Fulvio Basolo
Nato a Riccò del Golfo, in provincia di La Spezia, nel 1953, il professor Fulvio Basolo ha conseguito la laurea in Scienze biologiche nel 1978 presso l’Università di Pisa. Nel 1985 si è laureato in Medicina e Chirurgia, sempre presso l’Ateneo pisano, e nel 1989 ha conseguito il diploma di specialista in Anatomia patologica.
La sua carriera accademica è iniziata nel 1979 in qualità di assistente alla cattedra di Anatomia patologica dell’Università di Pisa. Nel 1994 è diventato professore associato e dal 2000 è professore ordinario di Anatomia patologica. Per quanto riguarda l’attività assistenziale, ha ricoperto l’incarico di Direttore della Sezione Dipartimentale di Anatomia patologica sperimentale e dal 2011 è direttore dell’Unità Operativa di Anatomia patologica III dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.
La formazione scientifica del professor Basolo si è arricchita grazie ai numerosi periodi di ricerca svolti presso prestigiose istituzioni americane. Nel 1988 è stato visiting professor presso la Michigan Cancer Foundation di Detroit, che ha frequentato fino al 1990. Nel 1996 ha trascorso un periodo presso il National Cancer Institute di Bethesda, nel 1998 è stato al Department of Pathology della University of Pennsylvania a Philadelphia e nel 1999 ha soggiornato presso la Mayo Clinic di Rochester, mettendo a punto nuove tecnologie per la diagnosi preoperatoria dei noduli tiroidei.
Il professor Basolo ha ricoperto diversi incarichi istituzionali. Dal 2002 al 2006 è stato Segretario della Facoltà di Medicina e Chirurgia e Vicepreside dal 2006 al 2010. Nel 2010 è stato eletto Direttore del Dipartimento di Chirurgia, carica che ha mantenuto fino al 2012. Nello stesso periodo ha fatto parte del Senato Accademico. Dal 2012 è coordinatore del Dottorato di Ricerca in Fisiopatologia clinica.
È stato responsabile per l’Università di Pisa di numerosi PRIN e di progetti finanziati dall’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro e dal CNR.
Ha ricoperto incarichi di rilievo nel contesto di società scientifiche nazionali e internazionali. In particolare è membro della Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia Diagnostica, della European Association for Cancer Research, della European Thyroid Association e della United States and Canadian Academy of Pathology. Il professor Basolo ha svolto e svolge funzioni di revisore per numerose riviste scientifiche nell’ambito dell’anatomia patologica e fa parte del comitato editoriale della World Health Organization per i carcinomi del sistema endocrino.
L’attività scientifica del professor Basolo si è dapprima incentrata sullo studio della tumorigenesi mammaria murina e umana, passando quindi allo studio del ruolo di alcuni oncogeni nello sviluppo di tumori mammari maligni umani. Il professor Basolo ha quindi sviluppato nel corso degli anni una particolare attenzione verso la patologia neoplastica tiroidea, approfondendone gli aspetti molecolari e dedicandosi a identificare biomarkers. È stato tra i primi autori a descrivere le mutazioni della famiglia dei geni RAS nelle neoplasie tiroidee, e rilevante impatto scientifico hanno avuto i suoi lavori sul ruolo della mutazione del gene BRAF nella progressione e nella prognosi del cancro tiroideo. Dal 2013 fa parte del gruppo di esperti internazionali per la riclassificazione dei tumori tiroidei e ha contribuito a proporre una nuova classificazione, che ha avuto ampia eco internazionale per le sue ripercussioni terapeutiche. Per gli studi svolti in questo campo ha ricevuto un premio conferito dall’Endocrine Society.
Nel complesso ha pubblicato 290 articoli su riviste internazionali, ottenendo oltre 10.000 citazioni, con un h-index pari a 57.
Per queste motivazioni il Senato Accademico ha insignito dell’Ordine del Cherubino il professor Fulvio Basolo.
Marco Raugi
Nato a Livorno nel 1960, il professor Marco Raugi ha conseguito nel 1985 la laurea in Ingegneria elettronica e nel 1990 il dottorato di ricerca in Ingegneria elettrotecnica, entrambi presso l’Università di Pisa. Dal 1990 ha prestato servizio nell’Ateneo pisano nell’ambito del settore scientifico dell’Elettrotecnica, prima come ricercatore, poi come professore associato e dal 2000 come professore ordinario.
