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Lunedì, 04 Marzo 2013 16:32

The Europlata Consortium comes to Pisa

europlataTwo days in Pisa spent discussing shared projects, research and mobility of early stage and more mature researchers: on 1-2 March the University of Pisa hosted the second international plenary meeting of Europlata, an Erasmus Mundus mobility network, which allows PhD candidates, post-doctoral researchers and staff of Argentine universities to come to Europe to study and conduct their research at the European partners' institutions.

The 18 delegates of the foreign universities were greeted in the "Sala dei Mappamondi" by the Rector, Prof. Massimo Augello, the Pro-rectors Profs. Alessandra Guidi and Marco Guidi and by the coordinator of the programme on behalf of the University of Pisa, Prof. Ann Katherine Isaacs.

The 15 partners in the Consortium include 7 prestigious European institutions, protagonists of the on-going innovation processes in the European Higher Education Area: Groningen (the project coordinator), Coimbra, Deusto (Bilbao), Krakow, Göttingen and Strasbourg, as well as the University of Pisa. The Argentine universities which are members of the Consortium are the National Universities of San Juan, Río Negro, San Martín, Lanús, La Plata, Santiago del Estero, the Universidad Nacional del Litoral and the Universidad Nacional del Sur.

In addition to mobility – several fellows have already come to the University of Pisa and others will be selected by the Consortium during the present meeting – Europlata aims to identify and map the obstacles to mobility of Argentine researchers to our continent, and to find effective ways to ensure compatibility, comparability and academic recognition for the research and study periods spent in Europe.

The project is financed for 48 months by the European Commission, thanks to the "Action 2" strand of the Erasmus Mundus programme. Europlata foresees the arrival in the European host universities of doctoral candidates (who receive mobility scholarships for 6 or 18 months), of doctoral candidates tout court (grants for 32 months), post-doctoral research (grants for 6 and 10 months) and for visits (one month) of the academic staff. The researchers, "early stage" (i.e. doctoral candidates) and also more advanced in their career, come from other Argentine universities – not members of the Consortium -- as well. The grants for mobility are given in four areas: Economics, Political Sciences, Sociology and Law (Public Administration).

Take a look at the Photo Gallery on the Facebook page of the University of Pisa.


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targaETeam"Per Capacità, Genialità e Passione". Sono queste le motivazioni citate nella targa che l'ACI di Pisa ha consegnato all'E-Team, la squadra corse dell'Università di Pisa, durante la IV Festa Provinciale dello Sport Automobilistico che si è svolta sabato 2 marzo 2013 all'Hotel Continental di Tirrenia e che ha visto la partecipazione delle massime autorità cittadine. La targa è stata consegnata dal direttore e dal presidente dell'ACI Pisa, rispettivamente Francesco Bianchi e Leonardo Acquaviva, al capo progetto dell'E-Team, Andrea Mascellani, e agli altri componenti del gruppo.

Nato nel 2008, il progetto dell'E-Team ha raggiunto negli anni prestigiosi traguardi sia nella Formula "SAE Italy" che in quella internazionale "Student", affermandosi come una delle iniziative di punta nel panorama delle vetture da corsa universitarie. Oltre ai risultati eccellenti ottenuti nelle gare, esso rappresenta anche una palestra formativa in cui gli studenti devono progettare e realizzare, in tempi brevi, un prodotto tecnologicamente avanzato e che abbia una concreta verifica sul campo.

L'E-Team è alla ricerca di nuovi collaboratori che possano integrare la squadra, sia per quanto riguarda le competenze ingegneristiche che di altri settori. Negli scorsi anni, infatti, hanno partecipato al progetto studenti di Economia, Giurisprudenza, Lettere, Lingue e Scienze politiche, le cui conoscenze sono fondamentali perché, ai fini delle gare, la squadra è chiamata anche ad affrontare i problemi legati alla ricerca e gestione delle risorse economiche, al marketing, alle pubbliche relazioni e alla comunicazione. Per il 2013 l'E-Team prevede di migliorare la vettura dello scorso anno attraverso una serie di test e la partecipazione ad alcune competizioni internazionali. Per informazioni si rimanda al sito: www.eteamsquadracorse.it/

Venerdì, 01 Marzo 2013 14:25

Il Consorzio Europlata fa tappa a Pisa

logo europlataDue giorni a Pisa per discutere di progetti comuni, ricerca e scambi tra dottorandi e ricercatori: il 1 e il 2 marzo l'Università di Pisa ospita il secondo meeting internazionale di Europlata, il programma di mobilità Erasmus Mundus, che permette a studenti PhD, post doc e allo staff delle università argentine di passare un periodo di studio negli atenei europei consorziati. I 18 rappresentanti delle università straniere sono stati accolti in rettorato dai prorettori Alessandra Guidi e Marco Guidi e dal coordinatore del programma per l'Ateneo pisano, Ann Katherine Isaacs.

