosi frammenti di ceramica databile tra il VII secolo a.C. e l’Età tardo antica, rinvenuti purtroppo fino a ora fuori dal loro contesto originario, nei livelli di vita medievali e successivi.
Il San Sisto Project è un’iniziativa finanziata con i fondi del Progetto di Eccellenza del dipartimento di Civiltà e forme del sapere ed è realizzata grazie al personale del dipartimento stesso (Riccardo Belcari, Antonio Fornaciari, Mauro Ronzani, Emanuele Taccola, Chiara Tarantino) e del suo Laboratorio di Disegno e Restauro (LaDiRe), in collaborazione con il dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa (Monica Bini) e dell’Istituto Iccom-Cnr di Pisa (Simona Raneri).
Dagli scavi nel giardino della chiesa di San Sisto riemergono il chiostro del XIII secolo e sepolture medievali
Tracce del chiostro del XIII secolo e un numero considerevole di sepolture medievali riemergono nel giardino della chiesa di San Sisto, in pieno centro storico a Pisa, grazie alla campagna di scavo che impegna il personale e gli studenti del dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa. Si è infatti conclusa la prima parte delle attività di scavo 2021 condotte nell’ambito del San Sisto Project, il progetto di ricerca archeologica di durata triennale diretto da Federico Cantini, professore di Archeologia medievale, che sta indagando una delle aree storicamente più interessanti della città. La campagna di scavo 2021 ha il patrocinio del Comune di Pisa.
Iniziata lo scorso maggio, l’attività offre a sessanta studenti dell’Ateneo pisano la possibilità di mettere in pratica le conoscenze teoriche acquisite durante i corsi, cimentandosi nello scavo, nella documentazione sul campo, nel rilievo topografico, nel disegno, nella fotografia tecnica e nello studio dei reperti ceramici e antropologici. I risultati raggiunti, che chiariscono la situazione delineata lo scorso anno, sono stati presentati dallo stesso professor Federico Cantini, alla presenza di Marco Gesi, prorettore per i rapporti con il territorio, e don Francesco Barsotti, parroco di San Sisto.
Da sinistra Marco Gesi, don Francesco Barsotti e Federico Cantini.
"La campagna di scavo nel giardino della Chiesa di San Sisto iniziata ormai un anno fa sta permettendo ai nostri studenti di svolgere attività di studio e ricerca direttamente sul campo – ha commentato il prorettore Marco Gesi – Il loro lavoro ha una grande valenza anche per Pisa, perché permette a tutti coloro che qui vivono, lavorano o sono semplicemente di passaggio di scoprire un angolo nascosto della città, con una storia da svelare nascosta sotto strati di terreno”. A settembre sarà infatti possibile visitare lo scavo, secondo modalità che saranno comunicate tramite il sito web https://sansistoproject.cfs.unipi.it e i canali social Facebook e Instagram.
"Stiamo assistendo alla conduzione di un importante evento di ricerca archeologica presso una delle aree fondamentali per la storia civica, politica e religiosa della nostra città – ha fatto sapere Paolo Pesciatini, assessore alle attività produttive del Comune di Pisa – Questo scavo, che vede un prestigioso gruppo di lavoro del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, diretto dal professor Cantini, costituisce una grande opportunità per approfondire ulteriormente le cronache di Pisa, coinvolgendo in uno straordinario "prodotto" culturale a valenza anche turistica la comunità pisana unitamente ai nostri ospiti e visitatori”.
“Le recenti indagini hanno fatto riemergere le tracce del chiostro della chiesa attestato nelle fonti documentarie dal 1287: si trattava di un ampio spazio porticato, caratterizzato dalla presenza di un numero considerevole di sepolture, collocate sotto la pavimentazione dei loggiati in due fasi successive – spiega il professor Federico Cantini – Appartengono alla prima fase le tombe strutturate in cassoni di laterizi e alla seconda, trecentesca, fosse scavate nella nuda terra: le decine di individui sepolti rappresentano un importante archivio biologico della popolazione pisana, la cui storia sarà ricostruita grazie alle analisi antropologiche e paleopatologiche, unite a quelle archeometriche applicate ai resti osteologici”.
