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Chiara Pelosi ed Elena Pulidori, ricercatrici dell’Università di Pisa, hanno vinto ex-aequo il Premio INSTM/Polymers per l’efficacia della comunicazione scientifica. Pelosi e Pulidori si sono aggiudicate il riconoscimento di 500 euro, sponsorizzato dal consorzio INSTM e dalla rivista Open Access Polymers, con due video in cui presentano i loro articoli scientifici. La giuria ha valutato positivamente sia la capacità comunicativa delle due dottoresse sia la qualità dei filmati, realizzati con il supporto del Polo Multimediale CIDIC dell’Ateneo e in particolare di Emiliano Dalle Piagge e Alessio Sbrana.

Chiara Pelosi, 29 anni di Pisa, ha svolto il dottorato all’Università di Pisa ed è attualmente borsista di ricerca nel Thermolab del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale. La sua attività di ricerca è incentrata sull’applicazione della calorimetria, dell’analisi termica, e sulla caratterizzazione chimico-fisica delle proprietà di base di sistemi di interesse ambientale, farmaceutico, industriale.

Elena Pulidori, 32 anni di Livorno, dopo la laurea all’Università di Pisa sta svolgendo il suo dottorato al dipartimento di Chimica e Chimica Industriale. Il suo progetto di ricerca, che sta svolgendo presso il Thermolab, riguarda la valorizzazione di biomasse di scarto attraverso lo sviluppo di metodi eco-friendly per l’estrazione di composti ad alto valore aggiunto utilizzabili per la produzione di materiali innovativi.

Venerdì 1° luglio, alle ore 15, presso il Polo Universitario Sistemi Logistici di Villa Letizia a Livorno, avrà luogo la consegna dei Diplomi della I edizione del Master in Smart and Sustainable Operations in Maritime and Port Logistics (SSOMPL).

Il Master nasce dalla collaborazione tra il Polo Sistemi Logistici, l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, la Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno e Federmanager Livorno, che sono state coinvolte sin dalla fase di ideazione del progetto.

Giovedì 30 giugno, nella cornice del Giardino Scotto, si è tenuta con grande successo la Cantata per soli, coro e orchestra "La sconfitta di Borea" di Antonio Salieri. Gli interpreti solisti sono stati Rachael Jane Stellacci (soprano) e Claudio Mugnaini (basso), accompagnati dall’Orchestra dell’Ateneo e dal Coro "Città di Pisa" diretti dal Maestro Manfred Giampietro. 

 Orechestra al Giardino Scotto
L'Orchestra dell'Università di Pisa diretta dal Maestro Manfred Giampietro

Si tratta di una prima esecuzione moderna della cantata, che è stata basata sul manoscritto viennese del compositore, la cui edizione critica è stata curata dalla musicologa Biancamaria Bigongiali. Il concerto è stato presentato il 29 giugno a Palazzo Gambacorti dall’assessore alle tradizioni della storia e dell’identità di Pisa Filippo Bedini, il direttore d’orchestra Maestro Manfred Giampietro, la professoressa Maria Letizia Gualandi dell’Università di Pisa, Massimo Gelichi e la musicologa Biancamaria Bigongiali dell’Associazione culturale 'Vox Umana'.

La sconfitta di Borea

L'evento, svoltosi a conclusione delle celebrazioni del Giugno Pisano, è stato curato dall'Assessorato alle tradizioni della storia e dell'identità del Comune di Pisa in collaborazione con l’Università di Pisa (CIDIC - Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura) e l’Associazione Culturale Box Humana.

Due squadre formate da dieci giovani studenti del corso di laurea in Giurisprudenza dell’Università di Pisa hanno superato brillantemente una prestigiosa sfida che si è celebrata dinanzi alla Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia (CEPEJ). Il team coordinato dalla dottoressa Tamara Favaro, ricercatrice in Diritto dell’economia, e formata da Laura Carrozza, Sara Lilli, Matteo Lovo, Manrico Alessandro Montefiori e Ilaria Tori si è aggiudicato il Premio “JUNIOR Crystal Scales of Justice”. Quello guidato dal dottor Gianluca Borgia, assegnista di ricerca in Diritto processuale penale, e composta da Alice Boldrini, Gianluigi Mantovani, Jonathan Mattei, Giulio Melani ed Erica Niccolai ha ottenuto la menzione speciale per l’alta qualità del lavoro svolto.