L’attività di ricerca del professor Raugi ha inizialmente riguardato i metodi numerici per l’analisi dei campi elettromagnetici in mezzi lineari e non lineari, apportando formulazioni integrali e ibride che sono state poi oggetto di collaborazioni con altri enti di ricerca nazionali e internazionali e con aziende. A partire da questi studi sono state poi sviluppate applicazioni nei controlli non distruttivi, con lo sviluppo di sensori magnetostrittivi oggetto di brevetti e di trasferimento a imprese. Altre tematiche di rilievo scientifico sono state svolte con elaborazioni numeriche della trasformata “wavelet” ai fini della analisi di problemi di compatibilità elettromagnetica nelle linee di trasmissione. Più recentemente sono state sviluppate tecniche di intelligenza computazionale nel campo dell’ingegneria elettrica con particolari applicazioni alle onde convogliate ed alla cosiddetta “SmartGrid”.
L’attività di ricerca del professor Marco Raugi ha prodotto più di 200 pubblicazioni in riviste e conferenze internazionali ed è testimoniata inoltre dai molteplici inviti a congressi internazionali come chairman di sessione o presidente dell’Editorial Board, come autore di interventi su invito e docente di tutorial. È stato inoltre General Chairman di congressi internazionali e ha ricevuto il Melcher Prize Paper Award 2002 dalla IEEE-Industry Application Society.
Il professor Raugi è stato responsabile scientifico a livello nazionale di programmi di ricerca PRIN 2003 e PRIN 2007 e coordinatore principale di progetti finanziati da Fondazioni bancarie (Cassa Risparmio Pisa, Cassa Risparmio Livorno), da ENI, GERG e da alcune PMI italiane.
Il suo concreto impegno istituzionale è testimoniato dagli incarichi ricoperti nel corso degli anni. È stato Delegato della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa per le relazioni internazionali e il programma Socrates-Erasmus e Presidente del Dottorato internazionale Elettromagnetismo applicato in Ingegneria elettrica e biomedica, elettronica, sensori intelligenti, nano-tecnologie. È stato prima Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia e dei Sistemi e successivamente Direttore del Dipartimento in Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi del Territorio e delle Costruzioni. Attualmente fa parte della Giunta del Gruppo nazionale di coordinamento del Settore scientifico disciplinare Elettrotecnica, è membro di riferimento per l’Ateneo di Pisa nella European Energy Research Alliance ed è Prorettore alla Ricerca applicata e al Trasferimento tecnologico dell’Università di Pisa.
Per queste motivazioni il Senato Accademico ha insignito dell’Ordine del Cherubino il professor Marco Raugi.
Guido Emilio Tonelli
Nato a Casola in Lunigiana (Massa Carrara) nel 1950, il professor Guido Emilio Tonelli si è laureato con lode presso l’Università di Pisa nel 1975. È diventato ricercatore presso l’Università di Pisa nel 1980 e professore associato prima a Sassari nel 1992 e poi a Pisa nel 1996. È professore ordinario presso l’Università di Pisa a partire dal 1999, dove insegna Fisica generale nel corso di laurea in Ingegneria informatica.
Nel corso degli anni l’attività di ricerca del professor Tonelli si è incentrata sulla fisica sperimentale delle alte energie nei due maggiori laboratori internazionali di fisica delle particelle: il CERN di Ginevra e il FermiLab di Chicago. Dai primi anni novanta, il professor Tonelli ha partecipato al disegno, alla realizzazione e alla messa in opera dell’esperimento CMS-Compact Muon Solenoid al Large Hadron Collider del CERN, il più potente acceleratore di particelle mai realizzato. In particolare è stato nominato Project Manager del tracciatore interno di CMS e ha guidato il gruppo che ha realizzato la parte più interna di questo rivelatore di particelle basato sulle cosiddette “micro-strisce di silicio”. Il tracciatore tutto al silicio di CMS è stato un traguardo tecnologico che ha permesso all’esperimento di realizzare nei decenni successivi un programma di ricerca ad ampio spettro: dalla ricerca del bosone di Higgs a quella di nuova fisica, dalle verifiche del Modello Standard alla ricerca del costituente fondamentale della materia oscura.
