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Il Convegno "Le palme e il punteruolo rosso in Toscana: una presenza antica, una minaccia nuova", che si terrà venerdì 8 febbraio 2013, a partire dalle ore 9.30, nell'aula magna dell'Edificio E, via Buonarroti 4, a Pisa, è stato organizzato dal Sistema Museale di Ateneo dell'Università di Pisa, con il patrocinio della Regione Toscana, del Comune di Pisa e del Comune di Calci, per informare e sensibilizzare la cittadinanza e gli operatori sul problema e sui metodi di difesa contro il temibile insetto.

Al momento sono stati accertati ufficialmente dal Servizio Fitosanitario Regionale oltre 300 casi di esemplari di palma della Canarie (Phoenix canariensis) attaccati, quasi tutti irrimediabilmente compromessi dal fitofago e quindi abbattuti, di cui solo 250 nel corso del 2012, con ritrovamenti concentrati nella zona nordoccidentale della regione, ed in particolare nelle province di Lucca, Massa Carrara e, dal luglio scorso, anche in quella di Pisa. Uno di questi ha riguardato le cinque palme che svettavano davanti al Municipio di Calci (che sono state abbattute l'estate scorsa) e una palma nel "Giardino del Priore" nella Certosa di Pisa a Calci (che è attualmente monitorata) .

Nel corso di quest'anno si attende e si teme, purtroppo, una ulteriore recrudescenza ed estensione dell'attacco, che potrebbe coinvolgere, in assenza di interventi preventivi e tempestivi e di una forte presa di coscienza del problema da parte di tutti, sia zone ancora indenni che, soprattutto, quelle più vicine o contermini alle zone già infestate.

Le palme fanno ormai da lungo tempo parte del paesaggio toscano: potremmo mai pensare ai nostri giardini e parchi senza la loro presenza?

Il punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus) è un coleottero originario dell'Asia sudorientale e della Melanesia, dove è responsabile di seri danni alle coltivazioni di palme da cocco. A seguito del commercio di esemplari di palme infette la specie ha raggiunto negli anni ottanta gli Emirati Arabi e da qui si è diffusa in Medio Oriente; ha successivamente raggiunto la Spagna, la Corsica e la Costa Azzurra francese. La prima segnalazione in Italia è del 2004. Da allora è diventato un'emergenza fitosanitaria di rilievo e sempre più drammatica anche per il territorio toscano, dopo la sua prima comparsa a fine 2010 in Lucchesia e la successiva progressiva diffusione dell'infestazione, in particolare in Versilia.

L'insetto vive all'interno delle palme, dove compie interamente il suo ciclo vitale. La femmina depone le uova che si trasformano, in pochi giorni, in larve che bucano le palme, cibandosi dei loro tessuti. Quando l'infestazione diventa massiccia, le foglie attaccate dalle larve non riescono più a mantenere la loro posizione e la palma assume una forma "a ombrello". Infine, quando le larve del coleottero raggiungono e divorano l'apice vegetativo, le palme muoiono.

Il programma completo del convegno: http://www.unipi.it/index.php/unipieventi/event/824-le-palme-e-il-punteruolo-rosso-in-toscana-una-presenza-antica-una-minaccia-nuova

Si chiama «TuCAHEA» ed è un progetto finanziato dalla Commissione Europea nel quadro del programma Tempus, che vede coinvolti Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, le cinque repubbliche dell'area ex-sovietica, ciascuna con la sua cultura, la sua storia e la sua lingua. Coordinato dall'Università di Pisa, il progetto mira a trovare modi per riformare i modelli organizzativi e normativi dei sistemi universitari in Asia Centrale per renderli compatibili tra di loro e allineati con quelli europei.

Proprio in queste settimane avrà luogo il lancio del progetto nei paesi coinvolti: "Obiettivo di «TuCAHEA» è creare un'area dell'istruzione superiore (CAHEA, Central Asian Higher Education Area) compatibile con l'area europea (EHEA, European Higher Education Area), utilizzando la metodologia "Tuning" – spiega la professoressa Ann Katherine Isaacs, che coordina il progetto assistita dalla dottoressa Viktoriya Kolp Panchenko - Il responsabile amministrativo e primo firmatario del contratto è l'Università di Groningen, mentre la nostra università è responsabile per il coordinamento scientifico ed accademico".

