Si chiamano ipossia e acidificazione i due pericoli che insieme possono minacciare gravemente la salute degli oceani e l’intero clima del nostro pianeta. L’unione di questi due stress ambientali di origine antropica è infatti in grado di minare l’equilibrio dei fondali marini, un ecosistema fragile ma fondamentale per contribuire alla cattura ed al sequestro di CO2 dall’atmosfera. Questo rischio ambientale è stato per la prima volta messo a fuoco da uno studio coordinato dai ricercatori dell’Università di Pisa e pubblicato sulla rivista “Global Change Biology”. La ricerca, finanziata in parte dal MIUR tramite il progetto TETRIS, è stata condotta da Chiara Ravaglioli e Fabio Bulleri del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano, in collaborazione con il Plymouth Marine Laboratory, la Southampton University e la Florida State University.
Da destra Chiara Ravaglioli dell’Università di Pisa e Ana Queiros del Plymouth Marine laboratory, durante lo svolgimento dell’esperimento
Secondo i ricercatori a minacciare l’equilibrio dei fondali marini sarebbe proprio l’azione congiunta di questi due fenomeni in gran parte dipendenti dalle attività umane. L’acidificazione corrisponde infatti ad un aumento della concentrazione di CO2 nei mari provocato da un incremento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera; l’ipossia è invece un fenomeno che deriva da una diminuzione di ossigeno negli oceani causato da accumulo eccessivo di nutrienti, legato per esempio all’uso dei fertilizzanti in agricoltura.
“Eventi di ipossia, come quello simulato nel nostro studio, si osservano frequentemente lungo le zone marine costiere e la previsione è che si intensifichino ulteriormente a causa dei cambiamenti climatici – spiega la dottoressa Chiara Ravaglioli prima autrice dell’articolo - Valutarne gli effetti legati all’azione simultanea dell’acidificazione è quindi fondamentale per capire come gli ecosistemi marini risponderanno a queste condizioni in un possibile scenario futuro”.
Per condurre la sperimentazione, i ricercatori hanno utilizzato dei “mesocosmi” di ultima generazione, cioè dei laboratori in cui vengono simulate le condizioni degli ecosistemi marini. Durante i test, gli scienziati hanno marcato le alghe con carbonio-13 per seguire il flusso di carbonio, dalla sua assunzione da parte degli invertebrati marini sino al successivo accumulo nel sedimento.
“I risultati della nostra ricerca forniscono indicazioni importanti per la gestione dei sistemi marini – sottolinea Fabio Bulleri - ad esempio, la riduzione di uno stress che agisce su scala locale o regionale, come ad esempio un apporto eccessivo di nutrienti, può mitigare gli impatti del cambiamento climatico come l’acidificazione sui sedimenti marini”.
La vasca di mesocosmi (1m3), riempita di acqua di mare, in cui sono stati collocati i cilindri trasparenti contenenti il sedimento con la comunità di invertebrati marini. All’interno di ciascun cilindro sono state manipolate le diverse condizioni sperimentali (alcuni erano mantenuti in condizioni naturali, altri sottoposti ad un aumento di CO2 o una diminuzione di O2 o la combinazione dei due stress). La CO2 è stata iniettata all’interno di ciascun cilindro grazie all’utilizzo dei piccoli tubi di plastica che si vedono in foto. La concentrazione di O2 è stata manipolata sigillando con silicone tutte le aperture del cilindro per circa 48 h.
Lo studio degli habitat marini è un filone di ricerca consolidato nell’Ateneo pisano. Protagonista di questa ricerca è Chiara Ravaglioli, 31 anni di Sinalunga (Siena), attualmente assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Biologia, unità di Biologia Marina ed Ecologia. I suoi principali interessi di ricerca riguardano lo studio degli effetti dei cambiamenti climatici globali e delle attività umane sulle comunità marine costiere.
Insieme a lei ha coordinato lo studio Fabio Bulleri, 49 anni di Livorno, professore associato del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa dove tiene i corsi di Ecologia ed Impatto dei Cambiamenti Climatici in Ambienti Marini. La sua attività di ricerca che conta all’attivo circa 90 articoli su riviste scientifiche indicizzate è incentrata sugli ambienti marini costieri, utilizzati come sistemi modello per affrontare tematiche di ecologia di base.