Fra le 15 università partner del progetto ve ne sono 7 europee di grande prestigio, da tempo protagoniste dei processi di innovazione nello spazio europeo dell'istruzione superiore: Groningen (coordinatore del progetto), Coimbra, Deusto, Cracovia, Gottinga e Strasburgo, nonché l'Ateneo pisano. Le università argentine che partecipano al programma sono San Juan, Río Negro, San Martín, Lanús, La Plata, Santiago del Estero, la Universidad Nacional del Litoral e la Universidad Nacional del Sur.

Oltre alla mobilità - sono già arrivati all'Università di Pisa alcuni borsisti, e altri verranno selezionati dal Consorzio in questi giorni - Europlata mira a individuare gli ostacoli alla mobilità dei ricercatori argentini verso il nostro continente, e a trovare modi efficaci per assicurare la compatibilità, la comparabilità e il riconoscimento accademico dei periodi trascorsi presso le nostre università.

Il progetto, della durata di 48 mesi, è finanziato dalla Commissione europea grazie all'"Azione 2" del programma Erasmus Mundus. Europlata prevede l'arrivo nelle sedi consorziate europee di dottorandi in mobilità (che ricevono borse per 6 o 18 mesi), dottorandi tout court (borse di 32 mesi), borse per ricerca post dottorale e per lo staff accademico. I ricercatori, giovani e meno giovani, provengono anche da altre università argentine. La mobilità riguarda quattro aree: Economia, Scienze Politiche, Sociologia e Diritto (Pubblica Amministrazione).
 

Guarda la galleria fotografica sulla pagina Facebook dell'Università di Pisa.

 

Europlata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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El consorcio de Europlata en Pisa
Los delegados de universidades de Eurpoa y Argentina se encontraron en el marco de un proyecto de movilidad para candidatos a doctorados y otros investigadores

Compartieron dos días en Pisa con discusiones acerca de proyectos, investigaciones, movilidades para investigadores con distintos grados de experiencia. Durante los días 1 y 2 de marzo, la Universidad de Pisa fue anfitriona del segundo plenario de Eurpolata, un consorcio de Erasmus Mundus que permite a candidatos de Doctorados y a investigadores de posdoctorado, como también miembros de staff de universidades argentinas venir a Europa para estudiar y conducir sus investigaciones en las universidades europeas.

Los 18 delegados de las universidades extranjeras fueron recibidos en la "Sala dei Mappamondi", por el Rector, Prof. Massimo Auguello, los Profs. Alessandra Guidi y Marco Guidi y por el coordinador del programa en nombre de la Universidad de Pisa, Profesora Anne Katherine Isaacs.

Los 15 socios del consorcio incluyen siete instituciones europeas de gran prestigio, protagonistas de los actuales procesos de innovación en el Área de Educación Superior de Europa: Groningen (coordinadora del proyecto), Coimbra, Deusto (Bilbao), Kracovia, Göttingen y Strasbourg, como también la Universidad de Pisa. Las Universidades agrentinas miembros del Consorcio son: San Juan, Río Negro, San Martín, Lanús, La Plata, Santiago del Estero, la Universidad Nacional del Litoral y la Universidad Nacional del Sur.

Además de la movilidad –muchos ya han venido a la Universidad de Pisa y otros fueron seleccionados por el consorcio durante la presente reunión- Europlata tiene se propone identificar los obstáculos de la movilidad de investigadores argentinos a nuestro continente, y de encontrar maneras efectivas de asegurar la compatibilidad, comparabilidad y reconocimiento académico para la investigación y los períodos cursados en Europa.

El proyecto cuenta con financiamiento de la Unión Europea por 48 gracias a la "Acción 2" del programa Erasmus Mundus. Europlata prevé el arribo de candidatos a los doctorados (con becas de 6 a 18 meses) en las universidades europeas, o de doctorados completos (32 meses), investigaciones de post-doctorado (con becas de 6 y 10 meses) y para visitas (de un mes) de staff académico. Los investigadores en fase preliminar (por ejemplo, candidatos a doctorado), como también los que están más avanzados en sus carreras, vienen de universidades argentinas –no miembros del consorcio- también. Las becas por movilidad se otorgan en cuatro áreas: economía, ciencias políticas, sociología y Leyes (Administración Pública).

