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Comunicati stampa
Giovedì, 18 Maggio 2023 13:12

IO - il portale del docente Unipi

Il portale del docente: https://unipi.it/io

L’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-In) ha sviluppato un programma di allenamento per persone con danno cognitivo lieve denominato ‘Train the brain’, finanziato dalla Fondazione Pisa e svolto in collaborazione con Università di Pisa, Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa (Cnr-Ifc) e Ircss Fondazione Stella Maris. Il progetto, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Age and Ageing, è stato ideato allo scopo di prevenire o rallentare lo sviluppo della malattia di Alzheimer e prevede una valutazione delle funzioni cognitive di pazienti anziani a distanza di sette mesi dall’interruzione dell’allenamento.

Train the Brain.jpg

“Il progetto parte nel 2012 ma, mentre nelle sperimentazioni passate abbiamo analizzato i risultati subito dopo il training, in questa sessione abbiamo deciso di osservarne gli effetti a distanza di diversi mesi dall’allenamento. I risultati ci dicono che gli stimoli ambientali riescono ad arrestare, e talvolta a far regredire, il decadimento cognitivo dei partecipanti e gli effetti benefici perdurano nel tempo. Questi effetti non sembrano essere condizionati dai fattori generalmente correlati alla demenza, come il genere, l’età e il tasso di scolarità; inoltre, il miglioramento appare più marcato nelle donne e nei soggetti con minor grado di istruzione, che all’inizio del training presentavano una maggiore compromissione delle funzioni cognitive”, spiega Alessandro Sale, ricercatore del Cnr-In e primo autore della ricerca.

I partecipanti al programma sono stati accolti in una struttura attrezzata all’interno dell’area di ricerca del Cnr di Pisa. “Si tratta di un luogo unico in Italia, una vera e propria palestra della mente, dove abbiamo allestito un’area dedicata per esercitare funzioni quali memoria, logica e attenzione. Questi soggetti hanno svolto cicli di stimolazione cognitiva e motoria, anche attraverso la musicoterapia, in un contesto altamente creativo che potremmo definire di arricchimento ambientale, effettuando sia attività individuali che di gruppo”, illustra Nicoletta Berardi, ricercatrice del Cnr-In.

Questo studio apre a un più ampio contesto applicativo, con la prospettiva di determinare importanti ricadute sociali. “La popolazione dei Paesi industrializzati vede aumentare costantemente la percentuale di anziani, un processo di invecchiamento demografico che comporta un incremento del numero di persone che sviluppano forme di demenza anche gravi, come l’Alzheimer. Una vita ricca di stimoli si dimostra un paradigma ideale per incentivare la plasticità cerebrale in maniera non invasiva, con effetti più marcati negli anziani, una fascia di popolazione che spesso è costretta a vivere in condizioni di isolamento e di carenza, o assenza, di stimoli” conclude Lamberto Maffei, ricercatore associato e precedente direttore del Cnr-In.
(Fonte Ufficio Stampa CNR).

Pisa - Venerdì 19 maggio alle 11,30 all’ Orto e Museo Botanico (Via Luca Ghini, 13 / Via Roma, 56) si svolge la presentazione campi estivi del Sistema museale di Ateneo dell’Università di Pisa, otto settimane all’insegna del gioco, tra arte, scienza, natura e sport in collaborazione con il CUS Junior.

Intervengono:

Sabrina Balestri, Coordinatrice organizzativa Sistema museale di Ateneo

Renato Curci, CUS Junior

Sergio Giudici, Direttore Museo degli Strumenti di Fisica

Fabiana Fiorelli, Sistema museale di Ateneo

Del tutto naturale, edibile e biodegradabile, il chitosano è al centro di due studi dell’Università di Pisa pubblicati sulle riviste Foods e Scientific Reports che indagano le potenzialità di questo biopolimero per conservare gli alimenti freschi e ridurre lo spreco alimentare.