Le indagini hanno inoltre dimostrato che il lato meridionale del chiostro è stato probabilmente realizzato sfruttando le murature di edifici precedenti, tamponando gli spazi aperti tra gli uni e gli altri per ottenere una lunga e robusta cortina muraria, orientata est-ovest. Ad oggi l’intervento sembra datarsi nel corso del XIII secolo. Tra XI e XII secolo l’area sembra invece coperta da depositi alluvionali contenenti materiali da costruzione e ceramica collocabile tra l’Età antica e l’alto Medioevo. I depositi alluvionali sigillano strati che potrebbero essere pertinenti alle fasi di abbandono delle strutture della Cortevecchia altomedievale. Tali strutture sono state parzialmente intraviste in seguito all’asportazione del riempimento di una grande fossa duecentesca che ha tagliato i depositi più antichi, ma si dovrà attendere la seconda parte della campagna, che si svolgerà a settembre, per apprezzarle in estensione e scavarle.
I reperti ceramici di età medievale, restituiti in grande quantità dallo scavo, ci parlano di un’area in cui, a partire dal XII secolo, arriva vasellame dalla Spagna, dall’Egitto, dalla Tunisia e dal Medio Oriente, confermando il ruolo centrale di Pisa nell’economia mediterranea del tempo. La frequentazione della zona in Età etrusca e romana continua a essere testimoniata dai numerosi frammenti di ceramica databile tra il VII secolo a.C. e l’Età tardo antica, rinvenuti purtroppo fino a ora fuori dal loro contesto originario, nei livelli di vita medievali e successivi.
Il San Sisto Project è un’iniziativa finanziata con i fondi del Progetto di Eccellenza del dipartimento di Civiltà e forme del sapere ed è realizzata grazie al personale del dipartimento stesso (Riccardo Belcari, Antonio Fornaciari, Mauro Ronzani, Emanuele Taccola, Chiara Tarantino) e del suo Laboratorio di Disegno e Restauro (LaDiRe), in collaborazione con il dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa (Monica Bini) e dell’Istituto Iccom-Cnr di Pisa (Simona Raneri).
I dottorati nazionali in Intelligenza Artificiale e in Sostenibilità
L’elemento umano e l’alta formazione sono i pilastri per affrontare le sfide sociali, economiche, ambientali e sanitarie che l’umanità ha davanti a sé. I paesi più sviluppati, inclusi i nostri partner europei, stanno investendo risorse ingenti in ricerca e formazione, a partire dai dottorati di ricerca che creano i ricercatori e gli innovatori di domani.
In questo scenario, il sistema dell’università e della ricerca nazionale, su sollecitazione del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), ha sviluppato due programmi di dottorato nazionale, su “Intelligenza Artificiale” e su “Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico”, volti a superare la frammentazione mettendo a sistema le risorse delle università e degli enti di ricerca, per formare una generazione di dottori di ricerca in grado di guidare la transizione digitale ed ecologica del Paese.
I due dottorati nazionali hanno in comune un approccio multidisciplinare che mette insieme la formazione sugli aspetti fondazionali e metodologici con l’applicazione in settori strategici, al fine di formare dottori di ricerca in grado non solo di sviluppare nuova conoscenza ma anche di diffonderla per lo sviluppo socio-economico del Paese.
Entrambi sono finanziati al 50% dal MUR e al 50% dalle università ed enti di ricerca partecipanti. Quello in Intelligenza Artificiale (www.phd-ai.it), coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dall’Università di Pisa, parte con un finanziamento di oltre 15 milioni di Euro che permette di offrire al primo ciclo oltre 170 borse: uno dei programmi di dottorato sull’AI più grandi ed ambiziosi a livello mondiale. A dimostrazione del ruolo trasformativo dell’Intelligenza Artificiale sull’economia e sulla società, questo dottorato sarà suddiviso in 5 aree di specializzazione, ciascuna coordinata da un’università capofila: Salute (Campus Bio-Medico di Roma), Industria 4.0 (Politecnico di Torino), Agricoltura e Ambiente (Università Federico II di Napoli), Sicurezza (Sapienza Università di Roma) e Società (Università di Pisa). Il dottorato nazionale in “Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico” (www.iusspavia.it/phd-sdc) coordinato dalla Scuola IUSS di Pavia, ha ottenuto un finanziamento di oltre 8 M Euro per più di 100 borse di dottorato solo per il primo ciclo ed è il primo in Italia e in Europa sui temi della sostenibilità e del cambiamento climatico fondato su una rete a scala nazionale e su un approccio multi-, trans- ed inter-disciplinare.
