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Comunicati stampa

baby coolingÈ di qualche giorno fa la notizia che a Londra una neonata è stata salvata dai medici dell’Ospedale di Cambridge, che l’hanno ‘congelata’ per 3 giorni a una temperatura di 33,5° scongiurando danni cerebrali permanenti dovuti alla mancanza di ossigeno alla nascita (ipossia), durata almeno 25 minuti. Si tratta del cosiddetto “baby cooling” ed è ormai considerata universalmente la terapia standard per i neonati che soffrono di encefalopatia ipossico-ischemica come esito di un parto difficile. Negli Usa e nel Nord Europa viene regolarmente praticata, in Italia solo in alcuni centri poiché è richiesta la massima integrazione fra punto nascita, trasporto neonatale e terapia intensiva neonatale, in quanto spesso si tratta di una vera e propria lotta contro il tempo (affinché sia efficace, infatti, il trattamento ipotermico deve cominciare entro le 6 ore dal parto).

L’ospedale Santa Chiara di Pisa è stato fra i primi in Italia a praticarla come servizio di Area vasta, avendo cominciato ormai nell’aprile del 2009. Ad oggi sono stati trattati 15 neonati, due nati presso la stessa struttura e 13 provenienti da punti nascita dell’area vasta.

L’utilizzo del protocollo è stato reso possibile dal fatto che a Pisa l’Unità operativa di Neonatologia diretta dal Prof. Antonio Boldrini rappresenta un centro di III livello e dispone del servizio di trasporto neonatale. La responsabile del trattamento neuroprotettivo con ipotermia è la Dr.ssa Laura Bartalena, che spiega quando e come praticare il trattamento.

In cosa consiste il baby cooling?

È un trattamento che noi applichiamo a neonati a termine o vicino al termine (età gestazionale superiore o pari a 36 settimane), con un peso corporeo pari o superiore a 1,8 chilogrammi, che presentano un quadro di encefalopatia ipossico ischemica di grado moderato o severo, secondaria ad una asfissia perinatale, definita da determinati criteri (sono esclusi i bambini con più di 6 ore di vita e anomalie congenite). In sostanza il neonato che nasce in asfissia e che presenta alcune particolari caratteristiche cliniche, viene al più presto sottoposto a elettroencefalogramma ad ampiezza integrata e, se anche questo esame è alterato, non solo non viene riscaldato, ma gli viene abbassata la temperatura corporea fino ai 33,5° e mantenuta tale per 72 ore. Il sistema di raffreddamento è costituito da un materassino ad acqua collegato a un apparecchio raffreddante. Durante l’ipotermia il neonato viene assistito in modo intensivo, con monitoraggio della pressione arteriosa, della glicemia, valutazione ecocardiografica, eventuale supporto farmacologico cardiovascolare, gestione degli elettroliti per possibile insorgenza di complicanze d’organo. Le lesioni cerebrali vengono monitorate mediante elettroencefalogramma continuo ed ecografia cerebrale. Al termine delle 72 ore la temperatura corporea viene riportata progressivamente a valori normali ma il riscaldamento deve essere molto lento, con incrementi di mezzo grado ogni ora, per evitare lo scatenarsi di crisi convulsive.

Quali sono i rischi dell’asfissia perinatale?

L’asfissia perinatale colpisce da 1 a 4 per mille nati a termine. Costituisce la principale causa di mortalità e nei sopravvissuti può determinare conseguenze neurologiche permanenti a cui si associano gradi di disabilità anche gravi. L’asfissia può coinvolgere numerosi organi e apparati del neonato, ma è soprattutto il coinvolgimento del sistema nervoso centrale con l’insorgenza di encefalopatia a condizionare la prognosi. Quando l’encefalopatia ipossico-ischemica è di grado moderato o severo il rischio di mortalità del piccolo è compreso tra il 10 e il 50%. Tra i sopravvissuti, fino al 25% sviluppa conseguenze neurologiche, soprattutto paralisi cerebrale, deficit sensoriali, ritardo mentale. Fino a pochi anni fa era possibile assistere il piccolo con questa patologia esclusivamente con una terapia di sostegno delle funzioni vitali e un trattamento sintomatico delle complicanze. Oggi il trattamento ipotermico consente di contenere efficacemente i danni neurologici.