Nel caso dello studio su Foods, la sperimentazione ha riguardato dei piccoli hamburger di carne bovina che sono stati rivestiti con una soluzione di chitosano commerciale, ricavato da crostacei, alla quale sono stati aggiunti diversi oli essenziali. Dopo sette giorni di conservazione, è emerso che il chitosano arricchito con olio essenziale di pepe nero (Piper nigrum) è riuscito meglio degli altri a mantenere le caratteristiche organolettiche della carne e un aspetto brillante e fresco degli hamburger.

“L’applicazione di un polimero naturale ed edibile quale il chitosano, addizionato con olio essenziale di pepe nero ha permesso di prolungare la durata di conservazione della carne mantenendo le sue proprietà organolettiche senza modificarne il colore ma anzi rendendo l’alimento più attraente per i consumatori”, ha detto la professoressa Annamaria Ranieri dell’Ateneo pisano.

Per lo studio su Scientific Reports, il team dell’Ateneo pisano ha utilizzato per la prima volta chitosano ricavato da insetti, per rivestire mediante immersione o spray dei pomodori poi conservati per trenta giorni a temperatura ambiente o a 4° gradi centigradi. Il chitosano estratto dagli insetti ha dimostrato di avere le stesse prestazioni di quello commerciale ricavato dai crostacei, anzi, in alcuni casi, addirittura superiori, preservando più efficacemente i principi nutritivi dei pomodori in termini di antiossidanti come fenoli e flavonoidi.

“L’estrazione del chitosano a partire da insetti rappresenta una promettente alternativa a quello tradizionalmente estratto dai crostacei grazie alla crescente disponibilità di biomassa proveniente dagli allevamenti di insetti che si stanno sviluppando a livello mondiale – dice la professoressa Antonella Castagna dell’Università di Pisa - Questo tipo di allevamento, soprattutto rivolto alla produzione di proteine per il settore mangimistico, genera scarti che possono essere recuperati per la produzione sostenibile di chitina e chitosano. Dai risultati ottenuti nel nostro lavoro, il chitosano da insetti sembrerebbe avere prestazioni persino superiori a quello commerciale. Pur trattandosi del primo studio condotto utilizzando questa fonte, i risultati ottenuti sono molto incoraggianti, anche se occorrono ulteriori conferme su altri prodotti freschi”.

Gli studi su Foods e su Scientific Reports sono stati realizzati da un team interdisciplinare dei dipartimenti di Scienze Agrarie, Ambientali e Agro-ambientali e di Farmacia dell’Università di Pisa e di Scienze dell’Università degli studi della Basilicata. Parte delle ricerche sono il frutto del progetto FEDKITO “FrEsh fooD sustainable pacKaging In The circular econOmy ” finanziato nell’ambito di PRIMA (un programma supportato dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Università e della Ricerca) e coordinato dalla professoressa Barbara Conti dell’Ateneo pisano.




L’Università di Pisa, attraverso il suo Dipartimento di Scienze della Terra, sbarca in Uzbekistan con un progetto di cooperazione internazionale che nel suo genere è il primo in Italia. L’Ateneo pisano ha infatti attivato una sede a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, e in collaborazione con la University of Geological Sciences del Paese asiatico sta costruendo un corso di laurea triennale in Geologia, con 60 studentesse e studenti iscritti che stanno già frequentando l’anno propedeutico in vista della prossima immatricolazione a Unipi. Ulteriori sviluppi didattici sono in via di definizione, con la progettazione di un curriculum dedicato alla Geologia ambientale e di un corso di laurea magistrale congiunto in Scienze e tecnologie geologiche, che porterà a un titolo di studio valido sia in Italia che in Uzbekistan. Si stanno anche delineando linee di ricerca congiunte.

La nuova sede è stata presentata nell’Aula Magna Nuova della Sapienza, mercoledì 17 maggio, con gli interventi introduttivi, in presenza o via streaming, del rettore Riccardo Zucchi, del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alberto Barachini, del rappresentante del Ministero Affari esteri e cooperazione internazionale, Alessandro De Pedys, dell’ambasciatore italiano in Uzbekistan, Agostino Pinna, del viceministro dell’Industria mineraria e Geologia della Repubblica dell’Uzbekistan, Azam Kadirkhodjaev.

