Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi

Affrontano i temi del cambiamento climatico e dell'evoluzione del diritto amministrativo le tesi di laurea di Agnese Clementoni Cherubini e Francesco Genoni, i due studenti del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa che, questa mattina (11 gennaio), hanno ricevuto il secondo premio ex equo al Premio David Sassoli per la miglior tesi di laurea sul tema "L'Europa, le regioni e i cittadini".

Giunto alla sua seconda edizione, il premio - bandito dal Consiglio regionale della Toscana e dalla Commissione politiche Europee e Relazioni Internazionali - è stato vinto da Jacopo Battisti dell'Università degli Studi di Firenze. Secondi ex equo anche Francesco Bortoletto e Pietro Chiarelli, sempre dell’Ateneo fiorentino. La cerimonia di premiazione si è tenuta giovedì 11 gennaio presso la Sala Gonfalone del Palazzo del Pegaso a Firenze, sede del Consiglio Regionale della Toscana.

La tesi di Agnese Clementoni Cherubini, dal titolo “Climate change, emissioni e controlli amministrativi. Un itinerario tra pubblico e privato”, ha colpito la giuria per l’originalità con cui la candidata ha affrontato un tema di grande interesse e attualità come la normativa climatica dell’Unione europea e gli strumenti utilizzati dalle autorità amministrative per il controllo delle emissioni di gas serra. In tale contesto, la tesi si sofferma in particolare sul sistema europeo di scambio dei permessi di emissione di gas serra (Emission Trading Scheme - EU ETS). Nello specifico, il lavoro di Clementoni Cherubini analizza nel dettaglio la questione della natura giuridica delle quote di emissione di gas serra che costituiscono l’oggetto del mercato istituito dal sistema EU ETS.

Foto premiazione 2 ok

Francesco Genoni, invece, nel suo lavoro di tesi ha affrontato il tema “L'evoluzione del sistema amministrativo europeo di fronte alle crisi. Uno studio sui casi di next generation EU, investimenti esteri diretti e cybersecurity”. Anche in questo caso a colpire la giuria è stata l’originale prospettiva attraverso cui il candidato ha analizzato l’evoluzione del sistema amministrativo europeo determinata dalle crisi, di differente natura, che hanno riguardato (anche) l’Unione europea negli anni recenti.

I premi sono stati consegnati dal presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, e dal presidente della Commissione politiche europee del Consiglio regionale della Toscana, Francesco Gazzetti. Alla cerimonia erano presenti le consigliere e i consiglieri della Commissione politiche europee e relazioni internazionali del Consiglio regionale della Toscana, il delegato per i rapporti col territorio, Marco Macchia, in rappresentanza del Rettore dell'Università di Pisa e i membri della Commissione esaminatrice: Benedetta Baldi, Università di Firenze; Edoardo Bressanelli, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa; Jacopo Cellini, Istituto Universitario Europeo; Massimiliano Montini, Università di Siena; Manuela Moschella, Scuola Normale di Pisa; Luca Paladini, Università per stranieri di Siena; Saulle Panizza, Università di Pisa.

Liguria, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige sono le regioni più ricche di flora in Italia, anche se tanta ricchezza comprende presenze record di specie aliene. Il dato arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Plants e coordinato da Lorenzo Peruzzi, professore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e direttore dell'Orto e Museo Botanico dell'Ateneo.

 

“In ambito ecologico è noto che, all'aumentare dell'area disponibile, aumenta anche il numero di specie – spiega Peruzzi – Pertanto, quando si parla di ricchezza floristica, non basta riferirsi al numero di specie presenti, ma bisogna anche tenere conto dell'ampiezza del territorio. Il fenomeno, modellizzabile con funzioni matematiche, è noto col nome di Relazione Specie-Area (acronimo SAR, Species-Area Relationship, in inglese) ed è sullo studio di questa relazione nella flora italiana che si è basata la nostra ricerca”.

Dai risultati emerge così che le regioni più ricche di flora sono Liguria, Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Abruzzo e Valle d’Aosta, mentre Sardegna, Puglia, Sicilia, Emilia-Romagna e Calabria sono le più povere. Considerando solo le specie autoctone, la classifica varia leggermente: il Trentino-Alto Adige esce dai primi posti e terzo sul podio arriva l’Abruzzo, mentre resta tutto invariato in coda. Per quanto riguarda infine le specie aliene, le regioni più ricche sono Liguria, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto, mentre Basilicata, Valle d’Aosta, Molise, Calabria e Puglia sono le più povere.