In questo stesso periodo il professor Tonelli ha contribuito a costruire a Pisa un forte gruppo di ricerca con l’esperimento CMS in collaborazione sia con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare sia con la Scuola Normale Superiore. È stato inoltre supervisore di tesi di laurea e dottorato e gli studenti da lui seguiti si sono spesso distinti nel settore.
Dopo il successo alla guida del gruppo che ha realizzato il tracciatore interno, il professor Tonelli è stato nominato dapprima viceportavoce della Collaborazione CMS, costituita da circa tremila fisici di ogni nazionalità, e in seguito, per il biennio 2010-2011, portavoce. Il periodo in cui il professor Tonelli è stato a capo della collaborazione è quello in cui l’esperimento ha iniziato la presa dati, misurando le prime collisioni prodotte da LHC, e si è concluso con le prime evidenze del bosone di Higgs confermate sei mesi dopo, nel 2012, dagli esperimenti CMS e ATLAS. I portavoce degli esperimenti, tra cui il professor Tonelli, sono stati insigniti con diversi riconoscimenti scientifici per aver guidato le collaborazioni che hanno portato a questi traguardi scientifici. La scoperta del bosone di Higgs da parte di ATLAS e CMS ha portato nel 2013 all’assegnazione del Premio Nobel per la Fisica ai fisici Englert e Higgs che ne avevano predetto l’esistenza.
Il professor Tonelli è autore di oltre 800 articoli scientifici che contano un totale di oltre 70mila citazioni; in particolare l’articolo che riporta la scoperta del bosone di Higgs ha ricevuto più di cinquemila citazioni in meno di cinque anni.
Per queste motivazioni il Senato Accademico ha insignito dell’Ordine del Cherubino il professor Guido Emilio Tonelli.
Leonardo Bertini
Nato a Pisa nel 1954, il professore Leonardo Bertini si è laureato in Ingegneria nucleare presso l’Università di Pisa nel 1980. Dopo tre anni di lavoro in aziende nazionali operanti nel settore meccanico, nel 1986 ha conseguito il dottorato in Meccanica dei Materiali. Dal 1988 si è quindi inserito nel personale di ruolo dell’Ateneo, diventando professore associato in Progettazione meccanica e Costruzione di Macchine e poi professore ordinario nel 2000.
Nel corso degli anni il professor Bertini ha ricoperto vari incarichi istituzionali in Ateneo. È stato Vicepresidente del corso di laurea in Ingegneria meccanica dal 2000 al 2002 e Presidente dal 2003 al 2008, Direttore della Scuola di Dottorato in Ingegneria “Leonardo da Vinci” dal 2005 al 2009, Vicepreside della Facoltà di Ingegneria dal 2009 sino al 2012, membro esperto e poi effettivo della Commissione Brevetti dell’Ateneo e delegato del Rettore per la promozione di spin-off, start-up e brevetti dal 2016.
Il professore Bertini svolge la sua attività nei settori dell’ingegneria meccanica e dei materiali e nel corso degli anni ha contribuito allo sviluppo di un gruppo di ricerca attivo su tematiche quali il comportamento a fatica dei materiali metallici, la meccanica della frattura e la meccanica dei materiali compositi, l’infragilimento da idrogeno, la resistenza a fatica di giunti saldati, la misura e modellazione di stati di autotensione e il comportamento di batterie di perforazione petrolifera.
L’attività di ricerca del professor Bertini, molto spesso svolta in collaborazione con aziende leader in campo nazionale e internazionale, ha complessivamente prodotto circa 130 memorie, molte delle quali pubblicate sulle più prestigiose riviste internazionali del settore. Grazie ai suoi lavori ha ricevuto il Premio dell’Associazione Italiana per l’Analisi delle Sollecitazioni per l’anno 1992 e per l’anno 2000, il Premio Central Electricity Generating Board 2010, conferito dall’Editorial Board del Journal of Strain Analysis for Engineering Design, e il Premio SMAU per l’Innovazione 2016.