Recorra la Galería de Fotos en la Página de Facebook de la Universidad de Pisa.

 

 

 

Macchina Ridotta particolareGoogle rende omaggio al primo computer italiano realizzato all'Università di Pisa nel 1957 con un lungo post dedicato alla storia della "Macchina Ridotta" (MR) in uscita il 1 marzo sul suo blog europeo. La data coincide con i 55 anni dalla pubblicazione del manuale utente della MR, redatto dalla prima informatica italiana Elisabetta Abate che lavorò insieme a coloro che firmarono il progetto del calcolatore - Alfonso Caracciolo, Elio Fabri, Giuseppe Cecchini e Sergio Sibani.

Quasi dimenticata, la vicenda di questo primo computer italiano è stata recentemente ricostruita da un gruppo di studiosi del Dipartimento di Informatica dell'Ateneo pisano grazie al progetto "Hackerando la Macchina Ridotta" (HMR) finanziato dalla Fondazione Pisa, di fatto la prima esperienza italiana di archeologia sperimentale applicata all'informatica. Dal 2006 ad oggi i ricercatori dell'Università di Pisa hanno ricostruito in maniera virtuale la Macchina Ridotta del 1956, un primo progetto che rimase solo sulla carta, e quella del 1957, più complessa, che fu effettivamente realizzata e usata nel 1958 per diverse applicazioni scientifiche fino a quando non venne smantellata e in parte riutilizzata per costruire la Cep, la più famosa Calcolatrice elettronica pisana del 1961. I risultati del progetto HMR attualmente trovano applicazione nelle attività didattiche del Museo degli Strumenti per Il Calcolo dell'Università di Pisa.

"I primi calcolatori elettronici moderni risalgono alla fine degli anni Quaranta – ha spiegato Giovanni Cignoni che insieme a Fabio Gadducci ha promosso il progetto HMR – e in Italia fecero il loro ingresso nel 1954-55 quando ne furono acquistati due di produzione estera. Nello stesso periodo, alla fine del 1954, a Pisa fu concepita l'impresa di progettare e costruire una macchina calcolatrice. La sfida fu il risultato della volontà dell'Università di Pisa, del sostanzioso contributo degli enti locali di Pisa, Livorno e Lucca e di un prezioso suggerimento di Enrico Fermi: da qui nacque nel 1957 la Macchina Ridotta, un risultato che dimostrò la capacità della ricerca italiana di recuperare il tempo perduto e di mettersi al passo con i progetti esteri più avanzati".

Ne hanno parlato:

AdnKronos
Fastweb.it
RadioRosa.it
CorrieredelleComunicazioni.it
Google - blog Italia
Google US - Twitter
Il Tirreno Pisa
StampaToscana.it
OgniSette.it
NovedaFirenze.it
PisaInformaFlash.it
GoNews.it

Giovedì, 28 Febbraio 2013 15:03

Progetto rocce

XXVIII Campagna Antartica del Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide (PNRA)

Progetto: Gli eventi deposizionali e magmatici Triassico-Giurassici delle successioni della Terra Vittoria (Antartide) e variazioni paleoclimatiche nella provincia Gondwaniana (coordinatore Prof. P.C. Pertusati)

Partecipanti: Natale Perchiazzi (professore associato di Mineralogia) e Chiara Montomoli (ricercatore di Geologia strutturale) - dipartimento di Scienze della terra dell'Università di Pisa

Date: 24 dicembre 2012 - 6 febbraio 2013

A conclusione della campagna di ricerche geologiche nell'ambito della XXVIII spedizione scientifica in Antartide del PNRA, si può affermare che il bilancio è positivo e che gran parte degli obiettivi prefissati sono stati raggiunti.

