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Comunicati stampa

“Nuove generazioni e politica: una passione da ricostruire?”, questo il titolo ma anche la domanda che sarà al centro dell’incontro con l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, uomo politico di spicco che ha ricoperto vari ruoli istituzionali, e Annalisa Cuzzocrea, giornalista vicedirettrice de La Stampa. Un dialogo sul rapporto tra giovani e politica, quantomai attuale, che si svolgerà lunedì 8 aprile alle 16.30 nell’aula magna del Polo Carmignani (piazza Cavalieri 8). Ad aprire l’incontro sarà il rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi.
L’appuntamento organizzato e promosso dal Cidic-Centro per l’innovazione e la diffusione della cultura dell’Università di Pisa è a ingresso libero, previa registrazione al link https://forms.office.com/e/1wZbU55nQu
L’iniziativa aperta a tutta la cittadinanza e alla comunità universitaria prosegue così la riflessione sui valori della democrazia, l'importanza della partecipazione e l’esigenza del confronto avviata con il ciclo di seminari e la mostra (ancora visitabile fino all’11 aprile al Museo della Grafica) sulla figura di Giacomo Matteotti a 100 anni dalla sua morte.

 

Giovedì 11 aprile, alle ore 21.15 al Teatro Verdi di Pisa, l'Orchestra dell'Università si esibirà nel Concerto di Primavera 2024 eseguendo la Sinfonia n. 9 D 944 "La Grande" di Franz Schubert. Dirige Manfred Giampietro.

L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti. I biglietti (max. 2 posti) possono essere prenotati online dalle 15.00 di lunedì 8 aprile fino al giorno del concerto. Prenot

L'evento è a cura del Polo Musicale "Maria Antonella Galanti" del CIDIC (Centro per l'Innovazione e la Diffusione della Cultura).

Dal 10 al 16 aprile, al primo piano dell'Edificio E dell'Area Pontecorvo, si terrà la mostra “What a Wonderful Quantum World”, organizzata in occasione del World Quantum Day (14 aprile). Attraverso pannelli illustrativi, animazioni, giochi quantistici ed esperimenti interattivi, il pubblico potrà visualizzare ed esplorare il meraviglioso mondo della meccanica quantistica. Si partirà con un dizionario di concetti fondamentali per poi raccontarne le applicazioni, dal qubit al teletrasporto e alla crittografia quantistica. I pannelli sono delle Italian Quantum Weeks. Le animazioni, come le Quantum Pills, e i giochi interattivi, come Tiq Taq Toe, sono risorse tratte da QPlayLearn, gli esperimenti interattivi utilizzano la Quantum Jungle e il dimostratore di entanglement di fotoni QuTools acquisito dall’Università di Pisa, insieme a un dimostratore di crittografia quantistica realizzato da CNR-INO.

La mostra è organizzata dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa (Dipartimento di Eccellenza) e CNR-INO in collaborazione con INFN e Dipartimento di Informatica di Unipi, con il supporto di DigiQ, Fondazione di Pisa e Palazzo Blu, University of Helsinki, University of Aalto, InstituteQ, QPlayLearn, AlgorithmiQ Ltd. Fanno parte del comitato scientifico e organizzatore locale Marilù Chiofalo, Alessandro Tredicucci, Antonio Romano (Dipartimento di Fisica), Oliver Morsch e Andrea Fioretti (CNR-INO), Giuseppe Bisicchia (Dipartimento di Informatica).