Come risultato del costante impegno nello sviluppo degli aspetti applicativi, oltre che teorici, della ricerca, il professor Bertini ha inoltre contribuito allo sviluppo di due brevetti: un dispositivo per la rilevazione di caratteristiche meccaniche di materiali ed “Helios”, una tecnica innovativa per la misura automatizzata del contenuto di idrogeno nei materiali.
Dal 1993 al 2000, il professor Bertini ha inoltre fatto parte del Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana per l’Analisi delle Sollecitazioni, svolgendo anche dal 1993 al 1997, le funzioni di segretario amministrativo e tesoriere. Dal 2005 al 2007 è stato infine Presidente della stessa associazione.
Per queste motivazioni il Senato Accademico ha insignito dell’Ordine del Cherubino il professor Leonardo Bertini.
Riccardo Di Donato
Nato a Roma nel 1947, il professor Riccardo Di Donato ha svolto la sua intera attività accademica a Pisa, dove si è formato come filologo classico e storico della cultura presso la Scuola Normale, sotto la guida di Arnaldo Momigliano e Aurelio Peretti, di cui è stato assistente ordinario di Letteratura greca dal 1970 al 1982. Dal 1982 al 1993 è stato professore associato di Storia della Lingua greca e quindi titolare dell’insegnamento di Antropologia del Mondo antico, il corso da lui fondato – primo in Italia – presso l’Università di Pisa. Dal 1999 è professore ordinario di Lingua e Letteratura greca. Ha svolto periodi di ricerca e di insegnamento come visiting scholar presso il Darwin College di Cambridge e come Professeur e Directeur d’études invité presso la Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Ha inoltre tenuto cicli di lezioni presso la Scuola Archeologica Italiana di Atene e la Hebrew University di Gerusalemme.
Sul fronte degli incarichi istituzionali, è stato per due mandati Direttore del Dipartimento di Filologia classica, dal 2000 al 2008, e presidente del Collegio dei Direttori di Dipartimento e membro del Consiglio di Amministrazione nel 2003-2004.
La sua attività scientifica si è esercitata in primo luogo nel campo dello studio dell’epica greca, soprattutto Omero, in una prospettiva oralista arricchita da importanti interessi storico religiosi e antropologici. È inoltre uno dei fondatori dell’Antropologia storica del Mondo antico, nel cui ambito ha prodotto anche molti contributi dedicati alla ricostruzione del percorso epistemologico della disciplina. Ha svolto un ruolo importante nella rifondazione degli studi di diritto greco antico in una prospettiva storico-antropologica. Ha curato personalmente la classificazione delle carte di Arnaldo Momigliano, di cui ha curato l’edizione di molti inediti, e anche l’importante e conclusivo Decimo contributo alla Storia degli Studi classici e del Mondo antico, uscito nel 2012.
È stato a lungo il punto di riferimento pisano di molti studiosi di grande fama attivi all’estero, quali Jean-Pierre Vernant, Pierre Vidal Naquet, Moses Finley, e ha sensibilmente contribuito a modernizzare lo studio delle Scienze dell’Antichità a
Pisa. Caratteristica del suo metodo di lavoro è l’attenzione al radicamento storico delle metodologie e la piena consapevolezza dell’importanza del nesso tra storia e storia della storiografia.
Si è a lungo occupato di didattica della lingua, della letteratura e della civiltà greca nell’insegnamento secondario, partecipando alla vita istituzionale del nostro Paese: è stato membro della Commissione per la riforma dei cicli scolastici (1998-2001), del Centro Interdipartimentale per l’Aggiornamento, la Formazione e la Ricerca educativa dell’Università di Pisa ed è tra i fondatori della Scuola Superiore per l’insegnamento (SSIS) Toscana, presso la quale ha insegnato dalla sua fondazione nel 1999 fino al 2010.
Ha fondato e coordinato le attività del progetto “Educare all’antico”, dedicato alla didattica delle scienze dell’antichità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado. È membro del comitato scientifico di importanti riviste e collane internazionali.
Per queste motivazioni il Senato Accademico ha insignito dell’Ordine del Cherubino il professor Riccardo Di Donato.
