L’olfatto spia dell'invecchiamento precoce
Una ricerca tutta Italiana ha dimostrato che l’invecchiamento è scandito dall’olfatto. I meccanismi di invecchiamento naturale del sistema olfattivo sono stati infatti valutati nella popolazione generale e con sorpresa è stato rilevato che l’olfatto non diminuisce linearmente con l’età e quindi con l’invecchiamento anagrafico. Si tratta di una scoperta nuova e sensazionale per le patologie neurologiche.
Sono stati infatti identificati tre fenotipi differenti: quello giovanile, quello maturo e quello dell’anziano, che sono età-dipendenti ma non distribuiti linearmente nella popolazione ed è emerso che il fenotipo “anziano” può essere presente anche in una persona giovane (fungendo quindi da spia di una patologia degenerativa incipiente). Finora il meccanismo di invecchiamento naturale dell'olfatto e il suo declino in assenza di una malattia conclamata rimaneva poco chiaro; così è stato studiato questo meccanismo tramite la misurazione di uno dei parametri chiave della funzione olfattiva in una popolazione sana, dall'infanzia alla vecchiaia. Per il loro studio i ricercatori hanno impiegato anche un naso elettronico. Il gruppo già in precedenza aveva pubblicato l’importanza dell’olfatto nella diagnosi della malattia di Alzheimer.
Lo studio attuale può essere considerato una pietra miliare nella valutazione della funzione olfattiva nelle diverse patologie età-correlate, ed è già disponibile in rete pubblicato sulla prestigiosa rivista Oncotarget. Primo autore è il dottor Andrea Mazzatenta, dell’Università di Chieti (già borsista nella Sezione dipartimentale di Neurologia dell’Aoup diretta dal professor Ferdinando Sartucci, docente dell'Università di Pisa), così come il professor Camillo Di Giulio. Lo studio è stato realizzato insieme a colleghi della Scuola Normale Superiore di Pisa (dottor Alessandro Cellerino), dell'Istituto di Neuroscienze del Cnr-Pisa (dottor Nicola Origlia), della Sezione dipartimentale di Neurologia dell'Aoup (lo stesso professor Sartucci e il dottor Davide Barloscio) e dell'Università dell'Aquila (professor Domenici Luciano).
Un finanziamento europeo per studiare i siti paleolitici della Croazia
C’è stato un tempo, tra 22.000 e 15.000 anni fa, in cui, a causa di mutamenti climatici, il Mare Adriatico si è trasformato in una pianura estesa fino alla latitudine di Pescara. Uomini e animali della penisola Balcanica e dell’Italia si potevano spostare liberamente nella regione, adattandosi culturalmente e biologicamente alle situazioni climatiche e ambientali del momento. Di tutto ciò sappiamo pochissimo ma, grazie a un finanziamento europeo di 990 mila euro ottenuto nell’ambito del programma Twinning di Horizon 2020, due antropologi e una geologa dell’Università di Pisa, in collaborazione con gli archeologi e gli archeogenetisti dell’Università di Cambridge e con l’Università di Zagabria, condurranno ricerche sul patrimonio storico-culturale della regione non ancora completamente esplorata dell’Adriatico orientale, in particolare in Croazia.
Il titolo del progetto è “Mend the Gap: Smart Integration of Genetics with Sciences of the Past in Croatia. Minding and Mending the Gap”, avrà una durata triennale ed è stato considerato il primo dei 65 progetti finanziati (su un totale di 546 progetti presentati) in tutti i campi della ricerca e da tutte le parti dell’Unione Europea. Secondo la Commissione Europea i progetti Twinning “aiutano a rafforzare e definire un particolare campo di ricerca di una istituzione attraverso il legame con almeno altre due istituzioni di levatura internazionale in Europa”. Fornendo accesso alle loro conoscenze in ambito scientifico e amministrativo, sia l’Italia (Università di Pisa) che il Regno Unito (Università di Cambridge), permetteranno ai ricercatori dell’istituzione ospite (Università di Zagabria) di aumentare la loro capacità di ottenere finanziamenti per la ricerca, in una regione che ha molto da offrire al mondo archeologico, ma anche al mondo scientifico in generale.