Perché l’ipotermia protegge il cervello?

Perché raffreddando il capo o l’intero corpo del neonato si limita l’attività delle cellule cerebrali destinate alla morte per mancanza di ossigeno, permettendo così una sorta di “risparmio energetico”. Consumando meno, le cellule diventano più resistenti e non vanno in necrosi. È però bene precisare che il trattamento ipotermico rallenta la progressione del danno neurologico contenendolo, ma non lo annulla. Quando il danno alla nascita è stato molto grave purtroppo gli esiti sono inevitabili.

Quali controlli deve effettuare un neonato che ha subìto un trattamento in ipotermia?

Il piccolo viene sottoposto a numerose valutazioni cliniche e indagini neurologiche cadenzate fino ai 2 anni di vita per identificare e valutare gli eventuali danni neurologici insorti.

In Toscana, oltre Pisa, quali altri centri effettuano il ‘baby cooling’?

In Toscana è stato attivato nel 2009 il progetto NeoNATI (Neonatal neuroprotection of asphyxiated Tuscan Infant) grazie al quale tutti i punti nascita sono in rete con i tre Centri che effettuano il trattamento in ipotermia (oltre a Pisa, il Meyer a Firenze e l’AOU di Siena). Sono stati anche attivati corsi di formazione a livello della nostra area vasta, per personale medico e infermieristico, in modo da garantire il riconoscimento tempestivo dei bambini asfittici in qualunque punto nascita.

E se il trattamento inizia dopo 6 ore?

Ci sono evidenze scientifiche che ci portano a pensare che probabilmente si potrà ampliare la finestra terapeutica, non solo per quel che riguarda il tempo di inizio dell’ipotermia, ma anche per l’età gestazionale del neonato. Sono inoltre in corso di sperimentazione farmaci che, associati all’ipotermia, appaiono potenziarne gli effetti positivi.

Quali sono i rischi e gli effetti collaterali del trattamento ipotermico?

Si può dire che l’ipotermia sia un trattamento sicuro, a bassa incidenza di eventi avversi, comunque non gravi. Sicuramente gli eventi più frequenti sono carenza di piastrine e bradicardia, entrambi risolvibili. Quanto invece ai possibili danni cutanei da freddo sulla pelle molto delicata del neonato è opportuno variare i punti di contatto della cute sul materassino refrigerato, muovendo il piccolo frequentemente.

(Ufficio stampa Aoup)

Venerdì, 27 Maggio 2011 11:09

Premiata ricercatrice di Endocas

logo endocasUn sistema di navigazione elettromagnetico per la chirurgia endovascolare, per fornire assistenza al chirurgo proprio come i navigatori satellitari GPS delle automobili consentono al guidatore di visualizzare la propria posizione su una carta stradale virtuale. È il risultato della ricerca svolta da Sara Condino, ingegnere biomedico con dottorato al Centro EndoCAS dell’Università di Pisa, diretto dal professor Franco Mosca e coordinato dal professor Mauro Ferrari, che ha ricevuto il Premio Barlettani promosso da Rotary club Cecina-Rosignano e Lions club Cecina.

Il riconoscimento ha premiato una ricerca nel campo della chirurgia assistita dal calcolatore, che consente che le immagini cliniche acquisite in fase pre-operatoria con sistemi di imaging CT o in fase intra-operatoria, con scanner radiologici rotazionali, siano utilizzate per creare "mappe" anatomiche tridimensionali. Così, mentre il chirurgo esegue la procedura, il sistema di navigazione monitora lo spostamento degli strumenti endovascolari e mostra su un monitor la loro esatta posizione all’interno del modello tridimensionale dell’albero vascolare del paziente.