Oltre ai coordinatori e alle università capofila, i due dottorati prevedono il coinvolgimento di tutte le migliori risorse nazionali attraverso due chiamate aperte, in base alle quali sono state selezionate ulteriori 52 università e 3 enti pubblici di ricerca per il dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale e 30 atenei e il contributo di 6 EPR per quello in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico.
Questo approccio ha consentito di far emergere, in due settori chiave per la transizione digitale ed ecologica del Paese, le reti dei centri di eccellenza nazionali, caratterizzate da una ricchezza di competenze in grado di competere a livello mondiale, e allo stesso tempo garanti di un’ampia copertura territoriale, così da rappresentare un importante punto di riferimento per le attività di innovazione da sviluppare nell’ambito del PNRR.
In questi giorni, con l’uscita dei bandi di ammissione ai due dottorati nazionali (scadenza delle domande nella seconda metà di luglio) ha preso l’avvio il processo di selezione degli oltre 270 dottorandi (170 per IA e 105 per Sostenibilità e Clima) che prenderanno parte, a partire da novembre 2021, alla prima edizione. L’ambizione è non solo di trattenere in Italia i migliori laureati ma anche di attrarre talenti dagli altri paesi, per sviluppare le risorse umane indispensabili per sostenere la ricerca scientifica e l’innovazione sociale e industriale verso una società digitale rispettosa delle persone e dell’ambiente, volta al benessere e alla sostenibilità.
“Virgolettato della Presidente del CNR, Prof.ssa Maria Chiara Carrozza”:
Afferma la presidente del CNR Maria Chiara Carrozza: “Il progetto del dottorato nazionale in AI (PhD-AI.it) mostra l’importanza strategica per il Paese di promuovere una stretta collaborazione tra il mondo accademico e quello degli enti pubblici di ricerca per dare una risposta alle complesse sfide socio-economiche-ambientali che la nostra società e il mondo stanno affrontando. Il CNR, con la sua presenza su tutto il territorio nazionale e la sua forte vocazione multidisciplinare, è il naturale catalizzatore per l’avvio e il coordinamento di azioni strategiche per la trasformazione digitale del Paese con l’obiettivo di realizzare una società più resiliente, sostenibile, efficiente ed equa. Attraverso i suoi istituti, il CNR fornirà un contributo ampio ed articolato al dottorato nazionale in AI, relativo sia agli aspetti metodologi e fondazionali sia alle ricerche multidisciplinari che caratterizzano le cinque aree di specializzazione: la salute, l’agricoltura e l’ambiente, la sicurezza, l’industria, e la società.
“Virgolettato del Rettore dell’Università di Pisa, Prof. Paolo Mancarella”:
È tempo di costruire il futuro dell’Italia. Il Dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale, coordinato dall’Università di Pisa assieme al CNR, è un passo importante in questa direzione e consente oggi al nostro Ateneo di avere un ruolo attivo nello sviluppo delle strategie nazionali e questo ci riempie di orgoglio. Specialmente in un momento in cui il nostro Paese ha particolarmente bisogno di vedere all’orizzonte la possibilità concreta di una nuova stagione di crescita e di sviluppo. Nella sua realizzazione, le opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale, se debitamente sfruttate, giocheranno sicuramente un ruolo fondamentale. In questo, la risposta avuta da parte del sistema nazionale dell'università e della ricerca alla nostra chiamata aperta dell'autunno scorso non può che farci guardare al futuro con grande fiducia.
“Virgolettato del Rettore della Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia, Prof. Riccardo Pietrabissa”:
Le scelte di oggi determinano le conseguenze sul futuro dei nostri figli e nipoti ed è ormai evidente che solo con l’integrazione di competenze si possono affrontare le nuove sfide del progresso. Il nuovo dottorato in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico coordinato dalla Scuola IUSS di Pavia offre una straordinaria occasione per sperimentare, su larga scala nazionale, la formazione di una nuova classe dirigente che avrà una visione ampia sulle opportunità e sui rischi del progresso. Dall’ambiente alla società, dalla tecnologia all’ economia, dal territorio alla salute, così si preparano i nuovi dottori di ricerca in sviluppo sostenibile e cambiamento climatico, pronti non solo a cambiare il proprio stile di vita, ma anche a essere promotori della costruzione di un futuro green.