I risultati principali della ricerca sono:

  1. lo studio delle deformazioni di rocce antiche che hanno preso parte all'orogenesi di Ross (avvenuta circa 500 milioni di anni fa) e in particolare la comprensione dei processi tettonici che hanno portato alla loro formazione e risalita in superficie. Le rocce che abbiamo studiato e campionato, che attualmente affiorano in superficie, sono state trasportate inizialmente a decine di chilometri di profondità all'interno della crosta terrestre durante la fase di collisione di placche crostali raggiungendo valori di temperatura e pressione molto elevate (temperature di circa 800°C e pressioni di circa 6/7 kbar).
  2. lo studio di rocce sia sedimentarie che vulcaniche che si sono formate dopo l'orogenesi di Ross al di sopra del penepiano di Kukri, che si estende per centinaia di km e che rappresenta il risultato della completa erosione e spianamento della catena orogenetica di Ross. Questa parte della storia geologica dell'Antartide, iniziata circa 180 milioni di anni fa, è stata caratterizzata dalla deposizione di rocce sedimentarie in un ambiente sub-continentale ed è stata associata ad una poderosa attività magmatica di tipo effusivo che ha determinato il formarsi di grandi estensioni laviche, di notevole spessore. Queste rocce laviche e sedimentarie, e i fossili terrestri contenuti in queste ultime, compaiono anche in altri continenti, come America meridionale, Africa sud-orientale, Australia e India, e sono una prova inconfutabile che, prima della dispersione dei continenti nella loro posizione attuale, questi dovevano far parte di un unico supercontinente (PANGEA). Lo studio dei macro e microfossili contenuti nelle rocce sedimentarie che abbiamo campionato durante la spedizione permetterà di vincolare la loro età di deposizione e ricostruire l'assetto paleogeografico dei continenti. Lo studio della durata dell'attività vulcanica (< 1 Milione di anni o molti milioni di anni) è molto importante in quanto tale attività può aver avuto una notevole influenza nei cambiamenti paleoclimatici a scala globale.

Grazie a condizioni metereologiche molto buone e all'ottima organizzazione logistica i ricercatori hanno potuto svolgere circa 20 missioni giornaliere in elicottero e quindi raccogliere una grande mole di dati geologici sui diversi affioramenti, oltre che 400 chili di campioni che verranno studiati presso i nostri laboratori una volta arrivati in Italia. Grazie al supporto logistico dell'ENEA e all'abilità dei piloti che ci hanno accompagnato nelle nostre missioni, è stato possibile raggiungere affioramenti molto lontani dalla base fino a ora sconosciuti, o di difficile accesso, e sono state campionate rocce affioranti a quote molto alte (oltre i 3.200 m.) al limite della possibilità di volo degli elicotteri stessi, che fino ad ora non era mai stato possibile raggiungere.

I campioni, che sono stati spediti in Nuova Zelanda - grazie al supporto tecnico della nave dei colleghi coreani che stazionava in prossimità della Base italiana "Mario Zucchelli" - saranno spediti dall'ENEA in Italia entro breve. L'ulteriore fase della ricerca prevede lo svolgimento di analisi microstrutturali, sedimentologiche, petrografiche e geocronologiche che verranno svolte in laboratori italiani e stranieri sia universitari che del CNR.

Giovedì, 28 Febbraio 2013 14:59

Progetto Cambiamenti climatici ed evoluzione

XXVIII Campagna Antartica del Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide (PNRA)

Progetto: Cambiamenti climatici ed evoluzione

Partecipanti: Carlo Baroni (professore ordinario di Geomorfologia e di Geoarcheologia) e Maria Cristina Salvatore (professoressa associata di Geografia fisica e di Fotointerpretazione e principi di telerilevamento) - dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa

Date: 4 dicembre 2012 – 14 gennaio 2013

I professori Carlo Baroni e Maria Cristina Salvatore, ospitati a Scott Base dall'Antarctic New Zealand, hanno svolto ricerche nella Terra Vittoria Meridionale, tra l'Isola di Ross e la Scott Coast, nell'ambito di un programma di collaborazione internazionale AntNZ-PNRA dal titolo: "Does climate change drive evolution? Genomic indicators of climate change" (Dr. Craig Millar, School of Biological Sciences, Auckland University).

Le attività, frutto anche di una collaborazione internazionale tra l'Università di Pisa, la Griffith University (Australia) e l'Environment Protection Training and Research Institute (India), s'inseriscono in una più ampia tematica di ricerca rivolta alla ricostruzione della storia del sistema glaciale antartico e alle conseguenti variazioni del livello del mare, una storia iniziata oltre 30 milioni di anni di anni fa. I due docenti fanno parte di un più ampio gruppo di ricerca nazionale e internazionale che si occupa della storia glaciale e paleoclimatica delle aree polari. Gli studi condotti nelle zone costiere affrontano temi chiave per la definizione dei cambiamenti climatici e ambientali pleistocenici e olocenici e forniscono rilevanti informazioni per la comprensione dell'impatto dei cambiamenti climatici sull'ambiente naturale e antropico (Climatic e Global Change). I nuovi dati contribuiranno anche alla costruzione di nuovi scenari per la comprensione dei meccanismi che guidano le variazioni climatico-ambientali in atto.