“Abruzzo, Valle d'Aosta e Molise sono regioni di particolare interesse naturalistico poiché mostrano una ricchezza floristica autoctona superiore all'atteso e una aliena inferiore – dice Peruzzi – Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna mostrano invece problemi di conservazione potenzialmente gravi a causa alle invasioni biologiche, poiché in queste regioni tali rapporti sono invertiti. In particolare, la Toscana mostra livelli di ricchezza floristica solo lievemente inferiore all’atteso. Ciò significa, semplificando, che in questa regione vi sono più o meno tante specie native quante era lecito attendersi sulla base dell’ampiezza del suo territorio, ma anche purtroppo molte più aliene dell’atteso”.

"Abbiamo costruito un dataset di 266 flore di varie estensioni, da minuscoli isolotti come Stramanari in Sardegna ai circa 302mila km2 dell’intero territorio nazionale, e poi applicato la Relazione Specie-Area per l'intera flora vascolare italiana, per le sole specie native e per le sole specie aliene – aggiunge Marco D'Antraccoli, curatore dell'Orto Botanico dell’Università di Pisa – in questo modo siamo riusciti a valutare, per ogni flora, se il numero di specie censito fosse al di sopra o al di sotto dei valori attesi per l’area del territorio in esame".

"L'utilità di questo studio va oltre il poter confrontare in modo oggettivo la ricchezza floristica delle varie regioni italiane, ricavandone una sorta di ‘classifica’ – conclude Lorenzo Peruzzi – Infatti, per la prima volta abbiamo ricavato delle costanti specificatamente calibrate per il territorio italiano che consentiranno d'ora in poi agli studiosi di calcolare agevolmente il numero di specie di piante vascolari attese per una data area".

Oltre a Lorenzo Peruzzi e Marco D'Antraccoli, hanno collaborato alla ricerca Francesco Roma-Marzio, curatore dell’Erbario del Museo Botanico dell’Università di Pisa, Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti dell'Università di Camerino, e Gabriele Galasso del Museo Civico di Storia Naturale di Milano.

Liguria, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige sono le regioni più ricche di flora in Italia, anche se tanta ricchezza comprende presenze record di specie aliene. Il dato arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Plants e coordinato da Lorenzo Peruzzi, professore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e direttore dell'Orto e Museo Botanico dell'Ateneo.

cartina_italia.jpg

“In ambito ecologico è noto che, all'aumentare dell'area disponibile, aumenta anche il numero di specie – spiega Peruzzi – Pertanto, quando si parla di ricchezza floristica, non basta riferirsi al numero di specie presenti, ma bisogna anche tenere conto dell'ampiezza del territorio. Il fenomeno, modellizzabile con funzioni matematiche, è noto col nome di Relazione Specie-Area (acronimo SAR, Species-Area Relationship, in inglese) ed è sullo studio di questa relazione nella flora italiana che si è basata la nostra ricerca”.

Dai risultati emerge così che le regioni più ricche di flora sono Liguria, Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Abruzzo e Valle d’Aosta, mentre Sardegna, Puglia, Sicilia, Emilia-Romagna e Calabria sono le più povere. Considerando solo le specie autoctone, la classifica varia leggermente: il Trentino-Alto Adige esce dai primi posti e terzo sul podio arriva l’Abruzzo, mentre resta tutto invariato in coda. Per quanto riguarda infine le specie aliene, le regioni più ricche sono Liguria, Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto, mentre Basilicata, Valle d’Aosta, Molise, Calabria e Puglia sono le più povere.

“Abruzzo, Valle d'Aosta e Molise sono regioni di particolare interesse naturalistico poiché mostrano una ricchezza floristica autoctona superiore all'atteso e una aliena inferiore – dice Peruzzi – Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna mostrano invece problemi di conservazione potenzialmente gravi a causa alle invasioni biologiche, poiché in queste regioni tali rapporti sono invertiti. In particolare, la Toscana mostra livelli di ricchezza floristica solo lievemente inferiore all’atteso. Ciò significa, semplificando, che in questa regione vi sono più o meno tante specie native quante era lecito attendersi sulla base dell’ampiezza del suo territorio, ma anche purtroppo molte più aliene dell’atteso”.

"Abbiamo costruito un dataset di 266 flore di varie estensioni, da minuscoli isolotti come Stramanari in Sardegna ai circa 302mila km2 dell’intero territorio nazionale, e poi applicato la Relazione Specie-Area per l'intera flora vascolare italiana, per le sole specie native e per le sole specie aliene – aggiunge Marco D'Antraccoli, curatore dell'Orto Botanico dell’Università di Pisa – in questo modo siamo riusciti a valutare, per ogni flora, se il numero di specie censito fosse al di sopra o al di sotto dei valori attesi per l’area del territorio in esame".