Le procedure chirurgiche endovascolari sono tradizionalmente eseguite sotto guida fluoroscopica, modalità di imaging bidimensionale basata su raggi X; il sistema progettato da Sara Condino permetterà di ridurre al minimo il numero di immagini fluoroscopiche necessarie per l’esecuzione delle procedure nonché l’esposizione del personale medico e del paziente ai raggi X. Inoltre ridurrà le difficoltà tecniche per il chirurgo, dovute alla mancanza di percezione spaziale tridimensionale.

(Ufficio stampa Aoup)

Martedì 24 maggio, alle ore 15.30, presso il Multisala Isolaverde in via Frascani, Vittorio Volterra, già direttore della clinica psichiatrica dell’Università di Bologna, terrà un seminario dal titolo “La pedofilia: un delitto, una perversione, una malattia”.

L’incontro è promosso dalla scuola di specializzazione in Psichiatria e affronterà una serie di problemi riguardanti la pedofilia, quali le caratteristiche dei perpetratori, le conseguenze per le vittime e la drammatica conflittualità in cui il pedofilo si trova.

Saranno commentati brevi spezzoni di film che illustrano le modalità di violenza e di seduzione messe in atto e le conseguenze del trauma per i minori e i loro familiari.

Esaminando gli aspetti psichiatrico-forensi e medico-legali riguardanti la pedofilia e le situazioni d’incesto, il seminario si chiuderà con l’analisi delle difficoltà nel trattamento e nella riabilitazione di coloro che hanno scontato pene anche severe per la propria condotta.

In occasione della seconda edizione di “Green City Energy”, il Forum internazionale sulle nuove energie per lo sviluppo della Smart City, che si terrà a Pisa il 26 e 27 maggio presso il Centro Espositivo San Michele degli Scalzi, la facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa curerà uno stand dedicato al “Progetto Filiera Idrogeno”, in cui saranno illustrati i risultati delle ricerche per lo sviluppo e la sperimentazione di sistemi di mobilità basati sull’uso dell’idrogeno come vettore di energia.

Lo spazio espositivo SMS ospiterà 4 poster, 
il primo dal titolo “Linea idrogeno per motori a combustione interna” relativo alla ricerca condotta dal gruppo del professor Roberto Gentili del dipartimento di Ingegneria dell’energia e dei sistemi, che ha portato alla realizzazione di un prototipo di motore monocilindrico derivato da un motore motociclistico Aprilia di serie da 650 cm3.

Altri due poster saranno dedicati alla ricerca condotta dal gruppo del professor Massimo Ceraolo, sempre del dipartimento di Ingegneria dell’energia e dei sistemi, sulla “Realizzazione di un veicolo a idrogeno a celle a combustibile”. Il quarto poster sarà curato dal gruppo del professor Pierangelo Terreni, del dipartimento dell’Informazione, elettronica, informatica, telecomunicazioni, dal titolo “Batterie intelligenti per la mobilità sostenibile”. Infine sarà presentato un filmato dal titolo “Io vado a Idrogeno”.

Sarà Francesca Larosa, studentessa del secondo anno di Economia e commercio all’Università di Pisa, a rappresentare l’Italia come ministro dello sviluppo ai prossimi G8/G20 Youth Summits, che si terranno a Parigi dal 29 maggio al 3 giugno 2011. Il preside di Economia, Dianora Poletti, e il prorettore per gli Studenti, Rosalba Tognetti, hanno voluto incontrare la ragazza, lunedì 23 maggio, per esprimerle il pieno supporto da parte della facoltà e dell’Ateneo pisano. All’incontro sono intervenuti anche il professor Riccardo Cambini, presidente del corso di laurea in Economia e commercio, e il professor Davide Fiaschi, che sta collaborando con la studentessa alla stesura di un paper da portare in Francia.