Durante questa spedizione, attraverso rilevamenti geomorfologici di terreno e survey da elicottero, sono state individuate nuove colonie relitte di pinguini di Adelia (Pygoscelis adeliae), oltre a siti abbandonati al margine di colonie attualmente occupate. Con un approccio tipicamente "archeologico" sono stati eseguiti scavi stratigrafici in numerosi suoli ornitogenici di età olocenica e pleistocenica (sono state individuate colonie relitte di oltre 40.000 anni fa, precedenti all'ultima grande glaciazione pleistocenica). Grazie all'esecuzione di date radiocarboniche dei campioni raccolti durante la spedizione, sarà possibile ricostruire la storia della colonizzazione delle aree costiere di questo settore antartico.

Il materiale sub-fossile dai suoli ornitogenici campionato durante diverse campagne antartiche, ha rappresentato anche la base di partenza per ricerche multidisciplinari sulla genetica dei pinguini di Adelia (DNA). Infatti, l'eccellente grado di conservazione dei resti di pinguino ha suscitato estremo interesse nell'ambito della biologia evolutiva, oltre a consentire di sviluppare programmi di ricerca rivolti alla ricostruzione completa del genoma di questa specie. Inoltre, attraverso l'analisi del DNA antico dei pinguini di Adelia estratto dai campioni raccolti, viene studiata in termini filogenetici la risposta di questi uccelli marini alle passate modificazioni ecologiche del loro habitat naturale. Proprio in quanto raccolti in un contesto ambientale conservatosi pressoché indisturbato e inalterato nel tempo, i resti dei pinguini di Adelia hanno permesso di individuare trend evolutivi ed eventi di vicarianza genetica come risultato di cambiamenti ambientali a scala regionale e globale, quali ad esempio il raffreddamento pleistocenico e il successivo riscaldamento olocenico dell'Antartide.

Considerata la loro elevata sensibilità ambientale, i pinguini di Adelia (Pygoscelis adeliae) rappresentano una delle specie antartiche più studiate al mondo e un modello ideale per studiarne i trend evolutivi intesi come risposte adattative a cambiamenti ambientali e climatici. Dopo l'ultimo periodo di massima espansione glaciale (25-18.000 anni fa) il continente antartico è stato interessato da un graduale aumento della temperatura. Impossibilitati a migrare verso luoghi più freddi, i pinguini di Adelia sono stati in grado di sopravvivere ai cambiamenti climatici in atto semplicemente adattandosi alle nuove condizioni di vita. In quanto tali, i pinguini di Adelia rappresentano una specie chiave ideale per studiare i meccanismi evolutivi che regolano la biologia adattativa delle specie.

L'Antartide, cuore bianco della Terra, è un eccezionale "teatro ecologico" dove si sta svolgendo un "dramma evolutivo" nel quale i pinguini di Adelia sono i principali interpreti. Poiché la scenografia cambia a ogni era glaciale o, come nel nostro caso, a ogni periodo di riscaldamento interglaciale, sta cambiando anche il copione. Ma sarà sempre così? Se iI pianeta continuerà a riscaldarsi, i pinguini di Adelia rischiano di non avere più un clima freddo dove rifugiarsi. Dovranno quindi adattarsi o morire. Lo studio delle variazioni alleliche del DNA aiuterà i ricercatori a interpretare il futuro comportamento dei pinguini in risposta alle variazioni climatiche.

Giovedì, 28 Febbraio 2013 14:57

Progetto Meteoriti antartiche

XXVIII Campagna Antartica del Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide (PNRA)

Progetto: Meteoriti Antartiche

Partecipanti: Luigi Folco (coordinatore nazionale del Progetto Meteoriti Antartiche del PNRA e docente di Geologia planetaria), Maurizio Gemelli (assegnista di ricerca) e Agnese Fazio (dottoranda) - dipartimento di Scienze della terra dell'Università di Pisa

Date: 27 novembre 2012 - 6 gennaio 2013

La spedizione per la ricerca di meteoriti è stata svolta nel corso del II Periodo della XXVIII Campagna Antartica del PNRA, dal 27 novembre 2012 al 6 gennaio 2013, con supporto fornito dalla base italiana estiva Mario Zucchelli (MZS) nella Baia Terra Nova. Vi hanno partecipato Luigi Folco, Maurizio Gemelli e Agnese Fazio.