Il progetto è stato quindi illustrato dal prorettore alla Cooperazione e alle relazioni internazionali, Giovanni Federico Gronchi, dal coordinatore del Comitato di gestione, Francesco Marcelloni, dal manager operativo, Numonbek Dalimov, e da una studentessa e uno studente del Preparatory Year del Branch UniPi a Tashkent. La chiusura è stata affidata al direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, Luca Pandolfi.

Dopo i primi incontri del 2019 fra i rappresentanti dell’Ateneo e quelli del governo uzbeko, il progetto si è concretizzato con la stipula di un Agreement nel luglio del 2022 e con il successivo avvio dell’anno propedeutico riservato a 60 studentesse e studenti. I profili culturali e professionali individuati devono soddisfare le richieste del mercato del lavoro uzbeko e di altre nazioni dell'Asia centrale, soprattutto nei campi della ricerca di georisorse energetiche e minerarie, ed essere dotati di competenze specifiche per collaborare efficacemente a progetti di protezione dai rischi geologici e ambientali. La formazione linguistica degli allievi, con lezioni tutte in inglese, è curata dal Centro Linguistico di Ateneo (CLI).

La sede fa parte del campus della University of Geological Sciences, è costituita da un edificio di cinque piani ed è dotata di due aule da 60 posti, alcune aule da 25 posti, laboratori informatici, di microscopia, di fisica e di chimica (in corso di allestimento), così come di uffici amministrativi. Nei prossimi mesi sarà allestita un'aula da 100 posti, mentre sono già presenti un auditorium e una grande sala conferenze.

“La collaborazione tra Università di Pisa e Università dell’Uzbekistan – ha dichiarato il rettore Riccardo Zucchi - mira a promuovere l’internazionalizzazione verso uno dei principali paesi dell’Asia centrale, prima appartenente all’Unione Sovietica e oggi cuore di un’area geopolitica di interesse emergente e strategico per l’Italia e l’Unione Europea. In questo contesto, la mission dell'Ateneo è quella di promuovere la ricerca scientifica e la formazione degli studenti coniugando attività mineraria con sostenibilità ambientale”.

“In Uzbekistan – ha concluso il direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, Luca Pandolfi - la Geologia è riconosciuta come scienza fondamentale per lo sviluppo del paese, in particolare per il reperimento di risorse naturali, tra cui i metalli critici necessari per la transizione ecologica. L'Università di Pisa ha raccolto questo interesse in quanto i progressi nella transizione ecologica non possono prescindere dall'utilizzo dei geomateriali, necessariamente derivanti dall'estrazione mineraria e questa non può più prescindere dalla tutela dell'ambiente naturale. Già negli scorsi mesi, abbiamo avuto modo di apprezzare le potenzialità dell'assetto geologico dell'area dal punto di vista didattico e scientifico, con ampie possibilità di avanzamento delle ricerche”.

Del tutto naturale, edibile e biodegradabile, il chitosano è al centro di due studi dell’Università di Pisa pubblicati sulle riviste Foods e Scientific Reports che indagano le potenzialità di questo biopolimero per conservare gli alimenti freschi e ridurre lo spreco alimentare.

Nel caso dello studio su Foods, la sperimentazione ha riguardato dei piccoli hamburger di carne bovina che sono stati rivestiti con una soluzione di chitosano commerciale, ricavato da crostacei, alla quale sono stati aggiunti diversi oli essenziali. Dopo sette giorni di conservazione, è emerso che il chitosano arricchito con olio essenziale di pepe nero (Piper nigrum) è riuscito meglio degli altri a mantenere le caratteristiche organolettiche della carne e un aspetto brillante e fresco degli hamburger.

“L’applicazione di un polimero naturale ed edibile quale il chitosano, addizionato con olio essenziale di pepe nero ha permesso di prolungare la durata di conservazione della carne mantenendo le sue proprietà organolettiche senza modificarne il colore ma anzi rendendo l’alimento più attraente per i consumatori”, ha detto la professoressa Annamaria Ranieri dell’Ateneo pisano.