I dottorati nazionali in Intelligenza Artificiale e in Sostenibilità
L’elemento umano e l’alta formazione sono i pilastri per affrontare le sfide sociali, economiche, ambientali e sanitarie che l’umanità ha davanti a sé. I paesi più sviluppati, inclusi i nostri partner europei, stanno investendo risorse ingenti in ricerca e formazione, a partire dai dottorati di ricerca che creano i ricercatori e gli innovatori di domani.
In questo scenario, il sistema dell’università e della ricerca nazionale, su sollecitazione del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), ha sviluppato due programmi di dottorato nazionale, su “Intelligenza Artificiale” e su “Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico”, volti a superare la frammentazione mettendo a sistema le risorse delle università e degli enti di ricerca, per formare una generazione di dottori di ricerca in grado di guidare la transizione digitale ed ecologica del Paese.
I due dottorati nazionali hanno in comune un approccio multidisciplinare che mette insieme la formazione sugli aspetti fondazionali e metodologici con l’applicazione in settori strategici, al fine di formare dottori di ricerca in grado non solo di sviluppare nuova conoscenza ma anche di diffonderla per lo sviluppo socio-economico del Paese.
Entrambi sono finanziati al 50% dal MUR e al 50% dalle università ed enti di ricerca partecipanti. Quello in Intelligenza Artificiale (www.phd-ai.it), coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dall’Università di Pisa, parte con un finanziamento di oltre 15 milioni di Euro che permette di offrire al primo ciclo oltre 170 borse: uno dei programmi di dottorato sull’AI più grandi ed ambiziosi a livello mondiale. A dimostrazione del ruolo trasformativo dell’Intelligenza Artificiale sull’economia e sulla società, questo dottorato sarà suddiviso in 5 aree di specializzazione, ciascuna coordinata da un’università capofila: Salute (Campus Bio-Medico di Roma), Industria 4.0 (Politecnico di Torino), Agricoltura e Ambiente (Università Federico II di Napoli), Sicurezza (Sapienza Università di Roma) e Società (Università di Pisa). Il dottorato nazionale in “Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico” (www.iusspavia.it/phd-sdc) coordinato dalla Scuola IUSS di Pavia, ha ottenuto un finanziamento di oltre 8 M Euro per più di 100 borse di dottorato solo per il primo ciclo ed è il primo in Italia e in Europa sui temi della sostenibilità e del cambiamento climatico fondato su una rete a scala nazionale e su un approccio multi-, trans- ed inter-disciplinare.
Oltre ai coordinatori e alle università capofila, i due dottorati prevedono il coinvolgimento di tutte le migliori risorse nazionali attraverso due chiamate aperte, in base alle quali sono state selezionate ulteriori 52 università e 3 enti pubblici di ricerca per il dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale e 30 atenei e il contributo di 6 EPR per quello in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico.
Questo approccio ha consentito di far emergere, in due settori chiave per la transizione digitale ed ecologica del Paese, le reti dei centri di eccellenza nazionali, caratterizzate da una ricchezza di competenze in grado di competere a livello mondiale, e allo stesso tempo garanti di un’ampia copertura territoriale, così da rappresentare un importante punto di riferimento per le attività di innovazione da sviluppare nell’ambito del PNRR.
In questi giorni, con l’uscita dei bandi di ammissione ai due dottorati nazionali (scadenza delle domande nella seconda metà di luglio) ha preso l’avvio il processo di selezione degli oltre 270 dottorandi (170 per IA e 105 per Sostenibilità e Clima) che prenderanno parte, a partire da novembre 2021, alla prima edizione. L’ambizione è non solo di trattenere in Italia i migliori laureati ma anche di attrarre talenti dagli altri paesi, per sviluppare le risorse umane indispensabili per sostenere la ricerca scientifica e l’innovazione sociale e industriale verso una società digitale rispettosa delle persone e dell’ambiente, volta al benessere e alla sostenibilità.