Da Gilles de Rais a Enrico VIII, da figure della mitologia classica al dio sole, molte sono state le ipotesi serie o fantasiose avanzate sull’origine di Barbablù. Il protagonista della fiaba di Perrault (1697) e della variante offerta dai fratelli Grimm (1812) si è affermato nella cultura occidentale con la forza del mito, stimolando in scrittori, artisti e studiosi ciò che il racconto sembra sanzionare: la curiosità, il desiderio di conoscenza, ma anche l’infrazione del divieto e il confronto con verità terribili.
Barbablù nelle illustrazioni di Gustave Doré
Ne sono scaturite nuove storie, comiche e scherzose oppure drammatiche e angoscianti, nuovi personaggi, nuove chiavi e nuove stanze proibite, che fanno ormai parte della nostra memoria culturale. A tutto questo – spiega Serena Grazzini (Pisa), che coordina l’iniziativa con Alessandro Cecchi (Pisa) – è dedicato il convegno internazionale “Barbablù: trasposizioni del mito in letteratura e nelle arti” in programma all’Università di Pisa dal 9 all’11 ottobre. Esperti di diverse letterature nazionali, arti figurative e performative daranno un quadro complesso e sfaccettato delle riscritture e interpretazioni del mito andando oltre la lettura più consueta, legata al conflitto tra i generi.
Barbablù nelle illustrazioni di Walter Crane
Il convegno parte da Perrault, anche se l’italianista Marina Riccucci (Pisa) anticipa già in questa sede l’ipotesi inedita di una possibile origine italiana – più precisamente piemontese – di Barbablù. Se così fosse, l’Italia sembra poi dimenticarlo, se si escludono casi rari quanto intriganti, come I tre delitti di Barbablù (1921) romanzo del livornese Virgilio Bondois. “I motivi di questa quasi assenza – afferma Riccucci – sono complessi, a partire dall’impronta patriarcale e cattolica della nostra cultura che tende a sanzionare i comportamenti femminili autonomi, come quello della giovane moglie che spinta dalla curiosità alla fine apre la stanza proibita sino ad incorrere nella furia omicida del marito”.
Eppure nella cattolicissima Spagna il mito conosce una grande fortuna popolare, legata al teatro e alla musica. Tra colto e popolare, al crocevia di diversi generi, si muove la ricezione lusofona, mentre quella russa si muove tra teatro, folclore e letteratura. Ma sono soprattutto le letterature e le arti delle aree francofone, anglofone e germanofone ad essere maggiormente interessate al mito e al confronto con i grandi temi che esso veicola: la sfida dell’autorità, il desiderio di conoscenza e di redenzione, la riflessione sull’arte e sulla scrittura come modalità di ricerca di verità, il confronto con un passato cruento.
Molti i nomi importanti di autori e autrici che hanno proposto riscritture originali, e che l’Italia conosce per lo più in traduzione: da Anatole France a Amélie Nothomb, da Ludwig Tieck a Alfred Döblin e Georg Trakl, da Max Frisch a Dea Loher, da Kurt Vonnegut a Angela Carter, da Aleksandr S. Puškin ad Anton P. Čechov; e ancora Sylvia Plath, Ted Hughes e le canadesi Margaret Atwood e Alice Munro, tuttora attive. Si pensi poi a Gustav Doré e Walter Crane per l’arte figurativa, a Lubitsch e Chabrol per il cinema, a Offenbach, Dukas e Bartók per l’opera, e al teatro-danza di Pina Bausch.
Come sottolinea Cecchi, musicologo, “si tratta di rielaborazioni creative e talora sperimentali dell’archetipo di Barbablù, che trova sulla scena e sullo schermo dimensioni congeniali”. Per questa ragione il convegno non offre soltanto contributi scientifici: il pomeriggio del 9 si chiuderà con la Lettura scenica “Chi ha paura di Barbablù?”, curata dalla francesista Barbara Sommovigo (Pisa) e realizzata in collaborazione con Cristina Lazzari (Teatro Verdi di Pisa), e nel pomeriggio del 10 Elena Randi (Padova) intervisterà in videoconferenza il danzatore Jan Minarik, primo interprete del protagonista maschile del Blaubart di Pina Bausch.
