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Comunicati stampa
Martedì, 02 Luglio 2013 13:10

Le nuove frontiere della robotica

mano robotica Mercoledì 3 luglio, alle 11.30, nell'Aula Pacinotti di Ingegneria, si svolgerà "Natural Motion and Manipulation", la terza edizione del ciclo di workshop "New Frontiers of Robotics", che il Centro di ricerca "E. Piaggio" dell'Università di Pisa organizza ogni anno invitando scienziati di fama internazionale a presentare gli aspetti più avanzati della propria ricerca. Tema centrale dell'edizione 2013 è lo studio di robot in grado di compiere movimenti simili a quelli dell'essere umano e di cooperare con l'uomo nello svolgimento di diversi compiti, in modo sempre più naturale.

I nuovi robot sono dotati di un "corpo" ispirato al sistema muscolo-scheletrico umano, imitandone anche il controllo, ed è questo design innovativo che li rende più efficienti e affidabili. Il programma di quest'anno prevede ospiti da Università di Stanford, Agenzia Aereospaziale Tedesca, Università di Berlino, Università di Siena e Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.

Lo studio della relazione e connessione fisica uomo-robot ha permesso di aprire nuove strade per lo studio delle strutture che governano il movimento, con prospettive di applicazione in area medica, nella riabilitazione e nell'intrattenimento. Particolare attenzione verrà dedicata al ruolo della mano e del movimento della manipolazione umana, il cui studio richiede la comprensione profonda della complessa interazione tra mano, oggetto e ambiente.

Il workshop presenta i risultati delle ricerche condotte in ben cinque progetti europei che vedono coinvolto il Centro "E. Piaggio": THE Hand Embodied, SoftHands, WhereHap, RobLog e Saphari, ed è organizzato dal Centro "E.Piaggio" in collaborazione con la sezione Italiana della società di IEEE Robotica e Automazione (Italian Chapter of IEEE Robotics and Automation Society).

Il workshop potrà essere seguito in streaming dal canale YouTube del Centro "E. Piaggio" connettendosi a questo link.

Conferenza stampa Badia PozzeveriGiovani archeologi pisani e americani di nuovo insieme per la campagna di scavi a Badia Pozzeveri nel Comune di Altopascio (LU). Grazie a un accordo tra l'Università di Pisa e la Ohio State University, l'area intorno all'antica chiesa abbaziale sarà utilizzata nel mese di luglio come scuola estiva di archeologia dagli studenti di antropologia e di archeologia provenienti da ben 17 università nordamericane, sotto l'egida del Department of Anthropology dell'Ohio State University, e dagli studenti del master in Bioarcheologia, Paleopatologia e Antropologia Forense degli atenei di Pisa, Bologna e Milano. Il progetto di studio, varato in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, ha come obiettivo l'indagine archeologica estensiva dell'antica abbazia e in particolare lo studio e l'analisi dei resti umani sepolti nelle aree cimiteriali del monastero. Sul sito www.paleopatologia.it sarà possibile seguire il diario degli scavi.

Scavi badia pozzeveriAlla presentazione della Field school, che si è tenuta al rettorato dell'Università di Pisa, erano presenti Alessandra Guidi, prorettore per l'Internazionalizzazione, Gino Fornaciari, direttore della divisione di Paleopatologia dell'Ateneo pisano e co-direttore della Field School, Giuseppe Vercellotti, Instructor della Field School per il Department of Anthropology della Ohio State University, , Maido Castiglioni, vice presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Maurizio Marchetti, sindaco del Comune di Altopascio, Nicola Fantozzi, assessore alla Cultura del Comune di Altopascio.

Il campione bioarcheologico recuperato permetterà di ricostruire malattie, stile di vita e caratteristiche fisiche della popolazione locale dal Medioevo fino al XIX secolo. Il cantiere di scavi prevede quest'anno la permanenza sul sito di 31 studenti americani, di 10 fra istruttori, supervisori e assistenti di ricerca italiani e americani e di 3 directors (Francesco Coschino, Antonio Fornaciari, Giuseppe Vercellotti), per un totale di 38 persone, per tutta la durata del mese di luglio 2013. Gli studenti saranno ospitati dal comune di Altopascio, grazie a un finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

Scavi a badia pozzeveri L'area di scavo di quest'anno sarà molto più estesa rispetto alla scorsa edizione. La campagna dello scorso anno aveva portato alla luce diverse fasi cimiteriali comprese tra l'XI e il XIX secolo, tra cui un'area destinata ai bambini risalente al XVIII secolo, nota in Toscana come "paradisino". Di particolare importanza è stato il ritrovamento di una fossa per la gettata delle campane risalente alla fine del XVIII secolo, in cui erano ancora ben visibili le impronte degli stampi per la fusione del bronzo.
 