"L'utilità di questo studio va oltre il poter confrontare in modo oggettivo la ricchezza floristica delle varie regioni italiane, ricavandone una sorta di ‘classifica’ – conclude Lorenzo Peruzzi – Infatti, per la prima volta abbiamo ricavato delle costanti specificatamente calibrate per il territorio italiano che consentiranno d'ora in poi agli studiosi di calcolare agevolmente il numero di specie di piante vascolari attese per una data area".

Oltre a Lorenzo Peruzzi e Marco D'Antraccoli, hanno collaborato alla ricerca Francesco Roma-Marzio, curatore dell’Erbario del Museo Botanico dell’Università di Pisa, Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti dell'Università di Camerino, e Gabriele Galasso del Museo Civico di Storia Naturale di Milano.

Eventi, collaborazioni, nuovi allestimenti: il 2023 è stato un anno ricco di avvenimenti per il Museo di Storia Naturale, ma soprattutto un anno da record: con 73.977 visitatori il Museo ha superato anche il precedente primato del 2018, anno in cui aveva accolto ben 71.000 persone.

Il pubblico torna così a premiare con la sua presenza le scelte culturali di un museo che fa dell’accoglienza una delle politiche principali. Un riconoscimento che conferma l’impegno del Museo e del suo staff, sotto la direzione della Professoressa Elena Bonaccorsi, per una crescita continua e un’attenzione particolare ai diversi tipi di pubblici.

Nel 2023 il Museo ha proposto oltre 50 eventi e iniziative al pubblico tra cui conferenze, laboratori, incontri, visite guidate, corsi di formazione, campi extrascolastici. Eventi dedicati e pensati per un pubblico molto diversificato che comprende adulti, giovani, bambine e bambini, insegnanti e persone con esigenze speciali. Le scuole restano un pubblico privilegiato con un’offerta educativa sempre più ricca e una partecipazione in costante aumento. Il visitatore può trovare così nel Museo proposte e modalità di visita sempre diverse e adatte a tutte le esigenze.

7876bf1a 31e9 4359 abdd 930cb3d3fd10

Il Museo esce anche dalle sale per incontrare il pubblico: dalle escursioni sulle Mura di Pisa alla partecipazione a grandi eventi come il Bologna Mineral Show, il Lucca Bimbi e il Lucca Comics, gli eventi esterni sono una preziosa occasione per incontrare migliaia di persone e raccontarsi fuori dalle mura museali. Si intensifica inoltre il rapporto con il territorio grazie a nuove e consolidate collaborazioni con enti e realtà associative locali, grazie alle quali nascono e si sviluppano nel tempo importanti progetti di salvaguardia e di valorizzazione del territorio.

In sintesi i numeri del 2023:

  • 73.977 visitatori
  • 46 eventi al pubblico tra conferenze, laboratori, visite guidate
  • 5 mostre temporanee
  • Inaugurazione della nuova Sala dell’evoluzione umana
  • 3 corsi di formazione per insegnanti
  • Campi pasquali, estivi e natalizi per bambini e bambine
  • Partecipazione a grandi eventi come Bologna Mineral Show, Lucca Bimbi e Lucca Comics
  • Oltre 23.000 follower sulle piattaforme social Facebook e Instagram del Museo

“I numeri testimoniano il grande lavoro fatto nel 2023 da tutte le persone che lavorano nel Museo - afferma la direttrice Elena Bonaccorsi - e sono quindi importanti e incoraggianti per il nostro lavoro futuro. Ma i numeri non sono tutto, e non sono nemmeno la cosa più importante. Continueremo ad impegnarci per garantire la qualità dell’esperienza che i visitatori vivono nel nostro Museo: un’esperienza interessante dal punto di vista scientifico – ovviamente – ma che sia anche coinvolgente e piacevole.”

Tra i progetti futuri, nella prima parte dell’anno si svolgeranno una serie di iniziative dedicate al misterioso mondo dei microrganismi. Sono previste due mostre fotografiche temporanee e un ciclo di conferenze a tema.

Per quanto riguarda gli allestimenti, riaprirà nel 2024 la Galleria dei Minerali, con le nuove vetrine in cui ammirare -tra gli altri - i minerali recentemente acquisiti dal Museo.

