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Venerdì 15 aprile, alle ore 16, al Polo Piagge, l’architetto spagnolo Guillermo Vázquez Consuegra terrà la seconda conferenza del ciclo “Genesis”, organizzato da studenti e docenti del corso di laurea magistrale in Ingegneria Edile Architettura dell’Università di Pisa e dedicato al tema della genesi progettuale in architettura.

Laureato alla facoltà di Architettura di Siviglia nel 1972 dove è stato professore di Progettazione sino al 1987, Guillermo Vázquez Consuegra è attualmente professore dell’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera Italiana a Mendrisio. Tra le sue principali opere costruite risaltano gli edifici di case popolari a Sevilla, Cadice e Rota, il Padiglione della Navigazione della Expo ’92 a Sevilla, il Museo dell’Illustrazione a Valencia, il Museo del Mare a Genova, la riqualificazione del Lungomare di Vigo, il Museo Nazionale di Archeologia subacquatica di Cartagena e il recupero del Palazzo di San Telmo come sede della Presidenza della Regione Andalusia. Ultime opere realizzate sono il Nuovo Palazzo dei Congressi di Siviglia e il Centro Culturale Caixa Forum di Siviglia; sta portando a termine il cantiere di un edificio di case popolari a Vallecas, Madrid, e il recupero dell’antico Palazzo di Giustizia di Lussemburgo come sede del Ministero degli Esteri, tutti quanti vinti attraverso concorsi di architettura.

Il ciclo “Genesis” prevede cinque conferenze con cinque architetti di fama mondiale. Dopo l’esordio con Tony Fretton e la seconda conferenza con Guillermo Vázquez Consuegra, sarà la volta di Ricardo Bak Gordon (Portogallo), Dietmar Eberle (Austria) e Dominique Perrault (Francia).

Le note de “Il bianco e dolce ciglio”, un madrigale cinquecentesco di Jacques Arcadelt, hanno risuonato questa mattina nel rettorato dell’Università di Pisa. A cantare una delegazione del Coro e dell’Orchestra "Vox Campus" dell’Università di Angers che mercoledì 13 aprile è stata accolta in Ateneo in occasione della tournée che l’ensemble svolge annualmente nell’ambito del gemellaggio fra la città della torre e quella francese.
Dopo i saluti di Lucia Tomasi Tongiorgi, delegata del rettore per la cultura, è intervenuta Maria Antonella Galanti, prorettore per i rapporti con il territorio e coordinatrice Centro per la diffusione della cultura e della pratica musicale, che ha sottolineato l’importanza dei cori come specchio della comunità accademica al di là delle gerarchie. La parola è poi passata Sandra Lischi, presidente del corso di laurea in discipline dello spettacolo e della comunicazione, che ha sottolineato l’importanza formativa dei cori universitari. L’incontro si è quindi concluso con il dono della medaglia dell’Università di Pisa al professore Olivier Villeret, direttore del gruppo, e un libro sulla storia dell’Ateneo a tutta la delegazione accompagnata per l’occasione dall’ambasciatrice di Angers, Juliette Chauveau.
Il Coro e l'Orchestra dell'Università di Angers "Vox Campus", composto di 85 musicisti e coristi angioini, resterà a Pisa sino al 16 aprile e per terrà due concerti a ingresso libero organizzati in collaborazione con il Coro dell'Università di Pisa. Il primo concerto è stasera, mercoledì 13 aprile alle 21, nella chiesa del Carmine in corso Italia dove insieme al Coro dell’Ateneo eseguirà la Corale dalla Cantata BWV 147 di Bach. Il secondo evento si svolgerà invece venerdì 15 aprile alle 18 sotto le Logge di Banchi.

pisa angersLe note de “Il bianco e dolce ciglio”, un madrigale cinquecentesco di Jacques Arcadelt, hanno risuonato questa mattina nel rettorato dell’Università di Pisa. A cantare una delegazione del Coro e dell’Orchestra "Vox Campus" dell’Università di Angers che mercoledì 13 aprile è stata accolta in Ateneo in occasione della tournée che l’ensemble svolge annualmente nell’ambito del gemellaggio fra la città della torre e quella francese.