Badia Pozzeveri
Il territorio del comune di Altopascio costituisce un'area di elevato interesse dal punto di vista monumentale, storico e archeologico. Infatti, accanto al capoluogo comunale, sede dell'antico Ordine del Tau, il complesso religioso di Badia Pozzeveri rappresenta una delle emergenze monumentali più rilevanti e un giacimento di grandi potenzialità archeologiche.

Scavi a badia pozzeveri Già occupata da un villaggio, attestato per lo meno nel X secolo, la località divenne nell'XI secolo sede di uno dei più importanti monasteri della lucchesia orientale. Dell'abbazia medievale di Pozzeveri oggi sono visibili soltanto alcune porzioni della chiesa (abside, transetti e base del campanile), mentre i resti del complesso monastico (sala capitolare, scriptorium, chiostro, celle, cucine, refettorio etc.) sono sepolti nei terreni circostanti la chiesa.

La possibilità di un'indagine archeologica di lunga durata costituisce indubbiamente una notevole opportunità per uno sviluppo turistico dell'area: Badia Pozzeveri ha infatti le caratteristiche per diventare il fulcro di un percorso storico-archeologico più ampio, comprendente la via Francigena e le varie pregiatissime emergenze archeologiche e monumentali circostanti.






Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa 
Nazione Pisa 
Tirreno Lucca
TirrenoPisa.it 
NazionePisa.it
PisaInformaFlash.it 
Luccaindiretta.it 
gonews.it 
OgniSette.it

TG:
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hack1L'Università di Pisa si unisce al cordoglio del mondo scientifico italiano e internazionale per la scomparsa di Margherita Hack, professore emerito all'Università degli Studi di Trieste. La perdita di Margherita Hack, che era nata a Firenze nel 1922, è un grave lutto per la cultura e per la società civile italiana, al cui progresso si era sempre dedicata con impegno ed entusiasmo.

Poco più di un mese fa, in una delle sue ultime apparizioni pubbliche, Margherita Hack aveva partecipato in videoconferenza da Trieste agli Open Day della Ricerca organizzati dall'Università di Pisa. Davanti a oltre 400 persone, in gran parte studenti, aveva tenuto un appassionato intervento sull'astrofisica e sulle potenzialità che la scienza e la ricerca hanno per il nostro Paese. "Io credo - aveva detto in quella occasione - che le nostre università siano migliori di quelle di tanti altri Paesi e che l'immaginazione degli italiani sia una grande risorsa per la ricerca".

Guarda il video degli Open Day con Margherita Hack

Venerdì, 28 Giugno 2013 15:14

Travestirsi nel mondo greco e romano

Achille a Sciro nel mosaico di Zeugma (Turchia)Cosa succede quando ci si traveste da donna, o da uomo, cosa succede quando si indossano i vestiti propri dell'altro sesso? Perché lo si fa?

Anche nel mondo greco e romano, come nella società odierna, i motivi possono essere molto diversi : dal camuffamento, come è il caso di Achille a Sciro, vestito da donna per evitare la guerra, alla partecipazione ad un rituale, al desiderio di mutare la propria identità sessuale.

Un convegno dedicato al tema del travestitismo e del cross-dressing nell'antichità è stato realizzato, grazie al sostegno dell'Ateneo pisano, dal Dipartimento di di Civiltà e Forme del Sapere–Storia Antica, in collaborazione con l' Historisches Seminar dell'Università di Mainz.

"L'idea è venuta quasi per caso" afferma Margherita Facella "grazie al ritrovamento da parte di archeologi russi di un'iscrizione in cui Ipsicratea, concubina di Mitridate, re del Ponto, viene citata con un nome maschile. L'iscrizione conferma quello che narra Plutarco, cioè che Ipsicratea si vestiva da uomo, cavalcava e combatteva come un guerriero persiano ed era chiamata da Mitridate con un nome maschile".

Questa conferma è interessante perché non sempre i racconti degli storici antichi sono attendibili su questi temi: in molti casi il racconto sul travestitismo di qualche personaggio potente riferisce dicerie screditanti nate in ambienti ostili al personaggio in questione.