La mostra è aperta da mercoledì 10 aprile a venerdì 12 aprile dalle ore 8 alle 18. L’ingresso è libero ed è possibile effettuare visite guidate su prenotazione. Sabato 13 aprile, dalle ore 10 alle ore 18, la visita è possibile solo su prenotazione. Giornata dedicata a laboratori di un’ora ciascuno, con visita guidata: la mattina per studenti delle scuole, il pomeriggio per pubblico generale. Lunedì 15 e martedì 16 aprile, dalle ore 8 alle ore 18, ingresso libero e disponibilità anche visite guidate su prenotazione. Domenica chiuso. Per info e prenotazioni scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Lorenzo Peruzzi.jpgSecondo il nuovo censimento delle piante in Italia, che ha aggiornato i dati del 2018, sono 46 in più le specie autoctone e 185 in più quelle aliene registrate. Dai dati complessivi emerge che nel nostro Paese ci sono oggi 8.241 specie e sottospecie autoctone, di cui 1.702 endemiche (cioè esclusive del territorio italiano) mentre 28 sono probabilmente estinte. A queste si aggiungono 1.782 specie aliene. Tra di esse, 250 sono invasive su scala nazionale e ben 20 sono incluse nella 'lista nera' della Commissione Europea, che elenca una serie di piante e animali esotici, la cui diffusione in Europa va assolutamente tenuta sotto controllo.

“Rispetto all’analogo censimento pubblicato sei anni fa abbiamo un incremento dei numeri totali: ciò è dovuto a nuovi studi e all’esplorazione di nuovi territori, ma anche, per quanto riguarda le aliene, all’ingresso di numerose nuove specie, da monitorare attentamente e se possibile eradicare”, racconta Lorenzo Peruzzi (foto), fra i coordinatori della ricerca, professore di Botanica sistematica nel Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e direttore dell’Orto e Museo Botanico.

Gli elenchi aggiornati della flora vascolare (ossia felci e affini, conifere e piante a fiore) autoctona e aliena presente in Italia sono stati appena pubblicati sulla rivista internazionale “Plant Biosystems”, organo ufficiale della Società Botanica Italiana. Si è trattato di una ricerca collaborativa, realizzata grazie agli sforzi congiunti di 45 ricercatori italiani e stranieri. Insieme a Lorenzo Peruzzi hanno coordinato lo studio anche Gabriele Galasso del Museo Civico di Storia Naturale di Milano e Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti dell’Università di Camerino. Tra gli autori della ricerca anche Francesco Roma-Marzio, Curatore dell’Erbario dell’Orto e Museo Botanico dell’Ateneo pisano.

“C’è ancora molto da fare – conclude Peruzzi – e il lavoro di continua ricerca e verifica svolto dai floristi e dai tassonomi per descrivere la biodiversità vegetale italiana è ben lungi dall’essere concluso. Certamente, però, il quadro delle conoscenze che abbiamo oggi è sempre più completo e potrà permettere azioni di tutela maggiormente mirate e consapevoli”.

Secondo il nuovo censimento delle piante in Italia, che ha aggiornato i dati del 2018, sono 46 in più le specie autoctone e 185 in più quelle aliene registrate. Dai dati complessivi emerge che nel nostro Paese ci sono oggi 8.241 specie e sottospecie autoctone, di cui 1.702 endemiche (cioè esclusive del territorio italiano) mentre 28 sono probabilmente estinte. A queste si aggiungono 1.782 specie aliene. Tra di esse, 250 sono invasive su scala nazionale e ben 20 sono incluse nella 'lista nera' della Commissione Europea, che elenca una serie di piante e animali esotici, la cui diffusione in Europa va assolutamente tenuta sotto controllo.
“Rispetto all’analogo censimento pubblicato sei anni fa abbiamo un incremento dei numeri totali: ciò è dovuto a nuovi studi e all’esplorazione di nuovi territori, ma anche, per quanto riguarda le aliene, all’ingresso di numerose nuove specie, da monitorare attentamente e se possibile eradicare”, racconta Lorenzo Peruzzi, fra i coordinatori della ricerca, professore di Botanica sistematica nel Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e direttore dell’Orto e Museo Botanico.
Gli elenchi aggiornati della flora vascolare (ossia felci e affini, conifere e piante a fiore) autoctona e aliena presente in Italia sono stati appena pubblicati sulla rivista internazionale “Plant Biosystems”, organo ufficiale della Società Botanica Italiana. Si è trattato di una ricerca collaborativa, realizzata grazie agli sforzi congiunti di 45 ricercatori italiani e stranieri. Insieme a Lorenzo Peruzzi hanno coordinato lo studio anche Gabriele Galasso del Museo Civico di Storia Naturale di Milano e Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti dell’Università di Camerino. Tra gli autori della ricerca anche Francesco Roma-Marzio, Curatore dell’Erbario dell’Orto e Museo Botanico dell’Ateneo pisano.
“C’è ancora molto da fare – conclude Peruzzi – e il lavoro di continua ricerca e verifica svolto dai floristi e dai tassonomi per descrivere la biodiversità vegetale italiana è ben lungi dall’essere concluso. Certamente, però, il quadro delle conoscenze che abbiamo oggi è sempre più completo e potrà permettere azioni di tutela maggiormente mirate e consapevoli”.