Il consortium comprende 47 partner, fra cui i cinque Ministeri delle cinque repubbliche, 8 partner europei, e 35 università dell'Asia Centrale. Il progetto, che ha avuto un finanziamento di 1.3 milioni di euro, è iniziato nell'ottobre del 2012 e continuerà fino a ottobre 2015.

Fra la seconda settimana di febbraio e l'inizio di marzo verranno organizzati cinque meeting nei cinque paesi, ad Almaty (KZ), Bishkek (KG), Dushanbe (TJ), Ashgabat (TM) e Tashkent (UZ). Ogni riunione avrà una parte pubblica e una parte dedicata al lavoro dei partner, che saranno chiamati a elaborare nuovi criteri condivisi e basati sulle competenze che gli studenti dovranno sviluppare durante i loro studi.

"Tuning", grazie a numerosi progetti dei quali l'Università di Pisa è stato membro, è diventato il processo cui partecipano università in tutto il mondo, dall'Europa, all'Africa, all'America Latina, agli USA.

Usare gli enzimi per rimuovere scritte e graffiti fatti con vernici spray sulle superfici in pietra. Lo studio di questa innovativa tecnica è uno degli obiettivi del progetto di ricerca di interesse nazionale (Prin) "Sostenibilità nei beni culturali: dalla diagnostica allo sviluppo di sistemi innovativi di consolidamento, pulitura e protezione" coordinato dalla Prof.ssa Maria Perla Colombini del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa. Il progetto, che si è appena aggiudicato un finanziamento del MIUR di circa 820mila euro, durerà tre anni e oltre all'Ateneo pisano i partner della ricerca sono l'Istituto di scienze e tecnologie molecolari del Cnr di Perugia e le università di Torino, Milano-Bicocca, Palermo, Cagliari, Firenze e Bari.

"In generale il progetto di ricerca – spiega Maria Perla Colombini professoressa di Chimica analitica dell'Università di Pisa – si propone di studiare metodologie innovative ed ecocompatibili per il consolidamento e la pulitura di manufatti artistici. Nello specifico, l'uso di enzimi sulle superfici in pietra permetterà di superare gli svantaggi che derivano dai metodi di pulitura tradizionali di natura meccanica o chimica che comportano la formazione di microfratture ed abrasioni, la permanenza di residui anche tossici, oltre ai tempi lunghi e ai costi elevati degli interventi".

La sfida è dunque di mettere a punto dei sistemi di nuova generazione atossici, biocompatibili, e a basso costo per il consolidamento, la protezione e la pulitura di diversi supporti e manufatti storico-artistici: dal legno archeologico degradato alle superficie pittoriche e lapidee.

"Tutte le tecnologie proposte troveranno un efficace banco di prova nell'ambito dei partenariati con musei a cominciare dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e da altre realtà che individueremo nel corso del progetto – conclude la professoressa Colombini - i risultati della ricerca saranno quindi sfruttabili ai fini di orientare sempre di più le strategie conservative verso una filosofia di conservazione preventiva, più sostenibile dal punto di vista dei costi e dei rischi rispetto a interventi di restauro generalmente invasivi e costosi".

L'Università di Pisa ha visto accolte in pieno le sue tesi in sede di Tar Toscana, sia per quanto riguarda l'elettività dei componenti del Consiglio di Amministrazione, che per l'istituzione delle Commissioni paritetiche nei corsi di studio. La sentenza del giudice amministrativo regionale, pubblicata giovedì 31 gennaio 2013, ha infatti respinto definitivamente il ricorso promosso dal MIUR, riconoscendo di conseguenza la legittimità di tutte le norme del nuovo Statuto dell'Ateneo e della scelta di procedere già da tempo all'istituzione degli organismi da esso previsti.

La questione centrale riguardava le modalità di individuazione dei componenti del Consiglio di Amministrazione, che, secondo il Ministero, non avrebbero potuto essere individuati attraverso una procedura elettorale, ma soltanto per designazione da parte del rettore. Nello smentire seccamente tale indirizzo, il Tar ha richiamato gli argomenti utilizzati dall'Ateneo nella sua difesa, affermando che "ai fini della scelta dei consiglieri di amministrazione diversi dal rettore e dai rappresentanti degli studenti, l'Università può liberamente prevedere meccanismi di elezione da parte delle proprie componenti". Ha anche aggiunto che tale soluzione "non compromette affatto la tecnicità del Consiglio di Amministrazione".