L’appuntamento è dunque nell’Aula Magna di Palazzo Boilleau (via Santa Maria, 85). Oltre ai già citati, fanno parte del gruppo di studiose e studiosi dell’Università di Pisa all’origine dell’iniziativa Fausto Ciompi, Daniela Pierucci, Francesca Romoli e Valeria Tocco, che hanno coinvolto colleghe e colleghi di altri atenei italiani e stranieri.
ArchAIDE, the first app to place artificial intelligence and technology at the disposal of archaeologists, has won the ‘Heritage in Motion Awards’. Each year this competition rewards the best multimedia projects and products which can be used in and draw attention to the value of Europe’s cultural heritage. ArchAIDE arises from the European project of the same name coordinated by the University of Pisa and was the sole Italian finalist, coming first in the ‘App’ category.
Gabriele Gattiglia (left) during the award cerimony
The award ceremony was held in Ljubljana on 20th September and the prize was collected by Gabriele Gattiglia and Francesca Anichini from the MAPPA laboratory of the University of Pisa.
“Image recognition and 3D modelling technology, just like big data and open-source, are placed at the disposal of archaeology,” emphasised the jury of the award in its motivations. “This app has the potential to evolve into an extremely useful and innovative tool.”
The ‘Heritage in Motion Awards’ is promoted by the European Museum Academy (EMA) and Europa Nostra and backed by Europeana.
ArchAIDE, la prima app che mette intelligenza artificiale e tecnologie investigative al servizio degli archeologi, ha vinto “l’Heritage in Motion Awards”. La competizione che premia annualmente i migliori progetti e prodotti multimediali legati all’utilizzo e alla valorizzazione del patrimonio culturale europeo è promossa dall’European Museum Academy (EMA) ed Europa Nostra con il supporto di Europeana.
ArchAIDE, frutto dell’omonimo progetto europeo coordinato dall’Università di Pisa, si è affermato come unico italiano arrivando primo nella categoria “App”. La premiazione si è svolta lo scorso 20 settembre a Lubiana e per l’Ateneo pisano erano presenti Gabriele Gattiglia e Francesca Anichini del laboratorio MAPPA.
Gabriele Gattiglia (a sinistra) ritira il premio
"Le tecnologie di riconoscimento delle immagini e la modellazione 3D, così come i big data e l’open-source, sono messe al servizio dell’archeologia - ha sottolineato la giuria del premio nelle sue motivazioni - Questa app potrebbe potenzialmente evolversi in uno strumento molto utile e innovativo."
Il 27 settembre torna a Pisa BRIGHT, la Notte dei ricercatori festeggiata in tutta la Toscana. L’edizione 2019 prevede una serie di eventi che vedrà protagonisti università e i centri di ricerca promotori dell’iniziativa: Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore Sant’Anna, CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche, INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, INGV - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Ego-Virgo Cascina.
Da sinistra, Michele Viviani (Sezione di Pisa INFN), Stavros Katsanevas (Direttore EGO), Pietro Pietrini (Direttore Scuola IMT Alti Studi Lucca), Paolo Mancarella (Rettore Università di Pisa), Carlo Meletti (Direttore Sezione di Pisa INGV), Mariagrazia Alabrese (delegata Bright Scuola Superiore Sant’Anna), Angelo Vistoli, (prorettore alla Ricerca, valutazione e ranking Scuola Normale Superiore), Giorgio Iervasi (Presidente dell’Area CNR di Pisa)
Per sottolineare la connessione fra le tante sedi in cui si fa ricerca a Pisa, gli eventi si snoderanno per le vie del centro fino all’Area San Cataldo (CNR e Dipartimento di Chimica), passando per i musei dell’Ateneo fino a Calci. I visitatori potranno così incontrare i veri protagonisti di BRIGHT, i ricercatori, che racconteranno e sveleranno al pubblico il loro lavoro e le loro scoperte.
I ricercatori mostreranno i risultati delle proprie ricerche a partire dalle 16.30 presso stand in Largo Ciro Menotti, Logge di Banchi, in Piazza Martiri della Libertà e nella sede della Scuola Sant’Anna; ne parleranno con i cittadini negli aperitivi della ricerca, nelle librerie e nei seminari organizzati dal CNR nell’area di San Cataldo; i più piccoli potranno divertirsi con i giochi alla scoperta del mondo o partecipando agli incontri a loro dedicati in libreria; biblioteche, collezioni e laboratori degli enti di ricerca coinvolti rimarranno aperti e ospiteranno visite guidate per adulti e bambini.