Giovedì, 04 Aprile 2024 10:48

Il mito delle radici cristiane dell’Europa

00000copertina_libro_vert.jpgLe radici cristiane dell'Europa sono un mito storico-identitario del nostro tempo. A questo tema è dedicato il libro “Il mito delle radici cristiane dell’Europa” (Einaudi) di Sante Lesti, ricercatore al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. Dall’assedio di Lione dell’esercito rivoluzionario francese (1793) all’attuale presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, passando per molti altri luoghi, attori (praticamente tutti maschi) ed eventi della storia europea, il volume ripercorre genesi e sviluppo di questo mito.

Professor Lesti, perché parliamo oggi del mito delle radici cristiane dell’Europa?
Perché siamo di fronte a uno dei grandi miti del nostro tempo. Alcuni autori, forse esagerando un po’, hanno sostenuto che il mito delle radici cristiane dell’Europa sia l’unico mito attualmente esistente sull’Europa. Personalmente, non sono convinto che sia così, ma non c’è dubbio che si tratti di un mito fondamentale, di cui è necessario – almeno credo! – conoscere la storia. Anche, se non soprattutto, quella recente, per le ripercussioni che ha sul presente e il futuro dell’Europa.

E quindi quando nasce il mito delle radici cristiane dell’Europa?
Il mito delle radici cristiane dell’Europa nasce negli anni ’90 del ’700, nel pieno dello scontro tra Rivoluzione e Controrivoluzione che attraversa, in quel momento, la Francia e l’Europa. Travolti – in qualche caso anche sul piano personale – dagli eventi, alcuni scrittori controrivoluzionari europei come Pierre-Simon Ballanche, Louis De Bonald e Novalis inventano il mito di un’Europa unita, nel Medioevo, dal cristianesimo: un mito nostalgico ma, nello stesso tempo, programmatico, perché in grado di offrire un modello per porre fine alle guerre rivoluzionarie e ricostruire il continente.

Come si trasforma e sviluppa il mito nell’Ottocento?
Nei primissimi anni dell’800 il mito delle radici cristiane dell’Europa è rilanciato da Napoleone e dagli intellettuali che lo sostengono (innanzitutto François-René de Chateaubriand), per legittimare il progetto di una nuova Europa fondata, oltre che sull’egemonia francese, su una rinnovata alleanza tra il potere politico e quello religioso, rappresentato dal papato. Da quel momento in poi, il mito entra prepotentemente nella cultura europea della prima metà dell’800, sostenendo peraltro visioni contrapposte dell’Europa come quelle, per esempio, di Juan Donoso Cortés, l’ultimo grande scrittore controrivoluzionario del XIX secolo, e Frédéric Ozanam, il leader dello schieramento cattolico-democratico francese.

E nel ’900 che cosa succede?
Nel ’900 ha luogo una svolta fondamentale: l’appropriazione del mito delle radici cristiane dell’Europa da parte di Pio XII, che lo rilancia per sostenere – e, nello stesso tempo, cercare di egemonizzare – il nascente processo di integrazione europea. È una strada che percorreranno, seppur in maniera estremamente differente, tutti i suoi successori (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI), perlomeno fino a Papa Francesco.