"In genere comunque nei testi antichi" aggiunge Domitilla Campanile "è visto come negativo il fatto che un uomo si travesta da donna, mentre è apprezzato in una certa misura che una donna si travesta da uomo,e ciò è chiaramente connesso con l'identificazione di virile e positivo che vige in società fortemente maschiliste: un uomo che si traveste da donna si svilisce e si umilia, mentre una donna che si traveste da uomo si eleva".

Questa differenza nella valutazione del travestitismo ( a seconda cioè se sia un maschio a travestirsi da donna o viceversa) rimane anche viva nella tradizione cristiana: ne sono prova i racconti della vita di diverse sante che si travestono e si comportano da uomo.

"L'idea che ci siamo fatti" continua Margherita Facella "è che l'indossare vesti dell'altro sesso fosse nell'antichità una pratica anche abbastanza diffusa e tollerata, ma non vista di buon occhio, specialmente col diffondersi del cristianesimo".

Filippo Carlà, dell'Università di Mainz, ha avanzato nel suo contributo al convegno una tesi interessante, a proposito di un clamoroso caso di travestitismo nella storia dell'impero romano.

L'imperatore Nerone, secondo le fonti, sposò con una cerimonia ufficiale un giovane liberto, Sporo, che aveva fatto precedentemente castrare, perché i suoi lineamenti ricordavano quelli di Poppea, moglie di Nerone morta poco prima. Sporo, che nella cerimonia fu vestito da donna ed ebbe il titolo di "Augusta", visse accanto all'imperatore fino alla morte di Nerone.

Ipsicrateia: Estratto dalla trad. di De claris mulieribus, ms. francais 598, f° 118. Cliche : Bibliotheque nationale de France, Paris.Lo stesso Nerone aveva in precedenza sposato un altro liberto, Pitagora, ma in queste nozze ufficiali era l'imperatore a fare la parte della donna.

In questo fiorire di iniziative matrimoniali "en travesti", secondo la tesi di Carlà, è possibile leggere uno sfoggio di potenza da parte dell'imperatore Nerone, in forte contrasto con il tradizionale ambiente del Senato Romano. Il potere di fare cambiare sesso a qualcuno non è proprio degli uomini, ma delle divinità: quindi, sposandosi come donna e sposando un uomo a cui aveva imposto il ruolo di donna, l'imperatore Nerone in qualche misura si "divinizzava".

Negli atti di questo convegno interdisciplinare, che ha gettato una prima luce su un campo di ricerca ancora ampiamente da esplorare, saranno pubblicati i contributi di vari studiosi dell'Università di Pisa e di altre Università tedesche, che hanno esaminato attentamente fonti letterarie, epigrafiche e iconografiche relative al tema. La commedia di Aristofane ha rivelato quanto possa essere sofisticato l'uso del travestimento intradrammatico (Enrico Medda), così come è complesso il rapporto che emerge fra cross-dressing, gender e potere nell'analisi delle fonti letterarie romane (Martijn Icks). Tra le varie sfere esplorate quella religiosa si è rivelata, come era prevedibile, ricca di esempi, in un'indagine che si è estesa dall'Egitto faraonico (Valerio Simini) sino all'epoca imperiale romana e tardo-antica (Chiara Tommasi). Il fenomeno del travestitismo nella società romana è stato indagato anche attraverso le fonti giuridiche (Andrea Raggi) e attraverso le fonti retoriche, dove patterns di trasgressività sono stati individuati nelle Declamationes, e in particolare nelle Controversiae di Seneca il Vecchio (Christian Stoffel). Un posto di rilievo ha infine occupato l'analisi delle fonti figurative sul mito di Achille a Sciro (Fabio Guidetti)".

Il volume sarà pubblicato a breve grazie al contributo dell'Università di Pisa.

BeagleStanno bene e hanno trovato casa i 21 beagle che, nell'agosto dello scorso anno, sono stati affidati al dipartimento pisano di Scienze veterinarie per seguire un percorso di recupero dopo essere stati utilizzati a fini scientifici. Il progetto, frutto di un accordo tra l'Ateneo pisano e la casa farmaceutica che aveva impiegato i cani, si basa su una norma del 2001, che prescrive la riabilitazione degli animali da sperimentazione nei casi in cui le condizioni di salute degli stessi lo consentano.

L'accordo è stato promosso e coordinato dal ministero della Salute, che ha scelto l'Università di Pisa, in tutto il territorio nazionale, perché questo tipo di procedura è già stato avviato da anni sugli animali utilizzati nella ricerca biomedica dell'Ateneo. Al dipartimento di Scienze veterinarie, inoltre, è attivo un eccellente centro di medicina comportamentale, che ha reso possibile seguire lo sviluppo del programma con competenze altamente specializzate.