 

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Aspetto dei pomodori trattati con le diverse tipologie di coating applicato mediante spray, all’inizio (T0) e dopo 30 giorni di conservazione a temperature ambiente (Tf), da cui si evidenzia la capacità del chitosano di mantenere una migliore qualità dei frutti rispetto al controllo.


Per lo studio su Scientific Reports, il team dell’Ateneo pisano ha utilizzato per la prima volta chitosano ricavato da insetti, per rivestire mediante immersione o spray dei pomodori poi conservati per trenta giorni a temperatura ambiente o a 4° gradi centigradi. Il chitosano estratto dagli insetti ha dimostrato di avere le stesse prestazioni di quello commerciale ricavato dai crostacei, anzi, in alcuni casi, addirittura superiori, preservando più efficacemente i principi nutritivi dei pomodori in termini di antiossidanti come fenoli e flavonoidi.

“L’estrazione del chitosano a partire da insetti rappresenta una promettente alternativa a quello tradizionalmente estratto dai crostacei grazie alla crescente disponibilità di biomassa proveniente dagli allevamenti di insetti che si stanno sviluppando a livello mondiale – dice la professoressa Antonella Castagna dell’Università di Pisa - Questo tipo di allevamento, soprattutto rivolto alla produzione di proteine per il settore mangimistico, genera scarti che possono essere recuperati per la produzione sostenibile di chitina e chitosano. Dai risultati ottenuti nel nostro lavoro, il chitosano da insetti sembrerebbe avere prestazioni persino superiori a quello commerciale. Pur trattandosi del primo studio condotto utilizzando questa fonte, i risultati ottenuti sono molto incoraggianti, anche se occorrono ulteriori conferme su altri prodotti freschi”.

Gli studi su Foods e su Scientific Reports sono stati realizzati da un team interdisciplinare dei dipartimenti di Scienze Agrarie, Ambientali e Agro-ambientali e di Farmacia dell’Università di Pisa e di Scienze dell’Università degli studi della Basilicata. Parte delle ricerche sono il frutto del progetto FEDKITO “FrEsh fooD sustainable pacKaging In The circular econOmy ” finanziato nell’ambito di PRIMA (un programma supportato dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Università e della Ricerca) e coordinato dalla professoressa Barbara Conti dell’Ateneo pisano.




Si è tenuta a Villa Letizia, sede del Polo Universitario Sistemi Logistici di Livorno, una sessione convegnistica nell’ambito del progetto il “Porto delle Donne”, promosso dal Comune di Livorno in collaborazione con l'Associazione scientifica internazionale RETE, l'Università di Pisa e il CNR-Iriss di Napoli, finalizzato a far conoscere ad un pubblico sempre più vasto la tematica dell’occupazione femminile in ambito portuale e marittimo, e le opportunità da cogliere per incrementare e migliorare la presenza delle donne nei porti e nel comparto marittimo.

Il convegno internazionale ha per titolo “Le Donne nel settore marittimo e portuale, perché no?” e ha visto la presenza di illustri studiosi e di importanti operatori del settore, con sessioni dedicate anche agli studenti degli istituti superiori cittadini.

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“L’obiettivo del convegno è stato far conoscere meglio il lavoro che le donne svolgono in ambito portuale e marittimo – ha sottolineato l’assessora del Comune di Livorno al porto Barbara Bonciani - oltre a questo abbiamo cercato di animare un dibattito tra gli stakeholder per favorire una maggiore e migliore presenza nelle donne in quei comparti. Nel nostro paese, infatti, le donne nei porti sia a livello amministrativo che operativo sono solo l’8 per cento della forza lavoro complessiva; se si va a vedere il lavoro marittimo i dati sono anche peggiori, calano al 2 per cento”.

