La formula “Electric and Hybrid” premia l’Università di Pisa
Da lunghissimo tempo la nostra facoltà si interessa di veicoli a propulsione elettrica e ibrida. La storia è cominciata addirittura alla fine degli anni ’70 con i primi studi sui veicoli elettrici a batteria, ed è proseguita nel tempo con continuità. Le attività più recenti nel settore sono state innescate a partire dagli ultimi anni ’90 con un progetto di ricerca nazionale finanziato dal MURST e coordinato a livello nazionale dal prof. Emilio Vitale, riguardante la propulsione ibrida per veicoli stradali.
Da allora le iniziative sono state molteplici e tutte importanti: studi sulla valutazione dello stato di carica dei sistemi di accumulo, sulla valutazione dell’autonomia residua di veicoli a propulsione elettrica a batteria, fino alla sintesi di controllori dei flussi energetici a bordo di veicoli ibridi di ogni genere, serie, parallelo, complesso, svolti con la compartecipazione dello scrivente ed il contributo, fondamentale, di brillanti dottorandi che, collaborando con competenza ed entusiasmo, hanno reso possibile la maggior parte delle realizzazioni: Carmine Miulli, Alessandro Caleo, Paolo Capozzella, Gabriele Giannecchini, Giulia Franceschi. Ritengo che grande prestigio in particolare sia venuto e venga alla nostra Università dall’aver contribuito in maniera determinante alla realizzazione, in collaborazione con Piaggio, del primo prototipo di uno scooter ibrido il quale, successivamente rielaborato e sviluppato dalla Piaggio medesima, è felicemente entrato sul mercato nel corso di questo anno.
Allo sviluppo di questo scooter ibrido hanno contribuito notevolmente anche alcuni degli allievi del dottorato di Veicoli Terrestri e Sistemi di Trasporto, da me coordinato fin da allora, che nel tempo si sono succeduti che sopra ho ricordato.
Vista la qualità del risultato, essi hanno partecipato alla prima edizione di una nuova competizione internazionale, organizzata dall’Associazione Tecnica dell’Automobile (ATA) nel 2005 e svoltasi a Balocco (Vercelli), denominata per il 2005 “Formula Tech”, e si è affiancata alla più consolidata formula ATA, competizione di veicoli con propulsione con motore a combustione interna alla quale da un paio d’anni studenti della nostra facoltà partecipano con altrettanto grande professionalità ed impegno, come documentato dal loro bel sito http://www.eteamsquadracorse.it/.
La spedizione a Balocco per la partecipazione alla Formula Tech fu ben fruttifera: gli allievi, che nel frattempo si erano dati il nome di Team HyScooter (che sfruttava l’equivalenza fonetica fra “hy”, inteso come inizio della parola Hybrid, e “high”, cioè alto), riuscirono a convincere la giuria della qualità del loro lavoro, ottenendo il terzo posto nella competizione.
La collaborazione dei dottorandi ad attività di sviluppo di veicoli innovativi non si è esaurita con quell’esperienza. I dottorandi Caleo, Capozzella, Miulli, Giannecchini avevano collaborato in quegli anni con me anche allo sviluppo di uno scooter con propulsione ad idrogeno e celle a combustibile. L’attività si svolgeva all’interno di un contratto di ricerca che il Dipartimento di Sistemi Elettrici e Automazione della nostra Università in quegli anni stava svolgendo, per conto della Piaggio, impegnata proprio allo sviluppo e al test di questo veicolo innovativo nel progetto finanziato dall’Unione europea denominato FRESCO.
Anche in questo caso il Dipartimento si era avvalso di un contributo non trascurabile di dottorandi, che pensammo che fosse opportuno mettere in gioco partecipando ancora ad una competizione con altri atenei.
Pertanto il team HyScooter decise di iscriversi anche per il 2006 alla Formula Tech, adottando questa volta il nome HySco2. Questa volta, partecipando alla “classe 2” (veicoli senza prova in movimento) il team riuscì a conquistare la coppa di secondo classificato.
Alla fine della loro esperienza come dottorandi di ricerca della nostra facoltà gli allievi Caleo e Capozzella brillantemente conseguivano il titolo nel 2006 immediatamente venivano assunti dalla Piaggio, che li aveva avuto modo di ben conoscerli durante la collaborazioni al progetto dei veicolo ibrido e dello Scooter FRESCO, con un interessante contratto che consentiva loro di recuperare il dottorato anche in anzianità di servizio (oltre che nelle innegabili conoscenze e competenze acquisite).
E veniamo alla cronaca...
Nel 2008 molti docenti e ricercatori di svariati dipartimenti della nostra facoltà lavorano sinergicamente ed intensamente nel progetto denominato Filiera Idrogeno, finanziato dal MIUR attraverso la regione Toscana alla nostra università che ha come obiettivo quello di valutare criticamente e anche sperimentalmente le varie tematiche che l’uso dell’idrogeno come vettore energetico crea, dalla sua produzione all’utilizzazione.
Anche a questa ricerca danno un importante contributo allievi dei vari dottorati di ricerca e in particolare, per il dottorato in Veicoli Terrestri e Sistemi di trasporto, Giovanni Lutzemberger, entrato proprio nel 2008 a far parte del dottorato..