Francesca Larosa, che ha venti anni ed è originaria di La Spezia, è stata selezionata tra diverse centinaia di candidati e farà parte della delegazione italiana con altri sette giovani ministri, tutti provenienti dalle università romane. Nelle scorse settimane ha già iniziato a lavorare insieme ai colleghi stranieri per decidere l’agenda delle riunioni, delineare le posizioni di partenza dei diversi Paesi partecipanti e scrivere un documento che descrivesse il punto di vista nazionale sulle questioni in discussione. Una volta a Parigi, avrà il compito di sviluppare la collaborazione internazionale, cercando di raggiungere un approccio condiviso su tre tematiche fondamentali: la food security, con particolare riferimento ai prezzi del cibo e alla volatilità che li caratterizza, costringendo molti popoli a soffrire la fame; la creazione di nuove forme di sviluppo che possano inserirsi con successo nel contesto internazionale e che si configurino come più remunerative; la questione delle emergenze, soprattutto in relazione agli aspetti di prevenzione.

I G8/G20 Youth Summits, che si svolgeranno nell’Università ESCP Europe, hanno ottenuto il supporto ufficiale della presidenza francese e sono stati riconosciuti come unici eventi ufficiali paralleli ai vertici del G8 e del G20. Quest’anno saranno dedicati al tema della “Transizione globale verso un mondo multilaterale e sostenibile”. I delegati avranno il compito di stendere un testo finale, che sarà consegnato alla presidenza del G8 e G20 e ai governi nazionali e che rispecchierà la posizione dei giovani nel mondo.

museo di storia naturaleSerata eccezionale dal risultato senza precedenti quella di sabato 14 maggio al Museo di Storia naturale dell’Università di Pisa. Oltre 1100 persone fra adulti e bambini si sono date appuntamento alla Certosa di Calci, partecipando alle molte attività in programma. Protagonisti della serata sono stati i dinosauri, i cui segreti e curiosità sono stati oggetto di esperienze pratiche, giochi per i più piccoli e visite guidate con particolare attenzione all’esposizione sugli scavi che il Museo sta realizzando in Patagonia e a quella sui dinosauri dei Monti Pisani. Qui è stata sperimentata anche la nuova tecnologia dei codici “data-matrix” che permette l’accesso personalizzato alle informazioni sui reperti esposti tramite cellulari e smartphone.

Oltre ai dinosauri, i visitatori hanno potuto ammirare anche tutte le altre sale, dove esperti dei vari settori erano a loro disposizione per spiegazioni e approfondimenti. Negli acquari, parte “viva” del Museo, sono stati presentati spettacolari pesci d’acqua dolce di tutto il mondo. Nel settore di Vulcanologia si è parlato dei vulcani attivi in Italia, mostrando i diversi tipi di rocce e simulando “vere” eruzioni con un vulcano in miniatura. Nell’aula di Protistologia, i protisti - particolari microrganismi unicellulari -sono stati spiegati con proiezioni, modelli tridimensionali e attraverso la loro osservazione diretta al microscopio.

Il direttore del Museo, Walter Landini, desidera ringraziare la delegata del direttore amministrativo per il Museo, Sabrina Balestri, e il personale delle sezioni di Paleontologia e dei servizi educativi che hanno contribuito al successo della serata: Chiara Sorbini, Angela Dini, Livia Chiappini, Silvia Sorbi, Patrizia Scaglia, Ivan Norscia, Simone Farina, Alessandra Bardi, Morgana Vighi, Martina Calamusa. Ringrazia inoltre Patrizia Landi, Ilaria Isola, Paola Dal Carlo, Marina Bisson dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sezione di Pisa; il professor Graziano di Giuseppe della Società italiana di Protistologia Onlus con il dottor Franco Cantarano e il Museo Civico di Rovereto. Un particolare ringraziamento va a Inna Razumova della Cooperativa Colser.

anfibioIl Museo di Storia naturale e del territorio dell’Università di Pisa si arricchisce di una nuova sala - dedicata agli anfibi e ai rettili – inaugurata ieri in occasione di un convegno dedicato alla “Ricerca scientifica in museo. Una giornata per discutere, capire, comunicare”, ospitato alla Certosa di Calci.

La giornata di studi, aperta dai saluti del sindaco di Calci, Bruno Possenti, e da un’introduzione del direttore del museo, Walter Landini, ha visto il susseguirsi degli interventi da parte dei ricercatori delle varie discipline che afferiscono al museo che hanno illustrato lo stato attuale delle ricerche in corso.