“Virgolettato della Presidente del CNR, Prof.ssa Maria Chiara Carrozza”:
Afferma la presidente del CNR Maria Chiara Carrozza: “Il progetto del dottorato nazionale in AI (PhD-AI.it) mostra l’importanza strategica per il Paese di promuovere una stretta collaborazione tra il mondo accademico e quello degli enti pubblici di ricerca per dare una risposta alle complesse sfide socio-economiche-ambientali che la nostra società e il mondo stanno affrontando. Il CNR, con la sua presenza su tutto il territorio nazionale e la sua forte vocazione multidisciplinare, è il naturale catalizzatore per l’avvio e il coordinamento di azioni strategiche per la trasformazione digitale del Paese con l’obiettivo di realizzare una società più resiliente, sostenibile, efficiente ed equa. Attraverso i suoi istituti, il CNR fornirà un contributo ampio ed articolato al dottorato nazionale in AI, relativo sia agli aspetti metodologi e fondazionali sia alle ricerche multidisciplinari che caratterizzano le cinque aree di specializzazione: la salute, l’agricoltura e l’ambiente, la sicurezza, l’industria, e la società.
“Virgolettato del Rettore dell’Università di Pisa, Prof. Paolo Mancarella”:
È tempo di costruire il futuro dell’Italia. Il Dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale, coordinato dall’Università di Pisa assieme al CNR, è un passo importante in questa direzione e consente oggi al nostro Ateneo di avere un ruolo attivo nello sviluppo delle strategie nazionali e questo ci riempie di orgoglio. Specialmente in un momento in cui il nostro Paese ha particolarmente bisogno di vedere all’orizzonte la possibilità concreta di una nuova stagione di crescita e di sviluppo. Nella sua realizzazione, le opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale, se debitamente sfruttate, giocheranno sicuramente un ruolo fondamentale. In questo, la risposta avuta da parte del sistema nazionale dell'università e della ricerca alla nostra chiamata aperta dell'autunno scorso non può che farci guardare al futuro con grande fiducia.
“Virgolettato del Rettore della Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia, Prof. Riccardo Pietrabissa”:
Le scelte di oggi determinano le conseguenze sul futuro dei nostri figli e nipoti ed è ormai evidente che solo con l’integrazione di competenze si possono affrontare le nuove sfide del progresso. Il nuovo dottorato in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico coordinato dalla Scuola IUSS di Pavia offre una straordinaria occasione per sperimentare, su larga scala nazionale, la formazione di una nuova classe dirigente che avrà una visione ampia sulle opportunità e sui rischi del progresso. Dall’ambiente alla società, dalla tecnologia all’ economia, dal territorio alla salute, così si preparano i nuovi dottori di ricerca in sviluppo sostenibile e cambiamento climatico, pronti non solo a cambiare il proprio stile di vita, ma anche a essere promotori della costruzione di un futuro green.
Avviso di fabbisogno "Supporto alle attività didattiche, amministrative e organizzative del Master CAFRE"
Avviso di fabbisogno "Catalogazione e rielaborazione materiale grafico, elaborazione immagini, comprensione progetti al fine di redigere due pubblicazioni scientifiche"
Ateneo in lutto per la scomparsa della professoressa Maria Antonella Galanti
Dopo una breve e implacabile malattia è venuta a mancare giovedì 24 giugno la professoressa Maria Antonella Galanti, ordinaria di Didattica e Pedagogia Speciale al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere e da alcuni mesi responsabile scientifica del Polo Musicale del nuovo Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC) dell’Università di Pisa. La professoressa era delegata dell'Università nel collegio di indirizzo del Teatro di Pisa.
Venerdì 25 giugno dalle ore 9,30 alle ore 19 sarà aperta la camera ardente nell'Aula Magna Storica del Palazzo della Sapienza e nella stessa sede alle 17 si terrà la commemorazione con la partecipazione del Coro dell'Ateneo. Per ragioni di sicurezza, anche legate all'emergenza Covid-19, l'accesso al Palazzo potrà essere contingentato.
Nata a Volterra il 28 luglio 1954, Maria Antonella Galanti nel corso della carriera è stata responsabile del Centro di Ateneo per la diffusione della pratica e della cultura musicale, prorettrice ai Rapporti con il territorio tra 2010 e 2016 e vice direttrice del dipartimento di Filosofia tra 2004 e 2010.
Punto di riferimento per la formazione degli insegnanti, la professoressa Galanti è stata responsabile dell’area trasversale per le Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario (SISS) e per il Tirocinio Formativo Attivo (TFA) e, in tutti i cicli fin qui sviluppati compreso quello attuale, ha svolto il ruolo di direttrice del corso di specializzazione sul sostegno.