Dopo i saluti di Lucia Tomasi Tongiorgi, delegata del rettore per la cultura, è intervenuta Maria Antonella Galanti, prorettore per i rapporti con il territorio e coordinatrice Centro per la diffusione della cultura e della pratica musicale, che ha sottolineato l’importanza dei cori come specchio della comunità accademica al di là delle gerarchie. La parola è poi passata Sandra Lischi, presidente del corso di laurea in discipline dello spettacolo e della comunicazione, angers pisa 3che ha sottolineato l’importanza formativa dei cori universitari. L’incontro si è quindi concluso con il dono della medaglia dell’Università di Pisa al professore Olivier Villeret, direttore del gruppo, e un libro sulla storia dell’Ateneo a tutta la delegazione accompagnata per l’occasione dall’ambasciatrice di Angers, Juliette Chauveau.

Il Coro e l'Orchestra dell'Università di Angers "Vox Campus", composto di 85 musicisti e coristi angioini, resterà a Pisa sino al 16 aprile e per eseguirà due concerti a ingresso libero organizzati in collaborazione con il Coro dell'Università di Pisa. Il primo è stasera, mercoledì 13 aprile alle 21, nella chiesa del Carmine in corso Italia dove insieme al Coro dell’Ateneo eseguirà la Corale dalla Cantata BWV 147 di Bach. Il secondo si svolgerà invece venerdì 15 aprile dalle 18 sotto le Logge di Banchi.

Giulia Riccomi, laureata dell’Università di Pisa, ha vinto il premio “Luigi Brian” per l’Antropologia 2016, un prestigioso riconoscimento istituito dall’Accademia Ligure di Scienze e Lettere intitolato alla memoria dell’insigne antropologo Luigi Brian. La tesi di laurea magistrale in Archeologia di Giulia Riccomi, svolta presso la Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa, dal titolo “L’ossario della Cappella Guinigi di Lucca: studio antropologico e paleopatologico”, è risultata essere la migliore dissertazione nel campo dell’antropologia fisica in Italia.
La ricerca, finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, fa parte di un più vasto progetto diretto dal professor Gino Fornaciari e dalla professoressa Valentina Giuffra e condotto dalla dottoressa Simona Minozzi, della Divisione di Paleopatologia del dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina e Chirurgia. Il progetto è iniziato nel 2011 in seguito a scavi archeologici condotti presso il complesso conventuale di San Francesco a Lucca, che hanno riportato alla luce le sepolture degli esponenti della nobile casata dei Guinigi, sepolti nella cappella di famiglia, tra la fine del XIV e gli inizi del XVII secolo.
Fino ad oggi, lo studio antropologico e paleopatologico dei resti scheletrici della famiglia Guinigi tuttora in corso, ha permesso di ricostruire il profilo biologico e demografico di oltre un centinaio di individui, ricostruendone le condizioni di vita e di salute, e di identificare tre mogli di Paolo Guinigi, tra cui la famosa Ilaria del Carretto. In questo contesto si inserisce l’attività di tesi di Giulia Riccomi, che ha portato il proprio contributo alla ricerca con grande impegno e interesse, ottenendo il prestigioso riconoscimento.

accademia ligure testataGiulia Riccomi, laureata dell’Università di Pisa, ha vinto il premio “Luigi Brian” per l’Antropologia 2016, un prestigioso riconoscimento istituito dall’Accademia Ligure di Scienze e Lettere intitolato alla memoria dell’insigne antropologo Luigi Brian. La tesi di laurea magistrale in Archeologia di Giulia Riccomi, svolta presso la Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa, dal titolo “L’ossario della Cappella Guinigi di Lucca: studio antropologico e paleopatologico”, è risultata essere la migliore dissertazione nel campo dell’antropologia fisica in Italia.

Riccomi premioLa ricerca, finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, fa parte di un più vasto progetto diretto dal professor Gino Fornaciari e dalla professoressa Valentina Giuffra e condotto dalla dottoressa Simona Minozzi, della Divisione di Paleopatologia del dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina e Chirurgia. Il progetto è iniziato nel 2011 in seguito a scavi archeologici condotti presso il complesso conventuale di San Francesco a Lucca, che hanno riportato alla luce le sepolture degli esponenti della nobile casata dei Guinigi, sepolti nella cappella di famiglia, tra la fine del XIV e gli inizi del XVII secolo.