Il Ministero aveva inoltre contestato la scelta statutaria di prevedere delle Commissioni paritetiche in ciascun corso di studio, in aggiunta a quelle istituite in Ateneo e nei venti dipartimenti. Su questo punto, il Tar ha invece sottolineato che tali Commissioni, ancorché non previste dalla legge Gelmini, rientrano nelle scelte discrezionali che ogni Ateneo è libero di compiere nella più assoluta libertà. La sentenza del Tar Toscana ha dunque confermato e rafforzato la legittimità di alcune scelte organizzative strategiche compiute dall'Università di Pisa con l'adozione del nuovo Statuto, a cominciare da quella di individuare i componenti dei propri organi di governo attraverso procedure democratiche. Su un piano più generale, essa ha ribadito il principio dell'autonomia di ogni università, affermato già in sede di Costituzione, di darsi un proprio ordinamento nei limiti posti dalla legge.

Lunedì 4 febbraio, nell'Aula Magna del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, in via del Borghetto 80, a Pisa, si terrà il convegno "I numeri delle donne nell'Università di Pisa. Carriere, rappresentanza e saperi", a cui parteciperanno figure istituzionali della politica nazionale e locale, oltre a esponenti rappresentativi delle università italiane e straniere ed esperti del settore.

La giornata si aprirà alle 9.30 con i saluti del rettore Massimo Augello, Riccardo Grasso, direttore generale dell'Università di Pisa, Salvatore Allocca, assessore al Welfare e alle politiche per la casa della Regione Toscana, Andrea Pieroni, presidente della Provincia di Pisa, Marco Filippeschi, sindaco del Comune di Pisa. Durante la mattinata saranno presentati i dati sui numeri delle donne nell'Ateneo pisano, con un confronto a livello internazionale sulle buone prassi utilizzate per valorizzare le competenze e i saperi femminili.

Seguiranno gli interventi introduttivi di Roberto Barale, prorettore alla ricerca dell'Università di Pisa, Gino Santoro, prorettore per l'organizzazione e le politiche del personale, e Patrizia Tomio, presidente della Conferenza nazionale degli organismi di parità delle università italiane. Nel pomeriggio è prevista una tavola rotonda coordinata dalla giornalista Ritanna Armeni e alle 16.30 sarà presentato il volume di Alessandra Martinelli "Le pioniere del sapere agrario" (Pisa University Press), una storia al femminile della facoltà di Agraria di Pisa. La giornata si chiuderà alle 18.30 con la consegna degli attestati di merito ai giovani talenti femminili dell'Università di Pisa.

Come è noto, tuttora permangono forti resistenze che impediscono alle donne di rompere quel "soffitto di cristallo" che blocca l'accesso ai ruoli apicali e decisionali. In particolare, nell'accademia le studiose incontrano difficoltà subito dopo l'uscita dai corsi di laurea, nonostante un rendimento scolastico elevato. I numeri diminuiscono già tra le ricercatrici (43%), nonostante il trend in ascesa, per assottigliarsi tra le professori associate (34%), fino a non superare il 17% per le professoresse ordinarie. A livello nazionale le percentuali si discostano di poco per ricercatrici (45%) e professoresse associate (35%), mentre la forbice aumenta per le professoresse ordinarie (21%).

Diversamente dal personale docente che si caratterizza al maschile, il personale tecnico amministrativo di ruolo si configura invece con una forte componente femminile, sia a livello nazionale che locale, nell'Ateneo di Pisa si registra un'identica percentuale femminile sia per il personale tecnico amministrativo assunto a tempo indeterminato, sia per quello con contratto di lavoro a tempo determinato (60% donne e 40% uomini). Se distinguiamo la distribuzione del personale per categorie si nota una più elevata percentuale di donne nella categoria D (46%) e in quella C (40%), mentre minore la loro presenza nei ruoli apicali (categoria EP 37%), così come nei ruoli meno qualificati (categoria B 33%).

Il Museo della Grafica di Pisa e il Museo di Storia Naturale di Calci hanno ottenuto il riconoscimento di "musei di rilevanza regionale" dalla Regione Toscana. L'accreditamento è stato conseguito a seguito della dimostrazione di una serie di requisiti e sulla base dei risultati conseguiti dai due musei in termini di attività espositiva, customer satisfaction, visite guidate, laboratori didattici, affluenza di visitatori, accessibilità ai disabili e report di fruizione.