Durante quest'anno i 21 splendidi esemplari di beagle, di ambo i sessi e dell'età di circa due anni, sono stati ospitati nella struttura di accoglienza del dipartimento di Scienze veterinarie che si trova all'interno del Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli.

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In un contesto ricco di stimoli, i cani hanno seguito uno specifico programma di riabilitazione, sotto la cura dello staff di esperti comportamentali guidato dal professor Angelo Gazzano. Essendo cresciuti in laboratorio, infatti, gli animali non avevano avuto modo di interagire con l'ambiente esterno e con l'uomo. Alcuni di loro hanno manifestato da subito intraprendenza e apertura, altri si sono dimostrati più timorosi e diffidenti: nel complesso, comunque, tutti i beagle hanno dato nel tempo una risposta adeguata alle terapie applicate.

Parallelamente, sono state esaminate le numerose richieste di adozione pervenute dalla Toscana e da tutta Italia, tra le quali è stata effettuata un'attenta selezione. Le famiglie prescelte sono state quindi coinvolte nel programma di recupero, in modo da facilitare il progressivo inserimento degli animali.

Oltre che il dipartimento di Scienze veterinarie, diretto dalla professoressa Daniela Gianfaldoni, e il ministero della Salute, il progetto ha coinvolto nella parte organizzativa il Settore Ricerca dell'Ateneo pisano e in particolare la dottoressa Antonella Pochini

Ne hanno parlato:
Corriere della Sera
Tirreno
Nazione Pisa
GreenReport.it
StampToscana.it
IlReporter.it
GoNews.it
NazionePisa.it
TirrenoPisa.it
PisaToday.it
PisaInforma.it
Quotidiano.net 

TG:
50Canale 

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Pedrini DanielaAmelia Earhart era un'aviatrice statunitense che negli anni Trenta del Novecento stabilì numerosi record di volo, diventando un simbolo dell'emancipazione femminile. Oggi l'organizzazione Zonta International, impegnata per migliorare le condizioni della donna nel mondo, bandisce 35 borse intitolate alla Earhart da assegnare a donne iscritte a corsi di dottorato in ingegneria o scienze aerospaziali, per favorire i loro studi in ambiti più tradizionalmente praticati dagli uomini. Tra le vincitrici di quest'anno, c'è anche una "ingegnera" dell'Università di Pisa, Daniela Pedrini, allieva del primo anno del Programma in Ingegneria Aerospaziale della Scuola di Dottorato in Ingegneria "Leonardo da Vinci", inserita nella graduatoria mondiale che comprende solamente atre due studentesse cittadine italiane, ma afferenti a università straniere. Alla giovane scienziata, 27 anni, originaria di Camporgiano (LU), andranno 10 mila dollari della borsa "Amelia Earhart", che potrà usare per realizzare il proprio programma di dottorato.

Daniela Pedrini si è laureata in Ingegneria aerospaziale lo scorso ottobre, avendo come relatori i professori Mariano Andrenucci, Fabrizio Paganucci e Riccardo Albertoni. A novembre è risultata fra i vincitori del Dottorato in Ingegneria e attualmente svolge parte della sua attività di ricerca presso la Alta spa, azienda spin off dell'Università di Pisa. Il suo programma di dottorato riguarda lo studio di catodi cavi per applicazioni su propulsori elettrici spaziali. Con la vincita della borsa "Amelia Earhart" va ad aggiungersi alle oltre 400 donne nel mondo che, dal 1941 ad oggi, hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento per meriti accademici e comprovata capacità di studio. Una cerimonia di premiazione sarà programmata dopo il mese di agosto 2013 nel distretto Zonta più vicino alla residenza.

Ne hanno parlato:
TirrenoPisa.it 
NazionePisa.it
InToscana.it 
OgniSette.it 
PianetaUniversitario.com 
PisaInformaFlash.it 

museo di storia naturaleUn inviato del tutto speciale alla Certosa di Calci. Mercoledì 26 giugno il giornalista Guglielmo Pepe, editorialista e senior editor consultant per "National Geographic Italia", è stato ospite del Museo di Storia naturale dell'Università di Pisa. A fargli da guida fra la sala dei cetacei, l'acquario e tutto il complesso monumentale della Certosa il professore Roberto Barbuti che lo ha accolto insieme ai prorettori Nicoletta De Francesco, Maria Antonella Galanti, Marco Guidi e Roberto Barale.