Partirà invece quest’anno l’allestimento dell’ultima sala non ancora coinvolta nella grande “rivoluzione” che ha rinnovato il Museo dal 2016, dopo l’acquisizione della collezione Barbero. La sala dedicata ad anfibi e rettili sarà realizzata tra il 2024 e il 2025, e racconterà una grande tappa della storia evolutiva del nostro pianeta: la conquista della terraferma.

Si è chiusa all’Università di Pisa la terza edizione di Innovation Campus, programma di alta formazione sviluppato da Samsung Electronics Italia con l’obiettivo di offrire agli studenti competenze digitali avanzate e soft skills, necessarie per essere competitivi in un mercato del lavoro in continua evoluzione, facendo leva sui nuovi trend tecnologici come Intelligenza Artificiale e Internet of Things applicate al mondo della Consumer Electronics. Tema portante di quest’anno è stato Human Tech, ovvero uno sviluppo tecnologico dove l’uomo resta al centro e dove l’innovazione digitale è chiamata a migliorare la vita delle persone e non a sostituirsi all’ingegno e alla creatività umana. 

gruppo_SAMSUNG.jpg

“Il cambiamento del paradigma tecnologico a cui stiamo assistendo in questo ultimo anno ha evidenziato la necessità quanto mai urgente di competenze digitali avanzate. Nel nostro Paese, solo il 23% delle persone le ha, rispetto alla media UE del 26%. L’Italia, inoltre, ha raggiunto il più alto tasso di abbandono universitario al primo anno di sempre, ovvero il 7,3%, compromettendo ulteriormente la disponibilità di professionisti qualificati. Come Samsung, attraverso programmi come Innovation Campus vogliamo dare il nostro contributo, affiancando le università nel preparare i giovani ad affrontare le sfide future. Innovation Campus consente agli studenti di acquisire skills digitali, fondamentali per essere professionisti competitivi a livello globale e competenze trasversali: con un cambiamento così dirompente, è importante infatti formare professionisti che uniscano alle competenze tecnologiche anche una visione che mantiene salda la centralità dell’uomo all’interno del processo tecnologico. Le persone non sono solo gli utenti finali di un’applicazione all’avanguardia, ma sono la ragione ultima che deve far accelerare sull’innovazione”, ha dichiarato Anastasia Buda, Corporate Citizenship & Internal Communication Manager di Samsung Electronics Italia.

Il corso si è integrato con i percorsi universitari già avviati e ha visto la partecipazione di studenti iscritti al secondo e terzo anno dei Corsi di Laurea Triennali dei Dipartimenti di Informatica e Ingegneria dell’Informazione. Dopo una prima parte di lezioni teoriche, gli studenti sono stati chiamati a lavorare a un project work, per mettere in pratica quanto appreso e immergersi sin da subito in un’esperienza concreta avvicinandosi così al mondo del lavoro. I team di lavoro hanno sviluppato un’idea strutturata in linea con il tema Human Tech, dove il digitale si mette al servizio dell’uomo, amplificandone le capacità e l’ingegno.

Due i premi assegnati: una borsa di studio del valore di 1800 euro ad Alessio Pardini, studente al terzo anno del corso di laurea in Informatica che ha ottenuto il punteggio più alto in tutte le prove del corso, mentre SmartCrib, sviluppato da Andrea Di Matteo, Jessica Ferrari, Federico Marchi, Emanuele Mori, Alessio Pardini e Mattia Piras ha vinto il premio come migliore project work aggiudicandosi una borsa di studio complessiva pari a 3.600 euro.

vincitori_SAMSUNG_32.jpg

SmartCrib è una culla intelligente che facendo leva sull’AI e sensori biometrici consente di monitorare i neonati con l’obiettivo da un lato di ridurre il tasso di SIDS, ovvero le cosiddette morti in culla, e dall’altro aiutare i neogenitori attraverso strumenti in grado di garantire sicurezza e comfort ai bambini. SmartCrib è capace di monitorare il sonno del neonato, battiti, temperatura, peso e movimenti. Inoltre, grazie al microfono integrato rileva pianto e attacchi di tosse. Tutti i dati e le informazioni sono raccolti e gestiti tramite un’app sullo smartphone.

“Anche quest’anno il Samsung Innovation Campus ha offerto ai nostri studenti e alle nostre studentesse l'opportunità di confrontarsi con le sfide del mondo del lavoro - ha dichiarato la professoressa Laura Elisa Marcucci, delegata per le attività di orientamento dell'Ateneo pisano - La loro partecipazione è stata come sempre attiva, consapevole e motivata e ha portato a risultati di altissimo livello. Questo percorso formativo è stato per loro un laboratorio in cui poter valorizzare le proprie conoscenze e sviluppare il proprio talento e desidero ringraziare Samsung Electronics Italia a nome dell'Università di Pisa, così come i nostri docenti e il personale del Career Service, per l'eccellente lavoro svolto”.