Gli antropologi dell’Ateneo pisano coinvolti nel progetto sono Giovanni Boschian e Damiano Marchi, la geologa è Marta Pappalardo: «Il patrimonio storico-culturale di quella regione è enorme, con un’occupazione umana che va dal Paleolitico ad oggi – spiega il professor Boschian, coordinatore del gruppo di Pisa – Il pieno potenziale scientifico di questo materiale può essere raggiunto solo attraverso l’uso di tecniche e metodologie in cui le istituzioni partner del progetto hanno grande esperienza».
La regione dell’Adriatico orientale contiene un gran numero di importanti siti archeologici. Molti resti sono stati trovati e identificati, sebbene non siano stati ancora analizzati o promossi secondo la loro piena potenzialità: “I siti croati hanno un valore universale enorme dal punto di vista storico, estetico, etnologico, antropologico ed educativo», aggiunge Boschian. Un buon esempio è Vela Spila, situato sopra la città di Vela Luka sull’isola di Curzola. Anche se solo una piccola porzione del sito è stata scavata e analizzata fino ad ora, i risultati confermano che si tratta di uno dei siti archeologici più ricchi e promettenti dell’Adriatico orientale. Tra i tanti ritrovamenti importanti provenienti da Vela Spila, ce ne sono alcuni che spiccano per la loro natura straordinaria. Tra questi, uno dei più significativi consiste in 36 figurine ceramiche che rappresentano la prima evidenza di arte ceramica figurativa nel Paleolitico Superiore in Europa, datate tra 17.500 e 15.000 anni fa.
«Per far capire l’importanza di queste scoperte, basta sapere che ci sono soltanto altri due siti nel Paleolitico Superiore europeo che contengono figurine ceramiche e si trovano entrambi in Europa centrale, mentre Vela Spila è l’unico esempio nel Mediterraneo – conclude Boschian – Inoltre, Vela Spila contiene anche sepolture Mesolitiche datate e inseribili in un contesto archeologico conosciuto, costituite sia da individui giovanili che adulti. Resti umani datati al Mesolitico sono estremamente rari in Europa, quindi i ritrovamenti a Vela Spila costituiscono un ritrovamento raro nel contesto del Mediterraneo orientale».
Nel progetto Giovanni Boschian si occupa di geoarcheologia, ovvero di ricostruzioni paleoambientali e dei comportamenti umani attraverso lo studio geologico dei sedimenti dei siti archeologici, prevalentemente grotte. Damiano Marchi si occupa invece di morfologia funzionale e studia gli adattamenti ambientali e i diversi tipi di attività attraverso l'analisi morfometrica delle modificazioni nella forma e struttura delle ossa, sia umane che animali. Marta Pappalardo si occupa infine di ricerche sulle variazioni del livello marino e il suo contributo è essenziale nella ricostruzione delle antiche linee di costa e dell'estensione dei territori non occupati dal mare nel passato.
European funding to study the Paleolithic sites in Croatia
There was a time, between 22,000 and 15,000 years ago, when climate change transformed the Adriatic Sea into a wide plain stretching to the latitude of Pescara. Men and animals from the Balkan Peninsula and from Italy were able to move freely through the region, adapting culturally and biologically to the climatic and environmental situation of the moment. Although very little is known about this, two anthropologists and a geologist from the University of Pisa, in collaboration with archaeologists and archaeogeneticists from the University of Cambridge and with the University of Zagreb, have been granted European funding of 990 thousand euros through the Horizon 2020 Twinning programme. They will carry out research on the historic cultural heritage of the Eastern Adriatic, which has as yet not been fully explored, particularly in Croatia.