"La ricchezza di materiali e di reperti che ho visto – ha detto Guglielmo Pepe – può competere con quella dei grandi musei internazionali. E' importante valorizzare questi luoghi attraverso attività didattiche anche rivolte ai bambini, sono loro infatti i 'grandi narratori' che creano il passaparola e la cultura del futuro".

Da novembre 2005 a novembre 2010, Guglielmo Pepe è stato direttore di "National Geographic Italia e nel 1995 ha fondato il supplemento "Salute" di Repubblica di cui è stato direttore fino a settembre 2009.

Martedì, 25 Giugno 2013 10:50

Daniele Malvisi Five Group

L'associazione "Isola del jazz" organizza per venerdì 28 Giugno 2013 dalle 21:30, presso Argini e Margini – Scalo dei Renaioli, Lungarno Galilei, il concerto di Daniele Malvisi Five Group. L'evento è patrocinato dal Consiglio degli Studenti dell'Università di Pisa.

Info

http://www.arginiemargini.com/eventi/361_daniele-malvisi-five-group.html

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È un approccio innovativo per la cura di patologie muscolari come la distrofia e la miopatia ed è il risultato di una ricerca internazionale in cui sono coinvolte le Università di Pisa, Padova, Stanford e l'University College di Londra. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature, ha dimostrato il ruolo che il collagene VI, una proteina della matrice extracellulare, riveste nella rigenerazione muscolare e nel rinnovamento delle cellule staminali adulte muscolari. In particolare è stato messo a punto un materiale geliforme che, iniettato tramite una normale siringa commerciale, resta localizzato all'interno del muscolo naturale e permette di valutare la sua efficacia in vivo nel ripristino della funzionalità muscolare.Studio di cellule

Lo studio è stato condotto dal gruppo di Giovanni Vozzi (nella foto in basso a sinistra), docente del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e del Centro di ricerca "E. Piaggio", in collaborazione con Paolo Bonaldo, del dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Padova, Thomas Rando, del dipartimento di Neurologia e Scienze neurologiche della Stanford University, e Giulio Cossu del dipartimento di Biologia della cellula e dello sviluppo dell'University College di Londra. "Muscoli che presentano un'assenza del collagene VI mostrano significativa diminuzione di rigidità - spiega Giovanni Vozzi - Quando il collagene VI è reintegrato in vivo con l'impianto di fibroblasti capaci di produrre tale proteina, le proprietà biomeccaniche dei muscoli sono migliorate fino a giungere a un loro ripristino e le alterazioni nell'autorinnovamento delle cellule satellite vengono annullate".

Il ruolo svolto dai ricercatori dell'Università di Pisa è stato quello di caratterizzare biomeccanicamente muscoli con o senza collagene VI: "Una volta compreso il loro comportamento biomeccanico abbiamo messo a punto delle strutture geliformi a base di gelatina che mimassero la nicchia staminale sana e malata - continua Vozzi, che ha condotto lo studio con l'aiuto della dottoressa Francesca Montemurro - Su queste strutture sono poi state seminate le cellule satellite prelevate da muscolo sano e muscolo malato, in modo da vedere se erano in grado di attivare il loro differenziamento in cellule muscolari e ripristinare le loro normali attività cellulari, e una volta indirizzate verso ciò sono state impiantate nei muscoli malati".

Vozzi Giovanni"Nell'esperimento è stato interessante notare che numerose cellule satellite, dopo essere state coltivate sulle strutture meno rigide (cioè meccanicamente simili al muscolo malato), sono state trovate nell'interstizio dei muscoli trapiantati, suggerendo che queste cellule miogeniche sono meno capaci a localizzarsi nelle giuste posizioni rispetto a quelle coltivate su strutture con rigidità fisiologica, in quanto risentono del diverso comportamento meccanico del substrato su cui sono state coltivate. Quindi un corretto stimolo meccanico aiuta le cellule satellite ad attivare le loro normali attività cellulari e permette lo sviluppo di un tessuto muscolare sano", conclude Vozzi.

Il materiale geliforme utilizzato in questo lavoro di ricerca è in fase di ottimizzazione. Tale sistema potrebbe rappresentare un innovativo approccio per la cura di tutte le patologie muscolari connesse con le alterazioni nella produzione del collagene VI, incluse la miopatia di Bethlem e la distrofia muscolare congenita di Ullrich.

Ne hanno parlato:
PisaToday.it 
OgniSette.it
PisaInformaFlash.it 
Controcampus.it 

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