La formazione delle due squadre è stata curata rispettivamente dalla professoressa Michela Passalacqua e dalla professoressa Benedetta Galgani, entrambe del Dipartimento di Giurisprudenza.

Il prestigio del riconoscimento, organizzato congiuntamente dalla CEPEJ e dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Strasburgo, è anche da ricondurre allo scopo del premio europeo: promuovere pratiche innovative che contribuiscano all'efficienza della giustizia. Gli studenti pisani, iscritti al IV e V anno del cdl in Giurisprudenza, hanno dimostrato ottime capacità di confrontarsi con tematiche e contesti alquanto impegnativi.

Il Premio “Crystal Scale of Justice Prize Junior Edition” viene conferito ogni due anni, in alternanza con il Premio Crystal Scales of Justice (la versione per così dire "senior").

Nell’edizione 2022, le due squadre hanno dovuto analizzare, difendere e sviluppare alcuni dei progetti vincitori di quest’ultimo premio (https://www.coe.int/en/web/cepej/events/crystal-scales-of-justice-prize-form-jury). Gli studenti hanno così dovuto mettere in luce gli aspetti innovativi del progetto che è stato loro assegnato a sorte, attraverso un lavoro di analisi e ricerca giuridica, nonché studiarne la possibile trasposizione in un contesto diverso rispetto a quello originario.

Le domande sono state presentate entro il 20 novembre dello scorso anno, mentre ad aprile sono stati depositati i fascicoli completi dell’analisi giuridica, un documento di ricerca sulla possibile attuazione del progetto e una sintesi dello stesso. Dopo aver superato il primo step di selezione, i team pisani hanno dovuto illustrare i rispettivi lavori il 13 giugno alla presenza di una Commissione giudicatrice formata da esperti di varia estrazione, il tutto in lingua inglese. Dopo quella presentazione, entrambe le squadre sono state sottoposte a un “fuoco incrociato” di domande che ha portato alla proclamazione dei vincitori.

La cerimonia di assegnazione del Premio e della menzione speciale si è svolta nell’ambito della riunione plenaria della CEPEJ a Malta martedì 28 giugno, durante la quale è stato celebrato il ventesimo anniversario della nascita della Commissione.

Grazie alla presenza di tutti gli Stati membri e di numerosi osservatori internazionali, l’ottima performance dei due gruppi dell’Ateneo ha rappresentato una vetrina di prestigio per il Dipartimento di Giurisprudenza e per il suo consolidamento ai vertici internazionali. L’esperienza ha poi costituito un’occasione formativa unica per gli studenti, che certamente tornerà loro utile nel proseguo della carriera.

Il professore Lorenzo Peruzzi dell’Università di Pisa è il nuovo presidente della Società Italiana di Biogeografia per il quadriennio 2022-2026. Ordinario di Botanica sistematica al dipartimento di Biologia e direttore dell’Orto e Museo Botanico dell’Ateneo, Peruzzi è stato eletto al 42esimo congresso dell’associazione che si è svolto a Trieste dal 22 al 25 giugno.

La Società Italiana di Biogeografia, nata nel 1954 come "Gruppo Italiano Biogeografi", è un’associazione scientifica senza scopo di lucro finalizzata a promuovere il progresso e la diffusione della Biogeografia come disciplina di sintesi di tutti i settori collegati al tema della biodiversità. L'associazione fa parte della Federazione Italiana di Scienze della Natura e dell'Ambiente e nel corso del tempo si sono avvicendati alla sua guida eminenti zoologi e botanici italiani, quali Sandro Ruffo, Giampaolo Moretti, Marcello La Greca, Ruggero Tomaselli, Baccio Baccetti e Valerio Sbordoni.