Il programma di intrattenimento prevede il video-mapping “La Sapienza Night Experience”, un viaggio nel tempo e nella storia dell’Università di Pisa che animerà il Palazzo della Sapienza, uno dei luoghi simbolo di dell’Ateneo. Al Cnr, nell’Area di San Cataldo, saranno allestite due mostre fotografiche, un osservatorio astronomico e dopo la consueta “Spaghettata della Ricerca” ci sarà la proiezione del film della “Brigata dei dottori” dal titolo “La brigata in vacanza”. Per il Sant’Anna sarà attiva l’edicola Bright animata da Marco Martinelli in Piazza Garibaldi.
L’ingresso a tutte le manifestazioni è gratuito, così come il servizio di navetta per collegare gli eventi organizzati in centro con quelli dell’Area San Cataldo (CNR e Dipartimento di Chimica).
Oltre a Pisa, gli appuntamenti di BRIGHT 2019 saranno ospitati anche sul territorio: a Viareggio, con iniziative dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR ospitate a Villa Borbone, a Pontedera nel Polo Valdera della Scuola Sant’Anna, a Livorno al Polo Universitario Sistemi Logistici e nel Laboratorio Scoglio della Regina dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna; a Cascina con tour guidati, conferenze e osservazioni astronomiche a EGO-VIRGO.
Una foto di Bright 2008 a Pisa
Le iniziative dell'Università di Pisa
In prima assoluta per “Bright 2019” debutta "La Sapienza Night Experience", uno viaggio nel tempo e nella storia dell'Università di Pisa e della città raccontato attraverso un video mapping nel Palazzo della Sapienza. La facciata del cortile si trasformerà e si animerà facendo rivivere il palazzo dalle origini alla recente ristrutturazione, con documenti e immagini storiche, riprese inedite, ricostruzioni in 3D. L’evento su prenotazione si svolge in più repliche nella serata.
Fra le principali attrazioni, in Logge di Banchi si potrà vedere KeruBlast la nuova vettura monosposto dall’E-Team, la squadra corse degli studenti dell’Università di Pisa. In piazza XX settembre, sarà poi possibile provare il portiere elettronico El.Go realizzato dagli Ingegneri dell’Ateneo e usato in diverse scuole per progetti di sport inclusivo. El.Go è composto da una sagoma che si muove a comando su un carrello scorrevole e può essere usato da ragazzi con disabilità motorie o psichiche lievi per giocare una partita di calcio nel ruolo del portiere.
Fra stand, aperitivi della ricerca e iniziative, i ricercatori dell’Università racconteranno alla città le loro ricerche che anche quest’anno spaziano fra moltissimi temi - solo per citarne alcuni si parlerà di Monti Pisani, di verde urbano, di robotica e tecnologia applicata alla salute e all’ambiente, di medicina (con un focus sui primi 1000 giorni di vita del bambino), di cultura ebraica e di implicazioni giuridiche della tecnologia Blockchain, sino a toccare anche temi caldissimi come il rapporto fra elezioni, politica e web. Come ogni anni ci saranno anche gli appuntamenti pensati per i più piccoli con le attività della Ludoteca Scientifica in largo Ciro Menotti e le chiacchierate alla Libreria dei Ragazzi in via San Francesco.
Moltissime le attività nei musei del Sistema Museale di Ateneo, tra aperture straordinarie, mostre, visite guidate su prenotazione, laboratori, quiz e aperitivi. Il Museo della Grafica (Palazzo Lanfranchi, lungarno Galilei 9) resterà aperto sino alle 23 con brindisi alle 19,30. Alla Gipsoteca di arte antica (piazza San Paolo all’Orto 20) sarà possibile visitare la mostra appena inaugurata “Sacred - Ripensare l’arte antica” sino alle 24 e alle 21 ci sarà un concerto del coro Giuseppe Bonamici. Porte aperte sino alle 23,30 anche al Museo degli Strumenti per il Calcolo (via Bonanno Pisano 2/b / via Nicola Pisano 25, area dei Vecchi Macelli) dove alle 21 si terrà la conferenza “Dalla Cep al computer quantistico”. Per gli amanti degli animali, visita guidata e conferenza sul gatto selvatico e domestico alle 17 al Museo Anatomico veterinario (viale della Piagge 2). Apertura straordinaria fino alle ore 23 e programma ricchissimo al Museo di Storia Naturale (via Roma 79, Calci) con conferenze e brindisi nel pomeriggio e alle 21 un concerto di musica antica. All’Orto e Museo botanico (via Porta Buozzi 3 / via Roma 56) saranno presentati dei risultati di Polli:Bright, un progetto sugli impollinatori che ha coinvolto gli alunni delle scuole primarie e secondarie. Visite guidate alle 16,30 al Museo di Anatomia Umana (Scuola medica, via Roma 55), alle 18 al Museo degli Strumenti di Fisica/Ludoteca scientifica (via Bonanno Pisano 2/b / via Nicola Pisano 25, area dei Vecchi Macelli) e alle 18 e alle 19 alle Collezioni egittologiche (via San Frediano 12).