Innovation Campus è un progetto che rientra a pieno titolo nella vision di Corporate Social Responsibility di Samsung “Together for Tomorrow! Enabling People”. Offrendo momenti di formazione a vari livelli, Samsung è al fianco di studenti, insegnanti e universitari per aiutarli ad acquisire le competenze fondamentali legate al mondo dell’innovazione e del digitale, per favorire lo sviluppo di soft skill, l’inserimento nel mondo del lavoro e per permettere agli innovatori di domani di raggiungere il loro pieno potenziale, diventando i nuovi leader che guideranno i processi di evoluzione positiva in ambito sociale.

Per ulteriori informazioni sulle modalità di partecipazione accedi a questo link.

Sono 63 gli iscritti alla tredicesima edizione del corso di alta formazione in Giustizia costituzionale e tutela giurisdizionale dei diritti che si terrà a Pisa dal 15 gennaio al 2 febbraio. Il corso, organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza con il coordinamento scientifico dei professori Roberto Romboli, Giuseppe Campanelli e Gianluca Famiglietti durerà tre settimane.

corso_giust_cost.png

I partecipanti provengono dall’Italia e, in larghissima misura, da Paesi dell’America Latina; gli 80 docenti che si alterneranno sono italiani, spagnoli, centro e sudamericani.

Oltre ai seminari su tematiche che vanno dai modelli di giustizia costituzionale, alla tutela sovranazionale dei diritti fondamentali, il corso vedrà affrontare casi pratici connessi all’attualità costituzionale, attraverso l’analisi di sentenze che hanno inciso nel campo della protezione dei diritti umani. All’interno del Corso sono programmate conferenze tenute da ospiti illustri, tra cui Luigi Ferrajoli ed Eduardo Ferrer-Mac Gregor.

Per approfondire: https://cafdirittifondamentali.jus.unipi.it

Una grande Università pubblica, che guida e sostiene la crescita culturale, sociale ed economica del Paese, con l’ambizione di contribuire al suo sviluppo attraverso la valorizzazione dei talenti, l’espansione della conoscenza e l’apertura al mondo. Sono queste le linee guida principali delineate nel Piano strategico di Ateneo 2023-2028 che il rettore Riccardo Zucchi e il prorettore vicario Giuseppe Iannaccone hanno illustrato alla comunità universitaria nell’incontro del 9 gennaio al Polo Carmignani. Una road map che traccia il percorso dell’Ateneo dei prossimi anni, in cui si assume l’impegno di lavorare come motore di sviluppo della società grazie alla capacità di fare sistema e alle competenze sviluppate nel fare ricerca alla frontiera della conoscenza.

Guarda il video della presentazione

Il Piano, prodotto attraverso un processo ampiamente partecipativo e trasparente avviato nel febbraio 2023, rappresenta il documento attraverso il quale l’Ateneo afferma la propria identità, definendo la missione che si propone, dichiarando i propri obiettivi strategici ed elencando le azioni necessarie per raggiungerli: “Sono convinto che questo Piano strategico, in linea con i valori che abbiamo preso come riferimento – e cioè valorizzare i talenti, espandere la frontiera della conoscenza, aprirsi al mondo, gestire in modo trasparente e sostenibile e coltivare coesione e condivisione – costituirà la base per il successo e la crescita della nostra Università, a beneficio anche dell’intera collettività – dichiara il rettore Riccardo Zucchi – La nostra visione di “guidare e sostenere la crescita culturale, sociale ed economica”, riflette la convinzione che, in un mondo sempre più interdipendente, dobbiamo continuare a lavorare insieme, più intensamente e in modi nuovi, per affrontare le tante sfide che ci attendono”.

piano1.jpg

“Nel Piano la visione dell’Ateneo è definita in termini dell’impatto esterno al perimetro dell’Università e la parola chiave è proprio impatto: impatto sulla crescita economica, sociale e culturale del Paese – aggiunge Giuseppe Iannaccone – Questo vuole dire che la formazione e la ricerca devono creare opportunità di crescita personali e professionali per inostri studenti, ma devono essere anche in grado di accrescere il valore di una società avanzata che si basa sulla conoscenza e sulle competenze delle persone. Il contributo che vogliamo dare è proattivo, propositivo: non si tratta di rispondere a un’esigenza, ma di essere in grado di proporre nuovi percorsi di formazione che aiutino gli studenti a crescere e a fare una loro strada nel mondo, individuare nuovi temi di ricerca con cui l’università può contribuire alle grandi sfide del futuro e a valorizzare e favorire la nascita di nuove iniziative imprenditoriali”.