C’è una svolta con Papa Francesco?
Di fronte all’uso identitario e antimigratorio del mito delle radici cristiane dell’Europa da parte delle destre radicali europee, Papa Francesco ha cominciato a mettere in discussione il mito. In realtà, Francesco ha oscillato finora tra due differenti strategie: da una parte, aggiornare il mito, per trasformarlo in uno strumento di costruzione di un’Europa dell’accoglienza e della solidarietà; dall’altra, abbandonarlo del tutto, per non legittimare, oltre alle correnti xenofobe interne alla Chiesa, quelle destre radicali che ormai hanno strappato al papato il monopolio del mito.

 

Hanno tra i 7000 e i 7500 anni, le cinque canoe ritrovate tra il 1994 ed il 2005 nel sito sommerso della Marmotta, sotto le acque del Lago di Bracciano (Roma). A datarle, dopo anni di studi, è stato un gruppo di ricerca guidato dall’Università di Pisa, dal Museo delle Civiltà e dal CSIC, che ha da poco pubblicato i risultati delle indagini sulla rivista PLOS.

"La Marmotta è un sito eccezionale – racconta uno dei direttori del progetto di ricerca, il professor Niccolò Mazzucco dell’Università di Pisa - Si trova sotto le acque del Lago di Bracciano dove, in condizioni anaerobiche, si sono conservati reperti che in condizioni normali vanno distrutti. È qui che, tra il 1994 e il 2005, grazie agli scavi dell’allora Soprintendenza Speciale per il Museo Preistorico Etnografico ‘Luigi Pigorini’ oggi Museo delle Civiltà, sono state ritrovate le cinque canoe oggetto del nostro studio”

Canoe sito Marmotta sito

“Si tratta di imbarcazioni eccezionali per il loro stato di conservazione e per le loro dimensioni, con la più grande che è lunga circa 11 metri - prosegue Mazzucco - Ma soprattutto sono canoe le cui caratteristiche rivelano una tecnologia di navigazione notevolmente avanzata. Oggi, finalmente, grazie alla datazione al carbonio 14, eseguita presso il Centro Nazionale di Acceleratori (CNA), possiamo affermare con certezza che queste imbarcazioni hanno un'antichità compresa tra 7.500 e 7.000 anni".

"La complessità tecnica con cui è stato realizzato sia lo scafo dell'imbarcazione, sia certi elementi ad essa associati, sono sorprendenti. Senza dubbio siamo di fronte al lavoro di veri ingegneri navali - osserva Mario Mineo del Museo delle Civiltà – Oltre a ciò, i dati confermano che la costruzione delle canoe coincide con il momento di occupazione del sito, più o meno tra il 5620 e il 5300 a.C., quando qui vivevano i primi gruppi di agricoltori e pastori che occupavano il centro della penisola italiana. E questo ci permette di affermare che si tratta delle canoe più antiche del Neolitico in tutta Europa".

Il luogo del ritrovamento - Il sito della Marmotta, scavato tra il 1992 e il 2006, si trova sommerso a circa 300 metri dalla riva attuale e a circa 11 metri di profondità. Al suo scavo hanno partecipato specialisti di archeologia subacquea. È qui che, tra il 1994 ed il 2005, furono ritrovate le cinque canoe e gli oggetti nautici ad esse collegati. Reperti che mostrano la spiccata capacità delle società neolitiche per la navigazione e il loro elevato livello tecnologico. Questa tecnologia nautica è stata parte essenziale del successo della loro espansione, considerando che in pochi millenni hanno occupato tutto il Mediterraneo, da Cipro alla costa atlantica della Penisola Iberica.