Il nuovo direttivo, eletto insieme al presidente, è composto da: Marzio Zapparoli dell'Università della Tuscia, Marco Alberto Bologna dell'Università di Roma tre, Pietro Brandmayr dell'Università della Calabria, Stefano Martellos dell'Università di Trieste, Bruno Massa dell'Università di Palermo e Valerio Sbordoni dell'Università di Roma Tor Vergata.

 

Il professore Lorenzo Peruzzi (foto) dell’Università di Pisa è il nuovo presidente della Società Italiana di Biogeografia per il quadriennio 2022-2026. Ordinario di Botanica sistematica al dipartimento di Biologia e direttore dell’Orto e Museo Botanico dell’Ateneo, Peruzzi è stato eletto al 42esimo congresso dell’associazione che si è svolto a Trieste dal 22 al 25 giugno.

 

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La Società Italiana di Biogeografia, nata nel 1954 come "Gruppo Italiano Biogeografi", è un’associazione scientifica senza scopo di lucro finalizzata a promuovere il progresso e la diffusione della Biogeografia come disciplina di sintesi di tutti i settori collegati al tema della biodiversità. L'associazione fa parte della Federazione Italiana di Scienze della Natura e dell'Ambiente e nel corso del tempo si sono avvicendati alla sua guida eminenti zoologi e botanici italiani, quali Sandro Ruffo, Giampaolo Moretti, Marcello La Greca, Ruggero Tomaselli, Baccio Baccetti e Valerio Sbordoni.

Il nuovo direttivo, eletto insieme al presidente, è composto da: Marzio Zapparoli dell'Università della Tuscia, Marco Alberto Bologna dell'Università di Roma tre, Pietro Brandmayr dell'Università della Calabria, Stefano Martellos dell'Università di Trieste, Bruno Massa dell'Università di Palermo e Valerio Sbordoni dell'Università di Roma Tor Vergata.

 

Dopo quasi 500 anni è stata individuata un’infezione batterica da Escherichia coli nella mummia di un nobile italiano del XVI secolo, Giovanni d’Avalos, morto nel 1586 a 48 anni e sepolto nella Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli. È la prima volta che viene individuato e sequenziato questo batterio in resti umani antichi, grazie ad una ricerca svolta da un team internazionale di cui fanno parte Valentina Giuffra e Antonio Fornaciari della Divisione di Paleopatologia del Dipartimento di Ricerca Traslazionale. Giovanni d’Avalos, capitano dell’esercito spagnolo sotto Filippo II, era affetto da una colecistite cronica calcolosa e proprio da uno dei calcoli biliari proviene il germe di cui è stato sequenziato il genoma.

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La mummia di Giovanni d'Avalos (1538-1586)

“L'Escherichia coli, un germe intestinale assai comune, può però agire come un patogeno opportunista infettando il suo ospite durante periodi di deficit immunitario- spiega il dottor Antonio Fornaciari. A differenza delle pandemie ben documentate come la peste, che si protrasse per secoli e uccise fino a 200 milioni di persone in tutto il mondo, non ci sono documentazioni storiche di decessi causati da commensali come l’Escherichia coli, sebbene l'impatto sulla salute umana e sulla mortalità delle popolazioni del passato sia stato probabilmente notevolissimo”.
L'Escherichia coli moderno si trova in genere nell'intestino di persone o animali in buona salute. Sebbene la maggior parte dei ceppi sia innocua, alcune varianti sono responsabili di gravi dissenterie, a volte fatali e setticemie.
Ottenere il genoma di un antenato vecchio di oltre 400 anni del moderno batterio può fornire ai ricercatori informazioni per capire come il germe si è evoluto ed adattato nel tempo.
I ricercatori hanno dovuto isolare con cura frammenti di DNA dell’antico batterio per ricostruirne il genoma con sofisticate tecnologie bioinformatiche; hanno così scoperto che questo germe del ‘500 rientra in un ceppo filogenetico caratteristico dei germi commensali umani, che ancora oggi causano colecistiti croniche calcolose.