Fino ad oggi, lo studio antropologico e paleopatologico dei resti scheletrici della famiglia Guinigi tuttora in corso, ha permesso di ricostruire il profilo biologico e demografico di oltre un centinaio di individui, ricostruendone le condizioni di vita e di salute, e di identificare tre mogli di Paolo Guinigi, tra cui la famosa Ilaria del Carretto. In questo contesto si inserisce l’attività di tesi di Giulia Riccomi, che ha portato il proprio contributo alla ricerca con grande impegno e interesse, ottenendo il prestigioso riconoscimento.

E schoolapius Che impatto ha l’internet 2.0 sulla formazione dei medici del domani? Per rispondere a questa domanda è nato e-schoolapius, piattaforma di “e-learning” in medicina, realizzata da Scuola Superiore Sant’Anna e Università di Pisa, con l’intento di farla diventare un punto di riferimento per l’insegnamento a distanza, gratuito e pubblico, delle discipline mediche. Nelle intenzioni dei promotori, la piattaforma potrà coinvolgere università e società scientifiche nell’accreditarsi come valido riferimento per gli studenti dai primi anni del corso di laurea in medicina fino alla preparazione del concorso per la scuola di specializzazione.

Il progetto e-schoolapius è guidato da Michele Emdin e Claudio Passino, professori di malattie cardiovascolari alla Scuola Superiore Sant’Anna e da Stefano Taddei, professore di medicina interna all’Università di Pisa, in collaborazione con un gruppo di allievi di Scienze mediche della Scuola Superiore Sant’Anna e con i laboratori Mes (Management e Sanità) dell’Istituto di Management e Percro (Robotica Percettiva) dell’Istituto Tecip (Tecnologie della Comunicazione, dell’Informazione, della Percezione.
La piattaforma, sottolineano i promotori e gli allievi coinvolti, vuole arrivare a coprire tutte le materie curriculari e anche i tanti argomenti (dallo sviluppo delle competenze “soft”, fino all’approfondimento delle ultime novità di carattere scientifico) che non possono essere coperti durante le ore di lezione in aula.

Tra i caratteri che rendono innovativo questo sistema di insegnamento a distanza, la volontà di presentare e accreditare e-schoolapiuscome laboratorio dove sperimentare nuove metodologie didattiche in un contesto, come quello medico, dove le nuove tecnologie possono dare un contributo fondamentale nell’unire solide basi teoriche a pratica clinica quotidiana.
Sulla piattaforma è già disponibile un primo corso, intitolato “I sintomi del cuore”, che fino al 30 aprile 2016 partecipa al concorso TalentItaly “La sfida della open education” bandito dal Ministero dell’istruzione, università, ricerca per contribuire alla nascita e all’affermazione di “Massive Online Open Courses”, destinati alle scuole e alle università italiane. “I sintomi del cuore” consiste nella presentazione di quattro casi clinici interattivi per imparare a gestire in maniera corretta i più comuni sintomi cardiaci: dispnea (“fame d’aria” o respirazione difficoltosa), dolore toracico, sincope e cardiopalmo. Nei quattro casi clinici, rappresentati da altrettanti video, gli allievi iscritti alla piattaforma virtuale sono chiamati a confrontrarsi con casi clinici, immaginando di essere un medico nel cui studio si presenta un paziente che avverte fitte quando cammina o dovendo “leggere” una radiografia, individuando le eventuali patologie evidenziate.

La valutazione per il concorso del Ministero e la rispettiva graduatoria avverranno in base al numero degli iscritti ai corsi proposti sulla piattaforma e al rispettivo tasso di completamento, perciò – ricordano i promotori - è fondamentale che il maggior numero possibile di utenti possibile completi il ciclo (virtuale) di lezioni entro il 30 aprile 2016. Gli utenti che si iscrivono al corso sui “Sintomi del cuore” possono essere studenti di tutti gli anni e di tutte le facoltà di medicina, oltre a chi si è già laureato.