Il Piano si sviluppa su cinque aree, tutte di grande rilievo per l’Ateneo: didattica, ricerca, terza missione, gestione e comunità universitaria. Molte sono le azioni che l’Ateneo ha già intrapreso e che metterà in campo nei prossimi mesi per realizzare i 14 obiettivi individuati nel Piano. Un punto fondamentale è aumentare l’attrattività della formazione attraverso l’aggiornamento dell’offerta formativa, il potenziamento delle attività di orientamento in ingresso e in itinere e il miglioramento della qualità della didattica, con una particolare attenzione per le azioni di supporto agli studenti più bisognosi; sul piano dell’internazionalizzazione c’è un accento particolare sull’internazionalizzazione in ingresso, con la volontà di introdurre nuovi corsi in lingua inglese a partire dalle triennali e favorire l’ingresso di studenti e studiosi dall’estero.

 piano2.jpg

Inoltre sono in programma numerose iniziative di potenziamento e supporto alla ricerca: alcune sono state già avviate, come Starting@Unipi e Consolidator@Unipi, i bandi con cui Unipi vuole aiutare ad aumentare la partecipazione dei ricercatori a partecipare alle call dell’European Research Council (ERC). A questi presto si aggiungerà il bando Advanced@Unipi, riservato ai ricercatori “senior”, mentre è già stata bandita la call riservata ai post-doc con l’azione Marie Skłodowska-Curie Seal of Excellence, andando così a creare opportunità per i ricercatori di tutte le fasce e nelle diverse fasi di carriera. Una novità che sarà presto annunciata è poi il Restarting grant, un incentivo per ricercatrici e professoresse in rientro dal congedo parentale obbligatorio che ha l’obiettivo di colmare il gender gap nelle carriere universitarie.

Sul piano della terza missione, l’intento è lavorare molto sull’avvicinamento dell’Università con il mondo delle imprese: nei prossimi mesi prenderà forma Start Attractor, iniziativa presentata lo scorso giugno, che ambisce a creare un punto di incontro tra ricerca e industria e che vuol fare dell’Ateneo pisano un motore di sviluppo per il territorio locale e nazionale.

La crescita dell’Ateneo passerà anche dal potenziamento del suo personale: per l’anno 2024 è in programma l’assunzione di 118 nuove unità di personale tecnico-amministrativo e, proprio in questi giorni, gli organi stanno deliberando per l’immissione di nuovo personale docente.

I gelada, scimmie che vivono sugli altopiani etiopi, sbadigliano vocalizzando, creando delle sinfonie che si propagano tra i gruppi. Il fenomeno è stato osservato da un gruppo di etologi ed etologhe delle Università di Pisa e di Rennes che ha lavorato due mesi nello NaturZoo di Rheine e ha poi pubblicato i risultati della ricerca svolta sulla rivista Scientific Reports.

Il team composto da Luca Pedruzzi, dottorando fra Pisa e Rennes, Martina Francesconi ed Elisabetta Palagi, rispettivamente dottoranda e professoressa dell’Ateneo Pisano, e da Alban Lemasson, professore a Rennes, ha evidenziato che le particolari vocalizzazioni dei gelada associate agli sbadigli avrebbero un ruolo nel mantenere i legami sociali, anche in situazioni in cui il contatto visivo risulta impossibile. Gli animali infatti sbadigliano al solo sentire lo sbadiglio di altri esemplari, e il suono sembra essere particolarmente contagioso quando emesso da maschi dello stesso gruppo, individui cioè con un “peso sociale” maggiore.

“Il potere contagioso degli sbadigli è innegabile e va oltre i confini delle specie – sottolinea Luca Pedruzzi - Il fenomeno, osservato da tempo negli umani e in specie animali altamente sociali, assume una nuova dimensione con i gelada, scimmie endemiche dell’Etiopia caratterizzate da un’alta complessità sociale. A differenza di altri primati, i gelada producono sbadigli “rumorosi”, un tratto condiviso solo con la nostra specie”.

“Questa ricerca non solo approfondisce la nostra comprensione del contagio di sbadiglio, ma rivela la complessità “sinfonica” della comunicazione dei gelada – aggiunge Martina Francesconi – E mentre decifriamo il linguaggio acustico di queste scimmie, le analogie con le dinamiche sociali umane diventano sempre più evidenti. Gli echi degli sbadigli negli altopiani dei gelada risuonano con gli echi lontani dei nostri legami sociali, sfidandoci a esplorare l’intreccio evolutivo delle connessioni interspecifiche”.