Massimo Augello
Nato a Catanzaro nel 1949, il professor Massimo Augello si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Pisa nel 1973. Nel 1976 è stato nominato professore incaricato di Storia delle Dottrine economiche presso l’Università di Teramo, dove ha svolto per molti anni anche il ruolo di Direttore dell’Istituto di Studi economici e statistici. Nel 1985 è diventato professore associato di Economia politica nella stessa Università e nel 1994 ha assunto il ruolo di professore ordinario di Storia del Pensiero economico all’Università di Pisa.
Nell’Ateneo pisano ha ricoperto numerosi incarichi: Direttore del Dipartimento di Scienze economiche per due mandati, Presidente del corso di laurea magistrale in Storia ed Economia delle Istituzioni, membro del Consiglio di Amministrazione come rappresentante del Collegio dei Direttori di Dipartimento e del Senato Accademico come rappresentante di Area.
Nel 2004 è stato eletto Preside della Facoltà di Economia e nel 2008 è stato confermato nell’incarico che ha svolto fino al 2010, quando è stato eletto Rettore dell’Università di Pisa.
Il professor Augello ha ricoperto numerosi incarichi accademico-scientifici di rilievo nazionale, quali Segretario Generale della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Economia e di Scienze statistiche, Presidente dell’Associazione Italiana degli Storici del Pensiero economico, Coordinatore centrale di numerosi Progetti di ricerca di interesse nazionale. È inoltre direttore della rivista “Il Pensiero Economico Italiano”, da lui fondata nel 1993, e componente del comitato scientifico delle più importanti riviste del settore.
In oltre 40 anni di attività scientifica, il professor Augello ha indagato in maniera continuativa e originale diversi temi di frontiera e la sua ampia produzione scientifica consiste di numerosi articoli e saggi apparsi sulle più prestigiose riviste scientifiche e di oltre trenta volumi pubblicati con i principali editori italiani (fra i quali Giulio Einaudi, Franco Angeli, Le Monnier) e internazionali (Routledge, Springer, Ashgate, Palgrave MacMillan).
Le linee di ricerca seguite hanno riguardato, in una prima fase, il pensiero economico francese della prima metà dell’800 e i temi dello sviluppo economico; ma il suo principale filone di ricerca è stato senz’altro lo studio della scienza economica italiana dell’800 e dei primi del ’900, condotto in particolare attraverso l’approfondimento dei processi di istituzionalizzazione dell’economia politica e di professionalizzazione degli economisti. In questa innovativa prospettiva di ricerca, il professor Augello ha saputo coinvolgere non solo l’intera comunità italiana degli storici del pensiero economico, ma anche un numero sempre crescente di affermati studiosi stranieri, con i quali ha condiviso progetti internazionali di ricerca e una serie di volumi da lui curati. Con queste ricerche, il professor Augello si è affermato come protagonista di una corrente storiografica da lui stesso fondata, quella della Storia istituzionale dell’Economia politica.
Contemporaneamente, il professor Augello è stato un pioniere dell’Informatica umanistica, ponendo mano, fin dai primi anni ottanta del secolo scorso, sia ad analisi quantitative applicate alla storia del pensiero economico sia alla realizzazione di sistemi informativi per la raccolta e lo studio dei dati bio-bibliografici degli economisti. Da questo lavoro pluridecennale sono scaturiti un volume sull’economista autriaco Joseph Schumpeter, che gli ha garantito un’ampia notorietà internazionale e, più di recente, il Dizionario degli economisti italiani, in 4 volumi, che rappresenta un unicum nel suo genere.
Attualmente dirige il Centro Interuniversitario sul Pensiero Economico Italiano, da lui fondato in collaborazione con le Università di Firenze e di Siena.
Per queste motivazioni il Senato Accademico ha insignito dell’Ordine del Cherubino il professor Massimo Augello.
Mina Welby e Corrado Augias all'Università di Pisa per discutere di diritto di scelta e fine vita
Giovedì 6 aprile, a partire dalle ore 15,30 nell'Aula Magna del Polo Carmignani, l'Università di Pisa organizza un incontro aperto alla cittadinanza per discutere di diritto di scelta e fine vita.