Sono state svolte 13 escursioni giornaliere con elicottero e una con Twin Otter (un piccolo bimotore canadese) in varie aree di ghiaccio blu dell'altopiano polare, comprese tra il Rennick Glacier e il Darwin Glacier (distanze fino a 500 km dalla base italiana). Le ricerche di meteoriti sono state svolte a piedi cercando queste rocce scure sulla superficie del ghiaccio, percorrendo sistematicamente in lungo e largo aree di ghiaccio blu di molte decine di km2. Mediamente ci sono state escursioni di 6 ore ininterrotte, percorrendo 15-25 km ogni giorno. Le condizioni meteorologiche tipiche sono state temperature di -15°-20°C, con venti fino a 35 nodi (65 km/h). Originariamente era previsto un campo remoto nella regione di Escalade Peak a circa 450 km dalla base MZS, di 20 giorni, ma l'operazione è stata cancellata a causa di un guasto al bimotore che doveva fare da supporto.

Malgrado non sia stato effettuato il campo remoto come da programma, il "piano B" delle escursioni giornaliere ha prodotto dei risultati molto soddisfacenti, che metteranno in grado il gruppo di ricerca di studiare un buon numero di nuove meteoriti. In sintesi i risultati principali sono stati i seguenti:

  1. Sono state raccolte 111 meteoriti con masse comprese tra 1 g e ca. 2 kg, per un peso complessivo di oltre 10 kg. Tra queste alcune meteoriti con caratteristiche non ordinarie, di notevole interesse scientifico, che saranno oggetto di immediati studi cosmochimici in Italia. È verosimile che questi campioni contengano informazioni nuove sui materiali più primitivi del sistema solare. Conseguentemente potrebbero darci nuove informazioni sull'origine del sistema solare avvenuta 4.6 miliardi di anni fa. Questi ritrovamenti straordinari sono la conferma dell'importanza del proseguire le ricerche di terreno in futuro.
  2. Sono state raccolte sabbie contenenti migliaia di micrometeoriti sulle cime delle Montagne Transantartiche a ridosso delle aree di ghiaccio blu dove si cercavano meteoriti. Questi campioni daranno informazioni sulla variabilità composizionale di questo materiale extraterrestre che costituisce la massima parte del flusso di materia extraterrestre che arriva costantemente sulla Terra, nonché serviranno da traccianti della storia di deglaciazione delle Montagne Transantartiche.
  3. È stata individuata una vasta area di ghiaccio blu nello Skelton Névé dove effettuare campi remoti futuri per ricerche di meteoriti.

Una volta arrivate in Italia, sono state avviate le procedure per la classificazione delle meteoriti, in collaborazione col Museo Nazionale dell'Antartide di Siena che si occuperà della loro conservazione nel tempo (come del resto, di tutti i reperti geologici recuperati nelle spedizioni del PNRA). A Pisa si procederà con il lavoro scientifico in senso stretto, ovvero con analisi petrografiche e cosmochimiche per ricerche su origine ed evoluzione del Sistema Solare. Molte analisi saranno svolte in Italia. Per quelle più sofisticate saremo costretti a rivolgerci a laboratori stranieri, con l'ovvio dispendio di risorse umane e finanziarie, condivisione/dispersione dei risultati scientifici e limitazione delle nostre capacità formative. Tali laboratori di fatto non esistono in Italia o sono obsoleti. Stiamo attivamente lavorando alla ricerca di finanziamenti pubblici per l'acquisizione di strumentazione che ci permetta di invertire il trend di dipendenza dai laboratori stranieri. Cozziamo tuttavia con il fatto che in Italia, a differenza del resto della EU, non esistono o non sono attive agenzie di finanziamento pubblico per l'acquisizione di grande strumentazione per le Scienze della Terra, come ad esempio microsonde elettroniche, microscopi elettronici a trasmissione, nanoSIMS, spettrometri di massa multicollettori (costi compresi tra 800 k€ e 2M€ circa). Tale strumentazione, unitamente alle competenze esistenti e ai materiali di grande valore scientifico disponibili, costituisce un'opportunità per essere competitivi in Europa e permetterebbe di creare nel nostro paese nuclei di ricerca di eccellenza in grado di attrarre risorse umane e finanziarie dal resto del mondo.