 

Ma gli sbadigli sono solo l’inizio. Per comprendere appieno la funzione di queste vocalizzazioni nei gelada e, più in generale, per studiare come la complessità sociale della specie si ripercuote nelle molteplici strategie comunicative adottate, il gruppo di ricerca della professoressa Palagi a breve partirà con un progetto finalizzato alla raccolta di dati comportamentali su queste scimmie in Etiopia, in natura, in collaborazione con l'Università di Addis Abeba, in particolare con la professoressa Bezawork Afework.

“Le implicazioni di questa nuova ricerca si estendono ben oltre il campo degli sbadigli. La componente acustica degli sbadigli potrebbe fungere come uno strumento non solo per regolare le dinamiche sociali, ma anche per creare una connessione emotiva tra individui che, condividendo lo stesso stato d'animo, possono sincronizzare le proprie azioni, particolarmente in scenari in cui il contatto visivo è limitato – conclude Palagi - Questa inaspettata similitudine tra esseri umani e gelada suggerisce un percorso evolutivo condiviso, plasmato dalla necessità di una comunicazione complessa, sincronizzazione di gruppo e costruzione di legami sociali. Ci aspettiamo che i risultati gettino luce sulla possibile convergenza evolutiva tra la nostra specie e i gelada, rivelando un intrigante collegamento tra il contagio di sbadiglio, la comunicazione uditiva e i comportamenti a base empatica”.

 

 

 

I gelada, scimmie che vivono sugli altopiani etiopi, sbadigliano vocalizzando, creando delle sinfonie che si propagano tra i gruppi. Il fenomeno è stato osservato da un gruppo di etologi ed etologhe delle Università di Pisa e di Rennes che ha lavorato due mesi nello NaturZoo di Rheine e ha poi pubblicato i risultati della ricerca svolta sulla rivista Scientific Reports.

figura1.jpg

Gelada al NaturZoo di Rheine (giovani animali sulla sinistra, un maschio adulto mentre riceve un contatto affiliativo da una femmina a destra)

Il team composto da Luca Pedruzzi, dottorando fra Pisa e Rennes, Martina Francesconi ed Elisabetta Palagi, rispettivamente dottoranda e professoressa dell’Ateneo Pisano, e da Alban Lemasson, professore a Rennes, ha evidenziato che le particolari vocalizzazioni dei gelada associate agli sbadigli avrebbero un ruolo nel mantenere i legami sociali, anche in situazioni in cui il contatto visivo risulta impossibile. Gli animali infatti sbadigliano al solo sentire lo sbadiglio di altri esemplari, e il suono sembra essere particolarmente contagioso quando emesso da maschi dello stesso gruppo, individui cioè con un “peso sociale” maggiore.

 

Luca Pedruzzi e Martina Francesconi al NaturZoo di Rheine (Germania)

“Il potere contagioso degli sbadigli è innegabile e va oltre i confini delle specie – sottolinea Luca Pedruzzi - Il fenomeno, osservato da tempo negli umani e in specie animali altamente sociali, assume una nuova dimensione con i gelada, scimmie endemiche dell’Etiopia caratterizzate da un’alta complessità sociale. A differenza di altri primati, i gelada producono sbadigli “rumorosi”, un tratto condiviso solo con la nostra specie”.

“Questa ricerca non solo approfondisce la nostra comprensione del contagio di sbadiglio, ma rivela la complessità “sinfonica” della comunicazione dei gelada – aggiunge Martina Francesconi – E mentre decifriamo il linguaggio acustico di queste scimmie, le analogie con le dinamiche sociali umane diventano sempre più evidenti. Gli echi degli sbadigli negli altopiani dei gelada risuonano con gli echi lontani dei nostri legami sociali, sfidandoci a esplorare l’intreccio evolutivo delle connessioni interspecifiche”.

 

figura3.jpg

Elisabetta Palagi e Alban Lemasson

Ma gli sbadigli sono solo l’inizio. Per comprendere appieno la funzione di queste vocalizzazioni nei gelada e, più in generale, per studiare come la complessità sociale della specie si ripercuote nelle molteplici strategie comunicative adottate, il gruppo di ricerca della professoressa Palagi a breve partirà con un progetto finalizzato alla raccolta di dati comportamentali su queste scimmie in Etiopia, in natura, in collaborazione con l'Università di Addis Abeba, in particolare con la professoressa Bezawork Afework.