La notte dei ricercatori sarà infine anche a Livorno al Polo Universitario “Sistemi Logistici”, (Villa Letizia, Via dei Pensieri 60, Livorno) con attività dalle 18 fra conferenze, stand, dimostrazioni pratiche e apericena.
Più ci guardano in viso e negli occhi per chiedere aiuto, più sono dipendenti da noi: gli scienziati lo chiamano “gazing behaviour”, ed è uno dei segnali che indicano la distanza evolutiva dei cani dal lupo. Proprio questo comportamento è stato al centro di una ricerca pubblicata sulla rivista “Royal Society Open Science” e condotta da una equipe tutta al femminile composta dalla professoressa Elisabetta Palagi del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, da Veronica Maglieri ed Erica Tommasi, studentesse dell’Ateneo pisano, e da Emanuela Prato-Previde, professore associato di Psicologia del Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti dell’Università degli Studi di Milano.
Mettendo a confronto i nostri amici a quattro zampe più noti e diffusi, le ricercatrici hanno scoperto che il Cane Lupo Cecoslovacco è il più vicino alle razze canine antiche e primitive, e quindi al lupo, seguito dal Pastore Tedesco e dal Labrador Retriever.
“Quello che è emerso è che il gradiente di gazing behaviour ha il suo minimo nel Cane Lupo Cecoslovacco e il suo massimo nel Labrador Retriever – spiegano Veronica Maglieri ed Erica Tommasi – mentre i Pastori Tedeschi si collocano a livello intermedio tra le altre due razze”.
Esempio di prova impossibile: il contenitore è fissato e l'animale non riesce a recuperare il premio
Nel corso delle osservazioni comportamentali, durate due anni, i cani sono stati sottoposti a un protocollo denominato “Impossible Task”, che consiste nel mettere il soggetto davanti ad una situazione impossibile da risolvere (cibo non raggiungibile), per verificare se e come “chiede aiuto” attraverso lo sguardo, rivolgendosi allo sperimentatore o al proprietario. Nel corso dei test è emerso che i Cani Lupo Cecoslovacchi lanciavano agli umani occhiate molto più fugaci e veloci, simili a quelle dei lupi, contrariamente agli altri due gruppi che invece dirigevano spesso sia lo sguardo che il muso verso i loro compagni umani.
Ma le differenze di comportamento sono state ancora più evidenti quando il team ha analizzato le preferenze di gazing: i Cani Lupo Cecoslovacchi preferivano infatti rivolgere lo sguardo verso le sperimentatrici, le uniche a manipolare la ricompensa, mettendo quindi in secondo piano il vincolo “affettivo” con il padrone, mentre per i Pastori Tedeschi prevaleva comunque il legame con il proprietario. Nessuna preferenza è stata rilevata invece per i Labrador Retriever, che guardavano a lungo e indifferentemente verso entrambi i soggetti umani.
“Il Cane Lupo Cecoslovacco – conclude Elisabetta Palagi - per la sua recente e meno intensa selezione artificiale è una razza più antica e primitiva, geneticamente più vicina al lupo, e meno orientata verso l’essere umano rispetto a razze che sono andate incontro a una maggiore selezione da parte dell’uomo come il Labrador Retriever”.
Torna la Notte dei Ricercatori in Toscana. E’ tutto pronto per la manifestazione dedicata all’incontro con la scienza, che venerdì 27 settembre vedrà coinvolti in tutta la regione oltre 1500 ricercatori in un programma di 350 tra incontri, eventi, presentazioni e spettacoli.