The project entitled “Mend the Gap: Smart Integration of Genetics with Sciences of the Past in Croatia. Minding and Mending the Gap”, will last for three years and was considered the first of 65 projects to be granted funding (out of a total of 546 projects presented) in all research fields from all over the European Union. According to the European Commission, the Twinning projects “help to strengthen a defined field of research in an institution by creating a link with at least two internationally-leading institutions in other Member States.” By providing access to their knowledge in an administrative and scientific environment, both Italy (University of Pisa) and the United Kingdom (University of Cambridge) will enable researchers from the initiating institution (University of Zagreb) to increase their potential to gain funding for research in a region which has a lot to offer the archaeological world, as well as the scientific world in general.
The archaeologists from the University of Pisa involved in the project are Giovanni Boschian and Damiano Marchi, the geologist is Marta Pappalardo: “The historic cultural heritage of that region is vast, with human occupancy dating from the Paleolithic Period to the present day,” explains Professor Boschian, coordinator of the group from Pisa. “The highest scientific potential of this material can only be reached through the use of techniques and methodologies in which the partner institutions of the project have great experience.”
The Eastern Adriatic region houses a great number of important archaeological sites. Many remains have been uncovered and identified, although they have not yet been analyzed or promoted to their maximum potential: “The Croatian sites have an enormous universal value from a historic, esthetic, ethnological, anthropological and educational point of view,” adds Boschian. An excellent example is Vela Spila, situated above the city of Vela Luka on the island of Korcula. Even if only a small portion of the site has been excavated and analyzed so far, the results confirm that the archeological site is one of the richest and most promising in the Eastern Adriatic. Among the many important findings from Vela Spila, a few stand out due to their extraordinary nature. One of the most significant consists of 36 ceramic figurines, which offer the first evidence of ceramic figurative art in Upper Paleolithic Europe, dating back to between 17,500 and 15,000 years ago.
“In order to understand the importance of this discovery, it is enough to say that there are only two other sites in Upper Paleolithic Europe which contain ceramic figurines and both are to be found in Central Europe while Vela Spila is the only example in the Mediterranean,” concludes Boschian. “Furthermore, Vela Spila also contains dated Mesolithic burials which can be placed in a known archeological context and include both young individuals and adults. Human remains dating back to the Mesolithic Period are extremely rare in Europe; therefore the findings in Vela Spila represent a rare discovery in the Eastern Adriatic context.”
In the project, Giovanni Boschian deals with geoarchaeology, or rather paleoenvironmental reconstruction and human behavior through the geological study of sediments from archaeological sites, especially caves. Damiano Marchi is involved in functional morphology and studies environmental adaption and the different types of activity through the morphometric analysis of the changes in bone shape and structure, both in humans and animals. Marta Pappalardo carries out research on the variations of the sea level and her contribution is fundamental in the reconstruction of the ancient coastlines and the stretches of land not covered by the sea in the past.
Un finanziamento europeo per studiare i siti paleolitici della Croazia
C’è stato un tempo, tra 22.000 e 15.000 anni fa, in cui, a causa di mutamenti climatici, il Mare Adriatico si è trasformato in una pianura estesa fino alla latitudine di Pescara. Uomini e animali della penisola Balcanica e dell’Italia si potevano spostare liberamente nella regione, adattandosi culturalmente e biologicamente alle situazioni climatiche e ambientali del momento. Di tutto ciò sappiamo pochissimo ma, grazie a un finanziamento europeo di 990 mila euro ottenuto nell’ambito del programma Twinning di Horizon 2020, due antropologi e una geologa dell’Università di Pisa, in collaborazione con gli archeologi e gli archeogenetisti dell’Università di Cambridge e con l’Università di Zagabria, condurranno ricerche sul patrimonio storico-culturale della regione non ancora completamente esplorata dell’Adriatico orientale, in particolare in Croazia.
Il titolo del progetto è “Mend the Gap: Smart Integration of Genetics with Sciences of the Past in Croatia. Minding and Mending the Gap”, avrà una durata triennale ed è stato considerato il primo dei 65 progetti finanziati (su un totale di 546 progetti presentati) in tutti i campi della ricerca e da tutte le parti dell’Unione Europea. Secondo la Commissione Europea i progetti Twinning “aiutano a rafforzare e definire un particolare campo di ricerca di una istituzione attraverso il legame con almeno altre due istituzioni di levatura internazionale in Europa”. Fornendo accesso alle loro conoscenze in ambito scientifico e amministrativo, sia l’Italia (Università di Pisa) che il Regno Unito (Università di Cambridge), permetteranno ai ricercatori dell’istituzione ospite (Università di Zagabria) di aumentare la loro capacità di ottenere finanziamenti per la ricerca, in una regione che ha molto da offrire al mondo archeologico, ma anche al mondo scientifico in generale.
Gli antropologi dell’Ateneo pisano coinvolti nel progetto sono Giovanni Boschian e Damiano Marchi, la geologa è Marta Pappalardo: «Il patrimonio storico-culturale di quella regione è enorme, con un’occupazione umana che va dal Paleolitico ad oggi – spiega il professor Boschian, coordinatore del gruppo di Pisa – Il pieno potenziale scientifico di questo materiale può essere raggiunto solo attraverso l’uso di tecniche e metodologie in cui le istituzioni partner del progetto hanno grande esperienza».
La regione dell’Adriatico orientale contiene un gran numero di importanti siti archeologici. Molti resti sono stati trovati e identificati, sebbene non siano stati ancora analizzati o promossi secondo la loro piena potenzialità: “I siti croati hanno un valore universale enorme dal punto di vista storico, estetico, etnologico, antropologico ed educativo», aggiunge Boschian. Un buon esempio è Vela Spila, situato sopra la città di Vela Luka sull’isola di Curzola. Anche se solo una piccola porzione del sito è stata scavata e analizzata fino ad ora, i risultati confermano che si tratta di uno dei siti archeologici più ricchi e promettenti dell’Adriatico orientale.
Tra i tanti ritrovamenti importanti provenienti da Vela Spila, ce ne sono alcuni che spiccano per la loro natura straordinaria. Tra questi, uno dei più significativi consiste in 36 figurine ceramiche che rappresentano la prima evidenza di arte ceramica figurativa nel Paleolitico Superiore in Europa, datate tra 17.500 e 15.000 anni fa.
«Per far capire l’importanza di queste scoperte, basta sapere che ci sono soltanto altri due siti nel Paleolitico Superiore europeo che contengono figurine ceramiche e si trovano entrambi in Europa centrale, mentre Vela Spila è l’unico esempio nel Mediterraneo – conclude Boschian – Inoltre, Vela Spila contiene anche sepolture Mesolitiche datate e inseribili in un contesto archeologico conosciuto, costituite sia da individui giovanili che adulti. Resti umani datati al Mesolitico sono estremamente rari in Europa, quindi i ritrovamenti a Vela Spila costituiscono un ritrovamento raro nel contesto del Mediterraneo orientale».
Nel progetto Giovanni Boschian si occupa di geoarcheologia, ovvero di ricostruzioni paleoambientali e dei comportamenti umani attraverso lo studio geologico dei sedimenti dei siti archeologici, prevalentemente grotte. Damiano Marchi si occupa invece di morfologia funzionale e studia gli adattamenti ambientali e i diversi tipi di attività attraverso l'analisi morfometrica delle modificazioni nella forma e struttura delle ossa, sia umane che animali. Marta Pappalardo si occupa infine di ricerche sulle variazioni del livello marino e il suo contributo è essenziale nella ricostruzione delle antiche linee di costa e dell'estensione dei territori non occupati dal mare nel passato.
Psicopatologia del terrorismo
Una riflessione sui meccanismi psicologici e psicopatologici del terrorismo. E’ questo il tema “tragicamente attuale” dell’articolo ”Psychiatry and terrorism: exploring the unacceptable” appena pubblicato sulla rivista americana CNS Spectrums della Cambridge Press dalla psichiatra Donatella Marazziti dell’Università di Pisa e dell’unità operativa di Psichiatria I universitaria dell’Aoup diretta dalla professoressa Liliana Dell’Osso.
“Sebbene la spiegazione del terrorismo da un punto di vista psicopatologico potrebbe non essere esaustiva non si può scartato a priori un modello teorico di partenza basato essenzialmente sulla sociopatia”, spiega subito Donatella Marazziti.
In psichiatria si definiscono sociopatici quegli individui che mancano di empatia, pietà, senso di colpa per le loro azioni, e manifestano una freddezza estrema e un’aggressività ferina. L’empatia, insieme alla teoria della mente, che è la capacità di percepire i pensieri, le emozioni e i sentimenti altrui, fa parte delle cosiddette “emozioni morali o socio-morali” collegate più al bene comune che a quello del singolo individuo.
“I terroristi, così come gli individui sociopatici – sottolinea Donatella Marazziti - sembrano del tutto privi di queste emozioni sociali, basta guardarli mentre eseguono le esecuzioni brutali con freddezza e autocelebrazione amplificata dall’uso sapiente delle nuove tecnologie”.
Occorre, dunque, secondo l’autrice, avere il coraggio di cominciare a esplorare i processi mentali del terrorista, spesso complicati dall’uso delle droghe, e i meccanismi neurali alla base degli stessi. E questo malgrado le difficoltà reali nell’affrontare un fenomeno così complesso, visto anche l’esiguità dei terroristi che si pentono all’ultimo momento che possono essere visitati. I dati psicopatologici disponibili a tutt’oggi riguardano infatti perlopiù terroristi palestinesi, ma come evidenzia l’intervento della psichiatra pisana, in questo caso il fenomeno è del tutto particolare, generato in un contesto specifico, e non può essere generalizzato a quello che ha portato agli attacchi sferrati negli ultimi mesi nei Paesi europei.
“C’è da sottolineare infine una sorta di riluttanza e disgusto a esplorare questi comportamenti abnormi da parte di psichiatri, psicologi e neuroscienziati – ha concluso Marazziti - sebbene tentare di capire un comportamento che è umanamente inaccettabile appare fondamentale anche per prevenire il possibile ‘contagio’, o per intervenire nel caso di individui a rischio”.
Cinque architetti di fama internazionale per parlare della genesi dei progetti architettonici
Sarà l’architetto inglese Tony Fretton a inaugurare “Genesis”, il ciclo di lezioni d’architettura nato da un’idea del comitato scientifico composto da studenti e professori del corso di laurea in Ingegneria edile-architettura dell’Università di Pisa e inserito nel programma biennale del Laboratorio per la qualità urbana LabQ. L’appuntamento è venerdì 1 aprile, alle ore 17, nell’Aula Magna del Polo Carmignani, in Piazza dei Cavalieri.
Tony Fretton è noto principalmente per le sue soluzioni progettuali nei temi dell’architettura residenziale e nelle gallerie pubbliche. Si è laureato alla Architectural Association e ha lavorato in molti studi di architettura quali Arup, Neyland and Ungless e Chapman Taylor, prima di fondare la sua propria firma Tony Fretton Architects (TFA) nel 1982. La sua prima opera di rilievo è la Lisson Gallery (1990). Fretton è prevalentemente noto per un approccio progettuale volto allo sviluppo di spazi artistici sensibili, adoperando una combinazione degli stilemi dell’architettura vernacolare e quella minimalista, bilanciandone le caratteristiche in un design senza tempo. Dal 1999 è docente di Architettura e Interni al TU Delft in Olanda.
Il comitato del corso di laurea in Ingegneria edile-architettura dell’Università di Pisa ha selezionato per il ciclo di incontri architetti riconosciuti a livello internazionale, scelti per le particolari ricerche progettuali e impegnati come maestri della loro professione. Dopo Tony Fretton, sarà la volta di Guillermo Vázquez Consuegra (Spagna), Ricardo Bak Gordon (Portogallo), Dietmar Eberle (Austria) e Dominique Perrault (Francia). Le conferenze sono gratuite, aperte a studenti, docenti, professionisti e appassionati di architettura e ogni incontro è accreditato dalla Federazione degli Architetti PPC Toscani con 2 CFP. «Ringraziamo le aziende, gli enti e le istituzioni che interessandosi al nostro progetto lo hanno reso possibile - dichiarano Brunello Favilla e Lorenzo Ciancarini, organizzatori dell’evento - primi su tutti Marmi Carrara, Franchi Umberto Marmi, il Rotary Club Pisa e l’Istituto Austriaco di Cultura di Roma, che hanno contribuito finanziariamente».
Il programma di conferenze, realizzato in collaborazione con 120g, l’Associazione LP, la Federazione degli Architetti PPC Toscani e Livegreenblog.com, ha il patrocinio di Regione Toscana, Comune di Pisa e DESTeC dell’Università di Pisa ed è supportato da Institut Français di Firenze e Dr Plot Pisa. «Queste lezioni sono occasioni importanti per capire di più la professione e come un architetto internazionale affronta un aspetto cruciale come quello della genesi progettuale», aggiunge il professor Luca Lanini, membro del Comitato Scientifico. L’intenzione del corso di laurea è quella di creare un evento a cadenza annuale, che inviti a discutere e confrontarsi su temi legati all’architettura, in un contesto perfetto quale Pisa, località turistica di fama mondiale e sede di ben tre fra le più importanti istituzioni universitarie d’Italia e d’Europa.
Il comitato organizzatore è composto da Brunello Favilla e Lorenzo Ciancarini; il comitato scientifico da Luca Lanini, Marco Giorgio Bevilacqua, Fabio Candido, Brunello Favilla, Lorenzo Ciancarini, Lyza Rossi.
Psicopatologia del terrorismo
Una riflessione sui meccanismi psicologici e psicopatologici del terrorismo. È questo il tema “tragicamente attuale” dell’articolo ”Psychiatry and terrorism: exploring the unacceptable” appena pubblicato sulla rivista americana CNS Spectrums della Cambridge Press dalla psichiatra Donatella Marazziti dell’Università di Pisa e dell’unità operativa di Psichiatria I universitaria dell’Aoup diretta dalla professoressa Liliana Dell’Osso.
“Sebbene la spiegazione del terrorismo da un punto di vista psicopatologico potrebbe non essere esaustiva, non si può scartare a priori un modello teorico di partenza basato essenzialmente sulla sociopatia”, spiega subito Donatella Marazziti.
In psichiatria si definiscono sociopatici quegli individui che mancano di empatia, pietà, senso di colpa per le loro azioni, e manifestano una freddezza estrema e un’aggressività ferina. L’empatia, insieme alla teoria della mente, che è la capacità di percepire i pensieri, le emozioni e i sentimenti altrui, fa parte delle cosiddette “emozioni morali o socio-morali” collegate più al bene comune che a quello del singolo individuo.
“I terroristi, così come gli individui sociopatici – sottolinea Donatella Marazziti - sembrano del tutto privi di queste emozioni sociali, basta guardarli mentre eseguono le esecuzioni brutali con freddezza e autocelebrazione amplificata dall’uso sapiente delle nuove tecnologie”.
Occorre, dunque, secondo l’autrice, avere il coraggio di cominciare a esplorare i processi mentali del terrorista, spesso complicati dall’uso delle droghe, e i meccanismi neurali alla base degli stessi. E questo malgrado le difficoltà reali nell’affrontare un fenomeno così complesso, visto anche l’esiguità dei terroristi che si pentono all’ultimo momento che possono essere visitati. I dati psicopatologici disponibili a tutt’oggi riguardano infatti perlopiù terroristi palestinesi, ma come evidenzia l’intervento della psichiatra pisana, in questo caso il fenomeno è del tutto particolare, generato in un contesto specifico, e non può essere generalizzato a quello che ha portato agli attacchi sferrati negli ultimi mesi nei Paesi europei.
“C’è da sottolineare infine una sorta di riluttanza e disgusto a esplorare questi comportamenti abnormi da parte di psichiatri, psicologi e neuroscienziati – ha concluso Marazziti - sebbene tentare di capire un comportamento che è umanamente inaccettabile appare fondamentale anche per prevenire il possibile ‘contagio’, o per intervenire nel caso di individui a rischio”.
Al via il progetto europeo Soft-Pro per la ricerca innovativa nel campo della protesica
Avvio ufficiale all’IIT di Genova per Soft-Pro, un progetto di ricerca innovativo che ha l’obiettivo di identificare nuovi elementi tecnologici di protesi robotiche per l’arto superiore e esoscheletri e a cui partecipa anche l'Università di Pisa. Il progetto è stato finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito di Horizon 2020, dopo un’ottima valutazione, con circa 7 milioni e mezzo per i prossimi quattro anni. Oltre all’Ateneo piano, al progetto, coordinato dall’IIT - Istituto Italiano di Tecnologia, partecipano numerosi istituti universitari e di ricerca esteri (Università Leibniz di Hannover, ETH Zurigo, Università di Twente), istituti clinici, come l’ospedale universitario di Zurigo, e alcune piccole e medie aziende interessate al trasferimento sul mercato dei risultati del progetto.
“Il progetto Soft Pro nasce grazie all’esperienza degli istituti partner nel campo della robotica, delle neuroscienze e della prostetica – afferma il coordinatore scientifico del progetto Antonio Bicchi, Senior Scientist all’Istituto Italiano di Tecnologia e docente di robotica al Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa – e in particolare dal lavoro condotto in questi anni tra Genova e Pisa nel campo delle sinergie sensomotorie, che sono il linguaggio che il cervello utilizza per governare i movimenti della mano”.
I ricercatori svilupperanno nuove protesi robotiche per gli arti superiori e un esoscheletro, basandosi sui principi della soft robotics, ovvero sull’importanza di una struttura non rigida, ma cedevole nelle interazioni con l’ambiente circostante, e capace di adattarsi agli oggetti che incontrano. In questa prospettiva, la maggior parte degli istituti coinvolti nel progetto si focalizzeranno sul disegno innovativo delle protesi, il controllo del loro movimento attraverso la traduzione dei segnali muscolari dell’arto residuo in segnale di comando, oltre che all’integrazione di un sistema di “sensibilità” che permetta una migliore interazione tra il corpo umano e l’oggetto artificiale.
“Il progetto Soft-Pro – prosegue Bicchi – si propone di indagare ulteriormente il funzionamento del corpo e del cervello umano per realizzare protesi tecnologiche avanzate, in grado di rispondere alle esigenze riabilitative di pazienti amputati e con disabilità motorie”. Il progetto, infatti, introduce alcune idee innovative sulla possibilità di ripristinare la capacità motoria di persone colpite da traumi neurologici, quali l’ictus, attraverso l’uso di un oggetto protesico. I ricercatori cercheranno di comprendere se un "sesto dito", o una "terza mano" ancorati alla mano naturale, potrà agire da estensione mobile del corpo naturale e, quindi, da stimolo riabilitativo per il cervello.
All’incontro di lancio del progetto erano presenti i partner del consorzio e ospiti internazionali tra cui, Clint Olson, dal Michigan, pilota disabile che testerà il prototipo di mano robotica “Soft Pro” durante la competizione “Cybathlon” di Zurigo il prossimo autunno.
Fisica e Matematica, le discipline al top dell’Università di Pisa
È uscita l’edizione 2016 dei QS World University Rankings by Subject, la classifica redatta dall’agenzia Quacquarelli Symonds che da sei anni valuta le università del mondo anche nei singoli ambiti disciplinari. L’Università di Pisa ottiene posizionamenti in 13 delle 42 discipline valutate dall’agenzia, andando a coprire tutti gli ambiti. Per l’edizione 2016, l’agenzia QS ha preso in esame 4.226 università nel mondo, inserendo in classifica 945 istituzioni in totale. L’indagine si basa principalmente su qualità della ricerca, indici di occupabilità dei laureati, numero di citazioni e impegno a favore dell’internazionalizzazione.
Le due discipline in cui eccelle l’Università di Pisa in questa edizione sono la Fisica e la Matematica, in cui Pisa si posiziona nella fascia che va dal 51° al 100° posto, confermando il suo prestigio in settori con una tradizione cha da Galileo e Fibonacci arriva fino ai giorni nostri. A seguire, molto ben classificate nella fascia tra il 101° e il 151° posto, ci sono l’Informatica, la Farmacia e la Statistica e Ricerca operativa.
La buona performance dell’Università di Pisa è confermata anche dagli altri posizionamenti di prestigio raggiunti nei vari settori: l’Ateneo si posiziona nella fascia tra il 151° e il 200° posto in Filosofia e in Lingue Moderne, come anche in Medicina e in Ingegneria elettrica ed elettronica. Si piazzano nella fascia tra 201° e il 250° posto l’Ingegneria meccanica, aeronautica e della produzione e la Chimica. Chiudono poi il quadro Lingua e letteratura inglese (fascia 251°-300°) e Scienze biologiche (fascia 300°-351°).
«Demoni e angeli», il Festival entra nel vivo
Con la partecipazione del Coro dell’Università di Pisa al Mefistofele di Arrigo Boito in scena al Teatro Verdi (foto) nelle scorse settimane è entrato nel vivo il Festival «Demoni e angeli», l’anno di eventi dedicato al mito di Faust e al rapporto fra bene e male.
“E' stato emozionante partecipare come Coro dell'Università e la sera della prima gli applausi non finivano più. Un risultato che non era affatto scontato, dato che si tratta di un'opera complessa che ci ha visto impegnati insieme al Coro Lirico Toscano, al Coro Laboratorio Lirico San Nicola, e Pueri Cantores di San Nicola e Santa Lucia”, è stato il commento Maria Antonella Galanti, prorettore per i Rapporti con il territorio e coordinatrice del “Centro per la diffusione della cultura e della pratica musicale” dell’Ateneo pisano.
E dopo l’epica battaglia in cielo del Mefistofele, il Festival prosegue nei prossimi mesi con moltissimi appuntamenti, in un programma in continuo aggiornamento che unisce opere, spettacoli, film, dialoghi, conversazioni, lezioni aperte, performances teatrali, più le iniziative dell'Ateneo a cura di Maria Antonella Galanti, Sandra Lischi, Cristiana Torti.
“Dopo il Don Giovanni Festival, siamo al secondo anno di un progetto triennale nato in collaborazione tra Università di Pisa e Teatro Verdi e ora allargato ad altri importanti protagonisti della vita culturale della nostra città – ha spiegato Maria Antonella Galanti – fra i prossimi appuntamenti organizzati dall’Ateneo una lezione aperta alla città sulla Messa di Gloria di Puccini che il Coro dell'Università eseguirà il 3 giugno in Santa Caterina e un grande convegno a settembre a cui stiamo lavorando”.
Il Festival «Demoni e angeli» è frutto dell'impegno congiunto di Fondazione Teatro di Pisa, Università di Pisa, Assessorato alla Cultura Comune di Pisa, Scuola Normale Superiore, Palazzo Blu, Pisa Book Festival, Cineclub Arsenale, Teatro del Giglio di Lucca, Orchestra Arché, Orchestra dell’Università di Pisa, Coro dell’Università di Pisa, Coro Polifonico di San Nicola, Servizio Diocesano Cultura e Università, Fondazione ToscanaSpettacolo / TeatroSant’Andrea / Teatro Francesco di Bartolo.