Dopo i saluti del rettore Paolo Mancarella e della delegata per la comunicazione e la diffusione della cultura, Sandra Lischi, sarà presentato e proiettato "Love is All. Piergiorgio Welby, Autoritratto", il film dei due registi e produttori del film, Francesco Andreotti e Livia Giunti, entrambi laureati in Cinema nell'Ateneo pisano. Seguirà un dibattito che vedrà come protagonisti il giornalista, scrittore e conduttore televisivo, Corrado Augias, e la co-presidente dell'Associazione "Luca Coscioni", Mina Welby. A coordinare l’incontro ci sarà la docente di Pedagogia, Maria Antonella Galanti.
L'immagine di Piergiorgio Welby, inerte a letto e attaccato a un respiratore polmonare a seguito di una forma degenerativa di distrofia muscolare, è entrata nelle case degli italiani dieci anni fa, diventando in breve tempo l'icona della lotta per i diritti civili e per l'autodeterminazione dei cittadini. Welby era un uomo che amava profondamente la vita e un artista che ha lasciato numerosi scritti, poesie, dipinti e sperimentazioni fotografiche. Il suo ritratto, che tende in realtà a un vivace autoritratto, viene raccontato nel film "Love is All", dei registi Andreotti e Giunti.
Il film, proiettato alla Camera dei deputati il 20 dicembre scorso in occasione del decennale della morte di Piergiorgio Welby, ha ottenuto di recente una menzione speciale per “L'attenzione originale ai temi del sociale" ai Nastri d'Argento 2017. Il premio è dato annualmente dal SNGCI - Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani
Partendo dal film su Welby, l'Università di Pisa ritiene importante proporre un dibattito sulle tematiche del diritto di scelta e fine vita, rilanciate poche settimane fa dalla vicenda di Dj Fabo, che per alcuni aspetti ricorda quella di Piergiorgio Welby, e dall'inizio della discussione in Parlamento del progetto di legge sul testamento biologico. Fuori da ogni tecnicismo, i relatori - in primo piano, gli ospiti Corrado Augias e Mina Welby - svilupperanno una riflessione articolata e complessa su questo argomento, dedicando uno specifico spazio al confronto e agli interventi del pubblico
Lotta biologica e biopesticidi: una possibile convivenza?
La sempre maggiore resistenza agli insetticidi rappresenta una minaccia per le produzioni agricole e la salute pubblica. In questo scenario, i prodotti naturali di origine vegetale sono alleati preziosi per invertire questa tendenza negativa. Un aiuto in questo senso viene dall’olio di neem, estratto dalla pianta asiatica Azadirachta indica, sul quale il gruppo di ricerca del professore Angelo Canale del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa ha recentemente condotto degli studi e pubblicato una review sulla rivista scientifica “Natural Product Research”.
“I prodotti a base di neem, così come altri estratti vegetali, hanno dimostrato efficacia nei confronti di più di 100 specie di artropodi nocivi, con meccanismi multipli di azione insetticida che rendono poco probabile l’insorgenza di resistenza nelle specie trattate - spiega Angelo Canale – sono inoltre a basso costo e presentano caratteristiche di ridotta tossicità verso i mammiferi”.
In particolare, come dimostrano le più recenti ricerche condotte in collaborazione con diverse istituzioni nazionali e internazionali (tra cui le Università La Sapienza di Roma, di Camerino e di Padova, oltre a numerosi atenei in Francia, Inghilterra, Germania, Repubblica Ceca, Egitto, Arabia Saudita, Iran, Cina, India, Corea del Sud, Malesia, Giappone e Stati Uniti), l’olio neem è ideale se utilizzato come insetticida nella lotta integrata con agenti di controllo biologico, dato che risulta nocivo per le specie dannose, quali zanzare e acari, ma ha una ridotta tossicità verso alcuni loro predatori, come ad esempio anfibi e pesci.
“Le classiche strategie di controllo biologico con entomofagi – ha concluso il dottor Giovanni Benelli dell’Ateneo pisano e cofirmatario dello studio – possono quindi essere integrate con successo mediante l’utilizzo di nanoformulati insetticidi ecocompatibili, con ridotti effetti non-target e nei confronti dell’ambiente.”
Lotta biologica e biopesticidi: una possibile convivenza?