La Notte dei Ricercatori è un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea, che la Toscana festeggia – grazie alle Università e agli enti di ricerca – in 14 città con il nome BRIGHT, cioè “Brilliant Researchers Impact on Growth Health and Trust in research” (I ricercatori di talento hanno un impatto sulla crescita, la salute e la fiducia nella ricerca): un messaggio di fiducia nell’impegno di tantissime ricercatrici e ricercatori indirizzato al grande pubblico. E il pubblico ha risposto all’invito con un’ampia partecipazione: circa 40.000 persone nell’ultima edizione.
Il Rettore dell'Università di Pisa Paolo Mancarella alla conferenza stampa di Bright 2019
Presentato alla stampa il 17 settembre a Firenze, Bright 2019 è promosso da una squadra di cui, oltre alla Regione Toscana, fanno parte, con il coordinamento dell’Università di Siena, le Università di Firenze e Pisa, l’Università per Stranieri di Siena, la Scuola Superiore di Studi Universitari Sant’Anna, la Scuola Normale Superiore di Pisa, la Scuola IMT Alti Studi Lucca, il CNR (area della ricerca di Pisa), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Sezione di Pisa).
Le iniziative organizzate per la Notte dei Ricercatori toccano praticamente tutti i campi della scienza e della cultura, ma quest’anno uno dei temi in maggiore evidenza sarà quello della sostenibilità, nelle sue varie declinazioni: nell’ambiente, nell’economia e nella vita quotidiana.
I rappresentanti degli enti promotori alla conferenza stampa di Bright 2019 a Firenze
Uscendo nelle piazze o aprendo i laboratori, i ricercatori sono protagonisti di tantissime occasioni di incontro e di “scoperta” rivolte a tutti, ma con un occhio particolare alle famiglie e ai più piccoli. Tra queste anche “Polli: Bright”, un progetto di Citizen Science sugli insetti impollinatori in Toscana.
Il programma avrà il suo centro nella giornata di venerdì 27, ma in alcune città la Notte dei Ricercatori sarà anticipata con iniziative specifiche già da sabato 21 settembre e proseguirà fino alla serata di sabato 28. Gli eventi si svolgeranno a Firenze, Siena, Pisa, Lucca, Livorno, Arezzo, Grosseto, Prato ma anche Colle Val D'Elsa, San Giovanni Valdarno, Calci, Cascina, Pontedera, Viareggio.
In attesa della Notte dei Ricercatori si può esplorare il programma dettagliato disponibile sul sito www.bright-toscana.it e seguire sui social network l’hashtag #bright19.
La Notte dei Ricercatori in Toscana è un progetto finanziato dal programma di ricerca e innovazione dell’Unione Europea Horizon 2020 nell’ambito del grant n. 818515 – MSCA-NIGHT-2018.
Francesco Roma-Marzio, dottore di ricerca dell’Università di Pisa e attualmente nello staff dell'Orto e Museo Botanico, ha vinto il premio per la miglior tesi in Botanica conferito annualmente dalla Società Botanica Italiana.
Francesco Roma-Marzio a lavoro all'Università di Pisa, a destra durante la premiazione
Il riconoscimento, che comporta un contributo di 500 euro, gli è stato consegnato nel corso del 114° Congresso della Società che si è svolto all'Orto Botanico di Padova dal 4 al 6 settembre. Francesco Roma-Marzio, classe 1982 e originario di Brindisi, ha svolto la sua ricerca sotto la guida dei professori Gianni Bedini e Lorenzo Peruzzi del Dipartimento di Biologia dell'Ateneo pisano.
Il suo studio intitolato "Checklist and biosystematic studies of the woody flora of Tuscany (Italy)” ha riguardato l'elaborazione di un elenco critico aggiornato della flora legnosa (alberi e arbusti) della Toscana, con dettaglio provinciale, e l’approfondimento di due casi studio, il primo sulla classificazione del gruppo del ginepro ossifillo (Juniperus oxycedrus), il secondo sulla biologia riproduttiva del cisto laurino (Cistus laurifolius).
Più di 50 persone in rappresentanza di 25 partner di 15 diversi Paesi europei si sono ritrovati a Pisa dal 4 al 6 settembre per l’avvio del DESIRA, un nuovo progetto coordinato dall’Università di Pisa per favorire la trasformazione hi-tech del mondo rurale.