Sito della Marmotta sito

La datazione – Le cinque canoe sono state analizzate nel corso del progetto di ricerca sulla Marmotta diretto da Niccolò Mazzucco, ricercatore dell’Università di Pisa, assieme a Mario Mineo, conservatore del Museo delle Civiltà adesso in pensione, e a Juan F. Gibaja, ricercatore del CSIC de la Institución Milà y Fontanals de Investigación en Humanidades (IMF-CSIC). La datazione è frutto di un lavoro di ricerca i cui risultati sono stati da poco pubblicati sulla rivista PLOS e guidato dall'Istituto Milà y Fontanals de Investigación en Humanidades (IMF-CSIC) con la partecipazione della Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma (EEHAR-CSIC), del Museo delle Civiltà (Roma), dell'Università di Pisa (Pisa) e del Centro Nazionale di Acceleratori (CNA), a Siviglia.

Hanno tra i 7000 e i 7500 anni, le cinque canoe ritrovate tra il 1994 ed il 2005 nel sito sommerso della Marmotta, sotto le acque del Lago di Bracciano (Roma). A datarle, dopo anni di studi, è stato un gruppo di ricerca guidato dall’Università di Pisa, dal Museo delle Civiltà e dal CSIC, che ha da poco pubblicato i risultati delle indagini sulla rivista PLOS.

"La Marmotta è un sito eccezionale – racconta uno dei direttori del progetto di ricerca, il professor Niccolò Mazzucco dell’Università di Pisa - Si trova sotto le acque del Lago di Bracciano dove, in condizioni anaerobiche, si sono conservati reperti che in condizioni normali vanno distrutti. È qui che, tra il 1994 e il 2005, grazie agli scavi dell’allora Soprintendenza Speciale per il Museo Preistorico Etnografico ‘Luigi Pigorini’ oggi Museo delle Civiltà, sono state ritrovate le cinque canoe oggetto del nostro studio”

“Si tratta di imbarcazioni eccezionali per il loro stato di conservazione e per le loro dimensioni, con la più grande che è lunga circa 11 metri - prosegue Mazzucco - Ma soprattutto sono canoe le cui caratteristiche rivelano una tecnologia di navigazione notevolmente avanzata. Oggi, finalmente, grazie alla datazione al carbonio 14, eseguita presso il Centro Nazionale di Acceleratori (CNA), possiamo affermare con certezza che queste imbarcazioni hanno un'antichità compresa tra 7.500 e 7.000 anni".

"La complessità tecnica con cui è stato realizzato sia lo scafo dell'imbarcazione, sia certi elementi ad essa associati, sono sorprendenti. Senza dubbio siamo di fronte al lavoro di veri ingegneri navali - osserva Mario Mineo del Museo delle Civiltà – Oltre a ciò, i dati confermano che la costruzione delle canoe coincide con il momento di occupazione del sito, più o meno tra il 5620 e il 5300 a.C., quando qui vivevano i primi gruppi di agricoltori e pastori che occupavano il centro della penisola italiana. E questo ci permette di affermare che si tratta delle canoe più antiche del Neolitico in tutta Europa".

Il luogo del ritrovamento - Il sito della Marmotta, scavato tra il 1992 e il 2006, si trova sommerso a circa 300 metri dalla riva attuale e a circa 11 metri di profondità. Al suo scavo hanno partecipato specialisti di archeologia subacquea. È qui che, tra il 1994 ed il 2005, furono ritrovate le cinque canoe e gli oggetti nautici ad esse collegati. Reperti che mostrano la spiccata capacità delle società neolitiche per la navigazione e il loro elevato livello tecnologico. Questa tecnologia nautica è stata parte essenziale del successo della loro espansione, considerando che in pochi millenni hanno occupato tutto il Mediterraneo, da Cipro alla costa atlantica della Penisola Iberica.