La sempre maggiore resistenza agli insetticidi rappresenta una minaccia per le produzioni agricole e la salute pubblica. In questo scenario, i prodotti naturali di origine vegetale sono alleati preziosi per invertire questa tendenza negativa. Un aiuto in questo senso viene dall’olio di neem, estratto dalla pianta asiatica Azadirachta indica, sul quale il gruppo di ricerca del professore Angelo Canale del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa ha recentemente condotto degli studi e pubblicato una review sulla rivista scientifica “Natural Product Research” (http://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/14786419.2016.1214834).
“I prodotti a base di neem, così come altri estratti vegetali, hanno dimostrato efficacia nei confronti di più di 100 specie di artropodi nocivi, con meccanismi multipli di azione insetticida che rendono poco probabile l’insorgenza di resistenza nelle specie trattate - spiega Angelo Canale – sono inoltre a basso costo e presentano caratteristiche di ridotta tossicità verso i mammiferi”.
In particolare, come dimostrano le più recenti ricerche condotte in collaborazione con diverse istituzioni nazionali e internazionali (tra cui le Università La Sapienza di Roma, di Camerino e di Padova, oltre a numerosi atenei in Francia, Inghilterra, Germania, Repubblica Ceca, Egitto, Arabia Saudita, Iran, Cina, India, Corea del Sud, Malesia, Giappone e Stati Uniti), l’olio neem è ideale se utilizzato come insetticida nella lotta integrata con agenti di controllo biologico, dato che risulta nocivo per le specie dannose, quali zanzare e acari, ma ha una ridotta tossicità verso alcuni loro predatori, come ad esempio anfibi e pesci.
“Le classiche strategie di controllo biologico con entomofagi – ha concluso il dottor Giovanni Benelli dell’Ateneo pisano e cofirmatario dello studio – possono quindi essere integrate con successo mediante l’utilizzo di nanoformulati insetticidi ecocompatibili, con ridotti effetti non-target e nei confronti dell’ambiente.”
Medea di Euripide nella regia di Gabriele Lavia al Teatro Era
La Stagione 2016/17 al Teatro Era si chiude con un grande classico, Medea di Euripide, nell’adattamento e regia di Gabriele Lavia, sabato 8 aprile ore 21 e domenica 9 aprile ore 18.30.
Per studenti e dipendenti dell'Ateneo è prevista una riduzione del biglietto a 12 euro.
Un lavoro, prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana che scava nell’animo umano e nei grandi interrogativi della vita: Federica Di Martino è Medea, una figura della diversità e dell’istinto attraversati da folgoranti visioni tragiche, sullo sfondo di una rilettura dove a emergere è la modernità della potenza passionale e devastatrice della protagonista.
“È un testo sconvolgente”, afferma Lavia, “di una bellezza e di una contemporaneità commoventi.
Medea è uno dei personaggi più celebri del mondo classico, per forza drammatica, complessità ed espressività. Euripide la mette in scena nel 431 a.C. mettendo al centro del dramma la passione, violenta e feroce, di una donna. Forte, perché padrona della sua vita, tanto da distruggere tutto quello che la lega al suo passato. Una donna diversa, una barbara in una città che la respinge. Gabriele Lavia legge oggi nel capolavoro euripideo, il viaggio verso un personaggio sradicato in un paese straniero.
“Medea è una donna tradita”, spiega il regista, “è una donna che viene da lontano. È ‘figlia del Sole’, non perché partorita dal dio Sole, ma perché viene dal mondo in cui il Sole sorge. Viene dal Caucaso, dall’Oriente, è un’altra cultura. Parliamo di un capolavoro assoluto, che tira dentro e non si lascia svelare. Nessun regista può interpretarlo. La verità è che Medea ha interpretato me. Lei mi ha piegato, mi ha portato a realizzare questo allestimento”.
La scena si svolge a Corinto, dove Medea vive con Giasone e i loro due figli. La donna ha aiutato il marito nell’impresa del Vello d’oro e abbandonato il padre Eeta, re della Colchide e fratello di Circe. Dopo dieci anni, però, Creonte, re della città, vuole offrire sua figlia Glauce in sposa a Giasone, dandogli così la possibilità di successione al trono. Giasone accetta e abbandona Medea.
Leggi i dettagli sul sito del Teatro Era