I calcoli della colecisti di Giovanni dAvalos
I calcoli della colecisti di Giovanni d'Avalos

Il confronto con il genoma del batterio attuale ha rivelato che l'antico ceppo era privo dei geni-chiave che gli avrebbero consentito di diffondersi nei tessuti. Ciò suggerisce che l'infezione era probabilmente di tipo opportunistico e non aveva dato sintomi, se si escludono i sintomi dovuti ai calcoli biliari.
La scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista Communications Biology (Nature), è frutto di una collaborazione tra Italia e Canada avviata già da diversi anni ed è stata realizzata da un team internazionale multidisciplinare composto dai ricercatori della canadese McMaster University (George S. Long, Jennifer Klunk, Ana T. Duggan, Madeline Tapson, G. Brian Golding e Hendrik Poinar), dell'Università di Paris Cité (Olivier Clermont e Erick Denamur), delle Università di Pisa (Gino Fornaciari, Valentina Giuffra, Antonio Fornaciari) e di Catania (Lavinia Gazzè), e dell’Università di Melbourne (Sebastian Duchene).

 

Due squadre formate da dieci giovani studenti del corso di laurea in Giurisprudenza dell’Università di Pisa hanno superato brillantemente una prestigiosa sfida che si è celebrata dinanzi alla Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia (CEPEJ). Il team coordinato dalla dottoressa Tamara Favaro, ricercatrice in Diritto dell’economia, e formata da Laura Carrozza, Sara Lilli, Matteo Lovo, Manrico Alessandro Montefiori e Ilaria Tori si è aggiudicato il Premio “JUNIOR Crystal Scales of Justice”. Quello guidato dal dottor Gianluca Borgia, assegnista di ricerca in Diritto processuale penale, e composta da Alice Boldrini, Gianluigi Mantovani, Jonathan Mattei, Giulio Melani ed Erica Niccolai ha ottenuto la menzione speciale per l’alta qualità del lavoro svolto.

La formazione delle due squadre è stata curata rispettivamente dalla professoressa Michela Passalacqua e dalla professoressa Benedetta Galgani, entrambe del Dipartimento di Giurisprudenza.

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Il prestigio del riconoscimento, organizzato congiuntamente dalla CEPEJ e dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Strasburgo, è anche da ricondurre allo scopo del premio europeo: promuovere pratiche innovative che contribuiscano all'efficienza della giustizia. Gli studenti pisani, iscritti al IV e V anno del cdl in Giurisprudenza, hanno dimostrato ottime capacità di confrontarsi con tematiche e contesti alquanto impegnativi.

Il Premio “Crystal Scale of Justice Prize Junior Edition” viene conferito ogni due anni, in alternanza con il Premio Crystal Scales of Justice (la versione per così dire "senior").

Nell’edizione 2022, le due squadre hanno dovuto analizzare, difendere e sviluppare alcuni dei progetti vincitori di quest’ultimo premio (https://www.coe.int/en/web/cepej/events/crystal-scales-of-justice-prize-form-jury). Gli studenti hanno così dovuto mettere in luce gli aspetti innovativi del progetto che è stato loro assegnato a sorte, attraverso un lavoro di analisi e ricerca giuridica, nonché studiarne la possibile trasposizione in un contesto diverso rispetto a quello originario.

Le domande sono state presentate entro il 20 novembre dello scorso anno, mentre ad aprile sono stati depositati i fascicoli completi dell’analisi giuridica, un documento di ricerca sulla possibile attuazione del progetto e una sintesi dello stesso. Dopo aver superato il primo step di selezione, i team pisani hanno dovuto illustrare i rispettivi lavori il 13 giugno alla presenza di una Commissione giudicatrice formata da esperti di varia estrazione, il tutto in lingua inglese. Dopo quella presentazione, entrambe le squadre sono state sottoposte a un “fuoco incrociato” di domande che ha portato alla proclamazione dei vincitori.