Il progetto è attivo su alcuni dei più diffusi social media, con numeroso materiale di carattere multimediale: Fan page Facebook e Twitter.

Per la prima volta i ricercatori dell’Università di Pisa hanno messo a punto un modello matematico per decifrare la comunicazione fra cuore e cervello durante le esperienze emozionali. Gli esiti della ricerca sono stati appena pubblicati su “Philosophical Transactions of the Royal Society A: Mathematical, Physical & Engineering Sciences”, dal 1660 la più antica rivista scientifica esistente che ha ospitato i lavori di scienziati come Charles Darwin, Michael Faraday, James Clerk Maxwell e Isaac Newton.
“E' ben noto che il sistema nervoso autonomo, in stretta connessione con aree del cervello come la corteccia del cingolo e l’insula, gioca un ruolo fondamentale nell'espressione e regolazione delle emozioni e dello stress – ha spiegato Gaetano Valenza del Centro di ricerca "E. Piaggio" dell’Ateneo pisano, e primo autore dell’articolo – ma per la prima volta il nostro gruppo di ricerca ha definito un algoritmo per studiare le attivazioni corticali, legate a segnali elettroencefalografici, combinate insieme a quelle del sistema nervoso autonomo, legate all'analisi di segnali cardiovascolari derivati dall'elettrocardiogramma, per lo studio di differenti stati emozionali”.
La sperimentazione condotta dal team di bioingegneri, tra i quali Alberto Greco e Antonio Lanatà, coordinati dal Enzo Pasquale Scilingo, insieme a fisici, psicologi, e fisiologi quali Angelo Gemignani, Claudio Gentili, Laura Sebastiani e Danilo Menicucci, ha coinvolto un gruppo di volontari sani ai quali sono state mostrate immagini con valenza emotiva - positiva, negativa e neutra - il cui effetto è stato monitorato sottoponendo i soggetti ad elettroencefalogramma ed elettrocardiogramma.
“Dati i limiti computazionali degli algoritmi utilizzati sin ora, le precedenti ricerche sono state prevalentemente focalizzate sull’analisi separata delle dinamiche cuore cervello, non tenendo conto delle numerose e complesse vie d'interazione tra i due sistemi - ha concluso Gaetano Valenza – mentre le nuove conoscenze scaturite da questo studio sono destinate ad avere notevoli ripercussioni nel campo della psicologia clinica, psichiatria, e dei disordini mentali in generale, aprendo le porte a nuove tecniche diagnostiche e prognostiche”.
I risultati di questa ricerca sono pubblicati in una serie speciale della Royal Society Inglese, edita insieme a Riccardo Barbieri del Politecnico di Milano ed a Nicola Toschi dell’Università di Roma Tor Vergata, dedicata alle recenti scoperte sull’asse cuore-cervello, in cui 9 studi su 16 sono stati condotti da ricercatori Italiani.

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Titolo articolo scientifico
Combining electroencephalographic activity and instantaneous heart rate for assessing brain–heart dynamics during visual emotional elicitation in healthy subjects
Link all’articolo scientifico:
http://rsta.royalsocietypublishing.org/content/374/2067/20150176

'Philosophical Transactions of the Royal Society A'Per la prima volta i ricercatori dell’Università di Pisa hanno messo a punto un modello matematico per decifrare la comunicazione fra cuore e cervello durante le esperienze emozionali. Gli esiti della ricerca sono stati appena pubblicati su “Philosophical Transactions of the Royal Society A: Mathematical, Physical & Engineering Sciences”, dal 1660 la più antica rivista scientifica esistente che ha ospitato i lavori di scienziati come Charles Darwin, Michael Faraday, James Clerk Maxwell e Isaac Newton.