Fra i dati più significativi che hanno portato a questo risultato spiccano ad esempio i 128 laboratori didattici organizzati dal Museo della Grafica di Pisa nell'anno scolastico 2010-2011 e a cui hanno partecipato quasi 2.500 alunni, in particolare bambini delle scuole d'infanzia e primarie. Altrettanto significativi gli eventi espositivi: 12 in tutto nel 2011 di cui 5 dedicati al personaggio di Pinocchio con il ciclo "C'era una volta... un pezzo di legno". Per quanto riguarda il Museo di Storia Naturale di Calci, nell'anno scolastico 2010-2011 i progetti didattici e le visite guidate sono state 607 per un totale di 13.500 partecipanti, soprattutto di bambini delle scuole primarie.

"Il riconoscimento della Regione Toscana – ha detto l'avvocato Sabrina Balestri, coordinatore del Sistema Museale dell'Ateneo pisano – pone a pieno titolo queste due realtà nel circuito regionale dei musei e ci darà l'accesso a fondi di finanziamento regionali. Per il futuro, il nostro obiettivo è l'accreditamento di tutto il sistema museale dell'Università".

A cento anni dalla nascita del fisico Bruno Pontecorvo il Dipartimento di Fisica dell'Università e l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare intendono promuovere un ciclo iniziative per ricordare la figura dii questo grande scienziato pisano. Il primo appuntamento è il 31 gennaio alle 11.00 al Dipartimento di Fisica (Via Buonarroti 2, edificio C, aula 131) con il seminario della professoressa Nadia Robotti, Professore di Storia della Fisica all'Università di Genova. Nel corso dell'incontro sarà ricostruita l'attività scientifica svolta da Bruno Pontecorvo presso il Regio Istituto di Fisica di Roma a partire dalla sua laurea nel novembre 1933 fino alla sua partenza per l'Institute du Radium di Parigi nell'aprile 1936.

Bruno Pontecorvo nacque a Pisa il 22 agosto 1913 ed morì a Dubna, in Russia, nel 1993. Allievo di Fermi e suo assistente più giovane nel gruppo dei "ragazzi di via Panisperna", ha segnato grazie ai suoi studi una parte importante della Fisica moderna portando idee profondamente innovative, in particolare, nella Fisica del Neutrino.

"Ma della vita di Pontecorvo, avventurosa e ricca di incontri ed esperienze in tutti i Paesi che nel mondo erano all'avanguardia nella Fisica Nucleare – spiega Marco Maria Massai, docente di fisica sperimentale dell'Ateneo pisano - se ne è parlato molto anche a causa della sua scelta, nel 1950, di trasferirsi in Unione Sovietica; scelta che per molti anni ha alimentato ipotesi, sospetti e illazioni sulle motivazioni e le modalità con le quali è avvenuta".

Fra gli eventi futuri per ricordare questo grande scienziato pisano è previsto un simposio internazionale, organizzato in collaborazione con il JINR di Dubna, dove Pontecorvo ha lavorato fino alla sua morte, che si terrà in settembre a Pisa. E' inoltre in cantiere una mostra per illustrare la sua vita e le sue ricerche, ma anche la sua complessa storia famigliare. Industriali tessili in Pisa fin dalla seconda metà dell'Ottocento, i Pontecorvo sono ricordati anche per gli altri due fratelli di Bruno. Gillo, indimenticato e raffinato regista, e Guido, grande genetista che ha raggiunto una fama internazionale della patria di adozione, la Gran Bretagna, dopo essere fuggito, come molti altri ebrei, dall'Italia durante il fascismo.

Progetti di ricerca comuni, borse di studio e scambi per studenti e ricercatori, circolazione di idee e conoscenza: con un accordo quadro presentato il 28 gennaio, l'Università di Pisa e il Massachusetts Institute of Technology di Boston uniscono forze e competenze per dare un impulso comune alla ricerca. Per l'Ateneo pisano questa collaborazione è particolarmente rilevante sia per il prestigio di cui gode il MIT, che è universalmente riconosciuto ai vertici tra le università di ricerca del mondo, sia perché nel nostro Paese esso aveva finora all'attivo collaborazioni su progetti specifici solo con i Politecnici di Milano e Torino, e Pisa è dunque la prima Università generalista italiana a sottoscrivere una partnership di rilievo più ampio. La convenzione, di durata triennale, riguarderà tutte le aree scientifiche, con priorità ai settori dell'Energia, ICT e Scienze della vita, che fanno diretto riferimento a tre dei distretti tecnologici toscani. Essa fa parte del MIT-Italy Program, il programma del MIT il cui scopo è creare per studenti e docenti opportunità di collaborazione con istituzioni italiane di eccellenza.