Alcuni componenti dell’HyTeam di fronte alla facoltà
Quando Lutzemberger mi propone la partecipazione, quest’anno, a quella che nel frattempo l’ATA aveva deciso chiamare “Formula Electric and Hybrid Italy” (compattamente indicata come formula EHI), ero inizialmente perplesso: il veicolo non era ancora pronto, gli stessi sottosistemi erano ancora in sviluppo e, soprattutto, saremmo stati in grado di illustrare il contributo degli studenti al progetto estrapolandolo dalle attività generali che un gran numero di ricercatori andava espletando?
Ma la determinazione dei giovani, quando supportata dai giusti ragionamenti, va sostenuta e anzi incoraggiata. Decidiamo di formare una nuova squadra.
Troviamo un nuovo nome: HyTeam. Questa volta “hy” è inteso come inizio della parola Hydrogen. Componiamo una squadra ed individuiamo le competenze. Francesco Papini (dottorando in Energetica elettrica e termica) per l’azionamento propulsivo, inclusa la progettazione di un motore elettrico specifico, Manuele Cellini (dottorando in Automatica, Robotica e Bioingegneria) per il sistema di controllo e supervisione, e Giovanni Lutzemberger, vera anima della squadra, per prove di laboratorio su sistemi di accumulo, modellazione e simulazione della fuel cell e del sistema propulsivo nel suo complesso, e tutte le attività connesse con il ruolo di team leader che, per ovvie ragioni, ha assunto.
Decidiamo di partecipare alla Classe 3, che è quella dei veicoli statici e dei progetti.
L’organizzazione ci comunica che abbiamo a disposizione un ampio box 5x5. Prepariamo 6 poster per tappezzare il box delle nostre idee e delle nostre simulazioni, organizziamo la partecipazione straordinaria all’evento di due pezzi di hardware realizzati nell’ambito del progetto Filiera idrogeno anche con il contributo dei membri di HyTeam: il sistema di generazione a celle a combustibile, che a bordo del veicolo fornirà l’energia elettrica per la propulsione, l’azionamento elettrico, coprogettato dalla ditta Mavel di Pons Saint Martin e da ricercatori e dottorandi del dipartimento di Sistemi elettrici e automazione dell’Università di Pisa.
La partecipazione si svolge nei giorni 7, 8, e 9 Ottobre 2009, ma il giorno cruciale è il 7, nel quale viene effettuata la valutazione dei concorrenti di classe 3.
La situazione non è delle migliori: la ditta che ha realizzato il sistema di generazione a celle a combustibile ha deciso alla fine di rinunciare a portare il suo hardware per dimore di danneggiamenti.
La Mavel, per problemi logistici, è anch’essa priva dei suoi pezzi. Il box appare spoglio, pazzescamente spoglio se si confronta con quelli degli altri pieni d’ogni ben di Dio. Sono però presenti 6 bei poster pieni di testo, grafici, immagini, e, soprattutto pensiero.
Infine, per rendere la situazione ancora più problematica, ecco l’ulteriore novità: ci accorgiamo che per un errore alla nostra squadra non è stato attribuito alcun giudice. Sembra che non esistiamo, non possiamo quindi essere giudicati.
Ma per fortuna l’organizzazione dell’evento è solida ed efficace. Non appena mi consulto con il responsabile tecnico di EHI, l’ing. Giampiero Brusaglino, egli si attiva immediatamente e altrettanto rapidamente risolve la difficoltà: due giudici in quel momento privi di altri impegni vengono cooptati e nel giro di pochi minuti sono già al nostro stand per valutarlo.
Quando i giudici arrivano non sembrano impressionati della mancanza di oggetti concreti nello stand, piuttosto incominciano ad ascoltare con interesse le spiegazioni dei nostri giovani. L’illustrazione delle attività può essere dettagliata: sono previsti ben 20 minuti. Lascio pertanto il box per dare ai giovani e ai giudici l’opportunità di dialogare privi di qualsiasi pressione psicologica e decido di ripassare dopo i fatidici 20 minuti. Passo, ma il dialogo è ancora fitto. Passo dopo ulteriori 10 minuti ma la situazione è la medesima. Altri 10 minuti ancora, in totale 40, e i giudici ancora sono lì a farsi spiegare i dettagli delle attività svolte dai nostri giovani.
Cosa stava accadendo? Ora lo so: la nostra squadra ha trovato due giudici molto coscienziosi, ed ha saputo interessarli al punto da far saltare qualsiasi riferimento temporale.
Nel pomeriggio il paradigma si ripete: l’ingegner Lutzemberger deve entrare in una stanza e mostrare ai giudici, attraverso una presentazione strutturata, la ratio del progetto, e il modo come dalle specifiche iniziali si è proceduto verso il prodotto finale. Il tempo a disposizione è ancora 20 minuti, ma ancora si sfora ampiamente.
Alla fine il risultato, tanto imprevisto quanto lusinghiero:
La formula “Electric and Hybrid” premia ancora l’Università di Pisa.
Ma questa volta si tratta di un primo premio!
Complimenti vivissimi a tutti i giovani, passati e presenti che hanno fatto e fanno onore al nostro ateneo (oltre che alla facoltà di Ingegneria e ai dottorati di appartenenza), e contribuiscono allo sviluppo della tecnologia in una direzione anche favorevole all’ambiente, mostrando entusiasmo verso i veicoli a propulsione elettrica ed ibrida e ad idrogeno ai quali il sottoscritto, modestamente ma con passione, ha dedicato molti anni della sua recente attività universitaria.
Massimo Ceraolo
docente di Sistemi elettrici per l’energia