“È ben noto che il sistema nervoso autonomo, in stretta connessione con aree del cervello come la corteccia del cingolo e l’insula, gioca un ruolo fondamentale nell'espressione e regolazione delle emozioni e dello stress – ha spiegato Gaetano Valenza del Centro di ricerca "E. Piaggio" dell’Ateneo pisano, e primo autore dell’articolo – ma per la prima volta il nostro gruppo di ricerca ha definito un algoritmo per studiare le attivazioni corticali, legate a segnali elettroencefalografici, combinate insieme a quelle del sistema nervoso autonomo, legate all'analisi di segnali cardiovascolari derivati dall'elettrocardiogramma, per lo studio di differenti stati emozionali”.

La sperimentazione condotta dal team di bioingegneri, tra i quali Alberto Greco e Antonio Lanatà, coordinati da Enzo Pasquale Scilingo, insieme a fisici, psicologi, e fisiologi quali Angelo Gemignani, Claudio Gentili, Laura Sebastiani e Danilo Menicucci, ha coinvolto un gruppo di volontari sani ai quali sono state mostrate immagini con valenza emotiva - positiva, negativa e neutra - il cui effetto è stato monitorato sottoponendo i soggetti ad elettroencefalogramma ed elettrocardiogramma.

“Dati i limiti computazionali degli algoritmi utilizzati sin ora, le precedenti ricerche sono state prevalentemente focalizzate sull’analisi separata delle dinamiche cuore cervello, non tenendo conto delle numerose e complesse vie d'interazione tra i due sistemi - ha concluso Gaetano Valenza – mentre le nuove conoscenze scaturite da questo studio sono destinate ad avere notevoli ripercussioni nel campo della psicologia clinica, psichiatria, e dei disordini mentali in generale, aprendo le porte a nuove tecniche diagnostiche e prognostiche”.

I risultati di questa ricerca sono pubblicati in una serie speciale della Royal Society Inglese, edita insieme a Riccardo Barbieri del Politecnico di Milano ed a Nicola Toschi dell’Università di Roma Tor Vergata, dedicata alle recenti scoperte sull’asse cuore-cervello, in cui 9 studi su 16 sono stati condotti da ricercatori Italiani.

Ne hanno parlato:
Repubblica.it
Tirreno.it
Nazione.it
Focus.it
Toscana24.Ilsole24Ore.it
Panorama.it
Greenreport.it
PisaInformaFlash.it
InToscana.it

Martedì 12 aprile alle 21 straordinaria apertura serale al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (lungarno Galilei 9, Pisa) per una visita guidata gratuita alla mostra fotografica "Cosmovisione Shuar" di Gianluca Balocco. L’esposizione, che documenta un lungo lavoro realizzato in Amazzonia col popolo Shuar dell’Ecuador, comprende 45 opere fotografiche, alcune sculture e installazioni.