Nella mattinata Massimo D’Orazio ha parlato del “Cratere da impatto meteoritico Kamil: tracce di una piccola catastrofe nel Sahara egiziano”. Ha poi preso la parola Simone Farina affrontando il tema “Marmotte, iene, orsi, rinoceronti ed elefanti: gli antichi abitanti dei monti pisani”.

Tra gli altri argomenti affrontati “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”, introdotto da Marco Dellacasa; “Tartarughe marine e correnti oceaniche”, presentato da Paolo Luschi; “Gioco da primati: aspetti comunicativi, sociali e cognitivi di uno dei comportamenti più enigmatici in campo biologico” illustrato da Elisabetta Palagi; “Tra paleontologia e storia: nuovi risultati dello studio delle deposizioni funebri dei medici” di Gino Fornaciari.

Nel pomeriggio è stato presentato “Madagascar, missione berently. Qualche ingrediente per far ricerca”, video curato da Daniela Antonacci. Sempre nella sessione pomeridiana si sono tenuti gli interventi di Walter Landini e Chiara Sorbini, “I tirannosauri della valle di El Cuy”, Roberto Barbuti, “Modelli matematici e computazionali per spiegare aspetti dell’evoluzione biologica”, Marco A. L. Zuffi, “Come bilanciare una dieta: il caso dei serpenti”, e Ivan Norscia “Tolleranti o despotici? Gerarchie e rapporti di dominanza nei lemuri del Madagascar”.

Il Rettore con il presidente della Mitsubishi ElectricÈ stato inaugurato giovedì 19 maggio 2011 il nuovo impianto fotovoltaico situato nell’area del CUS Pisa di via Federico Chiarugi, che la Mitsubishi Electric ha donato all’Università di Pisa e che è stato realizzato con la collaborazione della ditta Flyby e della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato. Al taglio del nastro sono intervenuti il rettore Massimo Augello, il vice sindaco Paolo Ghezzi, il presidente della Provincia, Andrea Pieroni, il presidente del CUS Pisa, Denny Innamorati, il division manager Mitsubishi Electric Fotovoltaico-Filiale italiana, Gualtiero Seva, il general manager della Flyby srl, Emilio Simeone. Erano inoltre presenti l’assessore comunale alle Politiche socio-educative e scolastiche, Marilù Chiofalo, il prorettore per l’Edilizia, Sandro Paci, il direttore amministrativo dell’Ateneo, Riccardo Grasso, e l’energy manager dell’Ateneo, Antonio Viti.

Il nuovo impianto fa parte di una collaborazione più ampia tra Università di Pisa e Mitsubishi Electric e segue la realizzazione dell’impianto fotovoltaico da 5 kWp, con struttura fissa, installato nel 2008 sul tetto del dipartimento di Ingegneria Aerospaziale. Complessivamente, il progetto prevede la realizzazione di altri impianti fotovoltaici di diversa tipologia – pannelli monocristallini, policristallini, amorfi, fissi o a inseguimento – per poter monitorare e analizzare i dati di produzione di energia elettrica nel corso di alcuni anni, ricavando preziose informazioni sulla produttività delle diverse tipologie di pannelli nella nostra area geografica. Gli obiettivi sono quelli di contribuire alla salvaguardia dell’ambiente grazie all’impiego di energia solare, di diffondere la cultura delle fonti rinnovabili e di contribuire quindi allo sviluppo di una società più sostenibile.

Mitsubishi Electric è da sempre attenta a promuovere azioni e progetti a sostegno dell’ambiente, primo fra tutti il programma di gestione ambientale a lungo termine Environmental Vision 2021, che mira a raggiungere entro il 2021, data in cui cade il centenario della fondazione dell’azienda, risultati significativi e specifici in questo ambito.