Nell'ambito della ricerca, la professoressa Galanti si è occupata di educazione permanente, dei comportamenti disadattivi (compresi quelli legati alla patologia psichica), nonché della conflittualità relazionale e sociale e delle problematiche di genere. Nel territorio toscano ha coordinato dal punto di vista scientifico numerose esperienze di sensibilizzazione e formazione alla cittadinanza attiva in relazione anche alle tematiche della differenza e dell'integrazione.
Personalità molto nota a Pisa per il suo impegno in vari campi della cultura e per la sensibilità verso i temi civili e le questioni cittadine, la professoressa Galanti cantava da diversi anni nel Coro dell’Università di Pisa.
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Pubblichiamo un ricordo della professoressa Galanti del collega e amico Alfonso Maurizio Iacono
Antonella era una donna tosta, tostissima. La conoscevo dai tempi dell’università, ma soprattutto quando la militanza attiva, politica e civile, permeava la nostra vita e ci buttavamo in quello che potrei definire uno sperimentalismo sociale e che segnò l’epoca iniziata con il ’68.
Ci ritrovammo a Pisa nel Manifesto, il gruppo politico di Rossana Rossanda, Lucio Magri, Luigi Pintor, Luciana Castellina e Valentino Parlato, gruppo che poi fondò il giornale. Antonella veniva da Volterra e si gettò con coraggio e generosità nelle forme di convivenza politica, personale e sociale che allora erano considerate anticonformiste e di rottura.
In un’epoca ancora, tutto sommato, parruccona e conformista, Antonella amava stare dalla parte del torto. Femminista, lottava con e per le donne a tutti i livelli. L’intreccio tra ideali, politica, cultura, sapere scientifico era per lei come una seconda natura che continuò anche dopo e che si tradusse suo modo di vivere l’accademia. Una comunità quella universitaria dove inevitabilmente la ricerca, la didattica, l’impegno istituzionale spesso si intersecano con i rapporti personali, le amicizie e le inimicizie, dove le passioni individuali e istituzionali talvolta si confondono.
Antonella interpretò quel tipo di vita in continuità con l’esperienza degli anni ’70, anche se in un contesto ormai mutato. Non aveva dubbi sul fatto che livello personale e livelli istituzionali, privato e pubblico, per quanto necessariamente separati – e così dovevano e debbono essere – non fossero tuttavia due mondi alienì. E’ per questo che Antonella prendeva impegni e cariche istituzionali mettendoci dentro il suo entusiasmo e il suo impegno. E’ stata prorettrice al territorio, vice direttrice del Dipartimento di Civiltà e Forme del sapere, ma il punto culminante non fu una carica accademica classica, né il posto di professore ordinario che pure la appagò, fu - lei appassionata da sempre di musica e appartenente a una famiglia di musicisti - l’entrata nel Coro dell’Università, di cui poi divenne responsabile. Non avevo mai visto Antonella così felice. Il coro, la musica, al di là del fatto accademico, erano quella comunità in cui aveva trovato l’intreccio tra sapere, cultura, umanità che aveva cercato e già trovato all’epoca della nostra militanza negli anni ’70. Ora però con più maturità, con più leggerezza, con una felicità che finalmente poteva esprimere in un mondo che aveva conquistato e da cui si sentiva accolta.
Gli intrecci dei rapporti personali con la ricerca scientifica, tra Antonella e me, sono stati talmente tanti e talmente forti che è difficile spiegarli ora. Come era forte in lei il senso della comunità, altrettanto lo era quello del fare insieme. E questo con una potente forza individuale che non si è mai tradotta in individualismo. I temi dell’apprendimento e dell’autonomia ci hanno da sempre attraversato. Le aule in cui insegnava erano stracolme. Non si è mai tirata indietro. Ma soprattutto per me Antonella era più che un’amica, non solo per le tante esperienze fatte insieme, ma anche perché nei momenti difficili della nostra vita ci ritrovavamo e ci sostenevamo sempre. Io c’ero sempre per lei, lei c’era sempre per me. Non solo tuttavia nei momenti difficili, anche in quelli felici. Presente anche adesso, mentre sto scrivendo, anche se so di non potere colmare il vuoto della sua assenza.
Alfonso Maurizio Iacono