L'accordo è stato illustrato nella sede pisana di Palazzo alla Giornata dal rettore Massimo Augello, dal co-direttore del MIT-Italy Program, Serenella Sferza, e dal prorettore per la Ricerca applicata e l'innovazione, Paolo Ferragina, che è stato il promotore dell'iniziativa per conto dell'Ateneo pisano. "In una fase in cui il sistema universitario italiano soffre per i ripetuti tagli del finanziamento pubblico, l'Ateneo pisano continua nella sua scelta di investire risorse nei settori strategici. L'accordo con il MIT prevede da parte dell'Università di Pisa un significativo stanziamento iniziale, che sarà destinato soprattutto a supportare la ricerca e i giovani ricercatori dell'Ateneo. La collaborazione con una delle istituzioni universitarie più prestigiose al mondo, all'avanguardia in molti settori disciplinari, è anche un esempio di come abbiamo voluto impostare e realizzare la nostra politica per quanto riguarda il settore dell'internazionalizzazione".

"Siamo orgogliosi di poter avviare questa cooperazione con l'Università di Pisa - ha aggiunto Serenella Sferza – che è un'istituzione eccellente con forti legami con il tessuto imprenditoriale locale e una solida reputazione internazionale in diversi dei settori di interesse del MIT. Quello con l'Italia è uno dei programmi finora più piccoli dei 12 attivati - tra i quali spiccano quelli rivolti all'India, alla Cina, al Brasile, alla Germania e alla Francia - ma il nostro è un impegno convinto per mantenere l'Italia nella mappa delle collaborazioni strategiche del MIT e per sostenere i molti docenti del MIT interessati a lavorare con questo Paese".

Il progetto MIT-UNIPI sosterrà in particolare la promozione di collaborazioni di ricerca tra i docenti del MIT e quelli dell'Università di Pisa su progetti aperti a tematiche nuove e avanzate. I contributi privilegeranno nuove collaborazioni, con fondi che potranno essere utilizzati per spese di viaggio e soggiorno, così come per le tasse degli studenti in visita al MIT. Il MIT-Italy Program aiuterà la creazione di contatti tra ricercatori del MIT e dell'Università di Pisa con interessi simili. Saranno finanziati inoltre stage e borse di ricerca, a copertura delle spese di viaggio e soggiorno presso l'Università di Pisa sostenute dagli studenti del MIT e dai ricercatori che lavorano su progetti comuni.

Venerdì, 24 Maggio 2013 09:49

Per la storia dei cognomi ebraici in Italia

Firenze 1925: l'ebreo Samuele Schaerf pubblica per la casa editrice Israel "I cognomi degli ebrei in Italia". Il suo intento è di celebrare il contributo dato dagli ebrei al Risorgimento e alla prima guerra mondiale, ma di lì a poco il volumetto si trasformò in un vero e proprio boomerang. Nel giro di pochissimi anni (quando era in gestazione il razzismo fascista) il significato originario di quell'elenco di cognomi venne completamente rovesciato e assunse il valore di una vera e propria lista di proscrizione.

Il racconto di questa vicenda apre il saggio "Per la storia dei cognomi ebraici di formazione italiana" dello storico Michele Luzzati, già direttore del Centro interdipartimentale di studi ebraici dell'Università di Pisa.

"E di particolare gravità - spiega Michele Luzzati - fu il fatto che il riferimento alla religione venne trasformato nel riferimento ad una presunta 'razza'. In ogni caso l'elenco ricostruito dallo Schaerf, privo di qualsiasi fondamento scientifico e di qualsiasi forma di "ufficialità", comprendeva centinaia di nomi che non avevano nulla a che vedere con la storia degli ebrei d'Italia. Per certi aspetti, una vera e propria 'bufala', che si è perpetuata fino ad oggi attraverso le diverse riedizioni in chiave antisemitica".

La ricerca di Luzzati è pubblicata all'interno de "L'Italia dei cognomi", un libro curato da Andrea Addobbati, Roberto Bizzocchi e Gregorio Salinero e appena uscito per i tipi della Pisa University Press. L'intero volume rappresenta il contributo più recente e completo alla storia dei cognomi in Italia, frutto di un progetto di ricerca dell'Università di Pisa a cui hanno partecipato anche l'Université de Paris I, l'Universidad de Extremadura e l'École des hautes études en sciences sociales di Parigi.