L’impianto inaugurato nella sede del CUS è costituito da due inseguitori biassiali, che garantiscono l’ottimizzazione dell’orientamento della superficie dei pannelli rispetto alla direzione solare. Questa tipologia di impianto ha una produzione elettrica superiore di circa il 30% rispetto a una tipologia ad angoli fissi. Sui due inseguitori sono stati installati 16 moduli fotovoltaici in silicio policristallino da 185 Wp, con una potenza nominale complessiva di 2,96 kWp. La superficie occupata è di 7x20 metri, compresa la distanza di circa 12 metri tra gli inseguitori prevista per evitare che si abbiano ombre tra le due installazioni nell’arco della giornata.

La struttura di via Chiarugi ha già permesso di evitare l’immissione di circa 3400 kg di CO2 nell’atmosfera: risparmiare una così grande quantità di anidride carbonica equivale all’aver piantato un bosco di oltre 5.000 mq. L’impianto fotovoltaico usufruisce dello scambio sul posto con la rete elettrica ENEL e, poiché si tratta di un sistema non integrato applicato su struttura pubblica, ha un contributo in conto energia di 0.41 euro/kWh prodotto. La producibilità annua è di circa 4600 kWh, che vengono tutti assorbiti dal CUS, con un risparmio annuo di circa 2.000 euro.

“Questo impianto – ha detto il rettore Massimo Augello – copre una piccola parte delle esigenze energetiche del CUS, ma la sua realizzazione in una struttura sportiva vuole essere un esempio dell’attenzione che l’Università di Pisa sta dedicando alle tematiche ambientali, per di più all’interno di un luogo frequentato ogni giorno dalle centinaia di studenti che al CUS svolgono la loro pratica sportiva. Per questo, voglio ringraziare la Mitsubishi Electric e gli altri partner che ne hanno permesso la realizzazione”.

alunni delle scuole“Siamo molto felici di essere di nuovo a Pisa a inaugurare un impianto che produce energia pulita - ha dichiarato Gualtiero Seva, division manager Mitsubishi Electric Fotovoltaico-Filiale italiana - La collaborazione tra noi e l’Università di Pisa, iniziata qualche anno fa con la donazione dell’impianto del dipartimento di Ingegneria Aerospaziale, continua con questa nuova realizzazione ed è destinata a sviluppare nuovi importanti progetti anche in futuro. Il nostro obiettivo, insieme all’Università, è quello di aiutare studenti e futuri energy manager a familiarizzare con le tecnologie fotovoltaiche”.

“Siamo onorati che l’Università abbia scelto il nostro centro per testare questa nuova tecnologia – ha concluso il presidente del CUS Pisa, Denny Innamorati - essa rispecchia lo spirito giovane, la mentalità innovativa, la voglia di sperimentazione, che vogliamo portare nel CUS in misura sempre maggiore; non a caso una delle mission del nuovo Consiglio, appena insediato, sarà proprio una nuova politica energetica che contribuisca all’abbattimento dei costi e delle emissioni nocive. Gli impianti sono frequentati non solo dall’enorme mole dei giovani universitari, ma anche dalle migliaia di bambini/e impegnati nei nostri progetti scolastici di avviamento allo sport: un perfetto connubio, dunque, tra sport, energia pulita, e giovani generazioni”.

euplotesVivono agli estremi opposti del pianeta, ma grazie alle correnti oceaniche si mantengono in contatto tra loro, garantendo un patrimonio genetico comune. Sono gli Euplotes nobilii, una specie di microrganismi marini con spiccate doti di adattamento a bassissime temperature, che come dice il nome stesso - dal greco “buon navigatore” - si spostano attraverso gli oceani dal Polo Sud al Polo Nord assicurando interazioni di natura conspecifica, potenzialmente significative come indici di cambiamenti climatici in atto. 

L’importante scoperta porta la firma di Graziano Di Giuseppe, docente di Protistologia all’Università di Pisa, che insieme a un’equipe di ricercatori ha analizzato la natura fisiologico-comportamentale di 18 ceppi del ciliato E. nobilii isolati dai sedimenti delle acque costiere di aree antartiche (Baia di Terranova, Mare di Ross e Tierra del Fuego) e artiche (Isole Svalbard e Groenlandia nord-occidentale).