XXVIII Campagna Antartica del Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide (PNRA)

Progetto: Meteoriti Antartiche

Partecipanti: Luigi Folco (docente di Geologia planetaria e coordinatore nazionale del Progetto Meteoriti Antartiche del PNRA), Maurizio Gemelli (assegnista di ricerca) e Agnese Fazio (dottoranda) - dipartimento di Scienze della terra dell'Università di Pisa

Date: 27 novembre 2012 - 6 gennaio 2013

 

Delle 111 meteoriti trovate in varie aree di ghiaccio blu del plateau polare in Terra Vittoria, è stata avviata la classificazione della decina di campioni che già sul terreno sembravano molto interessanti. Sulla base delle analisi petrografiche si può concludere che uno di questi è una condrite carboniosa con composizione solare (circa 70 grammi) e che una seconda è una meteorite lunare (circa 90 grammi).

 

La meteorite con composizione solare
La meteorite con composizione solare appartiene a un gruppo di meteoriti molto rare dette condriti carboniose. Si tratta di residui della materia della nebulosa solare da cui, 4.6 miliardi di anni fa, si è formato il Sole e tutti gli altri corpi celesti che ruotano intorno ad esso.

Studiare questa meteorite significa:

• Definire quale sia la composizione chimica originaria del Sistema Solare.

• Investigare quali fossero gli ingredienti inorganici e organici della nebulosa solare, distinguendo quali fossero i componenti prodotti nella nebulosa e quali fossero invece già presenti nello spazio interstellare (ovvero più vecchi del Sistema Solare).

• Comprendere i processi attraverso cui si sono formati tutti i corpi celesti del sistema solare, ivi incluso la paleo-Terra. Meteoriti simili a quella trovata hanno permesso di identificare numerosi composti organici primordiali considerati da alcuni scienziati come i mattoni della vita.

 

La meteorite lunare
La meteorite lunare è un altro esemplare molto raro, perché delle circa 50 mila meteoriti presenti nelle collezioni di tutto il mondo solo alcune decine sono di origine lunare. Al di là del grande fascino di provenire dal nostro bel satellite, sono di grande rilievo scientifico perché hanno permesso di comprendere meglio la geologia della Luna e hanno di fatto esteso l'inventario delle rocce presenti sulla superficie lunare.

L'insieme dai dati raccolti dallo studio delle meteoriti lunari e dei campioni raccolti nel corso delle missioni Luna e Apollo degli anni 60-70 ha permesso di concludere sulla origine per impatto della luna, sul fatto che in origine la luna fosse avvolta da un oceano magmatico globale e che quest'ultimo scenario è stato probabilmente la norma nelle prime fasi di formazione dei pianeti rocciosi, compresa la Terra.

Un altro motivo fondamentale è che la luna è obiettivo di numerose missioni spaziali di varie agenzie spaziali nazionali programmate per i prossimi 30 anni (circa 20 tra definite e in sviluppo), per le quali i campioni lunari servono da taratura nell'acquisizione dei dati strumentali e nella loro interpretazione (ground truth).

conf_stampa_webCi sono due meteoriti rarissime e di grande valore scientifico, una lunare e una con composizione solare, tra le 111 trovate dai ricercatori pisani nel corso della XXVIII Campagna del Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide (PNRA). Altri studi sull'ambiente antartico e sui resti sub-fossili di pinguino hanno invece mirato ad ampliare le nostre conoscenze sui cambiamenti climatici e sulle conseguenze che questi provocano a livello geologico e antropico, indagando anche i meccanismi evolutivi che regolano la biologia adattativa delle specie alle mutate condizioni di vita. Un terzo filone di ricerca ha riguardato il campionamento di rocce antartiche finora mai analizzate, che permetterà di avere nuove indicazioni sulla deriva dei continenti e sull'assetto paleogeografico della Terra che seguì la frammentazione del supercontinente Pangea. I risultati provvisori delle ultime spedizioni pisane in Antartide, sempre nell'ambito del PNRA, sono stati illustrati giovedì 28 febbraio 2013, al dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa, dal direttore del dipartimento Michele Marroni, dal prorettore per la Ricerca dell'Ateneo, Roberto Barale, e dai componenti dei tre gruppi di ricerca, che fanno tutti parte dello stesso dipartimento: Luigi Folco, Maurizio Gemelli e Agnese Fazio; Carlo Baroni e Cristina Salvatore; Chiara Montomoli e Natale Perchiazzi.