La cerimonia di assegnazione del Premio e della menzione speciale si è svolta nell’ambito della riunione plenaria della CEPEJ a Malta martedì 28 giugno, durante la quale è stato celebrato il ventesimo anniversario della nascita della Commissione.

Grazie alla presenza di tutti gli Stati membri e di numerosi osservatori internazionali, l’ottima performance dei due gruppi dell’Ateneo ha rappresentato una vetrina di prestigio per il Dipartimento di Giurisprudenza e per il suo consolidamento ai vertici internazionali. L’esperienza ha poi costituito un’occasione formativa unica per gli studenti, che certamente tornerà loro utile nel proseguo della carriera.

È stato presentato in Sapienza mercoledì 29 giugno il secondo numero della collana“Progetti di vita. Storie di studenti con disabilità”, che è pubblicato on line sulla piattaforma open access visibile all’indirizzo https://progettidivita.unipi.it/. Pubblicata dalla Pisa University Press, l’iniziativa editoriale è a cura dell’Ufficio servizi per l’integrazione di studenti con disabilità (USID) dell’Ateneo, in collaborazione con il Polo comunicazione del Centro per l’innovazione e la diffusione della cultura (CIDIC).

La presentazione di questo secondo numero, che segue quello dedicato alle “Esperienze al tempo del covid-19”, si è svolta, non a caso, nell’ambito dei Career Days dell’Università di Pisa, le giornate di incontri, presentazioni e colloqui con aziende che mirano a favorire l'orientamento e l'inserimento professionale degli studenti e laureati dell’Ateneo. Il numero, infatti, affronta il tema de “L’ingresso nel mondo del lavoro”, raccontato attraverso le esperienze e le testimonianze di quattro ex studenti: Marco Del Monaco, affetto da paralisi cerebrale infantile che ha discusso una tesi sulla videoarte e realizza prodotti video accessibili per la promozione e documentazione di enti e associazioni; Lorenzo Nizzi Vassalle, studente sordo con una laurea in Discipline dello spettacolo e comunicazione e un lavoro nel campo dell’oreficeria; Giulia Olinti, affetta da ipoacusia con un percorso di laurea orientato fin dal principio verso gli studi in tecniche audioprotesiche, suo attuale settore professionale, e Maria Pezzente, a cui la disabilità fisica non ha impedito di conseguire la laurea in ambito economico e poi di occuparsi di comunicazione social per un’azienda privata.

“Sono protagoniste e protagonisti – scrivono nell’Introduzione le due curatrici del volume, Fiammetta Savoia e Francesca Corradi - che ci accompagnano in percorsi di vita e di studio molto diversi, mostrando come scelte motivate e continuative possano consentire, infine, di trovare percorsi rispondenti alle proprie aspirazioni, come pure le risorse personali e contestuali per affrontare le difficoltà che possono interporsi nel perseguimento dei propri progetti, venendo così a condividere e a maturare i propri talenti”.

Accompagnato dal saluto del rettore Paolo Maria Mancarella e dei due direttori della collana, i professori Luca Fanucci e Sandra Lischi, il volume è arricchito dalla riflessione conclusiva dello stesso Luca Fanucci, dal titolo “La valorizzazione della persona: condizione imprescindibile per un inserimento lavorativo di qualità”.

“Tutti e quattro i nostri ex studenti – scrive il professor Fanucci, che è anche delegato dell’Ateneo per l’inclusione di studenti/personale con disabilità o con DSA - sono orgogliosi di poter ‘svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società’, così come indicato nel secondo comma dall’articolo 4 della Costituzione Italiana. Purtroppo questo non è vero per tutti i cittadini italiani e tantomeno per tutte le persone con disabilità. Dai dati ISTAT risulta che solo il 35,8% delle persone con disabilità (ma abili al lavoro) nella fascia di età 15-64 risulta occupato, il 20,7% risulta in cerca di occupazione ed il 43,5% risulta inattivo, probabilmente scoraggiato dalla bassa probabilità di trovare un lavoro”.