“Le implicazioni di questa nuova ricerca si estendono ben oltre il campo degli sbadigli. La componente acustica degli sbadigli potrebbe fungere come uno strumento non solo per regolare le dinamiche sociali, ma anche per creare una connessione emotiva tra individui che, condividendo lo stesso stato d'animo, possono sincronizzare le proprie azioni, particolarmente in scenari in cui il contatto visivo è limitato – conclude Palagi - Questa inaspettata similitudine tra esseri umani e gelada suggerisce un percorso evolutivo condiviso, plasmato dalla necessità di una comunicazione complessa, sincronizzazione di gruppo e costruzione di legami sociali. Ci aspettiamo che i risultati gettino luce sulla possibile convergenza evolutiva tra la nostra specie e i gelada, rivelando un intrigante collegamento tra il contagio di sbadiglio, la comunicazione uditiva e i comportamenti a base empatica”.

 

 

 

In occasione del 20° Torneo internazionale di Hockey “La Befana sotto la Torre", che si è svolto a Pisa il 4, 5 e 6 gennaio con in campo oltre 140 giovani sportivi dai 6 ai 14 anni, è stata lanciata la prima iniziativa di un progetto di contrasto alla violenza di genere che il CUS porterà avanti, nel corso del 2024, insieme all'Università di Pisa. Si tratta di un percorso che vedrà la partecipazione di tutta la comunità sportiva del Cus, a vari livelli. Come prima azione simbolica è stato esposto uno striscione che promuove lo Sportello Interuniversitario contro la violenza di genere. Per l'Ateneo pisano era presente la professoressa Renata Pepicelli, delegata del rettore per le attività in Gender Studies and Equal Opportunities. Lo striscione è stato tenuto dalle squadre di Hockey del Cus Pisa e nei prossimi mesi passerà di mano in mano tra tutte le squadre del centro sportivo universitario. È stata inoltre realizzata una piccola campagna di comunicazione dedicata alla fascia di età più giovane, con messaggi di contrasto agli stereotipi di genere e di promozione di una cultura dello sport rispettosa della diversità.

Torneo Hockey_4.jpeg

Nel corso dell’anno verrà poi organizzato un convegno insieme all’Università di Pisa, dedicato proprio alla violenza di genere nello sport e alle migliori pratiche per combatterla. Il Cus Pisa inoltre, ha messo a disposizione il proprio corpo docente per una formazione specifica sul tema. Dal punto di vista istituzionale invece, il Cus Pisa si doterà di una figura Responsabile contro abusi, violenze e discriminazioni, con lo scopo di prevenire e contrastare ogni tipo di abuso, violenza e discriminazione sulle persone tesserate nonché per garantire la protezione dell’integrità fisica e morale degli sportivi.

Torneo_Hockey_1.jpeg

“Oggi diamo il via a un percorso di crescita per tutta la comunità sportiva, verso la parità di genere, verso uno sport più giusto e più bello”, dichiara Stefano Pagliara, presidente del Cus Pisa. “I fatti di cronaca, purtroppo quotidiani, impongono una riflessione più profonda. Sentiamo la necessità di fare qualcosa in più. L’ambiente sportivo non è esente da rischi di discriminazioni e violenze, ed è un fatto che le opportunità di carriera non siano pari tra uomini e donne. Per questo abbiamo deciso di mettere in campo una serie di azioni per affrontare e superare gli ostacoli all'equità di genere”. “Vogliamo essere più capaci di prevenire abusi - aggiunge - ma anche di rispondere adeguatamente in caso di emergenze o conflitti. Vogliamo promuovere un ambiente e una cultura dello sport rispettosa delle differenze, inclusiva e orientata al benessere. E vogliamo che le bambine e i bambini che frequentano i nostri spazi si sentano sempre a loro agio e possano praticare lo sport che desiderano con la spensieratezza che richiede la loro età”.

Il torneo di Hockey era dedicato alla memoria di Stefano Messerini, giovane atleta che ha perso la vita in un incidente di montagna. Stefano aveva 26 anni ed era appassionato di Hockey, come il padre Mario e i fratelli Giulio e Pietro, che ancora oggi portano avanti la sua memoria con il loro impegno al CUS Pisa.

Di seguito le squadre vincitrici per ogni categoria:

Under 8: Hc Riva
Under 10: Hc Riva
Under 12: Juvenilia Uras
Under 14: Juvenilia Uras

Un premio speciale è andato a Daniele, l'atleta più giovane, nato nel 2018.
(Fonte Ufficio Stampa CUS).

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa