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Mercoledì, 31 Maggio 2023 08:37

Concorso Fotografico Matricolandosi 2023

E’ giunto a conclusione MUSA (Management and Uncertainties of Severe Accidents), un progetto finanziato dalla Commissione europea per aumentare la sicurezza dei reattori nucleari a cui hanno partecipato un centinaio di ricercatori specializzati e, per l’Università di Pisa, il professore Sandro Paci e la dottoressa Michela Angelucci del Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale.
“Negli sforzi costanti per aumentare la sicurezza degli impianti nucleari ai massimi standard anche a seguito dell’incidente di Fukushima nel marzo 2011, - spiega Sandro Paci - è emersa la necessità di valutare le metodologie applicate nelle simulazioni degli incidenti severi con danneggiamento del combustibile nucleare”.
L'obiettivo generale del progetto MUSA è stato infatti quello di valutare la capacità dei codici di calcolo utilizzati per le analisi di questa tipologia di incidenti nella modellizzazione dei diversi scenari per gli attuali reattori nucleari di seconda e terza generazione. A tal fine, durante MUSA sono state utilizzate differenti metodologie di quantificazione delle incertezze (Uncertainties Quantification), ponendo l'accento anche sull'impatto di misure innovative nella gestione di un possibile incidente, in particolare quelle relative alla mitigazione dei rilasci radioattivi verso l’ambiente esterno.

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Partner del progetto MUSA

La chiusura del progetto è avvenuta con un workshop che si è svolto lo scorso 10 e 11 maggio presso il CIEMAT (Centro de Investigaciones Energéticas, Medioambientales y Tecnológicas) a Madrid.
L’incontro si è aperto con una sessione in cui i relatori hanno condiviso i diversi punti di vista sull'integrazione dell'analisi delle incertezze nell'area degli incidenti severi e una tavola rotonda "On the use of UQ in the regulatory process" sull'uso della quantificazione delle incertezze nel processo normativo delle centrali nucleari. Nelle successive sessioni sono stati poi esposti i principali risultati raggiunti durante il progetto, argomenti come il nuovo database sulle incertezze nella valutazione dei rilasci radioattivi verso l’ambiente esterno, costruito durante il progetto, le metodologie utilizzate per quantificare le bande di dispersione dei risultati e la loro applicazione in scenari realistici di incidenti nei reattori e nelle piscine del combustibile.

Nella sessione dedicata alle attività di “Communication and Results Dissemination” il professor Paci, responsabile del relativo Working package, ha presentato un bilancio delle diverse azioni condotte in quest’ambito ed in particolare sugli aspetti di “education & training”, inclusa la produzione di tre “educational modules” divulgativi, relativi alle fenomenologie degli incidenti severi e ai risultati raggiunti nel progetto MUSA.
La chiusura del seminario è stata curata dal coordinatore del progetto professore Luis E. Herranz del CIEMAT, che ha presentato il nuovo progetto INNOMUSA, prosecuzione delle attività di MUSA in corso di presentazione alla Commissione Europea nell’ambito del nuovo bando relativo ai finanziamenti EURATOM.

Sabato 3 giugno 2023 alle ore 21.00 in piazza s. Frediano 5 il coro di San Frediano presenta il suo concerto finale dal titolo “Scorci di Futuro”.
L'evento consisterà in un concerto di musica dal vivo, con coro e ensemble strumentale.
L’ingresso è gratuito, ed è un’attività autogestita svolta con il contributo finanziario dell’Università di Pisa. 

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Martedì, 30 Maggio 2023 09:11

Pisa Rock XV edizione

Giovedì 1° giugno, alle ore 21.21, presso il Polo di Agraria, l'associazione Sinistra per... l'intergazione e le culture presenta l'evento "Pisa Rock Festival - XV edizione".

Per l’occasione saranno ospitati le band “Atlante", "Stranamore" e “Masu”.

L'ingresso è gratuito. Si tratta di un'attività autogestita svolta con il contributo finanziario dell'Università di Pisa.

La descrizione della serata è disponibile al seguente link: https://fb.me/e/SxIUTw26 

Per ulteriori informazioni contattare: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

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È in programma mercoledì 31 maggio, al Centro Congressi Le Benedettine, il “Pharma Day”, una giornata di incontri con le aziende del settore farmaceutico dedicata a studenti e laureati dell'Università di Pisa. L'iniziativa, organizzata dal Career Service dell’Ateneo in collaborazione con l’Unione Industriale Pisana, prevede al mattino delle presentazioni aziendali e nel pomeriggio colloqui conoscitivi. Alle 16.00 è prevista la tavola rotonda "Il settore farmaceutico tra ricerca e nuove professionalità".

Le colleghe giornaliste e i colleghi giornalisti sono invitati alle ore 10,00 per l’apertura del programma, che avverrà con i saluti di benvenuto della delegata per l’Orientamento, Laura Elisa Marcucci, e del presidente dell’Unione Industriale Pisana, Andrea Madonna.

In allegato il programma completo della giornata.

 

 

Per quasi un secolo scienziati ed esperti si sono interrogati su quale fosse la specie dell’esemplare di squalo martello conservato al Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, ma adesso non ci sono più dubbi: si tratta di uno squalo martello dagli occhi piccoli, nome scientifico Sphyrna tudes.

A rivelarlo, un articolo pubblicato su Acta Adriatica da due ricercatori dell’Ateneo pisano, Alberto Collareta e Simone Farina, che hanno così confermato la presenza nel Mar Mediterraneo, almeno fino al XIX secolo, di questa tipologia di squalo che oggi vive solo nelle coste atlantiche dal Venezuela all’Uruguay e criticamente minacciato di estinzione.

“Fino ad oggi c’è sempre stata molta incertezza in merito alla presenza di Sphyrna tudes nel Mar Mediterraneo dove, invece, è nota la presenza di altre tre specie di squalo martello, Sphyrna lewini, Sphyrna mokarran e Sphyrna zygaena - spiegano Collareta e Farina – In base al nostro studio, invece, possiamo adesso confermare in modo definitivo l'identificazione tassonomica di questo esemplare come appartenente a Sphyrna tudes. Lo squalo martello dagli occhi piccoli catturato a Livorno e conservato presso il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, assieme ad un secondo catturato a Nizza e conservato a Parigi, è dunque la prova che questa specie è effettivamente vissuta nei nostri mari in epoca storica”.

“Entrambi gli esemplari, infatti, sono giovani e questo ci permette di ipotizzare che siano nati proprio nel Mar Mediterraneo – aggiungono i due ricercatori – Un elemento, questo, che suggerisce la presenza di una vera e propria popolazione di piccoli squali martello che ha abitato il nostro mare in tempi relativamente recenti.

La prima notizia di questo esemplare nella collezione del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa risale agli anni Trenta del secolo scorso quando fu catalogato come Sphyrna zygaena. Sarà lo zoologo Enrico Tortonese, negli anni Cinquanta, a correggere la determinazione in Sphyrna bigelowi, considerato un sinonimo di Sphyrna tudes, fornendo anche un disegno dell’animale dal quale si può notare la presenza della pinna dorsale danneggiata. Una catalogazione, quella di Tortonese, da sempre molto discussa tanto che, recentemente, alcuni studiosi avevano ipotizzato che gli esemplari di Pisa e Nizza fossero, in realtà, due Sphyrna lewini erroneamente identificati come Sphyrna tudes. 

Per questo motivo Collareta e Farina hanno deciso di ridescrivere e aggiornare, dal punto di vista tassonomico, l’esemplare conservato al Museo per verificare l’effettiva presenza di questa specie nel Mediterraneo.  Uno studio, quello pubblicato su Acta Adriatica, che si preannuncia essere il primo di una serie dedicata alle collezioni zoologiche del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa. Quello dello squalo martello dagli occhi piccoli non è, infatti, l’unico ‘mistero’ custodito nelle collezioni del Museo.

“La collezione ittiologica del Museo – annuncia infatti Simone Farina - presenta altre specie di pesci cartilaginei provenienti dal Mediterraneo particolarmente rari o non ancora segnalati che saranno oggetto di futuri studi e che confidiamo potranno fornirci utili indicazioni per conoscere le specie che hanno abitato il nostro mare in epoca storica”.

Per quasi un secolo scienziati ed esperti si sono interrogati su quale fosse la specie dell’esemplare di squalo martello conservato al Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, ma adesso non ci sono più dubbi: si tratta di uno squalo martello dagli occhi piccoli, nome scientifico Sphyrna tudes.

A rivelarlo, un articolo pubblicato su Acta Adriatica da due ricercatori dell’Ateneo pisano, Alberto Collareta e Simone Farina, che hanno così confermato la presenza nel Mar Mediterraneo, almeno fino al XIX secolo, di questa tipologia di squalo che oggi vive solo nelle coste atlantiche dal Venezuela all’Uruguay e criticamente minacciato di estinzione.

 

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Esemplare di Sphyrna tudes conservato al Museo di Stori  a Naturale dell’Università di Pisa

 

“Fino ad oggi c’è sempre stata molta incertezza in merito alla presenza di Sphyrna tudes nel Mar Mediterraneo dove, invece, è nota la presenza di altre tre specie di squalo martello, Sphyrna lewini, Sphyrna mokarran e Sphyrna zygaena - spiegano Collareta e Farina – In base al nostro studio, invece, possiamo adesso confermare in modo definitivo l'identificazione tassonomica di questo esemplare come appartenente a Sphyrna tudes. Lo squalo martello dagli occhi piccoli catturato a Livorno e conservato presso il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, assieme ad un secondo catturato a Nizza e conservato a Parigi, è dunque la prova che questa specie è effettivamente vissuta nei nostri mari in epoca storica”.

“Entrambi gli esemplari, infatti, sono giovani e questo ci permette di ipotizzare che siano nati proprio nel Mar Mediterraneo – aggiungono i due ricercatori – Un elemento, questo, che suggerisce la presenza di una vera e propria popolazione di piccoli squali martello che ha abitato il nostro mare in tempi relativamente recenti.

La prima notizia di questo esemplare nella collezione del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa risale agli anni Trenta del secolo scorso quando fu catalogato come Sphyrna zygaena. Sarà lo zoologo Enrico Tortonese, negli anni Cinquanta, a correggere la determinazione in Sphyrna bigelowi, considerato un sinonimo di Sphyrna tudes, fornendo anche un disegno dell’animale dal quale si può notare la presenza della pinna dorsale danneggiata. Una catalogazione, quella di Tortonese, da sempre molto discussa tanto che, recentemente, alcuni studiosi avevano ipotizzato che gli esemplari di Pisa e Nizza fossero, in realtà, due Sphyrna lewini erroneamente identificati come Sphyrna tudes.

 

FIG 3 2

Disegno dell’esemplare realizzato da Tortonese e dettaglio della pinna dorsale danneggiata

 

Per questo motivo Collareta e Farina hanno deciso di ridescrivere e aggiornare, dal punto di vista tassonomico, l’esemplare conservato al Museo per verificare l’effettiva presenza di questa specie nel Mediterraneo.  Uno studio, quello pubblicato su Acta Adriatica, che si preannuncia essere il primo di una serie dedicata alle collezioni zoologiche del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa. Quello dello squalo martello dagli occhi piccoli non è, infatti, l’unico ‘mistero’ custodito nelle collezioni del Museo.

“La collezione ittiologica del Museo – annuncia infatti Simone Farina - presenta altre specie di pesci cartilaginei provenienti dal Mediterraneo particolarmente rari o non ancora segnalati che saranno oggetto di futuri studi e che confidiamo potranno fornirci utili indicazioni per conoscere le specie che hanno abitato il nostro mare in epoca storica”.

Giacomo Palai, assegnista di ricerca del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Agro-Ambientali dell’Università di Pisa si è aggiudicato il Premio UNASA “Franco Zucconi” per la sua ricerca sull’uso dei droni nella coltivazione degli ulivi.

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Nella foto Giacomo Palai riceve il premio dalla famiglia Zucconi e dal Professor Amedeo Alpi, Presidente Delegato della Sezione di Centro Ovest dell’Accademia dei Georgofili

Il premio gli è stato conferito in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’UNASA (Unione Nazionale delle Accademie per le Scienze Applicate allo Sviluppo dell'Agricoltura, alla Sicurezza Alimentare ed alla Tutela Ambientale) lo scorso 19 maggio a Spoleto. La ricerca, pubblicata in un articolo sulla rivista agronomy, riporta i risultati di un esperimento volto a valutare l’uso dei droni per valutare lo stato idrico e i parametri vegeto-produttivi dell’olivo. Lo studio fa parte di una più ampia attività di ricerca condotta presso il Precision Fruit Growing Lab del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Agro-Ambientali, coordinato dal Prof. Giovanni Caruso.

 

 

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