La datazione – Le cinque canoe sono state analizzate nel corso del progetto di ricerca sulla Marmotta diretto da Niccolò Mazzucco, ricercatore dell’Università di Pisa, assieme a Mario Mineo, conservatore del Museo delle Civiltà adesso in pensione, e a Juan F. Gibaja, ricercatore del CSIC de la Institución Milà y Fontanals de Investigación en Humanidades (IMF-CSIC). La datazione è frutto di un lavoro di ricerca i cui risultati sono stati da poco pubblicati sulla rivista PLOS e guidato dall'Istituto Milà y Fontanals de Investigación en Humanidades (IMF-CSIC) con la partecipazione della Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma (EEHAR-CSIC), del Museo delle Civiltà (Roma), dell'Università di Pisa (Pisa) e del Centro Nazionale di Acceleratori (CNA), a Siviglia.

L’Associazione Aquilegia – NPA, in collaborazione con il Museo di Storia Naturale, organizza il Concorso di disegno estemporaneo Orto Ispirami – Speciale Monte Pisano.
L’evento si terrà sabato 13 aprile 2024 presso il giardino del Museo (Calci) dedicato alle piante spontanee del Monte Pisano. Sono invitati tutti coloro che hanno un’età maggiore di 5 anni. I partecipanti sono divisi in due categorie: Junior, dai 6 ai 14 anni, e Senior dai 15 anni in poi.

Il tema a cui gli artisti dovranno ispirarsi è la flora del Monte Pisano che troveranno nel giardino ad essa dedicato all’interno del Museo. I partecipanti sono invitati a portare il materiale che più conviene loro, con alcune regole indicate di seguito. In un secondo momento, le opere verranno giudicate da una giuria di esperti, premiate ed esposte in una mostra.

Le tecniche di realizzazione delle opere possono essere delle più varie. Si può spaziare dalla pittura con colori acrilici alle matite, dall’acquarello all’utilizzo delle dita.
Dimensioni del supporto per la realizzazione dell’opera (es. fogli, tele ecc.):
– per la sezione Junior: cartone telato o altro materiale di cm 30×30;
– per la sezione Senior: su cartone telato o altro materiale di cm 42×30 (formato A3).

La partecipazione all’iniziativa prevede un contributo di 6 € per la sezione Junior e di 10 € per la sezione Senior e comprende anche l’ingresso al Museo.

Scarica il regolamento del concorso.

Prenotazioni al link: https://tinyurl.com/2karmnmv 

Per informazioni:
Silvia 050 2212991
Gemma 346 3915797

L’Associazione Aquilegia – NPA, in collaborazione con il Museo di Storia Naturale, organizza il Concorso di disegno estemporaneo Orto Ispirami – Speciale Monte Pisano.
L’evento si terrà sabato 13 aprile 2024 presso il giardino del Museo (Calci) dedicato alle piante spontanee del Monte Pisano. Sono invitati tutti coloro che hanno un’età maggiore di 5 anni. I partecipanti sono divisi in due categorie: Junior, dai 6 ai 14 anni, e Senior dai 15 anni in poi.

Il tema a cui gli artisti dovranno ispirarsi è la flora del Monte Pisano che troveranno nel giardino ad essa dedicato all’interno del Museo. I partecipanti sono invitati a portare il materiale che più conviene loro, con alcune regole indicate di seguito. In un secondo momento, le opere verranno giudicate da una giuria di esperti, premiate ed esposte in una mostra.

Le tecniche di realizzazione delle opere possono essere delle più varie. Si può spaziare dalla pittura con colori acrilici alle matite, dall’acquarello all’utilizzo delle dita.
Dimensioni del supporto per la realizzazione dell’opera (es. fogli, tele ecc.):
– per la sezione Junior: cartone telato o altro materiale di cm 30×30;
– per la sezione Senior: su cartone telato o altro materiale di cm 42×30 (formato A3).

La partecipazione all’iniziativa prevede un contributo di 6 € per la sezione Junior e di 10 € per la sezione Senior e comprende anche l’ingresso al Museo.

Scarica il regolamento del concorso.

Prenotazioni al link: https://tinyurl.com/2karmnmv 

Per informazioni:
Silvia 050 2212991
Gemma 346 3915797

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