“Riconoscere le competenze, le inclinazioni, le aspirazioni di una persona, confrontarle con quelle che sono le mansioni previste da un determinato posto di lavoro – conclude il professor Fanucci - sono le condizioni imprescindibili per poter sperare in un inserimento lavorativo di qualità per qualsiasi persona con o senza disabilità”.

Progetti di VitaÈ stato presentato in Sapienza mercoledì 29 giugno il secondo numero della collana“Progetti di vita. Storie di studenti con disabilità”, che è pubblicato on line sulla piattaforma open access visibile all’indirizzo https://progettidivita.unipi.it/. Pubblicata dalla Pisa University Press, l’iniziativa editoriale è a cura dell’Ufficio servizi per l’integrazione di studenti con disabilità (USID) dell’Ateneo, in collaborazione con il Polo comunicazione del Centro per l’innovazione e la diffusione della cultura (CIDIC).

La presentazione di questo secondo numero, che segue quello dedicato alle “Esperienze al tempo del covid-19”, si è svolta, non a caso, nell’ambito dei Career Days dell’Università di Pisa, le giornate di incontri, presentazioni e colloqui con aziende che mirano a favorire l'orientamento e l'inserimento professionale degli studenti e laureati dell’Ateneo. Il numero, infatti, affronta il tema de “L’ingresso nel mondo del lavoro”, raccontato attraverso le esperienze e le testimonianze di quattro ex studenti: Marco Del Monaco, affetto da paralisi cerebrale infantile che ha discusso una tesi sulla videoarte e realizza prodotti video accessibili per la promozione e documentazione di enti e associazioni; Lorenzo Nizzi Vassalle, studente sordo con una laurea in Discipline dello spettacolo e comunicazione e un lavoro nel campo dell’oreficeria; Giulia Olinti, affetta da ipoacusia con un percorso di laurea orientato fin dal principio verso gli studi in tecniche audioprotesiche, suo attuale settore professionale, e Maria Pezzente, a cui la disabilità fisica non ha impedito di conseguire la laurea in ambito economico e poi di occuparsi di comunicazione social per un’azienda privata.

“Sono protagoniste e protagonisti – scrivono nell’Introduzione le due curatrici del volume, Fiammetta Savoia e Francesca Corradi - che ci accompagnano in percorsi di vita e di studio molto diversi, mostrando come scelte motivate e continuative possano consentire, infine, di trovare percorsi rispondenti alle proprie aspirazioni, come pure le risorse personali e contestuali per affrontare le difficoltà che possono interporsi nel perseguimento dei propri progetti, venendo così a condividere e a maturare i propri talenti”.

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I professori Massai, Lischi, Fanucci e Mancarella con due dei protagonisti del numero, Giulia e Marco.

Accompagnato dal saluto del rettore Paolo Maria Mancarella e dei due direttori della collana, i professori Luca Fanucci e Sandra Lischi, il volume è arricchito dalla riflessione conclusiva dello stesso Luca Fanucci, dal titolo “La valorizzazione della persona: condizione imprescindibile per un inserimento lavorativo di qualità”.

“Tutti e quattro i nostri ex studenti – scrive il professor Fanucci, che è anche delegato dell’Ateneo per l’inclusione di studenti/personale con disabilità o con DSA - sono orgogliosi di poter ‘svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società’, così come indicato nel secondo comma dall’articolo 4 della Costituzione Italiana. Purtroppo questo non è vero per tutti i cittadini italiani e tantomeno per tutte le persone con disabilità. Dai dati ISTAT risulta che solo il 35,8% delle persone con disabilità (ma abili al lavoro) nella fascia di età 15-64 risulta occupato, il 20,7% risulta in cerca di occupazione ed il 43,5% risulta inattivo, probabilmente scoraggiato dalla bassa probabilità di trovare un lavoro”.

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“Riconoscere le competenze, le inclinazioni, le aspirazioni di una persona, confrontarle con quelle che sono le mansioni previste da un determinato posto di lavoro – conclude il professor Fanucci - sono le condizioni imprescindibili per poter sperare in un inserimento lavorativo di qualità per qualsiasi persona con o senza disabilità”.

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