Gemelli_Folco_FazioLa campagna per la ricerca di meteoriti (leggi la scheda della missione) è stata svolta dal 27 novembre 2012 al 6 gennaio 2013, con il supporto fornito dalla base italiana estiva Mario Zucchelli (MZS) nella Baia Terra Nova. Vi hanno partecipato Luigi Folco, docente di Geologia planetaria e coordinatore nazionale del Progetto Meteoriti Antartiche del PNRA, Maurizio Gemelli, assegnista di ricerca, e Agnese Fazio, dottoranda. In 13 escursioni giornaliere svolte in varie aree di ghiaccio blu dell'altopiano polare, i tre ricercatori hanno raccolto 111 meteoriti con masse comprese tra 1 grammo e 2 chilogrammi circa, per un peso complessivo di oltre 10 kg. Tra queste vi sono una meteorite lunare di circa 90 grammi e una condrite carboniosa con composizione solare (leggi la scheda delle meteoriti), che è un residuo della materia della nebulosa solare da cui 4.6 miliardi di anni fa si è formato il Sole e tutti gli altri corpi celesti che ruotano intorno ad esso. Sono entrambe molto rare, essendo quelle simili poche decine delle circa 50 mila meteoriti presenti nelle collezioni di tutto il mondo, e hanno uno straordinario rilievo scientifico, perché rappresentano per gli studiosi delle tessere preziose di un puzzle che descrive l'origine e l'evoluzione del sistema solare.

ghiacciLe ricerche sui cambiamenti climatici ed evoluzione sono state realizzate tra il 4 dicembre 2012 e il 14 gennaio 2013 dai professori Carlo Baroni, ordinario di Geomorfologia e di Geoarcheologia, e Maria Cristina Salvatore, associata di Geografia fisica e di Fotointerpretazione e principi di telerilevamento (leggi la scheda della missione). Le loro attività fanno parte di un più ampio gruppo di ricerca nazionale e internazionale che si occupa della storia glaciale e paleoclimatica delle aree polari. Gli studi condotti nelle zone costiere affrontano temi chiave per la definizione dei cambiamenti climatici e ambientali pleistocenici e olocenici e forniscono rilevanti informazioni per la comprensione dell'impatto dei cambiamenti climatici sull'ambiente naturale e antropico. Nel corso della missione sono state individuate nuove colonie relitte di pinguini di Adelia (Pygoscelis adeliae), oltre a siti abbandonati al margine di colonie attualmente occupate. Considerata la loro elevata sensibilità ambientale, questi pinguini rappresentano una specie ideale per studiare i meccanismi evolutivi che regolano la biologia adattativa delle specie ai mutamenti ambientali e climatici.

montomoli_perchiazzi_carosiLa campagna di ricerche geologiche è stata portata a termine, dal 24 dicembre 2012 al 6 febbraio 2013, dai professori Natale Perchiazzi, associato di Mineralogia, e Chiara Montomoli, ricercatore di Geologia strutturale (nella foto a sinistra con Rodolfo Carosi dell'Università di Torino). In circa 20 missioni giornaliere sono state studiate rocce sedimentarie e vulcaniche finora inesplorate, che costituiscono una prova inconfutabile della teoria che, prima della dispersione dei continenti, questi dovevano far parte di un unico supercontinente (PANGEA). Lo studio dei macro e microfossili in esse contenuti permetterà inoltre di vincolare la loro età di deposizione e di ricostruire l'assetto paleogeografico dei continenti. (Leggi la scheda della missione).



Guarda la galleria fotografica delle meteoriti sulla pagina Facebook della Spedizione in Antartide dell'Università di Pisa 

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
Quotidiano Nazionale
RepubblicaFirenze.it
InToscana.it
GreenReport.it
NazionePisa.it
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
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Giovedì, 28 Febbraio 2013 09:16

L'Ateneo ricorda il professor Mario Mancianti

prof_ManciantiL'Università di Pisa ricorda il professor Mario Mancianti recentemente scomparso, a cui l'Ateneo deve l'enorme crescita del settore dell'ingegneria dell'informazione sia dal punto di vista scientifico, con la costituzione dell'attuale Dipartimento, che da quello didattico, con l'attivazione di tre corsi di laurea nello stesso settore.

Nato a Pisa nel 1924, Mario Mancianti si è laureato in Ingegneria nel 1952 cominciando così la sua carriera universitaria durata sino al pensionamento nel 1999. Insignito dell'Ordine del Cherubino nel 1984 e quindi del titolo di Professore emerito nel 2000, Mario Mancianti è stato sempre una guida sicura e illuminata, ispirata ad un pieno inserimento nella comunità scientifica internazionale.

 

 

 

Ne hanno parlato:

Il Tirreno Pisa
La Nazione Pisa

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