La ricerca ha evidenziato che lo scambio Polo Sud-Polo Nord tra le popolazioni conspecifiche di E. nobilii avviene tramite il trasporto passivo degli individui da parte delle correnti oceaniche di profondità, caratterizzate da basse temperature. Inoltre, il riconoscimento tra gli individui per l’accoppiamento, finalizzato allo scambio genico interpolare, è mediato da molecole liberate nel mezzo ambiente (feromoni), la cui efficienza nel garantire il riconoscimento sessuale dei partner si limita a poche unità, se non all’unicità. La struttura di queste molecole di natura proteica è sorprendentemente stabile, sopportando larghissime variazioni di temperatura. 

I risultati raggiunti da Di Giuseppe, del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo, sono stati raggiunti grazie anche alla disponibilità nella sede di via Volta della più consistente collezione attualmente esistente di protisti a vita libera: organismi unicellulari eucariotici, cosmopoliti e ubiquisti, rappresentanti del primo grande salto evolutivo e progenitoridi tutti gli organismi superiori multicellulari di natura vegetale, animale e fungina.

Le caratteristiche degli Euplotes hanno attirato l’interesse di Kurt Wüthrich, Premio Nobel per la chimica nel 2002, che, in associazione anche con i protistologi del gruppo di Camerino, diramazione di quello originario di Pisa, ha contribuito alla conclusione del lavoro recentemente pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica, i Proceedings of the National Academy of Sciences of USA

logo dell'IPV6Il futuro di Internet è in una sigla, IPv6, il nuovo standard che rivoluzionerà il modo di gestire la rete e che permetterà di sviluppare servizi innovativi in modo praticamente infinito. Questo protocollo, già apparso nel 2004, sarà l’unico utilizzato a partire dal 2025, anno in cui andrà definitivamente in pensione il protocollo IPv4 oggi comunemente utilizzato. L’Università di Pisa, con ampio anticipo, ha adottato ufficialmente l’IPv6, entrando sin da oggi nella rete del futuro.

La caratteristica più evidente del nuovo protocollo è l’enorme disponibilità di indirizzi: se l’IPv4 offre 7 indirizzi ogni milione di metri quadrati di superficie terrestre, il l’IPv6 ne offre 666.000 miliardi di miliardi per ogni metro quadrato. Tale caratteristica ha un’importanza decisiva, considerando che l’entrata nel mondo di internet di India e Cina ha letteralmente prosciugato gli indirizzi IPv4 che finiranno definitivamente nel corso del 2011. A dimostrarlo anche la decisione di Microsoft di spendere ben 7 milioni e mezzo di dollari per acquistare 666mila indirizzi IPv4 dalla società canadese Nortel in via di fallimento.

L’Università di Pisa, pur avendo ancora un considerevole patrimonio di indirizzi IPv4, si è già preparata mettendosi al sicuro da possibili speculazioni del mercato, attivando sulla propria rete entrambi i protocolli IPv4 e IPv6 e garantendosi quindi un passaggio graduale e tecnologicamente oculato verso il nuovo standard. Inoltre il nuovo protocollo IPv6 ha altre caratteristiche importanti, come la gestione della qualità e della sicurezza della trasmissione dei dati e la semplificazione della configurazione e della gestione delle reti IP. In altre parole, lo standard IPv6 è un protocollo moderno, studiato specificatamente per le esigenze del futuro.

L’Ateneo di Pisa studia il nuovo standard IPv6 già da alcuni anni, e oggi è una delle primissime amministrazioni pubbliche in Italia ad adottarlo in modo concreto. Ciò permetterà all’Università di Pisa di partecipare, unica istituzione pubblica italiana finora registrata, alla giornata mondiale dell’IPv6 che si terrà il prossimo 8 giugno, durante la quale i partecipanti garantiranno la raggiungibilità dei propri siti web istituzionali via IPv6. L’Ateneo di Pisa, insieme a multinazionali quali Google, Facebook, Yahoo! e YouTube, è stata accreditata come “Network operator”, avendo attivato sulla sua rete dati il protocollo di trasporto IPv6, e come “Website owner”, avendo reso raggiungibile in IPv6 il proprio sito www.unipi.it.

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