Pur nella difficoltà di trattare un tema "delicato" come quello dei cognomi ebraici, il saggio di Michele Luzzati fa il punto sugli studi in materia e sui miti da sfatare intorno alla questione. Come ad esempio l'idea che i cognomi ebraici siano "parlanti", cioè che dal cognome si possa in effetti risalire all'ebraicità degli individui.

"Nella società odierna – conclude Luzzati - sono ormai pochissimi i cognomi effettivamente 'parlanti', cioè in grado di 'raccontare', di primo acchito, non solo frammenti della storia più o meno remota della famiglia a cui un individuo appartiene, ma anche qualche connotato del suo presente. E questo è sicuramente vero anche per coloro che professano la religione ebraica. Relativamente ai cognomi in uso tanto fra gli ebrei quanto fra i cristiani, basterà far riferimento a 'Rossi'. Si tratta di un tipico cognome ebraico. E' ovvio che non possiamo da qui inferire che le molte centinaia di migliaia di italiani che portano il cognome Rossi siano tutti ebrei o di origine ebraica".

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Vedi anche l'intervista allo storico Muchele Luzzati sul sito dell'Università di Pisa: http://www.unipi.it/index.php/tutte-le-news/item/1388-intervista-allo-storico-michele-luzzati

La rete in fibra ottica dell'Università di Pisa si apre al futuro, attraverso l'adozione di nuove tecnologie che sfruttano in maniera esponenziale le potenzialità della banda e che d'ora in poi renderanno possibile lo sviluppo di servizi altamente innovativi. Negli scorsi giorni, i tre circuiti del POP pisano (Point of Presence, ovvero il punto di concentrazione della rete della ricerca pisana, gestito dall'università) sono infatti passati da 1 a 10 Gb, con un sistema dotato di macchine DWDM (Dense Wavelength Division Multiplexing) in grado di decuplicare questa velocità fino ad arrivare a 160 Gb. Entro i prossimi due anni, le prestazioni cresceranno ancora da 10 a 40 Gb.

Il potenziamento della rete pisana fa parte del progetto nazionale "GARR-X", che mira a estendere in tutta Italia l'infrastruttura in fibra ottica dedicata alla comunità dell'università e della ricerca. La rete potrà assicurare l'interazione e la fornitura di servizi con le reti della ricerca in Europa e nel resto del mondo. Potrà poi servire per costruire in tempi rapidi dei circuiti, autonomi e protetti, specificatamente dedicati a gruppi di ricerca nazionali e internazionali per lo scambio e la condivisione delle conoscenze. Sarà infine possibile garantire l'accesso, in modo semplice e sicuro, a infrastrutture di calcolo scientifico, grandi banche dati e ad altre risorse distribuite.

Nell'ambito del GARR, la rete dell'Ateneo non fa solo da riferimento per tutte le università e gli enti di ricerca dell'area pisana, oltre che per molte scuole superiori del territorio. Come perno della dorsale tirrenica, costituisce infatti uno snodo nevralgico per l'intera rete italiana della ricerca, pari per importanza ed eccellenza ai soli centri di Roma, Milano, Bologna e Napoli. Essendo uno dei pochissimi casi in cui l'Università è proprietaria della rete in fibra ottica, con capacità potenzialmente illimitate, Pisa rappresenta infine un modello a livello nazionale e una sede di sperimentazione di tecnologie e servizi di avanguardia.

Si conferma così il significato strategico della scelta operata oltre venti anni fa dal Centro SerRA dell'Università di Pisa che, sotto l'impulso del professor Giuseppe Pierazzini e di un piccolo gruppo di ricercatori e tecnici dell'allora dipartimento di Fisica, decise di scommettere su una rete proprietaria in fibra ottica che puntasse sullo sviluppo di servizi innovativi e altamente tecnologici. Nel tempo quell'intuizione si è andata strutturando in una rete che oggi è formata da oltre 3.500 chilometri di fibra ottica, con 60 chilometri di canalizzazioni, e che collega in modo capillare tutti gli edifici universitari e le principali sedi istituzionali del territorio pisano. L'eredità iniziale è stata raccolta e sviluppata, con lo stesso impegno e la stessa passione, dalla Direzione informatica, telecomunicazioni e fonia - ICT dell'Ateneo, diretta da Stefano Suin e coordinata per questi aspetti da Paolo Caturegli, non a caso due dei protagonisti del gruppo pioneristico degli anni Novanta.

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