I rappresentanti delle istituzioni che partecipano al progetto Desira riuniti al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali
Finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020 con circa 5 milioni di euro sino al 2023, DESIRA riunisce un vasto partenariato composto da enti di ricerca, istituzioni pubbliche, piccole e medie imprese e organizzazioni non governative. L’obiettivo del progetto è di valutare l’impatto della digitalizzazione nelle aree rurali, nell'agricoltura e nella silvicoltura per massimizzare i benefici della tecnologia al servizio del territorio secondo i principi della sostenibilità e dell’innovazione responsabile. La ricerca prevede la realizzazione di venti “laboratori viventi” nei vari paesi europei coinvolti, uno dei quali sarà anche in Toscana.
“Il caso di studio toscano – spiega il professor Gianluca Brunori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa coordinatore scientifico di DESIRA- affronterà la gestione del rischio idrogeologico nelle aree montane per capire come la digitalizzazione possa migliorarne l’efficienza. Partner dell’ateneo per realizzare questo ‘laboratorio vivente’ è il Consorzio di Bonifica Toscana Nord”.
Per quanto riguarda l’Università di Pisa il progetto vede direttamente coinvolti dieci fra professori, ricercatori, assegnisti, dottorandi e tecnologi del gruppo PAGE (Pisa Agricultural Economics), un team da tempo impegnato sul tema dell’innovazione in agricoltura e in aree rurali. A livello cittadino sono inoltre coinvolti anche altri dieci ricercatori del CNR-ISTI, esperti di tecnologie informatiche.
Quali sono le nuove competenze che più avranno impatto sul settore della difesa? E quali le strategie migliori per disseminare nuove conoscenze e pratiche in un settore così ampio ed eterogeneo? Sono solo alcune delle domande alle quali risponderà il progetto ASSETS+ (Alliance for Strategic Skills addressing Emerging Technologies in Defence) il progetto europeo Erasmus+ appena finanziato con oltre 3 milioni di euro per i prossimi tre anni. Capofila del progetto è l’Università di Pisa, con il professor Gualtiero Fantoni (dipartimento di Ingegneria civile e industriale) come coordinatore scientifico e un gruppo di ricerca multi-disciplinare, che coinvolge docenti e giovani ricercatori di vari dipartimenti dell’Ateneo. Tra le aziende del progetto: Rolls Royce, Airbus e Leonardo Elicotteri.
L’obiettivo è quello di istituire una filiera sostenibile delle risorse umane per l’industria della difesa. Il risultato del progetto sarà una piattaforma stabile e auto-sostenibile per il reclutamento e la crescita di dipendenti sia tra settori diversi e sia dalle start-up, alle PMI, alle grandi imprese.
“Si partirà da un’analisi delle competenze che stanno maggiormente impattando il settore, soprattutto negli ambiti della robotica, dell'Intelligenza Artificiale e Industria 4.0 – spiega il professor Gualtiero Fantoni – Da lì si darà il via alla progettazione di corsi che andranno incontro alle esigenze delle aziende che lavorano nel settore e che sempre più chiedono metodi moderni di apprendimento. I corsi si baseranno sul Problem Based Learning, sul PrEtotyping, sulla creazione di comunità di pratica e di Innovation camp. Non ultimo, avremo un focus sulla incentivazione della mobilità, sia geografica sia fra aziende".
Il progetto avrà un impatto non solo su studenti, dottorandi e ricercatori, ma anche sulle moltissime PMI che lavorano nella supply chain del settore, nonché su dipendenti di multinazionali. In particolare, le PMI saranno rappresentate nel consorzio da un organismo, al fine di garantire la scala adeguata che spesso purtroppo non riescono ad avere date le loro dimensioni.
“Dopo Endure, BeFORE e Ulisse, si tratta del quarto progetto europeo sul tema sviluppo di nuove competenze, del quale sono responsabile scientifico per l’Università di Pisa – aggiunge il professor Fantoni – Questo sta creando un gruppo di ricerca multidisciplinare e giovane che comprende dottorandi e ricercatori, non solo dei dipartimenti di ingegneria, ma anche economisti, psicologi del lavoro, matematici e fisici. Ed è proprio di questi giorni la notizia della vincita del premio Nobile da parte di Filippo Chiarello. Teniamo molto inoltre a lavorare in sinergia con realtà del territorio come Gate Center di Pisa e la Fondazione Giacomo Brodolini, che da anni lavora sul tema delle competenze".