L’Altra Marilyn. Psichiatria e psicoanalisi di un cold caseSul mito di Marilyn Monroe, il sex symbol femminile per antonomasia, tanto bella quanto dannata e perciò degna dell’Olimpo delle star finite tragicamente, si sono prodotti documentari e spettacoli, scritti fiumi di inchiostro fra biografie e diagnosi psichiatriche. E ne è emerso sempre il quadro di una creatura magnifica ma vittima della sua estrema fragilità, una donna psicopatologicamente segnata, dal corredo genetico e dalla vita. I suoi psicoanalisti – perché non esistono lettere di dimissione dai suoi numerosi ricoveri psichiatrici - l’hanno definita un soggetto ‘borderline’ per indicare la complessità della diagnosi in un paziente difficile affetto contemporaneamente da disturbo bipolare, d’ansia, post-traumatico da stress, ossessivo-compulsivo, dipendente da farmaci, alcool e sesso. In pratica Marilyn possedeva, se non tutte, buona parte delle patologie contemplate nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
A questa lettura disordinata della sua parabola infelice si oppongono due psichiatri della scuola pisana, la professoressa Liliana Dell’Osso, ordinario di Psichiatria nonché direttore della Clinica psichiatrica dell’Università di Pisa e Riccardo Dalle Luche, psichiatra, psicoterapeuta ed esperto di cinema, nel saggio “L’Altra Marilyn. Psichiatria e psicoanalisi di un cold case” (Le lettere editore, 292 pagine, 21 euro). L’idea del libro nasce da un’intuizione originale, partorita nel corso dell’VIII campus degli specializzandi delle scuole di psichiatria italiane organizzato dalla docente a Roma nel dicembre 2013 e incentrato sulle figure di Lady Diana, Kurt Cobain e Marilyn Monroe, tutti e tre morti prematuramente e tragicamente.
In particolare Marilyn è stata scelta come case study per capire come sia stato possibile che una persona così malata, con una ereditarietà psichiatrica pesantissima nella linea materna (la madre e la nonna morte in manicomio, il bisnonno suicida) possa essere diventata al contempo un mito immortale. La risposta che si sono dati gli studiosi pisani, l’una basandosi sulla psichiatria clinico-biologica, l’altro sulla psicoterapia fenomenologico-dinamica, dopo un lavoro documentale poderoso e una raccolta quasi maniacale di tutti gli scritti sulla diva, compresi i Fragments (frasi di suo pugno), è che Marilyn fosse affetta da uno spettro autistico sottosoglia, ossia da un substrato di fondo, che teneva insieme tutti i disturbi manifestatisi negli anni, che l’avesse aiutata a costruire la sua maschera. E che poi inevitabilmente questo pesantissimo fardello psicopatologico sia esploso nella malattia conclamata in una deflagrazione a catena.
A sostegno della diagnosi di autismo subclinico ci sarebbero numerosi indizi quali la gravissima ansia sociale (Marilyn ambiva a diventare una vera attrice ma non si sentiva all’altezza del ruolo), la ruminatività (i cosiddetti ‘chiodi fissi’), il perfezionismo ossessivo (nella cura dell’aspetto fisico; bocciava tutte le sue fotografie, compresa quella della copertina del libro, vergata da una implacabile X), l’insonnia (abusava di barbiturici senza riuscire a trarne beneficio), le peculiarità linguistiche, le pose e i manierismi e i disturbi dell’empatia e del rapporto.
Nel libro le diverse diagnosi fatte negli anni su Marilyn vengono definite come “un arcipelago in cui le isole, le terre emerse, sono collegate sotto la superficie dell’acqua (cioè sotto la soglia diagnostica), in un continuum meno strutturato e quindi meno differenziabile (...) Il modello di spettro considera infatti la soglia diagnostica un concetto arbitrario e in questo modo relativizza il confine tra normalità e patologia e ricollega le manifestazioni cliniche con quelle sub-cliniche (sommerse) che precorrono spesso di anni o seguono la fase conclamata di malattia. In questa visione il disturbo psichico attraversa l’intero arco dell’esistenza (...)”. Insomma, secondo Dell’Osso e Dalle Luche, Marilyn nei primi anni ha beneficiato di questa sua condizione psicopatologica (autismo sottosoglia), godendone dei riflessi positivi sulla capacità di costruire il personaggio-diva che voleva diventare, aiutata ovviamente dalla sua prorompente fisicità. La patologia però scavava in profondità e presto le avrebbe chiesto il conto. Marilyn giunge infatti alla fase discendente della sua breve parabola (i tremendi anni ’60) in una situazione ‘ingravescente’ appesantita da terapie farmacologiche inefficaci, con alle spalle i fallimenti sentimentali e professionali (desiderata da tutti ma da tutti abbandonata, incapace di procreare per i troppi aborti, allontanata anche dai Kennedy, inaffidabile sul lavoro tanto da essere licenziata dalla Fox). A questo punto, che sia morta per mano della mafia americana (per mettere a tacere i suoi presunti ricatti, è una delle teorie) o per abuso di barbiturici o per volontà di farla finita, non è importante. Marilyn è morta comunque per le conseguenze della sua gravissima psicopatologia, ossia un disturbo di spettro autistico dell’adulto. Le argomentazioni degli autori a sostegno della tesi sono un vero e proprio compendio della psichiatria e psicoterapia di oggi, non mancando critiche verso certe modalità di esercitare questo lavoro oggi, il tutto descritto con un linguaggio godibile e accessibile a tutti, riservando le sezioni più specialistiche alle note, per gli approfondimenti degli addetti ai lavori e un album fotografico che la raffigura in tutte le fasi della sua maledetta e meravigliosa esistenza. (edm, ufficio stampa Aoup)

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