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Nicola Castellano, presidente del Consiglio aggregato dei Corsi di Laurea del Polo Universitario dei Sistemi Logistici di Livorno, ha evidenziato che “la composizione studentesca nei corsi di laurea del Polo di Logistica di Livorno è grosso modo paritaria,i dati relativi all'ingresso nel mondo del lavoro dei laureati e delle laureate mostra un relativo equilibrio, ma ci sono delle piccolissime differenze nel trattamento retributivo per quelli che sono i primi incarichi, quindi nel mondo della logistica c'è uno spazio per colmare delle differenze di genere. Nel programma di iniziative davvero molto ricco, interessante e variegato, il Polo ha fornito un piccolo contributo presentando un quadro di quelle che sono le differenze di genere nel lavoro marittimo e il ruolo delle moderne tecnologie come driver che possa favorire una parità di genere nell'ambito delle attività portuali”.

Il programma della sessione pomeridiana ha visto, invece, interventi di esperti e docenti dell’Universitá di Pisa, che, moderati da Gianluca Dini, direttore del Polo Universitario Sistemi Logistici, hanno tracciato alcune direttrici di sviluppo negli ambiti professionali legati alla portualità ed alla logistica trainati dalle tecnologie digitali. In particolare, i vari interventi hanno spaziato dalla robotica in ambito marittimo-portuale alla cybersecurity legata ai rischi per i porti, al valore delle differenze di genere, alle opportunità offerte dalla digitalizzazione nella formazione logistica.

Frediani coloriC’è anche un docente dell’Università di Pisa nel neo-istituito CLEP, il comitato per l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali appena istituito dal Ministro per le Autonomie Territoriali, Roberto Calderoli. Il professor Emiliano Frediani, ordinario di Diritto amministrativo al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Ateneo pisano, è stato nominato nel gruppo di esperti che riunisce 61 tra le massime autorità e vertici del campo amministrativo e accademico, del diritto costituzionale, europeo e internazionale, dell’economia e della matematica. Il CLEP, presieduto dal professor Sabino Cassese, Giudice emerito della Corte costituzionale, ha iniziato i suoi lavori lo scorso 9 maggio presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nella sua attività didattica e di ricerca il Professor Frediani si occupa di vari temi di diritto amministrativo generale e speciale, tra i quali la dialettica tra cittadino ed amministrazione pubblica, le trasformazioni del potere amministrativo, i contratti pubblici, gli strumenti di regolazione e tutela ambientale, il Terzo settore e la gestione dei servizi alla persona. Tra le sue pubblicazioni più recenti si richiamano i due lavori monografici dedicati alla co-progettazione dei servizi sociali (Giappichelli, 2021) e allo studio delle decisioni amministrative in materia di ambiente (Il Mulino, 2019). 

Sede

Dipartimento di Medicina Clinica e sperimentale

Obbiettivo del corso
Rivolto a professionisti, docenti, ricercatori, tecnici che operano nel campo dell’esercizio fisico e dello sport, il Corso di Perfezionamento si propone di fornire le competenze per partecipare attivamente alla ricerca clinica, diffonderne i risultati e applicarli nella pratica professionale. Verranno presentati i principali metodi della ricerca, il disegno dello studio, la rilevazione e la codifica dei dati, i fondamenti di statistica, le ragioni e gli scopi della valutazione in ambito motorio-sportivo e le metodologie di tipo qualitativo e quantitativo. Verranno, inoltre, presentati e sperimentati vari strumenti teorici e test pratici da applicare in particolare in età evolutiva e nella terza età.

Requisiti per l'ammissione
Sono ammessi i candidati, anche cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione Europea, in possesso, alla data di scadenza del Bando, del seguente Diploma di Laurea o titolo equivalente conseguito in Italia o all’estero:

  • Laurea Triennale e/o magistrale, laurea vecchio ordinamento o altro titolo di studio universitario, conseguito all’estero e riconosciuto equivalente.
  •  Altri titoli valutabili: Diploma ISEF

Durata
Il corso inizierà il 15/06/2023 e terminerà il 30/09/2023.

Scadenza domanda di ammissione
31 maggio 2023

Costo
€ 850

Bando e moduli

Elenco degli ammessi

Contatti 
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